Valhöll

di Kiki May
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10.





La morte degli dèi










Un tremore continuo percorreva le belle mani di Loki, che si stringevano e tormentavano di graffi, nel tentativo di dominare una sofferenza irriducibile. Mani pallide, fredde, come la lapide di marmo che rendeva omaggio a Thor Odinson, martello degli dèi, fulmine in battaglia, re saggio e luce di Asgard.
Luce di Loki, il bastardo, fabbricante di menzogne immobile, esangue, dinanzi al tributo monumentale.
“L’hanno realizzata a Midgard.” Sussurrò Sif, con voce rotta dalla commozione. I passi lievi di eterna fanciulla echeggiavano nella sala del trono. “Le statue esterne … sono state commissionate agli artisti del regno, ma questa lapide è arrivata da Midgard, rimarrà per sempre qui.”
Loki non replicò.
Continuò a graffiarsi i palmi delle mani, incurante del sangue che lordava le unghie. Una voce dentro di lui – ferale, remota – gli imponeva di distruggere il marmo, spezzare il collo di Sif; di annegare Asgard intera in un mare di lacrime e morire ai piedi del fiume che aveva lambito l’imbarcazione del re.
Ad occhi chiusi, riusciva ancora a sentire il tepore delle fiamme alte che bruciavano la carne del fratello. Il fumo aspro, il vento tra i capelli.
“Vermi infami.” Mormorò, rabbiosamente. “Anche loro sono responsabili della sua morte! Per averlo chiamato al loro servizio, schierato nelle loro inutili battaglie. Che muoiano, i dannati! Che muoiano tutti!”
“LOKI!” gridò Sif, lo sguardo fiammeggiante d’ira. “Se Thor potesse sentirti si vergognerebbe di te!”
Il dio dell’Inganno si voltò di scatto, inclinando il capo come un felino incuriosito.
Strinse gli occhi, fronteggiando quelli di Sif che lo fissavano con nobile superiorità. Trattenne una battuta di spregio, improvvisamente provato dalla vicinanza dell’antica amica del fratello.
“Ti ammirava molto …” esalò, assente. “Ammirava la tua caparbietà, la tua indipendenza.” Aggiunse, portando una mano al capo per lo sfinimento.
Sif lo avvicinò senza esitare.
Lo fece accomodare sul trono dorato e strinse le sue braccia brevemente, con forza. Loki poté scorgere il segno delle lacrime che le avevano rigato il volto.
“È stato un onore combattere al suo fianco.”
“Combattere!” ringhiò il fabbricante di menzogne, esasperato. “Non ha fatto altro che combattere! Ed è stato uno scellerato, un cieco! Avrebbe dovuto prevedere un inganno finale di Thanos! Avrebbe dovuto tenere l’armatura allacciata sino all’arrivo in tenda e sgozzare con gusto i traditori che l’avrebbero accompagnato! Dannato gigante!”
Lo schiaffo della dea guerriera interruppe il monologo amaro.
Loki non riuscì più a trattenere le lacrime.
“Perché non sono morto assieme a lui?” domandò, più dolce.
“Thor è stato un generale eccellente ed un re lungimirante. Si è guadagnato l’ingresso nella sala degli dèi, nel Valhalla che ha accolto suo padre. E ti ha protetto, perché tu potessi continuare la sua opera.”
“Sciocchezze!” sbraitò il dio, allontanandosi dal trono che pareva scottare sotto le membra. “Io sono portatore di caos! Sono creatore di menzogne e distruttore di regole! Pensare a me come continuatore dell’opera di Thor è pura follia!”
Sif prese fiato, calma.
“Eppure ci sono stati giorni in cui avresti dato tutto ciò che possedevi per essere come Thor, per sedere al suo posto.”
“Come osi?!” urlò Loki, senza controllo.
E si sentì quasi soffocare nella veste nera che lo avvolgeva. Dovette cadere sulle ginocchia, premere le mani contro lo stomaco, per impedirsi di piangere ancora.
Sif provò pena.
Si chinò accanto a lui e prese le mani lacerate dai graffi.
“Il mio amato … il mio amato …”
“È caduto in battaglia.”
“Oh Odino, ti prego! Portami da lui!”
Loki e Sif non si abbracciavano da millenni, da quando erano entrambi dèi bambini e Sif portava lunghe trecce bionde sulla schiena. I singhiozzi li piegarono insieme.
La dea guerriera scacciò le lacrime, vergognosamente.
“Lui ti amava, ti amava tanto. Se scegliessi di continuare la sua opera, sarebbe il più grande omaggio che –“
“Loki è Loki.” Replicò il dio, amaramente. “Ed ora è solo, solo per sempre.” Aggiunse, rialzandosi a stento.
Volse lo sguardo al trono che aveva tanto bramato, alle sue mani bluastre, incancellabile segno delle sue origini mostruose, alla lapide dedicata a Thor.
“Addio, Sif.” Mormorò poi, con fermezza sofferta. “Il mio posto non è qui e il governo di Asgard non mi appartiene.” Disse, combattendo l’avido desiderio che ancora sentiva nel cuore, distruggendo se stesso. “Farai un ottimo lavoro nel seguire le orme di mio fratello e governerai, combatterai – morirai – con grande onore, come lui. Io partirò al tramonto, dopo l’ultimo rogo funebre. Mi perderò nei Nove Regni come un vagabondo, poiché questo è il destino di un dio che non appartiene a nessun luogo.”
Sif portò il pugno al cuore un’ultima volta.


Il letto di Thor era ancora un mare d’oro e porpora. Tra le lenzuola ricche che solleticavano il corpo, Loki aveva sospirato di piacere e sognato sogni impossibili, assieme a Thor che desiderava la pace duratura e dei figli.
Una felicità intoccabile.
“Sapevo che saresti passato di qui …” esalò Frigga, pallida e tremante dinanzi al baldacchino. “Lo amavi più di tutti.”
Loki serrò i pugni. Volse lo sguardo altrove, distante.
“Non devi andare.” Lo pregò Frigga, senza fiato. “Sei mio figlio e non voglio perdere anche te. Non devi andare!”
“Non posso restare.”
La dea madre prese il volto del figlio perduto, mai rinnegato. Lo baciò sulle guance che sapevano ancora di lacrime, salutandolo in silenzio.
Loki chiuse gli occhi, raggiunse il terrazzo che dava sul mare.







“Poiché mi ami resterai sempre al mio fianco, fratello.”
Loki premette il volto contro i cuscini e celò un sorriso segreto, che divertì Thor e compiacque il suo ego.
“Tu mi ami, vero?”


Un tempo aveva giurato d’amarlo, nonostante i contrasti. – Non dubitare mai del mio amore – Poi l’aveva insultato, tradito con le stesse labbra che avevano pronunciato voti di fedeltà eterna, con le stesse labbra che l’avevano baciato. Erano seguite lotte sanguinose, coltellate a tradimento. La luce affettuosa negli occhi di Thor aveva vacillato e la follia in quelli di Loki aveva raggiunto il culmine.
La prigione aveva eretto nuove barriere, eppure la tenerezza di Thor, la sua preoccupazione costante ed il solo pensiero della sua pelle, delle sue braccia, avevano salvato Loki dalla perdizione.
Non dubitare mai, fratello.
Unico amore dell’esistenza, unico alleato.
Per sempre lontano, nella Sala degli Eroi.















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Note
E siamo quasi giunti al termine della storia. Spero l'abbiate apprezzata. Non disperate, cercherò di fare prestissimo col seguito!





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