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Autore: pony    24/07/2012    11 recensioni
Lily Evans voleva solo far sparire quel sorrisetto idiota dalla faccia della sorella. Era stata avventata, ok, ma ora era nei pasticci.
James Potter era il suo ragazzo.
O almeno così aveva detto ai genitori.
Aveva iniziato un gioco insieme a Potter. Un gioco da cui non sarebbe stato facile uscirne.
Ma siamo sicuri che quel gioco sarebbe rimasto tale e non si sarebbe trasformato in qualcos'altro?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.
Italo Calvino.


Il mondo aveva iniziato a girare al contrario, ormai non c'erano più dubbi.
Presto gli asini avrebbero preso a volare, i pony a cantare musica lirica, Sirius si sarebbe fatto prete e Remus avrebbe iniziato a girare film porno, mentre Peter si sarebbe trasferito a Venezia, diventando il Casanova del nuovo millennio.
 I Serpeverde sarebbero diventati i nuovi amici dei Nati Babbani, avrebbero promosso leggi in loro favore, dato le loro figlie in spose a ragionieri, commercialisti, ingegneri e l'avrebbero fatto con profonda gioia, perchè dopo quel giorno, niente sarebbe stato più come prima.

Quello era il giorno in cui James Potter esitava.

Ora, tralasciamo il fatto che James Potter non esita mai, sia che fosse sul punto di gettarsi nel vuoto da una scogliera alta metri e metri solo per scommessa, sia che avesse deciso di evocare un demone del caos per giocare insieme a lui una partita a scacchi.
La cosa più sconvolgente era che James di tanti momenti in cui avrebbe potuto esitare - e, diciamocelo, in cui avrebbe fatto un piacere all'umanità ad esitare- lui scegliesse proprio quello.

Non stava per rischiando la vita per gioco, non stava per fare il solito scherzo scemo tanto inutile quanto antipatico, non stava facendo la solita malandrinata di cui si sarebbe pentito il secondo immediatamente successivo. No.

Lui stava per realizzare il sogno di tutta una vita.

Lui stava per baciare Lily Evans.

Eppure non riusciva a decidersi.
Intendiamoci, non è che non fosse più interessato alla rossina. Lui la desiderava, in quel momento più che mai, tuttavia, per quanto ogni fibra del suo corpo reclamasse a gran voce quel bacio, la sua mente lo frenava. Per una volta la ragione aveva la meglio sui suoi istinti, sul suo desiderio di cogliere l'attimo sempre e comunque.

Lily per lui era troppo importante per agire nel suo solito modo sconsiderato.
Quello era davvero il momento adatto? Lily era veramente pronta?
Lei aveva sofferto talmente tanto nell'ultimo periodo, che forse la promessa di quel bacio altro non era che una richiesta di aiuto da parte di una persona che tante volte era stata tradita da chi amava, e che ora voleva solo essere amata, senza nessuno che le chiedesse di cambiare o che si approfittasse della sua fiducia per colpirla meschinamente alle spalle.

Certo, James non era una bambinetta romantica, sapeva bene che era solo un semplice bacio e non una promessa di matrimonio, eppure.... eppure era un bacio dato a lei. E quando si trattava di lei non esisteva niente di semplice.

Non poteva pensare che solo perchè non era riuscito a controllarsi, avrebbe rovinato il rapporto che era riuscito a creare in quei pochi giorni passati insieme.
Non poteva pensare che per la sua avventatezza, Lily pensasse che lui si fosse approfittato di lei, servendosi di un suo momento di debolezza per completare il suo album di figurine, riuscendo finalmente a far cedere l'ultima, la più restìa e proprio per questo la più desiderabile.
In questo modo avrebbe solo confermato l'idea che aveva sempre avuto di lui.

A fronte di tutti questi ragionamenti a James non restava che una soluzione: fermarsi.
Facile no?
Bastava che smettesse di avvicinarsi a quelle labbra che avevano popolato tutti i suoi sogni per gli ultimi sei anni e dicesse qualcosa tipo:
"Guarda Evans, so che mi vorresti baciare con tutta te stessa, ma oggi proprio non mi sento in vena."

Era un piano assolutamente perfetto! Così oltre che non ricevere il bacio che tanto aveva aspettato, era più che certo che avrebbe rimediato anche un trauma cranico, visto che Lily gli avrebbe con tutta probabilità fracassato in testa la lampada che stava sul comodino.
Se c'era una cosa che aveva imparato nella battaglia con i cuscini, era che la rossina non ci andava certo piano quando si trattava di arrivare alle mani.

In sintesi un secco rifiuto non era certo il modo migliore di agire, fra l'altro avrebbe rovinato il loro rapporto in modo ancor più rapido di quanto avrebbe potuto fare qualsiasi bacio di questo mondo.
Doveva trovare qualcosa di appropriato, gentile, ma anche.... convincente, ecco.


"Dille che hai le tue cose!!" esclamò nella sua testa una vocina inquietantemente simile a quella del suo presunto migliore amico Sirius, prima di scoppiare a ridere con la sua solita risata simile ad un latrato.


Fantastico, ora ci si mettevano i suoi stessi pensieri a prenderlo in giro.

Non era il momento di mettersi pensare cose idiote! Doveva prendere una decisione difficile! E alla svelta, anche.


"James, sono fiero di te, finalmente hai deciso di abbandonare il modo da troglodita di Sirius e ti sei messo a pensare." affermò una vocina stavolta simile a quella di Remus.


"Ma bacialaaaaa! Baciala! Santo Cielo non te la stai mica per fare!! Cioè... non te la stai per fare vero?" domandò la voce di Sirius, facendosi improvvisamente incerta.


Oh cazzo.


James sentì un brivido caldo attraversargli la schiena, mentre malediva la sua testa per l'ennesima volta.
Non aveva pensato a quell'opzione. E non era da lui non pensare ad una cosa del genere!! Che diavolo gli stava succedendo??
In ogni caso lei non pareva certo il tipo da concedersi a lui così, senza pensarci un secondo. Lily era la ragazza più riflessiva che conosceva, maledizione! Valutava ogni singola conseguenza prima di rivolgere parola ad uno sconosciuto, e ora era diventata una specie di assatanata?


"Eh James, si vede che sei una cattiva compagnia e l'hai traviata. Anche tu un tempo eri un assatanato, ricordi? Ricordi quando non facevi che pensare che avresti tanto voluto avere la rossa fra le braccia senza che lei si facesse tremila pare mentali? Ecco, ora ce l'hai! BACIALA, PER MERLINO!!!"


"James, non dare ascolto a questa bestia! Lily non è pronta! Sono sicuro che apprezzerà tantissimo il fatto che tu abbia pensato ai suoi sentimenti prima di avventarti su di lei come un animale in calore"


"Remus, tu ti rendi conto che ci terrà svegli a parlare del suo rimorso per non aver baciato la Evans quando poteva per i prossimi vent'anni, vero?"


"...."


"Non ci avevi pensato, eh, cervellone? L'unica speranza che abbiamo è che la Evans decida di mettersi davvero con James e a tempo indeterminato, quante possibilità abbiamo che succeda?"


"...."


"Ecco! Nessuna! Quindi..."


"Ehm ragazzi?" intervenne flebile flebile una voce, simile ad uno squittio, che chiaramente apparteneva a Peter "Non è molto carino quello che state dicendo. Dopotutto il povero James..."


"Il povero James è un cretino! " lo interruppe la voce di Sirius  "Meglio avere rimorsi che rimpianti!"
 

"Ma questa poi! Non è necessario fare una cazzata solo perchè se ne ha la possibilità!" sbriatò la voce di Remus.


Ora, sicuramente vi state chiedendo come diamine facesse James a pensare a tutto ciò quando si trovava a un millimetro dalle labbra della rossina, senza destare nessun sospetto nella mente della ragazza.

Beh, immaginatevi come possa sentirsi una persona che sta per essere investita da un camion.
Si dice che in quei pochi istanti che la separano dalla morte, questa persona veda passarsi tutta la sua vita davanti. Il cuore prende a battere all'impazzata, come se sapendo di essere prossimo a fermarsi, volesse esaurire tutti i battiti di una vita, mentre la mente viene affollata da una miriade di pensieri e domande a cui non si era ancora trovata una risposta. Dubbi e certezze, rimorsi e rimpianti, avrebbero tutti dovuto trovare una soluzione e avrebbero dovuto farlo subito, perchè non ci sarebbe stato un domani.

Ecco, Lily era il suo camion.

Baciarla avrebbe significato porre fine ad una parte della sua vita, per poi rinascere dalle sue stesse ceneri completamente cambiato.

Niente sarebbe più stato lo stesso. Lui non si sarebbe sentito lo stesso. Il vecchio James, quello per cui la sola idea di trovarsi nella stessa stanza della rossina senza litigarci era pura utopia, sarebbe scomparso per sempre, sostituito da un James che sapeva.
Un James che sapeva che stare con lei, ridere insieme a lei, fare a cuscinate con lei, era veramente fantastico. Un James che conosceva il sapore delle sue labbra.
Ed era questa la cosa che più lo terrorizzava: sapere. Perchè se lei, dopo avergli concesso quel  tanto agognato bacio, si fosse nuovamente fatta indietro, magari tornando persino a disprezzarlo, lui non sarebbe stato più in grado di sopportarlo.

Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.

Le sue voci interiori tacquero, mentre il cuore continuava a battere sempre più forte, come se fosse sul punto di scoppiare. Quei pochi secondi parvero durare una vita, tuttavia quella vita non fu sufficiente.
Era ad un soffio dalle labbra di Lily e ancora non sapeva cosa fare.

Fu allora che Merlino, per una volta ebbe pietà di lui.
James Potter non avrebbe dovuto scegliere fra ciò che voleva il suo cuore e ciò che voleva la sua mente.
Non quel giorno.
Il ragazzo sentì una dolorosa fitta alla testa e poi sprofondò nel buio.
 



James non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato, quando finalmente riaprì gli occhi.
Il dolore alla testa non era scomparso per niente e anzi, continuava a pulsare, annunciando con chiarezza la prossima nascita di un bernoccolo di dimensioni epocali; la vista era ancora appannata e, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare dove fosse e come fosse caduto a terra.

Il ragazzo si massaggiò cautamente la nuca, mentre iniziava a mettere a fuoco il paesaggio che lo circondava. Conosceva molto bene quel luogo, gli era forse più familiare della sua stessa casa, esso era stato lo sfondo di molte divertenti avventure che avevano animato numerose notti sue e dei suoi amici, nel corso della sua carriera scolastiche.
Era il parco di Hogwarts.

Tuttavia riconoscere il luogo non lo aiutava per niente a capire che cosa fosse successo, al contrario, lo confondeva come non mai. Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma era abbastanza sicuro di essere in vacanza, quindi cosa ci faceva lì, lontano mille miglia da casa sua?

Si alzò lentamente guardandosi intorno, smarrito.


“Ehm… Lily?”


Nessuno rispose.


“Lily, ci sei?”


Non sapeva perché continuasse a chiamare Lily, quando le possibilità che la ragazza si trovasse insieme a lui da sola nel parco di Hogwarts era pressoché infinitesimale, eppure lui ne avvertiva la presenza, quasi fisicamente. Era una sensazione strana da spiegare e difficile da identificare, ma avrebbe giurato che lei fosse l' insieme a lui fino ad un secondo prima e che in qualche modo gli fosse vicina persino in quel momento, sebbene lui non riuscisse a scorgere nessuno nell'arco di metri e metri.


“LILY!!” provò ad urlare.


La sua voce rimbombò nel parco e quel suono parve alterare la pacifica e innaturale tranquillità che regnava fino a poco prima, come se James con le sue grida fosse riuscito a provocare una valanga.

La terra iniziò a tremare, mentre il cielo, che fino ad un minuto prima era di un azzurro acceso, completamente privo di nuvole, venne squarciato da un fulmine, tanto luminoso quanto inaspettato, che fece sobbalzare James.
Il fulmine colpì il suolo con una potenza inaudita, schioccando violentemente. Lampi di luce azzurra e bianca si diffusero tutt’intorno, mentre un vento talmente caldo che pareva provenire dalle viscere stesse della terra iniziò a soffiare con forza sollevando un polverone tale, che rendeva molto difficile a James riuscire a vedere alcunchè, impedendogli di capire che cosa stesse succedendo.

Lottando contro il vento che pareva volesse spazzarlo via, il giovane Potter cercò di avvicinarsi alla fonte di tutto quel putiferio e così facendo riuscì, finalmente, a scorgere la figura di un uomo in nero che si stagliava contro l’aria polverosa.
Aveva le mani in tasca e camminava tranquillo, del tutto incurante della tempesta che imperversava intorno a lui. Non faceva alcuna fatica a contrastare il vento, non aveva alcun bisogno di pararsi dai fulmini, persino i capelli parevano scompigliati da una leggerissima brezza che niente aveva a che fare con l'uragano che stava devastando il parco.


“Potter” disse l’uomo, con voce innaturalmente profonda.
Indossava un completo totalmente nero, camicia compresa. L’unica nota di colore era la cravatta, che era di un inquietante, quanto ammaliante rosso sangue. L'uomo teneva il capo chino, mantenendo così il volto in ombra, impedendo a James di capire chi fosse a parlare.


“Chi sei?” chiese Potter, cercando di sovrastare con la voce gli ululati del vento.


“Io sono il Male" rispose l'uomo tranquillo, senza fare alcuna fatica per farsi sentire "Io sono la quintessenza stessa della malvagità. Per te rappresento l’avventatezza, l’istinto, il desiderio quasi animale di fare ciò che si vuole nel momento stesso in cui si vuole farlo.”


L’uomo in nero fece un altro passo verso James.


“Io ho molti nomi. Lucifero, Diavolo, Satana, ma alcuni mi chiamano… Sirius!!!”


Immediatamente il vento smise di soffiare e i lampi smisero lampeggiare, la voce di Sirius tornò della solita tonalità di sempre e il parco di Hogwarts risuonò della risata del bel Black, che pareva divertirsi un mondo davanti alla faccia sconcertata e perplessa di James.


"Tatarataaaaa! Eccomi qua in tutto il mio splendore" si autoannunciò Sirius, con la voce ancora intrisa di divertimento. "Allora, come sto?" chiese facendo una piroetta su sè stesso per mostrare meglio il completo all'amico.


“Sembri un coglione”


"Un coglione estremamente elegante, ammettilo."


“Anzi mi rimangio tutto. Tu sei un coglione” rispose James con aria imbronciata.


“Sì sì, come ti pare. In ogni caso non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo parlare."


 Il ragazzo agitò distrattamente una mano e dal niente apparve fra lampi azzurri e bianchi come era apparso lui stesso,un enorme trono nero e rosso, formato da un intreccio di oscure figure demoniache, che culminava in alto con un colossale drago addormentato che pareva respirare veramente e da cui usciva fumo dalle narici.  
Sirius lanciò un'occhiata soddisfatta alla sua creazione, poi vi si sedette sopra senza alcuna grazia, assumendo la sua solita posizione stravaccata.


“Sobrio e raffinato, come sempre” commentò James con voce intrisa di sarcasmo.


"Senti, non ho tempo da perdere con le tue continue lamentele, il regolamento parla chiaro, ti devo spiegare chi sono, dove siamo, che cosa ci facciamo qui..."  


"Lo so già chi sei, sei quel coglione del mio amico e..."


"Shh ma allora! Vuoi farmi seguire il protocollo, sì o no? Io non sono quel coglione del tuo amico, perchè questo non è il mondo che conosci."


James rimase per un secondo ad osservarlo, aspettando con evidente scocciatura che Felpato ricominciasse a ridere. Era chiaro che si stava prendendo di nuovo gioco di lui.


"Ah no? Allora dov'è che siamo? A Narnia?"


"Sarebbe di sicuro molto più interessante, ci sarebbe quella gran figa della Regina di Ghiaccio o come cavolo si chiama, ma no. Non è Narnia."


James tacque, incrociando le braccia al petto, innervosito.


"Su, Potter, applicati!" sbottò a un certo punto Sirius dimenandosi sul suo trono "Cosa vedi intorno a te?"


Il ragazzo si guardò di nuovo intorno, sempre più perplesso.


"Beh... niente di particolare"


"Esatto! Niente. E questo cosa ti suggerisce?"


James tacque ancora, così il bel Black si decise a svelare il mistero.


"Siamo nella tua mente, pezzo di scemo!"


La grande rivelazione, che a giudicare dallo sguardo di Sirius, avrebbe dovuto illuminare di immenso la comprensione di James, non sortì minimamente l'effetto sperato, infatti il ragazzo continuava a fissare Sirius e il trono con l'aria di uno che si aspetta che qualcuno gli sveli che è tutto uno scherzo da un momento all'altro.

C'era comunque una cosa che non riusciva a capire, se anche era uno scherzo, come mai aveva completamente dimenticato come fosse arrivato lì? O meglio, come mai aveva dimenticato ciò che aveva fatto negi ultimi mesi?
Certo, agli amici piacevano un mondo gli scherzi e lui stesso ne aveva fatti alcuni che molte persone definirebbero un tantino esagerati, ma che fossero addirittura arrivati a drogarlo pesantemente per poi trascinarlo in mezzo al parco di Hogwarts, solo per mostrargli un Sirius tutto in tiro che faceva un'entrata degna di un film, gli sembrava eccessivo anche per loro.


“Nessuno ti ha drogato, James” disse Sirius, che stava perdendo il suo iniziale entusiasmo, visto che Potter si ostinava a non capire che cosa stesse succedendo.


Il ragazzo rimase interdetto. Lui non aveva espresso i suoi dubbi a voce alta, quindi come faceva Sirius a sapere che...


"So cosa hai pensato perchè -come già ti ho detto, zuccone- siamo nella tua mente, perciò non posso fare a meno di sapere cosa ti passa per la testa, non ti pare?"


"Se tu sai che cosa passa per la testa a me, perchè io non so cosa pensi tu?"


"E' la prima domanda intelligente che mi fai, Potter. Beh in realtà tu sai che cosa sto pensando, perchè i miei pensieri sono anche tuoi, solo che sei talmente confuso che non riesci ad articolarli come si deve ed è per questo che io sono qui. Per aiutarti a fare chiarezza nella tua testolina bacata."


