Capitolo Quinto:
Provino
Harry era euforico, aveva scoperto d’aver una fantastica
figlia, una ragazza con la testa sulle spalle, e tramite Harmony si era
riavvicinato a Hermione, ma al tempo stesso era terrorizzato, cosa ne sapeva lui
di come si doveva comportare un padre di un’adolescente? Come doveva rapportarsi
con lei?
Pensava a tutto questo mentre camminava per il corridoio
del secondo piano. Quando sentì qualcuno dargli una pacca sulla spalla, si voltò
e vide David che gli diceva: “Dalla tua faccia, Potter, pensò che tu abbia
saputo di Harmony?”
“David! Non so che pesci prendere, non so come dovrei
comportarmi con lei, so cosi poco dell’essere un padre. Non so come abbia fatto
Hermione a fare la madre a soli diciassette anni?”
“Lei doveva non aveva scelta, aveva la responsabilità di
una piccola vita a cui badare. Secondo me dovresti farti guidare dal tuo istinto
e dai tuoi sentimenti verso Harmony e verso Hermione.”
“E se sbaglio qualcosa?”
“Sbagliare fa parte del gioco, non credo esistano persone
pronte o preparare a fare i genitori, lo fanno e basta, Harry.” Rispose David
mentre camminavano. “Chi dice che è pronto o sa trattare ogni situazione con i
figli, mente e farà gli errori più grossi di tutti, fidati.” E aggiunse. “Poi
anche se farai degli errori differenza degli altri le persone che ti amano
sanno perdonarti. Harry non credo esista persona migliore di te per essere un
buon padre. Mio zio ti avrebbe detto di scegliere fra ciò che giusto e…”
“…ciò che è facile.” Continuò Harry sorridendo.
Le due maghi si misero a ridere e si incamminarono per il
corridoio.
“Conosco qualcosa che potrebbe rilassarti, Harry.” Disse
David
“Ah si. Una rivincita?! Perché no?”
“Stanza delle necessità tra dieci minuti?” domandò Potter
“Va bene, ma dovremo finire in un’ora. Ho fissato un
incontro….”
“Lo so, ho anch’io uno dei galeoni falsi del ES.”
Un ora dopo Hermione fu la prima ad arrivare davanti alla
porta della stanza delle necessità, stava per entrare quando sentì la voce di
Draco: “Granger, sempre puntuale eh?”
“Anche tu, Malfoy.”
Il professore di pozioni guardò la porta e disse: “Ricordi
quando vi abbiamo beccato qui dentro?”
“Ti avrei ammazzato quella volta.” Rispose la strega
ridendo.
“Se non sbaglio poi vi siete vendicati sul treno del
ritorno trasformandomi in un vermone, ho sputato bava per tre giorni.”
“Ecco adesso ho visto tutto, Malfoy che entra dentro questa
stanza.” Disse arrivando Neville.
“Paciock”
“Malfoy.” E i due si stinsero la mano.
In passato tra i due non era corso buon sangue, durante la
guerra erano diventati rivali per il cuore di Ginevra, ma avevano combattuto
spalla a spalla per cinque giorni nella battaglia del San Mungo contro i vampiri
del tedesco conte Orlock, uno dei più potenti alleati di Voldemort.
“Come al solito manca Ron ‘l’eterno ritardatario' Weasley”
disse sorridendo Neville, mentre prendeva dalla tasca un pacchetto di sigarette.
“Vizioso di un Paciock, almeno dammene una.” Disse Draco.
Neville sorrise e diede una sigaretta all’antico rivale.
“Darete un cattivo esempio ai ragazzi. Siete dei professori
adesso…” disse con rammarico Hermione.
“Professoressa Granger vedi studenti qui?” domandò Draco
con un po’sarcasmo.
La strega scosse il capo.
“Studenti, non ce ne sono, ma ci sono che sono incinta.”
Disse una voce femminile da dietro una colona “Spegnete quelle cose.” Era Luna
appena arrivata da Hogsmeade.
“Draco!!! Hai sentito Luna. Spegni quello schifo, e se ti
vedesse Acrux. Che esempio dai a tuo figlio?” Lo rimproverò Ginevra venuta con
la strega bionda.
“A volte penso amico, che l’avrei dovuta lasciarla a te.”
Disse Malfoy sorridendo buttando a terra la sigaretta per poi spegnerla con il
piede.
Neville sorrise.
“Draco, il mozzicone.” Lo rimproverò Hermione.
“Granger.” Disse raccogliendolo da terra “Tu non potevi
restare nascosta.”
Poi si sentirono dei passi di corsa e arrivò Ron.
“Ron, sei in ritardo!!” Dissero insieme Hermione e Luna.
“Luna ma tu che ci fai qui?” domandò il rosso con
l’affanno.
“Ehi anch’io faccio parte della banda, ho ancora il mio
galeone.” Gli rispose la moglie.
“Ron, dovresti fare qualcosa per questo tuo problema dei
ritardi.”
“Smettila, Hermione, non siamo tornati ragazzi. E poi non
sono l’unico a essere in ritardo mancano ancora Harry e David.”
Hermione prese dalla tasca: una pergamena e la bacchetta. E
recitò: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” La mappa si aprì ed
Hermione indicò la stanza delle necessità: “Vedi Ron, David e Harry sono già
dentro.”
“L'avevi tu la mappa del malandrino? Da quanto tempo ce
l’hai?”
“L'ho presa in prestito nel settimo anno…”
“E non l’hai più restituita…”
“Ehm no?”
“Ma è stato un furto… Chi sei tu? Che ne hai fatto di
Hermione Granger?”
“Tu e Potter avete avuto una cattiva influenza su di lei,
Weasley” disse Draco ridendo.
“Entriamo.” Ordinò Hermione ed entrò per prima.
“Qualcuno mi spiega perché quando non c’è Potter e la
Granger a dare ordini?” domandò Draco.
“Non lo so, ma è sempre stato così. Secondo me è perché
Harry ha il coraggio di un leader, mentre Hermione ne ha l’intelligenza.”
Rispose Ron.
“Non sarà invece perché la Granger andava a letto con
Potter?” domandò Draco.
“E’ probabile…” intervenne Ginevra.
E tutti si misero a ridere ed entrarono.
Dentro c’erano Harry e David che si stavano allenando a
tirare di scherma, ma la cosa che colpì maggiormente le esponenti femminili del
gruppo, era il fatto che i due erano a torso nudo.
Ginevra si avvicinò a una Hermione interdetta e le
sussurrò: “Non c’è che dire, Harry non si è lasciato proprio andare in questi
anni. Merlino, sudato e mezzo nudo è bellissimo.”
“Ma perché il capitano Giles non è mica da buttare?”
sussurrò Luna alle amiche. E i loro sguardi si soffermarono su professore di
teoria e sul suo avambraccio destro dove faceva bella mostra di se il marchio
nero. Anche Draco guardò il marchio di David, stringendo il suo marchio nascosta
dalla camicia.
David atterrò Harry e gli puntò la katana alla gola.
“Harry, no!!!!!” gridò Hermione e aveva messo mano alla
bacchetta.
I due si voltarono, e subito dopo David aiutò Harry a
rialzarsi dicendogli: “Niente male, sei migliorato, Potter complimenti.”
Harry sorrise, e si rivolse agli altri: “Un attimo...
Arriviamo.”
David aveva fatto comparire un rubinetto e avevo messo la
testa sotto il getto d’acqua, poi prese una asciugamano e dopo essersi
assicurato la testa, se la mise sulle spalle. Harry fece lo stesso.
“Allora vogliamo iniziare.” Disse Harry dopo aver fatto
comparire otto sedie più o meno in cerchio.
Tu si sedettero e il primo a parlare fu Neville: “La
professoressa Corman ieri ha avuto una nuova profezia…”
“Autentica?” domandò Hermione.
“Si, la voce e il resto non lasciano dubbi.” E presa un
pergamena dalla tasca iniziò a leggerla: “Il Sangue della fenice d’oro e il
sangue del basilisco d’ombra sono tornanti nella casa dei quattro. L’oscuro
signore tornerà.”
Sul gruppo scese un innaturale silenzio.
Hermione guardò un attimo Harry, poi parlò agli altri:
“Direi che due parti della profezia siano chiari: con oscuro signore s’intende
Voldemort, mentre con la casa dei quattro s’intende Hogwarts.”
“Ma cos’è il sangue della fenice e del basilisco,
Hermione?”
“Non so Ron, potrebbero qualsiasi cosa… ma non credo siano
Horcrux.”
Harry rimaneva in silenzio.
“Il sangue della fenice e del basilisco.” Sussurrò Draco
“Si, dice che il sangue della fenice possa dare l’immortalità e che sia uno
degli componenti della pietra filosofale. Il sangue del Basilisco è invece un
potente veleno.”
“Non credo s’intenda sangue nel senso proprio del termine,
Draco.” disse Hermione.
“Profezie a parte.” S’intromise Ginevra “Di recente sembra
che siano in aumento gli avvistamenti e gli attentati dei mangiamorte rimasti in
libertà.”
“E’ vero hanno attaccato anche Hermione e Harmony a Howl.”
disse Ron.
Harry a risentire quella storia guardò la strega
preoccupato.
“Sì, ma siete arrivati tu e Draco e Laura ha salvato
Harmony.” Disse Hermione più che altro per non far calmare Harry.
Il mago pensava: “Ci sarei dovuto essere anch’io, è
colpa mia loro vogliono me. Calma ora sei tornato per proteggerla. Nessuno,
neanche Voldemort redivivo per la terza volta potrà far del male alle donne
della mia vita.”
“Sono organizzati, non agiscono più come piccole cellule
indipendenti come dopo la guerra.” Continuò Hermione riportando Harry alla
reatà. “Sono sicura che il loro capo sia il leader del gruppo dell’attacco a
Howl.”
