Se infelice è l'innamorato che invoca baci di
cui non sa il sapore, mille volte più infelice è
chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.
Italo Calvino.
Il mondo aveva iniziato a girare al contrario, ormai non c'erano
più dubbi.
Presto gli asini avrebbero preso a volare, i pony a cantare musica
lirica, Sirius si sarebbe fatto prete e Remus avrebbe iniziato a girare
film porno, mentre Peter si sarebbe trasferito a Venezia, diventando il
Casanova del nuovo millennio.
I Serpeverde sarebbero diventati i nuovi amici dei Nati
Babbani, avrebbero promosso leggi in loro favore, dato le loro figlie
in spose a ragionieri, commercialisti, ingegneri e l'avrebbero fatto
con profonda gioia, perchè dopo quel giorno, niente sarebbe
stato più come prima.
Quello era il giorno in cui James Potter esitava.
Ora, tralasciamo il fatto che James Potter non esita mai, sia che fosse
sul punto di gettarsi nel vuoto da una scogliera alta metri e metri
solo per scommessa, sia che avesse deciso di evocare un demone del caos
per giocare insieme a lui una partita a scacchi.
La cosa più sconvolgente era che James di tanti momenti in
cui avrebbe potuto esitare - e, diciamocelo, in cui avrebbe fatto un
piacere all'umanità ad esitare- lui scegliesse proprio
quello.
Non stava per rischiando la vita per gioco, non stava per fare il
solito scherzo scemo tanto inutile quanto antipatico, non stava facendo
la solita malandrinata di cui si sarebbe pentito il secondo
immediatamente successivo. No.
Lui stava per realizzare il sogno di tutta una vita.
Lui stava per baciare
Lily Evans.
Eppure non riusciva a decidersi.
Intendiamoci, non è che non fosse più interessato
alla rossina. Lui la desiderava, in quel momento più che
mai, tuttavia, per quanto ogni fibra del suo corpo reclamasse a gran
voce quel bacio, la sua mente lo frenava. Per una volta la ragione
aveva la meglio sui suoi istinti, sul suo desiderio di cogliere
l'attimo sempre e comunque.
Lily per lui era troppo importante per agire nel suo solito modo
sconsiderato.
Quello era davvero il momento adatto? Lily era veramente pronta?
Lei aveva sofferto talmente tanto nell'ultimo periodo, che forse la
promessa di quel bacio altro non era che una richiesta di aiuto da
parte di una persona che tante volte era stata tradita da chi amava, e
che ora voleva solo essere amata, senza nessuno che le chiedesse di
cambiare o che si approfittasse della sua fiducia per colpirla
meschinamente alle spalle.
Certo, James non era una bambinetta romantica, sapeva bene che era solo
un semplice bacio e non una promessa di matrimonio, eppure.... eppure
era un bacio dato a lei.
E quando si trattava di lei non esisteva niente di semplice.
Non poteva pensare che solo perchè non era riuscito a
controllarsi, avrebbe rovinato il rapporto che era riuscito a creare in
quei pochi giorni passati insieme.
Non poteva pensare che per la sua avventatezza, Lily pensasse che lui
si fosse approfittato di lei, servendosi di un suo momento di debolezza
per completare il suo album di figurine, riuscendo finalmente a far
cedere l'ultima, la più restìa e proprio per
questo la più desiderabile.
In questo modo avrebbe solo confermato l'idea che aveva sempre avuto di
lui.
A fronte di tutti questi ragionamenti a James non restava che una
soluzione: fermarsi.
Facile no?
Bastava che smettesse di avvicinarsi a quelle labbra che avevano
popolato tutti i suoi sogni per gli ultimi sei anni e dicesse qualcosa
tipo:
"Guarda Evans, so che mi vorresti baciare con tutta te stessa, ma oggi
proprio non mi sento in vena."
Era un piano assolutamente perfetto! Così oltre che non
ricevere il bacio che tanto aveva aspettato, era più che
certo che avrebbe rimediato anche un trauma cranico, visto che Lily gli
avrebbe con tutta probabilità fracassato in testa la lampada
che stava sul comodino.
Se c'era una cosa che aveva imparato nella battaglia con i cuscini, era
che la rossina non ci andava certo piano quando si trattava di arrivare
alle mani.
In sintesi un secco rifiuto non era certo il modo migliore di agire,
fra l'altro avrebbe rovinato il loro rapporto in modo ancor
più rapido di quanto avrebbe potuto fare qualsiasi bacio di
questo mondo.
Doveva trovare qualcosa di appropriato, gentile, ma anche....
convincente, ecco.
"Dille che hai le tue cose!!" esclamò nella sua testa una
vocina inquietantemente simile a quella del suo presunto migliore amico
Sirius, prima di scoppiare a ridere con la sua solita risata simile ad
un latrato.
Fantastico, ora ci si mettevano i suoi stessi pensieri a prenderlo in
giro.
Non era il momento di mettersi pensare cose idiote! Doveva prendere una
decisione difficile! E alla svelta, anche.
"James, sono fiero di te, finalmente hai deciso di abbandonare il modo
da troglodita di Sirius e ti sei messo a pensare." affermò
una vocina stavolta simile a quella di Remus.
"Ma bacialaaaaa! Baciala! Santo Cielo non te la stai mica per fare!!
Cioè... non te la stai per fare vero?" domandò la
voce di Sirius, facendosi improvvisamente incerta.
Oh cazzo.
James sentì un brivido caldo attraversargli la schiena,
mentre malediva la sua testa per l'ennesima volta.
Non aveva pensato a quell'opzione. E non era da lui non pensare ad una
cosa del genere!! Che diavolo gli stava succedendo??
In ogni caso lei non pareva certo il tipo da concedersi a lui
così, senza pensarci un secondo. Lily era la ragazza
più riflessiva che conosceva, maledizione! Valutava ogni
singola conseguenza prima di rivolgere parola ad uno sconosciuto, e ora
era diventata una specie di assatanata?
"Eh James, si vede che sei una cattiva compagnia e l'hai traviata.
Anche tu un tempo eri un assatanato, ricordi? Ricordi quando non facevi
che pensare che avresti tanto voluto avere la rossa fra le braccia
senza che lei si facesse tremila pare mentali? Ecco, ora ce l'hai!
BACIALA, PER MERLINO!!!"
"James, non dare ascolto a questa bestia! Lily non è pronta!
Sono sicuro che apprezzerà tantissimo il fatto che tu abbia
pensato ai suoi sentimenti prima di avventarti su di lei come un
animale in calore"
"Remus, tu ti rendi conto che ci terrà svegli a parlare del
suo rimorso per non aver baciato la Evans quando poteva per i prossimi
vent'anni, vero?"
"...."
"Non ci avevi pensato, eh, cervellone? L'unica speranza che abbiamo
è che la Evans decida di mettersi davvero con James e a
tempo indeterminato,
quante possibilità abbiamo che succeda?"
"...."
"Ecco! Nessuna! Quindi..."
"Ehm ragazzi?" intervenne flebile flebile una voce, simile ad uno
squittio, che chiaramente apparteneva a Peter "Non è molto
carino quello che state dicendo. Dopotutto il povero James..."
"Il povero James è un cretino! " lo interruppe la voce di
Sirius "Meglio avere rimorsi che rimpianti!"
"Ma questa poi! Non è necessario fare una cazzata solo
perchè se ne ha la possibilità!"
sbriatò la voce di Remus.
Ora, sicuramente vi state chiedendo come diamine facesse James a
pensare a tutto ciò quando si trovava a un millimetro dalle
labbra della rossina, senza destare nessun sospetto nella mente della
ragazza.
Beh, immaginatevi come possa sentirsi una persona che sta per essere
investita da un camion.
Si dice che in quei pochi istanti che la separano dalla morte, questa
persona veda passarsi tutta la sua vita davanti. Il cuore prende a
battere all'impazzata, come se sapendo di essere prossimo a fermarsi,
volesse esaurire tutti i battiti di una vita, mentre la mente viene
affollata da una miriade di pensieri e domande a cui non si era ancora
trovata una risposta. Dubbi e certezze, rimorsi e rimpianti, avrebbero
tutti dovuto trovare una soluzione e avrebbero dovuto farlo subito,
perchè non ci sarebbe stato un domani.
Ecco, Lily era il suo camion.
Baciarla avrebbe significato porre fine ad una parte della sua vita,
per poi rinascere dalle sue stesse ceneri completamente cambiato.
Niente sarebbe più stato lo stesso. Lui non si sarebbe
sentito lo stesso. Il vecchio James, quello per cui la sola idea di
trovarsi nella stessa stanza della rossina senza litigarci era pura
utopia, sarebbe scomparso per sempre, sostituito da un James che sapeva.
Un James che sapeva che stare con lei, ridere insieme a lei, fare a
cuscinate con lei, era veramente fantastico. Un James che conosceva il
sapore delle sue labbra.
Ed era questa la cosa che più lo terrorizzava: sapere.
Perchè se lei, dopo avergli concesso quel tanto
agognato bacio, si fosse nuovamente fatta indietro, magari tornando
persino a disprezzarlo, lui non sarebbe stato più in grado
di sopportarlo.
Se infelice è
l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte
più infelice è chi questo sapore gustò
appena e poi gli fu negato.
Le sue voci interiori tacquero, mentre il cuore continuava a battere
sempre più forte, come se fosse sul punto di scoppiare. Quei
pochi secondi parvero durare una vita, tuttavia quella vita non fu
sufficiente.
