Ed eccomi col penultimo capitolo. Dopo questo, solo
l'epilogo e spero proprio che vi piaccia!
Questa coppia è davvero un amore, non escludo di tornarci in futuro
(Magari Thor 2 offrirà spunti
ancora migliori per il Thunderfrost! Fingers crossed, caro fandom! *w*)
Nel frattempo concludo con questa e mi dedico nuovamente alla
Buffyverse che ho in corso. Impegni da fangirl!
Btw, ho notato che un sacco di persone hanno inserito la storia tra i
Preferiti/Seguiti/Ricordati: grazie mille! Spero di leggere anche i
vostri commenti.
Ecco il capitolo.
11.
Oltre le verdi colline, passato il torrente fangoso che separava la
giungla dai villaggi dei contadini, sorgeva un grande tempio
abbandonato, dimora di dèi antichi e potenti, capaci di trasformare il
sangue dei nemici in oro e miele e salvare gli uomini dalla carestia.
Irri doveva raggiungerlo in pieno giorno, così aveva detto la veggente
che tutto sapeva, e doveva portare con sé un coniglio sgozzato e tre
monete di rame, tributo necessario al sacerdote nero.
Con forza, il bambino strappò le fronde di un albero che gli offuscava
la visuale e si fece largo tra le pietre del percorso segreto, tra
scorpioni e serpenti che strisciavano indifferenti al suo passaggio.
Irri era molto veloce. Più veloce di un serpente d’acqua, a detta della
madre, e agile, leggero come una piuma al vento. Avrebbe raggiunto la
cima del tempio in un batter d’occhio e sarebbe ritornato al villaggio
prima di sera, in tempo per cenare assieme ai fratelli e alle sorelle
del gruppo.
Attento a non ferirsi, Irri s’aggrappò ad una roccia appuntita, che
pareva sbucare dal suolo come un artiglio nero, spiccò un salto e
riuscì ad atterrare sulla parete verticale del tempio, che dall’alto
dominava l’intera valle. Cominciò la scalata impervia.
Giunto a metà del percorso, Irri dovette arrestarsi bruscamente, ché le
monete stavano scivolando dalla sua tasca. Afferrò malamente un blocco
di pietra e si vide cadere in un attimo. Il ramo di un albero gli
impedì di schiantarsi al suolo: Irri prese un respiro profondo e
ringraziò gli dèi che avevano scelto di risparmiare la sua giovane
vita. Raggiunse la porta del tempio e vi entrò, coraggioso.
L’interno del santuario era buio, spoglio, molto più grande di quanto
appariva dall’esterno.
Irri spalancò i grandi occhi scuri, meravigliato.
“Sei arrivato.” Sussurrò una
voce maschile, vicina.
Irri si aggrappò alla saccoccia sdrucita e fece un giro su se stesso,
nel tentativo di individuare l’uomo che aveva parlato, il sacerdote.
“Sapevo che ce l’avresti fatta.” Aggiunse questi, rivelandosi.
Era un uomo alto e ossuto, interamente coperto da lunghi panni di seta
nera che si intrecciavano sul suo grembo. Sedeva accanto all’altare
illuminato da candele di cera e il suo viso era pallido come quello di
una statua di gesso, gli occhi verdi come il mare.
“Mio signore.” Esalò Irri,
spaventato e affascinato al tempo stesso, intento a porgere il tributo
richiesto.
Loki chiuse gli occhi e fece un cenno della mano.
“Avvicinati, bambino.” Disse solamente, assaporando l’odore del sangue
che si fondeva con quello delle candele. “Sei stato bravo.”
“Ho fatto come mi è stato detto.” Replicò Irri, nel suo dialetto
stentato.
Loki raccolse le monete e le nascose nel pugno, sino a farle sparire.
Carezzò il pelo rigido del coniglio, donandogli nuova vita.
“Portalo nel letto dell’uomo che opprime te e la tua famiglia, stasera.
Vedrai, non dovrai più temere nulla.”
Irri sorrise fiducioso. Baciò la mano gelida del sacerdote,
affrettandosi verso l’uscita. Loki esalò un sospiro stanco.
“Quando la finirai con questa storia?” mormorò una voce acuta alle sue
spalle.
Il dio dell’Inganno serrò le labbra, indispettito.
“Sto aiutando gli indifesi, proprio come tu vorresti, Sif!”
La dea guerriera si mosse nelle ombre, bella nel suo vestito chiaro.
Proiezione magica che pareva quasi solida, tangibile.
“Ingannando un uomo, spingendo un bambino a commettere un omicidio!”
esclamò, allargando le braccia.
“Non m’interesso di morale e regole.”
“Dovresti!” ribatté lei, severa. “Thor è morto per far trionfare una
legge superiore!”
Loki serrò i pugni e affilò lo sguardo felino: l’espressione di Sif si
era fatta più comprensiva.
“Dovresti tornare ad Asgard, dalla tua famiglia. Questa lontananza
forzata ti sta uccidendo e tua madre piange per te. Torna a casa, ti
prego.”
“Non è nel tuo stile implorarmi, Sif. Come se potessero cambiare le
cose … io non ho più una casa, lo sai bene.”
“Oh dannazione!” esclamò lei, vibrando per la rabbia.
Loki usò un po’ della sua magia per rendere la proiezione stabile.
“Mi dispiace per Frigga, davvero, ma io non posso tornare. Non sono
forte abbastanza.”
“Questo perché ti stai lasciando affamare in una foresta sperduta di
Midgard! Neanche le preghiere dei tuoi fedeli saranno in grado di
ridarti forza, se continui così. Torna a casa, Loki!”
Il dio dell’Inganno accennò un sorriso triste, sfrontato.
“Non riesco.” Sussurrò poi, senza fiato. “Non riesco a dimenticarlo.
Per tutta l’eternità ho ucciso, e tradito, e ordito inganni … ho desiderato la sua morte così
fortemente, così a lungo … perché adesso non riesco a fare a
meno di lui?”
L’ombra di Sif vacillò.
“Perché lo ami.” Disse. “Perché ti sei unito a lui in un vincolo sacro.” Spiegò, prima di
svanire.
Nuovamente solo, Loki si lasciò andare ad una risata amara.
Le preghiere dei villaggi vicini al tempio lo sostentavano appena, il
suo corpo divino aveva preso a soffrire una fragilità del tutto umana,
mortale, e il ricordo di Thor non bastava più a scaldarlo.
“Ho aspettato questo giorno tanto quanto te …” cominciò dolce,
lasciando roteare le monete sopra il capo. “Fratello mio, amico mio … qualche volta sono invidioso, ma non
dubitare … non –“
Una moneta cadde e Loki gemette di dolore.
“Il Valhalla non vuole accogliermi?” chiese, serrando i denti. “Nel
Valhalla ci sarà mai posto per uno come me?!” urlò, lasciandosi andare
al suolo.
Neanche la morte, che tanto aveva invocato, avrebbe potuto colmare la
distanza insuperabile che lo separava da Thor, dio giusto degli Asi.
Per Loki non restava che l’agonia eterna, il martirio.
“Oh fratello, ti amo come non ho mai
amato nulla in questa esistenza e nell’altra, ma ti prego: smettila
di drammatizzare!”
In un istante, Loki balzò a sedere.
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