Dark, creepy and... sweet? di Fiamma Drakon (/viewuser.php?uid=64926)
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4_Una festa tesa, praticamente rovinata
4. Una festa tesa, praticamente rovinata
Oz Bezarius era in piedi
dietro Elliot, le braccia incrociate sul petto e l’espressione
così impertinente che il vampiro per un momento provò
l’istinto di saltargli addosso ed azzannarlo alla gola; tuttavia,
l’idea di sporcarsi del sangue di un Bezarius non lo allettava
così tanto.
Sorrise in modo nervoso, tirando le labbra forzatamente, lasciando scoperti i canini in maniera minacciosa.
Era dura lottare contro l’impulso di picchiarlo fino a cancellargli quell’espressione dalla faccia.
«Per la verità sei tu che sei in ritardo» controbatté il Nightray.
«Abbiamo avuto un
contrattempo qui fuori, Elly» rispose cupa la voce di Gilbert,
mentre la sua alta figura avvolta in abiti neri si materializzava alle
spalle del biondo.
«Un
contrattempo?» chiese Reo, in cerca di delucidazioni, piuttosto
che di una rissa, come invece il suo padrone pareva desiderare con
tanto ardore.
«Sì, uno spiacevole contrattempo...» puntualizzò Oz annuendo, lo sguardo velato di dispiacere.
«Di che genere?» insistette il servitore, al quale nessuno stava prestando particolari attenzioni.
«È stato ritrovato il cadavere di una donna, qui fuori».
La voce di Jack interruppe la discussione, facendo calare un gelo profondo sul gruppetto di mostri.
Elliot parve abbandonare
ogni suo proposito di accapigliarsi con il Bezarius più giovane,
concentrando invece la propria attenzione su quello più grande.
«Un cadavere?» ripeté, inarcando sorpreso entrambe le sopracciglia.
«Come è stata uccisa?» volle sapere invece Reo.
«È stata
privata del sangue e poi pietrificata» spiegò Jack senza
dilungarsi troppo in particolari scabrosi che lo avrebbero agitato
ancor più di quanto già era.
Elliot sgranò gli
occhi, sorpreso e sconcertato al tempo stesso dalla notizia: un
cadavere in quella notte di festa era l’ultima cosa che si
aspettava.
«C’è
qualche indizio su chi possa essere l’assassino?»
domandò ancora Reo, catturato totalmente dalla notizia.
«No» rispose Gilbert.
«Non si riesce neppure a capire che cosa sia» puntualizzò Jack, affranto.
Era strano: di solito - se
Elliot non ricordava male - era il duca Rufus Barma ad occuparsi dei
rilevamenti immediati riguardanti gli omicidi - che erano occasionali
solo nella loro città, per fortuna, altrimenti il duca Barma
sarebbe stato sopraffatto dalla quantità di omicidi e non
sarebbe stato utile a nessuno.
Quell’uomo vantava la
più grande conoscenza di tutte le razze dell’intera
nazione, eppure non era riuscito a riconoscere gli effetti di un
potere...?
Il colpevole doveva essere
una creatura veramente bizzarra, unica e soprattutto rara,
perché il nobile stregone non riuscisse ad identificarla.
Un brivido freddo
s’arrampicò lungo la spina dorsale del Nightray,
scuotendolo: il fatto che s’aggirasse per la città un
mostro simile lo metteva un po’ in ansia.
«Comunque, per il
momento non possiamo fare niente eccetto aspettare che il duca Barma ci
fornisca eventuali informazioni dalla sua biblioteca»
proseguì il più grande dei tre giovani Bezarius,
spostando la lunghissima treccia di capelli dorati dietro la spalla
destra.
Si guardò intorno,
preoccupato: si era dato tanta pena per far sì che anche
quell’Halloween fosse all’altezza di quello degli altri
“Jack” che l’avevano preceduto e adesso era tutto
rovinato.
Sapeva di doversi angustiare maggiormente - anzi, unicamente - del ritrovamento del cadavere, eppure non riusciva a sostenere un’atmosfera così lugubre.
I mormorii che percorrevano
la gente e le espressioni cupe lo convincevano del fatto di dover
intervenire in qualche modo. Dopotutto, il Jack era lui: era suo
compito assicurarsi di riuscire a risollevare un po’ la festa.
Non spettava agli abitanti
attendere a questo genere di ansie, bensì a loro, i componenti
delle Quattro Grandi Casate di Duchi.
«Con permesso, devo
andare» si congedò Jack con un lieve inchino del capo ed
un sorriso falso ma rassicurante.
«A più tardi».
Si volse e si allontanò attraverso la folla, seguito dagli sguardi del resto del gruppetto.
«Tsk!» sbuffò Elliot all’improvviso, dando le spalle agli altri.
Si allontanò anche lui, diretto verso il tavolo del rinfresco.
Reo, rimasto indietro, s’inchinò rapidamente verso gli astanti.
«Scusatelo, stasera è un po' nervoso» disse in tono di rammarico, voltandosi per seguirlo.
«Difficile che non lo sia» replicò sostenuto Oz, incrociando le braccia sul petto.
«Se non ci fosse
sempre Reo con lui a calmarlo a quest’ora forse Elliot non
sarebbe stato più tra noi» commentò malignamente
Vincent, con uno strano luccichio negli occhi bicromi.