“Era una donna.” Disse tranquillamente Draco.
“Una donna?!” domandarono tutti tranne Harry che si limitò
a guardare il biondo.
“So riconoscere i sessi attraverso le maschere d’argento,
ogni mangiamorte sa.”
“Una donna?! Molto strano.” esclamò Ron.
“Si, lo so Weasley.” Rispose Draco “I mangiamorte sono una
stirpe orgogliosa, maschilista e chiusa in se stessa. Non avrebbero mai
accettato una donna come capo, a meno che questa non sia veramente importante
per qualche ragione. C’è dell’altro sono molto giovani, motivati e ben
aggiornati.”
“Come lo sai, Draco?” domandò Hermione.
“Mi sono tenuto informato, poi usano incantesimi nuovi,
nuove armi e nuove tattiche, cioè molti di loro si sono evoluti, non ci troviamo
di fronte a gente come mio padre o Bellatrix che non sapevano altro che usare
bacchette e pozioni, questi sanno usare la tecnologia babbana come automobili,
cellulari e computer. I loro capi hanno più o meno la nostra età.”
“Ciò non toglie, Draco, che sanno usare anche vecchi
sistemi. Harmony è stata attaccata nella stazione della metropolitana di King
Cross dà dei dissennatori e da un licantropo…” Disse Ron.
“Come?” gridò Harry “Cosa è successo? Quando è stata
attaccata?”
“Poco prima di venire qui.” gli rispose Hermione.
“Hermione, voglio essere tenuto informato di cose come
questa. Lei è mia figlia…”
“Scusami Harry, ma c’era Rigel con lei.” disse Hermione.
Lui si calmò e sussurrò: “Rigel…” e sorrise “…c’è sempre un
Black quando un Potter ha bisogno.”
“Non temere, Harry. Tutti noi proteggeremo Harmony.” disse
Ron sorridendo.
“Grazie, Ron grazie a tutti.” Disse Harry guardando l’amico
“E grazie anche per quello che avete fatto tu e Draco a Howl.”
“Scherzi, tu avresti fatto lo stesso per Luna e Tibby, come
per Ginevra e i due marmocchi di casa Malfoy.”
“C’è dell’altro, Harry.” Disse Hermione “Rigel durante lo
scontro ha visto parte del ricordo di cui era stata privata: una donna che grida
e una voce maschile che dice la parola: ‘avanti’.”
“Non è molto, Hermione.” Interviene Ron.
“Non abbiamo molto, una profezia quasi incomprensibile e
parte di un ricordo perduto.” Rispose la strega.
“Quando eravamo dei ragazzi abbiamo avuto anche meno per
risolvere misteri.” Disse Harry.
“Non c’è altra scelta che lasciar evolvere gli eventi e
vedere dove questi ci portano.” Disse con voce fredda Draco.
“Malfoy ha ragione, questo è il turno di muovere dei nostri
avversari.” Disse Ron, e tutti lo guardarono con gli occhi spalancati.
“Ehi perché se biondo dice una frase d’effetto voi quasi
applaudite mentre se la dico io mi guardate come se fosse un evento storico?”
“Perché lo è!!!” rispose ridendo Hermione e tutti
annuirono.
“Nah, se fossi un ex-mangiamorte sarei più rispettato.”
“Ragazzi…” disse David intervenendo per la prima volta. “Mi
è arrivato un gufo da Alexander Saxon, il direttore di New Azkaban, Wilhelm
Faust vuole parlarmi.”
“Wilhelm Josef Faust, il signore della morte di Galug.”
Sussurrò Draco con un certo fremito nella sua voce.
Quel solo nome aveva fatto scendere il gelo nella stanza.
Faust era stato fra i peggiori mangiamorte, era un
alchimista della via sinistra, cioè un ricercatore che cercava di ricreare una
pietra filosofale anche migliore di quella di Flamel, usando però esseri umani
per i suoi esperimenti, riprendendo in parte gli studi del suo antico avo Gilles
de Rais, e uccidendo e torturando centinaio di babbani per la maggior parte
bambini e prigionieri di guerra.
“Non l’hai mandato tu, David, quel verme a marcire a New
Azkaban?” domandò Ron.
“Si...” rispose David.
“Mi è stato detto che adesso è paralizzato alle gambe ed è
privo di un braccio.” Disse Draco.
Tutti guardarono David.
“Ehi io non c’entro, non ho fatto nulla mentre lo
linciavano.” Rispose il mago.
La riunione finì poco dopo, ma mentre tutti andavano via
Harry chiamò Ron e Draco: “Possiamo parlare un attimo.”
“Si, certo.” Gli rispose Ron e poi salutò Luna: “Ciao
piccola, ci vediamo venerdì pomeriggio.” E la baciò
“Ciao, Ron.” Rispose lei sorridendo.
“Ciao, Weasley.” Disse Draco abbracciando la moglie.
“Ciao, Malfoy.” Rispose Ginevra.
Harry ed Hermione guardarono le due coppie, poi a vicenda,
ma la strega distolse lo sguardo, per poi uscire dalla stanza con le due amiche
e domandare: “Che fatte adesso? Tornate a subito a Hogsmeade?”
Ginevra e Luna si guardarono e sorrisero. “No, pensavamo di
salutare prima i ragazzi.” Rispose Luna.
“Tu che idea avevi, Hermione?” domandò Ginevra.
“Avrei alcune spese da fare a Hogsmeade, e vorrei unirmi a
voi.”
Luna sorrise: “Nessun problema, sarà come ai vecchi tempi…”
“Un momento ai vecchi tempi.” Disse Ginevra scherzando “Lei
non veniva con noi, ma con Harry e Ron.”
“Hermione?” domandò Ginevra “Non dovresti parlare con
Harmony di Harry?”
La strega sorrise: “E’ difficile, ma poi credo che Harmony
sa gestire da sola la situazione dopo tutto è stata lei a far in modo che Harry
scoprisse tutto.”
Intanto nella stanza delle necessità, Harry parlava con Ron
e Draco, mentre David se n’era già andato.
“Ragazzi non sono gestire la situazione, ma voi come avete
fatto quando siate diventati padri?”
Draco e Ron si guardarono.
“Benvenuto nel club, mister Potter.” Disse Ron. “Cosa vuoi
sapere? Ti mettiamo a disposizione la nostra esperienza decennale di genitori.
Per quanto Draco ha due figli maschi ed è più facile.”
“Più facile? Ma quando mai? Acrux è in una età difficile e
per giunta si è innamorato di…” disse Draco guardando Harry.
“Non mi sembra un problema.” rispose Harry “Alla sua età è
normale, a meno che non sia… non che ci sia niente di male oggi …”
“Ehi, è di un Malfoy stai parlando, Potter. L’amore di
Acrux è una ragazza, e che ragazza, mio figlio ha gusti eccellenti in fatto di
donne.”
“Torniamo al discorso d’essere padri, per favore?” domandò
Harry. “Allora cosa dovrei fare, secondo voi? Hermione mi ha detto di conoscere
Harmony piano piano e David mi ha consigliato di fidarmi dei miei sentimenti per
loro.”
“Sono dei buoni consigli, Harry.” Intervenne Draco.
“E’ vero, Harry, ma per me c’è dell’altro. La cosa più
importante del tuo ruolo di padre è difendere la tua bambina.” disse Ron
seriamente.
“Difenderla? Da chi dai mangiamorte?” domandò Harry.
“No, da una cosa infinitamente più pericolosa…. I maschi
adolescenti, i ragazzi.”
Draco e Harry guardarono Ron come se fosse pazzo.
“Harry, tua figlia è una bella ragazza e quelli sono in
balia dei loro ormoni impazziti.”
“Scusa, amico, ma non stai un po’ esagerando?” domandò
Harry.
“Sono d’accordo con Potter.” Disse Draco “E poi Tibby è una
brava ragazza, con la testa sulle spalle che per fortuna ha preso da Luna.”
“Devo ricordarvi, signori, com’eravamo noi da ragazzi. Che
ci eccitavamo guardando persino il pavimento.”
Harry e Draco dovettero amettere che Ron aveva ragione.
“Harmony è in una delle età più difficili.” Disse Ron “Può
essere indifesa contro certi bastardi e tocca a te vigilare su di lei.”
“Ma? Harmony mi sembra ancora troppo giovane perché io mi
preoccupi.”
“Harry…”
“Si, Draco?”
“No no, niente…”
“Ma se qualcuno la fa soffrire, io lo uccido.”
“Bravo è questo atteggiamento giusto.” Disse Ron ridendo.
Draco non sapeva bene che fare.
“Tibby lo sa fino ai sedici anni di ragazzi non se ne
parla.” Disse Ron.
“Mi sei mancato…” disse Harmony tra un bacio e l’altro con
Acrux, mentre stava appoggiata a un muro della scuola. “No, aspetta mi sono
sbagliata, mi sono mancate le tue labbra, Malfoy.”
“Ne sono felice, Granger.”
La strega sorrise con il viso in fiamme, e i due ripresero
a baciarsi, senza sapere che qualcuno di nascosto li stava osservando.
“Allora com’è riavere Harry nella tua vita, Hermione?”
domandò Luna, mentre le tre amiche camminavano per il sentiero verso Hogsmeade.
“E’ strano, ed è diverso da come avrei immaginato di
reagire nel rivederlo.”
“Che ti avevo detto a Diagon Alley, per quanto ci provi non
riesci a odiarlo…” disse Ginevra.
“Non è solo questo.” Rispose Hermione sorridendo “E’ sempre
stato così fra noi. Lui riesce ad abbattere le miei difese. Lui è Harry, il mio
Harry …”
“E di nessun’altra.” Disse Luna. “Vi appartenete non
importa quanto tempo sia passato, non importa cosa è successo tra voi, le vostre
anime si cercheranno in eterno… Come me e Ron.”