James non era ancora del tutto convinto, gli sembrava tutto troppo assurdo.


"Ma allora come diavolo sono arrivato qui?"


"Sei svenuto" rispose semplicemente Black, osservandosi le unghie, annoiato.


“Se sono svenuto come mai non mi sono limitato a cadere in una specie di sonno senza sogni come fanno tutte le persone normali?”


“E da quando saresti normale, tu?”


Potter sbuffò, lasciandosi cadere seduto a terra, sconfitto.
"Ok, Sirius, fammi questa cavolo di presentazione da protocollo e vediamo se riesco a capirci qualcosa"


Sirius parve recuperare momentaneamente l'entusiasmo. Si mise a sedere più compostamente e guardò James con aria solenne dall'alto del tuo scranno.


"Come già ti ho detto quando sono arrivato, io rappresento il tuo istinto, l'avventatezza e il desiderio di agire senza pensare alle conseguenze. Ho quest'aspetto perchè... beh perchè tu mi vedi così. E la cosa in effetti mi offende un po', carino, perchè così sembra che io non ragioni mai e non è affatto vero... ma lasciamo stare, riprenderemo questo discorso in futuro... ehm... che stavo dicendo? Ah si. Sono l'istinto! Sono giunto qui per aiutarti a prendere una decisione che molto ti aveva turbato un momento prima di svenire, una decisione riguardante la donna che popola i tuoi sogni da secoli e secoli..."


"Lily?" domandò Potter, improvvisamente attento, sperando che Sirius potesse spiegargli quella strana sensazione che provava fin da quando si era risvegliato nel parco.


"Perchè ce n'è un'altra?" chiese allarmato Sirius, spalancando gli occhi.


"No!"


Il bel Black sospirò, passandosi sollevato una mano sulla fronte.
"Ahh meno male. Sei già abbastanza stressante con una, se ce ne fosse un'altra, giuro che tenterei il suicidio" affermò sollevato Sirius, poi, incrociando lo sguardo di fuoco di James, si decise a riprendere il suo discorso, fingendo che l'interruzione non ci fosse mai stata.
"Ehm ehm... dicevo...Prima di svenire tu ti trovavi insieme alla Evans, in camera tua, nella casa che i tuoi hanno affittato per le vacanze in Italia, ricordi ora?"


Improvvisamente a James parve tutto più chiaro, ricordò la solo farsa, il tempo passato insieme. Ricordò che avevano scherzato su Sirius, definendolo il Grinch, ricordò la loro battaglia con i cuscini e quanto fosse bella mentre combatteva, scarmigliata e sorridente, determinata a vincere anche in quel gioco senza importanza. E ricordò anche come era scivolato a terra, trascinandola con lui, per ritrovarsi a due millimetri dalle sue labbra.


"La stavo per baciare!" esclamò sconvolto James, portandosi una mano alla bocca.


"Esatto!"


"E il dubbio l'ho avuto riguardo a questo?"


"Esatto!"


James fissò il vuoto, sconcertato e sconvolto.
"Sono rimbecillito?"


“Sia lode a Merlino!!! Finalmente! Era ciò che cercavo di dirti anche prima! Baciala. Ma tu hai preso a farti mille pare e….”


“Ehi! Ehi! Ehi! Frenate un attimo!! Sirius tu stai giocando sporco! Secondo il protocollo non puoi dare consigli fino a che non mi sono presentato anche io!” sbraitò la voce di Remus proveniente da chissà dove.


"E allora presentati, su" sbuffò Sirius, lasciandosi nuovamente cadere sul trono.


A queste parole il cielo si dipinse di rosa, farfalle multicolori, che lasciavano una scia di stelline al loro passaggio, apparvero da ogni albero e ogni cespuglio riempiendo l’aria intorno a loro, mentre una musichetta simile a quelle che si sentono quando si aziona un carillon iniziò a risuonare in tutto al parco. In mezzo a questo tripudio di brillantini e colori sgargianti fece la sua apparizione Remus, che, al contrario di Sirius, era vestito in modo a dir poco orripilante.
Portava una lunga tunica azzurro cielo, sandali argentati e una un’orrenda aureola piena di paillettes sospesa sulla sua testa, il tutto corredato da un paio di alucce bianche piumate.
Alla vista dell'amico conciato il quel modo, Sirius scoppiò a ridere come un indemoniato, sembrava quasi che ululasse da quanto rideva, rotolandosi su sè stesso con le lacrime agli occhi.
James al contrario lo fissava come se non volesse credere ai propri occhi. Continuava a sbattere le palpebre, come se credesse che quello davanti a lui fosse solo un assurdo miraggio e che presto sarebbe scomparso, facendo posto ad un Remus vestito decentemente.
Visto che questo non accadeva e Lupin continuava a guardarlo imbronciato con le braccia incrociate al petto, Potter si decise a parlare.


"Perchè ti sei  vestito come un  deficiente?"


Gli ululati di Sirius, se possibile, si alzarono sempre di più, mentre il ragazzo quasi cadeva dal suo trono, incapace di controllarsi.


“Potter, devo forse ricordarti che siamo nella tua mente?" rispose piccato Remus, spattendo il piede sinistro a terra con aria irritata "Sei tu che mi hai vestito così, imbecille che non sei altro!”


Il ragazzo lanciò un occhiata di sbieco a Sirius e quando si accorse che, al contrario di lui, era vestito in modo assolutamente impeccabile, spalancò gli occhi, offeso come non mai.


"Perchè diavolo lui è vestito così???" sbraitò, la voce fattasi quasi stridula, tanto era incavolato.


"E' evidente, sono il suo preferito!!" riuscì a dire Sirius fra una risata e l'altra, con profonda soddisfazione.


"Va beh, lasciamo stare! Faremo i conti, Potter, ti giuro che ti rovino! Comunque passiamo alla presentazione."
Remus agitò in aria la mano, esattamente come aveva fatto Sirius poco prima per creare il suo trono, ma invece che un imponente scranno, il giovane Lupin riuscì solo a produrre una sgangherata sedia di legno.
“James, mi spieghi cosa ti ho fatto di male? Ti faccio copiare i compiti, ti copro quando combini le tue solite cavolate… ti voglio bene! Spiegami perché mi tratti in questo modo.”


"Remus, tu non ti puoi lamentare" affermò sicuro Black, smettendo di ridere e mettendo su anche lui un'espressione offesa "almeno tu per lui sei buono. Io sono uno scemo, senza cervello, rappresentazione del male!"


"Sirius, vedi, capisco il tuo punto di vista, ma" iniziò a dire apparentemente tranquillo Remus, poi tacque per un secondo riprese fiato e... "IO HO LE PAILLETTES IN TESTA!!!" sbraitò isterico "Poi li vedi questi sandali?" Lupin prese a saltellare su un piede, mentre con una mano indicava l'altro con aria eloquente "Sono argentati! E brillano!!"


"Remus, tu non capisci affatto! So di essere incredibilmente bello, ma io sono sempre bello!!"


Remus e James alzarono gli occhi al cielo, pronti a sorbirsi una delle solite menate da parte di Sirius in cui finge di lamentarsi di quanto sia difficile la vita per i belli come lui.
In realtà Black non credeva davvero a ciò che diceva, è ovvio.
Per quanto spesso potesse sembrare superficiale, il ragazzo aveva avuto ben altri problemi che niente avevano a che fare con l'essere belli che gli avevano insegnato fin troppo presto quanto dura potesse essere la vita, tuttavia torturare gli amici con questi discorsi -soprattutto Remus- era il suo passatempo preferito. Dopo l'andare a caccia di ragazze, ovviamente.


"E' così difficile essere belli. Tutti rimangono talmente incantati dal mio fascino, che non si preoccupano minimamente di scavare più a fondo... capire chi sono, cosa provo nel profondo del mio cuore..." disse Sirius con aria esageratamente melodrammatica, portandosi il dorso della mano alla fronte, per enfatizzare il concetto.
"Vedete, anche James è rimasto abbagliato dalla mia bellezza!"


"Ceeerto, sono settimane che non mangio, perchè mi nutro solo di quella" rispose James, sarcastico, ma Sirius lo ignorò.


"Infatti non è riuscito a rappresentarmi come realmente sono. Il Male! Ecco cosa sono per lui... Invece tu, mio fortunato amico" continuò poi rivolgendosi a Remus "tu per lui sei il Bene, la ragione, l'intelletto... Ahhh quanto ti invidio."


Sirius chiuse gli occhi voltandosi dall'altra parte, continuando con la sua teatrale sceneggiata.


"Mi invidi... molto bene..." sussurrò quasi sadicamente Remus, con un sorriso che lo portava lontano anni luce dall'interpretare l'angelo che avrebbe dovuto essere.


"Perchè molto bene?" chiese Sirius, preoccupato. Non era certo quella la reazione che si aspettava.


"James, vedi, hai due amici scontenti, ma visto che siamo nella tua mente, tu puoi risolvere la situazione" disse Lupin, senza abbandonare il suo sorriso.


"No! Io non ho certo detto che...!"


"Sirius, non ti devi preoccupare! Visto che sei tanto turbato, sono sicuro che James può scambiarci di posto."


