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Autore: Julia Weasley    06/10/2012    9 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 50
La Stanza che Scompare

Con la morte di Dorcas, l'Ordine della Fenice aveva perso un punto di riferimento. Certo, avevano ancora Silente e Alastor, ma alle riunioni la sua assenza si notava, e pesava come un macigno sui loro stati d'animo. Nonostante ciò, la reazione di Gideon aveva influenzato un po' tutti. Il maggiore dei Prewett non si era dato per vinto, tutt'altro: si impegnava dieci volte più di prima e non restava mai un solo istante senza fare nulla. Ovviamente lo faceva per non impazzire, perché alla minima pausa sarebbe crollato, ma il suo atteggiamento aveva indotto gli altri ad imitarlo, senza lasciarsi vincere dalla disperazione.
Sturgis lo ammirava, ma non poteva fare a meno di rimpiangere il passato. Gideon non scherzava più, e sembrava improvvisamente svuotato. Anche Fabian aveva smesso di fare battute; qualche volta faceva un tentativo ma nemmeno lui credeva più che sorridere fosse davvero utile. Dopo tutto l'Ordine della Fenice si era dimezzato, e tutti loro ne erano consapevoli.
Sturgis uscì dall'ennesima riunione con un gran mal di testa. Avevano fatto un riepilogo delle poche confessioni che alcuni Mangiamorte di Azkaban avevano rilasciato; Hagrid invece era riuscito a trattare con un paio di giganti. Era stata una riunione importante ma Sturgis fu contento di esserne uscito.
« Sono distrutto. Per fortuna domani è il mio giorno di riposo » disse, lanciando un'occhiata al proprio orologio da polso e notando senza troppo stupore che si era fatto tardi.
« Non hai una ronda da fare? » gli chiese Rachel, che lo aveva seguito all'ingresso del quartier generale.
« Sì, ma quella non mi pesa affatto » confessò lui, riuscendo quasi nell'intento di farla sorridere per alcuni istanti, sebbene lei soffrisse quanto Emmeline per la morte di Dorcas: entrambe ne erano diventate molto amiche.
« Certo che no » rispose Rachel, lanciando un'occhiata a Emmeline, che li aveva raggiunti in quel momento, prendendo Sturgis per mano.
Lui gliela strinse. Qualche volta ancora non riusciva a credere di stare davvero con lei, e il fatto che il ricordo del loro primo bacio fosse molto confuso contribuiva a renderlo ancora più incredulo. Però ricordava bene il pomeriggio successivo, quando era uscito dal San Mungo e aveva incontrato Emmeline ai Tre Manici di Scopa. Era stato il giorno più felice della sua vita fino a quando, quella sera stessa, la notizia dell'uccisione di Dorcas era giunta alle loro orecchie, e il dolore per il lutto aveva infranto l'idillio troppo presto. Ma Sturgis era deciso a non arrendersi, non dopo tutto il tempo che aveva trascorso ad aspettare che Emmeline si accorgesse di ricambiarlo, anche se iniziare una storia in quella situazione era difficile. E lei gli sembrava altrettanto motivata ad affrontare tutto questo insieme a lui.
« Andiamo? » disse lei, sbadigliando. Sturgis sapeva che da qualche notte non riusciva a dormire bene per l'angoscia, e non era l'unica, a giudicare dal pallore di Rachel.
Stavano per aprire la porta quando qualcuno all'esterno li anticipò, e i tre si ritrovarono davanti l'ultima persona che si sarebbero aspettati di vedere.
« Remus » disse Sturgis, stupito. Era contento di vederlo, ma il ragazzo era sempre più pallido e malaticcio, e un'ombra di preoccupazione segnava il suo volto.
« Oh, ciao » fece distrattamente. « Ho bisogno di parlare con Silente. Per caso è qui? »
« No » rispose Rachel. « Ma dovrei vederlo tra poco. Gli dico che sei passato? »
« Sì, grazie, non posso fermarmi a lungo... James, Lily e Harry stanno bene? »
« Che io sappia sì, ma Sirius lo saprà meglio di me. È nell'altra stanza » aggiunse lei, indicando una porta alle proprie spalle.