“Quando hai capito che Ron era l’uomo che amavi, Luna?”
domandò Hermione.
“Ricordi il nostro primo incontro sul Hogwarts Express…”
“Si… Già allora?….”
“L’ho visto e ho pensato questo ragazzo sarà mio.” Poi
aggiunse “Loro possono dire quello che vogliono, ma sono le nostre prede, ultima
parola è sempre la nostra.”
“Giusto, sorella, anche se a volte è bello farsi cacciare.”
Disse Ginevra “Ero lusingata quando Draco e Neville ‘combattevano’ per me… erano
così… così… virili.”
Hermione alzò gli occhi al cielo, mentre Luna rideva sotto
i baffi.
Arrivati a Hogsmeade, entrarono al Lain, negozio di
abbigliamento femminile. Mentre Ginevra chiedeva al commesso di un ordine fatto
una settimana prima, Luna e Hermione si misero a guardare i vestiti per
teenagers: magliette, pantaloni a vita bassa e qualche giacca.
“A Tibby piacciono i vestiti neri e un po’ trasgressivi,
tende un pochino al dark.” Disse Luna guardando una giacca di pelle con simboli
da aviatore. “Harmony che gusti ha?”
“Lei ha gusti classici, forse un po’ troppo da brava
ragazza.” Rispose Hermione guardando una giacca di velluto marrone. “Anche se
più di recente penso stia cercando un suo stile.”
“E’ una ragazza in gamba complimenti…” disse Luna.
“Si, lo so, sono stata fortunata.”
“Sei stata brava, altro che fortunata.”
La mora abbassò lo sguardo su un vestitino blu.
“Cosa c’è? Ti vedo un po’ turbata.”
Hermione sospirò e rispose: “Sono preoccupata, Luna, sta
accadendo tutto cosi in fretta. I nostri rapporti forse si stano deteriorando.
Eravamo molto unite prima…”
“Le cose cambiano, prendi me e mia figlia a volte mi sembra
che per Tibby io più che sua madre sia una nemica con cui debba confrontarsi per
forza.”
“Dio, mi auguro di non arrivare mai a questo. Ho sempre
cercato di essergli una amica, siamo cresciute insieme. Vorrei tanto continuare
a proteggerla come quando era bambina.”
“E’ più o meno la stessa idea che ha Ron, ma adesso le
nostre figlie sono delle adolescenti, bisogna lasciarle libere anche di fare i
loro errori.”
Hermione sorrise alla amica e disse: “Io sarò anche stata
preparata, sarò anche stata una so tutto io, ma tu Luna hai sempre avuto una
saggezza innata.”
“La saggezza della Lunatica Lovegood, sai mi manca un po’
quella ragazzina, un po’ strana…”
“Eravamo tutte un po’ strane…” intervenne Ginevra
avvicinandosi “Hermione la secchiona saccente, Luna la matta saggia, e io la
spericolata.”
Le tre si misero a ridere.
“Dovremo farlo una volta a settimana? Un bel incontro fra
noi.” Suggerì Hermione “Magari anche con Tonks?”
“Si, è una buona idea.” Disse Ginevra.
“Concordo, poi prima di Natale dobbiamo tornare qui.
Bisogna comprare i vestiti per la vigilia di Natale per le ragazze.” Disse Luna.
“C’è una festa da ballo per Natale? Non lo sapevo.” Esclamò
Hermione.
“E per raccogliere fondi per la biblioteca.” Disse Luna.
Parlarono ancora per una ventina di minuti, uscite dal
negozio si separarono e dopo averle salutate, Hermione prese la Merlino Street,
strada principale di Hogsmeade per tornare a Hogwarts.
Ma appena lasciato il villaggio vide avvicinarsi David
Giles che veniva dalla parte opposta, portava con se un borsone e legato a
questo c’era qualcosa di avvolto in un velo nero chiuso da un cordini di stoffa
viola.
Hermione sapeva cos’era quella cosa, era una delle reliquie
dei fondatori, la più preziosa per i Corvonero, era Nyx la spada della strega,
con quell’arma David si era guadagnato tra i mangiamorte lo pseudonimo di lama
di morte.
“David…” lo chiamò lei.
“Hermione e tu che ci fai qui?” domandò lui quando le fu
vicino.
“Sono venuta qui insieme a Luna e Ginevra e adesso stavo
per tornare al castello.”
“Da sola, scherzi?” Disse lui “Ti accompagno…”
“Professor Giles, so badare a me stessa lo sai.” Ed
estrasse la bacchetta.
“Lo so, professoressa Granger, ma se ti attaccano in tre o
quattro sarebbero troppi anche per il braccio destro di Potter.”
“Ma sei appena arrivato, dovresti tornare indietro.” Disse
lei un po’ preoccupata “In questo modo dovrai attraversare il sentiero al buio…”
“Vieni o no, Hermione?” Taglio corto il mago.
E i due s’incamminarono verso la scuola.
A un tratto mentre camminavano Hermione gli chiese: “David
posso farti una domanda?”
“Si…” sussurrò lui.
“Perché sei tornato? Quando avevi giurato che non avresti
più rimesso piede a Hogwarts, non sei tornato neanche per il funerale di tuo
zio.”
“Sono a caccia, a caccia di mangiamorte…”
“Dove sei stato dopo la guerra?”
“Gli ho inseguiti per mezzo mondo: Turchia, Libano, Arabia
Esaudita, Grecia Macedonia, Serbia, Croazia, persino in Russia, e li abbiamo
fermati in Romania, grazie a Dracula. A proposito Victor Krum ti saluta.”
“Victor, come sta?”
“Benone, a un certo punto a fatto parte della squadra
insieme: a Alastor Moody, Rigel, Bill Weasley, Nicole Bathory, Genevieve
Delacour.”
“Genevieve Delacour, la zia di Fleur, la ricordo era più
strana della nipote…”
“Si, è vero…”
E si misero a ridere.
“Ricordi il nostro primo incontro?” domandò David.
“E come potrei dimenticarlo.” Rispose lei arrossendo un po’
“Hai cercato di uccidere Harry….”
“Uccidere? Adesso non esageriamo era un vivace scambio
l’opinioni.”
“Strano, ma io lo ricordo come un duello.”
“Hermione… io?”
“Si.”
“No, niente niente.” E il mago abbassò lo sguardo “Sei
felice?”
“Com’è? Potrebbe andare meglio, ma si sono felice.”
“Immagino anche per il ritorno di…”
“Non lo so… ma dimmi cosa c’è… David…”
“Niente… ecco il castello, da qui in poi inizia il
territorio di Hogwarts non avrai problemi. Ora ti la lasciò tenente Granger” e
le fece il classico saluto del pugno sul cuore tipico degli Auror.
Hermione sorrise, rispondendo al saluto e disse: “Capitano
Giles.”
Il mago si voltò e andò via per la sua strada.
Intanto dall’altra parte del castello Harmony, Acrux e
Tibby stavano seduti tra le radici della grande quercia, guardando il sole
tramontare dietro le montagne e con il lago nero che acquistava le più diverse
gradazioni di colore.
“Posso unirmi a voi?” domandò Harry avvicinandosi alle loro
spalle.
“Professor Potter!” esclamò Acrux scattando in piedi,
mentre le due ragazze iniziavano a ridere.
“Ciao, zio Harry.” Disse Tibby.
Harry la guardò sorpreso, ma poi si mise a ridere.
L’unica che non diceva niente era Harmony, si limitava a
guardarlo.
“Allora posso stare un po’ con voi? Vorrei parlarvi?”
“Certo che puoi zio Harry.”
“Tu sei Tibby non è vero?” domandò Harry “Sei fantastica
come tua madre, lo sai?”
“Grazie.”
Acrux intanto guardava Harmony e poi disse: “Tibby noi
dobbiamo andare!”
“Dov’è?” domandò la strega, ma poi guardo l’amica e poi il
cugino che aveva uno sguardo molto deciso.
“Noi dobbiamo andare, non è vero Tibby?”
“Si, è vero. Ciao zio Harry. Ci vediamo dopo Harmony.”
La ragazza annuì per poi alzarsi mentre i suoi amici andavo
via. Padre e figlia si guardarono, ma nessun parlò. Harmony si appoggiò con la
schiena contro l’albero.
Harry sospirò e iniziò dicendo: “Hai dei buoni amici.”
“Lo so.” Rispose la ragazza.
“Gli amici possono essere una seconda famiglia.”
“Lo sai non è vero?” gli domandò la ragazza un po’
intimidita.
“Si.” Rispose semplicemente lui.
“Allora che facciamo?”
“Non lo so, io direi d’andare con calma conoscendoci un
po’.”
“mmm ok, professore.”
“Professore?”
“Mi scusi, ma non riesco ancora a chiamarla…”
“Ok e non devi farlo se non vuoi o non te la senti. Ma non
voglio che tu mi chiami professor Potter, quando non siamo a lezione. Un
momento, come chiami Hermione a lezione?”
“Professoressa Granger.”
Harry spalancò gli occhi e disse: “Mio Dio.” E si mise a
ridere “Tipico di Hermione.” E poi aggiunse: “Perché non mi chiami Harry?”
“Ok Harry, mi piace.”
“Ne sono contento.” E guardò alberò e sorrise “Questo posto
è speciale…”
“Speciale?”
“Si, vieni ti faccio vedere una cosa…” e andò dall’altra
parte del albero salendo sopra la roccia e diede la mano alla ragazza a
raggiungerlo. “Vedi…” e le indico un punto dove un ramo era stato tagliato.
“Non ci vedo niente di strano, solo i cerchi del albero.”
“Aspetta.” E presa la bacchetta disse: “Troll nel bagno
delle ragazze.” e colpì quel punto.