Era ad un soffio dalle labbra di Lily e ancora non sapeva cosa fare.
Fu allora che Merlino, per una volta ebbe pietà di lui.
James Potter non avrebbe dovuto scegliere fra ciò che voleva
il suo cuore e ciò che voleva la sua mente.
Non quel giorno.
Il ragazzo sentì una dolorosa fitta alla testa e poi
sprofondò nel buio.
James non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato, quando
finalmente riaprì gli occhi.
Il dolore alla testa non era scomparso per niente e anzi, continuava a
pulsare, annunciando con chiarezza la prossima nascita di un bernoccolo
di dimensioni epocali; la vista era ancora appannata e, per quanto si
sforzasse, non riusciva a ricordare dove fosse e come fosse caduto a
terra.
Il ragazzo si massaggiò cautamente la nuca, mentre iniziava
a mettere a fuoco il paesaggio che lo circondava. Conosceva molto bene
quel luogo, gli era forse più familiare della sua stessa
casa, esso era stato lo sfondo di molte divertenti avventure che
avevano animato numerose notti sue e dei suoi amici, nel corso della
sua carriera scolastiche.
Era il parco di Hogwarts.
Tuttavia riconoscere il luogo non lo aiutava per niente a capire che
cosa fosse successo, al contrario, lo confondeva come non mai. Non ci
avrebbe messo la mano sul fuoco, ma era abbastanza sicuro di essere in
vacanza, quindi cosa ci faceva lì, lontano mille miglia da
casa sua?
Si alzò lentamente guardandosi intorno, smarrito.
“Ehm… Lily?”
Nessuno rispose.
“Lily, ci sei?”
Non sapeva perché continuasse a chiamare Lily, quando le
possibilità che la ragazza si trovasse insieme a lui da sola
nel parco di Hogwarts era pressoché infinitesimale, eppure
lui ne avvertiva la presenza, quasi fisicamente. Era una sensazione
strana da spiegare e difficile da identificare, ma avrebbe giurato che
lei fosse l' insieme a lui fino ad un secondo prima e che in qualche
modo gli fosse vicina persino in quel momento, sebbene lui non
riuscisse a scorgere nessuno nell'arco di metri e metri.
“LILY!!” provò ad urlare.
La sua voce rimbombò nel parco e quel suono parve alterare
la pacifica e innaturale tranquillità che regnava fino a
poco prima, come se James con le sue grida fosse riuscito a provocare
una valanga.
La terra iniziò a tremare, mentre il cielo, che fino ad un
minuto prima era di un azzurro acceso, completamente privo di nuvole,
venne squarciato da un fulmine, tanto luminoso quanto inaspettato, che
fece sobbalzare James.
Il fulmine colpì il suolo con una potenza inaudita,
schioccando violentemente. Lampi di luce azzurra e bianca si diffusero
tutt’intorno, mentre un vento talmente caldo che pareva
provenire dalle viscere stesse della terra iniziò a soffiare
con forza sollevando un polverone tale, che rendeva molto difficile a
James riuscire a vedere alcunchè, impedendogli di capire che
cosa stesse succedendo.
Lottando contro il vento che pareva volesse spazzarlo via, il giovane
Potter cercò di avvicinarsi alla fonte di tutto quel
putiferio e così facendo riuscì, finalmente, a
scorgere la figura di un uomo in nero che si stagliava contro
l’aria polverosa.
Aveva le mani in tasca e camminava tranquillo, del tutto incurante
della tempesta che imperversava intorno a lui. Non faceva alcuna fatica
a contrastare il vento, non aveva alcun bisogno di pararsi dai fulmini,
persino i capelli parevano scompigliati da una leggerissima brezza che
niente aveva a che fare con l'uragano che stava devastando il parco.
“Potter” disse l’uomo, con voce
innaturalmente profonda.
Indossava un completo totalmente nero, camicia compresa.
L’unica nota di colore era la cravatta, che era di un
inquietante, quanto ammaliante rosso sangue. L'uomo teneva il capo
chino, mantenendo così il volto in ombra, impedendo a James
di capire chi fosse a parlare.
“Chi sei?” chiese Potter, cercando di sovrastare
con la voce gli ululati del vento.
“Io sono il Male" rispose l'uomo tranquillo, senza fare
alcuna fatica per farsi sentire "Io sono la quintessenza stessa della
malvagità. Per te rappresento l’avventatezza,
l’istinto, il desiderio quasi animale di fare ciò
che si vuole nel momento stesso in cui si vuole farlo.”
L’uomo in nero fece un altro passo verso James.
“Io ho molti nomi. Lucifero, Diavolo, Satana, ma alcuni mi
chiamano… Sirius!!!”
Immediatamente il vento smise di soffiare e i lampi smisero
lampeggiare, la voce di Sirius tornò della solita
tonalità di sempre e il parco di Hogwarts risuonò
della risata del bel Black, che pareva divertirsi un mondo davanti alla
faccia sconcertata e perplessa di James.
"Tatarataaaaa! Eccomi qua in tutto il mio splendore" si
autoannunciò Sirius, con la voce ancora intrisa di
divertimento. "Allora, come sto?" chiese facendo una piroetta su
sè stesso per mostrare meglio il completo all'amico.
“Sembri un coglione”
"Un coglione estremamente elegante, ammettilo."
“Anzi mi rimangio tutto. Tu sei un
coglione” rispose James con aria imbronciata.
“Sì sì, come ti pare. In ogni caso non
abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo parlare."
Il ragazzo agitò distrattamente una mano e dal
niente apparve fra lampi azzurri e bianchi come era apparso lui
stesso,un enorme trono nero e rosso, formato da un intreccio di oscure
figure demoniache, che culminava in alto con un colossale drago
addormentato che pareva respirare veramente e da cui usciva fumo dalle
narici.
Sirius lanciò un'occhiata soddisfatta alla sua creazione,
poi vi si sedette sopra senza alcuna grazia, assumendo la sua solita
posizione stravaccata.
“Sobrio e raffinato, come sempre”
commentò James con voce intrisa di sarcasmo.
"Senti, non ho tempo da perdere con le tue continue lamentele, il
regolamento parla chiaro, ti devo spiegare chi sono, dove siamo, che
cosa ci facciamo qui..."
"Lo so già chi sei, sei quel coglione del mio amico e..."
"Shh ma allora! Vuoi farmi seguire il protocollo, sì o no?
Io non sono quel coglione del tuo amico, perchè questo non
è il mondo che conosci."
James rimase per un secondo ad osservarlo, aspettando con evidente
scocciatura che Felpato ricominciasse a ridere. Era chiaro che si stava
prendendo di nuovo gioco di lui.
"Ah no? Allora dov'è che siamo? A Narnia?"
"Sarebbe di sicuro molto più interessante, ci sarebbe quella
gran figa della Regina di Ghiaccio o come cavolo si chiama, ma no. Non
è Narnia."
James tacque, incrociando le braccia al petto, innervosito.
"Su, Potter, applicati!" sbottò a un certo punto Sirius
dimenandosi sul suo trono "Cosa vedi intorno a te?"
Il ragazzo si guardò di nuovo intorno, sempre più
perplesso.
"Beh... niente di particolare"
"Esatto! Niente. E questo cosa ti suggerisce?"
James tacque ancora, così il bel Black si decise a svelare
il mistero.
"Siamo nella tua mente, pezzo di scemo!"
La grande rivelazione, che a giudicare dallo sguardo di Sirius, avrebbe
dovuto illuminare di immenso la comprensione di James, non
sortì minimamente l'effetto sperato, infatti il ragazzo
continuava a fissare Sirius e il trono con l'aria di uno che si aspetta
che qualcuno gli sveli che è tutto uno scherzo da un momento
all'altro.
C'era comunque una cosa che non riusciva a capire, se anche era uno
scherzo, come mai aveva completamente dimenticato come fosse arrivato
lì? O meglio, come mai aveva dimenticato ciò che
aveva fatto negi ultimi mesi?
Certo, agli amici piacevano un mondo gli scherzi e lui stesso ne aveva
fatti alcuni che molte persone definirebbero un tantino esagerati, ma
che fossero addirittura arrivati a drogarlo pesantemente per poi
trascinarlo in mezzo al parco di Hogwarts, solo per mostrargli un
Sirius tutto in tiro che faceva un'entrata degna di un film, gli
sembrava eccessivo anche per loro.
“Nessuno ti ha drogato, James” disse Sirius, che
stava perdendo il suo iniziale entusiasmo, visto che Potter si ostinava
a non capire che cosa stesse succedendo.
Il ragazzo rimase interdetto. Lui non aveva espresso i suoi dubbi a
voce alta, quindi come faceva Sirius a sapere che...
"So cosa hai pensato perchè -come già ti ho
detto, zuccone- siamo nella tua mente, perciò non posso fare
a meno di sapere cosa ti passa per la testa, non ti pare?"
"Se tu sai che cosa passa per la testa a me, perchè io non
so cosa pensi tu?"
"E' la prima domanda intelligente che mi fai, Potter. Beh in
realtà tu sai che cosa sto pensando, perchè i
miei pensieri sono anche tuoi, solo che sei talmente confuso che non
riesci ad articolarli come si deve ed è per questo che io
sono qui. Per aiutarti a fare chiarezza nella tua testolina bacata."
James non era ancora del tutto convinto, gli sembrava tutto troppo
assurdo.
"Ma allora come diavolo sono arrivato qui?"
