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Autore: Julia Weasley    20/10/2012    8 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 51
L'articolo di Barnabas Cuffe

Harry si era appena addormentato, la testa reclinata a sinistra e i capelli – una chioma davvero esagerata per la sua giovane età – sparati in tutte le direzioni.
Sirius non aveva mai avuto l'occasione di avere a che fare con dei neonati, quindi non gli erano mai sembrati un granché, ma doveva ammettere che la compagnia di Harry gli piaceva, soprattutto quando rideva di cuore se lui si trasformava in cane e girava su se stesso nel tentativo di mordersi la coda.
Era tremendo pensare che quel neonato potesse essere una minaccia per Voldemort.
Non sapete quante Profezie alla fine non si avverano, aveva detto Silente per rassicurare sia lui che i genitori di Harry. Ma se insiste a dargli la caccia, sarà lo stesso Voldemort a farla realizzare.
Sirius cercò di cacciare indietro quei pensieri dalla mente, lanciando un'ultima occhiata a Harry che dormiva sereno e ignaro di tutto quel che lo aspettava.
« Si è addormentato? » chiese Lily, affacciandosi in quel momento e distogliendolo da quelle riflessioni.
Sirius annuì, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.
« Fa sempre storie quando deve mangiare, ma se si tratta di dormire non lo sveglierebbe neanche una mandria di Erumpent in corsa » commentò lei.
« Aspetta di vedere il regalo che gli farò per il suo primo compleanno » rise Sirius. « Dovrai iniettargli una Pozione Soporifera nel biberon per farlo calmare ».
Con sua grande soddisfazione, Lily assunse un'espressione sospettosa: gli occhi erano socchiusi, le labbra strette e serrate in una smorfia di disapprovazione.
« Per l'ultima volta, dimmi di cosa si tratta ».
« Lo scoprirai tra meno di due mesi, non essere impaziente ».
« Se è qualcosa di pericoloso... »
« Lily, rilassati! » esclamò lui. Sapeva benissimo che la scopa giocattolo che aveva intenzione di regalargli non era pericolosa – se Harry veniva controllato a vista, naturalmente – ma fare in modo che Lily andasse in paranoia era troppo divertente.
« James sa di cosa si tratta, vero? »
« Certo che sì, e ne è entusiasta, ma nemmeno lui te lo dirà ».
« Questo lo vedremo ».
Mentre scendevano le scale, Sirius colse con la coda dell'occhio un movimento sospetto nel corridoio. Si voltò ma non vide nulla, tranne una massa di pelo bianco che sparì dietro un angolo dopo una frazione di secondo.
« Quello cos'era? » chiese: questa volta era il suo turno di insospettirsi.
« Oh, il gatto » rispose distrattamente lei.
« E da quando avete un felino in casa? »
« Da un paio di giorni. Ce l'ha regalato Bathilda. James non vedeva l'ora che lo incontrassi ».
« Non ne dubito » ringhiò lui. Da quando era diventato un Animagus, lui e i gatti avevano qualche problema. Attila ne era una dimostrazione.
« A proposito di James, con chi sta parlando? »
Aveva sentito delle voci provenire dal salotto, il che era strano, perché i Potter ultimamente non potevano permettersi di ricevere molte visite.
« È per questo che sono salita a chiamarti. Remus è tornato ».
Sirius s'irrigidì. Uno strano istinto lo indusse a concludere di corsa gli ultimi scalini della rampa e ad entrare in salotto senza preavviso. Come aveva sospettato, non appena si accorse della sua presenza, Remus tacque di colpo e nel salotto calò un silenzio teso. James sembrava confuso.
« Ah, sei qui » constatò Remus alla fine.
« Già. Ti dispiace? » lo sfidò Sirius.
L'altro non rispose nemmeno. James continuava a guardare prima l'uno e poi l'altro, sempre più perplesso, e Lily era altrettanto stupita.
« Che succede? »
« Vorrei tanto saperlo anche io » sbottò Sirius, lanciando a Remus un'occhiata minacciosa. « Perché non ci racconti che fine avevi fatto e cosa hai combinato tutto questo tempo? »
« Lo stavo giusto facendo. Ma non di fronte a te, dal momento che sei così prevenuto nei miei confronti ».