E sul legno comparvero dei nomi intagliati: Harry James
Potter, Hermione Jane Granger e Ronald Bilius Weasley, il trio di Hogwarts.
“L’abbiamo scritto il giorno in cui abbiamo lasciato la
scuola per cercare gli horcrux.”
Harmony toccò quei i nomi, accarezzando le lettere in
rilievo.
“E’ stata Hermione ha farlo con un incantesimo che non
avrebbe danneggiato l’albero, e che compariva solo con quelle parole o se noi
fossimo morti.”
E Harmony lo guardò.
“Era un modo per dire che noi siamo esistiti, che è
esistita la nostra amicizia, un modo per essere ricordati. Che ironia a pensarci
è stato fatto l’ultimo giorno in cui siamo stati veramente amici. Questo posto
per noi era speciale, era il nostro posto, ma non solo nostro.”
E si spostò a lato scendendo dalla roccia, seguito sempre
dalla ragazza.
“Ecco guarda.” E puntò la bacchetta contro un altro ramo
tagliato e disse: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” E
comparvero quattro nomi: “James Potter, Sirus Black, Remus Lupin e Peter Minus.
I Malandrini”
“Sono stati mio padre e Sirius a scriverlo” disse Harry
sfiorando l’intaglio “Mentre Remus ha fatto incantesimo. Anche loro l’hanno
scritto il loro ultimo giorno qui.”
“Sirius Black era il tuo padrino, non è vero Harry?”
domandò Harmony toccando quel nome. “Era il padre di Rigel?”
“Si, ma Sirius non è stato solo il mio padrino, è stato
anche un padre per me, anche se per poco tempo.”
“Oh.” Sussurrò Harmony e guardò Harry che guardava quelle
scritte con tristezza, ma anche con grande orgoglio.
E dopo aver detto: “Fatto il misfatto.” Il mago puntò la
bacchetta sulla corteccia a una ventina di centimetri della scritta dei
malandrini, e disse: “Ippogrifo” e comparve la sagoma di un calderone sormontato
da un boccino d’oro con incise quattro lettere, due sopra e due sotto: “J.P.” e
“L.E.”
Harmony sorrise vedendoli “Erano, i tuoi genitori?”
“Si.” Rispose lui.
La ragazza toccò la scritta e poi disse: “Praticamente sono
i miei nonni.”
Harry annui e poi le domandò: “Ti va di fare quattro
passi?”
Harmony annui.
E i due si incamminarono verso la casa di Hagrid fianco a
fianco.
“Tra due settimane ci saranno i provini per le squadre di
Quidditch… so che sei brava a volare su un manico di scopa.”
“Non esageriamo sono discreta, molti mi hanno detto che
volo come te.”
Lui sorrise: “Un giorno lo potremo verificare se vuoi.”
“Sarebbe bello, perché allora non voliamo insieme?”
“Sono molti anni che non volo più… In che ruolo vorresti
giocare?”
“Come cercatore.” Rispose la ragazza sorridendo.
Lui sorrise e disse: “Sarai bravissima.”
“Ho paura che non mi prenderanno dopo tutto sono solo tre
mesi che volo. Non vorrei deluderti.”
Harry la guardò serio e disse: “Tu non mi deluderai mai,
piccola. Io e tua madre crederemo sempre in te.”
Harmony aveva spalancato gli occhi a sentire quelle parole,
rossa in viso aveva guardò il padre e disse: “Harry, cosa hai provato quando hai
capito che io….”
“Sono stato rapito da un centinaio d’emozioni differenti,
ma alla fine provai un’immense gioia tanto da non riuscire a pensare… E’
difficile da descrivere… Ero felice come non lo sono mai stato in vita mia…”
“Ma quello è un ippogriffo?” gridò Harmony correndo verso
l’orto di zucche a Hagrid, dove si trovava Fierobecco.
“Harmony non ti avvicinare troppo. Può essere pericolo.” le
gridò Harry.
La ragazza si fermò, bloccata dalla sguardo freddo della
creatura magica.
Harry tirò fuori la bacchetta temendo il peggio.
Ma Fierobecco s’inchino davanti alla strega, lei gli si
avvicinò senza paura. La ragazza accarezzò l’ippogriffo sulla testa e sotto il
becco. “Come sei bello.” Gli sussurrava. “Come sei dolce.”
Fierobecco felice giocava con la ragazza, da quando la
creatura magica era tornata a Hogwarts tutti gli studenti, tranne Acrux, ne
avevano paura.
“Harry sai come si chiama?” domandò Hamony mentre
l’ippogriffo non la smetteva di giocare.
“Fierobecco è di Hagrid.” E lo disse mentre s’avvicinava, e
anche lui accarezzò la creatura.
L’ippogriffo lo riconobbe subito iniziando a giocare.
“Io ed Hermione lo abbiamo salvato al terzo anno, insieme
con Sirius.”
“Mamma ci ha volato in groppa, non ci credo.”
“Si, al iniziò ne aveva paura… poi si è divertita.”
E si allontanarono da Fierobecco.
“Il mio Patronus è un ippogriffo.” Disse Harmony.
“Hai un patronus corporeo? E’ incredibile…. L’hai usato
quando sei stata attaccata dai dissennatori a King Cross, non è vero?”
Harmony abbassò il capo: “Avevo così tanta paura, per colpa
mia Rigel poteva morire o peggio….”
“Anch’io avevo paura dei dissennatori, non c’è niente di
cui vergognarsi. La paura fa parte di noi dobbiamo conviverci, Harmony, ma non
farci dominare da essa.”
“Sarà questa la prossima lezione di difesa, professor
Potter?” Domandò scherzando la ragazza.
“Divertente signorina Granger, molto divertente. Ti va di
conoscere una persona?”
“Chi?”
“Lo vedrai.” Disse Harry sorridendo si diresse verso la
casa Hagrid, seguito da Harmony.
“Credo che tu gli piacerai moltissimo.”
Harry bussò alla porta della capanna, ma nessun rispose.
Hagrid uscì dalla foresta proibita con in mano una cestino
di funghi velenosi.
“Stava cercando me, professor Potter?” disse il
mezzogigante avvicinandosi ai suoi due ospiti.
“Si, professor Hagrid.”
I due si misero a ridere.
“Mi chiedevo quando saresti venuto a trovarmi, Harry?”
Domandò Hagrid.
“Eccomi qui, e come vedi non sono solo.” E indicò Harmony.
“Salve signorina Granger.” esclamò il mezzo gigante.
“Salve professore.” Rispose la ragazza.
“Ma che facciamo qui, entriamo in casa. Vi va una tazza di
te?”
E il mezzogigante fece strada e aperta la porta tutti e tre
entrano. Harry e Harmony si sedettero nelle sedia intorno al tavolo, mentre
Hagrid posso il cestino si lavo le mani e riempito il bollitore, lo mise sul
fuoco.
Harry si guardò intorno, sorrise e disse: “Qui è tutto
rimasto come un tempo.”
Hadrig prese tre tazze, una grande come un secchio, le
altre due normali, e sopra ognuna delle "piccole" c’erano scritti due nomi:
‘Harry’ ed ‘Hermone’.
Il mago prese la sua, la osservò con nostalgia e disse: “Le
hai conservate?”
“Si, tutte e tre c’è anche quella di Ron. Allora perché sei
venuto a trovarmi, Harry?”
“Volevo presentarti una persona.” E guardò Harmony
sorridente e fiero.
“Hagrid, lei è mia figlia Harmony.”
New Azkaban era stata costruita sulle macerie della
precedente prigione per maghi oscuri. David ci arrivò dopo il tramonto. Ai lati
dell’enorme portone in due enormi nicchie ricavate dentro le mura d’ossidiana
c’erano due statue di pietra alti circa dieci metri, i corpi dei due giganti
sembravano schiacciati dal peso stesso delle mura, i loro volti non tradivano
nessun sentimento, molti dicevano che quello a sinistra aveva uno sguardo folle
e veniva chiamato Follia, mentre quello di destra era sopranominato Dolore. In
realtà le due statue erano perfettamente uguali.
“Emeth” Gridò David. Emeth che in aramaico vuol dire
verità.
Le due statue si animarono e lentamente uscirono dalle mura
aprendo l’enorme per poi mettersi inginocchio. I due golem erano immuni a
qualche incantesimo tranne a quello del loro risveglio.
David attraverso l’arco dell’entrata, sentendosi osservato
dai due giganti che tenevano le teste basse. Ad aspettarlo nel cortile c’era una
delle guardie, un Cointeach, che lo salutò con la sua voce spettrale e stridula:
“Sera, signor Gilles, il direttore Saxon si dispiace, ma non è potuto venire ad
accoglierla come avrebbe voluto, ma l’aspetta nel suo ufficio dopo la visita.”
Un Cointeach è uno spirito tutelare simile a una banshee.
“Va bene, sarà lei la mia giuda? Signor…”
“Si. Mi chiamo Arn Macbeth. Se vuole seguirmi.” E gli fece
strada fluttuando.
David avrebbe anche potuto muoversi da solo conosceva bene
quel luogo di ceppi e catene, ci aveva accompagnato molta gente.
Attraversando il cortile vedeva i molti esseri che ci
abitavano: i larvae spiriti simili ai dissenatori, ma avvolti in vesti bianche e
portavano spade di fuoco fauto con le fiamme blu, i terrificanti Cu Sith, cani
neri scozzesi grandi come dei buoi, le spaventose ed etere banshee e Gwenhidwy
bellissime e agili.
Poi insieme con la sua giuda entrò al chiuso dove si
trovavano le celle, alcuni prigionieri sentendo i l’eco di passi umani si
precipitarono alle porte, per i prigionieri quello era il solo modo per vedere
un altro essere umano. Molti lo riconobbero e iniziarono a insultarlo e a
minacciarlo.