Ma Remus reagì in modo strano, e Sturgis non fu il solo a notarlo.
« Non importa. Come ho detto prima, vado di fretta. Ci vediamo ».
E, senza aggiungere un'altra parola, voltò loro loro le spalle e si allontanò per Smaterializzarsi, lasciandoli confusi e perplessi.
«
È solo una mia impressione o anche a voi è sembrato che non volesse vedere Sirius? » commentò Emmeline dopo un breve silenzio perplesso.
« Spero che non sia così » fece Sturgis, sentendosi improvvisamente a disagio. « Se quei quattro si mettono a litigare, giuro che do di matto. Per Voldemort sarebbe l'ennesima vittoria, e la situazione è già insostenibile così com'è ».
« Credi davvero che Voldemort c'entri qualcosa? » gli domandò Rachel.
« Non lo so. Ma se litighiamo tra di noi e l'Ordine si spacca, a guadagnarci saranno soltanto i nostri nemici ».
Nessuna delle due ragazze commentò e anche Sturgis tacque, perché tutti e tre si rendevano conto che quella possibilità non era affatto remota. Tutti gli omicidi, sospetti e discussioni non erano altro che nuove falle nella loro nave, che imbarcava sempre più acqua e rischiava seriamente di affondare.

***

Almeno questa è una buona notizia.
Regulus non aveva potuto fare a meno di pensarlo quando Silente aveva annunciato che, dopo un lungo periodo di tentativi, era riuscito a convincere la Dama Grigia a raccontargli cosa fosse successo tra lei e Tom Riddle, e che cosa c'entrasse il quinto Horcrux.
« È un oggetto storico, come sospettavamo: il Diadema perduto di Corvonero » aveva detto Silente. « La Dama Grigia non è altri che Helena Corvonero, unica figlia della fondatrice dell'omonima Casa di Hogwarts. Si dice che il diadema avesse il potere di stimolare l'intelletto di chi lo indossava. Dopo averlo rubato, Helena fuggì in Albania, dove trovò la morte per mano del Barone Sanguinario... Sì, proprio lui » confermò, notando le loro espressioni di stupore. « Il Barone provava per Helena un amore non corrisposto, ed era stato mandato dalla madre di lei per riportarla indietro. Ma, al suo rifiuto, perdette la ragione e la uccise, per poi togliersi la vita a sua volta. È una triste storia, e immaginerete quanto poco fosse disposta a raccontarmela. Eppure Tom Riddle riuscì a farle confessare tutto e si fece indicare anche il luogo esatto in cui aveva nascosto il Diadema perduto. E questo ci riporta agli anni in cui Riddle fece perdere le proprie tracce: era andato in Albania ».
Regulus si sentì invadere da un inusuale ottimismo.
« Crede che il Diadema sia ancora nascosto lì? »
Silente bevve un sorso di vino elfico prima di rispondere.
« Ne dubito. Voldemort non avrebbe mai lasciato un Horcrux in un posto che qualcun altro – in questo caso Helena Corvonero – ricordava perfettamente. Eppure, conoscendo la sua arroganza, non me la sento di escludere completamente questa possibilità. È per questo che andrò io stesso in Albania. Dopotutto al momento non conosciamo altri posti in cui cercare. Meglio partire da un luogo certo... »
« Se ne va in Albania? » lo interruppe Rachel, che fino a quel momento non aveva aperto bocca. Regulus notò che anche Sirius era contrariato.
« Non dovrei? » chiese Silente, senza scomporsi.
Regulus vide Rachel esitare e, alla fine, esprimere quello che tutti e tre stavano pensando.
« Se lascia l'Inghilterra, Voldemort si scatenerà più di adesso. Morirà qualcun altro... » aggiunse, serrando la presa intorno al bicchiere tanto da farsi sbiancare le nocche.