"Sei svenuto" rispose semplicemente Black, osservandosi le unghie,
annoiato.
“Se sono svenuto come mai non mi sono limitato a cadere in
una specie di sonno senza sogni come fanno tutte le persone
normali?”
“E da quando saresti normale, tu?”
Potter sbuffò, lasciandosi cadere seduto a terra, sconfitto.
"Ok, Sirius, fammi questa cavolo di presentazione da protocollo e
vediamo se riesco a capirci qualcosa"
Sirius parve recuperare momentaneamente l'entusiasmo. Si mise a sedere
più compostamente e guardò James con aria solenne
dall'alto del tuo scranno.
"Come già ti ho detto quando sono arrivato, io rappresento
il tuo istinto, l'avventatezza e il desiderio di agire senza pensare
alle conseguenze. Ho quest'aspetto perchè... beh
perchè tu mi vedi così. E la cosa in effetti mi
offende un po', carino, perchè così sembra che io
non ragioni mai e non è affatto vero... ma lasciamo stare,
riprenderemo questo discorso in futuro... ehm... che stavo dicendo? Ah
si. Sono l'istinto! Sono giunto qui per aiutarti a prendere una
decisione che molto ti aveva turbato un momento prima di svenire, una
decisione riguardante la donna che popola i tuoi sogni da secoli e
secoli..."
"Lily?" domandò Potter, improvvisamente attento, sperando
che Sirius potesse spiegargli quella strana sensazione che provava fin
da quando si era risvegliato nel parco.
"Perchè ce n'è un'altra?" chiese allarmato
Sirius, spalancando gli occhi.
"No!"
Il bel Black sospirò, passandosi sollevato una mano sulla
fronte.
"Ahh meno male. Sei già abbastanza stressante con una, se ce
ne fosse un'altra, giuro che tenterei il suicidio" affermò
sollevato Sirius, poi, incrociando lo sguardo di fuoco di James, si
decise a riprendere il suo discorso, fingendo che l'interruzione non ci
fosse mai stata.
"Ehm ehm... dicevo...Prima di svenire tu ti trovavi insieme alla Evans,
in camera tua, nella casa che i tuoi hanno affittato per le vacanze in
Italia, ricordi ora?"
Improvvisamente a James parve tutto più chiaro,
ricordò la solo farsa, il tempo passato insieme.
Ricordò che avevano scherzato su Sirius, definendolo il
Grinch, ricordò la loro battaglia con i cuscini e quanto
fosse bella mentre combatteva, scarmigliata e sorridente, determinata a
vincere anche in quel gioco senza importanza. E ricordò
anche come era scivolato a terra, trascinandola con lui, per ritrovarsi
a due millimetri dalle sue labbra.
"La stavo per baciare!" esclamò sconvolto James, portandosi
una mano alla bocca.
"Esatto!"
"E il dubbio l'ho avuto riguardo a questo?"
"Esatto!"
James fissò il vuoto, sconcertato e sconvolto.
"Sono rimbecillito?"
“Sia lode a Merlino!!! Finalmente! Era ciò che
cercavo di dirti anche prima! Baciala. Ma tu hai preso a farti mille
pare e….”
“Ehi! Ehi! Ehi! Frenate un attimo!! Sirius tu stai giocando
sporco! Secondo il protocollo non puoi dare consigli fino a che non mi
sono presentato anche io!” sbraitò la voce di
Remus proveniente da chissà dove.
"E allora presentati, su" sbuffò Sirius, lasciandosi
nuovamente cadere sul trono.
A queste parole il cielo si dipinse di rosa, farfalle multicolori, che
lasciavano una scia di stelline al loro passaggio, apparvero da ogni
albero e ogni cespuglio riempiendo l’aria intorno a loro,
mentre una musichetta simile a quelle che si sentono quando si aziona
un carillon iniziò a risuonare in tutto al parco. In mezzo a
questo tripudio di brillantini e colori sgargianti fece la sua
apparizione Remus, che, al contrario di Sirius, era vestito in modo a
dir poco orripilante.
Portava una lunga tunica azzurro cielo, sandali argentati e una
un’orrenda aureola piena di paillettes sospesa sulla sua
testa, il tutto corredato da un paio di alucce bianche piumate.
Alla vista dell'amico conciato il quel modo, Sirius scoppiò
a ridere come un indemoniato, sembrava quasi che ululasse da quanto
rideva, rotolandosi su sè stesso con le lacrime agli occhi.
James al contrario lo fissava come se non volesse credere ai propri
occhi. Continuava a sbattere le palpebre, come se credesse che quello
davanti a lui fosse solo un assurdo miraggio e che presto sarebbe
scomparso, facendo posto ad un Remus vestito decentemente.
Visto che questo non accadeva e Lupin continuava a guardarlo
imbronciato con le braccia incrociate al petto, Potter si decise a
parlare.
"Perchè ti sei vestito come un
deficiente?"
Gli ululati di Sirius, se possibile, si alzarono sempre di
più, mentre il ragazzo quasi cadeva dal suo trono, incapace
di controllarsi.
“Potter, devo forse ricordarti che siamo nella tua mente?"
rispose piccato Remus, spattendo il piede sinistro a terra con aria
irritata "Sei tu che mi hai vestito così, imbecille che non
sei altro!”
Il ragazzo lanciò un occhiata di sbieco a Sirius e quando si
accorse che, al contrario di lui, era vestito in modo assolutamente
impeccabile, spalancò gli occhi, offeso come non mai.
"Perchè diavolo lui è vestito così???"
sbraitò, la voce fattasi quasi stridula, tanto era
incavolato.
"E' evidente, sono il suo preferito!!" riuscì a dire Sirius
fra una risata e l'altra, con profonda soddisfazione.
"Va beh, lasciamo stare! Faremo i conti, Potter, ti giuro che ti
rovino! Comunque passiamo alla presentazione."
Remus agitò in aria la mano, esattamente come aveva fatto
Sirius poco prima per creare il suo trono, ma invece che un imponente
scranno, il giovane Lupin riuscì solo a produrre una
sgangherata sedia di legno.
“James, mi spieghi cosa ti ho fatto di male? Ti faccio
copiare i compiti, ti copro quando combini le tue solite
cavolate… ti voglio bene! Spiegami perché mi
tratti in questo modo.”
"Remus, tu non ti puoi lamentare" affermò sicuro Black,
smettendo di ridere e mettendo su anche lui un'espressione offesa
"almeno tu per lui sei buono. Io sono uno scemo, senza cervello,
rappresentazione del male!"
"Sirius, vedi, capisco il tuo punto di vista, ma" iniziò a
dire apparentemente tranquillo Remus, poi tacque per un secondo riprese
fiato e... "IO HO LE PAILLETTES IN TESTA!!!" sbraitò
isterico "Poi li vedi questi sandali?" Lupin prese a saltellare su un
piede, mentre con una mano indicava l'altro con aria eloquente "Sono
argentati! E brillano!!"
"Remus, tu non capisci affatto! So di essere incredibilmente bello, ma
io sono sempre bello!!"
Remus e James alzarono gli occhi al cielo, pronti a sorbirsi una delle
solite menate da parte di Sirius in cui finge di lamentarsi di quanto
sia difficile la vita per i belli come lui.
In realtà Black non credeva davvero a ciò che
diceva, è ovvio.
Per quanto spesso potesse sembrare superficiale, il ragazzo aveva avuto
ben altri problemi che niente avevano a che fare con l'essere belli che
gli avevano insegnato fin troppo presto quanto dura potesse essere la
vita, tuttavia torturare gli amici con questi discorsi -soprattutto
Remus- era il suo passatempo preferito. Dopo l'andare a caccia di
ragazze, ovviamente.
"E' così difficile essere belli. Tutti rimangono talmente
incantati dal mio fascino, che non si preoccupano minimamente di
scavare più a fondo... capire chi sono, cosa provo nel
profondo del mio cuore..." disse Sirius con aria esageratamente
melodrammatica, portandosi il dorso della mano alla fronte, per
enfatizzare il concetto.
"Vedete, anche James è rimasto abbagliato dalla mia
bellezza!"
"Ceeerto, sono settimane che non mangio, perchè mi nutro
solo di quella" rispose James, sarcastico, ma Sirius lo
ignorò.
"Infatti non è riuscito a rappresentarmi come realmente
sono. Il Male! Ecco cosa sono per lui... Invece tu, mio fortunato
amico" continuò poi rivolgendosi a Remus "tu per lui sei il
Bene, la ragione, l'intelletto... Ahhh quanto ti invidio."
Sirius chiuse gli occhi voltandosi dall'altra parte, continuando con la
sua teatrale sceneggiata.
"Mi invidi... molto bene..." sussurrò quasi sadicamente
Remus, con un sorriso che lo portava lontano anni luce
dall'interpretare l'angelo che avrebbe dovuto essere.
"Perchè molto bene?" chiese Sirius, preoccupato. Non era
certo quella la reazione che si aspettava.
"James, vedi, hai due amici scontenti, ma visto che siamo nella tua
mente, tu puoi risolvere la situazione" disse Lupin, senza abbandonare
il suo sorriso.
"No! Io non ho certo detto che...!"
"Sirius, non ti devi preoccupare! Visto che sei tanto turbato, sono
sicuro che James può scambiarci di posto."
"No!! Io non intendevo assolutamente...!"
