Me è qui, col nuovo capitolo. *C*
Spero tanto che vi piaccia e che, soprattutto, non contravvenga ad
alcun regolamento di EFP. Il richiamo alla tematica dell'incest è
fondamentale per comprendere la dinamica tra Loki e Thor, non è fatto
per pura voglia di provocare o scandalizzare. Tutto nasce, davvero, da
un'esigenza narrativa e dalla mia voglia di delineare i caratteri dei
personaggi e la loro psicologia, molto umana e comprensibile, ma anche
diversa, capace di distruggere determinate barriere sociali o anche
fisiche, se vogliamo, proprio perché si parla di dèi e non di uomini.
3
L’inverno degli dèi
Con l’inverno giunsero le campagne militari, le lotte continue contro i
popoli ribelli che avrebbero voluto alterare l’equilibrio cosmico,
spingendosi alla conquista della Terra tanto amata dal sovrano di
Asgard.
Il re riuscì a riportare una serie incredibile di vittorie,
impressionante persino per un guerriero della sua levatura, figlio di
Odino e padrone del cielo. Accanto a lui, nell’esercito degli eroi,
Loki guaritore e mago, avvolto nei pesanti drappi di seta nera
riservati agli stranieri.
“Proseguiremo ancora, ad Est. Ci accamperemo nella valle al sorgere del
sole.” Ordinò Thor, imponente e luminoso in sella al suo stallone
bianco.
La neve gelida gli sferzava il volto, la chioma bionda che ondeggiava
al vento; gli occhi chiari si perdevano nell’orizzonte lontano, nel
paesaggio tanto simile a quello di Jotunheim, più mite e insidioso.
In disparte, Loki sospirava, piacevolmente rapito dalla carezza del
ghiaccio contro la pelle.
“È deciso.” Stabilì il re, voltandosi in direzione dei generali.
“Voglio tre messaggeri, uno per ogni strada principale. Dovrete
precedere il resto delle truppe, studiare il sentiero e tracciare una
mappa. Se incontrerete il padrone di questo regno, ditegli queste
parole: Thor Odinson cavalca tra le colline, nei campi aridi vicini ai
monti dalla punta innevata, e distruggerà ogni cosa se qualcuno oserà
levare un dito contro i suoi soldati. Che il mio monito sia chiaro!
Andate adesso!”
I messaggeri scattarono al galoppo, disperdendosi per le strade oltre i
boschi imbiancati. Fandral si affiancò al re, con grazia studiata.
“Non ti fidi di questo popolo …” mormorò.
Il respiro caldo di Thor si disperse nel vento.
“Voglio proteggere i miei sudditi.” Rispose lui, pensoso. “Realizzare
il progetto di mio padre: una pace duratura e stabile. Inattaccabile.
Quando anche l’ultimo regno del Grande Albero sarà libero dal male, io
potrò riposare.”
“Allora preparati a non riposare mai, amico mio.” Sorrise Fandral,
saggio. “Dove c’è pace scoppierà la guerra e dove c’è riposo tornerà il
caos: è una legge divina.” Disse.
Thor si voltò a guardare gli occhi di Loki, luminosi di un verde che
aveva visto solo in certi veleni prodotti nelle cucine del Padre
Universale.
“Dai voce ad una grande verità a cui preferisco non pensare adesso,
amico mio. Mi dirigo alla tenda, lascio a te il compito di impartire le
ultime disposizioni.” Mormorò, congedandosi.
Loki lo seguì come un’ombra silenziosa.
Si arrestò a pochi passi dall’ingresso dell'accampamento.
“Non vuoi seguirmi anche qui?” domandò il re, la voce ridotta ad un
sussurro roco.
Loki valutò con attenzione la proposta velata e scelse di assecondare i
desideri del fratello.
Affidati i cavalli agli scudieri, il re e il mago si introdussero nella
tenda rivestita da pelli d’orso, metallo magico e velluto. Thor aveva
fatto installare una fonte di calore artificiale al centro della
stanza, poco affezionato al freddo del pianeta lontano, amante del
tepore e del fuoco.
“Puoi spogliarti, se vuoi.” Fece casuale, dirigendosi alla tavola
imbandita. “So quanto ami il gelo.”
Loki serrò le labbra sottili, piegandole in una smorfia di leggero
disappunto.
“Non amo il gelo,” specificò. “Ma il mio corpo lo sopporta con estrema
facilità. Conosci le mie origini, del resto.”
Thor preferì non replicare.
Si versò del vino rosso e ne offrì una coppa al fratello, che la prese
senza toccarlo.
Sedette sulla poltrona, le gambe aperte senza cura.
“Ti ringrazio, Loki. Il tuo aiuto ci ha permesso di raggiungere la
valle.”
“Non ringraziarmi. Sono un suddito e tu sei il mio re: sono obbligato a renderti servizio.”
Il sapore del vino non riuscì a cancellare il retrogusto amaro sul
palato di Thor.
Il re di Asgard esalò un sospiro sconfitto.
