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Autore: mavi    14/01/2007    11 recensioni
Cercava di prendere l’inchiostro ma, purtroppo per lei, la boccetta era di poco più distante e così era chiaro non ce l’avrebbe mai fatta.
Draco inclinò leggermente la testa, quando la vide ritornare seduta compostamente sulla sedia e prendere un grosso respiro.
“Madama Pince?”
Aveva una voce ansiosa e leggermente… stridula.
“Madama Pince, la prego, avrei bisogno di una mano."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti^^

 

Salve a tutti^^!

Leggendo le vostre recensioni, che come al solito mi riempiono di gioia, mi sono accorta che abbiamo tra noi molte “anti-Ginny” (permettetemi questo termine obsoleto)… meglio così forse, non ci avranno sofferto molte persone per questa Ginny così maligna. Tuttavia non vi ci abituate…

Ginny in fondo credeva di fare il meglio per la sua amica, era in buona fede e la sua non è stata una scelta facile.

Molte di voi mi hanno chiesto come mai Hermione si è fidata così ciecamente, vi rispondo dicendo, come ha già rilevato anfimissi, che Ginny è la sua migliore amica. Provate a mettervi nei panni di Hermione e forse la capirete di più.

Perché la nostra Hermione ha creduto eccome a Ginny e ha agito di conseguenza…

Leggere per credere ;)

 

 

Cap. 14

 

Hermione camminava spedita  verso i sotterranei. Doveva trovarlo quel bastardo Serpeverde!

Per un attimo ripensò ai momenti passati insieme, ad alcune cose che sembravano troppo vere e innocenti in lui per essere premeditate, ma non si lasciò intenerire. Era Draco Malfoy, ci si poteva aspettare di tutto, e lei questo se l’era scordato, mettendo così in pericolo persino i suoi amici. Ma che razza di persona era?

Non riuscì a dare una risposta alla sua domanda perché in quel momento vide Malfoy uscire dai sotterranei, da solo.

Probabilmente stava venendo a cercarla.

 

Si girò e la vide, Hermione stava venendo verso di lui. Si scambiarono un lungo sguardo e poi Draco iniziò a procedere normalmente tra la folla di studenti. Era diretto al lago, dove lei l’avrebbe seguito.

Attraversò il grande salone d’ingresso, sorpasso la pesante e mastodontica porta d’entrata e si ritrovò fuori dalle mura di Hogwarts. C’era ancora troppa gente.

Ignorò un paio di richiami da un trafelato, impegnato, quanto scocciante, Higgs e quando fu abbastanza lontano dalla scuola e da occhi indiscreti, all’ombra di un albero secolare, si voltò.

Come si aspettava, Hermione stava arrivando.

Aveva le spalle rigide ed una espressione seria, anche troppo. Che fosse successo qualcosa?

Quando arrivò davanti a lui, stava per chiederle se c’era qualcosa che non andava, stava per avvicinarsi e baciarla, ma non potè fare più di un passo perché la ragazza gli puntò contro la bacchetta.

Draco sussultò e indietreggiò. Hermione aveva uno sguardo agguerrito e pieno di risentimento, mentre teneva la bacchetta ben salda in pugno.

Lui la scrutò per qualche secondo, insicuro.

“Che fai?”

“Faccio quello che è giusto, Malfoy.”

“Malfoy? Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male?”

“No. A meno che non ce l’abbia messa tu, o qualcuno dei tuoi amichetti, nel mio piatto.”

“Ma che stai dicendo? Abbassa quella bacchetta, per favore” rispose in tono scocciato.

“Certo, come no. Hai finito di prendermi in giro, Malfoy!”

Tese la bacchetta osservano l’espressione corrucciata del ragazzo e pronunciò l’incantesimo.

Incarcero.”

Draco venne sbattuto contro un albero e delle funi apparsero attorno ai suoi polsi, strisciando sulla sua pelle e poi legandolo al robusto tronco.

Si voltò sbalordito e arrabbiato verso la ragazza che non aveva mutato minimamente la sua posizione.

“Adesso basta! Non so cosa ti sia preso ma finiscila con questi giochetti e liberami! Subito!” disse strattonando le mani nel tentativo di liberarsi dalla presa ferrea della corde.

“E’ inutile, solo un incantesimo può liberarti. Ma visto che non puoi utilizzare la bacchetta,  e che qui in giro non c’è nessuno… credo che tu non abbia alcuna possibilità.”

