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Autore: _Ly_    24/04/2007    9 recensioni
Un pazzo che cerca di riportare in vita un antico e potente mago, una storia di vendetta e di odio personale, di crescita e di cambiamento il tutto condito con i soliti piccoli problemi personali, le gelosie e le gioie di ognuno... Perchè "tutto continua"... E Harry, Ron, Hermione e Ginny saranno ancora in prima linea ad affrontarlo! [Finalmente sono tornata...,]
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VI – Raccontami

VI – Raccontami

 

Tu.. distante
Sei così grande da farmi perdere
Sono qua
A rincorrere parole, inventare ancora scuse
Ed accorgermi che
Non sei più parte di me.

 (Francesco Renga – Raccontami)

 

 

Ginevra camminava tranquilla per le ordinate vie babbane che conducevano alla casa natale di Hermione. Ricordò di quando ci era stata la prima volta, quando erano ancora ad Hogwarts e lei avrà avuto più o meno dodici anni, suo padre l’aveva accompagnata e l’aveva convinta che per andare a trovare dei babbani bisognava viaggiare da babbani. Avevano preso il treno e poi la metropolitana e anche un autobus di quelli rossi che a Gin erano piaciuti tantissimo e per finire avevano camminato per quella bella zona residenziale di Londra piena di villette ordinate e ben distinte così diverse dalla Tana. Le era piaciuto così tanto che ogni volta che era tornata da Hermione – o si era recata in qualche posto babbano – aveva scelto i mezzi babbani!

E ora era di nuovo lì alla ricerca della sua amica, perché pensava che magari avesse bisogno di chiacchierare.

Quando suonò il campanello all’ingresso, sorridendo come una bambina, si aspettò che la signora Granger l’accogliesse calorosamente come aveva sempre fatto e invece fu la voce di Hermione a rispondere. “Entra Gin” urlò da una finestra. Sembrava tutta presa da qualcosa.

Quando varcò la soglia di casa rimase letteralmente sorpresa: grossi volumi di storia della magia erano accatastati ovunque, manoscritti, pergamene e fogli consunti occupavano tutto il salotto. Non c’era traccia del meticoloso ordine cui la signora Granger teneva tanto. E per di più aleggiava nell’aria uno strano odore, quasi dolciastro…

“Sono di qui, in cucina” strillò Hermione concitatamente.

Ginevra seguì la voce fino in cucina e ritrovò l’amica quasi sepolta da zuppiere, ciotoline, bilance, cucchiai e mezza infilata nel forno.

“Dannazione!” gridò la ricciola sbattendo energicamente la teglia sul tavolo.

“Stavi cucinando, Herm?” domandò Ginevra, sorpresa e ben conscia del fatto che Hermione fosse la numero uno in tutto tranne che ai fornelli. Lì era un vero disastro e la torta che aveva davanti lo dimostrava: la parte superiore pareva quasi carbonizzata, il lato destro era rigonfio in un’enorme bolla mentre il sinistro era carente di spessore. Quando Hermione la rivoltò con poca grazia e pazienza per tirarla fuori dalla teglia fu evidente che invece la parte sotto era ancora quasi cruda. E dei grossi grumi pastosi erano ben visibili da una spaccatura. Una vera schifezza, con buone probabilità.

“Io volevo solo fare una torta! Una banalissima torta! I miei genitori sono via tutto il mese per il venticinquesimo di matrimonio, avevo deciso che mi sarei strafogata di torte fino a scoppiare ma questa probabilmente mi provocherà la morte!” berciò la mora.

