Non
può piovere per sempre
Capitolo 51
L'articolo di Barnabas
Cuffe
Harry si era appena
addormentato, la testa reclinata a sinistra e i capelli – una
chioma davvero esagerata per la sua giovane età –
sparati in tutte
le direzioni.
Sirius non aveva mai
avuto l'occasione di avere a che fare con dei neonati, quindi non gli
erano mai sembrati un granché, ma doveva ammettere che la
compagnia
di Harry gli piaceva, soprattutto quando rideva di cuore se lui si
trasformava in cane e girava su se stesso nel tentativo di mordersi
la coda.
Era tremendo pensare che
quel neonato potesse essere una minaccia per Voldemort.
Non sapete quante
Profezie alla fine non si avverano, aveva detto Silente per
rassicurare sia lui che i genitori di Harry. Ma se insiste a
dargli la caccia, sarà lo stesso Voldemort a farla
realizzare.
Sirius cercò di cacciare
indietro quei pensieri dalla mente, lanciando un'ultima occhiata a
Harry che dormiva sereno e ignaro di tutto quel che lo aspettava.
« Si è addormentato? »
chiese Lily, affacciandosi in quel momento e distogliendolo da quelle
riflessioni.
Sirius annuì, alzandosi
in piedi e dirigendosi verso la porta.
« Fa sempre storie
quando deve mangiare, ma se si tratta di dormire non lo sveglierebbe
neanche una mandria di Erumpent in corsa »
commentò lei.
« Aspetta di vedere il
regalo che gli farò per il suo primo compleanno »
rise Sirius. «
Dovrai iniettargli una Pozione Soporifera nel biberon per farlo
calmare ».
Con sua grande
soddisfazione, Lily assunse un'espressione sospettosa: gli occhi
erano socchiusi, le labbra strette e serrate in una smorfia di
disapprovazione.
« Per l'ultima volta,
dimmi di cosa si tratta ».
« Lo scoprirai tra meno
di due mesi, non essere impaziente ».
« Se è qualcosa di
pericoloso... »
« Lily, rilassati! »
esclamò lui. Sapeva benissimo che la scopa giocattolo che
aveva
intenzione di regalargli non era pericolosa – se Harry veniva
controllato a vista, naturalmente – ma fare in modo che Lily
andasse in paranoia era troppo divertente.
« James sa di cosa si
tratta, vero? »
« Certo che sì, e ne è
entusiasta, ma nemmeno lui te lo dirà ».
« Questo lo vedremo ».
Mentre scendevano le
scale, Sirius colse con la coda dell'occhio un movimento sospetto nel
corridoio. Si voltò ma non vide nulla, tranne una massa di
pelo
bianco che sparì dietro un angolo dopo una frazione di
secondo.
« Quello cos'era? »
chiese: questa volta era il suo turno di insospettirsi.
« Oh, il gatto »
rispose distrattamente lei.
« E da quando avete un
felino in casa? »
« Da un paio di giorni.
Ce l'ha regalato Bathilda. James non vedeva l'ora che lo incontrassi
».
« Non ne dubito »
ringhiò lui. Da quando era diventato un Animagus, lui e i
gatti
avevano qualche problema. Attila ne era una dimostrazione.
« A proposito di James,
con chi sta parlando? »
Aveva sentito delle voci
provenire dal salotto, il che era strano, perché i Potter
ultimamente non potevano permettersi di ricevere molte visite.
« È
per questo che sono salita a chiamarti. Remus è tornato
».
Sirius s'irrigidì. Uno
strano istinto lo indusse a concludere di corsa gli ultimi scalini
della rampa e ad entrare in salotto senza preavviso. Come aveva
sospettato, non appena si accorse della sua presenza, Remus tacque di
colpo e nel salotto calò un silenzio teso. James sembrava
confuso.
« Ah, sei qui »
constatò Remus alla fine.
« Già. Ti dispiace? »
lo sfidò Sirius.
L'altro non rispose
nemmeno. James continuava a guardare prima l'uno e poi l'altro,
sempre più perplesso, e Lily era altrettanto stupita.
« Che succede? »
« Vorrei tanto saperlo
anche io » sbottò Sirius, lanciando a Remus
un'occhiata minacciosa.