« Sei il solito vittimista » sibilò Sirius, mentre il sangue cominciava a ribollirgli per la rabbia.
James si alzò in piedi, sconvolto.
« Ma cosa significa? Si può sapere che vi prende? »
« Te lo dico subito » sbottò Remus, altrettanto arrabbiato. « Sirius pensa che io sia la spia che tradisce l'Ordine da un anno a questa parte. Non è così? »
Sirius non rispose alla domanda provocatoria. Di colpo, tutti gli sguardi erano puntati su di lui. James aveva l'aria di chi avesse appena ricevuto un colpo in testa.
« È vero? » chiese, e non era mai parso così serio.
Sirius non trovò alcuna ragione per negare. Era meglio chiarire la questione una volta per tutte.
« Non sono stato io a sparire nel nulla senza spiegarne mai la ragione ».
« Ho avuto i miei buoni motivi, ma è bello sapere quanta fiducia hai in me ».
« Falla finita! Come se non sapessi che hai sempre cercato di evitarmi. L'ultima volta che ti sei presentato al quartier generale dell'Ordine sapevi benissimo che c'ero, ma hai trovato la solita scusa per non dovermi affrontare ».
« Evidentemente ho fatto bene. Immaginavo che mi avresti aggredito proprio come stai facendo adesso ».
Sirius fece un passo avanti, inducendo Remus ad alzarsi dalla poltrona.
« Le tue sono soltanto scuse. Hai evitato di incontrarci anche poco prima che io iniziassi a sospettare qualcosa. Sei stato tu a darmi delle buone ragioni per non fidarmi, e i fatti parlano chiaro. Perché non ci spieghi come mai a Drybrook i lupi mannari sapevano il nostro piano? Tu eri il solo a poterli informare ».
Remus tacque, senza parole.
« Io... non so spiegarlo. Ma non c'entro nulla ».
« Non ci credo! Quando i Mangiamorte ci hanno attaccati a casa di Dedalus, guarda caso, tu non c'eri. Sei sempre stato al sicuro mentre noi dell'Ordine continuiamo a morire ».
« Al sicuro? Io rischio la vita tutti i giorni, anche più di te! »
« Adesso basta! » sbottò James, e adesso era veramente furioso. Era un atteggiamento così inconsueto da parte sua che Sirius si sarebbe messo a ridere. Ma non aveva mai avuto meno voglia di ridere in vita sua. « Siete impazziti? E tu, Sirius, che hai in testa? Conosci Remus da più di dieci anni, ormai. Come puoi pensare che possa tradirci e aiutare Voldemort? Ma ti senti quando parli? »
A quel punto Sirius disse una cosa di cui si sarebbe pentito immediatamente.
« Greyback gli avrà fatto il lavaggio del cervello ».
Remus divenne nero in volto, e non era meno spaventoso di quando c'era la luna piena. Per un istante sembrò riuscire a trattenersi, ma poi scattò in avanti.
Sirius sentì il proprio naso spezzarsi quando il pugno di Remus lo colpì. Era stato colto alla sprovvista: Remus non aveva mai picchiato nessuno in vita sua, e quella reazione mostrava un lato aggressivo fino a quel momento rimasto nascosto, e non fece che aumentare i sospetti nei suoi confronti.
Sirius pensò a Harry, che dormiva di sopra ignaro di tutto, a James e Lily, che ancora non capivano quanto stessero rischiando, fidandosi di Remus, e la collera s'impadronì di lui, facendolo reagire e rispondere al pugno.
Qualche istante dopo, Sirius e Remus furono sbalzati in direzioni opposte da un incantesimo di Lily.
« Smettetela! » intimò lei, ma non le diedero retta.
« Sei esattamente come le persone che dici di disprezzare. Tua madre sarà fiera di te ».
In quel momento Sirius lo odiò come non aveva mai fatto prima.