"No!! Io non intendevo assolutamente...!"


James sbuffò. Vedere i due amici litigare e battibeccarsi era una continua fonte di divertimento per lui, tuttavia avrebbe avuto un sacco di tempo per vederli in seguito, quando finalmente avrebbe capito che diavolo gli stava succedendo.


"Se vi scambio di posto, ti deciderai a dirmi cosa sta succedendo, Remus?"


"Posso comunque dirtelo io!!" intervenne Sirius, ma James lo ignorò.


"Senza entrate esagerate, sceneggiate da melodramma e non troppo velate prese in giro nei miei confronti?" continuò Potter, fissando Remus dritto negli occhi


"Ovviamente, James."


"E sia."
Le parole del giovane Potter risuonarono nella radura, tetre come una condanna a morte.

A niente servirono le grida di protesta di Sirius, che si dividevano in incoerenti suppliche e minacciosi improperi. Il cielo si dipinse di nero, nel terreno che separava i due amici si formò una crepa da cui uscì un denso fumo grigio e per un attimo i due scomparvero alla vista di James.
Quando finalmente la nebbia che si era formata si diradò, ciò che vide, lo lasciò letteralmente senza fiato.




Lily Evans avrebbe tanto voluto non essere mai nata.
Non sapeva bene cosa avesse fatto di male per meritarsi tutte le sfortune di questa terra, ma era evidente che nella sua vita passata doveva essere stata una persona molto cattiva.

Prima veniva condannata ad una vita di continue e stressanti persecuzioni da parte del Re degli Stalker, alias James Potter, che evidentemente non aveva niente di meglio da fare che dare la caccia a lei. Non sapeva nemmeno più quante volte aveva sperato che si trovasse un'altra ragazza e si decidesse a lasciarla in pace, ma ben presto aveva capito che, per quanto di ragazze Potter se ne fosse trovate molte più di una, la cosa non avrebbe minimamente influito a lasciargli andare la sua preda preferita.
Alla fine la rossina era giunta alla conclusione che tentare di spiegargli come ad una persona adulta ed in modo del tutto educato che no, non era interessata a lui e sì, esistevano sicuramente ragazzi che erano più adatti a lei, era inutile come tentar di spiegare a una gallina la fisica quantistica.

Non le era rimasta, quindi, altra scelta se non quella di passare alle minacce di morte.

A mali estremi, estremi rimedi.

Nel corso di quegli anni aveva inventato modi talmente cruenti di uccidere una persona, che i serial killer di tutto il mondo avevano preso ad ispirarsi a lei quando erano a corto di idee.
Tuttavia un giorno tutto era cambiato.

Non sapeva dire se fosse stato un momento di debolezza, perchè lei si sentiva tanto sola e lui era stato buono con lei come nessuno era mai stato. Non sapeva dire se il fascino di James Potter che lo stesso Potter le aveva tanto decantato, alla fine avesse fatto effetto, facendola perdere in una meravigliosa ebbrezza, che aveva il potere di spegnere una volta ogni tanto tutti quei maledetti pensieri che le rendevano tanto difficile convivere con se stessa.
Non sapeva dire perchè, ma quel giorno l'avrebbe baciato.

E proprio quel giorno, quando finalmente aveva accettato, quando per una volta evitava di sbraitare che l'avrebbe ucciso... lui si decideva a schiattare?

Maledizione Potter, hai proprio un tempismo del cavolo.


"Potter, non è divertente" disse Lily, pregando con tutto il suo cuore che quello fosse solo uno dei soliti scherzi da Malandrino di James.


In cuor suo però la rossina sapeva bene che questo non poteva essere uno scherzo. Insomma, che fosse diverso o meno da come lei lo aveva immaginato e che quindi le persecuzioni fossero per vero interesse nei suoi confronti o per scommessa con i suoi amici, rimaneva il fatto che James aveva avuto l'occasione di baciarla.
Che senso aveva fingere un malanno?


"Potter. Potter? Potter!" continuò a chiamarlo la Evans, scuotendolo per le spalle. "Potter, io ti ordino di aprire gli occhi!!"


Ovviamente il perentorio ordine della giovane non sortì alcun effetto.


"Diciamo che te lo chiedo, va bene?" tentò di nuovo "Te lo chiedo per favore! Potter, io.... ti prego, ok? Ti prego di aprire gli occhi."


Ma per quanto Lily si sforzasse, i secondi passavano e James non aveva nessuna reazione. La rossina sentì il cuore sprofondarle nel petto, mentre la voce si faceva tremula per la preoccupazione.
"James? James, ti prego! Che ti è successo? Io..."


La ragazza si interruppe, perchè un minuscolo gufetto marroncino, che portava legata fra le zampe una scatolina di metallo appuntita, era passato a tutta velocità a un millimetro dal suo orecchio, rischiando quasi di colpirla.


"Allora sei tu che l'hai ucciso, stupido uccellaccio!!" sibilò isterica, rivolta al gufo killer, che continuava a svolazzare per la stanza come un indemoniato, senza dare il minimo segno di voler rallentare.


"Fermati, bestia!! Fermati subito o giuro che ti do fuoco!!"


Lily balzò in piedi, dimenticandosi completamente di avere fra le braccia un James senza sensi, che infatti, una volta lasciato andare, sbattè di nuovo la testa a terra con un tonfo.


"Oh Merlino... scusa, James, io..." stava dicendo, quando venne di nuovo interrotta dal gufo che, ancora una volta, le sfrecciò ad un millimetro dal volto, quasi volesse sfidarla.


"Bestiaccia, la tua ora è giunta"


La ragazza prese a saltellare a destra e a manca per tutta la stanza, cercando di acciuffare il malefico gufetto, che tuttavia era decisamente troppo veloce per lei. Nel tentativo di prenderlo -vivo o morto, ormai non aveva più importanza- Lily atterrò dolorosamente sulla scrivania di James frantumando una lampada, strappando pergamene e rischiando di perdere per sempre l'uso di uno dei suoi arti inferiori.
Solo quando rischiò cadere a peso morto su James, finendo così definitivamente di accopparlo, la Evans si decise ad abbandonare i metodi Babbani per passare alle maniere forti.

Ormai era una questione di onore.
Non poteva essere sconfitta da un maledettissimo gufo!

Con la stessa studiata lentezza che usano i cowboy per estrarre le loro pistole nei film western, Lily sguainò la sua bacchetta, balzando agilmente sul letto di James e si rimboccò le maniche.

Stava prendendo la mira, con un inquietante luce assassina nello sguardo, quando la madre di James, allarmata a causa di tutto il fracasso che aveva sentito, fece la sua trionfale entrata nella stanza.

Il tempo parve fermarsi.

Lily si gelò sul posto, rendendosi conto solo allora, che agli occhi della donna lei non poteva che apparire come una schizofrenica assassina.
Lo sguardo di Dorea passò dall'osservare la devastazione che Lily aveva creato cercando di acciuffare il gufo, al corpo a terra del figlio svenuto.


"Che cosa è successo?" chiese con un filo di voce.


Lily avrebbe tanto voluto rispondere, solo che dare una spiegazione a quella scena che pareva uscita da un film dell'orrore, era tutt'altro che semplice.
La ragazza aprì e richiuse la bocca per un paio di volte, senza riuscire a dire niente, prima di trovare quelle che sperava essere le parole adatte.


"Signora Potter, sono mortificata... il gufo è entrato.... e James è stato colpito. Io volevo solo prendere il gufo.. non so che mi è preso... non mi denunci! Io..."


"Lily" la interruppe Dorea, che ovviamente non stava capendo niente e che continuava ad osservare preoccupata il corpo senza sensi del suo James "Calmati un secondo e poi, con tutta calma... DIMMI COSA DIAVOLO E' SUCCESSO QUI DENTRO!!"


"Io non lo so!"
 

Le due tacquero, fissandosi con gli occhi spalancati per un secondo.


A rispondere infatti, non era stata Lily, ma James, che, con parlando con la stessa voce impastata di un bambino che borbotta nel sonno, era chiaramente immerso in una discussione con qualcuno di non bene identificato.


"Non lo so perchè sei vestito così, Remus, non posso farci niente!"




"Non lo so perchè sei vestito così, Remus, non posso farci niente!" ripetè James, cercando di avere una faccia rammaricata, mentre lottava con sè stesso per non scoppiare a ridere in faccia all'amico.
Quando la nebbia si era diaradata e si era trovato di fronte il nuovo abbigliamento dei suoi amici, Potter non aveva saputo se mettersi a ridere o darsela a gambe levate, visto che con tutta probabilità il povero Lupin avrebbe cercato di ucciderlo nel modo più cruento che riusciva a escogitare.


Il suo astuto piano per liberarsi dei suoi ridicoli vestiti, infatti, non era andato esattamente come sperava.


"Come sarebbe a dire che non puoi farci niente?? Siamo nella tua mente, maledizione! Ma perchè non posso essere vestito come era lui prima!!" sbraitò Remus, indicando con una mano Sirius che si stava rotolando a terra dalle risate.


Certo, era riuscito a eliminare l'assurda tunica azzurro cielo e i sandali argentati, peccato che il tutto fosse stato sostituito da una aderentissima tutina rossa di pelle e al posto dell'aureola con le paillettes si era ritrovato con un paio di corna tutte piene di brillantini che troneggiavano sulla sua testa.

