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Autore: dalastor    04/09/2012    4 recensioni
Hermione è scappata da Harry, poco prima della fine della guerra. Portando con se un segreto, ma dopo tredici anni il passato ritorna ed Hermione Granger dovrà tornare a Hogwarts, ma non sarà sola…
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo Quinto:
 
Provino
 
Harry era euforico, aveva scoperto d’aver una fantastica figlia, una ragazza con la testa sulle spalle, e tramite Harmony si era riavvicinato a Hermione, ma al tempo stesso era terrorizzato, cosa ne sapeva lui di come si doveva comportare un padre di un’adolescente? Come doveva rapportarsi con lei?
Pensava a tutto questo mentre camminava per il corridoio del secondo piano. Quando sentì qualcuno dargli una pacca sulla spalla, si voltò e vide David che gli diceva: “Dalla tua faccia, Potter, pensò che tu abbia saputo di Harmony?”
“David! Non so che pesci prendere, non so come dovrei comportarmi con lei, so cosi poco dell’essere un padre. Non so come abbia fatto Hermione a fare la madre a soli diciassette anni?”
“Lei doveva non aveva scelta, aveva la responsabilità di una piccola vita a cui badare. Secondo me dovresti farti guidare dal tuo istinto e dai tuoi sentimenti verso Harmony e verso Hermione.”
“E se sbaglio qualcosa?”
“Sbagliare fa parte del gioco, non credo esistano persone pronte o preparare a fare i genitori, lo fanno e basta, Harry.” Rispose David mentre camminavano. “Chi dice che è pronto o sa trattare ogni situazione con i figli, mente e farà gli errori più grossi di tutti, fidati.” E aggiunse. “Poi anche se farai degli errori  differenza degli altri le persone che ti amano sanno perdonarti. Harry non credo esista persona migliore di te per essere un buon padre. Mio zio ti avrebbe detto di scegliere fra ciò che giusto e…”
“…ciò che è facile.” Continuò Harry sorridendo.
Le due maghi si misero a ridere e si incamminarono per il corridoio.
“Conosco qualcosa che potrebbe rilassarti, Harry.” Disse David
“Ah si. Una rivincita?! Perché no?”
“Stanza delle necessità tra dieci minuti?” domandò Potter
“Va bene, ma dovremo finire in un’ora. Ho fissato un incontro….”
“Lo so, ho anch’io uno dei galeoni falsi del ES.”
 
Un ora dopo Hermione fu la prima ad arrivare davanti alla porta della stanza delle necessità, stava per entrare quando sentì la voce di Draco: “Granger, sempre puntuale eh?”
“Anche tu, Malfoy.”
Il professore di pozioni guardò la porta e disse: “Ricordi quando vi abbiamo beccato qui dentro?”
“Ti avrei ammazzato quella volta.” Rispose la strega ridendo.
“Se non sbaglio poi vi siete vendicati sul treno del ritorno trasformandomi in un vermone, ho sputato bava per tre giorni.”
“Ecco adesso ho visto tutto, Malfoy che entra dentro questa stanza.” Disse arrivando Neville.
“Paciock”
“Malfoy.” E i due si stinsero la mano.
In passato tra i due non era corso buon sangue, durante la guerra erano diventati rivali per il cuore di Ginevra, ma avevano combattuto spalla a spalla per cinque giorni nella battaglia del San Mungo contro i vampiri del tedesco conte Orlock, uno dei più potenti alleati di Voldemort.
“Come al solito manca Ron ‘l’eterno ritardatario' Weasley” disse sorridendo Neville, mentre prendeva dalla tasca un pacchetto di sigarette.
“Vizioso di un Paciock, almeno dammene una.” Disse Draco.
Neville sorrise e diede una sigaretta all’antico rivale.
“Darete un cattivo esempio ai ragazzi. Siete dei professori adesso…” disse con rammarico Hermione.
“Professoressa Granger vedi studenti qui?” domandò Draco con un po’sarcasmo.
La strega scosse il capo.
“Studenti, non ce ne sono, ma ci sono che sono incinta.” Disse una voce femminile da dietro una colona “Spegnete quelle cose.” Era Luna appena arrivata da Hogsmeade.
“Draco!!! Hai sentito Luna. Spegni quello schifo, e se ti vedesse Acrux. Che esempio dai a tuo figlio?” Lo rimproverò Ginevra venuta con la strega bionda.
“A volte penso amico, che l’avrei dovuta lasciarla a te.” Disse Malfoy sorridendo buttando a terra la sigaretta per poi spegnerla con il piede.
Neville sorrise.
“Draco, il mozzicone.” Lo rimproverò Hermione.
“Granger.” Disse raccogliendolo da terra “Tu non potevi restare nascosta.”
Poi si sentirono dei passi di corsa e arrivò Ron.
“Ron, sei in ritardo!!” Dissero insieme Hermione e Luna.
“Luna ma tu che ci fai qui?” domandò il rosso con l’affanno.
“Ehi anch’io faccio parte della banda, ho ancora il mio galeone.” Gli rispose la moglie.
“Ron, dovresti fare qualcosa per questo tuo problema dei ritardi.”
“Smettila, Hermione, non siamo tornati ragazzi. E poi non sono l’unico a essere in ritardo mancano ancora Harry e David.”
Hermione prese dalla tasca: una pergamena e la bacchetta. E recitò: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” La mappa si aprì ed Hermione indicò la stanza delle necessità: “Vedi Ron, David e Harry sono già dentro.”
“L'avevi tu la mappa del malandrino? Da quanto tempo ce l’hai?”
“L'ho presa in prestito nel settimo anno…”
“E non l’hai più restituita…”
“Ehm no?”
“Ma è stato un furto… Chi sei tu? Che ne hai fatto di Hermione Granger?”
“Tu e Potter avete avuto una cattiva influenza su di lei, Weasley” disse Draco ridendo.
“Entriamo.” Ordinò Hermione ed entrò per prima.
“Qualcuno mi spiega perché quando non c’è Potter e la Granger a dare ordini?” domandò Draco.
“Non lo so, ma è sempre stato così. Secondo me è perché Harry ha il coraggio di un leader, mentre Hermione ne ha l’intelligenza.” Rispose Ron.
“Non sarà invece perché la Granger andava a letto con Potter?” domandò Draco.
“E’ probabile…” intervenne Ginevra.
E tutti si misero a ridere ed entrarono.
Dentro c’erano Harry e David che si stavano allenando a tirare di scherma, ma la cosa che colpì maggiormente le esponenti femminili del gruppo, era il fatto che i due erano a torso nudo.
Ginevra si avvicinò a una Hermione interdetta e le sussurrò: “Non c’è che dire, Harry non si è lasciato proprio andare in questi anni. Merlino, sudato e mezzo nudo è bellissimo.”
“Ma perché il capitano Giles non è mica da buttare?” sussurrò Luna alle amiche. E i loro sguardi si soffermarono su professore di teoria e sul suo avambraccio destro dove faceva bella mostra di se il marchio nero. Anche Draco guardò il marchio di David, stringendo il suo marchio nascosta dalla camicia.
David atterrò Harry e gli puntò la katana alla gola.
“Harry, no!!!!!” gridò Hermione e aveva messo mano alla bacchetta.
I due si voltarono, e subito dopo David aiutò Harry a rialzarsi dicendogli: “Niente male, sei migliorato, Potter complimenti.”
Harry sorrise, e si rivolse agli altri: “Un attimo... Arriviamo.”
David aveva fatto comparire un rubinetto e avevo messo la testa sotto il getto d’acqua, poi prese una asciugamano e dopo essersi assicurato la testa, se la mise sulle spalle. Harry fece lo stesso.
“Allora vogliamo iniziare.” Disse Harry dopo aver fatto comparire otto sedie più o meno in cerchio.
Tu si sedettero e il primo a parlare fu Neville: “La professoressa Corman ieri ha avuto una nuova profezia…”
“Autentica?” domandò Hermione.
“Si, la voce e il resto non lasciano dubbi.” E presa un pergamena dalla tasca iniziò a leggerla: “Il Sangue della fenice d’oro e il sangue del basilisco d’ombra sono tornanti nella casa dei quattro. L’oscuro signore tornerà.”
Sul gruppo scese un innaturale silenzio.
Hermione guardò un attimo Harry, poi parlò agli altri: “Direi che due parti della profezia siano chiari: con oscuro signore s’intende Voldemort, mentre con la casa dei quattro s’intende Hogwarts.”
“Ma cos’è il sangue della fenice e del basilisco, Hermione?”
“Non so Ron, potrebbero qualsiasi cosa… ma non credo siano Horcrux.”
Harry rimaneva in silenzio.
“Il sangue della fenice e del basilisco.” Sussurrò Draco “Si, dice che il sangue della fenice possa dare l’immortalità e che sia uno degli componenti della pietra filosofale. Il sangue del Basilisco è invece un potente veleno.”
“Non credo s’intenda sangue nel senso proprio del termine, Draco.” disse Hermione.
“Profezie a parte.” S’intromise Ginevra “Di recente sembra che siano in aumento gli avvistamenti e gli attentati dei mangiamorte rimasti in libertà.”
“E’ vero hanno attaccato anche Hermione e Harmony a Howl.” disse Ron.
Harry a risentire quella storia guardò la strega preoccupato.
“Sì, ma siete arrivati tu e Draco e Laura ha salvato Harmony.” Disse Hermione più che altro per non far calmare Harry.
Il mago pensava: “Ci sarei dovuto essere anch’io, è colpa mia loro vogliono me. Calma ora sei tornato per proteggerla. Nessuno, neanche Voldemort redivivo per la terza volta potrà far del male alle donne della mia vita.
“Sono organizzati, non agiscono più come piccole cellule indipendenti come dopo la guerra.” Continuò Hermione riportando Harry alla reatà. “Sono sicura che il loro capo sia il leader del gruppo dell’attacco a Howl.”
“Era una donna.” Disse tranquillamente Draco.
“Una donna?!” domandarono tutti tranne Harry che si limitò a guardare il biondo.
“So riconoscere i sessi attraverso le maschere d’argento, ogni mangiamorte sa.”
“Una donna?! Molto strano.” esclamò Ron.
“Si, lo so Weasley.” Rispose Draco “I mangiamorte sono una stirpe orgogliosa, maschilista e chiusa in se stessa. Non avrebbero mai accettato una donna come capo, a meno che questa non sia veramente importante per qualche ragione. C’è dell’altro sono molto giovani, motivati e ben aggiornati.”
“Come lo sai, Draco?” domandò Hermione.
“Mi sono tenuto informato, poi usano incantesimi nuovi, nuove armi e nuove tattiche, cioè molti di loro si sono evoluti, non ci troviamo di fronte a gente come mio padre o Bellatrix che non sapevano altro che usare bacchette e pozioni, questi sanno usare la tecnologia babbana come automobili, cellulari e computer. I loro capi hanno più o meno la nostra età.”
“Ciò non toglie, Draco, che sanno usare anche vecchi sistemi. Harmony è stata attaccata nella stazione della metropolitana di King Cross dà dei dissennatori e da un licantropo…” Disse Ron.
“Come?” gridò Harry “Cosa è successo? Quando è stata attaccata?”
“Poco prima di venire qui.” gli rispose Hermione.
“Hermione, voglio essere tenuto informato di cose come questa. Lei è mia figlia…”
“Scusami Harry, ma c’era Rigel con lei.” disse Hermione.
Lui si calmò e sussurrò: “Rigel…” e sorrise “…c’è sempre un Black quando un Potter ha bisogno.”
“Non temere, Harry. Tutti noi proteggeremo Harmony.” disse Ron sorridendo.
“Grazie, Ron grazie a tutti.” Disse Harry guardando l’amico “E grazie anche per quello che avete fatto tu e Draco a Howl.”
“Scherzi, tu avresti fatto lo stesso per Luna e Tibby, come per Ginevra e i due marmocchi di casa Malfoy.”
“C’è dell’altro, Harry.” Disse Hermione “Rigel durante lo scontro ha visto parte del ricordo di cui era stata privata: una donna che grida e una voce maschile che dice la parola: ‘avanti’.”
“Non è molto, Hermione.” Interviene Ron.
“Non abbiamo molto, una profezia quasi incomprensibile e parte di un ricordo perduto.” Rispose la strega.
“Quando eravamo dei ragazzi abbiamo avuto anche meno per risolvere misteri.” Disse Harry.
“Non c’è altra scelta che lasciar evolvere gli eventi e vedere dove questi ci portano.” Disse con voce fredda Draco.
“Malfoy ha ragione, questo è il turno di muovere dei nostri avversari.” Disse Ron, e tutti lo guardarono con gli occhi spalancati.
“Ehi perché se biondo dice una frase d’effetto voi quasi applaudite mentre se la dico io mi guardate come se fosse un evento storico?”
“Perché lo è!!!” rispose ridendo Hermione e tutti annuirono.
“Nah, se fossi un ex-mangiamorte sarei più rispettato.”
“Ragazzi…” disse David intervenendo per la prima volta. “Mi è arrivato un gufo da Alexander Saxon, il direttore di New Azkaban, Wilhelm Faust vuole parlarmi.”
“Wilhelm Josef Faust, il signore della morte di Galug.” Sussurrò Draco con un certo fremito nella sua voce.
Quel solo nome aveva fatto scendere il gelo nella stanza.
Faust era stato fra i peggiori mangiamorte, era un alchimista della via sinistra, cioè un ricercatore che cercava di ricreare una pietra filosofale anche migliore di quella di Flamel, usando però esseri umani per i suoi esperimenti, riprendendo in parte gli studi del suo antico avo Gilles de Rais, e uccidendo e torturando centinaio di babbani per la maggior parte bambini e prigionieri di guerra.
“Non l’hai mandato tu, David, quel verme a marcire a New Azkaban?” domandò Ron.
“Si...” rispose David.
“Mi è stato detto che adesso è paralizzato alle gambe ed è privo di un braccio.” Disse Draco.
Tutti guardarono David.
“Ehi io non c’entro, non ho fatto nulla mentre lo linciavano.” Rispose il mago.
 