« Perché non ci racconti che fine avevi fatto e
cosa hai combinato
tutto questo tempo? »
« Lo stavo giusto
facendo. Ma non di fronte a te, dal momento che sei così
prevenuto
nei miei confronti ».
« Sei il solito
vittimista » sibilò Sirius, mentre il sangue
cominciava a
ribollirgli per la rabbia.
James si alzò in piedi,
sconvolto.
« Ma cosa significa? Si
può sapere che vi prende? »
« Te lo dico subito »
sbottò Remus, altrettanto arrabbiato. « Sirius
pensa che io sia la
spia che tradisce l'Ordine da un anno a questa parte. Non è
così? »
Sirius non rispose alla
domanda provocatoria. Di colpo, tutti gli sguardi erano puntati su di
lui. James aveva l'aria di chi avesse appena ricevuto un colpo in
testa.
« È
vero? » chiese, e non era mai parso così serio.
Sirius non trovò alcuna
ragione per negare. Era meglio chiarire la questione una volta per
tutte.
« Non sono stato io a
sparire nel nulla senza spiegarne mai la ragione ».
« Ho avuto i miei buoni
motivi, ma è bello sapere quanta fiducia hai in me
».
« Falla finita! Come se
non sapessi che hai sempre cercato di evitarmi. L'ultima volta che ti
sei presentato al quartier generale dell'Ordine sapevi benissimo che
c'ero, ma hai trovato la solita scusa per non dovermi affrontare
».
« Evidentemente ho fatto
bene. Immaginavo che mi avresti aggredito proprio come stai facendo
adesso ».
Sirius fece un passo
avanti, inducendo Remus ad alzarsi dalla poltrona.
« Le tue sono soltanto
scuse. Hai evitato di incontrarci anche poco prima che io iniziassi a
sospettare qualcosa. Sei stato tu a darmi delle buone ragioni per non
fidarmi, e i fatti parlano chiaro. Perché non ci spieghi
come mai a
Drybrook i lupi mannari sapevano il nostro piano? Tu eri il solo a
poterli informare ».
Remus tacque, senza
parole.
« Io... non so
spiegarlo. Ma non c'entro nulla ».
« Non ci credo! Quando i
Mangiamorte ci hanno attaccati a casa di Dedalus, guarda caso, tu non
c'eri. Sei sempre stato al sicuro mentre noi dell'Ordine continuiamo
a morire ».
« Al sicuro? Io
rischio la vita tutti i giorni, anche più di te! »
« Adesso basta! »
sbottò James, e adesso era veramente furioso. Era un
atteggiamento
così inconsueto da parte sua che Sirius si sarebbe messo a
ridere.
Ma non aveva mai avuto meno voglia di ridere in vita sua. «
Siete
impazziti? E tu, Sirius, che hai in testa? Conosci Remus da
più di
dieci anni, ormai. Come puoi pensare che possa tradirci e aiutare
Voldemort? Ma ti senti quando parli? »
A quel punto Sirius disse
una cosa di cui si sarebbe pentito immediatamente.
« Greyback gli avrà
fatto il lavaggio del cervello ».
Remus divenne nero in
volto, e non era meno spaventoso di quando c'era la luna piena. Per
un istante sembrò riuscire a trattenersi, ma poi
scattò in avanti.
Sirius sentì il proprio
naso spezzarsi quando il pugno di Remus lo colpì. Era stato
colto
alla sprovvista: Remus non aveva mai picchiato nessuno in vita sua, e
quella reazione mostrava un lato aggressivo fino a quel momento
rimasto nascosto, e non fece che aumentare i sospetti nei suoi
confronti.
Sirius pensò a Harry,
che dormiva di sopra ignaro di tutto, a James e Lily, che ancora non
capivano quanto stessero rischiando, fidandosi di Remus, e la collera
s'impadronì di lui, facendolo reagire e rispondere al pugno.
Qualche istante dopo,
Sirius e Remus furono sbalzati in direzioni opposte da un incantesimo
di Lily.
« Smettetela! » intimò
lei, ma non le diedero retta.
« Sei esattamente come
le persone che dici di disprezzare. Tua madre sarà fiera di
te ».
In quel momento Sirius lo
odiò come non aveva mai fatto prima.