James sbuffò. Vedere i due amici litigare e battibeccarsi
era una continua fonte di divertimento per lui, tuttavia avrebbe avuto
un sacco di tempo per vederli in seguito, quando finalmente avrebbe
capito che diavolo gli stava succedendo.
"Se vi scambio di posto, ti deciderai a dirmi cosa sta succedendo,
Remus?"
"Posso comunque dirtelo io!!" intervenne Sirius, ma James lo
ignorò.
"Senza entrate esagerate, sceneggiate da melodramma e non troppo velate
prese in giro nei miei confronti?" continuò Potter, fissando
Remus dritto negli occhi
"Ovviamente, James."
"E sia."
Le parole del giovane Potter risuonarono nella radura, tetre come una
condanna a morte.
A niente servirono le grida di protesta di Sirius, che si dividevano in
incoerenti suppliche e minacciosi improperi. Il cielo si dipinse di
nero, nel terreno che separava i due amici si formò una
crepa da cui uscì un denso fumo grigio e per un attimo i due
scomparvero alla vista di James.
Quando finalmente la nebbia che si era formata si diradò,
ciò che vide, lo lasciò letteralmente senza fiato.
Lily Evans avrebbe tanto voluto non essere mai nata.
Non sapeva bene cosa avesse fatto di male per meritarsi tutte le
sfortune di questa terra, ma era evidente che nella sua vita passata
doveva essere stata una persona molto cattiva.
Prima veniva condannata ad una vita di continue e stressanti
persecuzioni da parte del Re degli Stalker, alias James Potter, che
evidentemente non aveva niente di meglio da fare che dare la caccia a
lei. Non sapeva nemmeno più quante volte aveva sperato che
si trovasse un'altra ragazza e si decidesse a lasciarla in pace, ma ben
presto aveva capito che, per quanto di ragazze Potter se ne fosse
trovate molte più di una, la cosa non avrebbe minimamente
influito a lasciargli andare la sua preda preferita.
Alla fine la rossina era giunta alla conclusione che tentare di
spiegargli come ad una persona adulta ed in modo del tutto educato che
no, non era interessata a lui e sì, esistevano sicuramente
ragazzi che erano più adatti a lei, era inutile come tentar
di spiegare a una gallina la fisica quantistica.
Non le era rimasta, quindi, altra scelta se non quella di passare alle
minacce di morte.
A mali estremi, estremi rimedi.
Nel corso di quegli anni aveva inventato modi talmente cruenti di
uccidere una persona, che i serial killer di tutto il mondo avevano
preso ad ispirarsi a lei quando erano a corto di idee.
Tuttavia un giorno tutto era cambiato.
Non sapeva dire se fosse stato un momento di debolezza,
perchè lei si sentiva tanto sola e lui era stato buono con
lei come nessuno era mai stato. Non sapeva dire se il fascino di James
Potter che lo stesso Potter le aveva tanto decantato, alla fine avesse
fatto effetto, facendola perdere in una meravigliosa ebbrezza, che
aveva il potere di spegnere una volta ogni tanto tutti quei maledetti
pensieri che le rendevano tanto difficile convivere con se stessa.
Non sapeva dire perchè, ma quel giorno l'avrebbe baciato.
E proprio quel giorno, quando finalmente aveva accettato, quando per
una volta evitava di sbraitare che l'avrebbe ucciso... lui si decideva
a schiattare?
Maledizione Potter, hai proprio un tempismo del cavolo.
"Potter, non è divertente" disse Lily, pregando con tutto il
suo cuore che quello fosse solo uno dei soliti scherzi da Malandrino di
James.
In cuor suo però la rossina sapeva bene che questo non
poteva essere uno scherzo. Insomma, che fosse diverso o meno da come
lei lo aveva immaginato e che quindi le persecuzioni fossero per vero
interesse nei suoi confronti o per scommessa con i suoi amici, rimaneva
il fatto che James aveva avuto l'occasione di baciarla.
Che senso aveva fingere un malanno?
"Potter. Potter? Potter!" continuò a chiamarlo la Evans,
scuotendolo per le spalle. "Potter, io ti ordino di aprire gli occhi!!"
Ovviamente il perentorio ordine della giovane non sortì
alcun effetto.
"Diciamo che te lo chiedo, va bene?" tentò di nuovo "Te lo
chiedo per favore! Potter, io.... ti prego, ok? Ti prego di aprire gli
occhi."
Ma per quanto Lily si sforzasse, i secondi passavano e James non aveva
nessuna reazione. La rossina sentì il cuore sprofondarle nel
petto, mentre la voce si faceva tremula per la preoccupazione.
"James? James, ti prego! Che ti è successo? Io..."
La ragazza si interruppe, perchè un minuscolo gufetto
marroncino, che portava legata fra le zampe una scatolina di metallo
appuntita, era passato a tutta velocità a un millimetro dal
suo orecchio, rischiando quasi di colpirla.
"Allora sei tu che l'hai ucciso, stupido uccellaccio!!"
sibilò isterica, rivolta al gufo killer, che continuava a
svolazzare per la stanza come un indemoniato, senza dare il minimo
segno di voler rallentare.
"Fermati, bestia!! Fermati subito o giuro che ti do fuoco!!"
Lily balzò in piedi, dimenticandosi completamente di avere
fra le braccia un James senza sensi, che infatti, una volta lasciato
andare, sbattè di nuovo la testa a terra con un tonfo.
"Oh Merlino... scusa, James, io..." stava dicendo, quando venne di
nuovo interrotta dal gufo che, ancora una volta, le sfrecciò
ad un millimetro dal volto, quasi volesse sfidarla.
"Bestiaccia, la tua ora è giunta"
La ragazza prese a saltellare a destra e a manca per tutta la stanza,
cercando di acciuffare il malefico gufetto, che tuttavia era
decisamente troppo veloce per lei. Nel tentativo di prenderlo -vivo o
morto, ormai non aveva più importanza- Lily
atterrò dolorosamente sulla scrivania di James frantumando
una lampada, strappando pergamene e rischiando di perdere per sempre
l'uso di uno dei suoi arti inferiori.
Solo quando rischiò cadere a peso morto su James, finendo
così definitivamente di accopparlo, la Evans si decise ad
abbandonare i metodi Babbani per passare alle maniere forti.
Ormai era una questione di onore.
Non poteva essere sconfitta da un maledettissimo gufo!
Con la stessa studiata lentezza che usano i cowboy per estrarre le loro
pistole nei film western, Lily sguainò la sua bacchetta,
balzando agilmente sul letto di James e si rimboccò le
maniche.
Stava prendendo la mira, con un inquietante luce assassina nello
sguardo, quando la madre di James, allarmata a causa di tutto il
fracasso che aveva sentito, fece la sua trionfale entrata nella stanza.
Il tempo parve fermarsi.
Lily si gelò sul posto, rendendosi conto solo allora, che
agli occhi della donna lei non poteva che apparire come una
schizofrenica assassina.
Lo sguardo di Dorea passò dall'osservare la devastazione che
Lily aveva creato cercando di acciuffare il gufo, al corpo a terra del
figlio svenuto.
"Che cosa è successo?" chiese con un filo di voce.
Lily avrebbe tanto voluto rispondere, solo che dare una spiegazione a
quella scena che pareva uscita da un film dell'orrore, era tutt'altro
che semplice.
La ragazza aprì e richiuse la bocca per un paio di volte,
senza riuscire a dire niente, prima di trovare quelle che sperava
essere le parole adatte.
"Signora Potter, sono mortificata... il gufo è entrato.... e
James è stato colpito. Io volevo solo prendere il gufo.. non
so che mi è preso... non mi denunci! Io..."
"Lily" la interruppe Dorea, che ovviamente non stava capendo niente e
che continuava ad osservare preoccupata il corpo senza sensi del suo
James "Calmati un secondo e poi, con tutta calma... DIMMI COSA DIAVOLO
E' SUCCESSO QUI DENTRO!!"
"Io non lo so!"
Le due tacquero, fissandosi con gli occhi spalancati per un secondo.
A rispondere infatti, non era stata Lily, ma James, che, con parlando
con la stessa voce impastata di un bambino che borbotta nel sonno, era
chiaramente immerso in una discussione con qualcuno di non bene
identificato.
"Non lo so perchè sei vestito così, Remus, non
posso farci niente!"
"Non lo so perchè sei vestito così, Remus, non
posso farci niente!" ripetè James, cercando di avere una
faccia rammaricata, mentre lottava con sè stesso per non
scoppiare a ridere in faccia all'amico.
Quando la nebbia si era diaradata e si era trovato di fronte il nuovo
abbigliamento dei suoi amici, Potter non aveva saputo se mettersi a
ridere o darsela a gambe levate, visto che con tutta
probabilità il povero Lupin avrebbe cercato di ucciderlo nel
modo più cruento che riusciva a escogitare.
Il suo astuto piano per liberarsi dei suoi ridicoli vestiti, infatti,
non era andato esattamente come sperava.
"Come sarebbe a dire che non puoi farci niente?? Siamo nella tua mente,
maledizione! Ma perchè non posso essere vestito come era lui
prima!!" sbraitò Remus, indicando con una mano Sirius che si
stava rotolando a terra dalle risate.
Certo, era riuscito a eliminare l'assurda tunica azzurro cielo e i
sandali argentati, peccato che il tutto fosse stato sostituito da una
aderentissima tutina rossa di pelle e al posto dell'aureola con le
paillettes si era ritrovato con un paio di corna tutte piene di
brillantini che troneggiavano sulla sua testa.