Gilbert non riprese il fratello per la battuta tutt’altro che gentile.
Semplicemente tacque,
seguendo con gli occhi il profilo di Reo che si allontanava: a tratti
il suo corpo scompariva, sbiadendo fino a divenire solo un’ombra
biancastra, per poi riapparire nitido e solido.
Di solito non esplicitava
in pubblico la sua natura di fantasma: lui stesso l’aveva
scoperta accidentalmente quando una mattina, nella biblioteca della
magione Nightray, si era imbattuto nel fratello ed il suo servitore.
Probabilmente era debole e
non riusciva a mantenere l’apparenza di un corpo concreto, oppure
si stava avvicinando l’alba.
Delle due ipotesi la prima
era la più probabile: se fosse stato imminente il sorgere del
sole, avrebbe avvertito lui stesso un forte senso di accaloramento
delle gengive accompagnato da dolore alla testa.
A quel punto il flusso dei
suoi pensieri fu interrotto dall’improvviso inizio di una musica
lenta che riempì l’aria della sala, alterando
l’atmosfera cupa e opprimente che si era creata.
Vincent si rivolse ad Ada, prendendole la mano, avvicinandosi il dorso alle labbra e baciandolo molto galantemente.
«Posso avere l’onore di un ballo?» domandò.
La bionda lo fissò
per qualche momento, colpita dalle sue maniere raffinate. Le sue guance
s’imporporarono mentre annuiva e si lasciava condurre verso la
pista da ballo al centro della stanza.
«Jack sta cercando di ravvivare la festa» constatò Gilbert, ormai rimasto solo con Oz.
«Già, anche se
è difficile» replicò il biondo, osservando la folla
attorno a sé «Quel ritrovamento ha messo paura a
tutti».
«Speriamo di trovare presto il colpevole» sospirò il vampiro, voltando lo sguardo verso la porta.
«Ce la farà?» chiese un momento dopo, alludendo all’altro Bezarius.
«È Jack. È la sua festa» rispose Oz, come se ciò potesse bastare.
Il biondo si volse verso il più alto, guardandolo negli occhi.
«Dov’eravamo
rimasti...?» chiese, sorridendogli con un che di malizioso
«Ah, già...» continuò, prima che
l’altro potesse dire qualcosa.
Allungò un dito verso la sua bocca, sfiorando i canini che ancora in parte sporgevano dalle sue labbra.
«Hai ancora sete» asserì il Bezarius tranquillamente.
Il Nightray avrebbe voluto
replicare, ma non gli fu data l’occasione: lo zombie aveva
già premuto l’indice contro la punta di un dente,
ferendosi.
L’inebriante odore di rame che arrivò alle narici di Gilbert lo mandò in estasi: era così vicino...
«No, basta. Ho già bevuto a sufficienza» esclamò, risoluto.
... però non poteva permetterselo. Non due volte dalla stessa persona - specialmente se quella persona era Oz.
«Non fare il difficile, lo so che lo vuoi» lo tentò il Bezarius, reclinando di lato il capo.
«Ho detto no»
«Sai, Gil, hai un rivolo di saliva che ti scende dalla bocca...».
Il vampiro s’irrigidì per l’imbarazzo e si affrettò a tergersi.
Oz approfittò di
quel momento di distrazione per tirarlo verso il basso, poi lo
baciò senza alcun preavviso, leccandogli i denti, soffermandosi
con particolare cura sui canini.
Gilbert per un momento si
sentì debole e facile vittima dell’istinto: i denti erano
la parte del suo corpo più sensibile. Essere solleticati a
quella maniera, in modo così deliberatamente provocante, lo
stuzzicava indescrivibilmente.
Infine, cedette:
staccò le sue labbra da quelle di Oz e, presagli la mano,
allargò la ferita puntiforme sul suo polpastrello con un canino,
trasformandola in una striscia da cui zampillava invitante sangue
fresco.
Spalancò le fauci
grondanti saliva e leccò il sangue lentamente, avvolgendo il
dito con la lingua. Oz sentì la bava scivolargli lungo il palmo
aperto; poi il vampiro chiuse la bocca come una morsa d’acciaio
sul dito, succhiando avidamente. Per sua fortuna, Gilbert fece
attenzione a non conficcargli i canini nel dito, altrimenti Oz non era
certo che avrebbe potuto resistere a lungo.
Il biondo
l’attirò a sé, verso il basso, e gli baciò
la fronte senza essere visto da nessuno, data la folla.
Gilbert succhiò altro sangue ancora, finché non fu sazio.
A quel punto il moro si
sollevò ed il Bezarius si sporse verso di lui, leccandogli il
sangue che gli stava per scivolare lungo il mento.
«Hai voglia di ballare, Gil? O preferisci rimanere da soli, in disparte...?».
Angolino autrice
Finalmente dopo una lunga assenza
torno a postare per questi lidi. Mi spiace per la lunga attesa, ma il
fatto è che ho un po' trascurato il fandom di Pandora Hearts in
favore di altri. Cercherò di aggiornare questa longfic un po'
più spesso, ma non prometto niente a causa dell'Ispirazione che
va e viene.
Ringrazio comunque chi segue questa fanfiction e l'ha aggiunta all'elenco delle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo capitolo! (spero)
F.D.
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