« Silenzio! »
intervenne James, e stavolta tacquero entrambi, mentre Harry si
svegliava e scoppiava a piangere. « State dando il peggio di
voi
stessi, tutti e due! Non so cosa mi trattiene dallo Schiantarvi.
Siete amici, per le mutande di Merlino! Nessuno di voi dovrebbe
sospettare dell'altro! »
« Gli amici non
dovrebbero neanche tradire, se è per questo »
replicò Sirius a
denti stretti. « Non puoi fidarti di lui, James ».
« Io mi fido di chi mi
pare, e so che Remus non ci tradirebbe mai ».
« Grazie » mormorò il
ragazzo, cupo. « Ma non ho intenzione di restare a farmi
insultare
un minuto di più. E se fossi in voi, penserei bene su chi di
noi due
è quello che davvero non merita la vostra fiducia
».
Sirius era talmente
indignato e furioso per quell'insinuazione che per alcuni istanti
quasi non trovò fiato. Ma a rispondere fu James, e
l'occhiata gelida
che riservò a Remus valse più di mille parole.
« Farò finta di non
aver sentito solo perché so che è la tua rabbia a
parlare. Ti
conviene andare, prima che decida di Schiantare entrambi ».
« È
quello che stavo per fare » disse Remus. E si diresse verso
la
porta, facendola sbattere alle proprie spalle.
Lily, inviperita, uscì
dalla stanza per andare a calmare Harry, lasciando Sirius e James da
soli.
« Sono talmente furioso
» esordì quest'ultimo, « che romperti il
naso per la seconda volta
non basterebbe a farmi calmare ».
Sirius cercò di
tamponarsi il sangue, mentre provava a rispondere con più
calma.
« Senti, so che per te è
inconcepibile diffidare di un amico, ma gli amici traditori esistono
».
« Smettila. Non voglio
più sentire una sola parola di questa storia disgustosa!
»
A Sirius faceva male
vedere James così arrabbiato con lui, ma non si arrese.
« Mi preoccupo per
Harry, e per tutti voi, quindi non posso fare finta di nulla. Non
sono l'unico a pensarlo: mezzo Ordine sospetta di lui ».
« Non mi importa di
quello che pensa l'Ordine! Loro non lo conoscono come lo conosciamo
noi! Tu salti subito alle conclusioni e non... »
« James, Peter non salta
subito alle conclusioni, e sai bene che non è il tipo che
prende
posizione. Eppure lui la pensa come me! » sbottò
Sirius,
esasperato.
A quel punto James lo
guardò, inorridito.
« Anche Peter? »
« Sì. E nemmeno lui ne
va fiero, ma se addirittura lui è d'accordo con me, qualcosa
di vero
deve esserci. Parlane con lui, se vuoi. Vedrai che ti dirà
la stessa
cosa, ma forse riuscirà a convincerti, visto che
è meno aggressivo
di me ».
E a quel punto James non
riuscì più a replicare.
***
L'attacco era previsto
per quella notte.
Stando a quello che il
nuovo informatore aveva rivelato a Silente, i Mangiamorte avrebbero
cercato di uccidere un giornalista della Gazzetta del Profeta:
Barnabas Cuffe. Fabian spesso non apprezzava la politica di quel
giornale, ma Cuffe aveva scritto un articolo molto coraggioso, dopo
aver scoperto quello che l'Ordine della Fenice già sapeva,
insinuando la presenza di molte autorità del Ministero che
appoggiavano i Mangiamorte e che tendevano a coprirli. Anche se non
aveva fatto nomi, quell'articolo era bastato perché i
seguaci di
Lord Voldemort decidessero di ucciderne l'autore.
Così, quella notte,
molti membri dell'Ordine della Fenice si trovavano a Diagon Alley. La
sede ufficiale della Gazzetta del Profeta, a quell'ora tarda, era
l'unico edificio con le luci accese. Chi vi lavorava non aveva la
più
pallida idea che entro pochi minuti avrebbero subito un attacco.
I membri dell'Ordine si
erano divisi in gruppi di due o tre persone, occupando una postazione
in ciascuno degli edifici che circondavano la sede della Gazzetta del
Profeta. Malocchio e Frank erano nascosti nel negozio a sinistra,
Telami e Tarlatane, Dedalus e Sirius nella
caffetteria a
destra, e Sturgis ed Emmeline nel Serraglio Stregato,
davanti
agli ultimi due. Fabian si trovava all'interno del negozio Scherzi
da Mago, proprio di fronte alla sede del giornale, insieme a
Gideon.