“Oh, non essere così tragica! Possiamo assaggiarla insieme dai, basta magari fare qualche ritocco-“

“NO! E’ uno schifo, ecco cos’è? Vedi com’è mal riuscita? E’ tutta sbagliata, troppo cotta da un lato e troppo cruda dall’altro, e anche se non si vede all’interno è piena di grumi! Credo anche di aver sbagliato a dosare gli ingredienti, e non ha lievitato! Quando una torta è così orrenda, così sbagliata, si può solo buttarla via! Arrivi ad un punto, dopo che l’hai fatta, che non puoi più recuperare niente, nessun ritocchino, perché se la torta è marcia dentro, è marcia e stop! E si può solo buttarla! Magari può sembrare triste, magari chi lo vede penserà povera torta ma io non posso fare altro, capisci? Ho sbagliato, non sono capace di fare le torte, mi manca qualcosa, sono sbagliata io e le mie torte riescono sbagliate! Quando una cosa non va, si può solo eliminarla! Anche se soffri, anche se pensi a tutti gli ingredienti, all’entusiasmo con cui l’hai preparata, a quanto vuoi bene alla tua torta, puoi solo buttarla via… è la cosa migliore. Se non sei capace di preparare le torte, è meglio che lasci stare… E’ meglio per te e anche per quella povera torta… meritava di meglio di una cuoca incapace. A me non piace così… o è una buona torta o niente, inutile continuare a farsi del male e mangiare torte amare…” dalle grida iniziali, Hermione terminò il suo sproloquio quasi sussurrando e accasciandosi sulla sedia con un colpo di bacchetta spedì la torta dritta in pattumiera.

Ginny la guardò comprensiva, non le sembrava stesse parlando solo di torte… Sorrise tristemente all’amica “Mia nonna, la madre di mia madre, mi diceva sempre, a proposito di torte, che non tutte le ciambelle riescono col buco…ma che spesso sono ugualmente buone se non addirittura migliori! Il fatto che apparentemente non assomigli ad una torta, non si significa che non sia altrettanto deliziosa…”

Hermione lasciò ciondolare la testa all’indietro, sopra la spalliera della sedia, il bastoncino che le raccoglieva i capelli cadde sciogliendo tutta la sua massa di ricci “No Gin, non c’era più niente da poter sistemare ormai…”

“Stai parlando di torte o di…” azzardò la rossa, cercando di tastare il terreno e vedere se Hermione fosse pronta a parlare.

“Sto parlando di… Ron” ammise rassegnata.

Un silenzio profondo cadde nella stanza luminosa. Hermione rimase immobile fissando il soffitto per diversi istanti poi si alzò e con un gesto della bacchetta mise a posto la baraonda che devastava la cucina “Senti, che ne dici di una fetta di torta come si deve? Poco lontano da qui c’è una pasticceria babbana formidabile, ci vado spesso quando i miei sono fuori casa… Ti piacerà” propose alzandosi e sorridendo all’amica.

“Non potrei mai rifiutare una fetta di torta, aggiudicato!”

Si infilarono una giacca leggera e uscirono silenziose nel tardo pomeriggio amaranto di fine settembre, l’aria iniziava già ad essere più fresca rispetto all’estate e le giornate tendevano ad accorciarsi e colorarsi delle bellissime tinte dell’autunno inglese. Hermione camminò più leggera senza dire una parola, lo sfogo sulle torte l’aveva svuotata e ora riusciva anche a respirare meglio e guardare avanti.

“Non manca molto” comunicò a Ginny, vedendola distratta.

“Tranquilla, mi piace un sacco camminare per queste vie, osservare le mamme babbane con i bambini al parco, i ragazzini in bicicletta, sono rimasta affascinata da questa zona la prima volta che sono venuta con mio padre, lo sai! Ci camminerei anche per ore…”

Pochi passi dopo giunsero alla pasticceria, Hermione sembrava di casa lì e l’anziano signore dietro il bancone la salutò con confidenza chiedendo notizie dell’ennesima uscita dei genitori “Torneranno solo tra un mese, ci vedremo spesso signor Krow” lo rassicurò prendendo posto al piccolo tavolino tondo che stava nell’angolo, il suo posto abituale.

“Oh, che posto delizioso!” commentò Gin guardandosi attorno e annusando l’aria. Si sedette e iniziò a sfogliare il menù ma l’anziano signore glielo sfilò garbatamente di mano.

“Se posso vi consiglierei io… Per questa bella ragazza dai capelli rossi ho una torta all’ananas e panna montata che sono sicura la incanterà. Mentre per la piccola Hermione – mi piace sempre chiamarla così… - oggi direi che ci vuole una bella torta alla panna con pezzi di fragola e scaglie di cioccolato bianco e nero, giusto?”