Sirius invece, che nemmeno a dirlo aveva ripreso a ridere come un matto, tanto che era caduto di nuovo dal trono e aveva preso a rotolarsi a terra, aveva sostituito il suo impeccabile completo nero con un altrettanto impeccabile completo bianco, mentre la cravatta rossa era stata sostituita da un'altra color pervinca. Il trono nero era stato sostituito con meraviglioso trono dorato, ricco di fregi di figure angeliche e intarsi vari, che lo rendevano, se possibile, ancora più maestoso del precedente.


"James" esordì Remus, recuperando apparentemente la calma "è evidente che noi abbiamo un problema. Probabilmente ho fatto qualcosa che ti ha turbato in qualche modo. Se così fosse ti giuro che me ne rammarico profondamente, ma dati i lunghi anni di conoscenza e l'amicizia che ci lega vorrei che tu me ne parlassi in tutta tranquillità, così potremo chiarirci"


Era evidente che nell'animo del povero Lupin imperversava la peggiore delle tempeste, ma piuttosto che dare soddisfazione a quello squinternato del suo amico, che continuava a ridere rotolandosi a terra come un cane, si sarebbe fatto amputare entrambe le gambe. Perciò se ne stava in piedi, impettito come una statua cercando in tutti i modi di mettere su un'aria dignitosa... il tutto con scarsi risultati. Sembrava uscito da un film porno gay.

Dal canto suo, James si sforzava di capire come mai il suo subconscio infierisse in quel modo sull'amico, che effettivamente non aveva fatto niente di particolare che potesse averlo disturbato fino a quel punto.

Potter si passò una mano fra i capelli, come faceva sempre quando si sentiva in difficoltà.
Quel gesto che ormai per lui era diventato così naturale.
Quel gesto che Lily odiava tanto.

Fu come un fulmine al ciel sereno. La classica lampadina che si accende improvvisamente, illuminando la tua comprensione, proprio quando ormai avevi perso le speranze di capire.
Lily.
Avrebbe dovuto arrivarci prima. In qualche modo era sempre lei a dettare ogni sua azione o pensiero.

Guardò Remus con un mezzo sorriso divertito, cercando le parole adatte per spiegargli come mai la sua mente lo vedeva come una drag queen, ma non ci fu bisogno di parlare.

Il paesaggio intorno a loro cambiò, il parco di Hogwarts parve collassare su sè stesso per poi sparire, sostituito dalla Sala Comune di Grifondoro.
James guardò allarmato Remus, aspettandosi da un momento all'altro le risate di scherno dei compagni alla vista della tutina di pelle, risate che tuttavia non arrivarono.


"Siamo nella tua mente, zuccone" disse Sirius, che finalmente aveva smesso di ridere "Nessuno può vederti. Con tutta probabilità questo è solo un ricordo."


"Sì, siamo al quinto anno per essere precisi" intervenne Remus "Guardate, laggiù c'è la Evans"


"Oh andiamo, so che è odioso. Io sono la prima al mondo che lo odia. Ma non puoi certo dire che sia brutto!" stava dicendo Allyson,  convinta che nessuno, a parte Lily, la stesse a sentire. In realtà semi-nascosto dal mantello dell'invisibilità, un James quindicenne -Dio solo lo sa perchè- se ne stava rintanato proprio sotto il loro divano, perciò, che lo volesse o meno, era perfettamente in grado di sentire cosa le due stessero dicendo.


"Non dico che sia brutto" rispose la rossina "Solo che, ecco, non è il mio tipo."


"Merlino, che gusti difficili che hai, Lily. Ok, forse non è Black, ma..."


"Nemmeno Black è il mio tipo. Non mi piace per niente."


"Come fa a non piacerti Black!!! Pare un bronzo di Riace! Ma hai visto che fisico?"


Sirius si sollevò impettito a quelle parole e si sistemò la giacca bianca con grande soddisfazione.
"Avete sentito ragazzi? Un bronzo di Riac...."


"Shhh!!!!!!" lo interruppero in coro gli altri due, che ovviamente volevano sentire come proseguiva la conversazione fra le due ragazze.


"Invidiosi!" sibilò indispettito il bel Black, prima di rimettersi in ascolto.


"Sì,sì ok..." rispose la Lily quindicenne con sufficienza "sarà anche bello, ma nel cervello ha un procione in prognosi riservata, non ci si può fare un discorso!"


"Ehi!!! Non è affatto vero!!! Io...!" intervenne risentito Sirius, ma ancora una volta venne interrotto dagli amici.


"Shhhhhh!!"


"Oh santo cielo, Lily, sei uno stress!!" sbottò Allyson "Ora dimmi che anche Lupin è un cesso e allora...."
Allyson non concluse mai il suo discorso, perchè il suo sguardo fu catturato dal volto dell'amica che, arrossendo improvvisamente, aveva preso a guardare a terra cercando di simulare noncuranza, neanche a dirlo, senza alcun risultato.
"Perchè sei arrossita?"


La rossina si schiarì la voce e con fare  poco convincente:
"Beh... Lupin non è così male.. diciamo che è carino."


Sul volto di Allyson si allargò un malizioso sorrisetto che aveva ben poco di rassicurante.
"Oh. Mio. Dio"


"Cosa?"


"E' lui!"


"Lui chi? Cosa? Dai, Ally, facciamo che cambiamo discorso..."


"No no no, mia cara, ora tu confessi. E' lui!"


"Ma cosa!?!"


"Il soggetto del sogno erotico che hai fatto l'altra notte! Lo credo bene che non volevi dirmi chi era il fortunato seduttore... Ah e io che pensavo che fosse Potter!"


A quelle parole, il volto di Lily divenne, se possibile, ancora più scarlatto. Iniziò a dimenarsi sulla poltrona e ad aprire e chiudere a scatti la bocca come un pesce rosso. Chiaramente voleva trovare qualcosa di intelligente da dire, qualche astuta parolina che l'avrebbe tolta da quell'imbarazzante situazione, ma il suo cervello l'aveva abbandonata proprio nel momento del bisogno e più si sforzava nel cercare qualcosa da dire senza riuscirci, più il sorriso di Allyson si faceva soddisfatto.

Sotto il divano, il James del passato, giaceva come paralizzato a terra, il volto fattosi quasi  grigiastro, la bocca semiaperta in un espressione di orrore che non aveva voce, il corpo talmente rigido che pareva che l'avessero Pietrificato, ma come se quello che aveva sentito non fosse stato sufficiente a traumatizzarlo per tutto il resto della sua vita e forse anche oltre, la rossina parlò ancora.


"Con Potter?!" strillò sconcertata, la voce fattasi più alta di un'ottava "ma sei impazzita? Io non potrei mai, mai e ripeto MAI fare un sogno erotico su Potter! Bleah!"


"E cosi sogni di fartela con uno dei suoi migliori amici, ehhh!" ridacchiò Allyson.


"Io non...!"


"Senti da come hai reagito ci sono solo due opzioni, o hai sognato Lupin, o hai sognato Potter... o tutti e due!"


Lily tacque un momento. Nei suoi occhi si leggeva chiaramente la battaglia interiore che stava imperversando dentro di lei. Alla fine si decise:
"Ok, lo confesso. Ho sognato di fare sesso con Remus Lupin." disse solennemente la ragazza, mentre il James nascosto sotto il divano pareva sul punto di gettarsi da una torre "Eravamo nel bagno dei prefetti e noi...."


La scena sfumò e i tre amici che erano stati spettatori di quel ricordo, vennero nuovamente catapultati nel parco di Hogwarts.
Sirius tornò a sedersi sul suo scranno, osservando titubante James, che aveva assunto lo stesso colorito grigiastro che aveva quando aveva sentito la confessione di Lily la prima volta, mentre Remus aveva preso in mano la coda appuntita che spenzolava dalla sua tutina di pelle e se la rigirava imbarazzato fra le dita.


"Ramoso, mi dispiace, io... comunque era solo un sogno! Una volta Sirius ha sognato di fare sesso con la tipa anzianotta del negozio di liquori, questo non significa che c'andrebbe davvero, no?"


"Guarda che la tipa anzianotta del negozio di liquori, come la chiami tu, ha un nome e si chiama Yvette! E da giovane doveva essere una grandissima strafiga, per tua norma e regola...!" intervenne risentito Sirius, gesticolando per enfatizzare il concetto.


"Ora sai perchè non riesco a vestirti in modo decente, comunque." disse James, facendo un gran sorriso "Vedi, Remus, non posso pensare che Lily possa trovarti sexy"




"Oh Merlino santo! Il mio bambino è morto!!"
La signora Potter osservava sconvolta il corpo del figlio svenuto a terra, con le mani nei capelli per la disperazione.


"No! No, non è morto, ha solo perso i sensi, lui..."


"L'hai ucciso tu!! Sirius l'ha sempre detto che prima o poi l'avresti fatto fuori!!"


"Io!?! Non ho fatto niente! E' stato quel gufo maledetto, glielo giuro!"