Infine, alcuni Auror
erano appostati agli estremi di quel tratto di Diagon Alley, tra la
Gringott e il negozio di bacchette di Olivander.
Fabian lanciò
un'occhiata pensierosa a suo fratello. Gideon era concentrato, anche
troppo. Ultimamente non faceva altro che cogliere ogni occasione per
catturare più Mangiamorte possibile. Sarebbe stata una cosa
positiva, se la vera e propria ossessione di cui era vittima non gli
facesse dimenticare spesso di usare prudenza. Per questo Fabian non
lo lasciava mai solo in quelle situazioni. Il suo compito era quello
di guardargli le spalle, nella speranza che prima o poi Gideon si
mettesse l'anima in pace: nemmeno catturare Voldemort in persona gli
avrebbe restituito Dorcas.
L'attesa fu lunga. Fabian
si faceva passare rapidamente la bacchetta da una mano all'altra, e
poteva immaginare tutti gli altri in preda allo stesso nervosismo.
Forse era un pensiero ridicolo, soprattutto in quell'occasione, ma
l'unica cosa che desiderava in quel momento era di tornare a casa,
farsi un panino e gustarselo mentre ascoltava alla radio la replica
dell'ultimo incontro di Quidditch tra Appleby Arrows e Kenmare
Kestrels. O forse non era un pensiero così stupido: dato il
rischio
che correvano tutti quanti, concludere la serata mangiando quel
panino senza dover affrontare altre brutte sorprese poteva essere la
prospettiva migliore alla quale potesse aspirare.
« Fabian » lo richiamò
Gideon, con un tono piatto e neanche lontanamente divertito, quando
il suo stomaco brontolò in un modo talmente rumoroso che
riecheggiò
all'interno del negozio vuoto. « Vuoi farci scoprire?
»
« No, voglio spaventarli
» replicò lui, sforzandosi di infondergli un po'
di buonumore,
invano.
Pochi minuti più tardi,
almeno una decina di figure avvolte in mantelli neri si
Materializzò
in fondo a Diagon Alley, proprio di fronte alla Gringott, e
s'incamminò verso la sede della Gazzetta del Profeta.
Malocchio aveva ordinato
di entrare in azione non appena i Mangiamorte avessero messo piede
sulla soglia, così attesero finché non fu il
momento. Fabian
raggiunse Gideon, stringendo i denti e trattenendo il respiro.
Il segnale arrivò
all'improvviso: scintille rosse nella strada buia e deserta.
« Adesso! » gridò
qualcuno.
In un attimo, l'intero
Ordine della Fenice fu addosso ai Mangiamorte, decisamente colti alla
sprovvista. Fabian ne Schiantò uno prima che gli altri
iniziassero a
reagire e si catapultassero all'interno della sede del giornale.
L'Ordine li seguì a ruota. L'intera redazione della Gazzetta
del
Profeta, dopo alcuni secondi di shock e di confusione, fu presa dal
panico. I giornalisti cercavano di scappare o di mettersi in salvo
sotto le rispettive scrivanie, mentre Mangiamorte e Ordine della
Fenice trasformavano l'ufficio in un campo di battaglia.
Mentre duellava contro un
avversario, Fabian cercava di individuare gli altri, soprattutto
Gideon. Anche se cercava di sdrammatizzare, era terrorizzato lo
stesso al pensiero che qualcun altro potesse essere ucciso. Gideon in
particolare era la persona a cui teneva di più.
Ma un anatema mortale non
la sfiorò per un soffio, facendogli rizzare i capelli per lo
spavento, e decise di non distrarsi per cercare suo fratello,
sperando che se la cavasse.
L'Ordine della Fenice
questa volta era in superiorità numerica, ma i Mangiamorte
avevano
reagito in fretta, e molti di loro si erano nascosti nelle varie
stanze dell'edificio, quindi percorrere i corridoi senza fare
attenzione ad ogni porta non era un atteggiamento consigliabile.