Si avvicinò a lui e iniziò a cercare nelle varie tasche la sua bacchetta. Quella sarebbe stata l’ultima volta che gli si sarebbe avvicinata così tanto.

Sentiva il calore del suo corpo, ma cercò di non pensarci. Quando finalmente trovò la bacchetta la mise nella tasca della sua divisa e, allontanatasi di qualche passo, si voltò a guardare Draco che, con sguardo infuriato e offeso, la osservava.

Iniziava a capire, allora, che con Hermione Granger non si scherza?

“Allora… mi vuoi gentilmente spiegare perché tutt’ad un tratto sei andata fuori di testa? Mi sto iniziando ad arrabbiare seriamente Hermione!”

“Puoi anche tornare a chiamarmi Granger, è finita la scenetta. E’ incredibile quanto una persona può essere falsa.”

“Ma di cosa stai parlando?!”

Gli puntò nuovamente la bacchetta contro e velocemente terminò la sua opera.

Avis Oppugno!”

Un gruppo di canarini iniziò a picchiare Malfoy sul viso e sul capo, lo sentì imprecare e gemere di dolore.

Hermione si voltò e ripose la bacchetta. Con Ron quell’incantesimo aveva dato i suoi buoni effetti, e per ora era sufficiente. Quando l’avrebbe saputo il suo amico… be’, Malfoy avrebbe avuto parecchio da fare.

“Hermione!” lo sentì urlare allontanandosi.

 

Era sera,  ed Hermione si sentiva soddisfatta ma anche infelice.

 Non le sembrava vero, Draco aveva finto tutto, tutto… persino la sua gelosia. Avrebbe sicuramente vinto un Oscar come migliore attore, fosse stato in un film. Peccato che la sua vita non fosse un film, e che Draco probabilmente non sapeva nemmeno cosa significasse quella strana parola.

Sicuramente al sol sentirla avrebbe fatto una faccia schifata e, dopo aver sentenziato qualche apprezzamento non molto carino sui Babbani, avrebbe cambiato discorso…

Era sempre il solito Draco Malfoy, e lei era l’unica a non essersene accorta.

Guardò, sospirando, i libri e i compiti davanti a sé. Se continuava così non avrebbe finito nemmeno per il giorno dopo!

Dopo poco Ginny le fu accanto e apprensiva le parlò.

“Allora Hermione, hai parlato con Malfoy?”

“Certo che sì!” rispose piegandosi sulla sua pergamena in maniera naturale.

“E come è andata?”

“Bene, molto bene. Ti ringrazio infinitivamente Ginny.”

“P-perché?”

“Per avermi aperto gli occhi. Non credo si permetterà più di avvicinarsi a me, e gli conviene!”

Ginny sentendo quelle parole deglutì.

“Cosa hai fatto?”

“Mh… be’, credo che se domani lo guarderai in faccia qualche segno dovrebbe essere rimasto.”

Restò in silenzio mentre Hermione raccoglieva le sue cose.

“Notte Gin” la salutò velocemente e salì di sopra, le sorrise ma Ginny sapeva che in realtà era triste. L’aveva vista, prima, quando si stava avvicinando a lei.

Sospirò affranta.

In fondo aveva ottenuto quello che voleva, aveva fatto allontanare Malfoy da Hermione. Era un bene, sicuramente per lei lo era, ma per la sua amica? Si ritrovò a pensare.

Sospirò un’altra volta  e si abbandonò contro la poltrona rossa. Sapeva che non sarebbe finita lì, ma non voleva pensare a quello che sarebbe potuto succedere.

Il giorno dopo Ginny mangiò poco a colazione, mentre Hermione la saltò del tutto. Cercò di guardare furtivamente al tavolo dei Serpeverde e, per quei pochi secondi che esaminò i componenti della Casa verde-argento, si accorse che Draco Malfoy mancava all’appello.

“Magari è in infermeria…”

Pensò con una pizzico di rammarico.

Non che le dispiacesse la notizia di Malfoy in infermeria, per tutto quello che aveva fatto a lei, a Harry e ai suoi amici, se lo meritava eccome! Ma era stata Hermione a mandarcelo, per colpa sua, per una cosa che non esisteva, per un’accusa infondata…

 

Nel frattempo Draco era rimasto nel suo dormitorio. Per fortuna era stato Blaise a trovarlo… Per fortuna, perché sarebbe stato troppo imbarazzante con qualcun altro, più di quanto non lo era già stato.

