VI – Raccontami
Tu.. distante
Sei così grande da farmi perdere
Sono qua
A rincorrere parole, inventare ancora scuse
Ed accorgermi che
Non sei più parte di me.
(Francesco Renga –
Raccontami)
Ginevra camminava tranquilla per
le ordinate vie babbane che conducevano alla casa natale di Hermione. Ricordò
di quando ci era stata la prima volta, quando erano ancora ad Hogwarts e lei
avrà avuto più o meno dodici anni, suo padre l’aveva accompagnata e l’aveva
convinta che per andare a trovare dei babbani bisognava viaggiare da babbani.
Avevano preso il treno e poi la metropolitana e anche un autobus di quelli
rossi che a Gin erano piaciuti tantissimo e per finire avevano camminato per
quella bella zona residenziale di Londra piena di villette ordinate e ben
distinte così diverse dalla Tana. Le era piaciuto così tanto che ogni volta che
era tornata da Hermione – o si era recata in qualche posto babbano – aveva
scelto i mezzi babbani!
E ora era di nuovo lì alla
ricerca della sua amica, perché pensava che magari avesse bisogno di
chiacchierare.
Quando suonò il campanello
all’ingresso, sorridendo come una bambina, si aspettò che la signora Granger
l’accogliesse calorosamente come aveva sempre fatto e invece fu la voce di
Hermione a rispondere. “Entra Gin” urlò da una finestra. Sembrava tutta presa
da qualcosa.
Quando varcò la soglia di casa
rimase letteralmente sorpresa: grossi volumi di storia della magia erano
accatastati ovunque, manoscritti, pergamene e fogli consunti occupavano tutto
il salotto. Non c’era traccia del meticoloso ordine cui la signora Granger
teneva tanto. E per di più aleggiava nell’aria uno strano odore, quasi
dolciastro…
“Sono di qui, in cucina” strillò
Hermione concitatamente.
Ginevra seguì la voce fino in
cucina e ritrovò l’amica quasi sepolta da zuppiere, ciotoline, bilance,
cucchiai e mezza infilata nel forno.
“Dannazione!” gridò la ricciola
sbattendo energicamente la teglia sul tavolo.
“Stavi cucinando, Herm?” domandò
Ginevra, sorpresa e ben conscia del fatto che Hermione fosse la numero uno in
tutto tranne che ai fornelli. Lì era un vero disastro e la torta che aveva
davanti lo dimostrava: la parte superiore pareva quasi carbonizzata, il lato
destro era rigonfio in un’enorme bolla mentre il sinistro era carente di
spessore. Quando Hermione la rivoltò con poca grazia e pazienza per tirarla
fuori dalla teglia fu evidente che invece la parte sotto era ancora quasi
cruda. E dei grossi grumi pastosi erano ben visibili da una spaccatura. Una
vera schifezza, con buone probabilità.
“Io volevo solo fare una torta!
Una banalissima torta! I miei genitori sono via tutto il mese per il
venticinquesimo di matrimonio, avevo deciso che mi sarei strafogata di torte
fino a scoppiare ma questa probabilmente mi provocherà la morte!” berciò la
mora.
“Oh, non essere così tragica!
Possiamo assaggiarla insieme dai, basta magari fare qualche ritocco-“
“NO! E’ uno schifo, ecco cos’è?
Vedi com’è mal riuscita? E’ tutta sbagliata, troppo cotta da un lato e troppo
cruda dall’altro, e anche se non si vede all’interno è piena di grumi! Credo
anche di aver sbagliato a dosare gli ingredienti, e non ha lievitato! Quando
una torta è così orrenda, così sbagliata, si può solo buttarla via! Arrivi ad
un punto, dopo che l’hai fatta, che non puoi più recuperare niente, nessun
ritocchino, perché se la torta è marcia dentro, è marcia e stop! E si può solo
buttarla! Magari può sembrare triste, magari chi lo vede penserà povera torta ma io non posso fare altro,
capisci? Ho sbagliato, non sono capace di fare le torte, mi manca qualcosa,
sono sbagliata io e le mie torte riescono sbagliate! Quando una cosa non va, si
può solo eliminarla! Anche se soffri, anche se pensi a tutti gli ingredienti,
all’entusiasmo con cui l’hai preparata, a quanto vuoi bene alla tua torta, puoi
solo buttarla via… è la cosa migliore. Se non sei capace di preparare le torte,
è meglio che lasci stare… E’ meglio per te e anche per quella povera torta…
meritava di meglio di una cuoca incapace. A me non piace così… o è una buona
torta o niente, inutile continuare a farsi del male e mangiare torte amare…”
dalle grida iniziali, Hermione terminò il suo sproloquio quasi sussurrando e
accasciandosi sulla sedia con un colpo di bacchetta spedì la torta dritta in
pattumiera.