“Tantissime scaglie… grazie signor Krow” precisò.

“Questa è una torta come si deve… - precisò Hermione gustando la sua e ritrovando l’accordo nell’espressione deliziata dell’amica di fronte a lei – E quella laggiù, la vedi?, quella è una coppia come si deve…” aggiunse amaramente prima di infilarsi in bocca un pezzo di torta enorme.

La forchetta di Hermione sospesa per aria indicava una giovane coppia babbana seduta dall’altra parte del locale, lei stava gustando una grossa fetta di torta e lui bevendo un frullato, i due ragazzi chiacchieravano beatamente da quando le due avevano messo piede nel locale e sembravano in perfetta armonia, ridevano del più e del meno, lui accarezzava la mano di lei, lei fingeva di scandalizzarsi per qualcosa che lui le stava raccontando di aver fatto nella mattinata ed entrambi sembravano così felici di quel momento così semplice che Hermione ne fu un po’ invidiosa.

“Questo è il tuo parere, anche tu e Ron apparite così dal di fuori quando siete assieme. Eppure ho ragione di credere che qualcosa non va, giusto?” le rispose Ginevra.

Hermione sospirò “No, io e Ron non siamo più così da tanto tempo… Lo vedi come parlano, come si guardano? I loro occhi stanno seguendo le loro parole, l’affinità e l’intimità che c’è tra di loro si può quasi toccare! Io invece non ho più questo da tanto… Quanto tempo è che non usciamo un pomeriggio a fare anche solo una passeggiata? Lo so che c’è il lavoro e gli impegni, e gli orari… Però non c’è più questo genere di tranquilla intimità tra di noi, da tanto tempo. Lo sai che cosa facciamo io e Ron quando siamo soli?” domandò.

Ginny sorrise “Bè, credo che lo sappiano tutti…” ironizzò.

“Già, facciamo l’amore. E basta. Solo quello è rimasto tra di noi, solo il sesso” sentenziò tristemente.

Ginevra si sentì profondamente dispiaciuta per l’amica e cercò di sdrammatizzare “Oh, ti invidio allora…” le disse accompagnando la battuta con una risatina.

“Sì bè, non dico che non sia bello, anzi… però quando vuoi una relazione seria con una persona non ti accontenti solo di quello… E ad ogni modo, cosa ti lamenti tu, con tutte le occasioni che hai!” replicò ingoiando l’ennesimo enorme pezzo di torta.

“Ma quali occasioni, scusa? Se ti riferisci ad Harry, credo avrai notato che si limita ormai da tre anni e mezzo a guardarmi con gli occhi colmi di profonda adorazione… Cos’altro potrei fare? E’ stato lui a portare la nostra storia su questo piano, quando ha dovuto per forza fare l’eroe… Dovrei fare io il primo passo, adesso?” commentò quasi arrabbiata.

Hermione sorrise “Credo che Harry ormai sia un caso disperato… Gin, dovevi vedere che pezzi di ragazze gli abbiamo presentato io e Ron, non li ha degnati di uno sguardo! Credo che Harry non sarà mai in grado di trovare una ragazza, a meno che sia un tuo clone esatto!” scosse la testa rassegnata.

Gin sbuffò innervosita “E’ davvero un idiota. Quasi peggio di mio fratello”

“Sì, quasi” le fece eco Hermione.

Improvvisamente Gin saltò su a sedere sulla sedia, tutta entusiasta “Senti, ma che ce ne facciamo di questi uomini che o sono tutti sesso o sono solo sguardi? Che ne dici di una bella uscita tra donne? Di una seduta di massaggi, del parrucchiere, un po’ di shopping, una bella cena e poi fuori a divertirci in qualche locale babbano, eh?”

“Il primo sabato che sono libera dal lavoro, quando tu non hai lezioni, sono tutta tua! Se Ron crede che me ne starò qui ad ammuffire di dolore si sbaglia di grosso…” Hermione sbattè un pugno decisa su tavolo.

