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Autore: Kiki May    07/10/2012    8 recensioni
Questa fanfiction segue gli eventi del film "The Avengers". Loki ha scontato la sua pena nelle carceri di Asgard e Thor è divenuto re: per i due è giunto il momento di ritrovarsi.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi col penultimo capitolo. Dopo questo, solo l'epilogo e spero proprio che vi piaccia!
Questa coppia è davvero un amore, non escludo di tornarci in futuro (Magari Thor 2 offrirà spunti ancora migliori per il Thunderfrost! Fingers crossed, caro fandom! *w*) Nel frattempo concludo con questa e mi dedico nuovamente alla Buffyverse che ho in corso. Impegni da fangirl!
Btw, ho notato che un sacco di persone hanno inserito la storia tra i Preferiti/Seguiti/Ricordati: grazie mille! Spero di leggere anche i vostri commenti.
Ecco il capitolo.









11.








Oltre le verdi colline, passato il torrente fangoso che separava la giungla dai villaggi dei contadini, sorgeva un grande tempio abbandonato, dimora di dèi antichi e potenti, capaci di trasformare il sangue dei nemici in oro e miele e salvare gli uomini dalla carestia.
Irri doveva raggiungerlo in pieno giorno, così aveva detto la veggente che tutto sapeva, e doveva portare con sé un coniglio sgozzato e tre monete di rame, tributo necessario al sacerdote nero.
Con forza, il bambino strappò le fronde di un albero che gli offuscava la visuale e si fece largo tra le pietre del percorso segreto, tra scorpioni e serpenti che strisciavano indifferenti al suo passaggio.
Irri era molto veloce. Più veloce di un serpente d’acqua, a detta della madre, e agile, leggero come una piuma al vento. Avrebbe raggiunto la cima del tempio in un batter d’occhio e sarebbe ritornato al villaggio prima di sera, in tempo per cenare assieme ai fratelli e alle sorelle del gruppo.
Attento a non ferirsi, Irri s’aggrappò ad una roccia appuntita, che pareva sbucare dal suolo come un artiglio nero, spiccò un salto e riuscì ad atterrare sulla parete verticale del tempio, che dall’alto dominava l’intera valle. Cominciò la scalata impervia.
Giunto a metà del percorso, Irri dovette arrestarsi bruscamente, ché le monete stavano scivolando dalla sua tasca. Afferrò malamente un blocco di pietra e si vide cadere in un attimo. Il ramo di un albero gli impedì di schiantarsi al suolo: Irri prese un respiro profondo e ringraziò gli dèi che avevano scelto di risparmiare la sua giovane vita. Raggiunse la porta del tempio e vi entrò, coraggioso.
L’interno del santuario era buio, spoglio, molto più grande di quanto appariva dall’esterno.
Irri spalancò i grandi occhi scuri, meravigliato.
“Sei arrivato.” Sussurrò una voce maschile, vicina.
Irri si aggrappò alla saccoccia sdrucita e fece un giro su se stesso, nel tentativo di individuare l’uomo che aveva parlato, il sacerdote.
“Sapevo che ce l’avresti fatta.” Aggiunse questi, rivelandosi.
Era un uomo alto e ossuto, interamente coperto da lunghi panni di seta nera che si intrecciavano sul suo grembo. Sedeva accanto all’altare illuminato da candele di cera e il suo viso era pallido come quello di una statua di gesso, gli occhi verdi come il mare.
“Mio signore.” Esalò Irri, spaventato e affascinato al tempo stesso, intento a porgere il tributo richiesto.
Loki chiuse gli occhi e fece un cenno della mano.
“Avvicinati, bambino.” Disse solamente, assaporando l’odore del sangue che si fondeva con quello delle candele. “Sei stato bravo.”
“Ho fatto come mi è stato detto.” Replicò Irri, nel suo dialetto stentato.
Loki raccolse le monete e le nascose nel pugno, sino a farle sparire. Carezzò il pelo rigido del coniglio, donandogli nuova vita.
“Portalo nel letto dell’uomo che opprime te e la tua famiglia, stasera. Vedrai, non dovrai più temere nulla.”
Irri sorrise fiducioso. Baciò la mano gelida del sacerdote, affrettandosi verso l’uscita. Loki esalò un sospiro stanco.
“Quando la finirai con questa storia?” mormorò una voce acuta alle sue spalle.
Il dio dell’Inganno serrò le labbra, indispettito.
“Sto aiutando gli indifesi, proprio come tu vorresti, Sif!”
La dea guerriera si mosse nelle ombre, bella nel suo vestito chiaro. Proiezione magica che pareva quasi solida, tangibile.
“Ingannando un uomo, spingendo un bambino a commettere un omicidio!” esclamò, allargando le braccia.
“Non m’interesso di morale e regole.”
“Dovresti!” ribatté lei, severa. “Thor è morto per far trionfare una legge superiore!”
Loki serrò i pugni e affilò lo sguardo felino: l’espressione di Sif si era fatta più comprensiva.
“Dovresti tornare ad Asgard, dalla tua famiglia. Questa lontananza forzata ti sta uccidendo e tua madre piange per te. Torna a casa, ti prego.”
“Non è nel tuo stile implorarmi, Sif. Come se potessero cambiare le cose … io non ho più una casa, lo sai bene.”
“Oh dannazione!” esclamò lei, vibrando per la rabbia.
Loki usò un po’ della sua magia per rendere la proiezione stabile.
“Mi dispiace per Frigga, davvero, ma io non posso tornare. Non sono forte abbastanza.”
“Questo perché ti stai lasciando affamare in una foresta sperduta di Midgard! Neanche le preghiere dei tuoi fedeli saranno in grado di ridarti forza, se continui così. Torna a casa, Loki!”
Il dio dell’Inganno accennò un sorriso triste, sfrontato.
“Non riesco.” Sussurrò poi, senza fiato. “Non riesco a dimenticarlo. Per tutta l’eternità ho ucciso, e tradito, e ordito inganni … ho desiderato la sua morte così fortemente, così a lungo … perché adesso non riesco a fare a meno di lui?”
L’ombra di Sif vacillò.
“Perché lo ami.” Disse. “Perché ti sei unito a lui in un vincolo sacro.” Spiegò, prima di svanire.
Nuovamente solo, Loki si lasciò andare ad una risata amara.
Le preghiere dei villaggi vicini al tempio lo sostentavano appena, il suo corpo divino aveva preso a soffrire una fragilità del tutto umana, mortale, e il ricordo di Thor non bastava più a scaldarlo.
“Ho aspettato questo giorno tanto quanto te …” cominciò dolce, lasciando roteare le monete sopra il capo. “Fratello mio, amico mio … qualche volta sono invidioso, ma non dubitare … non –“
Una moneta cadde e Loki gemette di dolore.
“Il Valhalla non vuole accogliermi?” chiese, serrando i denti. “Nel Valhalla ci sarà mai posto per uno come me?!” urlò, lasciandosi andare al suolo.
Neanche la morte, che tanto aveva invocato, avrebbe potuto colmare la distanza insuperabile che lo separava da Thor, dio giusto degli Asi.
Per Loki non restava che l’agonia eterna, il martirio.
“Oh fratello, ti amo come non ho mai amato nulla in questa esistenza e nell’altra, ma ti prego: smettila di drammatizzare!”
In un istante, Loki balzò a sedere.






  
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