Ginny la guardò comprensiva, non
le sembrava stesse parlando solo di torte… Sorrise tristemente all’amica “Mia
nonna, la madre di mia madre, mi diceva sempre, a proposito di torte, che non
tutte le ciambelle riescono col buco…ma che spesso sono ugualmente buone se non
addirittura migliori! Il fatto che apparentemente non assomigli ad una torta,
non si significa che non sia altrettanto deliziosa…”
Hermione lasciò ciondolare la
testa all’indietro, sopra la spalliera della sedia, il bastoncino che le
raccoglieva i capelli cadde sciogliendo tutta la sua massa di ricci “No Gin,
non c’era più niente da poter sistemare ormai…”
“Stai parlando di torte o di…”
azzardò la rossa, cercando di tastare il terreno e vedere se Hermione fosse
pronta a parlare.
“Sto parlando di… Ron” ammise
rassegnata.
Un silenzio profondo cadde nella
stanza luminosa. Hermione rimase immobile fissando il soffitto per diversi
istanti poi si alzò e con un gesto della bacchetta mise a posto la baraonda che
devastava la cucina “Senti, che ne dici di una fetta di torta come si deve?
Poco lontano da qui c’è una pasticceria babbana formidabile, ci vado spesso
quando i miei sono fuori casa… Ti piacerà” propose alzandosi e sorridendo
all’amica.
“Non potrei mai rifiutare una
fetta di torta, aggiudicato!”
Si infilarono una giacca leggera
e uscirono silenziose nel tardo pomeriggio amaranto di fine settembre, l’aria
iniziava già ad essere più fresca rispetto all’estate e le giornate tendevano
ad accorciarsi e colorarsi delle bellissime tinte dell’autunno inglese.
Hermione camminò più leggera senza dire una parola, lo sfogo sulle torte
l’aveva svuotata e ora riusciva anche a respirare meglio e guardare avanti.
“Non manca molto” comunicò a
Ginny, vedendola distratta.
“Tranquilla, mi piace un sacco
camminare per queste vie, osservare le mamme babbane con i bambini al parco, i
ragazzini in bicicletta, sono rimasta affascinata da questa zona la prima volta
che sono venuta con mio padre, lo sai! Ci camminerei anche per ore…”
Pochi passi dopo giunsero alla
pasticceria, Hermione sembrava di casa lì e l’anziano signore dietro il bancone
la salutò con confidenza chiedendo notizie dell’ennesima uscita dei genitori
“Torneranno solo tra un mese, ci vedremo spesso signor Krow” lo rassicurò
prendendo posto al piccolo tavolino tondo che stava nell’angolo, il suo posto
abituale.
“Oh, che posto delizioso!”
commentò Gin guardandosi attorno e annusando l’aria. Si sedette e iniziò a
sfogliare il menù ma l’anziano signore glielo sfilò garbatamente di mano.
“Se posso vi consiglierei io… Per
questa bella ragazza dai capelli rossi ho una torta all’ananas e panna montata
che sono sicura la incanterà. Mentre per la piccola Hermione – mi piace sempre
chiamarla così… - oggi direi che ci vuole una bella torta alla panna con pezzi
di fragola e scaglie di cioccolato bianco e nero, giusto?”
“Tantissime scaglie… grazie
signor Krow” precisò.
“Questa è una torta come si deve…
- precisò Hermione gustando la sua e ritrovando l’accordo nell’espressione
deliziata dell’amica di fronte a lei – E quella laggiù, la vedi?, quella è una
coppia come si deve…” aggiunse amaramente prima di infilarsi in bocca un pezzo
di torta enorme.