Dorea Potter sbuffò sonoramente, mentre si inginocchiava di fianco a James e iniziava a scuoterlo per le spalle.
"Non posso credere che MIO FIGLIO sia stato ucciso da uno stupidissimo gufo! Sarebbe una morte terribilmente ingloriosa. Lui è James Potter!" disse come se il fatto che si chiamasse in quel modo potesse proteggerlo da qualsiasi male.


Lily non riuscì a trattenersi e alzò gli occhi al cielo. Ecco da chi aveva imparato James a ripetere in continuazione il suo nome con tutta quella soddisfazione, come se stesse annunciando che era il re del mondo.
"Sì, ok, lo so come si chiama, ma purtroppo il gufo è entrato veloce come un proiettile dalla finestra e poi..."


"Non dire parolacce!!" la interruppe nuovamente Dorea.


La rossina spalancò gli occhi, senza capire a cosa diavolo si riferisse la donna. Va bene che era sconvolta per tutta quell'assurda situazione, ma adesso cominciava pure a sentire le voci.
"Quali parolacce, scusi?"


"Protettile!!! Non so cosa sia e non lo voglio sapere, voglio solo che il mio bambino si risvegli. Jaaaaaameeeeees! JAAAMES!" sbraitò poi, scuotendo il povero Potter con maggiore forza.


Stranamente il ragazzo parve riprendersi, si mosse appena sul posto, mugugnò qualcosa e poi sorrise, prima di parlare:
"Vedi, Remus, non posso pensare che Lily possa trovarti sexy"


Lily arrossì furiosamente e prese a balbettare frasi sconnesse e insensate, ma aveva ben poca importanza quanto senso avessero, dato che Dorea non la stava ascoltando per niente. La donna infatti spalancò gli occhi e la bocca, inorridita come di fronte alla peggiore delle scene. Lo era al punto che lasciò andare il corpo del figlio che teneva appena sollevato, lasciando che picchiasse per l'ennesima volta la testa a terra.


"Gli hai detto che trovi sexy uno dei suoi migliori amici." disse con enfasi, guardando Lily come se fosse una sadica criminale.


"Non ho mai fatto niente del genere!!!" provò a difendersi la ragazza, ma inutilmente.


"Sì, gliel'hai detto!! E lui si è suicidato!!"


Dorea era fuori di sè, ma Lily non fu da meno. Il dover aver a che fare con quella donna che aveva chiaramente perso il senno, non migliorava affatto la sua già precaria condizione mentale.
La rossina abbandonò ogni riguardo, dimenticandosi che quella era la madre del suo finto ragazzo e che lei era la perfettina Lily Evans, la ragazza che sapeva sempre come comportarsi a seconda delle circostanze. Fece un lunghissimo respiro e poi iniziò a sbraitare anche lei, gettando al vento l'ultimo barlume di ragione che regnava in quella stanza.


"E sentiamo come si sarebbe suicidato!?!?! Si è buttato dal letto???" gridò serrando i pugni.


"Beh... insomma, ammetto che mio figlio non è mai stato... diciamo... il più grande dei geni quando si tratta di inventare piani."


"Uno che tenta di uccidersi buttandosi di sotto dal letto, è il più grande dei DEFICIENTI!"


"Se è tanto deficiente, come mai ci è riuscito? Voleva uccidersi buttandosi dal letto e il suo piano ha funzionato!"


"Non si è buttato dal letto, siamo caduti insieme e io stavo per baciarlo!!"


A quelle parole un innaturale silenzio cadde nella stanza. Dorea guardò Lily e Lily guardò Dorea, entrambe incredule di sè stesse e dell'altra.


"E cosi..." sussurrò la donna "è un infarto"


La Evans lanciò un gridò e si lasciò cadere a terra.
"Il gufo!" piagnucolò "E' stato il gufo!"


Il maledetto colpevole, che fino a un minuto prima aveva svolazzato per tutta la stanza come se fosse posseduto, proprio ora che doveva farsi notare se ne stava appollaiato sulla sedia di James. Con il capo inclinato da un lato, se ne stava tranquillamente intento a osservare le due che continuavano a battibeccharsi. Sembrava quasi che si divertisse.

La signora Potter ignorò ancora una volta la rossina.
"Il suo povero cuore non è riuscito a sostenere l'emozione" disse mentre accarezzava il volto del figlio con delicatezza, come se fosse di cristallo "L'aveva desiderato così tanto... così tanto e ora che poteva..."


"Il gufo... è stato il gufo. Sono innocente... è stato il gufo..."


Fu allora, in quella scena di devastazione e pazzia, che Charlus Potter, allarmato dal baccano e dalle grida della moglie, decise di entrare nella stanza. Ciò che vide lo lasciò letteralmente senza parole: il figlio svenuto, la moglie impazzita, Lily in preda ad una crisi di nervi...


"Ehm... cosa è successo?" chiese titubante.


"Un infarto." affermò sicura Dorea, stringendo al petto il corpo di James.


"Il gufo!" disse allo stesso momento Lily, guardandolo disperata, desiderando con tutto il cuore che almeno lui capisse.


Povera illusa.


"Il gufo ha avuto un infarto?"


Le due non si degnarono nemmeno di rispondere, così Charlus tirò fuori la bacchetta e si avvicinò a James, sperando che una volta risvegliato, almeno lui avrebbe saputo spiegare cosa era successo.




Nella mente di James intanto la conversazione immaginaria con i due amici continuava.

"Ok, Remus. Credo che non sia giusto punirti per una cosa di cui non hai colpa" disse Potter sempre sorridendo e alle sue parole l'orribile tutina di pelle, venne sostituita dal completo bianco con la cravatta color pervinca, mentre quello di Sirius tornava nero come quello precedente.
"E ora è giunto il momento di parlare" proseguì il ragazzo, mentre gli altri due gli sorridevano comprensivi "Cosa devo fare?"


"Direi che ormai la possibilità di baciarla è sfumata, no?" disse Sirius "Forse è persino meglio così.."


"Forse ha ragione Sirius" proseguì Remus "forse non avrai mai più un'altra possibilità di baciarla, ma potrebbe anche non essere di così. Potresti anche avere la possibilità di avere molto di più di un semplice bacio."


"E non sta parlando della possibilità di fartela" intervenne Black, ridacchiando "anche se è compresa nel pacchetto, è ovvio." Sospirò e poi proseguì "Devi darle tempo."


"Le ho dato sei anni!" rispose James.


"Sì ma in questi sei anni lei non ti ha ma conosciuto davvero, non ha mai voluto. Devi darle tempo di capire come sei veramente." gli disse Remus.


"Ovviamente se pensi che non ne valga la pena, lascia perdere, abbandonala lì dov'è e conquista tutte le ragazze che puoi!" esclamò Sirius "Ma credo che per te ne valga la pena, giusto?"


"Giusto"gli rispose James guardando a terra.


Il parco prese a vorticare intorno a lui e James vide gli amici allontanarsi sempre di più, l'imponente trono di Sirius si fece sempre più lontano, il parco sparì risucchiato dal vortice.

"Grazie, amici" riuscì a sussurrare, poi una luce fortissima gli investì gli occhi, acciecandolo completamente.




Intanto, in un luogo molto lontano da quello in cui si trovava James, una disputa che niente aveva di onirico si stava consumando nel piccolo appartamento di Sirius Black.


"Io la odio quella bestia, la odio! Buttala fuori da casa mia!!!" stava sbraitando il bel Black, completamente fuori di sè.


"Ma che fastidio ti da!!! Anya se ne sta qui... tranquilla, tranquilla..." gli rispose Stella, tenendo la piccola gattina rossa fra le braccia.


"Appena la poserai a terra, quella maledetta belva posseduta dal demonio in persona, si avventerà su di me e tenterà di uccidermi!!!"


Stella sbuffò, inarccando appena le sopracciglia.
"Ohh ti prego Black, fai tanto il figo grande e grosso e solo perchè non stai troppo simpatico ad una tenera gattina..."


"Quella bestia NON E' una tenera gattina, quella bestia è un mostro!! E attenzione gente..." disse come se intorno a lui ci fosse un foltissimo pubblico a cui rivolgersi, quando invece c'erano solo Remus e Peter, che negli utlimi giorni avevano sentito la storia della Gatta di Satana almeno un milione di volte. "... non vi fate ingannare da quell'aspetto cosi tenero, perchè quella bestia è MALVAGIA. Ha dei poteri che nemmeno immaginate! Li sfoggia solo con me perchè io sono l'unico che è stato abbastanza da intelligente da smascherarla!"


"Tu sei l'unico che è abbastanza IDIOTA da pensare che una gatta possa ordire un complotto!" sbottò Stella, contrariata "Ma comunque capisco che questa è casa tua, quindi se non hai simpatia per la mia gattina... ce ne andiamo."


Ce ne andiamo.
Questo significava che se ne sarebbero andate entrambe.
Il volto di Sirius esprimeva con estrema chiarezza, sebbene cercasse di nasconderlo, che l'idea di cacciare Stella da casa sua non gli andava esattamente a genio.

Certo, se qualcuno gliel'avesse chiesto, lui avrebbe risposto che non gliene importava un bel niente nè di Stella nè del suo gatto maledetto, ma Remus e Peter lo conoscevano troppo bene ed erano in grado di comprendere i sentimenti del bel Black persino meglio di lui.