« Silenzio! » intervenne James, e stavolta tacquero entrambi, mentre Harry si svegliava e scoppiava a piangere. « State dando il peggio di voi stessi, tutti e due! Non so cosa mi trattiene dallo Schiantarvi. Siete amici, per le mutande di Merlino! Nessuno di voi dovrebbe sospettare dell'altro! »
« Gli amici non dovrebbero neanche tradire, se è per questo » replicò Sirius a denti stretti. « Non puoi fidarti di lui, James ».
« Io mi fido di chi mi pare, e so che Remus non ci tradirebbe mai ».
« Grazie » mormorò il ragazzo, cupo. « Ma non ho intenzione di restare a farmi insultare un minuto di più. E se fossi in voi, penserei bene su chi di noi due è quello che davvero non merita la vostra fiducia ».
Sirius era talmente indignato e furioso per quell'insinuazione che per alcuni istanti quasi non trovò fiato. Ma a rispondere fu James, e l'occhiata gelida che riservò a Remus valse più di mille parole.
« Farò finta di non aver sentito solo perché so che è la tua rabbia a parlare. Ti conviene andare, prima che decida di Schiantare entrambi ».
« È quello che stavo per fare » disse Remus. E si diresse verso la porta, facendola sbattere alle proprie spalle.
Lily, inviperita, uscì dalla stanza per andare a calmare Harry, lasciando Sirius e James da soli.
« Sono talmente furioso » esordì quest'ultimo, « che romperti il naso per la seconda volta non basterebbe a farmi calmare ».
Sirius cercò di tamponarsi il sangue, mentre provava a rispondere con più calma.
« Senti, so che per te è inconcepibile diffidare di un amico, ma gli amici traditori esistono ».
« Smettila. Non voglio più sentire una sola parola di questa storia disgustosa! »
A Sirius faceva male vedere James così arrabbiato con lui, ma non si arrese.
« Mi preoccupo per Harry, e per tutti voi, quindi non posso fare finta di nulla. Non sono l'unico a pensarlo: mezzo Ordine sospetta di lui ».
« Non mi importa di quello che pensa l'Ordine! Loro non lo conoscono come lo conosciamo noi! Tu salti subito alle conclusioni e non... »
« James, Peter non salta subito alle conclusioni, e sai bene che non è il tipo che prende posizione. Eppure lui la pensa come me! » sbottò Sirius, esasperato.
A quel punto James lo guardò, inorridito.
« Anche Peter? »
« Sì. E nemmeno lui ne va fiero, ma se addirittura lui è d'accordo con me, qualcosa di vero deve esserci. Parlane con lui, se vuoi. Vedrai che ti dirà la stessa cosa, ma forse riuscirà a convincerti, visto che è meno aggressivo di me ».
E a quel punto James non riuscì più a replicare.

***

L'attacco era previsto per quella notte.
Stando a quello che il nuovo informatore aveva rivelato a Silente, i Mangiamorte avrebbero cercato di uccidere un giornalista della Gazzetta del Profeta: Barnabas Cuffe. Fabian spesso non apprezzava la politica di quel giornale, ma Cuffe aveva scritto un articolo molto coraggioso, dopo aver scoperto quello che l'Ordine della Fenice già sapeva, insinuando la presenza di molte autorità del Ministero che appoggiavano i Mangiamorte e che tendevano a coprirli. Anche se non aveva fatto nomi, quell'articolo era bastato perché i seguaci di Lord Voldemort decidessero di ucciderne l'autore.
Così, quella notte, molti membri dell'Ordine della Fenice si trovavano a Diagon Alley. La sede ufficiale della Gazzetta del Profeta, a quell'ora tarda, era l'unico edificio con le luci accese. Chi vi lavorava non aveva la più pallida idea che entro pochi minuti avrebbero subito un attacco.
I membri dell'Ordine si erano divisi in gruppi di due o tre persone, occupando una postazione in ciascuno degli edifici che circondavano la sede della Gazzetta del Profeta. Malocchio e Frank erano nascosti nel negozio a sinistra, Telami e Tarlatane, Dedalus e Sirius nella caffetteria a destra, e Sturgis ed Emmeline nel Serraglio Stregato, davanti agli ultimi due. Fabian si trovava all'interno del negozio Scherzi da Mago, proprio di fronte alla sede del giornale, insieme a Gideon.