La forchetta di Hermione sospesa
per aria indicava una giovane coppia babbana seduta dall’altra parte del
locale, lei stava gustando una grossa fetta di torta e lui bevendo un frullato,
i due ragazzi chiacchieravano beatamente da quando le due avevano messo piede
nel locale e sembravano in perfetta armonia, ridevano del più e del meno, lui
accarezzava la mano di lei, lei fingeva di scandalizzarsi per qualcosa che lui
le stava raccontando di aver fatto nella mattinata ed entrambi sembravano così
felici di quel momento così semplice che Hermione ne fu un po’ invidiosa.
“Questo è il tuo parere, anche tu
e Ron apparite così dal di fuori quando siete assieme. Eppure ho ragione di
credere che qualcosa non va, giusto?” le rispose Ginevra.
Hermione sospirò “No, io e Ron
non siamo più così da tanto tempo… Lo vedi come parlano, come si guardano? I
loro occhi stanno seguendo le loro parole, l’affinità e l’intimità che c’è tra
di loro si può quasi toccare! Io invece non ho più questo da tanto… Quanto
tempo è che non usciamo un pomeriggio a fare anche solo una passeggiata? Lo so
che c’è il lavoro e gli impegni, e gli orari… Però non c’è più questo genere di
tranquilla intimità tra di noi, da tanto tempo. Lo sai che cosa facciamo io e
Ron quando siamo soli?” domandò.
Ginny sorrise “Bè, credo che lo
sappiano tutti…” ironizzò.
“Già, facciamo l’amore. E basta.
Solo quello è rimasto tra di noi, solo il sesso” sentenziò tristemente.
Ginevra si sentì profondamente
dispiaciuta per l’amica e cercò di sdrammatizzare “Oh, ti invidio allora…” le
disse accompagnando la battuta con una risatina.
“Sì bè, non dico che non sia
bello, anzi… però quando vuoi una relazione seria con una persona non ti
accontenti solo di quello… E ad ogni modo, cosa ti lamenti tu, con tutte le
occasioni che hai!” replicò ingoiando l’ennesimo enorme pezzo di torta.
“Ma quali occasioni, scusa? Se ti
riferisci ad Harry, credo avrai notato che si limita ormai da tre anni e mezzo
a guardarmi con gli occhi colmi di profonda adorazione… Cos’altro potrei fare?
E’ stato lui a portare la nostra storia su questo piano, quando ha dovuto per
forza fare l’eroe… Dovrei fare io il primo passo, adesso?” commentò quasi
arrabbiata.
Hermione sorrise “Credo che Harry
ormai sia un caso disperato… Gin, dovevi vedere che pezzi di ragazze gli
abbiamo presentato io e Ron, non li ha degnati di uno sguardo! Credo che Harry
non sarà mai in grado di trovare una ragazza, a meno che sia un tuo clone
esatto!” scosse la testa rassegnata.
Gin sbuffò innervosita “E’
davvero un idiota. Quasi peggio di mio fratello”
“Sì, quasi” le fece eco Hermione.
Improvvisamente Gin saltò su a
sedere sulla sedia, tutta entusiasta “Senti, ma che ce ne facciamo di questi
uomini che o sono tutti sesso o sono solo sguardi? Che ne dici di una bella uscita
tra donne? Di una seduta di massaggi, del parrucchiere, un po’ di shopping, una
bella cena e poi fuori a divertirci in qualche locale babbano, eh?”
“Il primo sabato che sono libera
dal lavoro, quando tu non hai lezioni, sono tutta tua! Se Ron crede che me ne
starò qui ad ammuffire di dolore si sbaglia di grosso…” Hermione sbattè un
pugno decisa su tavolo.
L’altra inarcò le sopracciglia e
cercò di rispondere utilizzando il maggior tatto possibile “Con tutto il
rispetto Herm, ma credo che competa a lui il ruolo dell’ammuffito addolorato…”
Hermione perse all’istante la sua
carica “Sì, lo so…”
“Hai almeno intenzione di
spiegargli il perché della tua scelta?” chiese la rossa.
