Il
serpente e l'uccellino.
Dicembre
era arrivato e con lui quell’aria frizzante
che precede le grandi nevicate, e le nuvole bianche e dense che
riempivano il
cielo rendevano piacevole affacciarsi dalla finestra a cercare i merli
che si
rifugiavano tra i rami sicuri degli alberi nodosi davanti alla villa.
Con
le loro ali scure proteggevano il nido dalle
intemperie della stagione fredda che si insinuava tra le loro piume
fitte.
Narcissa
si sentiva un po’ come loro, con le penne
smosse e sgualcite dalle forze esterne che cercavano di tirarla
giù dalla sua
casa.
Lucius
stava meglio, ma le sue forze cedevano sotto
il peso di responsabilità crescenti che andavano dal salvare
suo figlio,
all’amare il marito, a preservare la serietà di
casa sua.
Un’ombra
cupa comparì nella porzione di giardino che
riusciva ad intravedere dalla finestra del grande salotto tra i suoi
cespugli
preferiti di rose selvatiche.
Bellatrix
si rivelò come l’ala nera di un corvo e
lei da colomba si avvicinò.
La
invitò ad entrare e le offrì una tazza di the.
-Il
Signore Oscuro è tornato- la informò con voce
febbrile –spero
che il suo viaggio sia
stato fruttuoso.-
-Lo
spero anche io sorella, come sta Rodolphus?-
-Come
una qualsiasi ameba che sguazza nella sua
brodaglia.- rise la sorella.
-Non
dovresti essere così dura con tuo marito Bella.-
-E
tu forse dovresti esserlo di più, troppo tempo
sei stata indulgente, non vedi che ti riempie di vergogna?-
-Non
credo abbiamo la stessa idea di ciò che
vergogna significhi…-
Un
tonfo sordo si intromise nella loro conversazione.
Al
piano di sopra era successo qualcosa.
-La
ragazza.- sussurrò Bellatrix come un animale che
rimugina sulla preda che ha davanti.
Era
una cacciatrice lei, e non erano i capelli da
fiera o gli occhi che si riducevano a fessure di fronte a
ciò che le sbarrava
la strada, era piuttosto il sangue che aveva sulle mani e che niente
avrebbe
potuto lavare, erano le unghie affilate che si passava sulle labbra
rosse e le
guance scarne.
-Bella.-
cercò di fermare la sorella che stava già
salendo le scale, ma era troppo tardi e l’unica cosa che
poté fare era
seguirla.
-Per
favore fermati!- la incitò, ma niente.
Ormai
la camera di Draco era vicina e dalla risata
della sorella Narcissa intuì quanto aspettasse di vedere la
figlia di Gray.
-Suo
padre è l’uomo che mi ha portato in prigione
Cissy! E qui, dietro questa porta, c’è lei! Sua
figlia.-
-Bella!
Non puoi… il Signore Oscuro… lui non la
vuole morta.- le disse per calmarla, ma la cosa non fece mutare il
sentimento
della sorella.
-È
solo un cruciatus, ho solo voglia di…-
Non
lo sapeva neppure lei, lì con le mani nei
capelli per la voglia di sfogare la sua frustrazione.
Capiva
ciò che provava, molti odiavano quell’uomo,
anche lei, e chissà in quanti provavano rancore verso
l’Auror, tutti in quella
casa, ma suo figlio provava qualcosa per la ragazza dietro quella porta
e lei
non avrebbe permesso a niente e nessuno di toccarla.
-Bella,
smettila.- la pregò la sorella prendendole
le mani per calmarla, ma nulla, lei si libero dalla presa della sorella
e si
fece spazio fino ad arrivare all’altra camera.
Wren
era a gattoni sul pavimento chiaro.
-Neville
sei tu? Sono inciampata e non riesco più a
trovare il mio bastone, puoi aiutarmi per favore?- disse muovendosi a
tastoni.
Narcissa
di avvicinò lentamente a lei, ma la ragazza
non sembrava turbata dalla presenza di due estranee.
Non
ci vedeva.
La
consapevolezza di ciò la colpì al petto, senso di
colpa, aveva permesso che quella ragazza fosse tenuta segregata
lì in casa sua,
sotto il suo stesso tetto, una giovane così fragile, e le
spalle talmente
strette che persino lei avrebbe potuto stritolare.
Avrebbe
parlato con suo figlio quella sera.
Intanto
fuori iniziava a piovere.
Lucius
era nel suo ufficio quella sera.
Si
avvicinò alla scrivania che era coperta da carte
e pergamene varie dietro le quali spuntava la sua testa china intenta a
leggere
e scrivere.
-Lucius.-
un richiamo al quale l’uomo non poteva che
rispondereon incontrò gli occhi della moglie.
-Dimmi
Narcissa.-
-Lo
sapevi che la figlia di Gray non vede?- chiese
tentando di essere indifferente, ma il tono le riuscì molto
impaziente.
-Avevo
sentito dire che aveva dei problemi di
salute.- rispose un poco sorpreso.
-L’ho
vista un’ora fa.- camminava avanti e indietro
come se sperasse di consumare le suole delle scarpe.