L’altra inarcò le sopracciglia e cercò di rispondere utilizzando il maggior tatto possibile “Con tutto il rispetto Herm, ma credo che competa a lui il ruolo dell’ammuffito addolorato…”

Hermione perse all’istante la sua carica “Sì, lo so…”

“Hai almeno intenzione di spiegargli il perché della tua scelta?” chiese la rossa.

Hermione scosse il capo, triste “No. Sai ho pensato che forse, se è in grado di rendersi conto da solo che l’ho lasciato perché la nostra storia fa acqua da tutte le parti, allora forse potremo essere in grado di ricostruirla. Ma se non è così è perché allora lui ha un’idea profondamente diversa dalla mia per ciò che riguarda una relazione seria, e allora significa che siamo incompatibili. In questo caso, un giorno molto lontano allora glielo spiegherò…”

Ginevra comprese solo in quel momento la scelta dell’amica di lasciarlo così di punto in bianco. Aveva visto suo fratello a pezzi ma ora si era resa conto che, se possibile, Hermione stava anche peggio. Aveva dovuto lasciare il ragazzo di cui era innamorata e nonostante quello nutriva ancora la flebile speranza di recuperare tutto con lui. E non aveva nemmeno il diritto di sentirsi triste.

“Nel frattempo, andremo a vedere che polli offre il mercato!” cercò di scherzare l’altra.

Hermione gli riservò un sorriso stonato. Cercò di risultare allegra per il resto della conversazione ma dentro era a pezzi: aveva distrutto la sua vita in un lampo e ora la sua felicità era appesa ad un filo, quello della consapevolezza di Ron. Che forse non sarebbe mai arrivata. Che forse l’avrebbe odiata.

 

Il lungo mantello rosso svolazzò mosso da chissà quale corrente d’aria che attraversava quel covo dimenticato da Dio e ricavato in una distorsione spazio-temporale “Scusate Maestro, ho dovuto aspettare prima di tornare da voi e punire i responsabili del fallimento. Potter non è morto ma qualcuno ha già pagato per questo” disse una profonda e sensuale voce di donna.

L’uomo, che le dava le spalle, non la degnò di uno sguardo “Questo l’ho già saputo. Potter deve morire presto, pagherà per ciò che ha fatto al mio maestro…” la sua voce era glaciale e potente.

La donna annuì “Lasciate fare a me, Maestro. E’ stato un errore quello di affidare il compito a Carrie, ora non ci saranno più errori. Quando il tempo giungerà, Potter sarà morto per mano mia”

L’uomo misterioso, il Maestro, non rispose “La venuta di mio Padre è vicina, tutto deve essere perfetto”

“Io, Marcus e Leon le disporremo le migliori condizioni. Tutto per lei, Maestro…” concluse devota.

Il capo avvolto dalla semi-oscurità dell’uomo si inclinò di lato “Ora vieni a me, Nadine”

“Sì, Mars” annuì la donna avanzando verso di lui, il cuore che batteva forte.

 

“Ma io proprio non lo so che cos’ha di speciale questo Harry Potter. Sarà il fascino prepotente dello sfregiato? No, perché se è così ditemelo… Dai Geen, feriscimi profondamente…” Greg porse il coltello dalla parte del manico a Ginevra, seduta di fronte a lui ai tavoli della mensa dell’Accademia Auror.

Gin scoppiò in una risata “Macchè, non è lo sfregio… è l’aura da eroe! Sai, uno di quelli che ti guarda negli occhi, ti alza il mento con un dito e ti dice: Baby, ti amo ma non posso stare con te, non voglio saperti in pericolo… E se ne va lasciando dietro di sé code di pianti addolorati”

“Oh, non avrà mica attecchito anche su di te il fascino di quel moribondo…” la mise in guardia un scettico Greg.

Gin alzò le spalle cercando di risultare normale “Macchè attecchito, non sono mica una serra io! E ad ogni modo no, siamo amici da sempre io e Harry, una volta da piccola avevo una cotta tremenda per lui ma ormai…”

Greg ingoiò il boccone e si sporse sul tavolo a pochi centimetri dal suo viso “Scommetto che ti ha scaricato con la scusa della “baby” e tutto il resto…”

“Qualcosa di simile!” Gin scoppiò in una risatina isterica per disperdere l’imbarazzo e mentire ai suoi amici ma Greg iniziò a fissarla scettico.