"Ma no, Stella, sono certo che Sirius possa fare un piccolo sforzo... non vuole certo che tu te ne vada" intervenne in suo soccorso Remus, lanciando un occhiata pungente all'amico.


"Ah! Per me può andare dove vuole!" rispose in modo molto più che prevedibile Sirius, mentre Lupin alzava gli occhi al cielo.


Il comportamento di Sirius era sempre stato pessimo nei confronti di Stella, tuttavia quella mattina sembrava persino più scorbutico del solito. Non faceva che brontolare da quando si era alzato e non appena qualcuno pronunciava, anche accidentalmente, la parola stella, lui scattava come un Schiopodo Sparacoda.
Peter aveva rimediato un bernoccolo in testa solo perchè aveva detto che la sua merendina preferita era il Pandistelle!

Era ovvio che che c'era qualcosa dietro, qualcosa che il ragazzo non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto le più atroci torture.
Sirius aveva bisogno di aiuto e c'era una sola persona che lo conoscesse abbastanza da sapere quali tasti premere per fare breccia nella solida corazza che il bel Black si era costruito con tanta cura: James Potter.
 
Quindi, non appena Sirius si distrasse per medicare il neonato beronoccolo da lui provocato sulla testa di Peter, Remus si allontanò e scrisse una lunga lettera a James, dove gli spegò dettagliatamente tutte le sue impressioni: Sirius era cotto. Cotto della ragazza dal gatto assassino.
Negli ultimi giorni i tre amici l'avevano vista praticamente ogni pomeriggio e lei e Lupin andavano molto d'accordo. Stella era carina, simpatica e anche molto intelligente, era un vero piacere passare un pomeriggio insieme a lei.

O almeno lo sarebbe stato, se non fosse stato per Sirius che, non troppo entusiasta della nascente amicizia fra Remus e la ragazza, passava le giornate a esprimersi a suon di ringhi a chiunque gli ponesse qualche domanda.

Era ovvio che era geloso.

Tuttavia, per quanto evidente fosse agli amici ciò che provasse, non era certo facile come poteva apparire convincere Sirius a mettere da parte ogni riserva ed esprimersi liberamente, anzi. L'assoluta certezza di non poter essere amato da nessuna, lo faceva fuggire da situazioni del genere, rifiutava a tal punto ciò che provava, che alla fine si convinceva davvero di non aver mai provato niente.

Al cuore di Sirius Black si comanda. Si comanda di tacere.

Remus guardò ansiosamente fuori dalla finestra, sperando che la lettera di James si decidesse ad arrivare. Per sua fortuna non passo molto prima che scorgesse un bell'allocco appolliatato sul davanzale della finestra della cucina, con una lettera stretta alle zampe.


"E' la lettera di James?" gli chiese Peter in un sussurro, mentre Stella e Sirius continuavano a battibeccarsi come due vecchie comari.


"Sì, tu tienili occupati per..." Remus non riuscì a finire la frase perchè, non appena Stella posò la gattina a terra, la piccola si scagliò senza alcuna riserva contro la gamba di Sirius, che quindi era certamente troppo occupato per accorgersi di cosa stesse facendo l'amico ".. come non detto. Accertati soltanto che Anya rimanga attaccata allo stinco di Sirius per altri cinque minuti!"


"Vedi!! Te l'avevo detto, maledizione!!" sbraitò il povero Black fuori di sè, mentre tentava di allontanare la gattina.


"Santo cielo, non lo so perchè fa così!!!" strillò Stella di rimando, cerncando anche lei di togliere Anya "Lo fa solo con te!!"


"E allora??? Io e i gatti siamo nemici giurati, lo sanno tutti!!!" continuò a gridare Sirius "Siamo come... i Grifondoro e i Serpeverde! I Tassorosso e i Serpeverde! I Corvonorero e i Serpeverde! I  Serpeverde e i Serpeverde..... Maledetti Serpeverde!! Stanno rovinando Hogwarts!!!"


"Li odi proprio questi Sempreverde..."


"Ma che Sempreverde!!! Non sono mica abeti!!!"


Mentre la diatriba continuava, Remus aveva afferrato la lettera di James e aveva preso a leggerla il più rapidamente possibile, sperando che Sirius non si accorgesse della sua assenza.
 
Black non doveva sospettare niente, o tutto sarebbe andato perduto.


Nella lettera James diceva di essere più che sicuro che le impressioni di Remus non erano per niente errate, anzi, erano maledettamente corrette. Dopo aver raccontato all'amico, anche della lettera che Sirius gli aveva inviato proprio quella mattina, James si mise ad elencare tutti gli innumerevoli piani con cui avevano tentato di porre Sirius di fronte al proprio cuore, piani che -neanche a dirlo- si erano rivelati terribilmente fallimentari. Se avessero tentato nei soliti modi, James era certo al 100% che Felpato, non solo avrebbe evitato ogni contatto gentile con Stella, ma con tutta probabilità sarebbe anche sparito per un certo periodo, evitando proprio di starle vicino.

Gli articolati piani dei Malandrini quindi non potevano avere successo con una testa dura come quella di Sirius, ci voleva qualcosa di diverso. Qualcosa di traumatico.

Passarono circa dieci minuti prima che la prima lettera inviata da James, fosse seguita da un'altra, recapitata dall'esuberante gufetto di Sirius.


"Allora?" chiese Peter entrando nella cucina "James che ha detto?"


"Beh, ha detto che non sarà facile e che ci penserà su.." rispose con un sussurro Remus, mentre fissava perplesso il gufetto "Sirius ha inviato qualcosa a James?"


"Sì! Prima gli ha inviato lo specchio con cui comunicano sempre quando sono in punizione! James l'aveva lasciato a casa"


"Dimmi che non ha usato la scatoletta di metallo che era sul tavolo stamattina!" esclamò Remus, voltandosi a guardare Minus, che si guardò intorno intimorito prima di rispondere.


"In realtà ha usato proprio quella, perchè?"


"Oh andiamo Peter, questo gufo è psicopatico!!! Quella scatoletta di metallo può aver accoppato qualcuno, magari ha accoppato lo stesso James!!"


Lupin non sapeva quanto fosse andato vicino alla verità con la sua supposizione, ma l'avrebbe scoperto presto.
Remus sfilò la lettera dalla zampa del gufetto. Era indirizzata a lui e Peter, era molto leggera e, stranamente, era macchiata di sangue su un angolo.
La lettera recitava solo tre frasi.

Sirius mi ha quasi accoppato, quando torno lo strozzo.
Lily ha avuto un idea per Sirius (sì, proprio la MIA Lily).
Remus, aveva scritto infine con una solennità che traspariva da ogni lettera, traumatizzalo!

Chiaro, conciso, facile da ricordare. Il classico piano alla James Potter.

Remus dal canto suo sapeva bene cosa intendesse James, sebbene non avesse meglio specificato cosa fare: lui doveva uscire con Stella.
Sirius doveva morire di invidia e gelosia a tal punto che alla fine sarebbe stato costretto a fare i conti con sè stesso, che lo volesse o meno.

C'era solo un minuscolo dettaglio che poteva far crollare per sempre il piano perfetto di James: Eileen.

Come avrebbe fatto a spiegare alla ragazza che era fondamentale per la salvezza dell'amico convinto di non avere un cuore, che lui, Remus, uscisse con un'altra ragazza?
Sembrava una scusa assurda, persino peggiore di quelle che si inventava lo stesso Sirius per levarsi di torno le ragazze troppo appiccicose!

Tuttavia Eileen non era certo stupida e forse se Remus gli avesse spiegato in tutti i dettagli come stavano le cose, lei avrebbe capito e magari l'avrebbe pure sostenuto. Non faceva che ripetergli che una delle qualità che più apprezzava in lui, era la sua capacità di essere amico in quel modo.
Troppo spesso si confonde la conoscenza pacifica con l'amicizia e troppo spesso ci si trova sull'orlo del burrone completamente soli, proprio nel momento del bisogno.
Per i Malandrini non era così. Ogni cosa, buona o cattiva che fosse, veniva affrontata insieme.

Chissà se questa sua qualità che apprezzava tanto, l'avrebbe indotta ad accettare il trauma escogitato per Sirius senza tanti problemi. Forse sarebbe stato meglio che Remus aspettasse di parlarne con lei prima di agire...

Intanto i due litiganti, del tutto ignari del piano che stavano ordendo contro di loro, continuavano a gridarsi contro con tutto il fiato che avevano in corpo.
Sirius era finalmente riuscito a strpparsi Anya dalla gamba e ora la teneva stretta in una mano, con il braccio teso in alto, in modo che la piccola Stella non riuscisse a riappropriarsene.


"Non vale!! Te ne approfitti solo perchè un dannato spilungone!" disse Stella, mentre saltellava da un piede all'altro cercando di raggiungere la gattina, che miagolava e soffiava come un indemoniata.


"No! Prima dillo! Dillo che avevo ragione!"


"Non dirò mai che il mio gatto appartiene a Satana! E ancora meno dirò che tu sei intelligente! Sarebbe una cazzata troppo grossa, il mio cuore potrebbe non reggerla."