Anche se cercava di non farlo capire e di sembrare forte, Rachel stentava a riprendersi dalla morte di Dorcas. Non solo aveva avuto una grande ammirazione nei suoi confronti, ma lei l'aveva aiutata tanto quando Rachel credeva che lui fosse morto. L'omicidio dell'amica era stato un duro colpo per lei.
« Starò via per poco tempo, e Voldemort non lo saprà » la rassicurò Silente.
« Ma la spia... » intervenne Sirius.
« La notizia della mia partenza non uscirà da queste quattro mura » chiarì il mago, dando un'occhiata intorno al salotto di casa Puddle. « Non è il caso che sia uno di voi ad andare in Albania. Nel frattempo, in mia assenza saranno Alastor Moody e Minerva McGranitt a occuparsi dell'Ordine e di Hogwarts. Per qualsiasi cosa, rivolgetevi a loro ».
Nessuno replicò. A Regulus era venuta una mezza idea di offrirsi volontario per andare in Albania, ma ammise a se stesso che Silente avrebbe fatto di meglio. Lui era un ricercato, e non poteva andare in giro a chiedere informazioni su Voldemort. Come ex Mangiamorte, sapeva bene che il Signore Oscuro aveva contatti anche in altre nazioni. E poi Rachel stava vivendo un brutto periodo, e non aveva nessuna voglia di abbandonarla in quel momento. Ma rimanere a casa Puddle senza fare nulla era una sofferenza.
Silente si era già alzato, convinto che non ci fosse altro da dire, quando Rachel gli comunicò che Remus Lupin era passato perché voleva parlargli.
« Gli parlerò appena possibile. Grazie per avermi avvertito » concluse Silente senza battere ciglio.
Sirius invece sembrava stupito e il suo sguardo cupo non faceva presagire nulla di buono. Dopo che il Preside se ne fu andato, chiese spiegazioni a Rachel.
« Quando è passato? »
« Questa sera, subito dopo la riunione. A dire il vero, gli abbiamo detto che c'eri, ma lui andava di fretta e non si è potuto fermare a salutarti... »
All'improvviso un'atmosfera tesa calò nella stanza. Sirius era diventato ancora più scuro in volto e Regulus lo vide chiaramente digrignare i denti. Doveva esserci qualcosa che non andava tra lui e Lupin, ma quando Regulus si rese conto che Rachel stava per chiedere spiegazioni al riguardo, la distrasse con una scusa qualunque.
« Stavo pensando di uscire, qualche volta » affermò, dicendo la prima cosa che gli venne in mente. «
È noioso da morire stare chiusi in casa tutto il giorno. In fondo sono bravo a camuffarmi. Nessuno mi riconoscerebbe ».
Rachel era sorpresa, ma Sirius sembrò sollevato dal cambio di argomento. Tra i due fratelli si era instaurato una sorta di tacito accordo su certi argomenti tabù: Sirius non faceva un solo commento sulla loro famiglia di origine, e Regulus fingeva che tra il fratello e i suoi amici andasse tutto bene, anche se non era vero, e ultimamente lo aveva notato sempre di più. Ma, dopo che Sirius aveva passato anni a rinfacciargli che gli amici erano la sua vera famiglia, se qualcosa fosse andato storto Regulus sarebbe stato l'ultima persona alla quale l'altro avrebbe voluto farlo sapere.
« Lo sai che è pericoloso » disse Rachel, cupa. « E nemmeno io esco molto, da quando non lavoro più. Certo, ho le riunioni dell'Ordine della Fenice, ma nient'altro. Lo so che è opprimente, ma non sei l'unico. James e Lily non escono proprio più, per non fare correre rischi a loro figlio ».
« Questo non è esattamente vero » intervenne Sirius, dopo aver avuto il tempo di riprendersi e assumere il suo solito sorriso divertito. « James esce spesso con il Mantello dell'Invisibilità... Rachel, non hai torto, ma non ce l'ha neanche lui. Se non ci fosse nessuna spia, si potrebbe anche unire all'Ordine della Fenice ».
Rachel non fece commenti, anche se non sembrava molto entusiasta di quella proposta, non dopo tutte le perdite che l'Ordine aveva subito.