Quella bizzarra situazione fu interrotta da Klay che sbattendo forte il bicchiere sul tavolo richiamò la loro attenzione “Bè, a me piace Harry Potter. Lo trovo un bel ragazzo, e mi sembra anche piuttosto simpatico… Sfregiato o non sfregiato, è uno che ha fascino. Me lo ricordo quando cavalcava la scopa del Quidditch per Grifondoro, una vera meraviglia!”

Greg sbuffò rassegnato “Per la barba di Merlino, l’abbiamo presa” commentò riferendosi allo sguardo assorto della morettina.

Ginny sorrise per l’ennesima volta e per un istante provò una fitta di gelosia quando vide Harry accorgersi dello sguardo fisso di Klay e risponderle con un saluto sorridente.

“Bè, è meglio che torniamo in classe… c’è una delle lezioni del professor Merepres oggi e non voglio arrivare tardi!” puntualizzò la rossa.

“Eh, quando si è la cocca del prof…” la prese in giro bonariamente Klay.

“Ma quale cocca e cocca!! Sono solo una brava studentessa, e poi mi interessano davvero le sue lezioni” puntualizzò.

“Sì, e a lui interessi tu!” le fece notare Greg.

Ginevra alzò le spalle “Assurdità”

“Eddai Gin, è pazzo di te! D’altronde…come si può non amarvi, mia bellissima dama?” fece Greg di risposta, evocando passate maniere.

“Ma senti questo…” s’intromise Klay, perplessa per l’atteggiamento dell’amico.

“Gelosa, maschiaccia?” domandò pungente.

“Io? Ma va! E chi se ne frega di Merepres, io è Harry Potter che voglio! – puntualizzò – Gin, quando organizzi una festa così lo conosco meglio?”

“Non hai un briciolo di sensibilità femminile, non lo sai che sono gli uomini a dover fare il primo passo?” le fece notare l’amico.

“Seh, nei tuoi bei tempi andati forse, damerino! Tu che dici, Gin?” interpellò l’amica.

“Ah, lasciatemi fuori dalle vostre diatribe!” rispose spiccia, l’idea della festa non le era per niente piaciuta! Si diresse in classe quasi senza più parlare.

La lezione di Davers Merepres fu interessantissima come sempre. Iniziò con qualche accenno all’autotrasfigurazione ma come ogni volta sconfinò parlando delle sue ricerche.

“E quindi da quando mio padre da piccolo mi mostro i sigilli del tre fondatori di Hogwarts, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero, parlandomi del mistero della scomparsa del quarto sigillo di Serpeverde, ho deciso che una volta cresciuto mi sarei messo a studiarne la leggenda e a cercarlo. Magari uno di questi giorni vi narro l’intera leggenda se ancora non la conoscete. A domani, ragazzi” concluse il professore uscendo dall’aula.

 

Gin, Greg e Klay si salutarono uscendo dall’aula. La rossa iniziò a percorrere diversi corridoio nella speranza di trovare Hermione ma pochi istanti e incappò nel professor Merepres.

“Oh, Ginevra, buon pomeriggio! Come mai ancora qui?” le domandò affiancandola e facendo capolino da dietro un enorme ammasso di pergamene muffite e coperte di polvere che stavano tra le sue braccia.

“Salve professor Merepres. Cercavo un’amica… Hermione Granger, lavora qui” spiegò.

L’uomo annuì “La conosco, è la nuova collega della dottoressa Walsh! Molto in gamba quella ragazza!” fece, cercando di trattenere delle pergamene che stavano scivolando via.

“Posso aiutarla?” si propose Ginny vedendolo in difficoltà.

“Non vorrei veramente che si sporcasse, con tutte queste scartoffie impolverate…”

Ginny non attese oltre, agguantò un mucchietto di pergamene e alleggerì il professore. Lo seguì fin nel suo ufficio e rimase incantata dalle chincaglie e dall’incredibile numero dei più svariati manufatti che riempivano il suo ufficio.