La riunione finì poco dopo, ma mentre tutti andavano via Harry chiamò Ron e Draco: “Possiamo parlare un attimo.”
“Si, certo.” Gli rispose Ron e poi salutò Luna: “Ciao piccola, ci vediamo venerdì pomeriggio.” E la baciò
“Ciao, Ron.” Rispose lei sorridendo.
“Ciao, Weasley.” Disse Draco abbracciando la moglie.
“Ciao, Malfoy.” Rispose Ginevra.
Harry ed Hermione guardarono le due coppie, poi a vicenda, ma la strega distolse lo sguardo, per poi uscire dalla stanza con le due amiche e domandare: “Che fatte adesso? Tornate a subito a Hogsmeade?”
Ginevra e Luna si guardarono e sorrisero. “No, pensavamo di salutare prima i ragazzi.” Rispose Luna.
“Tu che idea avevi, Hermione?” domandò Ginevra.
“Avrei alcune spese da fare a Hogsmeade, e vorrei unirmi a voi.”
Luna sorrise: “Nessun problema, sarà come ai vecchi tempi…”
“Un momento ai vecchi tempi.” Disse Ginevra scherzando “Lei non veniva con noi, ma con Harry e Ron.”
“Hermione?” domandò Ginevra “Non dovresti parlare con Harmony di Harry?”
La strega sorrise: “E’ difficile, ma poi credo che Harmony sa gestire da sola la situazione dopo tutto è stata lei a far in modo che Harry scoprisse tutto.”
 
Intanto nella stanza delle necessità, Harry parlava con Ron e Draco, mentre David se n’era già andato.
“Ragazzi non sono gestire la situazione, ma voi come avete fatto quando siate diventati padri?”
Draco e Ron si guardarono.
“Benvenuto nel club, mister Potter.” Disse Ron. “Cosa vuoi sapere? Ti mettiamo a disposizione la nostra esperienza decennale di genitori. Per quanto Draco ha due figli maschi ed è più facile.”
“Più facile? Ma quando mai? Acrux è in una età difficile e per giunta si è innamorato di…” disse Draco guardando Harry.
“Non mi sembra un problema.” rispose Harry “Alla sua età è normale, a meno che non sia… non che ci sia niente di male oggi …”
“Ehi, è di un Malfoy stai parlando, Potter. L’amore di Acrux è una ragazza, e che ragazza, mio figlio ha gusti eccellenti in fatto di donne.”
“Torniamo al discorso d’essere padri, per favore?” domandò Harry. “Allora cosa dovrei fare, secondo voi? Hermione mi ha detto di conoscere Harmony piano piano e David mi ha consigliato di fidarmi dei miei sentimenti per loro.”
“Sono dei buoni consigli, Harry.” Intervenne Draco.
“E’ vero, Harry, ma per me c’è dell’altro. La cosa più importante del tuo ruolo di padre è difendere la tua bambina.” disse Ron seriamente.
“Difenderla? Da chi dai mangiamorte?” domandò Harry.
“No, da una cosa infinitamente più pericolosa…. I maschi adolescenti, i ragazzi.”
Draco e Harry guardarono Ron come se fosse pazzo.
“Harry, tua figlia è una bella ragazza e quelli sono in balia dei loro ormoni impazziti.”
“Scusa, amico, ma non stai un po’ esagerando?” domandò Harry.
“Sono d’accordo con Potter.” Disse Draco “E poi Tibby è una brava ragazza, con la testa sulle spalle che per fortuna ha preso da Luna.”
“Devo ricordarvi, signori, com’eravamo noi da ragazzi. Che ci eccitavamo guardando persino il pavimento.”
Harry e Draco dovettero amettere che Ron aveva ragione.
“Harmony è in una delle età più difficili.” Disse Ron “Può essere indifesa contro certi bastardi e tocca a te vigilare su di lei.”
“Ma? Harmony mi sembra ancora troppo giovane perché io mi preoccupi.”
“Harry…”
“Si, Draco?”
“No no, niente…”
“Ma se qualcuno la fa soffrire, io lo uccido.”
“Bravo è questo atteggiamento giusto.” Disse Ron ridendo.
Draco non sapeva bene che fare.
“Tibby lo sa fino ai sedici anni di ragazzi non se ne parla.” Disse Ron.
 
“Mi sei mancato…” disse Harmony tra un bacio e l’altro con Acrux, mentre stava appoggiata a un muro della scuola. “No, aspetta mi sono sbagliata, mi sono mancate le tue labbra, Malfoy.”
“Ne sono felice, Granger.”
La strega sorrise con il viso in fiamme, e i due ripresero a baciarsi, senza sapere che qualcuno di nascosto li stava osservando.
 