Tanto che persino Arn gli sussurrò: “Lei è molto odiato…”
“Ho tradito alcuni di loro, ad altri ho ucciso tutta la
loro famiglia.” rispose David “Ma più mi odiano, più mi temono, e sanno bene che
se anche fuggiranno sarò io a inseguirli senza alcuna pietà.”
Arrivati al livello nono cercarono la cella 47.
Arn aprì lo spioncino e gridò: “Prigioniero 947, sveglia
hai visite…”
Faust era sul letto alzò la testa e annui e rispose: “Lo
so, sono stato io a farlo chiamare… Entra Giles.”
Arn presa la chiave fece scattare la serratura arrugginita.
I prigionieri del livello 9 erano considerati i più pericolosi o che si erano
macchiati dei crimini più orribili durante la guerra per loro non c’erano ne’
privilegi, ne’ sconti di pena.
Aperta la porta David entrò, e notò subito che le pareti
erano decorate con disegni anatomici molto ben fatti e scosse la testa pensando
che era uno spreco che Faust fosse diventato un mangiamorte, quanto bene avrebbe
potuto fare al umanità se il suo genio non fosse stato votato al male.
“E così rincontriamo.” disse il prigioniero alzandosi e
mettersi seduto al bordo del letto.
“Dimmi, Giles, non ti rimorde la coscienza per quello che
mi hai fatto.” Disse il mago oscuro sollevando la manica sinistra della sua
camicia priva del braccio.
“A dire il vero neanche un po’… Faust l’hai voluto tu, hai
seguito tu questa strada. Hai avuto quello che ti meritavi.”
“E tu quando avrei quello che ti meriti, capitano? Tu lo
sai io e te non siamo poi così diversi…”
“Forse è vero, ma non ci io sto qui dentro e non sto
morendo per un cancro al cervello. Perché mi hai fatto venire, Faust?”
“Credi in Dio, David?”
“No, ma non dirmi che hai scoperto la fede qui dentro? E
che vuoi la redenzione dei tuoi peccati? O il perdono? Perché se è cosi allora
hai sbagliato Albus, io non do seconde possibilità come mio zio.”
“Sto morendo, Giles, ma non sono stupido sapevo che non
avresti avuto pietà di me. Ma ho paura, paura di quello che troverò dall’altra
parte e la mia amata scienza non mi aiuta in questo caso.”
“Cosa vuoi da me?” gridò David.
“Voglio che tu mi aiuti ad andarmene meglio di come sono
vissuto. Sei un killer, il migliore fra gli auror, uccidimi.”
“Per alleviarti le sofferenze che ti aspettano. Scordatelo,
mi auguro che annegherai nel tuo stesso vomito e che il dolore ti faccia
impazzire restando però cosciente fino alla fine.” E poi voltò verso la porta e
gridò: “Mcbeth, qui abbiamo finito.” Poi al mangiamorte “Mi hai fatto solo
perdere tempo.”
“No, aspetta.” Gridò il vecchio “Giles, posso darti una
informazione che potrebbe salvare delle vite, e salvare me, la mia anima… Ti
prego…”
“Tu non sai più niente, non ti ricordi sono stato io a
interrogarti con il veritaserum. Hai detto tutto.”
“No, non tutto, ma devi promettermi che dopo mi ucciderai…”
“Dimmi.”
“Durante l’ultima battaglia tra oscuro signore e Harry
Potter, alla torre di Londra quindici anni fa. Quel giorno per ordine del mio
signore, ho cancellato dei miei ricordi legati a degli avvenimenti molto
importanti, ma il cancro li ha risvegliati. Quel giorno ho fatto nascere una
bambina.”
“Una bambina?”
“Si, la figlia del oscuro signore….”
“Chi è quella bambina? Chi era la madre?” David si lanciò
contro Faust scuotendolo forte.
“Non lo so… non lo so, non lo ricordo.”
“Maledizione…” disse David rialzandosi.
“Adesso uccidimi….”
“Trovati qualcun altro che ti fa da angelo della morte,
Faust, e poi l’eutanasia è un peccato, bruceresti a fuoco lento al inferno
secondo la tua nuova fede.” Si alzò e la porta si aprì.
“Cosa… no ti prego…”
“Addio dottor Wilhelm Josef Faust, salutami il tuo oscuro
signore quando vi rincontrerete.” e uscì dalla cella.
Dopo la visita ad New Azkaban, David non tornò a Hogwarts,
ma fece una deviazione per Tana Weasley.
Arrivato nel giardino della casa di campagna, notò che
tutto era perfettamente uguale alla Tana originale e si ricordò l’ultimo volta
che c’era stato e quella non era stata una bella visita.
Dopo aver bussato, Molly aprì la porta e rimase sorpresa
nel vedere quel mago dopo più di dieci anni.
“Giles… David Giles.”
“Signora Weasley.” Mormorò il
mago.
A Molly non piaceva David, provava per lui dei sentimenti
simili a quelli che provava per Sirus Black. David aveva addestrato Harry,
Hermione e suo figlio Ron a combattere i mangiamorte, a uccidere, e lo
considerava colpevole della morte di suo figlio Charles.
Adesso rivedeva David davanti alla sua porta proprio come
il giorno in cui gli aveva portato il corpo di suo figlio.
“Mi scusi, se sono venuto senza avvisare, ma avevo urgenza
di parlarle.” le disse mentre Molly lo faceva entrare.
“Si, va bene, ma di cosa?”
“Vorrei aspettare la vostra ospite del sabato pomeriggio,
se intanto può offrirmi una tazza di tè o meglio di caffè, sarebbe perfetto.”
Per un attimo in quel mago dall’aspetto di un giovane di
ventiquattro anni, Molly Weasley rivide la gentilezza di Albus Silente, ma lei
sapeva bene che a parte il nome Albus, David Giles condivideva molto poco con lo
zio.
Molly versò il caffè in una tazza e gliela diede, in quel
momento qualcuno bussò alla porta era la professoressa McGranitt, dalla fine
della guerra le due donne avevano preso l’abitudine di prendere il thè insieme
il sabato pomeriggio.
“David che ci fai qui?” domandò la preside non appena entrò
nel soggiorno di casa Weasley.
L’uomo alzò lo sguardo e disse: “Dovevo parlarvi, parlare
con tutte due.”
La preside si sedette, su una delle poltrona poi imitata da
Molly.
“Parla pure…” gli disse la padrona di casa.
“Voi siete state la coscienza del ordine prima e durante la
guerra, so che molto spesso non avete approvato ciò che ho fatto, ma adesso ho
bisogno del vostro consiglio, perché siete delle donne, delle madri, tu Minerva
con i tuoi alunni. Voi conoscete l’amore, il perdono e la misericordia, meglio
di me…”
“David…” disse la Mcgranitt, che solo un’altra volta aveva
visto David Giles così umano e debole, e allora era ancora mortale.
Il mago bevé un sorso di caffè, come per darsi forza: “Ho
saputo che Voldemort quattordici anni fa ha avuto una figlia…”
“Merlino…” esclamò Molly “Quel mostro… una figlia…”
“Ne sei sicuro?” domandò Minerva non meno sconvolta di
Molly, ma sapeva gestire meglio le sue emozioni.
David annui: “Si, abbastanza sicuro ho parlato con Wilhelm
Faust, il medico dei mangiamorte, è stato lui ha far nascere la piccola.”
“Perché non l’abbiamo saputo prima?” domandò Minerva.
“Perché Faust ha praticato su di se un incantesimo della
memoria, il ricordo gli è tornato solo perché quel bastardo sta morendo di
cancro. Rigel deve aver visto qualcosa quel giorno ecco perché l’hanno privata
del ricordo.”
“Sai chi è? Sai chi è la madre?” domandò la preside.
“No.” E si sospirò “Non so neanche se la ragazzina sa chi è
veramente suo padre…”
“Mi augurò di no, povera piccola.” Intervenne Molly.
“David hai qualche sospetto, su chi potrebbe essere?”
domandò Minerva.
“Assolutamente no, potrebbe anche essere figlia di
Bellatrix o di una qualunque mangiamorte.”
“Perché sei venuto a chiederci consiglio?” domandò la
preside.
Il mago si alzò e andò alla finestra. “Cosa devo fare? Devo
cercare quella ragazzina? E se la trovò cosa dovrei fare, sarebbe giusto dirle
la verità su che mostro era suo padre o forse dovrei ucciderla solo perché è la
figlia di Tom Riddle.”
“David… non lo dire neanche per scherzo, non puoi uccidere
quella creatura solo per il suo sangue.” Intervenne Molly.
“Molly, ha ragione…” disse Minerva e aggiunse: “Tu non
uccidi vite umane a vanvera o senza uno scopo…”
“E’ se quella ragazza un giorno diventasse la regina dei
mangiamorte e se con lei le arti oscure tornassero a cercare di prendere il
potere.”
“Noi le fermeremo di nuovo come abbiamo già fatto.” Disse
sorridendo la professoressa. “Ma non credo che tu aspettasi il nostro consiglio
per sapere come agire, tu credi nella giustizia, è uno dei fondamenti della
giustizia è la presunzione d’innocenza. Non si può punire qualcuno perché questo
potrebbe commettere un crimine. Tu non lo faresti mai….”
Il mago si voltò sorridendo e rispose: “Avevo bisogno di
sentimelo dire…”
“Credi d’essere così diverso dal professor Silente.” Disse
la McGranitt “In realtà anche tu concedi alle persone le possibilità di
sbagliare e di rimediare ai loro errori, anche tu nel profondo del tuo cuore sai
perdonare…”
“Io non so cosa sia il perdono, io ho perso quella facoltà
tanto tempo fa…”
“Non è vero, un tempo non avresti avuto dubbi, un tempo per
te esisteva solo la tua idea di giustizia, molto simile alla vendetta, qualcosa
o qualcuno ti ha cambiato e credo di sapere chi…”
“Minerva, l’amore è per poeti…”
“E’ stato ad Azkaban…” gridò Arvin Bael entrando durante la
riunione notturna dei mangiamorte, che si teneva nella camera dei segreti.