Si guardò allo specchio che rimandò indietro il suo riflesso ingiustamente ed evidentemente cambiato, in peggio.

Il suo viso era ricoperto da taglietti e graffi e così buona parte del collo, per non parlare del dolore che avvertiva alla nuca.

Ripensò un’ultima volta ad Hermione, cercando di analizzare con calma il suo comportamento ma, per quanto si sforzasse, davvero non riusciva a trovare neanche una cosa che avrebbe potuto scatenare in lei una simile reazione.

Che c’entrasse in qualche modo Weasley?  Probabile, ma non riusciva comunque a capire…

Dannata Grifondoro!

Con un gesto stizzito si allontanò dallo specchio e prese la borsa con i libri. Sarebbe volentieri rimasto chiuso in camera fino a quando quei segni non fossero scomparsi, ma non poteva.

A tutti gli altri avrebbe semplicemente parlato di un problema con un incantesimo, e in parte era vero, ma sapeva già di doversi sorbire occhiate divertite e risatine trattenute, se gli andava bene…

Uscì dai sotterranei deciso a parlare con Hermione, in oltre voleva riavere indietro la sua bacchetta. A prima ora avevano Incantesimi. 

Si affacciò alla Sala Grande, ma lei non c’era. Così provò nel giardino della scuola, ma non era nemmeno lì.

Era quindi fermo all’ingresso e si guardava in torno irritato, non aveva più molto tempo.

“Ehi Malfoy che ti è successo?” gli disse divertito un Grifondoro, Lee Jordan, passandogli davanti per salire le scale che lo avrebbero portato alla Torre.

“Fatti gli affari tuoi!”

Decidendo che non poteva aspettare oltre Draco si avviò verso l’infermeria, prima della lezione doveva chiedere a Madama Chips se aveva qualcosa per far guarire più velocemente quelle ferite.

Entrato in infermeria chiamò Madama Chips, che uscì dalla stanzetta dove erano tenuti tutti i medicinali assieme ad un ragazza, assieme ad Hermione Granger.

Si fissarono per qualche secondo, intanto l’infermiera lo stava guardando indignata.

“Aspetta qui, vado prendere qualcosa per quei graffi. E tu, cara, mi raccomando non eccedere con quella pozione, altrimenti il mal di testa invece di passare potrebbe degenerare.”

Madama Chips tornò nella stanza da cui era venuta e Draco ed Hermione rimasero soli.

Hermione stringeva tra le mani una ampollina e guardava il ragazzo di fronte a lei, che aveva un’espressione molto arrabbiata.

Osservò il suo viso, e forse avrebbe dovuto ridere, ma non ci riuscì.

“Credo che tu abbia qualcosa di mio” disse con calma.

“Davvero? Non mi risulta.”

“Piantala Granger. Mi serve la mia bacchetta.”

“Oh quella. No, non la ho io.”

“E allora dove è?!”

Hermione alzò le spalle.

“Credo di averla lasciata da qualche parte in giro per il castello. Hogwarts è grande, non mi ricordo.”

Draco assottigliò gli occhi e cercò di controllarsi, intanto Hermione era arrivata all’uscita.

“Se deciderai di darmi delle spiegazioni, un giorno, sarò ben felice di ascoltarti… Ma se aspetti troppo, potresti anche non trovarmi” le disse ad alta voce in modo che lo potesse sentire.

Gli sembrò di vederla indugiare davanti alla porta, ma probabilmente si sbagliò perché la ragazza andò via senza voltarsi.

Stava ancora guardando nel punto in cui Hermione era sparita, confuso in un mare di emozioni, la rabbia, la tristezza e soprattutto l’incredulità, quando si sentì trascinare per un braccio.

“Forza, vieni. Non riuscirò comunque a guarirti del tutto, per quello devi solo aspettare. Ma si può sapere, piuttosto, come hai fatto?”
Madama Chips lo portò a sedere su di un lettino, continuando a borbottare qualcosa sulla capacità degli studenti di farsi del male nelle maniere più assurde, ma i pensieri di Draco erano rivolti altrove.

Hermione entrò nella serra di Erbologia, dove avrebbe affrontato la prima lezione della giornata e dove ancora non c’era nessuno. Lasciò i libri su di un tavolo e si appoggiò ad esso stancamente.