Hermione scosse il capo, triste
“No. Sai ho pensato che forse, se è in grado di rendersi conto da solo che l’ho
lasciato perché la nostra storia fa acqua da tutte le parti, allora forse
potremo essere in grado di ricostruirla. Ma se non è così è perché allora lui
ha un’idea profondamente diversa dalla mia per ciò che riguarda una relazione
seria, e allora significa che siamo incompatibili. In questo caso, un giorno
molto lontano allora glielo spiegherò…”
Ginevra comprese solo in quel
momento la scelta dell’amica di lasciarlo così di punto in bianco. Aveva visto
suo fratello a pezzi ma ora si era resa conto che, se possibile, Hermione stava
anche peggio. Aveva dovuto lasciare il ragazzo di cui era innamorata e
nonostante quello nutriva ancora la flebile speranza di recuperare tutto con
lui. E non aveva nemmeno il diritto di sentirsi triste.
“Nel frattempo, andremo a vedere
che polli offre il mercato!” cercò di scherzare l’altra.
Hermione gli riservò un sorriso
stonato. Cercò di risultare allegra per il resto della conversazione ma dentro
era a pezzi: aveva distrutto la sua vita in un lampo e ora la sua felicità era
appesa ad un filo, quello della consapevolezza di Ron. Che forse non sarebbe
mai arrivata. Che forse l’avrebbe odiata.
Il lungo mantello rosso svolazzò
mosso da chissà quale corrente d’aria che attraversava quel covo dimenticato da
Dio e ricavato in una distorsione spazio-temporale “Scusate Maestro, ho dovuto
aspettare prima di tornare da voi e punire i responsabili del fallimento.
Potter non è morto ma qualcuno ha già pagato per questo” disse una profonda e
sensuale voce di donna.
L’uomo, che le dava le spalle,
non la degnò di uno sguardo “Questo l’ho già saputo. Potter deve morire presto,
pagherà per ciò che ha fatto al mio maestro…” la sua voce era glaciale e
potente.
La donna annuì “Lasciate fare a
me, Maestro. E’ stato un errore quello di affidare il compito a Carrie, ora non
ci saranno più errori. Quando il tempo giungerà, Potter sarà morto per mano
mia”
L’uomo misterioso, il Maestro,
non rispose “La venuta di mio Padre è vicina, tutto deve essere perfetto”
“Io, Marcus e Leon le disporremo
le migliori condizioni. Tutto per lei, Maestro…” concluse devota.
Il capo avvolto dalla
semi-oscurità dell’uomo si inclinò di lato “Ora vieni a me, Nadine”
“Sì, Mars” annuì la donna
avanzando verso di lui, il cuore che batteva forte.
“Ma io proprio non lo so che
cos’ha di speciale questo Harry Potter. Sarà il fascino prepotente dello
sfregiato? No, perché se è così ditemelo… Dai Geen, feriscimi profondamente…”
Greg porse il coltello dalla parte del manico a Ginevra, seduta di fronte a lui
ai tavoli della mensa dell’Accademia Auror.
Gin scoppiò in una risata
“Macchè, non è lo sfregio… è l’aura da eroe! Sai, uno di quelli che ti guarda
negli occhi, ti alza il mento con un dito e ti dice: Baby, ti amo ma non posso
stare con te, non voglio saperti in pericolo… E se ne va lasciando dietro di sé
code di pianti addolorati”
“Oh, non avrà mica attecchito
anche su di te il fascino di quel moribondo…” la mise in guardia un scettico
Greg.
Gin alzò le spalle cercando di
risultare normale “Macchè attecchito, non sono mica una serra io! E ad ogni
modo no, siamo amici da sempre io e Harry, una volta da piccola avevo una cotta
tremenda per lui ma ormai…”
Greg ingoiò il boccone e si
sporse sul tavolo a pochi centimetri dal suo viso “Scommetto che ti ha scaricato
con la scusa della “baby” e tutto il resto…”
“Qualcosa di simile!” Gin scoppiò
in una risatina isterica per disperdere l’imbarazzo e mentire ai suoi amici ma
Greg iniziò a fissarla scettico.