Sirius invece, che nemmeno a dirlo aveva ripreso a ridere come un
matto, tanto che era caduto di nuovo dal trono e aveva preso a
rotolarsi a terra, aveva sostituito il suo impeccabile completo nero
con un altrettanto impeccabile completo bianco, mentre la cravatta
rossa era stata sostituita da un'altra color pervinca. Il trono nero
era stato sostituito con meraviglioso trono dorato, ricco di fregi di
figure angeliche e intarsi vari, che lo rendevano, se possibile, ancora
più maestoso del precedente.
"James" esordì Remus, recuperando apparentemente la calma
"è evidente che noi abbiamo un problema. Probabilmente ho
fatto qualcosa che ti ha turbato in qualche modo. Se così
fosse ti giuro che me ne rammarico profondamente, ma dati i lunghi anni
di conoscenza e l'amicizia che ci lega vorrei che tu me ne parlassi in
tutta tranquillità, così potremo chiarirci"
Era evidente che nell'animo del povero Lupin imperversava la peggiore
delle tempeste, ma piuttosto che dare soddisfazione a quello
squinternato del suo amico, che continuava a ridere rotolandosi a terra
come un cane, si sarebbe fatto amputare entrambe le gambe.
Perciò se ne stava in piedi, impettito come una statua
cercando in tutti i modi di mettere su un'aria dignitosa... il tutto
con scarsi risultati. Sembrava uscito da un film porno gay.
Dal canto suo, James si sforzava di capire come mai il suo subconscio
infierisse in quel modo sull'amico, che effettivamente non aveva fatto
niente di particolare che potesse averlo disturbato fino a quel punto.
Potter si passò una mano fra i capelli, come faceva sempre
quando si sentiva in difficoltà.
Quel gesto che ormai per lui era diventato così naturale.
Quel gesto che Lily odiava tanto.
Fu come un fulmine al ciel sereno. La classica lampadina che si accende
improvvisamente, illuminando la tua comprensione, proprio quando ormai
avevi perso le speranze di capire.
Lily.
Avrebbe dovuto arrivarci prima. In qualche modo era sempre lei a
dettare ogni sua azione o pensiero.
Guardò Remus con un mezzo sorriso divertito, cercando le
parole adatte per spiegargli come mai la sua mente lo vedeva come una
drag queen, ma non ci fu bisogno di parlare.
Il paesaggio intorno a loro cambiò, il parco di Hogwarts
parve collassare su sè stesso per poi sparire, sostituito
dalla Sala Comune di Grifondoro.
James guardò allarmato Remus, aspettandosi da un momento
all'altro le risate di scherno dei compagni alla vista della tutina di
pelle, risate che tuttavia non arrivarono.
"Siamo nella tua mente, zuccone" disse Sirius, che finalmente aveva
smesso di ridere "Nessuno può vederti. Con tutta
probabilità questo è solo un ricordo."
"Sì, siamo al quinto anno per essere precisi" intervenne
Remus "Guardate, laggiù c'è la Evans"
"Oh andiamo, so che è odioso. Io sono la prima al mondo che
lo odia. Ma non puoi certo dire che sia brutto!" stava dicendo
Allyson, convinta che nessuno, a parte Lily, la stesse a
sentire. In realtà semi-nascosto dal mantello
dell'invisibilità, un James quindicenne -Dio solo lo sa
perchè- se ne stava rintanato proprio sotto il loro divano,
perciò, che lo volesse o meno, era perfettamente in grado di
sentire cosa le due stessero dicendo.
"Non dico che sia brutto" rispose la rossina "Solo che, ecco, non
è il mio tipo."
"Merlino, che gusti difficili che hai, Lily. Ok, forse non è
Black, ma..."
"Nemmeno Black è il mio tipo. Non mi piace per niente."
"Come fa a non piacerti Black!!! Pare un bronzo di Riace! Ma hai visto
che fisico?"
Sirius si sollevò impettito a quelle parole e si
sistemò la giacca bianca con grande soddisfazione.
"Avete sentito ragazzi? Un bronzo di Riac...."
"Shhh!!!!!!" lo interruppero in coro gli altri due, che ovviamente
volevano sentire come proseguiva la conversazione fra le due ragazze.
"Invidiosi!" sibilò indispettito il bel Black, prima di
rimettersi in ascolto.
"Sì,sì ok..." rispose la Lily quindicenne con
sufficienza "sarà anche bello, ma nel cervello ha un
procione in prognosi riservata, non ci si può fare un
discorso!"
"Ehi!!! Non è affatto vero!!! Io...!" intervenne risentito
Sirius, ma ancora una volta venne interrotto dagli amici.
"Shhhhhh!!"
"Oh santo cielo, Lily, sei uno stress!!" sbottò Allyson "Ora
dimmi che anche Lupin è un cesso e allora...."
Allyson non concluse mai il suo discorso, perchè il suo
sguardo fu catturato dal volto dell'amica che, arrossendo
improvvisamente, aveva preso a guardare a terra cercando di simulare
noncuranza, neanche a dirlo, senza alcun risultato.
"Perchè sei arrossita?"
La rossina si schiarì la voce e con fare poco
convincente:
"Beh... Lupin non è così male.. diciamo che
è carino."
Sul volto di Allyson si allargò un malizioso sorrisetto che
aveva ben poco di rassicurante.
"Oh. Mio. Dio"
"Cosa?"
"E' lui!"
"Lui chi? Cosa? Dai, Ally, facciamo che cambiamo discorso..."
"No no no, mia cara, ora tu confessi. E' lui!"
"Ma cosa!?!"
"Il soggetto del sogno erotico che hai fatto l'altra notte! Lo credo
bene che non volevi dirmi chi era il fortunato seduttore... Ah e io che
pensavo che fosse Potter!"
A quelle parole, il volto di Lily divenne, se possibile, ancora
più scarlatto. Iniziò a dimenarsi sulla poltrona
e ad aprire e chiudere a scatti la bocca come un pesce rosso.
Chiaramente voleva trovare qualcosa di intelligente da dire, qualche
astuta parolina che l'avrebbe tolta da quell'imbarazzante situazione,
ma il suo cervello l'aveva abbandonata proprio nel momento del bisogno
e più si sforzava nel cercare qualcosa da dire senza
riuscirci, più il sorriso di Allyson si faceva soddisfatto.
Sotto il divano, il James del passato, giaceva come paralizzato a
terra, il volto fattosi quasi grigiastro, la bocca semiaperta
in un espressione di orrore che non aveva voce, il corpo talmente
rigido che pareva che l'avessero Pietrificato, ma come se quello che
aveva sentito non fosse stato sufficiente a traumatizzarlo per tutto il
resto della sua vita e forse anche oltre, la rossina parlò
ancora.
"Con Potter?!" strillò sconcertata, la voce fattasi
più alta di un'ottava "ma sei impazzita? Io non potrei mai,
mai e ripeto MAI fare un sogno erotico su Potter! Bleah!"
"E cosi sogni di fartela con uno dei suoi migliori amici, ehhh!"
ridacchiò Allyson.
"Io non...!"
"Senti da come hai reagito ci sono solo due opzioni, o hai sognato
Lupin, o hai sognato Potter... o tutti e due!"
Lily tacque un momento. Nei suoi occhi si leggeva chiaramente la
battaglia interiore che stava imperversando dentro di lei. Alla fine si
decise:
"Ok, lo confesso. Ho sognato di fare sesso con Remus Lupin." disse
solennemente la ragazza, mentre il James nascosto sotto il divano
pareva sul punto di gettarsi da una torre "Eravamo nel bagno dei
prefetti e noi...."
La scena sfumò e i tre amici che erano stati spettatori di
quel ricordo, vennero nuovamente catapultati nel parco di Hogwarts.
Sirius tornò a sedersi sul suo scranno, osservando titubante
James, che aveva assunto lo stesso colorito grigiastro che aveva quando
aveva sentito la confessione di Lily la prima volta, mentre Remus aveva
preso in mano la coda appuntita che spenzolava dalla sua tutina di
pelle e se la rigirava imbarazzato fra le dita.
"Ramoso, mi dispiace, io... comunque era solo un sogno! Una volta
Sirius ha sognato di fare sesso con la tipa anzianotta del negozio di
liquori, questo non significa che c'andrebbe davvero, no?"
"Guarda che la tipa anzianotta del negozio di liquori, come la chiami
tu, ha un nome e si chiama Yvette! E da giovane doveva essere una
grandissima strafiga, per tua norma e regola...!" intervenne risentito
Sirius, gesticolando per enfatizzare il concetto.
"Ora sai perchè non riesco a vestirti in modo decente,
comunque." disse James, facendo un gran sorriso "Vedi, Remus, non posso
pensare che Lily possa trovarti sexy"
"Oh Merlino santo! Il mio bambino è morto!!"
La signora Potter osservava sconvolta il corpo del figlio svenuto a
terra, con le mani nei capelli per la disperazione.
"No! No, non è morto, ha solo perso i sensi, lui..."
"L'hai ucciso tu!! Sirius l'ha sempre detto che prima o poi l'avresti
fatto fuori!!"
"Io!?! Non ho fatto niente! E' stato quel gufo maledetto, glielo giuro!"
Dorea Potter sbuffò sonoramente, mentre si inginocchiava di
fianco a James e iniziava a scuoterlo per le spalle.