“Allora com’è riavere Harry nella tua vita, Hermione?” domandò Luna, mentre le tre amiche camminavano per il sentiero verso Hogsmeade.
“E’ strano, ed è diverso da come avrei immaginato di reagire nel rivederlo.”
“Che ti avevo detto a Diagon Alley, per quanto ci provi non riesci a odiarlo…” disse Ginevra.
“Non è solo questo.” Rispose Hermione sorridendo “E’ sempre stato così fra noi. Lui riesce ad abbattere le miei difese. Lui è Harry, il mio Harry …”
“E di nessun’altra.” Disse Luna. “Vi appartenete non importa quanto tempo sia passato, non importa cosa è successo tra voi, le vostre anime si cercheranno in eterno… Come me e Ron.”
“Quando hai capito che Ron era l’uomo che amavi, Luna?” domandò Hermione.
“Ricordi il nostro primo incontro sul Hogwarts Express…”
“Si… Già allora?….”
“L’ho visto e ho pensato questo ragazzo sarà mio.” Poi aggiunse “Loro possono dire quello che vogliono, ma sono le nostre prede, ultima parola è sempre la nostra.”
“Giusto, sorella, anche se a volte è bello farsi cacciare.” Disse Ginevra “Ero lusingata quando Draco e Neville ‘combattevano’ per me… erano così… così… virili.”
Hermione alzò gli occhi al cielo, mentre Luna rideva sotto i baffi.
Arrivati a Hogsmeade, entrarono al Lain, negozio di abbigliamento femminile. Mentre Ginevra chiedeva al commesso di un ordine fatto una settimana prima, Luna e Hermione si misero a guardare i vestiti per teenagers: magliette, pantaloni a vita bassa e qualche giacca.
“A Tibby piacciono i vestiti neri e un po’ trasgressivi, tende un pochino al dark.” Disse Luna guardando una giacca di pelle con simboli da aviatore. “Harmony che gusti ha?”
“Lei ha gusti classici, forse un po’ troppo da brava ragazza.” Rispose Hermione guardando una giacca di velluto marrone. “Anche se più di recente penso stia cercando un suo stile.”
“E’ una ragazza in gamba complimenti…” disse Luna.
“Si, lo so, sono stata fortunata.”
“Sei stata brava, altro che fortunata.”
La mora abbassò lo sguardo su un vestitino blu.
“Cosa c’è? Ti vedo un po’ turbata.”
Hermione sospirò e rispose: “Sono preoccupata, Luna, sta accadendo tutto cosi in fretta. I nostri rapporti forse si stano deteriorando. Eravamo molto unite prima…”
“Le cose cambiano, prendi me e mia figlia a volte mi sembra che per Tibby io più che sua madre sia una nemica con cui debba confrontarsi per forza.”
“Dio, mi auguro di non arrivare mai a questo. Ho sempre cercato di essergli una amica, siamo cresciute insieme. Vorrei tanto continuare a proteggerla come quando era bambina.”
“E’ più o meno la stessa idea che ha Ron, ma adesso le nostre figlie sono delle adolescenti, bisogna lasciarle libere anche di fare i loro errori.”
Hermione sorrise alla amica e disse: “Io sarò anche stata preparata, sarò anche stata una so tutto io, ma tu Luna hai sempre avuto una saggezza innata.”
“La saggezza della Lunatica Lovegood, sai mi manca un po’ quella ragazzina, un po’ strana…”
“Eravamo tutte un po’ strane…” intervenne Ginevra avvicinandosi “Hermione la secchiona saccente, Luna la matta saggia, e io la spericolata.”
Le tre si misero a ridere.
“Dovremo farlo una volta a settimana? Un bel incontro fra noi.” Suggerì Hermione “Magari anche con Tonks?”
“Si, è una buona idea.” Disse Ginevra.
“Concordo, poi prima di Natale dobbiamo tornare qui. Bisogna comprare i vestiti per la vigilia di Natale per le ragazze.” Disse Luna.
“C’è una festa da ballo per Natale? Non lo sapevo.” Esclamò Hermione.
“E per raccogliere fondi per la biblioteca.” Disse Luna.
Parlarono ancora per una ventina di minuti, uscite dal negozio si separarono e dopo averle salutate, Hermione prese la Merlino Street, strada principale di Hogsmeade per tornare a Hogwarts.
Ma appena lasciato il villaggio vide avvicinarsi David Giles che veniva dalla parte opposta, portava con se un borsone e legato a questo c’era qualcosa di avvolto in un velo nero chiuso da un cordini di stoffa viola.
Hermione sapeva cos’era quella cosa, era una delle reliquie dei fondatori, la più preziosa per i Corvonero, era Nyx la spada della strega, con quell’arma David si era guadagnato tra i mangiamorte lo pseudonimo di lama di morte.
“David…” lo chiamò lei.
“Hermione e tu che ci fai qui?” domandò lui quando le fu vicino.
“Sono venuta qui insieme a Luna e Ginevra e adesso stavo per tornare al castello.”
“Da sola, scherzi?” Disse lui “Ti accompagno…”
“Professor Giles, so badare a me stessa lo sai.” Ed estrasse la bacchetta.
“Lo so, professoressa Granger, ma se ti attaccano in tre o quattro sarebbero troppi anche per il braccio destro di Potter.”
“Ma sei appena arrivato, dovresti tornare indietro.” Disse lei un po’ preoccupata “In questo modo dovrai attraversare il sentiero al buio…”
“Vieni o no, Hermione?” Taglio corto il mago.
E i due s’incamminarono verso la scuola.
A un tratto mentre camminavano Hermione gli chiese: “David posso farti una domanda?”
“Si…” sussurrò lui.
“Perché sei tornato? Quando avevi giurato che non avresti più rimesso piede a Hogwarts, non sei tornato neanche per il funerale di tuo zio.”
“Sono a caccia, a caccia di mangiamorte…”
“Dove sei stato dopo la guerra?”
“Gli ho inseguiti per mezzo mondo: Turchia, Libano, Arabia Esaudita, Grecia Macedonia, Serbia, Croazia, persino in Russia, e li abbiamo fermati in Romania, grazie a Dracula. A proposito Victor Krum ti saluta.”
“Victor, come sta?”
“Benone, a un certo punto a fatto parte della squadra insieme: a Alastor Moody, Rigel, Bill Weasley, Nicole Bathory, Genevieve Delacour.”
“Genevieve Delacour, la zia di Fleur, la ricordo era più strana della nipote…”
“Si, è vero…”
E si misero a ridere.
“Ricordi il nostro primo incontro?” domandò David.
“E come potrei dimenticarlo.” Rispose lei arrossendo un po’ “Hai cercato di uccidere Harry….”
“Uccidere? Adesso non esageriamo era un vivace scambio l’opinioni.”
“Strano, ma io lo ricordo come un duello.”
“Hermione… io?”
“Si.”
“No, niente niente.” E il mago abbassò lo sguardo “Sei felice?”
“Com’è? Potrebbe andare meglio, ma si sono felice.”
“Immagino anche per il ritorno di…”
“Non lo so… ma dimmi cosa c’è… David…”
“Niente… ecco il castello, da qui in poi inizia il territorio di Hogwarts non avrai problemi. Ora ti la lasciò tenente Granger” e le fece il classico saluto del pugno sul cuore tipico degli Auror.
Hermione sorrise, rispondendo al saluto e disse: “Capitano Giles.”
Il mago si voltò e andò via per la sua strada.
 