La ragazza provò ancora a saltare, stavolta con maggiore convinzione, ma perse l'equilibrio e cadde in avanti, dritta fra le braccia del bel Black. I due si osservarono, improvvisamente silenziosi. Una strana luce, una luce che aveva tentato di soffocare tante e tante volte, attraversò lo sguardo di Sirius. Fu solo un istante, prima che essa si spengesse di nuovo, inghiottita dalla solita ombra che si leggeva negli occhi del ragazzo da troppo tempo, ma quell'istante fu sufficiente per Remus.

Sirius sorpirò, abbassò la mano e restituì la gattina a Stella, che continuava a guardarlo come imbambolata, con la bocca semiaperta e lo sguardo fisso nel vuoto.
"Tieni il tuo stupido gatto" disse Black, cercando di suonare brusco. "Io... Io esco..."


La piantò in asso li dove si trovava e senza rivolgere alcuna parola agli amici, uscì sbattendosi la porta alle spalle.

Remus trasse un lungo sospiro. Non poteva aspettare il consenso di Eileen prima di portare a termine il piano. La ragazza aveva portato Lucas in un parco divertimenti Babbano per due giorni e là era irreperibile, visto che non potevano certo mandarsi gufi per comunicare.

No, non poteva aspettare così tanto.
Sirius aveva già cominciato ad erigere la sua corazza e se Lupin avesse esitato troppo, probabilmente sarebbe stato troppo tardi. Per quanto fosse difficile per Felpato far tacere il cuore quella volta, non lo era a sufficienza e Lupin sapeva che presto avrebbe dimenticato tutto, negando con tutto sè stesso di aver mai provato qualcosa.


"Beh io... io ragazzi vado da lui, è questione di un secondo, torno subito!" disse Remus prima di alzarsi e correre
 dietro a Sirius.


Peter balbettò un incerto saluto all'amico e poi si voltò verso Stella, che, non avendo udito una sola parola pronunciata da Remus, non si era nemmeno accorta che il ragazzo se n'era andato. Se ne stava lì, immobile come una statua, con il gatto in braccio e lo sguardo fisso verso la porta.
  
Sembrava che fosse stata colpita da un fulmine. E forse lo era.


"Sarà una gran testa di cocomero.... ma ragazzi, quanto è bello!!!"




Remus vagò a lungo prima di trovare l'amico seduto al bancone del Paiolo Magico, afflitto come non lo vedeva da anni, intento ad osservare con sguardo spento un bicchiere di burrobirra. Nel vederlo stare così male, Lupin riuscì a scacciare del tutto il pensiero di una potenziale reazione di Eileen: i Malandrini prima di tutto!
Certo, ciò che stava per fare non avrebbe fatto sentire meglio Black, non nell'immediato magari, ma com'è che si dice.... per belli apparire, bisogna soffrire!
Lupin si diede mentalmente dell'idiota per aver fatto un pensiero così imbecille in un momento così difficile e si avvicinò all'amico.


"Ciao, Sirius" disse con un sorrisino che non prometteva niente di buono.


"Oh oh oh, non sorridere così Lupin, sapevo benissimo che saresti arrivato" gli rispose Sirius guardandolo di traverso "e so anche cosa hai intenzione di dirmi, ma è tutto inutile. Grazie tante."


Remus, per nulla scoraggiato, si schiarì la voce e continuò:
"Sai, stavo pensando a Stella e..."


"Senti, Remus" lo interruppe immediatamente Sirius "non mi interessa se stavi pensando a Stella, non mi interessa se ci stava pensando Peter e non mi interessa nemmeno se ci stava pensando James, perchè so che avete in mente qualcosa, non sono stupido come credete. Ti dirò di più, non mi interessa nemmeno se ci stava pensando Albus Silente in persona! Io non ci stavo pensando e questa è l'unica cosa che conta!"


Il bel Black concluse il suo discorso sentendosi profondamente soddisfatto di sè, prese la burrobirra e ne tracannò un lunghissimo sorso, convinto di aver messo a tacere per sempre ogni tentativo da parte di Remus di fargli cambiare idea.
Tuttavia, quando posò gli occhi sull'amico, si trovò di fronte un'espressione che mai e poi mai avrebbe pensato di vedere in un momento del genere. Forse si sbagliava, forse Remus non aveva nessun piano in serbo per lui...


"Sai, sono contento che tu dica così.." disse Remus grattandosi la nuca con fare ansioso.


"Ah si?" Sirius era sempre più sconvolto.


"Sì! Vedi... desideravo così tanto chiedere a Stella di uscire!"


Il bel Black rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva. Bevve un altro sorso di burrobirra cercando di calmarsi e di risultare naturale, tuttavia la sua voce uscì un tantino più stridula del solito.


"CHE COSA??" strillò con voce talmente acuta, che fu un miracolo se non frantumò tutti i bicchieri del locale. "E Eileen??"


"Oh beh, io e Eileen non stiamo proprio insieme... ci frequentiamo, sì, ma da quando ho incontrato Stella non faccio che pensare a lei, solo che c'era la possibilià che piacesse a te e... ma lasciamo perdere, vedo che ti dispiace. Dovevo sospettarlo, perdonami..." balbettò Remus con aria dispiaciuta.


Ora al nostro Sirius non rimanevano che due possibilità. O ammetteva di avere un vero interesse nei confronti della ragazza, tanto da chiedere ad uno dei suoi migliori amici evitare ogni tentativo di provarci con lei, o lasciava che il suddetto amico la portasse da qualche parte, a fare una cena romantica, dopo la quale sarebbero potute succedere molte cose...
Non era certo una scelta facile.


"Io... beh... io... no."


"No, cosa?"


"No... no no! Nel senso di no, ecco."


"Nel senso che non devo provarci? Lo sapevo che ti interessava, ma..."


"No, no, no!!" ripetè per l'ennesima volta Felpato "Frena il cavallo, no! Sono solo... sorpreso. Sorpresoo, sì! Pensavo che le cose con Eileen andassero bene..."


"Eileen è fantastica davvero, ma tu puoi immaginare come sia quando un'idea fissa ti prende la mente. Stella mi piace in un modo che... vedi, non basterà trovare un'altra ragazza per sostituirla, per quanto bella possa essere... Io penso solo a lei."


Sirius annuì, sempre più confuso.


"Ma siccome avevo avuto l'impressione che Stella ti piacesse io avevo lasciato perdere. Ma se mi dai il tuo benestare..."


"Certo che si!" esclamò Felpato con aria fintamente cordiale "Certo! Non mi interessa se ci esci, anzi, ne sono molto felice!"


Remus si alzò e con un ultimo cenno di gratitudine all'amico si diresse all'uscita per recarsi da Stella.

Un attore perfetto. Il Malandrino insospettabile.

Sirius era troppo sconvolto per notare il sorrisino che si era dipinto sulla faccia di Lunastorta quando aprì la porta e uscì, pronto a portare a termine il suo piano.









Lo so meriterei di morire fra atroci sofferenze!! Sono sparita per quasi otto mesi!! A mio discapito posso dire che prima mi sono sentita male e mi hanno imbottito di talmente tanti medicinali che a stento riuscivo a scrivere come mi chiamavo e poi dulcis in fundo, mi si è rotto il pc. Insomma un disastro! In seguito sono rimasta mortalmente indietro con lo studio e solo ora che (FINALMENTEEE!) ho finito gli esami sono riuscita a postare di nuovo. In ogni caso non mi stupirei affatto se i miei amati quattro lettori avessero perso del tutto la voglia di leggere la mia fic, ma vi prego resisteteee! Questo capitolo è un tantino più lungo del solito e questo mese sono in vacanza quindi sono abbastanza sicura di postare ALMENO un'altra volta! Vi pregoooo perdonatemiiii! Potete bastonarmi se la cosa vi fa stare meglio u.u
Ora passiamo al capitolo. Uhm. Beh. Ok, spero taaaaaaaanto taaaaaaaaanto taaaaaaaaanto che vi piaccia perchè io mi sono divertita tanto tanto tanto a scriverlo. (Spero di non essere scaduta nel demenziale)
Inoltre come avrete notato per tutti i prossimi capitoli avrei intenzione di inserire una piccola citazione iniziale, che in un certo senso spiega il senso del capitolo. Non vi giuro che lo farò per sempre -tutto dipende dal trovare le frasi adatte- ma mi impegnerò al riguardo. Fatemi sapere se la cosa vi piace!
Secondo punto! La parte in cui Sirius sbraita contro stella e le dice che lui e i gatti sono nemici giurati come i Serpverde e i Grifondoro e blablablabla e chiaramente parafrasata dai Simpons quando Willie dice che i fratelli sono nemici giurati come gli Inglesi e gli scozzesii, gli irlandesi e gli scozzesi e blablabla.
Terzo punto. So che il commento di Stella quando Sirius se ne va è idiota, ma non sono proprio riuscita a non metterlo! Insomma voi come avreste reagito a due centimetri dalle labbra del MIO AMORE??? Io gli sarei saltata addosso altro che imbambolata!!!

Cmq credo di avervi detto tutto, ora vi mando un mess dove vi avviso che ho postato il capitolo e poi vado a letto che sono le.... uh cazzo le tre!!! Vi giuro che domani mattina risponderò a tutte le vostre recensioni! Vi voglio bene restate con me!!!!!!!!!
  
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