Bael era famoso per i suoi scatti d’ira, nonostante fosse
il capo dei Nove, il gruppo d’elite dei nuovi mangiamorte, lui era uno dei più
anziani li dentro anche se aveva da poco superato i quaranta anni.
“Calma, Bael, sapevamo che quel mezzosangue di Giles
sarebbe andato ad Azkaban, per parlare con Faust.” Disse freddamente Pansy,
guardando il mangiamorte come per ordinargli di mettersi seduto. Pansy era il
capo di tutti i maghi oscuri, temuta e rispettata come Voldemort in persona,
anche se era una donna, il motivo di tale leadership sedeva a fianco a lei: sua
figlia Leslie, sua e del oscuro signore.
Al iniziò sembrava che il ruolo delle due Parkinson fosse
solo di facciata, un ruolo simbolico, ma Pansy riuscì eliminando i concorrenti a
farsi rispettare, lo stesso valeva per Leslie che aveva già partecipato a
diverse missioni tra cui quella a Howl.
“Pansy, dobbiamo ucciderlo. Giles attualmente è un
pericolo, più pericoloso persino di Harry Potter.” gridò Bael sbattendo il pugno
sul tavolo di marmo verde Guatemala.
“Uccidere Giles…” disse John Keteb “E’ impossibile. Quando
neanche l’oscuro signore ci è riuscito…”
“Allora che facciamo è possibile che lui sappia già di
noi?” disse Bael.
“Non credo altrimenti sarebbe già venuto qui…” disse Ryo,
che nonostante l’età si dimostra freddo e calcolatore.
“Adesso basta parlare di David Giles, troveremo il sistema
per eliminarlo…” esclamò Pansy.
“Si, mia signora.” Disse Thomas Amduscia.
“Signora, i nostri alleati da tempo chiedono un’azione di
forza, che dimostri che noi non abbiamo paura del ritorno di Harry Potter e
della riformazione del gruppo che ha decretato la fine del nostro signore.”
Disse Alfred Focalor.
“Una dimostrazione, vogliono una dimostrazione di forza.”
Disse Pansy “Allora dì loro che l’avranno presto, che faremo tremare la comunità
magica, come nei giorni di guerra, quando i maghi terrorizzati non alzavano gli
occhi verso il cielo per paura di vedere il nostro marchio. La riunione è
aggiornata.”
Tutti uscirono tranne Pansy e Leslie che si trattennero un
po’ a parlare.
“Non hai detto una parola, tesoro, qualcosa non va?”
domandò Pansy.
“Niente…” rispose freddamente la ragazza.
Pansy le sorrise e disse: “Mi sembra che sia un niente,
molto importante. Forse è un niente legato a un certo serpeverde…”
“Mamma, lui è cosi preso da Harmony Granger… Io lo
rivoglio, lo rivoglio per me…” E non era la richiesta di una bambina viziata, ma
di una ragazza innamorata.
“Leslie niente si ottiene senza combattere nella vita, se
vuoi qualcosa prenditela, è questa vale per ogni cosa dal potere all’amore, come
anche il cuore di un ragazzo. Ne riparleremo piccola, vedrai che troveremo un
modo per far tornare Acrux tra le tue braccia. Andiamo e tardi.”
“Va bene mamma, buona notte ti voglio bene…” e gli diede un
bacio sulla guancia.
“Anch’io ti voglio bene piccola, ora vai a letto e sogna
d’essere una regina.”
E salirono fino al bagno delle ragazze, lì si separarono.
Pansy andò nella sua stanza dove qualcuno la stava aspettando nel ombra. “Ciao,
mia regina….” Le disse lui, seduto su una poltrona.
“Non dovresti essere qui…” sussurrò lei.
“Spogliati per me.” Le ordinò la voce.
Pansy iniziò a togliersi i vestiti e mentre lo faceva gli
domandò: “Fai le stesse cose con tua moglie?”
Lui la guardò con rabbia e disse: “Non parlare di lei… non
parlare mai di lei….”
“Come vuoi, ma tu non rivolgerti mai più in questo tono con
me, ricordi che potrei ucciderti se volessi… Io sono la regina dei mangiamorte…”
“Pensavo che fosse tua figlia la regina dei mangiamorte?”
“Spiritoso” e completamente nuda gli si buttò addosso. Lui
la prese e la portò a letto, e le disse: “Durante la riunione ho notato che non
eri tranquilla… cosa ti tormenta, amore?”
“Niente… baciami ora, baciami mangiamorte, fammi
dimenticare, fammi dimenticare tutto. Fammi ricordare che sono una donna.”
“Hai paura di lui, anche se non vuoi ammettere neanche con
te stessa.” Disse l’uomo mentre gli accarezzava la schiena nuda.
“Non è vero… non ho paura…” rispose lei ansimando un po’.
“Si…” le sussurrò al orecchio “Hai paura, ne sei
terrorizzata. Perché sai cosa potrebbe farci se ci scoprire, perché sai che
Giles non si fermerebbe di fronte a niente per ucciderci tutti. Lui non conosce
paura, non conosce pietà… che grande mangiamorte sarebbe stato… meglio di mio
padre o del tuo…”
Pansy si girà e gli disse: “Draco prendimi adesso, subito…
ora.” lo bacia e lo strinse a se… e poi gli sussurra in un orecchio: “Lo faresti
con mia figlia? Lo faresti con la figlia di Lord Voldemort?”***
“Brava Harmony.” Gridò Harry dagli spalti grifondoro dello
stadio, dopo che la ragazza aveva fatto una splendida virata sul proprio asse.
Erano ormai giorni che Harry addestrava Harmony a fare il cercatore per due o
tre ore al giorno. Harry però non volava, le diceva cosa fare e correggeva i
suoi difetti, ne era molto soddisfatto, Harmony aveva un talento naturale,
riusciva ha compiere le manovre e i trucchi più difficili senza problemi, come
lui era molto istintiva e spericolata.
Quando Harry vedeva la ragazza volare gli tornava alla
mente la gioia che provava a cavalcare una scopa, più volte ebbe la tentazione
di raggiungere la figlia con la sua vecchia firebolt, che lui portava sempre
agli allenamenti.
Quel giorno ad assistere rimase anche Ron che aveva appena
finito le lezioni.
“Certo che è brava.” Disse il rosso dopo aver guardato la
ragazza per un po’. “Alla Tana quando gli insegnai a volare, il suo stile mi
ricordava moltissimo il tuo. Bisogna ammettere che su una scopa e tutta suo
padre.”
Harry sorrise e disse: “E’ veramente eccezionale Ron, sono
molto fiero di lei.”
“Ne hai motivo….” rispose l’amico.
“Harmony, fai di nuovo quella picchiata e poi risali, cerca
di migliorare il tempo di reazione e la risalita.” Le Gridò Harry.
“Va bene, Harry, ora ci prova” gridò Harmony ed iniziò a
spingere la scopa in basso come in una caduta libera e quando arrivò a circa un
metro dal suolo, risalì a tu tutta velocità.
“Puoi fare di meglio, ragazza.” Le gridò lui “I tempi
andavano già bene, ma cerca d’essere più veloce e rendi l’angolo di risalita
meno ampio. Riprova.”
“Certo capo.” Gridò la ragazza con entusiasmo, aveva
l’adrenalina al massimo.
“Ti chiama Harry?” Disse Ron guardando l’amico.
“Si.” Rispose Harry senza smettere di guardare la figlia
sul manico di scopa. “Dice di non riuscire ancora a chiamarmi papa. Ti sembra
strano?”
“Forse un po’, ma è giusto che lo faccia con i suoi tempi.”
“In un certo senso questo fatto mi toglie un peso, neanche
io mi sento pronto ad essere chiamato in quel modo.”
“A quanto pare fra te ed Harmony e cose vanno a gonfie
vele, con il Quidditch avete trovato qualcosa che vi unisce.”
“Anche con altre cose: è molto brava in difesa, e ho
scoperto che ha una passione per la musica rock, anche se i suoi gruppi
preferiti lasciano a desiderare, legge molto…”
“Questo lo sappiamo da chi lo ha ereditato.” disse Ron
scherzando.
“Già…” disse Harry sorridendo e continuò: “colleziona libri
d’illustrazioni di Victoria Frances e che ama i pinguini.”
“I pinguini?”
“Si, i pinguini ne ha di tutte le misure, come peluche, nei
disegni, sulle magliette è una cosa molto carina.”
“Direi di si. Tibby ha una passione per un peluche a forma
di pipistrello, che chiama Battolomeo, glielo comprato al Dungers a Londra
quando aveva sette anni. Sono un po’ strane le nostre ragazze, non trovi?”
“Si, lo sai che ha una gattina nera che si chiama Bastet,
ricorda molto Grattastinchi.”
“Con Hermione come va?”
Harry sospirò e rispose: “Non saprei a volte ci avviciniamo
a volte sembriamo distanti anni luce.”
“E Harmony cosa ne pensa?”
“Non le ho mai chiesto niente…”
“Secondo me approverebbe, forse ci spera pure un po’ che
voi due possiate andare d’accordo e perché no, provare ad amarvi alla luce del
sole.”
“Ron… Io…”
“Harry ascoltami bene, ti è stata data una seconda
possibilità, non è una cosa che viene data a tutti…”
“David, mi ha detto qualcosa di simile.”
“Visto, e se lo dice David che cerca sempre di reprimere
tutti i suoi sentimenti.” E Ron gli mise una mano sulla spalla “Harry farlo.