Intanto dall’altra parte del castello Harmony, Acrux e Tibby stavano seduti tra le radici della grande quercia, guardando il sole tramontare dietro le montagne e con il lago nero che acquistava le più diverse gradazioni di colore.
“Posso unirmi a voi?” domandò Harry avvicinandosi alle loro spalle.
“Professor Potter!” esclamò Acrux scattando in piedi, mentre le due ragazze iniziavano a ridere.
“Ciao, zio Harry.” Disse Tibby.
Harry la guardò sorpreso, ma poi si mise a ridere.
L’unica che non diceva niente era Harmony, si limitava a guardarlo.
“Allora posso stare un po’ con voi? Vorrei parlarvi?”
“Certo che puoi zio Harry.”
“Tu sei Tibby non è vero?” domandò Harry “Sei fantastica come tua madre, lo sai?”
“Grazie.”
Acrux intanto guardava Harmony e poi disse: “Tibby noi dobbiamo andare!”
“Dov’è?” domandò la strega, ma poi guardo l’amica e poi il cugino che aveva uno sguardo molto deciso.
“Noi dobbiamo andare, non è vero Tibby?”
“Si, è vero. Ciao zio Harry. Ci vediamo dopo Harmony.”
La ragazza annuì per poi alzarsi mentre i suoi amici andavo via. Padre e figlia si guardarono, ma nessun parlò. Harmony si appoggiò con la schiena contro l’albero.
Harry sospirò e iniziò dicendo: “Hai dei buoni amici.”
“Lo so.” Rispose la ragazza.
“Gli amici possono essere una seconda famiglia.”
“Lo sai non è vero?” gli domandò la ragazza un po’ intimidita.
“Si.” Rispose semplicemente lui.
“Allora che facciamo?”
“Non lo so, io direi d’andare con calma conoscendoci un po’.”
“mmm ok, professore.”
“Professore?”
“Mi scusi, ma non riesco ancora a chiamarla…”
“Ok e non devi farlo se non vuoi o non te la senti. Ma non voglio che tu mi chiami professor Potter, quando non siamo a lezione. Un momento, come chiami Hermione a lezione?”
“Professoressa Granger.”
Harry spalancò gli occhi e disse: “Mio Dio.” E si mise a ridere “Tipico di Hermione.” E poi aggiunse: “Perché non mi chiami Harry?”
“Ok Harry, mi piace.”
“Ne sono contento.” E guardò alberò e sorrise “Questo posto è speciale…”
“Speciale?”
“Si, vieni ti faccio vedere una cosa…” e andò dall’altra parte del albero salendo sopra la roccia e diede la mano alla ragazza a raggiungerlo. “Vedi…” e le indico un punto dove un ramo era stato tagliato.
“Non ci vedo niente di strano, solo i cerchi del albero.”
“Aspetta.” E presa la bacchetta disse: “Troll nel bagno delle ragazze.” e colpì quel punto.
E sul legno comparvero dei nomi intagliati: Harry James Potter, Hermione Jane Granger e Ronald Bilius Weasley, il trio di Hogwarts.
“L’abbiamo scritto il giorno in cui abbiamo lasciato la scuola per cercare gli horcrux.”
Harmony toccò quei i nomi, accarezzando le lettere in rilievo.
“E’ stata Hermione ha farlo con un incantesimo che non avrebbe danneggiato l’albero, e che compariva solo con quelle parole o se noi fossimo morti.”
E Harmony lo guardò.
“Era un modo per dire che noi siamo esistiti, che è esistita la nostra amicizia, un modo per essere ricordati. Che ironia a pensarci è stato fatto l’ultimo giorno in cui siamo stati veramente amici. Questo posto per noi era speciale, era il nostro posto, ma non solo nostro.”
E si spostò a lato scendendo dalla roccia, seguito sempre dalla ragazza.
“Ecco guarda.” E puntò la bacchetta contro un altro ramo tagliato e disse: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” E comparvero quattro nomi: “James Potter, Sirus Black, Remus Lupin e Peter Minus. I Malandrini”
“Sono stati mio padre e Sirius a scriverlo” disse Harry sfiorando l’intaglio “Mentre Remus ha fatto incantesimo. Anche loro l’hanno scritto il loro ultimo giorno qui.”
“Sirius Black era il tuo padrino, non è vero Harry?” domandò Harmony toccando quel nome. “Era il padre di Rigel?”
“Si, ma Sirius non è stato solo il mio padrino, è stato anche un padre per me, anche se per poco tempo.”
“Oh.” Sussurrò Harmony e guardò Harry che guardava quelle scritte con tristezza, ma anche con grande orgoglio.
E dopo aver detto: “Fatto il misfatto.” Il mago puntò la bacchetta sulla corteccia a una ventina di centimetri della scritta dei malandrini, e disse: “Ippogrifo” e comparve la sagoma di un calderone sormontato da un boccino d’oro con incise quattro lettere, due sopra e due sotto: “J.P.” e “L.E.”
Harmony sorrise vedendoli “Erano, i tuoi genitori?”
“Si.” Rispose lui.
La ragazza toccò la scritta e poi disse: “Praticamente sono i miei nonni.”
Harry annui e poi le domandò: “Ti va di fare quattro passi?”
Harmony annui.
E i due si incamminarono verso la casa di Hagrid fianco a fianco.
“Tra due settimane ci saranno i provini per le squadre di Quidditch… so che sei brava a volare su un manico di scopa.”
“Non esageriamo sono discreta, molti mi hanno detto che volo come te.”
Lui sorrise: “Un giorno lo potremo verificare se vuoi.”
“Sarebbe bello, perché allora non voliamo insieme?”
“Sono molti anni che non volo più… In che ruolo vorresti giocare?”
“Come cercatore.” Rispose la ragazza sorridendo.
Lui sorrise e disse: “Sarai bravissima.”
“Ho paura che non mi prenderanno dopo tutto sono solo tre mesi che volo. Non vorrei deluderti.”
Harry la guardò serio e disse: “Tu non mi deluderai mai, piccola. Io e tua madre crederemo sempre in te.”
Harmony aveva spalancato gli occhi a sentire quelle parole, rossa in viso aveva guardò il padre e disse: “Harry, cosa hai provato quando hai capito che io….”
“Sono stato rapito da un centinaio d’emozioni differenti, ma alla fine provai un’immense gioia tanto da non riuscire a pensare… E’ difficile da descrivere… Ero felice come non lo sono mai stato in vita mia…”
“Ma quello è un ippogriffo?” gridò Harmony correndo verso l’orto di zucche a Hagrid, dove si trovava Fierobecco.
“Harmony non ti avvicinare troppo. Può essere pericolo.” le gridò Harry.
La ragazza si fermò, bloccata dalla sguardo freddo della creatura magica.
Harry tirò fuori la bacchetta temendo il peggio.
Ma Fierobecco s’inchino davanti alla strega, lei gli si avvicinò senza paura. La ragazza accarezzò l’ippogriffo sulla testa e sotto il becco. “Come sei bello.” Gli sussurrava. “Come sei dolce.”
Fierobecco felice giocava con la ragazza, da quando la creatura magica era tornata a Hogwarts tutti gli studenti, tranne Acrux, ne avevano paura.
“Harry sai come si chiama?” domandò Hamony mentre l’ippogriffo non la smetteva di giocare.
“Fierobecco è di Hagrid.” E lo disse mentre s’avvicinava, e anche lui accarezzò la creatura.
L’ippogriffo lo riconobbe subito iniziando a giocare.
“Io ed Hermione lo abbiamo salvato al terzo anno, insieme con Sirius.”
“Mamma ci ha volato in groppa, non ci credo.”
“Si, al iniziò ne aveva paura… poi si è divertita.”
E si allontanarono da Fierobecco.
“Il mio Patronus è un ippogriffo.” Disse Harmony.
“Hai un patronus corporeo? E’ incredibile…. L’hai usato quando sei stata attaccata dai dissennatori a King Cross, non è vero?”
Harmony abbassò il capo: “Avevo così tanta paura, per colpa mia Rigel poteva morire o peggio….”
“Anch’io avevo paura dei dissennatori, non c’è niente di cui vergognarsi. La paura fa parte di noi dobbiamo conviverci, Harmony, ma non farci dominare da essa.”
“Sarà questa la prossima lezione di difesa, professor Potter?” Domandò scherzando la ragazza.
“Divertente signorina Granger, molto divertente. Ti va di conoscere una persona?”
“Chi?”
“Lo vedrai.” Disse Harry sorridendo si diresse verso la casa Hagrid, seguito da Harmony.
“Credo che tu gli piacerai moltissimo.”
Harry bussò alla porta della capanna, ma nessun rispose.
Hagrid uscì dalla foresta proibita con in mano una cestino di funghi velenosi.
“Stava cercando me, professor Potter?” disse il mezzogigante avvicinandosi ai suoi due ospiti.
“Si, professor Hagrid.”
I due si misero a ridere.
“Mi chiedevo quando saresti venuto a trovarmi, Harry?” Domandò Hagrid.
“Eccomi qui, e come vedi non sono solo.” E indicò Harmony.
“Salve signorina Granger.” esclamò il mezzo gigante.
“Salve professore.” Rispose la ragazza.
“Ma che facciamo qui, entriamo in casa. Vi va una tazza di te?”
E il mezzogigante fece strada e aperta la porta tutti e tre entrano. Harry e Harmony si sedettero nelle sedia intorno al tavolo, mentre Hagrid posso il cestino si lavo le mani e riempito il bollitore, lo mise sul fuoco.
Harry si guardò intorno, sorrise e disse: “Qui è tutto rimasto come un tempo.”
Hadrig prese tre tazze, una grande come un secchio, le altre due normali, e sopra ognuna delle "piccole" c’erano scritti due nomi: ‘Harry’ ed ‘Hermone’.
Il mago prese la sua, la osservò con nostalgia e disse: “Le hai conservate?”
“Si, tutte e tre c’è anche quella di Ron. Allora perché sei venuto a trovarmi, Harry?”
“Volevo presentarti una persona.” E guardò Harmony sorridente e fiero.
“Hagrid, lei è mia figlia Harmony.”
 