"Non posso credere che MIO FIGLIO sia stato ucciso da uno stupidissimo
gufo! Sarebbe una morte terribilmente ingloriosa. Lui è James Potter!"
disse come se il fatto che si chiamasse in quel modo potesse
proteggerlo da qualsiasi male.
Lily non riuscì a trattenersi e alzò gli occhi al
cielo. Ecco da chi aveva imparato James a ripetere in continuazione il
suo nome con tutta quella soddisfazione, come se stesse annunciando che
era il re del mondo.
"Sì, ok, lo so come si chiama, ma purtroppo il gufo
è entrato veloce come un proiettile dalla finestra e poi..."
"Non dire parolacce!!" la interruppe nuovamente Dorea.
La rossina spalancò gli occhi, senza capire a cosa diavolo
si riferisse la donna. Va bene che era sconvolta per tutta
quell'assurda situazione, ma adesso cominciava pure a sentire le voci.
"Quali parolacce, scusi?"
"Protettile!!!
Non so cosa sia e non lo voglio sapere, voglio solo che il mio bambino
si risvegli. Jaaaaaameeeeees! JAAAMES!" sbraitò poi,
scuotendo il povero Potter con maggiore forza.
Stranamente il ragazzo parve riprendersi, si mosse appena sul posto,
mugugnò qualcosa e poi sorrise, prima di parlare:
"Vedi, Remus, non posso pensare che Lily possa trovarti sexy"
Lily arrossì furiosamente e prese a balbettare frasi
sconnesse e insensate, ma aveva ben poca importanza quanto senso
avessero, dato che Dorea non la stava ascoltando per niente. La donna
infatti spalancò gli occhi e la bocca, inorridita come di
fronte alla peggiore delle scene. Lo era al punto che lasciò
andare il corpo del figlio che teneva appena sollevato, lasciando che
picchiasse per l'ennesima volta la testa a terra.
"Gli hai detto che trovi sexy uno dei suoi migliori amici." disse con
enfasi, guardando Lily come se fosse una sadica criminale.
"Non ho mai fatto niente del genere!!!" provò a difendersi
la ragazza, ma inutilmente.
"Sì, gliel'hai detto!! E lui si è suicidato!!"
Dorea era fuori di sè, ma Lily non fu da meno. Il dover aver
a che fare con quella donna che aveva chiaramente perso il senno, non
migliorava affatto la sua già precaria condizione mentale.
La rossina abbandonò ogni riguardo, dimenticandosi che
quella era la madre del suo finto ragazzo e che lei era la perfettina
Lily Evans, la ragazza che sapeva sempre come comportarsi a seconda
delle circostanze. Fece un lunghissimo respiro e poi iniziò
a sbraitare anche lei, gettando al vento l'ultimo barlume di ragione
che regnava in quella stanza.
"E sentiamo come si sarebbe suicidato!?!?! Si è buttato dal
letto???" gridò serrando i pugni.
"Beh... insomma, ammetto che mio figlio non è mai stato...
diciamo... il più grande dei geni quando si tratta di
inventare piani."
"Uno che tenta di uccidersi buttandosi di sotto dal letto, è
il più grande dei DEFICIENTI!"
"Se è tanto deficiente, come mai ci è riuscito?
Voleva uccidersi buttandosi dal letto e il suo piano ha funzionato!"
"Non si è buttato dal letto, siamo caduti insieme e io stavo
per baciarlo!!"
A quelle parole un innaturale silenzio cadde nella stanza. Dorea
guardò Lily e Lily guardò Dorea, entrambe
incredule di sè stesse e dell'altra.
"E cosi..." sussurrò la donna "è un infarto"
La Evans lanciò un gridò e si lasciò
cadere a terra.
"Il gufo!" piagnucolò "E' stato il gufo!"
Il maledetto colpevole, che fino a un minuto prima aveva svolazzato per
tutta la stanza come se fosse posseduto, proprio ora che doveva farsi
notare se ne stava appollaiato sulla sedia di James. Con il capo
inclinato da un lato, se ne stava tranquillamente intento a osservare
le due che continuavano a battibeccharsi. Sembrava quasi che si
divertisse.
La signora Potter ignorò ancora una volta la rossina.
"Il suo povero cuore non è riuscito a sostenere l'emozione"
disse mentre accarezzava il volto del figlio con delicatezza, come se
fosse di cristallo "L'aveva desiderato così tanto...
così tanto e ora che poteva..."
"Il gufo... è stato il gufo. Sono innocente... è
stato il gufo..."
Fu allora, in quella scena di devastazione e pazzia, che Charlus
Potter, allarmato dal baccano e dalle grida della moglie, decise di
entrare nella stanza. Ciò che vide lo lasciò
letteralmente senza parole: il figlio svenuto, la moglie impazzita,
Lily in preda ad una crisi di nervi...
"Ehm... cosa è successo?" chiese titubante.
"Un infarto." affermò sicura Dorea, stringendo al petto il
corpo di James.
"Il gufo!" disse allo stesso momento Lily, guardandolo disperata,
desiderando con tutto il cuore che almeno lui capisse.
Povera illusa.
"Il gufo ha avuto un infarto?"
Le due non si degnarono nemmeno di rispondere, così Charlus
tirò fuori la bacchetta e si avvicinò a James,
sperando che una volta risvegliato, almeno lui avrebbe saputo spiegare
cosa era successo.
Nella mente di James intanto la conversazione immaginaria con i due
amici continuava.
"Ok, Remus. Credo che non sia giusto punirti per una cosa di cui non
hai colpa" disse Potter sempre sorridendo e alle sue parole l'orribile
tutina di pelle, venne sostituita dal completo bianco con la cravatta
color pervinca, mentre quello di Sirius tornava nero come quello
precedente.
"E ora è giunto il momento di parlare" proseguì
il ragazzo, mentre gli altri due gli sorridevano comprensivi "Cosa devo
fare?"
"Direi che ormai la possibilità di baciarla è
sfumata, no?" disse Sirius "Forse è persino meglio
così.."
"Forse ha ragione Sirius" proseguì Remus "forse non avrai
mai più un'altra possibilità di baciarla, ma
potrebbe anche non essere di così. Potresti anche avere la
possibilità di avere molto di più di un semplice
bacio."
"E non sta parlando della possibilità di fartela" intervenne
Black, ridacchiando "anche se è compresa nel pacchetto,
è ovvio." Sospirò e poi proseguì "Devi
darle tempo."
"Le ho dato sei anni!" rispose James.
"Sì ma in questi sei anni lei non ti ha ma conosciuto
davvero, non ha mai voluto. Devi darle tempo di capire come sei
veramente." gli disse Remus.
"Ovviamente se pensi che non ne valga la pena, lascia perdere,
abbandonala lì dov'è e conquista tutte le ragazze
che puoi!" esclamò Sirius "Ma credo che per te ne valga la
pena, giusto?"
"Giusto"gli rispose James guardando a terra.
Il parco prese a vorticare intorno a lui e James vide gli amici
allontanarsi sempre di più, l'imponente trono di Sirius si
fece sempre più lontano, il parco sparì
risucchiato dal vortice.
"Grazie, amici" riuscì a sussurrare, poi una luce fortissima
gli investì gli occhi, acciecandolo completamente.
Intanto, in un luogo molto lontano da quello in cui si trovava James,
una disputa che niente aveva di onirico si stava consumando nel piccolo
appartamento di Sirius Black.
"Io la odio quella bestia, la odio! Buttala fuori da casa mia!!!" stava
sbraitando il bel Black, completamente fuori di sè.
"Ma che fastidio ti da!!! Anya se ne sta qui... tranquilla,
tranquilla..." gli rispose Stella, tenendo la piccola gattina rossa fra
le braccia.
"Appena la poserai a terra, quella maledetta belva posseduta dal
demonio in persona, si avventerà su di me e
tenterà di uccidermi!!!"
Stella sbuffò, inarccando appena le sopracciglia.
"Ohh ti prego Black, fai tanto il figo grande e grosso e solo
perchè non stai troppo simpatico ad una tenera gattina..."
"Quella bestia NON E' una tenera gattina, quella bestia è un
mostro!! E attenzione gente..." disse come se intorno a lui ci fosse un
foltissimo pubblico a cui rivolgersi, quando invece c'erano solo Remus
e Peter, che negli utlimi giorni avevano sentito la storia della Gatta
di Satana almeno un milione di volte. "... non vi fate ingannare da
quell'aspetto cosi tenero, perchè quella bestia è
MALVAGIA. Ha dei poteri che nemmeno immaginate! Li sfoggia solo con me
perchè io sono l'unico che è stato abbastanza da
intelligente da smascherarla!"
"Tu sei l'unico che è abbastanza IDIOTA da pensare che una
gatta possa ordire un complotto!" sbottò Stella, contrariata
"Ma comunque capisco che questa è casa tua, quindi se non
hai simpatia per la mia gattina... ce ne andiamo."
Ce ne andiamo.
Questo significava che se ne sarebbero andate entrambe.
Il volto di Sirius esprimeva con estrema chiarezza, sebbene cercasse di
nasconderlo, che l'idea di cacciare Stella da casa sua non gli andava
esattamente a genio.
Certo, se qualcuno gliel'avesse chiesto, lui avrebbe risposto che non
gliene importava un bel niente nè di Stella nè
del suo gatto maledetto, ma Remus e Peter lo conoscevano troppo bene ed
erano in grado di comprendere i sentimenti del bel Black persino meglio
di lui.
"Ma no, Stella, sono certo che Sirius possa fare un piccolo sforzo...
non vuole certo che tu te ne vada" intervenne in suo soccorso Remus,
lanciando un occhiata pungente all'amico.