“Mi scusi signorina Weasley, ma non sono notoriamente un tipo ordinato” disse a disagio.

“Si dice che nessuno dei più grandi geni lo sia” rispose cercando di metterlo a proprio agio.

Lui rispose con una risata distesa, appoggiando sulla scrivania già ingombra di materiale le pergamene appena recuperate.

“E così è questo il suo lavoro, l’insegnamento è una sorta di diversivo?” domandò Ginevra guardandosi attorno curiosa ma ben attenta a non toccare niente.

“L’insegnamento è una passione. E un favore che devo. Ma questo è realmente ciò che io amo…” la informò aggiustandosi gli occhiali sul naso e scrollandosi la polvere di dosso.

“Sì, si capisce dalle sue lezioni…” commentò Gin incantata.

“Vado così palesemente fuori tema?” domandò un po’ dispiaciuto.

Ginevra si riscosse “Oh, affatto! Io adoro le sue digressioni, ho una passione sconfinata per la storia e le leggende. Pensi che mio fratello lavorava come spezzaincantesimi per la Gringott e vedeva posti meravigliosi. Restavo incantata ogni volta leggendo le sue lettere…”

Merepres fu felice dell’interessamento di quella giovane ragazza bella e intelligente ma si ricordò di tenere a mente che si trattava pur sempre di una sua allieva.

“Grazie signorina Weasley” rispose soltanto.

“Oh, grazie a lei professore! Non vedo l’ora di sentire la leggenda della scomparsa del medaglione di Serpeverde” gli comunicò.

Lui annuì e sorrise “Tra una lezione e l’altra vi metterò tutti al corrente. Se nel frattempo vuole saperne di più venga pure nel mio ufficio qui quando vuole, è tutto a sua disposizione!”

“Grazie professore!”

“Davers, fuori dall’aula, o mi farà sentire in imbarazzo, Signorina Weasley”

“Gin” la rossa gli porse la mano amichevole e quando lui gliela strinse percepì una misteriosa sensazione, come se ci fosse altro, ma ben presto se ne dimenticò.

Era soddisfatta di quella chiacchierata. Ed era contenta di essere la “cocca del prof”, Merepres le piaceva davvero molto. E per dirla tutta lo trovava anche molto affascinante.

 

“Ehi Gin, come mai da queste parti?” la voce di Harry la fece sussultare mentre si richiudeva alle spalle la porta dell’ufficio del professore.

“Ciao Harry! Hai finito per oggi?” domandò vedendolo in borghese.

Il ragazzo annuì e si incamminò al suo fianco “Ma come mai esci dall’ufficio di Merepres? E’ un tuo professore se non sbaglio, eh? Non avrai mica avuto qualche richiamo? Non va mica bene…”

Ginny gli riservò un sorriso ironico “Da che pulpito giunge questa predica… Sbaglio o tu e Ron avete collezionato più detenzioni e richiamo al primo anno di accademia che in un anno con la Umbridge?!”

“E questo che c’entra? Noi siamo noi, tu invece sei sempre stata quella brava…” le sottolineò.

“No, quella era Hermione, non io… Io caso mai son sempre stata quella furba in queste situazioni. Comunque ho incrociato Davers nei corridoi e l’ho aiutato a portare nel suo ufficio delle cose, poi mi sono fermata a chiacchierare” spiegò, con una punta di malizia nella voce.

Harry si irrigidì un po’ ma cercò di non darlo a vedere “Cos’è tutta questa confidenza con un professore?” le chiese un po’ geloso.

Lei alzò le spalle “E’ lui che mi ha chiesto di chiamarlo così. E poi non è mica solo un professore, è anche un giovane ricercatore molto affascinante” continuò. Sperò di poter scorgere un picco di gelosia nei suoi occhi, magari sarebbe riuscita a risvegliare un qualche tipo di reazione che andasse oltre gli sguardi adoranti di cui aveva parlato con Hermione.

Tuttavia non ottenne risultato. Se dentro Harry si stava rodendo fuori non mostrò il minimo segno “Ma per favore, io quasi quasi preferisco Cactus” ironizzò.