New Azkaban era stata costruita sulle macerie della precedente prigione per maghi oscuri. David ci arrivò dopo il tramonto. Ai lati dell’enorme portone in due enormi nicchie ricavate dentro le mura d’ossidiana c’erano due statue di pietra alti circa dieci metri, i corpi dei due giganti sembravano schiacciati dal peso stesso delle mura, i loro volti non tradivano nessun sentimento, molti dicevano che quello a sinistra aveva uno sguardo folle e veniva chiamato Follia, mentre quello di destra era sopranominato Dolore. In realtà le due statue erano perfettamente uguali.
“Emeth” Gridò David. Emeth che in aramaico vuol dire verità.
Le due statue si animarono e lentamente uscirono dalle mura aprendo l’enorme per poi mettersi inginocchio. I due golem erano immuni a qualche incantesimo tranne a quello del loro risveglio.
David attraverso l’arco dell’entrata, sentendosi osservato dai due giganti che tenevano le teste basse. Ad aspettarlo nel cortile c’era una delle guardie, un Cointeach, che lo salutò con la sua voce spettrale e stridula: “Sera, signor Gilles, il direttore Saxon si dispiace, ma non è potuto venire ad accoglierla come avrebbe voluto, ma l’aspetta nel suo ufficio dopo la visita.” Un Cointeach è uno spirito tutelare simile a una banshee.
“Va bene, sarà lei la mia giuda? Signor…”
“Si. Mi chiamo Arn Macbeth. Se vuole seguirmi.” E gli fece strada fluttuando.
David avrebbe anche potuto muoversi da solo conosceva bene quel luogo di ceppi e catene, ci aveva accompagnato molta gente.
Attraversando il cortile vedeva i molti esseri che ci abitavano: i larvae spiriti simili ai dissenatori, ma avvolti in vesti bianche e portavano spade di fuoco fauto con le fiamme blu, i terrificanti Cu Sith, cani neri scozzesi grandi come dei buoi, le spaventose ed etere banshee e Gwenhidwy bellissime e agili.
Poi insieme con la sua giuda entrò al chiuso dove si trovavano le celle, alcuni prigionieri sentendo i l’eco di passi umani si precipitarono alle porte, per i prigionieri quello era il solo modo per vedere un altro essere umano. Molti lo riconobbero e iniziarono a insultarlo e a minacciarlo.
Tanto che persino Arn gli sussurrò: “Lei è molto odiato…”
“Ho tradito alcuni di loro, ad altri ho ucciso tutta la loro famiglia.” rispose David “Ma più mi odiano, più mi temono, e sanno bene che se anche fuggiranno sarò io a inseguirli senza alcuna pietà.”
Arrivati al livello nono cercarono la cella 47.
Arn aprì lo spioncino e gridò: “Prigioniero 947, sveglia hai visite…”
Faust era sul letto alzò la testa e annui e rispose: “Lo so, sono stato io a farlo chiamare… Entra Giles.”
Arn presa la chiave fece scattare la serratura arrugginita. I prigionieri del livello 9 erano considerati i più pericolosi o che si erano macchiati dei crimini più orribili durante la guerra per loro non c’erano ne’ privilegi, ne’ sconti di pena.
Aperta la porta David entrò, e notò subito che le pareti erano decorate con disegni anatomici molto ben fatti e scosse la testa pensando che era uno spreco che Faust fosse diventato un mangiamorte, quanto bene avrebbe potuto fare al umanità se il suo genio non fosse stato votato al male.
“E così rincontriamo.” disse il prigioniero alzandosi e mettersi seduto al bordo del letto.
“Dimmi, Giles, non ti rimorde la coscienza per quello che mi hai fatto.” Disse il mago oscuro sollevando la manica sinistra della sua camicia priva del braccio.
“A dire il vero neanche un po’… Faust l’hai voluto tu, hai seguito tu questa strada. Hai avuto quello che ti meritavi.”
“E tu quando avrei quello che ti meriti, capitano? Tu lo sai io e te non siamo poi così diversi…”
“Forse è vero, ma non ci io sto qui dentro e non sto morendo per un cancro al cervello. Perché mi hai fatto venire, Faust?”
“Credi in Dio, David?”
“No, ma non dirmi che hai scoperto la fede qui dentro? E che vuoi la redenzione dei tuoi peccati? O il perdono? Perché se è cosi allora hai sbagliato Albus, io non do seconde possibilità come mio zio.”
“Sto morendo, Giles, ma non sono stupido sapevo che non avresti avuto pietà di me. Ma ho paura, paura di quello che troverò dall’altra parte e la mia amata scienza non mi aiuta in questo caso.”
“Cosa vuoi da me?” gridò David.
“Voglio che tu mi aiuti ad andarmene meglio di come sono vissuto. Sei un killer, il migliore fra gli auror, uccidimi.”
“Per alleviarti le sofferenze che ti aspettano. Scordatelo, mi auguro che annegherai nel tuo stesso vomito e che il dolore ti faccia impazzire restando però cosciente fino alla fine.” E poi voltò verso la porta e gridò: “Mcbeth, qui abbiamo finito.” Poi al mangiamorte “Mi hai fatto solo perdere tempo.”
“No, aspetta.” Gridò il vecchio “Giles, posso darti una informazione che potrebbe salvare delle vite, e salvare me, la mia anima… Ti prego…”
“Tu non sai più niente, non ti ricordi sono stato io a interrogarti con il veritaserum. Hai detto tutto.”
“No, non tutto, ma devi promettermi che dopo mi ucciderai…”
“Dimmi.”
“Durante l’ultima battaglia tra oscuro signore e Harry Potter, alla torre di Londra quindici anni fa. Quel giorno per ordine del mio signore, ho cancellato dei miei ricordi legati a degli avvenimenti molto importanti, ma il cancro li ha risvegliati. Quel giorno ho fatto nascere una bambina.”
“Una bambina?”
“Si, la figlia del oscuro signore….”
“Chi è quella bambina? Chi era la madre?” David si lanciò contro Faust scuotendolo forte.
“Non lo so… non lo so, non lo ricordo.”
“Maledizione…” disse David rialzandosi.
“Adesso uccidimi….”
“Trovati qualcun altro che ti fa da angelo della morte, Faust, e poi l’eutanasia è un peccato, bruceresti a fuoco lento al inferno secondo la tua nuova fede.” Si alzò e la porta si aprì.
“Cosa… no ti prego…”
“Addio dottor Wilhelm Josef Faust, salutami il tuo oscuro signore quando vi rincontrerete.” e uscì dalla cella.
 
Dopo la visita ad New Azkaban, David non tornò a Hogwarts, ma fece una deviazione per Tana Weasley.
Arrivato nel giardino della casa di campagna, notò che tutto era perfettamente uguale alla Tana originale e si ricordò l’ultimo volta che c’era stato e quella non era stata una bella visita.
Dopo aver bussato, Molly aprì la porta e rimase sorpresa nel vedere quel mago dopo più di dieci anni.
“Giles… David Giles.”
“Signora Weasley.” Mormorò il mago.
A Molly non piaceva David, provava per lui dei sentimenti simili a quelli che provava per Sirus Black. David aveva addestrato Harry, Hermione e suo figlio Ron a combattere i mangiamorte, a uccidere, e lo considerava colpevole della morte di suo figlio Charles.
Adesso rivedeva David davanti alla sua porta proprio come il giorno in cui gli aveva portato il corpo di suo figlio.
“Mi scusi, se sono venuto senza avvisare, ma avevo urgenza di parlarle.” le disse mentre Molly lo faceva entrare.
“Si, va bene, ma di cosa?”
“Vorrei aspettare la vostra ospite del sabato pomeriggio, se intanto può offrirmi una tazza di tè o meglio di caffè, sarebbe perfetto.”
Per un attimo in quel mago dall’aspetto di un giovane di ventiquattro anni, Molly Weasley rivide la gentilezza di Albus Silente, ma lei sapeva bene che a parte il nome Albus, David Giles condivideva molto poco con lo zio.
Molly versò il caffè in una tazza e gliela diede, in quel momento qualcuno bussò alla porta era la professoressa McGranitt, dalla fine della guerra le due donne avevano preso l’abitudine di prendere il thè insieme il sabato pomeriggio.
“David che ci fai qui?” domandò la preside non appena entrò nel soggiorno di casa Weasley.
L’uomo alzò lo sguardo e disse: “Dovevo parlarvi, parlare con tutte due.”
La preside si sedette, su una delle poltrona poi imitata da Molly.
“Parla pure…” gli disse la padrona di casa.
“Voi siete state la coscienza del ordine prima e durante la guerra, so che molto spesso non avete approvato ciò che ho fatto, ma adesso ho bisogno del vostro consiglio, perché siete delle donne, delle madri, tu Minerva con i tuoi alunni. Voi conoscete l’amore, il perdono e la misericordia, meglio di me…”
“David…” disse la Mcgranitt, che solo un’altra volta aveva visto David Giles così umano e debole, e allora era ancora mortale.
Il mago bevé un sorso di caffè, come per darsi forza: “Ho saputo che Voldemort quattordici anni fa ha avuto una figlia…”
“Merlino…” esclamò Molly “Quel mostro… una figlia…”
“Ne sei sicuro?” domandò Minerva non meno sconvolta di Molly, ma sapeva gestire meglio le sue emozioni.
David annui: “Si, abbastanza sicuro ho parlato con Wilhelm Faust, il medico dei mangiamorte, è stato lui ha far nascere la piccola.”
“Perché non l’abbiamo saputo prima?” domandò Minerva.
“Perché Faust ha praticato su di se un incantesimo della memoria, il ricordo gli è tornato solo perché quel bastardo sta morendo di cancro. Rigel deve aver visto qualcosa quel giorno ecco perché l’hanno privata del ricordo.”
“Sai chi è? Sai chi è la madre?” domandò la preside.
“No.” E si sospirò “Non so neanche se la ragazzina sa chi è veramente suo padre…”
“Mi augurò di no, povera piccola.” Intervenne Molly.
“David hai qualche sospetto, su chi potrebbe essere?” domandò Minerva.
“Assolutamente no, potrebbe anche essere figlia di Bellatrix o di una qualunque mangiamorte.”
“Perché sei venuto a chiederci consiglio?” domandò la preside.
Il mago si alzò e andò alla finestra. “Cosa devo fare? Devo cercare quella ragazzina? E se la trovò cosa dovrei fare, sarebbe giusto dirle la verità su che mostro era suo padre o forse dovrei ucciderla solo perché è la figlia di Tom Riddle.”
“David… non lo dire neanche per scherzo, non puoi uccidere quella creatura solo per il suo sangue.” Intervenne Molly.
“Molly, ha ragione…” disse Minerva e aggiunse: “Tu non uccidi vite umane a vanvera o senza uno scopo…”
“E’ se quella ragazza un giorno diventasse la regina dei mangiamorte e se con lei le arti oscure tornassero a cercare di prendere il potere.”
“Noi le fermeremo di nuovo come abbiamo già fatto.” Disse sorridendo la professoressa. “Ma non credo che tu aspettasi il nostro consiglio per sapere come agire, tu credi nella giustizia, è uno dei fondamenti della giustizia è la presunzione d’innocenza. Non si può punire qualcuno perché questo potrebbe commettere un crimine. Tu non lo faresti mai….”
Il mago si voltò sorridendo e rispose: “Avevo bisogno di sentimelo dire…”
“Credi d’essere così diverso dal professor Silente.” Disse la McGranitt “In realtà anche tu concedi alle persone le possibilità di sbagliare e di rimediare ai loro errori, anche tu nel profondo del tuo cuore sai perdonare…”
“Io non so cosa sia il perdono, io ho perso quella facoltà tanto tempo fa…”
“Non è vero, un tempo non avresti avuto dubbi, un tempo per te esisteva solo la tua idea di giustizia, molto simile alla vendetta, qualcosa o qualcuno ti ha cambiato e credo di sapere chi…”
“Minerva, l’amore è per poeti…”
 