"Ah! Per me può andare dove vuole!" rispose in modo molto
più che prevedibile Sirius, mentre Lupin alzava gli occhi al
cielo.
Il comportamento di Sirius era sempre stato pessimo nei confronti di
Stella, tuttavia quella mattina sembrava persino più
scorbutico del solito. Non faceva che brontolare da quando si era
alzato e non appena qualcuno pronunciava, anche accidentalmente, la
parola stella,
lui scattava come un Schiopodo Sparacoda.
Peter aveva rimediato un bernoccolo in testa solo perchè
aveva detto che la sua merendina preferita era il Pandistelle!
Era ovvio che che c'era qualcosa dietro, qualcosa che il ragazzo non
avrebbe mai ammesso nemmeno sotto le più atroci torture.
Sirius aveva bisogno di aiuto e c'era una sola persona che lo
conoscesse abbastanza da sapere quali tasti premere per fare breccia
nella solida corazza che il bel Black si era costruito con tanta cura:
James Potter.
Quindi, non appena Sirius si distrasse per medicare il neonato
beronoccolo da lui provocato sulla testa di Peter, Remus si
allontanò e scrisse una lunga lettera a James, dove gli
spegò dettagliatamente tutte le sue impressioni: Sirius era
cotto. Cotto della ragazza dal gatto assassino.
Negli ultimi giorni i tre amici l'avevano vista praticamente ogni
pomeriggio e lei e Lupin andavano molto d'accordo. Stella era carina,
simpatica e anche molto intelligente, era un vero piacere passare un
pomeriggio insieme a lei.
O almeno lo sarebbe stato, se non fosse stato per Sirius che, non
troppo entusiasta della nascente amicizia fra Remus e la ragazza,
passava le giornate a esprimersi a suon di ringhi a chiunque gli
ponesse qualche domanda.
Era ovvio che era geloso.
Tuttavia, per quanto evidente fosse agli amici ciò che
provasse, non era certo facile come poteva apparire convincere Sirius a
mettere da parte ogni riserva ed esprimersi liberamente, anzi.
L'assoluta certezza di non poter essere amato da nessuna, lo faceva
fuggire da situazioni del genere, rifiutava a tal punto ciò
che provava, che alla fine si convinceva davvero di non aver mai
provato niente.
Al cuore di Sirius Black si comanda. Si comanda di tacere.
Remus guardò ansiosamente fuori dalla finestra, sperando che
la lettera di James si decidesse ad arrivare. Per sua fortuna non passo
molto prima che scorgesse un bell'allocco appolliatato sul davanzale
della finestra della cucina, con una lettera stretta alle zampe.
"E' la lettera di James?" gli chiese Peter in un sussurro, mentre
Stella e Sirius continuavano a battibeccarsi come due vecchie comari.
"Sì, tu tienili occupati per..." Remus non riuscì
a finire la frase perchè, non appena Stella posò
la gattina a terra, la piccola si scagliò senza alcuna
riserva contro la gamba di Sirius, che quindi era certamente troppo
occupato per accorgersi di cosa stesse facendo l'amico ".. come non
detto. Accertati soltanto che Anya rimanga attaccata allo stinco di
Sirius per altri cinque minuti!"
"Vedi!! Te l'avevo detto, maledizione!!" sbraitò il povero
Black fuori di sè, mentre tentava di allontanare la gattina.
"Santo cielo, non lo so perchè fa così!!!"
strillò Stella di rimando, cerncando anche lei di togliere
Anya "Lo fa solo con te!!"
"E allora??? Io e i gatti siamo nemici giurati, lo sanno tutti!!!"
continuò a gridare Sirius "Siamo come... i Grifondoro e i
Serpeverde! I Tassorosso e i Serpeverde! I Corvonorero e i Serpeverde!
I Serpeverde e i Serpeverde..... Maledetti Serpeverde!!
Stanno rovinando Hogwarts!!!"
"Li odi proprio questi Sempreverde..."
"Ma che Sempreverde!!! Non sono mica abeti!!!"
Mentre la diatriba continuava, Remus aveva afferrato la lettera di
James e aveva preso a leggerla il più rapidamente possibile,
sperando che Sirius non si accorgesse della sua assenza.
Black non doveva sospettare niente, o tutto sarebbe andato perduto.
Nella lettera James diceva di essere più che sicuro che le
impressioni di Remus non erano per niente errate, anzi, erano
maledettamente corrette. Dopo aver raccontato all'amico, anche della
lettera che Sirius gli aveva inviato proprio quella mattina, James si
mise ad elencare tutti gli innumerevoli piani con cui avevano tentato
di porre Sirius di fronte al proprio cuore, piani che -neanche a dirlo-
si erano rivelati terribilmente fallimentari. Se avessero tentato nei
soliti modi, James era certo al 100% che Felpato, non solo avrebbe
evitato ogni contatto gentile con Stella, ma con tutta
probabilità sarebbe anche sparito per un certo periodo,
evitando proprio di starle vicino.
Gli articolati piani dei Malandrini quindi non potevano avere successo
con una testa dura come quella di Sirius, ci voleva qualcosa di
diverso. Qualcosa di traumatico.
Passarono circa dieci minuti prima che la prima lettera inviata da
James, fosse seguita da un'altra, recapitata dall'esuberante gufetto di
Sirius.
"Allora?" chiese Peter entrando nella cucina "James che ha detto?"
"Beh, ha detto che non sarà facile e che ci
penserà su.." rispose con un sussurro Remus, mentre fissava
perplesso il gufetto "Sirius ha inviato qualcosa a James?"
"Sì! Prima gli ha inviato lo specchio con cui comunicano
sempre quando sono in punizione! James l'aveva lasciato a casa"
"Dimmi che non ha usato la scatoletta di metallo che era sul tavolo
stamattina!" esclamò Remus, voltandosi a guardare Minus, che
si guardò intorno intimorito prima di rispondere.
"In realtà ha usato proprio quella, perchè?"
"Oh andiamo Peter, questo gufo è psicopatico!!! Quella
scatoletta di metallo può aver accoppato qualcuno, magari ha
accoppato lo stesso James!!"
Lupin non sapeva quanto fosse andato vicino alla verità con
la sua supposizione, ma l'avrebbe scoperto presto.
Remus sfilò la lettera dalla zampa del gufetto. Era
indirizzata a lui e Peter, era molto leggera e, stranamente, era
macchiata di sangue su un angolo.
La lettera recitava solo tre frasi.
Sirius mi ha quasi
accoppato, quando torno lo strozzo.
Lily ha avuto un idea
per Sirius (sì, proprio la MIA Lily).
Remus, aveva
scritto infine con una solennità che traspariva da ogni
lettera, traumatizzalo!
Chiaro, conciso, facile da ricordare. Il classico piano alla James
Potter.
Remus dal canto suo sapeva bene cosa intendesse James, sebbene non
avesse meglio specificato cosa fare: lui doveva uscire con Stella.
Sirius doveva morire di invidia e gelosia a tal punto che alla fine
sarebbe stato costretto a fare i conti con sè stesso, che lo
volesse o meno.
C'era solo un minuscolo dettaglio che poteva far crollare per sempre il
piano perfetto di James: Eileen.
Come avrebbe fatto a spiegare alla ragazza che era fondamentale per la
salvezza dell'amico convinto di non avere un cuore, che lui, Remus,
uscisse con un'altra ragazza?
Sembrava una scusa assurda, persino peggiore di quelle che si inventava
lo stesso Sirius per levarsi di torno le ragazze troppo appiccicose!
Tuttavia Eileen non era certo stupida e forse se Remus gli avesse
spiegato in tutti i dettagli come stavano le cose, lei avrebbe capito e
magari l'avrebbe pure sostenuto. Non faceva che ripetergli che una
delle qualità che più apprezzava in lui, era la
sua capacità di essere amico in quel modo.
Troppo spesso si confonde la conoscenza pacifica con l'amicizia e
troppo spesso ci si trova sull'orlo del burrone completamente soli,
proprio nel momento del bisogno.
Per i Malandrini non era così. Ogni cosa, buona o cattiva
che fosse, veniva affrontata insieme.
Chissà se questa sua qualità che apprezzava
tanto, l'avrebbe indotta ad accettare il trauma escogitato per Sirius
senza tanti problemi. Forse sarebbe stato meglio che Remus aspettasse
di parlarne con lei prima di agire...
Intanto i due litiganti, del tutto ignari del piano che stavano ordendo
contro di loro, continuavano a gridarsi contro con tutto il fiato che
avevano in corpo.
Sirius era finalmente riuscito a strpparsi Anya dalla gamba e ora la
teneva stretta in una mano, con il braccio teso in alto, in modo che la
piccola Stella non riuscisse a riappropriarsene.
"Non vale!! Te ne approfitti solo perchè un dannato
spilungone!" disse Stella, mentre saltellava da un piede all'altro
cercando di raggiungere la gattina, che miagolava e soffiava come un
indemoniata.
"No! Prima dillo! Dillo che avevo ragione!"
"Non dirò mai che il mio gatto appartiene a Satana! E ancora
meno dirò che tu sei intelligente!
Sarebbe una cazzata troppo grossa, il mio cuore potrebbe non reggerla."