Intavolando una discussione sui dubbi usi e le dubbie maniere di Cactus i due si incamminarono verso i camini del Ministero e Ginevra seguì Harry fino a Goldric’s Hollow.

 

“Ah, quindi dici che sei più comoda se resti qui con noi?” domandò Ron alla sorella.

Lei annuì “Sì, sai… alla Tana ormai tutto è in subbuglio per Fleur, siccome Bill lavora molto ormai lei vive lì e io posso prendere Fleur solo a piccole dosi… E poi così possiamo andare assieme al Ministero quando abbiamo gli stessi orari. Senza contare che avreste qualcuno che vi cucina sempre qualcosa di buono e che vi fa la spesa…” lo informò.

“Bè, se sta bene ad Harry, questa è casa sua” rispose il rosso.

Gin e Harry si scambiarono un cinque. Poi la rossa aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa che le ispirasse di essere cucinato “Pensavo di fare del pollo, che ne dite?”

Ron si alzò stancamente dalla sedia “Fate voi, io non ho fame… me ne vado a letto. Scusa Gin, festeggerò domani la tua entrata in casa. Notte…” e scomparve con passo pesante su per le scale.

Harry e Gin si scambiarono un’occhiata preoccupata.

“Non l’ho più visto fare un pasto decente da quando Hermione l’ha lasciato” commentò lui.

“E io non gli ho più visto fare un sorriso. Anche Hermione è a pezzi” confessò sedendosi su una sedia accanto al tavolo.

Harry sbuffò “Bè ma scusa, la decisione l’ha presa lei…”

Ginevra gli rivolse uno sguardo provocatorio “Tu credi che sia facile lasciare qualcuno che ami?” domandò sapendo bene a cosa si stesse riferendo.

Harry rimase per un attimo perplesso, la bocca aperta nel tentativo di trovare una spiegazione, una scusa, un’opinione da esprimere. Tuttavia si limitò a fare cenno di no con la testa e a guardare altrove.

“Mi piacerebbe che Hermione mi dicesse qualcosa almeno, non si è quasi più fatta vedere, è sfuggente” aggiunse qualche istante dopo.

“E ci credo, sei sempre assieme a Ron, come potrebbe parlarti? E’ molto difficile anche per lei, magari dopo cena perché non passi tu da lei?” le propose la rossa.

Lui annuì trovandola una buona idea. Gli mancava la sua migliore amica, sentiva il bisogno di parlare un po’ con lei ma contemporaneamente si sentiva in colpa nei confronti di Ron. Improvvisamente si sentì come molti anni prima, quando erano ragazzi, ad Hogwarts, perennemente intrappolato nei loro continui litigi e battibecchi. Solo che ora la cosa era ben più seria. Sperò che le cose si risolvessero alla svelta in qualsiasi modo.

Intanto però, poteva godersi Ginny ogni volta che voleva, la guardò cucinare seduto al tavolo, il viso assorto appoggiato su una mano, lo sguardo incantato. Pensò che fosse davvero perfetta.

 

Come proposto da Gin, dopo cena Harry si recò da Hermione tranquillo, sapeva che non avrebbe trovato nessuno a casa e non ebbe esitazioni. Quando entrò dopo aver suonato alla porta si ritrovò di fronte un’Hermione veramente distrutta. Buttata sul divano con una tutta da ginnastica sgualcita aveva proprio gli occhi di chi aveva appena pianto.

Improvvisamente si sentì dispiaciuto per essersi sentito in colpa nei confronti di Ron, quella brutta solidarietà maschile che l’aveva tenuto un po’ lontano da lei negli ultimi giorni aveva fatto in modo che la sua amica restasse sola nella sua tristezza.

“Ehi, Herm… sei davvero elegante stasera… e che bei capelli” la prese in giro facendosi spazio tra i volumi sparsi sul divano e sedendosi accanto a lei.

Lei si lasciò andare in una risatina “Sono sorpresa di vederti, pensavo saresti stato a casa a sostenere il tuo amico Ron…” commentò con una vocina piccola piccola.

Harry le riservò uno sguardo di rimprovero “Smettila Herm, sennò mi sembra davvero che siamo tornati ad avere quindici anni…” le consigliò sorridendo.