Cerca d’essere felice con la donna che ami, te lo meriti più di chiunque altro
al mondo. Questa volta non la devi proteggere da un mago oscuro pazzo e dai suoi
tirapiedi, ne tanto meno devi nascondere ciò che provi perché tu e tuo migliore
amico amante la stessa fantastica ragazza.”
“Grazie Ron.” Disse Harry sorridendogli.
“Promettimi che le parlerai? Promettimi che cercherete
d’essere felici?”
“Si, lo farò.”
“Ricordi il nostro primo incontro con David?”
“Certo a Parigi.”
“Che splendida città, se non fosse per i francesi.”
“Dai, Ron se non ricordo male le francesi ti piacevano
però…”
“Vero.” E il rosso sorrise, ma tornò subito serio “Quando
vidi David, il luogo dove viveva e la sua solitudine… Quando notai quanto voi
due eravate simili giurai che non avrei mai permesso a te di diventare come lui.
Poi dopo la sparizione di Hermione, ti sei isolato da tutto e tutti, e con la
tua fuga, ho avuto veramente paura per te, amico.”
“E avevi ragione, Ron, ma non mi sono isolato solo perché
non c’era più Hermione, certo in parte era per questo, ma perché aveva paura di
cosa ero diventato per uccidere Voldemort e anche perché mi sentivo privo di
scopo. E assurdo da dire, ma la normalità mi faceva più paura persino del più
potente mago oscuro. Non sapevo chi ero dopo averlo ucciso.” Poi guardò Harmony
che gridava di entusiasmo mentre faceva le spericolate acrobazie. “Adesso so chi
sono. So chi voglio essere. Lo capito, amico mio, quando ho rivisto Hermione
nella sala grande e quando ho saputo d’avere una fantastica figlia. Voglio
essere Harry Potter, solo Harry Potter, un uomo che ama le due donne più
importanti della sua vita.”
“Harmony…” gridò Hermione appena arrivata sugli spalti
mentre sua figlia compiva giri della morte, virate a trecentosessanta gradi, o
passava traverso i tre anelli.
“Harmony, stai attenta.” le gridò la madre “Mamma mia…
scendi subito signorina.”
“Ciao, mamma. Hai visto quanto sono brava?” le grido la
lontano la ragazza.
“Basta adesso con questa roba. Scendi subito.” Poi a Harry
“Sei stato tu a insegnargli queste cose?”
“Io? Le sapeva già. Ce l’ha nel sangue.” Rispose lui
sorridendo.
La strega sorrise e guardò di nuovo la ragazza: “Quando è
su un manico di scopa, ti somiglia ancora di più, ma vorrei che fosse meno
spericolata di te.”
“E’ molto brava, Hermione e ha la testa sulle spalle.”
Intervenne Ron.
“Mi auguro però che il Quidditch non la distragga dallo
studio, come una persona che conoscevo.”
“Ehi non hai sempre detto che ti piacevano i giocatori di
Quidditch bravi?”
“Ero una ragazzina.” Disse la strega ridendo “A quell’età
ero facilmente influenzabile.”
“Hermione Granger, non è mai stata facilmente
influenzabile, ma è sempre stata bellissima.” Disse Harry.
La strega arrossì e pensò: “Non è vero, ero
influenzabile quando si trattava di te… e forse lo sono ancora.”
“Capisco perché tua madre e zia Ginny si sono innamorate
del professor Potter.” Diceva Tibby mentre accompagnava Harmony agli spogliatoi
dopo gli allenamenti. “E troppo affascinante, amica mia, hai un padre veramente
bello, è oscuro ma nel senso buono.”
Harmony si limitava a sorridere, poi vide sul sentiero una
coppia venire dalla direzione opposta, la ragazza era Robin Lefler, la loro
caposcuola, ma il ragazzo alto e moro non lo conosceva, i due erano abbracciati,
ma non sembravano intimi.
Quando gli passarono vicini il ragazzo guardò Harmony con
interesse ma anche con una certa aria di sfida, e si allontanarono.
Harmony domandò a Tibby: “Chi è quel ragazzo con Robin?”
“E’ Tim Drake, il nostro portiere e sarà il tuo rivale al
provino per il ruolo di cercatore.”
“Tim Drake, sembra forte...” Disse soddisfatta la ragazza
che non vedeva l’ora d’affrontarlo in campo e domandò: “Robin è la sua ragazza?”
“No, Robin stava con Conner, il migliore amico di Tim …”
Tibby sembrò a disaggio a parlarne. “Conner è morto circa un anno fa durante un
attentato da parte dei mangiamorte, insieme a Stephany Brown la ragazza di Tim,
erano andati a comprare un regalo per il compleanno di Drake.”
“Mio Dio.” Esclamò Harmony.
“Dal quel momento Tim è cambiato, non parla quasi mai e
sembra che abbia perso la gioia di vivere, era uno dei migliori studenti della
scuola, adesso non fa altro che addestrarsi in difesa.”
Harmony pensò: “Anche se mi dispiace per lui, non gli
concederò nulla, voglio essere un cercatore più di qualunque altra cosa al
mondo.”
Il giorno dopo gli allenamenti Harmony era sola negli
spogliatoi, ed era appena uscita dalla doccia avvolta in un morbido asciugamano
rossa. Si trovò davanti appoggiato al muro un serpeverde che fumava una
sigaretta babbana, lo riconobbe subito era Ryo Parkinson, ex il miglior amico di
Acrux.
Fra lui e Acrux era successo qualcosa tanto da farli
litigare di brutto e troncare tutti i rapporti. Harmony sapeva che forse la
causa era stata lei, ma il suo ragazzo non ne’ voleva parlare. La strega avrebbe
voluto che le parlasse di cosa provava, dei suoi sentimenti, ma il ragazzo
rimaneva chiuso in se stesso.
“Questo è lo spogliatoio femminile” gridò Harmony “Che ci
fai qui?”
“Niente…” disse lui “Assolutamente niente” si vedeva che il
ragazzo era leggermente ubriaco.
“Esci subito altrimenti…”
“Altrimenti, cosa ragazzina.” E il serpeverde la guardò
attentamente. “Non sei male… capisco perché Acrux ti voglia.”
Harmony sentì un brivido. Ryo aveva uno sguardo da belva…
“Vattene o grido.” Disse la strega.
“Nessuno ti sentirà, siamo lontani dalla scuola. Gli
studenti vengono qui per farci sesso…. Ma non credo che Acrux ti abbia già
portato qui, non come ha fatto con mia sorella Leslie.”
“Ti ho detto d’andartene subito…” Harmony iniziava ad avere
paura.
“Tu sei vergine lo sento dal tuo odore… potrebbe essere
divertente arrivare prima di Acrux.” E avanzò verso di lei, la ragazza cerco di
scappare, ma lui afferro l’asciugamano e glielo strappo di doso. Harmony gridò,
aveva le spalle al muro. Ryo la guardò dai piedi alla testa e poi disse: “Non
sei niente male, veramente un bel bocconcino.”
“Vattene… Vattene…” gridava la ragazza.
Lui era ormai su di lei, quando si sentì una voce: “Ryo
Parkison…”
Sulla porta c’era Tim Drake, con gli occhi freddi come il
ghiaccio, e la bacchetta puntata contro il serpeverde. “Lasciala andare
subito!!” gli disse.
“Drake!!!” Dissi Ryo “Grifondoro, perché non ti levi da
piedi…”
“Potrei farlo, ma non mi va, ho appena imparato a usare il
Sectumsempra, vuoi provare il dolore delle carni tagliate, serpeverde?”
Ryo si alzò e senza dire una parola andò verso la porta,
quando si trovò di fronte a Tim gli disse: “Un giorno… un giorno Drake, mi
vendicherò.”
“Ti aspetto con ansia, Parkison, e avrai quello che ti
meriti.”
Il serpeverde se andò.
Tim si avvicinò ad Harmony, raccolse l’asciuga mano e
glielo diede. Harmony se lo rimise addosso, e mentre il ragazzo stava per uscire
gli disse lei: “Grazie, Drake…”
Lui si voltò, le sorrise per un secondo e poi disse: “Lo
sai che sei bellissima…” e se ne andò.
Harmony non raccontò a nessuno di quella spiacevole
situazione, sapeva che sua madre ed Harry, come i loro amici avrebbero voluto
punire Ryo e Acrux si sarebbe messo nei guai cercando di vendicarla, ma c’era
dell’altro che la turbava, nei giorni seguente a quella storia si era ritrovata
senza volerlo a ripensare a Tim Drake, al suo sguardo dolce, ai suoi occhi
tristi, a quel sorriso e a quella frase: “Lo sai che sei bellissima…”
E arrivò il giorno del provino, Harmony era molto nervosa,
non mangiò nulla a colazione e al uscita della sala grande incontrò Acrux, che
le disse: “E’ il grande giorno, eh piccola.”
Lei gli sorrise, le piaceva quando la chiamava piccola:
“Si, sono cosi nervosa, non riuscirò a fare niente. Non prenderò mai il
boccino.”
Acrux la bacio per zittirla e poi gli disse: “Sarai
fantastica. Vuoi sapere perché? Perchè io ti amo, non mi sarei innamorato di te
se non fossi stata fantastica.”
“Acrux… io…”
“Harmony non avere paura, rilassati.” E la bacia nuovamente
“Più tardi festeggeremo la tua vittoria.”
La strega gli sorrise e lo lasciò per andare a prendere la
scopa e il restò, ma non appena entrò in sala comune si trovo davanti Tim, con
indosso la divisa da Quidditch. I due si guardarono, poi lui la superò per
uscire.
“Grazie…” sussurrò Harmony con lo sguardo basso e il viso
arrossato.
Lui si fermò.