Quella bizzarra situazione fu
interrotta da Klay che sbattendo forte il bicchiere sul tavolo richiamò la loro
attenzione “Bè, a me piace Harry Potter. Lo trovo un bel ragazzo, e mi sembra
anche piuttosto simpatico… Sfregiato o non sfregiato, è uno che ha fascino. Me
lo ricordo quando cavalcava la scopa del Quidditch per Grifondoro, una vera
meraviglia!”
Greg sbuffò rassegnato “Per la
barba di Merlino, l’abbiamo presa” commentò riferendosi allo sguardo assorto
della morettina.
Ginny sorrise per l’ennesima
volta e per un istante provò una fitta di gelosia quando vide Harry accorgersi
dello sguardo fisso di Klay e risponderle con un saluto sorridente.
“Bè, è meglio che torniamo in
classe… c’è una delle lezioni del professor Merepres oggi e non voglio arrivare
tardi!” puntualizzò la rossa.
“Eh, quando si è la cocca del prof…”
la prese in giro bonariamente Klay.
“Ma quale cocca e cocca!! Sono
solo una brava studentessa, e poi mi interessano davvero le sue lezioni”
puntualizzò.
“Sì, e a lui interessi tu!” le
fece notare Greg.
Ginevra alzò le spalle
“Assurdità”
“Eddai Gin, è pazzo di te!
D’altronde…come si può non amarvi, mia bellissima dama?” fece Greg di risposta,
evocando passate maniere.
“Ma senti questo…” s’intromise
Klay, perplessa per l’atteggiamento dell’amico.
“Gelosa, maschiaccia?” domandò
pungente.
“Io? Ma va! E chi se ne frega di
Merepres, io è Harry Potter che voglio! – puntualizzò – Gin, quando organizzi
una festa così lo conosco meglio?”
“Non hai un briciolo di
sensibilità femminile, non lo sai che sono gli uomini a dover fare il primo
passo?” le fece notare l’amico.
“Seh, nei tuoi bei tempi andati
forse, damerino! Tu che dici, Gin?” interpellò l’amica.
“Ah, lasciatemi fuori dalle
vostre diatribe!” rispose spiccia, l’idea della festa non le era per niente
piaciuta! Si diresse in classe quasi senza più parlare.
La lezione di Davers Merepres fu
interessantissima come sempre. Iniziò con qualche accenno
all’autotrasfigurazione ma come ogni volta sconfinò parlando delle sue
ricerche.
“E quindi da quando mio padre da
piccolo mi mostro i sigilli del tre fondatori di Hogwarts, Grifondoro,
Tassorosso e Corvonero, parlandomi del mistero della scomparsa del quarto
sigillo di Serpeverde, ho deciso che una volta cresciuto mi sarei messo a
studiarne la leggenda e a cercarlo. Magari uno di questi giorni vi narro
l’intera leggenda se ancora non la conoscete. A domani, ragazzi” concluse il
professore uscendo dall’aula.
Gin, Greg e Klay si salutarono
uscendo dall’aula. La rossa iniziò a percorrere diversi corridoio nella
speranza di trovare Hermione ma pochi istanti e incappò nel professor Merepres.
“Oh, Ginevra, buon pomeriggio!
Come mai ancora qui?” le domandò affiancandola e facendo capolino da dietro un
enorme ammasso di pergamene muffite e coperte di polvere che stavano tra le sue
braccia.
“Salve professor Merepres.
Cercavo un’amica… Hermione Granger, lavora qui” spiegò.
L’uomo annuì “La conosco, è la
nuova collega della dottoressa Walsh! Molto in gamba quella ragazza!” fece,
cercando di trattenere delle pergamene che stavano scivolando via.
“Posso aiutarla?” si propose
Ginny vedendolo in difficoltà.
“Non vorrei veramente che si
sporcasse, con tutte queste scartoffie impolverate…”
Ginny non attese oltre, agguantò
un mucchietto di pergamene e alleggerì il professore. Lo seguì fin nel suo
ufficio e rimase incantata dalle chincaglie e dall’incredibile numero dei più
svariati manufatti che riempivano il suo ufficio.
“Mi scusi signorina Weasley, ma
non sono notoriamente un tipo ordinato” disse a disagio.