Anche lei sorrise all’ondata di ricordi che fecero capolino. Era tutto quasi uguale. Quasi.

“Harry mi dispiace tanto, ho turbato un po’ la quiete a tutti, e proprio ora che tu avresti solo bisogno di tranquillità, sicurezza e compagnia”

“Ma va! Non preoccuparti per me, certo mi hanno quasi ammazzato… ma non dovrei esserci abituato ormai?” le domandò comicamente.

Lei rise di nuovo “Ah, giusto, mio eroe!”

Poi si fece seria “Harry, quello che è successo è molto grave, lo sai…”

“Sì, lo so… ora non c’è più nessuno che mi prepara cibi orrendi a casa…” fece lui.

“Non sto parlando di me, non scherzare! Potrebbero riprovarci se c’è dietro una setta con uno scopo ben preciso… Cercherò di scoprire più che posso, te lo garantisco” fece lei seriamente preoccupata.

Lui sospirò “Non ne dubito Herm, ma non sono qui per parlare di questo…”

Lei si rannicchiò di più in sé stessa e prese a fissare un punto imprecisato della stanza “Ti stai chiedendo anche tu perché?”

Lui annuì rimanendo in silenzio.

Gli occhi di Hermione si fecero di nuovo lucidi “La nostra storia stava facendo acqua da tutte le parti… Ron deve rendersene conto. Se ci riuscirà allora forse saremo anche in grado di recuperare assieme. Altrimenti non c’è possibilità”

Le parole di Hermione risultarono piuttosto dure alle orecchie di Harry, ancora non riusciva bene a capire cosa intendesse l’amica ma se aveva detto così una ragione c’era sicuramente. Si ripromise di pensarci e provare a capirla.

“Senti, invece di stare qui a discutere di persone quasi morte e cuori spezzati, che ne dici di un bel volo rilassante per allontanare i brutti pensieri a bordo della mia firebolt? Io e lei siamo venuti qui apposta…

Hermione annuì, scomparve qualche secondo e riapparve perfettamente vestita.

 

Quel giro in scopa nel freddo della notte che scendeva era proprio quello che ci voleva per non pensare troppo e chiarirsi le idee. Ne fu infinitamente grata ad Harry.

 

Continua…

 

 

Buonasera a tutti!!! Eccomi qui di nuovo, è un periodo particolarmente produttivo questo, l’altro giorno ho sformato la mia one-shot Your Final Dance – che se non lo avete ancora fatto vi invito a leggere XD Pubblicità Per Me – e ora eccomi qui con il nuovo capitolo!

Visto che scheggia? Ho migliorato i tempi d’aggiornamento mica da ridere, da un anno e mezzo a tre mesi! Se questi non sono progressi da lodare… XD

Scherzi a parte, scusate per l’attesa sempre infinita… Però con questo capitolo ha chiarito i dubbi della maggior parte di voi circa la rottura tra Ron ed Herm, dai non ditemi che non avete nemmeno notato che li si vedevano solo fare quella cosina lì!!!!

Spero che questo capitolo soft vi piaccia, ho introdotto il mitico prof Merepres (io amo quest’uomo, anche se forse amo di più Greg tra le mie creazioni maschili), e poi c’è stato anche uno spiraglio sui cattivi… POTTER, DEVI MORIREEEE!! :P Scherzo eh, forse….

 

Ringrazio infinitamente coloro che hanno letto la mia storia, nuovi lettori e vecchi affezionati e mando un bacione incredibilmente grande ai miei recensori del capitolo precedente:

Ilaria, _Pe_, Ale, EDVIGE86, Vale, Saty, evanescense88, London04, Moonlight Rage, SHUN DI ANDROMEDA, Hohenheimdelaluz…

Scusatemi se non vi rispondo degnamente uno per volta ma devo finire di preparare la pappa per il pic nic cui devo andare domani!! ^^ Speriamo sia bel tempo!

 

Un bacio a tutti e mi raccomando, recensite che mi fate tanto felice!!!

La vostra

 

Ly

 

 

 

  
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