-Non
possiamo farci molto.-
-Possiamo
chiedere al Signore Oscuro di rimandarla
dal padre, penso che si sia spaventato abbastanza, è una
ragazzina così
gracile, gli parlerò io.-
-Pensavo
fossimo d’accordo che certe responsabilità
spettano ancora a me, e parlerò anche a Draco, non credo la
prenderà molto
bene.- vide la moglie sorridere e si riempì della forza che
gli serviva.
Narcissa
uscì lasciando Lucius solo con i suoi
pensieri.
Non
poteva permettere che suo figlio si innamorasse,
non voleva che soffrisse.
Sarebbe
riuscito a farlo ragionare in tempo Draco o
avrebbe sentito il suo cuore spezzarsi come al tempo aveva fatto il suo?
Probabilmente
la seconda, ma era così giovane che
tutto si sarebbe risolto in poco, e poi aveva intenzione di proporgli
da un po’
di tempo un matrimonio con la sorella piccola della Greengrass, Asteria.
Un
buonissimo partito.
Lo
fermò appena lo sentì i suoi passi fuori dallo
studio con la scusa di dovergli parlare, che poi una scusa vera e
propria non
la era.
-Draco.-
-Padre
.-
-Io
e tua madre abbiamo riflettuto assieme, vorremmo
chiedere al Signore Oscuro la possibilità di rimandare Wren
da suo padre. Non
sapevo fosse non vedente, avrei preferito mi avvertissi tu invece che
tua madre
che l’ha scoperto per caso… e poi tu ti stai
innamorando e non è un bene, tu lo
sai.-
Il
cuore gli batteva così forte che per un attimo
ebbe paura di vederlo uscire dalla cassa toracica per andare a
passeggio.
Si
stava innamorando?
Forse
era il battere ritmico del bastone di lei sul
pavimento che lo avvertiva che non riusciva a dormire la notte, o
quella volta
che si era stretta a lui perché aveva paura dei tuoni, o il
sentirsi
invincibile quando riusciva a trovare la nuca della ragazza sotto
quella massa
di capelli, il non poterle farle capire quanto bello fosse il suo
sorriso, il
vederla tutti i giorni, non c’erano più dubbi.
-Io sono
innamorato! Come tu lo sei di mia madre, non ci vedo nulla di male in
questo.-
-Lei
non ricambierà mai.-
-Non
lo posso sapere finché non ci provo… forse
sarò
io quello che riuscirà a spezzare la maledizio…-
-Non
ci sono riuscito io in tutti questi anni, tu
come pensi di riuscirci? Non
essere
egoista Draco, quella ragazza non sa neppure il tuo vero nome, come
pensi di
istaurare il vostro rapporto, se mai ce ne sarà uno? Su una
menzogna? Vuoi
continuare a tenerla chiusa in gabbia?-
-È
quello che tu stai facendo con mia madre!-
Il
colpo arrivò secco sul viso, ma non era stato
Lucius che guardava la scena sbalordito, ma Narcissa che stava
ascoltando la
conversazione.
-Non
permetterti di parlare così! Sei troppo giovane
per capire.-
Draco
non se l’aspettava, non da sua mamma, non
dall’unica donna che lo capiva, si allontanò
indietreggiando per poi correre
via.
Via
da loro che lo consideravano un’egoista, da loro
che lo consideravano un illuso, per raggiungere Wren.
Correva
per togliersi da quella situazione assurda,
via da tutto quello che lo asfissiava e appena trovò la
ragazza soffocò tutto
con un bacio.
Sperava
la ragazza ricambiasse in qualche modo, che
la cosa la cogliesse di sorpresa e che non lo allontanasse, ma non fu
così.
-Neville,
ma cosa…- sussurrò staccandosi da lui, ma
non era già più lì.
-Draco.-
sussurrò.
Le
cucine erano riservate agli elfi, nessuno andava
mai a controllare ed era per quello che suo figlio fin da piccolo
andava a
nascondersi lì.
Era
troppo fiero per mostrare la sua tristezza,
persino a sua madre, ma appena lei lo raggiungeva nel cantuccio che si
era
costruito tra l’orgoglio e le pentole si sfogava in un pianto
liberatorio.
-Oramai
è diventato troppo stretto per tutti e due.-
e si accucciò davanti a lui.
-Spero
non significhi che il mio lavoro da madre è
finito, so che hai bisogno dei tuoi spazi, ma vorrei poter ritagliare
sempre un
piccolo cantuccio per me nella tua vita, anche se stai crescendo.-
A
quelle parole Draco si scostò per permetterle di
sedersi vicino a lui.
-Me
lo ricordavo più grande.- cercò di scherzare, ma
il volto del figlio rimase impassibile.
-Non
mi ama.- sussurrò amaro.
-Lo
so, ma questo non significa che tu non puoi
amare lei, amare rende molto felici, vedi le cose molto più
belle di quello che
sono realmente, e se poi non sei ricambiato avrai sempre il cuore
pieno.-
-Ma
tu non ami mio padre, non puoi capire.-
-È
vero- sospirò -ma non c’è giorno che io
non veda
riflesso nei suoi occhi tutto quello che prova per me, e non
c’è niente di più
bello.-
-Belle
parole, ma Wren non vede.-
-Draco,
e io che ti reputavo un ragazzo
intelligente, hai altri quattro sensi a disposizione, sbizzarrisciti!-
NdA:
Ringrazio chi continua a seguire la storia
nonostante i miei ritardi colossali.
Spero
che il capitolo sia stato di vostro
gradimento. Al prossimo.
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