« Trovate Cuffe! »
L'ordine del Mangiamorte
ai suoi lo fece scattare. Fabian Schiantò quello che aveva
parlato e
iniziò a rincorrere gli altri due, aiutato da Malocchio e
Dedalus. I
due avversari continuarono a correre, riparandosi con le maledizioni
che scagliavano alle proprie spalle. I tre inseguitori le schivavano
facilmente, ma i Mangiamorte riuscirono a raggiungere l'ufficio di
Barnabas Cuffe prima che loro potessero fermarli.
Il giornalista doveva
essersi nascosto da qualche parte, ma il terrore
s'impossessò di lui
a tal punto da indurlo stupidamente a urlare, svelando il proprio
nascondiglio. Per fortuna, quando i Mangiamorte aprirono l'armadio
nel quale si era chiuso, Fabian, Alastor e Dedalus li avevano
già
attaccati.
Centinaia di copie di
giornali volarono da tutte le parti, sparpagliati per terra e
lanciati in alto dagli spostamenti d'aria prodotti dagli incantesimi.
Fabian riusciva a fatica a vedere dove finissero le proprie fatture:
lo spazio era piccolo e doveva essere attento a non farsi colpire.
Alastor riuscì a
sopraffare uno dei due Mangiamorte, ma l'altro non si diede per
vinto. Dedalus fu sbalzato contro il muro e svenne. Ora, dall'altra
parte della stanza, il Mangiamorte e Alastor si stavano affrontando
vicino ad una stufa.
Fabian, che si trovava
più vicino all'uscita insieme a Dedalus e Cuffe,
riuscì appena a
sentire l'urlo di avvertimento del giornalista, che si era alzato in
piedi e aveva estratto la bacchetta, facendo un incantesimo strano:
« No, state attenti! È
difettosa! »
Una fattura del
Mangiamorte colpì la stufa proprio in quel momento. Fabian
era già
balzato in avanti, afferrando Alastor e strattonandolo all'indietro.
La stufa esplose. Fabian
sentì un calore cocente circondarlo, mentre il fumo quasi
sicuramente tossico lo confondeva, annebbiandogli la vista, e alla
fine non poté fare altro che perdere i sensi.
Quando riaprì gli occhi,
l'incendio era stato domato, anche se il fumo nero continuava ad
uscire dalla finestra aperta. Per alcuni istanti rimase sdraiato,
immobile, cercando di non scoprire la provenienza della puzza che gli
invadeva le narici.
« Fabian, stai bene? »
Era stata Emmeline a
parlare, sopra la sua testa. Lui annuì leggermente, come nel
timore
di provare dolore da qualche parte. Ma, a parte qualche ferita o
ustione superficiale, stranamente non era ferito in modo grave.
Eppure, notò quando le alzò di fronte al volto,
scoprì di avere le
mani zuppe di sangue.
« Che cos'è successo? »
chiese, la voce rauca, mentre si alzava a sedere.
Emmeline e gli altri
dell'Ordine erano tutti intorno a lui, affaccendandosi per la stanza.
« La stufa è esplosa.
Barnabas Cuffe ha usato una magia che ha impedito all'esplosione di
far saltare in aria l'intero edificio, ma il Mangiamorte contro il
quale combattevate è stato colpito in pieno... »
Fabian di colpo capì la
provenienza dell'odore disgustoso e cercò di non vomitare,
rifiutandosi di guardare quelli che ne stavano coprendo e portando
via il cadavere carbonizzato.
« E Malocchio? » chiese
poi, colto dal panico.
« Sei riuscito a trarlo
in salvo appena in tempo » rispose lei, anche se il suo tono
di voce
non sembrava completamente sollevato.
Fabian fece scorrere lo
sguardo lungo il pavimento, fino a che non vide Malocchio sdraiato
vicino ad un angolo. Era vivo, ma l'esplosione doveva averlo ferito
gravemente. Quando Sturgis, che lo stava medicando, si
spostò un
momento, Fabian scoprì che Alastor aveva perso la gamba
sinistra dal
ginocchio in giù.
« Mi dispiace, Malocchio
» disse, sconvolto.
L'Auror faceva fatica a
respirare, ma rispose lo stesso con un rantolo ringhiante.
« Hai salvato tutto il
resto, ragazzo. Tanto ne ho un'altra ».