“Vorranno combattere …”
“Vorranno contrattare.” Corresse Loki, puntuale. “Almeno, lo faranno
dopo aver sentito quello che ho intenzione di proporre.” Concluse,
sorridendo enigmatico.
Thor tornò a studiare il suo volto incorniciato dai capelli lunghi, la
figura slanciata, fragile e minacciosa allo stesso tempo.
“Non so perché lo fai.” Disse pianissimo.
Loki inclinò il capo.
“L’ho appena detto: sei il mio re!” replicò l'altro, perplesso.
“Non so perché continui ad
allontanarmi.” Specificò il dio del Tuono, esausto. “Sapessi
quanto bisogno ho di te …”
“Ogni cosa si riduce a questo, eh?! Ciò di cui ha bisogno Thor, ciò che
serve a Thor! Il sovrano, il più grande, il più luminoso! L’erede legittimo di Odino!”
“Non ho detto niente di tutto questo.”
“Ma l’hai pensato! Come lo pensano gli altri! Il tuoi soldati, il tuo
esercito … per loro sono ancora il traditore, il gigante di ghiaccio
risparmiato per misericordia!”
“Smettila di usare queste parole!” esclamò Thor, alzandosi di scatto,
afferrando con forza il viso del fratello.
Questi lo allontanò bruscamente.
“Non toccarmi!” gridò, furioso.
“Smettila!” replicò lui, e strinse ancora gli zigomi di Loki, i capelli
lisci, il mento. “Non capisci quello che provo ad ogni rifiuto? Mi ferisci!”
“Bene!” ritorse il dio dell’Inganno, pieno di gioia cattiva. “Forse
riusciresti finalmente a capire un briciolo della sofferenza che ho
provato io! Ingabbiato e affamato come una bestia selvaggia, per colpa
di Odino!”
“Per colpa tua, fratello! A causa
delle azioni scellerate compiute sulla Terra!”
Loki digrignò i denti e scattò in avanti nel tentativo di liberarsi, ma
la presa di Thor era salda e non gli lasciava scampo.
“Non fuggirai ancora una volta!” urlò il dio del Tuono, fuori di sé
dalla rabbia.
Loki inclinò il capo, socchiudendo gli occhi fiammeggianti d’odio.
“Mi incatenerai anche questa volta?” chiese sarcastico, e gemette di
dolore inarcando la schiena contro la parete della tenda. I polsi
stretti da Thor tremavano. “Cosa farai?” aggiunse sprezzante. “Per
quanto cucirai le mie labbra, spaventato all’idea di sentire la mia
voce?”
“Io non ho paura!”
“Di mettere in discussione il comando del padre? Di pensare che, forse,
non sei così luminoso e giusto come vorresti essere?!”
Thor forzò la presa sino al limite.
“Non ho paura.” Ringhiò roco, e premette le labbra contro la guancia di
Loki. “Non ho paura, ho solo … sento tristezza, perché sei lontano.”
La determinazione di Loki vacillò come le sue gambe, premute contro
quelle del fratello divino.
“Il passato è lontano, Thor. Non possiamo più raggiungerlo.”
“Mi rifiuto di crederlo!”
“Non possiamo.”
La presa di Thor si allentò lievemente. Il re sfiorò la fronte del
mago, il naso, le labbra rosse; nascose il viso nell’incavo del suo
collo, assaporando il profumo dei capelli scuri, ansimò, tremante. Loki
percepì qualcosa sciogliersi dentro di lui e tentò un’ultima, disperata
difesa.
“Basta. Lasciami!” esclamò senza fiato.
Thor esaudì la sua richiesta, ma si mantenne vicinissimo.
“Non voglio farti del male.” Sussurrò, tornando a carezzare il viso di
Loki. “Sei mio fratello.”
“No.” Replicò lui, in lacrime.
“Non lo sono. Non lo sono mai stato.”
“Sei mio fratello!” insistette Thor baciandogli le labbra, ma come un
amante disperato. “Sei mio
fratello.” Ripeté, ostinato.
Loki si arrese.
Morse le labbra di Thor, affondando le unghie nella nuca scoperta,
strattonando i capelli biondi, ridicolmente morbidi per essere quelli
di un guerriero. Schiuse la bocca per incontrare la lingua di Thor, che
leccò assaporando il gusto del vino.
Le mani del re volarono a sondargli la schiena, i fianchi magri.
“Sei mio fratello …” ripeté
lui, ansimando oscenamente. “Sei mio
fratello.” Continuò, in una cantilena proibita, volutamente
peccaminosa.
Loki trattenne un grido e si aggrappò alla sua schiena, sollevandosi
leggero tra le braccia che lo reggevano.
“Niente potrà mai dividerci, Loki.”
Insistette il re, stendendolo tra i tappeti soffici, baciandolo. “Neanche il sangue.” Disse,
spogliandosi dell’armatura.
Per le prima volta dal suo ritorno, Loki sorrise di gioia.
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