Era convinta di aver fatto la cosa giusta, Malfoy l’aveva ingannata. Ma allora perché non glielo spiattellava in faccia, ghignando e prendendola in giro? Perché si ostinava invece a chiedere spiegazioni?

Era più che chiaro a cosa Hermione si riferisse, altrimenti perché chiamarlo “falso”, o parlare di “scenette”?

Raddrizzò velocemente la schiena e ricacciò in dietro le lacrime, se l’era ripromesso. Non avrebbe pianto.

Solo che Hermione mentiva a sé stessa, perché qualche lacrima era già andata a bagnare il suo cuscino in quelle notti.

La serra pian piano iniziò a popolarsi e tra gli studenti in arrivo c’era Ron. Gli sorrise, vedendolo avvicinarsi, ma per una frazione di secondi la sua vista si oscurò.

Come se qualcuno avesse spento e riacceso le luci, aveva visto il nero avvolgere tutto e tutti e poi scomparire.

Sbattè le ciglia e pensò che aveva fatto male quella mattina a non fare colazione, un calo di zuccheri non era quello che le serviva.

 

La sera aveva portato con sé un venticello fresco, abbastanza forte da far salire qualche brivido lungo la schiena  alle persone che avevano deciso di fare una passeggiatina notturna, al di fuori delle mura del castello.

Draco era seduto sulle scalinate che portavano alla scuola. Era passata un’intera giornata e ancora non aveva trovato la sua bacchetta.

Cos’è un mago senza la  bacchetta?!

Avrebbe potuto chiedere a qualcuno di praticare un Incantesimo di Apello, ma dopo quello che gli era successo, e che tutti avevano in pochi minuti saputo, non gli andava di rovinare ulteriormente la sua immagine dichiarando di aver persino smarrito la bacchetta. Era una questione di orgoglio, nemmeno Blaise ne era al corrente. Quindi se la sarebbe cavato da solo.

Cercare la bacchetta per tutta Hogwarts sarebbe stato da folli, magari Hermione l’aveva anche nascosta, oltre che abbandonata.

Guardò l’ora sul grande orologio del cortile e si disse che era ora di andare, tra poco Gazza avrebbe iniziato a fare i giri di guardia.

Si alzò in piedi velocemente. Ma certo, Gazza!

Doveva solo recarsi nel suo ufficio, lì il Custode conservava tutti gli oggetti smarriti.

Hermione Granger, nel frattempo, era nella sua Sala Comune a chiacchierare con un socievole Matt Vertigo. Draco aveva comunque fatto la sua parte, e ora toccava  a lei. Non si sarebbe tirata indietro e, inoltre, non voleva avere debiti o conti in sospeso con nessuno, men che meno con lui.

“E così sei imparentato con la nostra professoressa!”

“Già, è una mia zia. Però non mi chiedere di che grado perché non ti saprei proprio rispondere. So solo che lei è la figlia… della sorella… di mio nonno paterno. Bel casino eh?” disse corrugando la fronte nel tentativo di ricordare e completando la frase con un sorriso alzando gli occhi al cielo.

Hermione aveva subito cercato di memorizzare l’informazione.

“Già… Ecco quindi perché non portate lo stesso cognome. La Waag ha preso il cognome dal padre e non dalla madre che è tua parente di sangue!”

“Sì…” rispose incerto, vedendo l’entusiasmo di Hermione.

“Ehm… scusa. E che mi affascinando gli intrighi famigliari e le parentele” rispose imbarazzata lei vedendo la faccia del ragazzo.

“Nessun problema” rispose sorridente il ragazzo.

Hermione rimase in silenzio per qualche secondo, ora veniva la parte più bella…e più difficile.

“Sai Matt ho scoperto, per caso, che anche tua zia era una Grifondoro. Dicono siano cose ereditarie.”

“Sì, tutta la mia famiglia lo è stata! Ne andiamo orgogliosi ovviamente! Tempo fa, mi ha raccontato mia madre, possedevamo persino un cimelio che aveva a che fare con Godric Grifondoro, ma non ricordo bene cosa. Era comunque un oggetto di grande valore.”

“Un cimelio di Godric Grifondoro?! Certo che era di grande valore! Però… E non lo avete più?

“No, la mia famiglia l’ha dovuto vendere” rispose affranto.

“Peccato… Forse un brutto periodo economico?” Hermione fece quella riflessione a cuor leggero, e si morse la lingua quando vide il disagio del ragazzo.