Infine, alcuni Auror erano appostati agli estremi di quel tratto di Diagon Alley, tra la Gringott e il negozio di bacchette di Olivander.
Fabian lanciò un'occhiata pensierosa a suo fratello. Gideon era concentrato, anche troppo. Ultimamente non faceva altro che cogliere ogni occasione per catturare più Mangiamorte possibile. Sarebbe stata una cosa positiva, se la vera e propria ossessione di cui era vittima non gli facesse dimenticare spesso di usare prudenza. Per questo Fabian non lo lasciava mai solo in quelle situazioni. Il suo compito era quello di guardargli le spalle, nella speranza che prima o poi Gideon si mettesse l'anima in pace: nemmeno catturare Voldemort in persona gli avrebbe restituito Dorcas.
L'attesa fu lunga. Fabian si faceva passare rapidamente la bacchetta da una mano all'altra, e poteva immaginare tutti gli altri in preda allo stesso nervosismo. Forse era un pensiero ridicolo, soprattutto in quell'occasione, ma l'unica cosa che desiderava in quel momento era di tornare a casa, farsi un panino e gustarselo mentre ascoltava alla radio la replica dell'ultimo incontro di Quidditch tra Appleby Arrows e Kenmare Kestrels. O forse non era un pensiero così stupido: dato il rischio che correvano tutti quanti, concludere la serata mangiando quel panino senza dover affrontare altre brutte sorprese poteva essere la prospettiva migliore alla quale potesse aspirare.
« Fabian » lo richiamò Gideon, con un tono piatto e neanche lontanamente divertito, quando il suo stomaco brontolò in un modo talmente rumoroso che riecheggiò all'interno del negozio vuoto. « Vuoi farci scoprire? »
« No, voglio spaventarli » replicò lui, sforzandosi di infondergli un po' di buonumore, invano.
Pochi minuti più tardi, almeno una decina di figure avvolte in mantelli neri si Materializzò in fondo a Diagon Alley, proprio di fronte alla Gringott, e s'incamminò verso la sede della Gazzetta del Profeta.
Malocchio aveva ordinato di entrare in azione non appena i Mangiamorte avessero messo piede sulla soglia, così attesero finché non fu il momento. Fabian raggiunse Gideon, stringendo i denti e trattenendo il respiro.
Il segnale arrivò all'improvviso: scintille rosse nella strada buia e deserta.
« Adesso! » gridò qualcuno.
In un attimo, l'intero Ordine della Fenice fu addosso ai Mangiamorte, decisamente colti alla sprovvista. Fabian ne Schiantò uno prima che gli altri iniziassero a reagire e si catapultassero all'interno della sede del giornale. L'Ordine li seguì a ruota. L'intera redazione della Gazzetta del Profeta, dopo alcuni secondi di shock e di confusione, fu presa dal panico. I giornalisti cercavano di scappare o di mettersi in salvo sotto le rispettive scrivanie, mentre Mangiamorte e Ordine della Fenice trasformavano l'ufficio in un campo di battaglia.
Mentre duellava contro un avversario, Fabian cercava di individuare gli altri, soprattutto Gideon. Anche se cercava di sdrammatizzare, era terrorizzato lo stesso al pensiero che qualcun altro potesse essere ucciso. Gideon in particolare era la persona a cui teneva di più.
Ma un anatema mortale non la sfiorò per un soffio, facendogli rizzare i capelli per lo spavento, e decise di non distrarsi per cercare suo fratello, sperando che se la cavasse.
L'Ordine della Fenice questa volta era in superiorità numerica, ma i Mangiamorte avevano reagito in fretta, e molti di loro si erano nascosti nelle varie stanze dell'edificio, quindi percorrere i corridoi senza fare attenzione ad ogni porta non era un atteggiamento consigliabile.