“E’ stato ad Azkaban…” gridò Arvin Bael entrando durante la riunione notturna dei mangiamorte, che si teneva nella camera dei segreti.
Bael era famoso per i suoi scatti d’ira, nonostante fosse il capo dei Nove, il gruppo d’elite dei nuovi mangiamorte, lui era uno dei più anziani li dentro anche se aveva da poco superato i quaranta anni.
“Calma, Bael, sapevamo che quel mezzosangue di Giles sarebbe andato ad Azkaban, per parlare con Faust.” Disse freddamente Pansy, guardando il mangiamorte come per ordinargli di mettersi seduto. Pansy era il capo di tutti i maghi oscuri, temuta e rispettata come Voldemort in persona, anche se era una donna, il motivo di tale leadership sedeva a fianco a lei: sua figlia Leslie, sua e del oscuro signore.
Al iniziò sembrava che il ruolo delle due Parkinson fosse solo di facciata, un ruolo simbolico, ma Pansy riuscì eliminando i concorrenti a farsi rispettare, lo stesso valeva per Leslie che aveva già partecipato a diverse missioni tra cui quella a Howl.
“Pansy, dobbiamo ucciderlo. Giles attualmente è un pericolo, più pericoloso persino di Harry Potter.” gridò Bael sbattendo il pugno sul tavolo di marmo verde Guatemala.
“Uccidere Giles…” disse John Keteb “E’ impossibile. Quando neanche l’oscuro signore ci è riuscito…”
“Allora che facciamo è possibile che lui sappia già di noi?” disse Bael.
“Non credo altrimenti sarebbe già venuto qui…” disse Ryo, che nonostante l’età si dimostra freddo e calcolatore.
“Adesso basta parlare di David Giles, troveremo il sistema per eliminarlo…” esclamò Pansy.
“Si, mia signora.” Disse Thomas Amduscia.
“Signora, i nostri alleati da tempo chiedono un’azione di forza, che dimostri che noi non abbiamo paura del ritorno di Harry Potter e della riformazione del gruppo che ha decretato la fine del nostro signore.” Disse Alfred Focalor.
“Una dimostrazione, vogliono una dimostrazione di forza.” Disse Pansy “Allora dì loro che l’avranno presto, che faremo tremare la comunità magica, come nei giorni di guerra, quando i maghi terrorizzati non alzavano gli occhi verso il cielo per paura di vedere il nostro marchio. La riunione è aggiornata.”
Tutti uscirono tranne Pansy e Leslie che si trattennero un po’ a parlare.
“Non hai detto una parola, tesoro, qualcosa non va?” domandò Pansy.
“Niente…” rispose freddamente la ragazza.
Pansy le sorrise e disse: “Mi sembra che sia un niente, molto importante. Forse è un niente legato a un certo serpeverde…”
“Mamma, lui è cosi preso da Harmony Granger… Io lo rivoglio, lo rivoglio per me…” E non era la richiesta di una bambina viziata, ma di una ragazza innamorata.
“Leslie niente si ottiene senza combattere nella vita, se vuoi qualcosa prenditela, è questa vale per ogni cosa dal potere all’amore, come anche il cuore di un ragazzo. Ne riparleremo piccola, vedrai che troveremo un modo per far tornare Acrux tra le tue braccia. Andiamo e tardi.”
“Va bene mamma, buona notte ti voglio bene…” e gli diede un bacio sulla guancia.
“Anch’io ti voglio bene piccola, ora vai a letto e sogna d’essere una regina.”
E salirono fino al bagno delle ragazze, lì si separarono. Pansy andò nella sua stanza dove qualcuno la stava aspettando nel ombra. “Ciao, mia regina….” Le disse lui, seduto su una poltrona.
“Non dovresti essere qui…” sussurrò lei.
“Spogliati per me.” Le ordinò la voce.
Pansy iniziò a togliersi i vestiti e mentre lo faceva gli domandò: “Fai le stesse cose con tua moglie?”
Lui la guardò con rabbia e disse: “Non parlare di lei… non parlare mai di lei….”
“Come vuoi, ma tu non rivolgerti mai più in questo tono con me, ricordi che potrei ucciderti se volessi… Io sono la regina dei mangiamorte…”
“Pensavo che fosse tua figlia la regina dei mangiamorte?”
“Spiritoso” e completamente nuda gli si buttò addosso. Lui la prese e la portò a letto, e le disse: “Durante la riunione ho notato che non eri tranquilla… cosa ti tormenta, amore?”
“Niente… baciami ora, baciami mangiamorte, fammi dimenticare, fammi dimenticare tutto. Fammi ricordare che sono una donna.”
“Hai paura di lui, anche se non vuoi ammettere neanche con te stessa.” Disse l’uomo mentre gli accarezzava la schiena nuda.
“Non è vero… non ho paura…” rispose lei ansimando un po’.
“Si…” le sussurrò al orecchio “Hai paura, ne sei terrorizzata. Perché sai cosa potrebbe farci se ci scoprire, perché sai che Giles non si fermerebbe di fronte a niente per ucciderci tutti. Lui non conosce paura, non conosce pietà… che grande mangiamorte sarebbe stato… meglio di mio padre o del tuo…”
Pansy si girà e gli disse: “Draco prendimi adesso, subito… ora.” lo bacia e lo strinse a se… e poi gli sussurra in un orecchio: “Lo faresti con mia figlia? Lo faresti con la figlia di Lord Voldemort?”***
 
“Brava Harmony.” Gridò Harry dagli spalti grifondoro dello stadio, dopo che la ragazza aveva fatto una splendida virata sul proprio asse. Erano ormai giorni che Harry addestrava Harmony a fare il cercatore per due o tre ore al giorno. Harry però non volava, le diceva cosa fare e correggeva i suoi difetti, ne era molto soddisfatto, Harmony aveva un talento naturale, riusciva ha compiere le manovre e i trucchi più difficili senza problemi, come lui era molto istintiva e spericolata.
Quando Harry vedeva la ragazza volare gli tornava alla mente la gioia che provava a cavalcare una scopa, più volte ebbe la tentazione di raggiungere la figlia con la sua vecchia firebolt, che lui portava sempre agli allenamenti.
Quel giorno ad assistere rimase anche Ron che aveva appena finito le lezioni.
“Certo che è brava.” Disse il rosso dopo aver guardato la ragazza per un po’. “Alla Tana quando gli insegnai a volare, il suo stile mi ricordava moltissimo il tuo. Bisogna ammettere che su una scopa e tutta suo padre.”
Harry sorrise e disse: “E’ veramente eccezionale Ron, sono molto fiero di lei.”
“Ne hai motivo….” rispose l’amico.
“Harmony, fai di nuovo quella picchiata e poi risali, cerca di migliorare il tempo di reazione e la risalita.” Le Gridò Harry.
“Va bene, Harry, ora ci prova” gridò Harmony ed iniziò a spingere la scopa in basso come in una caduta libera e quando arrivò a circa un metro dal suolo, risalì a tu tutta velocità.
“Puoi fare di meglio, ragazza.” Le gridò lui “I tempi andavano già bene, ma cerca d’essere più veloce e rendi l’angolo di risalita meno ampio. Riprova.”
“Certo capo.” Gridò la ragazza con entusiasmo, aveva l’adrenalina al massimo.
“Ti chiama Harry?” Disse Ron guardando l’amico.
“Si.” Rispose Harry senza smettere di guardare la figlia sul manico di scopa. “Dice di non riuscire ancora a chiamarmi papa. Ti sembra strano?”
“Forse un po’, ma è giusto che lo faccia con i suoi tempi.”
“In un certo senso questo fatto mi toglie un peso, neanche io mi sento pronto ad essere chiamato in quel modo.”
“A quanto pare fra te ed Harmony e cose vanno a gonfie vele, con il Quidditch avete trovato qualcosa che vi unisce.”
“Anche con altre cose: è molto brava in difesa, e ho scoperto che ha una passione per la musica rock, anche se i suoi gruppi preferiti lasciano a desiderare, legge molto…”
“Questo lo sappiamo da chi lo ha ereditato.” disse Ron scherzando.
“Già…” disse Harry sorridendo e continuò: “colleziona libri d’illustrazioni di Victoria Frances e che ama i pinguini.”
“I pinguini?”
“Si, i pinguini ne ha di tutte le misure, come peluche, nei disegni, sulle magliette è una cosa molto carina.”
“Direi di si. Tibby ha una passione per un peluche a forma di pipistrello, che chiama Battolomeo, glielo comprato al Dungers a Londra quando aveva sette anni. Sono un po’ strane le nostre ragazze, non trovi?”
“Si, lo sai che ha una gattina nera che si chiama Bastet, ricorda molto Grattastinchi.”
“Con Hermione come va?”
Harry sospirò e rispose: “Non saprei a volte ci avviciniamo a volte sembriamo distanti anni luce.”
“E Harmony cosa ne pensa?”
“Non le ho mai chiesto niente…”
“Secondo me approverebbe, forse ci spera pure un po’ che voi due possiate andare d’accordo e perché no, provare ad amarvi alla luce del sole.”
“Ron… Io…”
“Harry ascoltami bene, ti è stata data una seconda possibilità, non è una cosa che viene data a tutti…”
“David, mi ha detto qualcosa di simile.”
“Visto, e se lo dice David che cerca sempre di reprimere tutti i suoi sentimenti.” E Ron gli mise una mano sulla spalla “Harry farlo. Cerca d’essere felice con la donna che ami, te lo meriti più di chiunque altro al mondo. Questa volta non la devi proteggere da un mago oscuro pazzo e dai suoi tirapiedi, ne tanto meno devi nascondere ciò che provi perché tu e tuo migliore amico amante la stessa fantastica ragazza.”
“Grazie Ron.” Disse Harry sorridendogli.
“Promettimi che le parlerai? Promettimi che cercherete d’essere felici?”
“Si, lo farò.”
“Ricordi il nostro primo incontro con David?”
“Certo a Parigi.”
“Che splendida città, se non fosse per i francesi.”
“Dai, Ron se non ricordo male le francesi ti piacevano però…”
“Vero.” E il rosso sorrise, ma tornò subito serio “Quando vidi David, il luogo dove viveva e la sua solitudine… Quando notai quanto voi due eravate simili giurai che non avrei mai permesso a te di diventare come lui. Poi dopo la sparizione di Hermione, ti sei isolato da tutto e tutti, e con la tua fuga, ho avuto veramente paura per te, amico.”
“E avevi ragione, Ron, ma non mi sono isolato solo perché non c’era più Hermione, certo in parte era per questo, ma perché aveva paura di cosa ero diventato per uccidere Voldemort e anche perché mi sentivo privo di scopo. E assurdo da dire, ma la normalità mi faceva più paura persino del più potente mago oscuro. Non sapevo chi ero dopo averlo ucciso.” Poi guardò Harmony che gridava di entusiasmo mentre faceva le spericolate acrobazie. “Adesso so chi sono. So chi voglio essere. Lo capito, amico mio, quando ho rivisto Hermione nella sala grande e quando ho saputo d’avere una fantastica figlia. Voglio essere Harry Potter, solo Harry Potter, un uomo che ama le due donne più importanti della sua vita.”
“Harmony…” gridò Hermione appena arrivata sugli spalti mentre sua figlia compiva giri della morte, virate a trecentosessanta gradi, o passava traverso i tre anelli.
“Harmony, stai attenta.” le gridò la madre “Mamma mia… scendi subito signorina.”
“Ciao, mamma. Hai visto quanto sono brava?” le grido la lontano la ragazza.
“Basta adesso con questa roba. Scendi subito.” Poi a Harry “Sei stato tu a insegnargli queste cose?”
“Io? Le sapeva già. Ce l’ha nel sangue.” Rispose lui sorridendo.
La strega sorrise e guardò di nuovo la ragazza: “Quando è su un manico di scopa, ti somiglia ancora di più, ma vorrei che fosse meno spericolata di te.”
“E’ molto brava, Hermione e ha la testa sulle spalle.” Intervenne Ron.
“Mi auguro però che il Quidditch non la distragga dallo studio, come una persona che conoscevo.”
“Ehi non hai sempre detto che ti piacevano i giocatori di Quidditch bravi?”
“Ero una ragazzina.” Disse la strega ridendo “A quell’età ero facilmente influenzabile.”
“Hermione Granger, non è mai stata facilmente influenzabile, ma è sempre stata bellissima.” Disse Harry.
La strega arrossì e pensò: “Non è vero, ero influenzabile quando si trattava di te… e forse lo sono ancora.
 