“Grazie per la scorsa volta, se non ci fossi stato tu
Drake…”
“Granger...?”
“Si?” rispose lei si voltandosi.
“Vinca il migliore.”
“Si…”
Il ragazzo le sorrise lasciò la sala uscendo attraverso il
ritratto della signora grassa.
La strega sospirò, si lasciò andare e pensò: “Pensa solo
a vincere, Harmony. Perché mi tremano le ginocchia quando c’è lui? Perché ho
paura quando mi guarda, ma al tempo stesso cerco il suo sguardo. I suoi occhi
tristi e forti… I suoi occhi…. Vorrei consolare quelli occhi… Ora pensa a
vincere, solo a vincere, ragazza.”
Salì le scale del dormitorio e si vestì con la divisa da
Quidditch, portando il casco sotto il braccio e uscì dalla sala comune. Era
pronta.
Arrivò al campo ci trovò più gente di quello che
immaginava, la scelta del nuovo cercatore di Grifondoro era da sempre una cosa
molto seguita, anche perché sembrava che ci fosse una tradizione che voleva che
la squadra rossoro di Hogwarts sfornasse i migliori cercatori della Gran
Bretagna. Harmony si stava preparando ad aiutarla c’era Tibby, mentre dal altra
parte c’erano Tim Drake e Robin Lefler.
Harmony aveva uno sguardo deciso mentre si sistemava le
protezioni per gli avambracci e infilava i guanti, e i due avversari si
guardarono nuovamente, e tutti intorno a loro sparirono.
“Tutto bene?” le domandò Tibby.
“Come? Si, certo…” rispose la strega.
Poi guardò verso gli spalti di Grifondoro e vide subito,
Harry seduto accanto a Hermione, e poi Ron, Neville, ma anche Acrux e Draco, e
Fred con la piccola Molly.
Harmony li saluto tutti alzando il casco.
“Manca poco, Harmony. Sei pronta?”
Lei la guardò e disse: “Sì, Tibby grazie…”
Le sorrise e aggiunse: “Dimostra cosa sai fare, amica mia,
fargli mangiare la polvere.”
E Tibby se ne andò.
Mentre dall’altra parte, Drake controllava
l’equipaggiamento.
“E’ la prima volta che ti vedo così nervoso, Tim?” gli
domandò Robin.
“Non sono nervoso.”
“Si, invece…”
“Granger è forte, è molto veloce…”
“… e anche molto carina.” Aggiunse Robin.
“Ma che dici, ti sembra una cosa da dire prima del
provino.”
“Ci dovresti provare, Tim… con lei intendo.”
“E’ ancora presto.”
“Non è presto per tornare a vivere, lei vorrebbe che tu…”
“Basta adesso….” Disse lui un po’ arrabbiato.
“Come vuoi.” Disse Robin abbassando lo sguardo.
“Scusami, Robin, io sono uno stupido.”
“Non è vero… Ma dimmi la verità un po’ di piace Harmony
Granger?”
“Robin…” e guardò Harmony, poi s'infilò il casco. E l’amica
lo lasciò.
Faith Baston andò verso il centro del campo.
“Si, comincia finalmente.” Disse Ron tutto eccitato, mentre
sua figlia prendeva posto accanto a lui.
“Come sta, Tibby?” domandò Hermione.
“Sta bene, ma è un po’ nervosa.”
“Maledizione…” sussurrò la strega, ma sentì una mano sulla
sua spalla, e si voltò e vide Harry che le sorrideva.
“Non temere, è brava molto brava… più brava di me.” Le
sussurro lui.
La strega arrossì, e guardò verso il campo. “Ho paura che
potrebbe strafare, che potrebbe farsi male.” Poi usò il binocolo magico per
guardare il volto della figlia, mentre questa camminava verso il centro campo.
“Non lo mai vista con un volto così deciso…”
“Non ci credo hai conservato il binocolo della coppa del
mondo.” Disse Harry.
“E’ un tuo regalo non l’avrei mai buttato, Harry. Non
vorrei che la pressione fosse troppa per la mia piccola.”
“Nah, è una Granger, è una Potter.” Esclamò Harry “E’ come
un diamante che con la pressione diventa più duro.” E il mago sorrise.
“La terza generazione, eh Harry” Esclamò Ron attirando
l’attenzione degli altri suoi due amici e continuò dicendo: “Se Harmony vince,
sarà la terza generazione di Potter a fare il cercatore per grifondoro.”
“Se vince, Ron?” disse Draco voltandosi “Con Acrux, i
Malfyo sono già cercatori da quattro generazioni…”
“Vuoi scommettere Malfyo, tre galleoni che Harmony batte
Drake.” Esclamò Ron.
“Ci sto.” E i due si strinsero la mano.
“Ehi state scommettendo su mia figlia e poi che esempio
date agli studenti?” disse Hermione, ma poi sentì Harry: “Io scommetto sette
galleoni sulla vittoria di mia figlia. Ci stai serpeverde?”
“Si, Grifondoro.”
Hermione guardò Harry con un viso corrucciato, ma poi gli
sorrise contenta soprattutto perché quella era la prima volta che lei sentiva
lui chiamare Harmony sua figlia.
Faith invitò i due concorrenti a venire al centro del
campo. Arrivati, il capitano fece le raccomandazioni del caso dicendo:
“Conoscete le regole, il primo che prende il boccino diventerà il nostro nuovo
cercatore, e ora stingetevi la mano.”
Harmony e Tim si strinsero la mano, montarono sulle scope e
per poi volare. Faith lasciò andare il boccino, la gara era iniziata.
“Drake ha una firebolt come la tua Harry.” Disse Ron.
Harry sorrise, ma continuò a vedere la sfida tra i due
ragazzi. Quanto gli mancava volare, quanto gli mancava il Quidditch.
Harmony e Tim si guardarono intorno, quella era la quiete
prima delle tempesta, essere un cercatore non voleva dire soltanto essere il
giocatore più veloce della squadra, ma anche riuscire a tenere sottocchio tutto
il campo e anche il proprio avversario. Passarono buoni dieci minuti quando Tim
partì in picchiata, ma risalì subito. Harmony gli sorrise da lontano.
“Il ragazzo ha provato una fitta Wronsky” disse Ron “Niente
male, per fortuna che Harmony non ci è cascata.”
“Non è fortuna, Ron” gli rispose Harry, e poi sussurrò:
“Lei ci sa fare.”
Ed ecco Harmony salì di quota a tutta velocità, aveva visto
il boccino. Tim partì al inseguimento, in pochissimo tempo i due ragazzi si
trovarono l’uno addosso all’altro.
“Mi piace volare con Granger, è davvero brava....”
Pensò Tim e poi guardò il volto della ragazza “E poi è proprio carina.”
Quando Harmony notò che Tim la stava guardando, sorrise e
poi gli diede una gomitata sul petto.
“Miseriaccia che colpo, mai visto un gioco così maschio
neanche in nazionale.” Disse Ron. “A vostra figlia piace giocare violento”
Hermione arrossì mentre Harry si mise a ridere e aggiunse:
“Brava ragazza fai vedere ci sei…”
“Ron ha ragione.” Disse Draco ad Acrux “Stai attento con
lei, figliolo, è pericolosa.”
Acrux sorrise e sussurrò: “Lo so papa, ma la amo anche
perché è pericolosa.”
Tim intanto strattonava Harmony.
La ragazza stava per prendere il boccino, ed ecco lo
afferrò ma i due manici di scopa entrano in contatto questo provocò una
accelerazione, ed Harmony e Tim uscirono fuori dal campo volando verso la
foresta proibita.
Dopo circa venti minuti in una radura, Tim si svegliò e si
accorge d’essere sopra il corpo di Harmony ancora svenuta. Lui sorrise, ma si
sentì tutto dolorante, si spostò dalla ragazza buttandosi su un lato e si sdraiò
mettendosi a contemplare il cielo.
Poi si girò e guardò Harmony, e ripensando a quello che le
aveva detto nello spogliato: “Lo sai che sei bellissima.” Quella frase gli era
sfuggita non sapeva neanche perché.
Sì alzò per mettersi seduto, continuò a guardare la sua
rivale, le tolse i capelli dal viso e senza neanche una ragione la baciò sulle
labbra, e per un attimo, un solo attimo dimenticò Stephany. Ma le lacrime
iniziarono a bagnargli il viso, e si domandò: “Come ho potuto? Come ho potuto
dimenticarla? Come ho potuto baciare la Granger?”
Si alzò e si avvicinò a un albero, doveva sfogarsi, cadde
in ginocchio.
Harmony riprese i sensi, si rialzò e vide Tim piangere e le
si avvicinò.
“Tim…” Era la prima volta che lo chiamava per nome.
Lui si voltò e disse: “E’ colpa mia, se loro sono morti è
colpa mia. Solo colpa mia…”
“Non è vero, Tim, non puoi punirti in questo modo.”
“E’ colpa mia e solo colpa mia.” E abbracciò Harmony, lei
gli accarezzò la testa, come se fosse un bambino piccolo. Poi si mise in
ginocchio e vide i suoi occhi, i suoi occhi tristi.
Senza accorgersene i loro visi s’avvicinarono, come anche
le loro labbra, fino a baciarsi.
Eccomi tornato dopo la pausa estiva.
Voglio prima di tutto ringraziare chi mi ha commentato e
chi a inserito mia storia tra le
preferite, ricordate o seguite.
Voglio poi rimandarvi alla mio blog dove c’è un’importante
novità, cioè e-fanfic in poche
parole la possibilità di scaricare gli ebook delle mie ff e
leggerle su lettori ebook, tablet o smartphone. Fattemi sapere cosa ne pensate.
Ora vi saluto e vi rimando alla prossima settimana con il
prossimo capitolo.
Vostro umile servitore
Dalastor
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