La ragazza provò ancora a saltare, stavolta con maggiore
convinzione, ma perse l'equilibrio e cadde in avanti, dritta fra le
braccia del bel Black. I due si osservarono, improvvisamente
silenziosi. Una strana luce, una luce che aveva tentato di soffocare
tante e tante volte, attraversò lo sguardo di Sirius. Fu
solo un istante, prima che essa si spengesse di nuovo, inghiottita
dalla solita ombra che si leggeva negli occhi del ragazzo da troppo
tempo, ma quell'istante fu sufficiente per Remus.
Sirius sorpirò, abbassò la mano e
restituì la gattina a Stella, che continuava a guardarlo
come imbambolata, con la bocca semiaperta e lo sguardo fisso nel vuoto.
"Tieni il tuo stupido gatto" disse Black, cercando di suonare brusco.
"Io... Io esco..."
La piantò in asso li dove si trovava e senza rivolgere
alcuna parola agli amici, uscì sbattendosi la porta alle
spalle.
Remus trasse un lungo sospiro. Non poteva aspettare il consenso di
Eileen prima di portare a termine il piano. La ragazza aveva portato
Lucas in un parco divertimenti Babbano per due giorni e là
era irreperibile, visto che non potevano certo mandarsi gufi per
comunicare.
No, non poteva aspettare così tanto.
Sirius aveva già cominciato ad erigere la sua corazza e se
Lupin avesse esitato troppo, probabilmente sarebbe stato troppo tardi.
Per quanto fosse difficile per Felpato far tacere il cuore quella
volta, non lo era a sufficienza e Lupin sapeva che presto avrebbe
dimenticato tutto, negando con tutto sè stesso di aver mai
provato qualcosa.
"Beh io... io ragazzi vado da lui, è questione di un
secondo, torno subito!" disse Remus prima di alzarsi e correre
dietro a Sirius.
Peter balbettò un incerto saluto all'amico e poi si
voltò verso Stella, che, non avendo udito una sola parola
pronunciata da Remus, non si era nemmeno accorta che il ragazzo se
n'era andato. Se ne stava lì, immobile come una statua, con
il gatto in braccio e lo sguardo fisso verso la porta.
Sembrava che fosse stata colpita da un fulmine. E forse lo era.
"Sarà una gran testa di cocomero.... ma ragazzi, quanto
è bello!!!"
Remus vagò a lungo prima di trovare l'amico seduto al
bancone del Paiolo Magico, afflitto come non lo vedeva da anni, intento
ad osservare con sguardo spento un bicchiere di burrobirra. Nel vederlo
stare così male, Lupin riuscì a scacciare del
tutto il pensiero di una potenziale reazione di Eileen: i Malandrini
prima di tutto!
Certo, ciò che stava per fare non avrebbe fatto sentire
meglio Black, non nell'immediato magari, ma com'è
che si dice.... per belli apparire, bisogna soffrire!
Lupin si diede mentalmente dell'idiota per aver fatto un pensiero
così imbecille in un momento così difficile e si
avvicinò all'amico.
"Ciao, Sirius" disse con un sorrisino che non prometteva niente di
buono.
"Oh oh oh, non sorridere così Lupin, sapevo benissimo che
saresti arrivato" gli rispose Sirius guardandolo di traverso "e so
anche cosa hai intenzione di dirmi, ma è tutto inutile.
Grazie tante."
Remus, per nulla scoraggiato, si schiarì la voce e
continuò:
"Sai, stavo pensando a Stella e..."
"Senti, Remus" lo interruppe immediatamente Sirius "non mi interessa se
stavi pensando a Stella, non mi interessa se ci stava pensando Peter e
non mi interessa nemmeno se ci stava pensando James, perchè
so che avete in mente qualcosa, non sono stupido come credete. Ti
dirò di più, non mi interessa nemmeno se ci stava
pensando Albus Silente in persona! Io non ci stavo pensando e questa
è l'unica cosa che conta!"
Il bel Black concluse il suo discorso sentendosi profondamente
soddisfatto di sè, prese la burrobirra e ne
tracannò un lunghissimo sorso, convinto di aver messo a
tacere per sempre ogni tentativo da parte di Remus di fargli cambiare
idea.
Tuttavia, quando posò gli occhi sull'amico, si
trovò di fronte un'espressione che mai e poi mai avrebbe
pensato di vedere in un momento del genere. Forse si sbagliava, forse
Remus non aveva nessun piano in serbo per lui...
"Sai, sono contento che tu dica così.." disse Remus
grattandosi la nuca con fare ansioso.
"Ah si?" Sirius era sempre più sconvolto.
"Sì! Vedi... desideravo così tanto chiedere a
Stella di uscire!"
Il bel Black rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva.
Bevve un altro sorso di burrobirra cercando di calmarsi e di risultare
naturale, tuttavia la sua voce uscì un tantino
più stridula del solito.
"CHE COSA??" strillò con voce talmente acuta, che fu un
miracolo se non frantumò tutti i bicchieri del locale. "E
Eileen??"
"Oh beh, io e Eileen non stiamo proprio insieme... ci frequentiamo,
sì, ma da quando ho incontrato Stella non faccio che pensare
a lei, solo che c'era la possibilià che piacesse a te e...
ma lasciamo perdere, vedo che ti dispiace. Dovevo sospettarlo,
perdonami..." balbettò Remus con aria dispiaciuta.
Ora al nostro Sirius non rimanevano che due possibilità. O
ammetteva di avere un vero interesse nei confronti della ragazza, tanto
da chiedere ad uno dei suoi migliori amici evitare ogni tentativo di
provarci con lei, o lasciava che il suddetto amico la portasse da
qualche parte, a fare una cena romantica, dopo la quale sarebbero
potute succedere molte cose...
Non era certo una scelta facile.
"Io... beh... io... no."
"No, cosa?"
"No... no no! Nel senso di no, ecco."
"Nel senso che non devo provarci? Lo sapevo che ti interessava, ma..."
"No, no, no!!" ripetè per l'ennesima volta Felpato "Frena il
cavallo, no! Sono solo... sorpreso. Sorpresoo, sì! Pensavo
che le cose con Eileen andassero bene..."
"Eileen è fantastica davvero, ma tu puoi immaginare come sia
quando un'idea fissa ti prende la mente. Stella mi piace in un modo
che... vedi, non basterà trovare un'altra ragazza per
sostituirla, per quanto bella possa essere... Io penso solo a lei."
Sirius annuì, sempre più confuso.
"Ma siccome avevo avuto l'impressione che Stella ti piacesse io avevo
lasciato perdere. Ma se mi dai il tuo benestare..."
"Certo che si!" esclamò Felpato con aria fintamente cordiale
"Certo! Non mi interessa se ci esci, anzi, ne sono molto felice!"
Remus si alzò e con un ultimo cenno di gratitudine all'amico
si diresse all'uscita per recarsi da Stella.
Un attore perfetto. Il Malandrino insospettabile.
Sirius era troppo sconvolto per notare il sorrisino che si era dipinto
sulla faccia di Lunastorta quando aprì la porta e
uscì, pronto a portare a termine il suo piano.
Lo so meriterei di
morire fra atroci sofferenze!! Sono sparita per quasi otto mesi!! A mio
discapito posso dire che prima mi sono sentita male e mi hanno
imbottito di talmente tanti medicinali che a stento riuscivo a scrivere
come mi chiamavo e poi dulcis in fundo, mi si è rotto il pc.
Insomma un disastro! In seguito sono rimasta mortalmente indietro con
lo studio e solo ora che (FINALMENTEEE!) ho finito gli esami sono
riuscita a postare di nuovo. In ogni caso non mi stupirei affatto se i
miei amati quattro lettori avessero perso del tutto la voglia di
leggere la mia fic, ma vi prego resisteteee! Questo capitolo
è un tantino più lungo del solito e questo mese
sono in vacanza quindi sono abbastanza sicura di postare ALMENO
un'altra volta! Vi pregoooo perdonatemiiii! Potete bastonarmi se la
cosa vi fa stare meglio u.u
Ora passiamo al
capitolo. Uhm. Beh. Ok, spero taaaaaaaanto taaaaaaaaanto taaaaaaaaanto
che vi piaccia perchè io mi sono divertita tanto tanto tanto
a scriverlo. (Spero di non essere scaduta nel demenziale)
Inoltre come avrete
notato per tutti i prossimi capitoli avrei intenzione di inserire una
piccola citazione iniziale, che in un certo senso spiega il senso del
capitolo. Non vi giuro che lo farò per sempre -tutto dipende
dal trovare le frasi adatte- ma mi impegnerò al riguardo.
Fatemi sapere se la cosa vi piace!
Secondo punto! La parte
in cui Sirius sbraita contro stella e le dice che lui e i gatti sono
nemici giurati come i Serpverde e i Grifondoro e blablablabla e
chiaramente parafrasata dai Simpons quando Willie dice che i fratelli
sono nemici giurati come gli Inglesi e gli scozzesii, gli irlandesi e
gli scozzesi e blablabla.
Terzo punto. So che il
commento di Stella quando Sirius se ne va è idiota, ma non
sono proprio riuscita a non metterlo! Insomma voi come avreste reagito
a due centimetri dalle labbra del MIO AMORE??? Io gli sarei saltata
addosso altro che imbambolata!!!
Cmq credo di avervi
detto tutto, ora vi mando un mess dove vi avviso che ho postato il
capitolo e poi vado a letto che sono le.... uh cazzo le tre!!! Vi giuro
che domani mattina risponderò a tutte le vostre recensioni!
Vi voglio bene restate con me!!!!!!!!!
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