“Si dice che nessuno dei più
grandi geni lo sia” rispose cercando di metterlo a proprio agio.
Lui rispose con una risata
distesa, appoggiando sulla scrivania già ingombra di materiale le pergamene
appena recuperate.
“E così è questo il suo lavoro,
l’insegnamento è una sorta di diversivo?” domandò Ginevra guardandosi attorno
curiosa ma ben attenta a non toccare niente.
“L’insegnamento è una passione. E
un favore che devo. Ma questo è realmente ciò che io amo…” la informò
aggiustandosi gli occhiali sul naso e scrollandosi la polvere di dosso.
“Sì, si capisce dalle sue
lezioni…” commentò Gin incantata.
“Vado così palesemente fuori
tema?” domandò un po’ dispiaciuto.
Ginevra si riscosse “Oh, affatto!
Io adoro le sue digressioni, ho una passione sconfinata per la storia e le
leggende. Pensi che mio fratello lavorava come spezzaincantesimi per la
Gringott e vedeva posti meravigliosi. Restavo incantata ogni volta leggendo le
sue lettere…”
Merepres fu felice
dell’interessamento di quella giovane ragazza bella e intelligente ma si
ricordò di tenere a mente che si trattava pur sempre di una sua allieva.
“Grazie signorina Weasley”
rispose soltanto.
“Oh, grazie a lei professore! Non
vedo l’ora di sentire la leggenda della scomparsa del medaglione di Serpeverde”
gli comunicò.
Lui annuì e sorrise “Tra una
lezione e l’altra vi metterò tutti al corrente. Se nel frattempo vuole saperne
di più venga pure nel mio ufficio qui quando vuole, è tutto a sua
disposizione!”
“Grazie professore!”
“Davers, fuori dall’aula, o mi
farà sentire in imbarazzo, Signorina Weasley”
“Gin” la rossa gli porse la mano
amichevole e quando lui gliela strinse percepì una misteriosa sensazione, come
se ci fosse altro, ma ben presto se ne dimenticò.
Era soddisfatta di quella
chiacchierata. Ed era contenta di essere la “cocca del prof”, Merepres le
piaceva davvero molto. E per dirla tutta lo trovava anche molto affascinante.
“Ehi Gin, come mai da queste
parti?” la voce di Harry la fece sussultare mentre si richiudeva alle spalle la
porta dell’ufficio del professore.
“Ciao Harry! Hai finito per
oggi?” domandò vedendolo in borghese.
Il ragazzo annuì e si incamminò
al suo fianco “Ma come mai esci dall’ufficio di Merepres? E’ un tuo professore
se non sbaglio, eh? Non avrai mica avuto qualche richiamo? Non va mica bene…”
Ginny gli riservò un sorriso
ironico “Da che pulpito giunge questa predica… Sbaglio o tu e Ron avete
collezionato più detenzioni e richiamo al primo anno di accademia che in un
anno con la Umbridge?!”
“E questo che c’entra? Noi siamo
noi, tu invece sei sempre stata quella brava…” le sottolineò.
“No, quella era Hermione, non io…
Io caso mai son sempre stata quella furba in queste situazioni. Comunque ho
incrociato Davers nei corridoi e l’ho aiutato a portare nel suo ufficio delle
cose, poi mi sono fermata a chiacchierare” spiegò, con una punta di malizia
nella voce.
Harry si irrigidì un po’ ma cercò
di non darlo a vedere “Cos’è tutta questa confidenza con un professore?” le
chiese un po’ geloso.
Lei alzò le spalle “E’ lui che mi
ha chiesto di chiamarlo così. E poi non è mica solo un professore, è anche un
giovane ricercatore molto affascinante” continuò. Sperò di poter scorgere un
picco di gelosia nei suoi occhi, magari sarebbe riuscita a risvegliare un
qualche tipo di reazione che andasse oltre gli sguardi adoranti di cui aveva
parlato con Hermione.
Tuttavia non ottenne risultato.
Se dentro Harry si stava rodendo fuori non mostrò il minimo segno “Ma per
favore, io quasi quasi preferisco Cactus” ironizzò.