“Proprio così. E’ stata colpa di alcune famiglie dell’ alta nobiltà. Io non ero ancora nato quando successe ma ci furono delle storie per un investimento agricolo che la mia famiglia aveva fatto, e per il quale aveva esaurito gran parte del patrimonio. Questo ad alcuni signori non andava bene, se non ho capito male per la posizione del terreno o non so chè, e finirono in tribunale. Naturalmente la causa la vinsero i Malfoy e gli altri” terminò con asprezza.

“I Malfoy?!”

“Sì. So per certo che loro c’entrano qualcosa”

“Quindi sono stati i Malfoy gli artefici del vostro crollo finanziario!”

Il ragazzo la guardò con la fronte corrugata, quelle non erano certo notizie da gridare a destra e a manca.

“E’ brutta gente quella, tutta quanta” terminò con fare sapiente per cercare di rimediare.

“Senti Hermione, io… io credo di aver parlato un po’ troppo. Ho questo vizio, me lo dicono tutti. Però ti pregherei, insomma…”

“Certo, non ti preoccupare Matt. Non dirò una parola, non avrei alcuno interesse a farlo.”

“Grazie” disse imbarazzato.

Era stata una fortuna che il ragazzo fosse piuttosto loquace, se l’era sbrigata prima di quanto pensasse.

Per un attimo aveva avuto la voglia di correre da Draco a raccontargli tutto, abbracciandolo e baciandolo, ma poi era tornata alla realtà, ricordandosi quale fosse.

 

Strinse la sua bacchetta tra le mani e sospirò di sollievo.

Dopo averlo guardato in cagnesco, Gazza gliela aveva resa senza neanche una parola.

Draco entrò nella sua camera, allentandosi la cravatta e appoggiando la bacchetta sul comodino. Si stese sul letto, le braccia incrociate dietro la testa, e prese a guardarsi in giro.

Guardò il soffitto e poi sbuffando abbassò di nuovo lo sguardo, ed ecco che vide qualcosa luccicare tra i libri e le cravatte sul suo comodino.

Si alzò e, scavando tra le varie cianfrusaglie, riuscì a prendere l’oggetto che aveva catturato il suo interesse, e che riconobbe essere la fialetta contente l’ultima parte della pozione per Hermione.

La passò da una mano all’altra, giocandoci con disinvoltura e osservandola.

 Il liquido trasparente, facilmente confondibile con l’acqua ma che in realtà era tutt’altro, si riversò da un lato all’altro del contenitore e ogni tanto liberava qualche bollicina. Chiuse la mano destra attorno ad essa e poi sospirando la rimise apposto, l’indomani l’avrebbe consegnata alla sua proprietaria.

Se non l’avesse bevuta entro una settimana, Hermione avrebbe rischiato di perdere nuovamente la vista. Per sempre.

Lei non sapeva nulla di tutto ciò, non gliene aveva mai parlato dato che per lui, sin dall’inizio, quella doveva essere una garanzia che la ragazza rispettasse i patti. Ora però, aveva deciso di ultimare il suo lavoro in qualunque caso.

Storse il naso, pensando che prima una cose del genere non l’avrebbe mai fatta.

La porta della camera si aprì e Tiger e Goyle entrarono piuttosto stanchi, la punizione con Piton doveva essere stata pesante.

“Tieni, è per te.”

Goyle gli porse una lettera e poi si diresse vero il suo letto.

“L’ha portata un allocco, qua giù non arrivano e così l’ha lasciata a noi.”

La guardò scetticamente, ne aveva già vista una simile. La girò sul retro e trattenne il fiato.

Una lettera del Ministero.

Si sedette sul letto, in un angolo, il più lontano possibile da tutti e aprì la busta.

Era arrivato quindi il momento di giustiziare Lucius Malfoy?  Il Ministero aveva finalmente liberato la sua agenda?

Aprì la lettera piegata in due, velocemente, ma con meno ferocia abbassò lo sguardo su quelle righe.

Alla fine però lesse, lesse quello che purtroppo aveva immaginato ma che ancora sperava non si fosse avverato.

Tre giorni, solo tre.

Richiuse la lettera, con calma, come se nulla fosse successo. Osservandolo bene però, qualcuno si sarebbe accorto che Draco Malfoy aveva gli occhi fissi e persi nel vuoto.

 

  
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