« Trovate Cuffe! »
L'ordine del Mangiamorte ai suoi lo fece scattare. Fabian Schiantò quello che aveva parlato e iniziò a rincorrere gli altri due, aiutato da Malocchio e Dedalus. I due avversari continuarono a correre, riparandosi con le maledizioni che scagliavano alle proprie spalle. I tre inseguitori le schivavano facilmente, ma i Mangiamorte riuscirono a raggiungere l'ufficio di Barnabas Cuffe prima che loro potessero fermarli.
Il giornalista doveva essersi nascosto da qualche parte, ma il terrore s'impossessò di lui a tal punto da indurlo stupidamente a urlare, svelando il proprio nascondiglio. Per fortuna, quando i Mangiamorte aprirono l'armadio nel quale si era chiuso, Fabian, Alastor e Dedalus li avevano già attaccati.
Centinaia di copie di giornali volarono da tutte le parti, sparpagliati per terra e lanciati in alto dagli spostamenti d'aria prodotti dagli incantesimi. Fabian riusciva a fatica a vedere dove finissero le proprie fatture: lo spazio era piccolo e doveva essere attento a non farsi colpire.
Alastor riuscì a sopraffare uno dei due Mangiamorte, ma l'altro non si diede per vinto. Dedalus fu sbalzato contro il muro e svenne. Ora, dall'altra parte della stanza, il Mangiamorte e Alastor si stavano affrontando vicino ad una stufa.
Fabian, che si trovava più vicino all'uscita insieme a Dedalus e Cuffe, riuscì appena a sentire l'urlo di avvertimento del giornalista, che si era alzato in piedi e aveva estratto la bacchetta, facendo un incantesimo strano:
« No, state attenti! È difettosa! »
Una fattura del Mangiamorte colpì la stufa proprio in quel momento. Fabian era già balzato in avanti, afferrando Alastor e strattonandolo all'indietro.
La stufa esplose. Fabian sentì un calore cocente circondarlo, mentre il fumo quasi sicuramente tossico lo confondeva, annebbiandogli la vista, e alla fine non poté fare altro che perdere i sensi.

Quando riaprì gli occhi, l'incendio era stato domato, anche se il fumo nero continuava ad uscire dalla finestra aperta. Per alcuni istanti rimase sdraiato, immobile, cercando di non scoprire la provenienza della puzza che gli invadeva le narici.
« Fabian, stai bene? »
Era stata Emmeline a parlare, sopra la sua testa. Lui annuì leggermente, come nel timore di provare dolore da qualche parte. Ma, a parte qualche ferita o ustione superficiale, stranamente non era ferito in modo grave. Eppure, notò quando le alzò di fronte al volto, scoprì di avere le mani zuppe di sangue.
« Che cos'è successo? » chiese, la voce rauca, mentre si alzava a sedere.
Emmeline e gli altri dell'Ordine erano tutti intorno a lui, affaccendandosi per la stanza.
« La stufa è esplosa. Barnabas Cuffe ha usato una magia che ha impedito all'esplosione di far saltare in aria l'intero edificio, ma il Mangiamorte contro il quale combattevate è stato colpito in pieno... »
Fabian di colpo capì la provenienza dell'odore disgustoso e cercò di non vomitare, rifiutandosi di guardare quelli che ne stavano coprendo e portando via il cadavere carbonizzato.
« E Malocchio? » chiese poi, colto dal panico.
« Sei riuscito a trarlo in salvo appena in tempo » rispose lei, anche se il suo tono di voce non sembrava completamente sollevato.
Fabian fece scorrere lo sguardo lungo il pavimento, fino a che non vide Malocchio sdraiato vicino ad un angolo. Era vivo, ma l'esplosione doveva averlo ferito gravemente. Quando Sturgis, che lo stava medicando, si spostò un momento, Fabian scoprì che Alastor aveva perso la gamba sinistra dal ginocchio in giù.
« Mi dispiace, Malocchio » disse, sconvolto.
L'Auror faceva fatica a respirare, ma rispose lo stesso con un rantolo ringhiante.
« Hai salvato tutto il resto, ragazzo. Tanto ne ho un'altra ».