Qualcuno non si trattenne
e ridacchiò, anche perché Alastor aveva detto la
stessa identica
cosa quando aveva perso un occhio.
« Tu sei tutto suonato »
gli disse Emmeline, scuotendo la testa.
Fabian si alzò in piedi,
anche se le ginocchia gli tremavano ancora molto. Gideon lo
aiutò a
sorreggersi e il fratello fu lieto di vedere che anche lui era ancora
sano e salvo.
« La battaglia è
finita? » gli chiese poi.
« Sì. Abbiamo anche
preso un paio di Mangiamorte ».
Fabian riuscì a
sorridere. Poi lanciò un'occhiata intorno a sé. A
parte Malocchio,
nessun altro aveva avuto conseguenze gravi. Come lui, Dedalus aveva
delle scottature ma nel complesso non stava male.
Sirius intanto stava
scortando i due Mangiamorte catturati lungo il corridoio, dopo averli
legati entrambi come due salami, senza dimenticare di promettere loro
un lungo soggiorno ad Azkaban.
« Per tutti i goblin,
questo disastro è tutta colpa mia! »
esclamò in quel momento
Barnabas Cuffe, riemergendo dal mucchio dei suoi colleghi e
mettendosi le mani tra i capelli per la disperazione.
« Non la veda così,
signor Cuffe » lo consolò Frank. «
È
stato molto coraggioso a scrivere quelle cose sulla Gazzetta
».
Cuffe lo guardò,
confuso.
« Non ho idea di chi
siate, ma vi ringrazio per avermi salvato. Tuttavia dubito che
scriverò ancora un articolo del genere » ammise.
« Faccia come vuole, ma
i Mangiamorte non lo dimenticheranno facilmente. Se fossi in lei,
chiederei al Ministero di metterla sotto protezione »
ringhiò Moody
che, nonostante la gamba maciullata, non aveva perso l'attitudine al
comando. Poi si rivolse al resto dell'Ordine. « Assicuratevi
che non
siano rimasti altri Mangiamorte in giro. Podmore, guarda che posso
alzarmi. Non fa nemmeno più male. Dammi un bastone e
facciamola
finita ».
« No che non puoi »
replicò Sturgis, stupito. « Dici così
perché ti ho dato un
anestetico, ma credimi, non hai le forze per reggerti in piedi
».
« Sì che le ho. Dacci
un taglio, Podmore ».
Per alcuni secondi
Sturgis tacque, rosso per l'imbarazzo. Poi si arrabbiò.
« Il Guaritore sono io e
tu fai quello che io ti dico di fare, d'accordo? »
Tutti lo guardarono,
sorpresi da quell'improvvisa presa di posizione. E, per quella che
probabilmente era la prima volta in vita sua, Moody non seppe cosa
rispondere. Si accasciò di nuovo per terra, bofonchiando tra
sé con
aria stizzita, ma non protestò più.
Sturgis sorrise, confuso
ma soddisfatto, e in quel momento Emmeline apparve molto fiera di
lui.
Proprio in quel momento,
un Mangiamorte che fino a quel momento si era finto svenuto
scattò
in piedi e cercò di scappare. Gideon lo inseguì,
ma lui schivò il
suo incantesimo, uscendo dalla stanza.
« Ci penso io » disse
Gideon agli altri. Fabian lo seguì a ruota.
«
Stupido » disse il fratello maggiore. « Dove
credere di scappare? »
Il Mangiamorte aveva
trovato un'uscita sul retro, ma si era ritrovato in trappola. Si
trovava in un cortile circondato da un muro spesso e troppo alto per
essere scalato se si aveva un inseguitore alle costole.
Fabian e Gideon si
avvicinarono all'uomo, costretto con le spalle al muro di cinta.
« Posa quella bacchetta,
Dolohov » gli intimò Gideon. « Ti
conviene ».
« No, è a voi che
conviene arrendervi » replicò quello, e il suo
volto pallido e
contorto si contrasse in un sogghigno.
Fabian non aveva idea di
che cosa significasse, ma all'improvviso ebbe solo voglia di fuggire.
Poi un rumore improvviso alle loro spalle li costrinse a voltarsi, il
cuore in gola.