“Capisco perché tua madre e zia Ginny si sono innamorate del professor Potter.” Diceva Tibby mentre accompagnava Harmony agli spogliatoi dopo gli allenamenti. “E troppo affascinante, amica mia, hai un padre veramente bello, è oscuro ma nel senso buono.”
Harmony si limitava a sorridere, poi vide sul sentiero una coppia venire dalla direzione opposta, la ragazza era Robin Lefler, la loro caposcuola, ma il ragazzo alto e moro non lo conosceva, i due erano abbracciati, ma non sembravano intimi.
Quando gli passarono vicini il ragazzo guardò Harmony con interesse ma anche con una certa aria di sfida, e si allontanarono.
Harmony domandò a Tibby: “Chi è quel ragazzo con Robin?”
“E’ Tim Drake, il nostro portiere e sarà il tuo rivale al provino per il ruolo di cercatore.”
“Tim Drake, sembra forte...” Disse soddisfatta la ragazza che non vedeva l’ora d’affrontarlo in campo e domandò: “Robin è la sua ragazza?”
“No, Robin stava con Conner, il migliore amico di Tim …” Tibby sembrò a disaggio a parlarne. “Conner è morto circa un anno fa durante un attentato da parte dei mangiamorte, insieme a Stephany Brown la ragazza di Tim, erano andati a comprare un regalo per il compleanno di Drake.”
“Mio Dio.” Esclamò Harmony.
“Dal quel momento Tim è cambiato, non parla quasi mai e sembra che abbia perso la gioia di vivere, era uno dei migliori studenti della scuola, adesso non fa altro che addestrarsi in difesa.”
Harmony pensò: “Anche se mi dispiace per lui, non gli concederò nulla, voglio essere un cercatore più di qualunque altra cosa al mondo.
 
Il giorno dopo gli allenamenti Harmony era sola negli spogliatoi, ed era appena uscita dalla doccia avvolta in un morbido asciugamano rossa. Si trovò davanti appoggiato al muro un serpeverde che fumava una sigaretta babbana, lo riconobbe subito era Ryo Parkinson, ex il miglior amico di Acrux.
Fra lui e Acrux era successo qualcosa tanto da farli litigare di brutto e troncare tutti i rapporti. Harmony sapeva che forse la causa era stata lei, ma il suo ragazzo non ne’ voleva parlare. La strega avrebbe voluto che le parlasse di cosa provava, dei suoi sentimenti, ma il ragazzo rimaneva chiuso in se stesso.
“Questo è lo spogliatoio femminile” gridò Harmony “Che ci fai qui?”
“Niente…” disse lui “Assolutamente niente” si vedeva che il ragazzo era leggermente ubriaco.
“Esci subito altrimenti…”
“Altrimenti, cosa ragazzina.” E il serpeverde la guardò attentamente. “Non sei male… capisco perché Acrux ti voglia.”
Harmony sentì un brivido. Ryo aveva uno sguardo da belva…
“Vattene o grido.” Disse la strega.
“Nessuno ti sentirà, siamo lontani dalla scuola. Gli studenti vengono qui per farci sesso…. Ma non credo che Acrux ti abbia già portato qui, non come ha fatto con mia sorella Leslie.”
“Ti ho detto d’andartene subito…” Harmony iniziava ad avere paura.
“Tu sei vergine lo sento dal tuo odore… potrebbe essere divertente arrivare prima di Acrux.” E avanzò verso di lei, la ragazza cerco di scappare, ma lui afferro l’asciugamano e glielo strappo di doso. Harmony gridò, aveva le spalle al muro. Ryo la guardò dai piedi alla testa e poi disse: “Non sei niente male, veramente un bel bocconcino.”
“Vattene… Vattene…” gridava la ragazza.
Lui era ormai su di lei, quando si sentì una voce: “Ryo Parkison…”
Sulla porta c’era Tim Drake, con gli occhi freddi come il ghiaccio, e la bacchetta puntata contro il serpeverde. “Lasciala andare subito!!” gli disse.
“Drake!!!” Dissi Ryo “Grifondoro, perché non ti levi da piedi…”
“Potrei farlo, ma non mi va, ho appena imparato a usare il Sectumsempra, vuoi provare il dolore delle carni tagliate, serpeverde?”
Ryo si alzò e senza dire una parola andò verso la porta, quando si trovò di fronte a Tim gli disse: “Un giorno… un giorno Drake, mi vendicherò.”
“Ti aspetto con ansia, Parkison, e avrai quello che ti meriti.”
Il serpeverde se andò.
Tim si avvicinò ad Harmony, raccolse l’asciuga mano e glielo diede. Harmony se lo rimise addosso, e mentre il ragazzo stava per uscire gli disse lei: “Grazie, Drake…”
Lui si voltò, le sorrise per un secondo e poi disse: “Lo sai che sei bellissima…” e se ne andò.
 
Harmony non raccontò a nessuno di quella spiacevole situazione, sapeva che sua madre ed Harry, come i loro amici avrebbero voluto punire Ryo e Acrux si sarebbe messo nei guai cercando di vendicarla, ma c’era dell’altro che la turbava, nei giorni seguente a quella storia si era ritrovata senza volerlo a ripensare a Tim Drake, al suo sguardo dolce, ai suoi occhi tristi, a quel sorriso e a quella frase: “Lo sai che sei bellissima…”
 
E arrivò il giorno del provino, Harmony era molto nervosa, non mangiò nulla a colazione e al uscita della sala grande incontrò Acrux, che le disse: “E’ il grande giorno, eh piccola.”
Lei gli sorrise, le piaceva quando la chiamava piccola: “Si, sono cosi nervosa, non riuscirò a fare niente. Non prenderò mai il boccino.”
Acrux la bacio per zittirla e poi gli disse: “Sarai fantastica. Vuoi sapere perché? Perchè io ti amo, non mi sarei innamorato di te se non fossi stata fantastica.”
“Acrux… io…”
“Harmony non avere paura, rilassati.” E la bacia nuovamente “Più tardi festeggeremo la tua vittoria.”
La strega gli sorrise e lo lasciò per andare a prendere la scopa e il restò, ma non appena entrò in sala comune si trovo davanti Tim, con indosso la divisa da Quidditch. I due si guardarono, poi lui la superò per uscire.
“Grazie…” sussurrò Harmony con lo sguardo basso e il viso arrossato.
Lui si fermò.
“Grazie per la scorsa volta, se non ci fossi stato tu Drake…”
“Granger...?”
“Si?” rispose lei si voltandosi.
“Vinca il migliore.”
“Si…”
Il ragazzo le sorrise lasciò la sala uscendo attraverso il ritratto della signora grassa.
La strega sospirò, si lasciò andare e pensò: “Pensa solo a vincere, Harmony. Perché mi tremano le ginocchia quando c’è lui? Perché ho paura quando mi guarda, ma al tempo stesso cerco il suo sguardo. I suoi occhi tristi e forti… I suoi occhi…. Vorrei consolare quelli occhi… Ora pensa a vincere, solo a vincere, ragazza.
Salì le scale del dormitorio e si vestì con la divisa da Quidditch, portando il casco sotto il braccio e uscì dalla sala comune. Era pronta.
 