Qualcuno non si trattenne e ridacchiò, anche perché Alastor aveva detto la stessa identica cosa quando aveva perso un occhio.
« Tu sei tutto suonato » gli disse Emmeline, scuotendo la testa.
Fabian si alzò in piedi, anche se le ginocchia gli tremavano ancora molto. Gideon lo aiutò a sorreggersi e il fratello fu lieto di vedere che anche lui era ancora sano e salvo.
« La battaglia è finita? » gli chiese poi.
« Sì. Abbiamo anche preso un paio di Mangiamorte ».
Fabian riuscì a sorridere. Poi lanciò un'occhiata intorno a sé. A parte Malocchio, nessun altro aveva avuto conseguenze gravi. Come lui, Dedalus aveva delle scottature ma nel complesso non stava male.
Sirius intanto stava scortando i due Mangiamorte catturati lungo il corridoio, dopo averli legati entrambi come due salami, senza dimenticare di promettere loro un lungo soggiorno ad Azkaban.
« Per tutti i goblin, questo disastro è tutta colpa mia! » esclamò in quel momento Barnabas Cuffe, riemergendo dal mucchio dei suoi colleghi e mettendosi le mani tra i capelli per la disperazione.
« Non la veda così, signor Cuffe » lo consolò Frank. « È stato molto coraggioso a scrivere quelle cose sulla Gazzetta ».
Cuffe lo guardò, confuso.
« Non ho idea di chi siate, ma vi ringrazio per avermi salvato. Tuttavia dubito che scriverò ancora un articolo del genere » ammise.
« Faccia come vuole, ma i Mangiamorte non lo dimenticheranno facilmente. Se fossi in lei, chiederei al Ministero di metterla sotto protezione » ringhiò Moody che, nonostante la gamba maciullata, non aveva perso l'attitudine al comando. Poi si rivolse al resto dell'Ordine. « Assicuratevi che non siano rimasti altri Mangiamorte in giro. Podmore, guarda che posso alzarmi. Non fa nemmeno più male. Dammi un bastone e facciamola finita ».
« No che non puoi » replicò Sturgis, stupito. « Dici così perché ti ho dato un anestetico, ma credimi, non hai le forze per reggerti in piedi ».
« Sì che le ho. Dacci un taglio, Podmore ».
Per alcuni secondi Sturgis tacque, rosso per l'imbarazzo. Poi si arrabbiò.
« Il Guaritore sono io e tu fai quello che io ti dico di fare, d'accordo? »
Tutti lo guardarono, sorpresi da quell'improvvisa presa di posizione. E, per quella che probabilmente era la prima volta in vita sua, Moody non seppe cosa rispondere. Si accasciò di nuovo per terra, bofonchiando tra sé con aria stizzita, ma non protestò più.
Sturgis sorrise, confuso ma soddisfatto, e in quel momento Emmeline apparve molto fiera di lui.
Proprio in quel momento, un Mangiamorte che fino a quel momento si era finto svenuto scattò in piedi e cercò di scappare. Gideon lo inseguì, ma lui schivò il suo incantesimo, uscendo dalla stanza.
« Ci penso io » disse Gideon agli altri. Fabian lo seguì a ruota.
« Stupido » disse il fratello maggiore. « Dove credere di scappare? »
Il Mangiamorte aveva trovato un'uscita sul retro, ma si era ritrovato in trappola. Si trovava in un cortile circondato da un muro spesso e troppo alto per essere scalato se si aveva un inseguitore alle costole.
Fabian e Gideon si avvicinarono all'uomo, costretto con le spalle al muro di cinta.
« Posa quella bacchetta, Dolohov » gli intimò Gideon. « Ti conviene ».
« No, è a voi che conviene arrendervi » replicò quello, e il suo volto pallido e contorto si contrasse in un sogghigno.
Fabian non aveva idea di che cosa significasse, ma all'improvviso ebbe solo voglia di fuggire. Poi un rumore improvviso alle loro spalle li costrinse a voltarsi, il cuore in gola.