Altri quattro Mangiamorte
vivi e in ottime condizioni di salute, che dovevano essere riusciti a
nascondersi, erano appena entrati nel cortile, chiudendosi la porta
alle spalle.
Fabian e Gideon adesso
erano circondati, e non ebbero neanche il tempo di avere paura, tanto
meno di chiedere aiuto agli altri, perché i Mangiamorte li
attaccarono contemporaneamente. Schiena contro schiena, i due
fratelli provarono a respingerli.
« Guardami le spalle,
Fabian! »
« Sicuro. E tu guarda le
mie » rispose lui, spedendo una raffica di maledizioni contro
i
Mangiamorte di fronte a sé.
Anche se erano in
inferiorità numerica, i Prewett insieme erano decisamente
più forti
dei loro avversari. Lo capirono dalle loro espressioni non
più
esultanti ma concentrate e rabbiose.
Due Mangiamorte caddero a
terra, svenuti, mentre un terzo cercava disperatamente di
divincolarsi dalle corde che Fabian gli aveva legato intorno con un
incantesimo.
Fabian gli puntò la
bacchetta contro, pronto a Schiantarlo, ma qualcosa glielo
impedì.
Era accaduto. Di colpo,
senza neanche un preavviso.
Sopra i rumori della
battaglia e le voci concitate degli altri membri dell'Ordine che
stavano accorrendo in loro aiuto, le sue orecchie percepirono un
rantolo soffocato alle proprie spalle, e il suo cuore saltò
un
battito quando non percepì più la schiena di
Gideon premuta contro
la sua. Il tonfo e il silenzio che seguirono lo paralizzarono.
Lottando contro se
stesso, riuscì a voltarsi, ma il mondo gli crollò
addosso quando
vide il corpo di suo fratello riverso a terra.
Il cortile intorno a lui
iniziò a girare a gran velocità, mentre le
ginocchia gli cedevano e
Fabian cadeva a terra accanto a Gideon e iniziava a scuoterlo
chiamandolo per nome, come se potesse servire a qualcosa. I rumori
intorno a lui erano così ovattati, rispetto al suono che gli
rimbombava nelle orecchie, che non riusciva quasi a udire la sua
stessa voce, anche se stava urlando tutta la propria disperazione.
Per favore, fa' che
finisca, pensava, convinto di trovarsi in un incubo. Non
anche
lui...
Solo quando con la coda
dell'occhio vide Dolohov puntargli la bacchetta contro, Fabian fu
colto da una furia cieca e reagì. Lo ferì
gravemente e uccise un
altro Mangiamorte, che era intervenuto per aiutare il compagno. Non
gli importava più nulla, voleva solo sterminarli dal primo
all'ultimo e smettere di provare tutto quel dolore.
Ma poi la bacchetta gli
sfuggì dalle dita, disarmato dall'ultimo avversario, che si
era
liberato delle corde.
Gli altri dell'Ordine
erano arrivati, ma ormai era troppo tardi per salvarlo. Almeno
sarebbero riusciti a mandare Dolohov ad Azkaban, pensò.
Fabian strinse il polso
di suo fratello, come per farsi coraggio o forse per trattenerlo e
chiedergli di aspettarlo, perché lo avrebbe raggiunto
presto; oppure
entrambe le cose. Non lo sapeva neanche lui.
E quando fu colpito in
pieno, fu come addormentarsi.
Non so cosa ne pensate
voi, ma per me rileggere questo capitolo è stato una
mazzata. ç___ç Ma lo prometto, le morti sono quasi
finite. E anche Malocchio ha finito di perdere pezzi, al momento xD
Non ho molto
da chiarire, ma se vi chiedete cosa succederà al Ministero
ora che anche Gideon non può più aiutare a
smascherare i Mangiamorte infiltrati, la risposta sarà nel
prossimo capitolo. Di certo, ora che Cuffe ne ha parlato sulla Gazzetta, la Bagnold non potrà perdere tempo...
E ora è meglio che torni a studiare, tanto per concludere il
pomeriggio in bellezza >.<
Il prossimo aggiornamento sarà intorno al ponte del
1° novembre.
Buon Halloween, buon ponte, e che Peter finisca in pasto al gatto dei Potter! (no, non succederà, ma mi piace immaginarlo!)
Julia
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