Arrivò al campo ci trovò più gente di quello che immaginava, la scelta del nuovo cercatore di Grifondoro era da sempre una cosa molto seguita, anche perché sembrava che ci fosse una tradizione che voleva che la squadra rossoro di Hogwarts sfornasse i migliori cercatori della Gran Bretagna. Harmony si stava preparando ad aiutarla c’era Tibby, mentre dal altra parte c’erano Tim Drake e Robin Lefler.
Harmony aveva uno sguardo deciso mentre si sistemava le protezioni per gli avambracci e infilava i guanti, e i due avversari si guardarono nuovamente, e tutti intorno a loro sparirono.
“Tutto bene?” le domandò Tibby.
“Come? Si, certo…” rispose la strega.
Poi guardò verso gli spalti di Grifondoro e vide subito, Harry seduto accanto a Hermione, e poi Ron, Neville, ma anche Acrux e Draco, e Fred con la piccola Molly.
Harmony li saluto tutti alzando il casco.
“Manca poco, Harmony. Sei pronta?”
Lei la guardò e disse: “Sì, Tibby grazie…”
Le sorrise e aggiunse: “Dimostra cosa sai fare, amica mia, fargli mangiare la polvere.”
E Tibby se ne andò.
Mentre dall’altra parte, Drake controllava l’equipaggiamento.
“E’ la prima volta che ti vedo così nervoso, Tim?” gli domandò Robin.
“Non sono nervoso.”
“Si, invece…”
“Granger è forte, è molto veloce…”
“… e anche molto carina.” Aggiunse Robin.
“Ma che dici, ti sembra una cosa da dire prima del provino.”
“Ci dovresti provare, Tim… con lei intendo.”
“E’ ancora presto.”
“Non è presto per tornare a vivere, lei vorrebbe che tu…”
“Basta adesso….” Disse lui un po’ arrabbiato.
“Come vuoi.” Disse Robin abbassando lo sguardo.
“Scusami, Robin, io sono uno stupido.”
“Non è vero… Ma dimmi la verità un po’ di piace Harmony Granger?”
“Robin…” e guardò Harmony, poi s'infilò il casco. E l’amica lo lasciò.
Faith Baston andò verso il centro del campo.
 
“Si, comincia finalmente.” Disse Ron tutto eccitato, mentre sua figlia prendeva posto accanto a lui.
“Come sta, Tibby?” domandò Hermione.
“Sta bene, ma è un po’ nervosa.”
“Maledizione…” sussurrò la strega, ma sentì una mano sulla sua spalla, e si voltò e vide Harry che le sorrideva.
“Non temere, è brava molto brava… più brava di me.” Le sussurro lui.
La strega arrossì, e guardò verso il campo. “Ho paura che potrebbe strafare, che potrebbe farsi male.” Poi usò il binocolo magico per guardare il volto della figlia, mentre questa camminava verso il centro campo. “Non lo mai vista con un volto così deciso…”
“Non ci credo hai conservato il binocolo della coppa del mondo.” Disse Harry.
“E’ un tuo regalo non l’avrei mai buttato, Harry. Non vorrei che la pressione fosse troppa per la mia piccola.”
“Nah, è una Granger, è una Potter.” Esclamò Harry “E’ come un diamante che con la pressione diventa più duro.” E il mago sorrise.
“La terza generazione, eh Harry” Esclamò Ron attirando l’attenzione degli altri suoi due amici e continuò dicendo: “Se Harmony vince, sarà la terza generazione di Potter a fare il cercatore per grifondoro.”
“Se vince, Ron?” disse Draco voltandosi “Con Acrux, i Malfyo sono già cercatori da quattro generazioni…”
“Vuoi scommettere Malfyo, tre galleoni che Harmony batte Drake.” Esclamò Ron.
“Ci sto.” E i due si strinsero la mano.
“Ehi state scommettendo su mia figlia e poi che esempio date agli studenti?” disse Hermione, ma poi sentì Harry: “Io scommetto sette galleoni sulla vittoria di mia figlia. Ci stai serpeverde?”
“Si, Grifondoro.”
Hermione guardò Harry con un viso corrucciato, ma poi gli sorrise contenta soprattutto perché quella era la prima volta che lei sentiva lui chiamare Harmony sua figlia.
 
Faith invitò i due concorrenti a venire al centro del campo. Arrivati, il capitano fece le raccomandazioni del caso dicendo: “Conoscete le regole, il primo che prende il boccino diventerà il nostro nuovo cercatore, e ora stingetevi la mano.”
Harmony e Tim si strinsero la mano, montarono sulle scope e per poi volare. Faith lasciò andare il boccino, la gara era iniziata.
“Drake ha una firebolt come la tua Harry.” Disse Ron.
Harry sorrise, ma continuò a vedere la sfida tra i due ragazzi. Quanto gli mancava volare, quanto gli mancava il Quidditch.
Harmony e Tim si guardarono intorno, quella era la quiete prima delle tempesta, essere un cercatore non voleva dire soltanto essere il giocatore più veloce della squadra, ma anche riuscire a tenere sottocchio tutto il campo e anche il proprio avversario. Passarono buoni dieci minuti quando Tim partì in picchiata, ma risalì subito. Harmony gli sorrise da lontano.
“Il ragazzo ha provato una fitta Wronsky” disse Ron “Niente male, per fortuna che Harmony non ci è cascata.”
“Non è fortuna, Ron” gli rispose Harry, e poi sussurrò: “Lei ci sa fare.”
Ed ecco Harmony salì di quota a tutta velocità, aveva visto il boccino. Tim partì al inseguimento, in pochissimo tempo i due ragazzi si trovarono l’uno addosso all’altro.
Mi piace volare con Granger, è davvero brava....” Pensò Tim e poi guardò il volto della ragazza “E poi è proprio carina.”
Quando Harmony notò che Tim la stava guardando, sorrise e poi gli diede una gomitata sul petto.
“Miseriaccia che colpo, mai visto un gioco così maschio neanche in nazionale.” Disse Ron. “A vostra figlia piace giocare violento”
Hermione arrossì mentre Harry si mise a ridere e aggiunse: “Brava ragazza fai vedere ci sei…”
“Ron ha ragione.” Disse Draco ad Acrux “Stai attento con lei, figliolo, è pericolosa.”
Acrux sorrise e sussurrò: “Lo so papa, ma la amo anche perché è pericolosa.”
Tim intanto strattonava Harmony.
La ragazza stava per prendere il boccino, ed ecco lo afferrò ma i due manici di scopa entrano in contatto questo provocò una accelerazione, ed Harmony e Tim uscirono fuori dal campo volando verso la foresta proibita.
 
Dopo circa venti minuti in una radura, Tim si svegliò e si accorge d’essere sopra il corpo di Harmony ancora svenuta. Lui sorrise, ma si sentì tutto dolorante, si spostò dalla ragazza buttandosi su un lato e si sdraiò mettendosi a contemplare il cielo.
Poi si girò e guardò Harmony, e ripensando a quello che le aveva detto nello spogliato: “Lo sai che sei bellissima.” Quella frase gli era sfuggita non sapeva neanche perché.
Sì alzò per mettersi seduto, continuò a guardare la sua rivale, le tolse i capelli dal viso e senza neanche una ragione la baciò sulle labbra, e per un attimo, un solo attimo dimenticò Stephany. Ma le lacrime iniziarono a bagnargli il viso, e si domandò: “Come ho potuto? Come ho potuto dimenticarla? Come ho potuto baciare la Granger?”
Si alzò e si avvicinò a un albero, doveva sfogarsi, cadde in ginocchio.
Harmony riprese i sensi, si rialzò e vide Tim piangere e le si avvicinò.
“Tim…” Era la prima volta che lo chiamava per nome.
Lui si voltò e disse: “E’ colpa mia, se loro sono morti è colpa mia. Solo colpa mia…”
“Non è vero, Tim, non puoi punirti in questo modo.”
“E’ colpa mia e solo colpa mia.” E abbracciò Harmony, lei gli accarezzò la testa, come se fosse un bambino piccolo. Poi si mise in ginocchio e vide i suoi occhi, i suoi occhi tristi.
Senza accorgersene i loro visi s’avvicinarono, come anche le loro labbra, fino a baciarsi.
 
 
Eccomi tornato dopo la pausa estiva.
Voglio prima di tutto ringraziare chi mi ha commentato e chi a inserito mia storia tra le
preferite,  ricordate o seguite.
Voglio poi rimandarvi alla mio blog dove c’è un’importante novità, cioè e-fanfic in poche
parole la possibilità di scaricare gli ebook delle mie ff e leggerle su lettori ebook, tablet o smartphone. Fattemi sapere cosa ne pensate.
Ora vi saluto e vi rimando alla prossima settimana con il prossimo capitolo.
 
Vostro umile servitore
Dalastor



  
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