Altri quattro Mangiamorte vivi e in ottime condizioni di salute, che dovevano essere riusciti a nascondersi, erano appena entrati nel cortile, chiudendosi la porta alle spalle.
Fabian e Gideon adesso erano circondati, e non ebbero neanche il tempo di avere paura, tanto meno di chiedere aiuto agli altri, perché i Mangiamorte li attaccarono contemporaneamente. Schiena contro schiena, i due fratelli provarono a respingerli.
« Guardami le spalle, Fabian! »
« Sicuro. E tu guarda le mie » rispose lui, spedendo una raffica di maledizioni contro i Mangiamorte di fronte a sé.
Anche se erano in inferiorità numerica, i Prewett insieme erano decisamente più forti dei loro avversari. Lo capirono dalle loro espressioni non più esultanti ma concentrate e rabbiose.
Due Mangiamorte caddero a terra, svenuti, mentre un terzo cercava disperatamente di divincolarsi dalle corde che Fabian gli aveva legato intorno con un incantesimo.
Fabian gli puntò la bacchetta contro, pronto a Schiantarlo, ma qualcosa glielo impedì.
Era accaduto. Di colpo, senza neanche un preavviso.
Sopra i rumori della battaglia e le voci concitate degli altri membri dell'Ordine che stavano accorrendo in loro aiuto, le sue orecchie percepirono un rantolo soffocato alle proprie spalle, e il suo cuore saltò un battito quando non percepì più la schiena di Gideon premuta contro la sua. Il tonfo e il silenzio che seguirono lo paralizzarono.
Lottando contro se stesso, riuscì a voltarsi, ma il mondo gli crollò addosso quando vide il corpo di suo fratello riverso a terra.
Il cortile intorno a lui iniziò a girare a gran velocità, mentre le ginocchia gli cedevano e Fabian cadeva a terra accanto a Gideon e iniziava a scuoterlo chiamandolo per nome, come se potesse servire a qualcosa. I rumori intorno a lui erano così ovattati, rispetto al suono che gli rimbombava nelle orecchie, che non riusciva quasi a udire la sua stessa voce, anche se stava urlando tutta la propria disperazione.
Per favore, fa' che finisca, pensava, convinto di trovarsi in un incubo. Non anche lui...
Solo quando con la coda dell'occhio vide Dolohov puntargli la bacchetta contro, Fabian fu colto da una furia cieca e reagì. Lo ferì gravemente e uccise un altro Mangiamorte, che era intervenuto per aiutare il compagno. Non gli importava più nulla, voleva solo sterminarli dal primo all'ultimo e smettere di provare tutto quel dolore.
Ma poi la bacchetta gli sfuggì dalle dita, disarmato dall'ultimo avversario, che si era liberato delle corde.
Gli altri dell'Ordine erano arrivati, ma ormai era troppo tardi per salvarlo. Almeno sarebbero riusciti a mandare Dolohov ad Azkaban, pensò.
Fabian strinse il polso di suo fratello, come per farsi coraggio o forse per trattenerlo e chiedergli di aspettarlo, perché lo avrebbe raggiunto presto; oppure entrambe le cose. Non lo sapeva neanche lui.
E quando fu colpito in pieno, fu come addormentarsi.

 
 
 
 
 
Non so cosa ne pensate voi, ma per me rileggere questo capitolo è stato una mazzata. ç___ç Ma lo prometto, le morti sono quasi finite. E anche Malocchio ha finito di perdere pezzi, al momento xD
Non ho molto da chiarire, ma se vi chiedete cosa succederà al Ministero ora che anche Gideon non può più aiutare a smascherare i Mangiamorte infiltrati, la risposta sarà nel prossimo capitolo. Di certo, ora che Cuffe ne ha parlato sulla Gazzetta, la Bagnold non potrà perdere tempo...
E ora è meglio che torni a studiare, tanto per concludere il pomeriggio in bellezza >.<
Il prossimo aggiornamento sarà intorno al ponte del 1° novembre.
Buon Halloween, buon ponte, e che Peter finisca in pasto al gatto dei Potter! (no, non succederà, ma mi piace immaginarlo!)
Julia
  
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