Intavolando una discussione sui
dubbi usi e le dubbie maniere di Cactus i due si incamminarono verso i camini
del Ministero e Ginevra seguì Harry fino a Goldric’s Hollow.
“Ah, quindi dici che sei più
comoda se resti qui con noi?” domandò Ron alla sorella.
Lei annuì “Sì, sai… alla Tana
ormai tutto è in subbuglio per Fleur, siccome Bill lavora molto ormai lei vive
lì e io posso prendere Fleur solo a piccole dosi… E poi così possiamo andare
assieme al Ministero quando abbiamo gli stessi orari. Senza contare che avreste
qualcuno che vi cucina sempre qualcosa di buono e che vi fa la spesa…” lo
informò.
“Bè, se sta bene ad Harry, questa
è casa sua” rispose il rosso.
Gin e Harry si scambiarono un
cinque. Poi la rossa aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa che le
ispirasse di essere cucinato “Pensavo di fare del pollo, che ne dite?”
Ron si alzò stancamente dalla
sedia “Fate voi, io non ho fame… me ne vado a letto. Scusa Gin, festeggerò
domani la tua entrata in casa. Notte…” e scomparve con passo pesante su per le
scale.
Harry e Gin si scambiarono
un’occhiata preoccupata.
“Non l’ho più visto fare un pasto
decente da quando Hermione l’ha lasciato” commentò lui.
“E io non gli ho più visto fare
un sorriso. Anche Hermione è a pezzi” confessò sedendosi su una sedia accanto
al tavolo.
Harry sbuffò “Bè ma scusa, la
decisione l’ha presa lei…”
Ginevra gli rivolse uno sguardo
provocatorio “Tu credi che sia facile lasciare qualcuno che ami?” domandò
sapendo bene a cosa si stesse riferendo.
Harry rimase per un attimo
perplesso, la bocca aperta nel tentativo di trovare una spiegazione, una scusa,
un’opinione da esprimere. Tuttavia si limitò a fare cenno di no con la testa e
a guardare altrove.
“Mi piacerebbe che Hermione mi
dicesse qualcosa almeno, non si è quasi più fatta vedere, è sfuggente” aggiunse
qualche istante dopo.
“E ci credo, sei sempre assieme a
Ron, come potrebbe parlarti? E’ molto difficile anche per lei, magari dopo cena
perché non passi tu da lei?” le propose la rossa.
Lui annuì trovandola una buona
idea. Gli mancava la sua migliore amica, sentiva il bisogno di parlare un po’
con lei ma contemporaneamente si sentiva in colpa nei confronti di Ron.
Improvvisamente si sentì come molti anni prima, quando erano ragazzi, ad
Hogwarts, perennemente intrappolato nei loro continui litigi e battibecchi.
Solo che ora la cosa era ben più seria. Sperò che le cose si risolvessero alla
svelta in qualsiasi modo.
Intanto però, poteva godersi
Ginny ogni volta che voleva, la guardò cucinare seduto al tavolo, il viso
assorto appoggiato su una mano, lo sguardo incantato. Pensò che fosse davvero
perfetta.
Come proposto da Gin, dopo cena
Harry si recò da Hermione tranquillo, sapeva che non avrebbe trovato nessuno a
casa e non ebbe esitazioni. Quando entrò dopo aver suonato alla porta si
ritrovò di fronte un’Hermione veramente distrutta. Buttata sul divano con una
tutta da ginnastica sgualcita aveva proprio gli occhi di chi aveva appena
pianto.
Improvvisamente si sentì
dispiaciuto per essersi sentito in colpa nei confronti di Ron, quella brutta
solidarietà maschile che l’aveva tenuto un po’ lontano da lei negli ultimi
giorni aveva fatto in modo che la sua amica restasse sola nella sua tristezza.
“Ehi, Herm… sei davvero elegante
stasera… e che bei capelli” la prese in giro facendosi spazio tra i volumi
sparsi sul divano e sedendosi accanto a lei.
Lei si lasciò andare in una
risatina “Sono sorpresa di vederti, pensavo saresti stato a casa a sostenere il
tuo amico Ron…” commentò con una vocina piccola piccola.
Harry le riservò uno sguardo di
rimprovero “Smettila Herm, sennò mi sembra davvero che siamo tornati ad avere
quindici anni…” le consigliò sorridendo.
Anche lei sorrise all’ondata di
ricordi che fecero capolino. Era tutto quasi
uguale. Quasi.
“Harry mi dispiace tanto, ho
turbato un po’ la quiete a tutti, e proprio ora che tu avresti solo bisogno di
tranquillità, sicurezza e compagnia”
“Ma va! Non preoccuparti per me,
certo mi hanno quasi ammazzato… ma non dovrei esserci abituato ormai?” le
domandò comicamente.
Lei rise di nuovo “Ah, giusto,
mio eroe!”
Poi si fece seria “Harry, quello
che è successo è molto grave, lo sai…”
“Sì, lo so… ora non c’è più
nessuno che mi prepara cibi orrendi a casa…” fece lui.
“Non sto parlando di me, non
scherzare! Potrebbero riprovarci se c’è dietro una setta con uno scopo ben
preciso… Cercherò di scoprire più che posso, te lo garantisco” fece lei
seriamente preoccupata.
Lui sospirò “Non ne dubito Herm,
ma non sono qui per parlare di questo…”
Lei si rannicchiò di più in sé
stessa e prese a fissare un punto imprecisato della stanza “Ti stai chiedendo
anche tu perché?”
Lui annuì rimanendo in silenzio.
Gli occhi di Hermione si fecero
di nuovo lucidi “La nostra storia stava facendo acqua da tutte le parti… Ron
deve rendersene conto. Se ci riuscirà allora forse saremo anche in grado di
recuperare assieme. Altrimenti non c’è possibilità”
Le parole di Hermione risultarono
piuttosto dure alle orecchie di Harry, ancora non riusciva bene a capire cosa
intendesse l’amica ma se aveva detto così una ragione c’era sicuramente. Si
ripromise di pensarci e provare a capirla.
“Senti, invece di stare qui a
discutere di persone quasi morte e cuori spezzati, che ne dici di un bel volo
rilassante per allontanare i brutti pensieri a bordo della mia firebolt? Io e lei siamo venuti qui
apposta…
Hermione annuì, scomparve qualche
secondo e riapparve perfettamente vestita.
Quel giro in scopa nel freddo
della notte che scendeva era proprio quello che ci voleva per non pensare
troppo e chiarirsi le idee. Ne fu infinitamente grata ad Harry.
Continua…
Buonasera a tutti!!! Eccomi qui
di nuovo, è un periodo particolarmente produttivo questo, l’altro giorno ho
sformato la mia one-shot Your Final
Dance – che se non lo avete ancora fatto vi invito a leggere XD
Pubblicità Per Me – e ora eccomi qui con il nuovo capitolo!
Visto che scheggia? Ho migliorato
i tempi d’aggiornamento mica da ridere, da un anno e mezzo a tre mesi! Se
questi non sono progressi da lodare… XD
Scherzi a parte, scusate per
l’attesa sempre infinita… Però con questo capitolo ha chiarito i dubbi della
maggior parte di voi circa la rottura tra Ron ed Herm, dai non ditemi che non
avete nemmeno notato che li si vedevano solo fare quella cosina lì!!!!
Spero che questo capitolo soft vi
piaccia, ho introdotto il mitico prof Merepres (io amo quest’uomo, anche se
forse amo di più Greg tra le mie creazioni maschili), e poi c’è stato anche uno
spiraglio sui cattivi… POTTER, DEVI MORIREEEE!! :P Scherzo eh, forse….
Ringrazio infinitamente coloro
che hanno letto la mia storia, nuovi lettori e vecchi affezionati e mando un
bacione incredibilmente grande ai miei recensori del capitolo precedente:
Ilaria, _Pe_, Ale, EDVIGE86, Vale, Saty, evanescense88, London04,
Moonlight Rage, SHUN DI ANDROMEDA, Hohenheimdelaluz…
Scusatemi se non vi rispondo
degnamente uno per volta ma devo finire di preparare la pappa per il pic nic
cui devo andare domani!! ^^ Speriamo sia bel tempo!
Un bacio a tutti e mi raccomando,
recensite che mi fate tanto felice!!!
La vostra
Ly