Regulus invece si sentì come se qualcuno gli avesse puntato la bacchetta alla tempia.
« Quando incastrerete la spia ci penserò » tagliò corto, improvvisamente deciso a cambiare di nuovo argomento.
Per fortuna nessuno degli altri due insistette. In realtà Regulus non aveva la minima intenzione di entrare a far parte dell'Ordine, e non perché non volesse combattere; piuttosto lo avrebbe fatto da solo. Ma non se la sentiva di ignorare la propria coscienza: si era imposto di non farlo più molto tempo prima, ormai.
Benjy Fenwick era stato nell'Ordine, e Regulus non si sentiva in diritto di prendere il suo posto, non dopo averlo lasciato morire in quel modo. Gli altri non sarebbero stati contenti di avere tra di loro il colpevole della cattura del loro ex compagno. E Regulus stesso lo avrebbe considerato un insulto alla sua memoria.
Aveva creduto di sentirsi meglio, continuando a fare qualcosa di buono, ma era dura sapere che il ricordo di quel poveretto avrebbe continuato a tormentarlo in eterno.
Non aveva nessun bisogno di trovarsi vicino a dei Dissennatori per rivedere la sua espressione terrorizzata.
Gli bastava addormentarsi.

***

« Non funzionerà mai, Hestia » ripeté Kingsley per quella che doveva essere almeno la centesima volta.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
« E allora cosa facciamo? Ce ne restiamo a guardare mentre Gibbon continua a creare un esercito di maghi oscuri proprio dentro le mura di Hogwarts? Sono stufa di fare finta di nulla. Stavolta dobbiamo agire per forza. »
Kingsley non replicò. Era evidente che fosse d'accordo con lei, ma sembrava ugualmente molto scettico sul risultato. Da quando le aveva riferito la conversazione avvenuta tra il professor Gibbon e Higgs il primo giorno di scuola, nessuno dei due era stato capace di trovare una soluzione. Sarebbe stato logico andare a denunciare la faccenda a Silente... ma con quale autorità avrebbero potuto farlo? La parola di due studenti di sedici anni non contava nulla contro quella di un insegnante di Hogwarts, che tra l'altro sarebbe stato prontamente difeso da almeno una decina di Serpeverde e, come Hestia aveva iniziato a sospettare mesi dopo, anche da quattro o cinque studenti di altre Case. E oltre a questo, in tutti quei mesi non erano riusciti ad ottenere neanche una prova.
Le riunioni segrete di sicuro non si tenevano nell'ufficio dell'insegnante. In quanto Prefetto di Corvonero, Kingsley aveva sfruttato diverse ronde per tenere d'occhio i movimenti di Higgs e dei suoi compari, ma anche se li pedinava, ogni volta ad un certo punto sparivano nel nulla, come se fossero stati risucchiati dalle pareti del castello.
Hestia era arrivata alla conclusione che usassero qualche passaggio segreto che conoscevano in pochi. Fatto sta che, anche se avevano provato per tutta la durata dell'anno scolastico a trovare un modo per incastrarli, non c'erano ancora riusciti.
Almeno fino a quel giorno.
« Non ci aiuterà mai » riprese Kingsley, sempre più scettico, mentre iniziavano l'ultima rampa della scalinata principale, sbucando poi in un corridoio del quarto piano.
« Lo farà. Deve farlo. È la seconda volta che rimane vittima di quei teppisti. Ha più motivi di noi per desiderare che tutto questo finisca al più presto. »
Detto questo, Hestia entrò in infermeria, seguita immediatamente da Kingsley.
« Che cosa credete di fare? » li apostrofò Madama Chips, vedendoli entrare senza neanche bussare.
« Scusi. Siamo venuti a trovare Bundy. L'orario delle visite è giusto, vero? » chiese lui, cercando di frenare l'impazienza dell'amica, che invece si stava già guardando intorno, cercando di scorgere la figura di Bundy dietro le tendine separatorie dei letti.
« Sì » bofonchiò la Chips, scrutandoli come un cane che annusa un estraneo per assicurarsi che sia meritevole di fiducia. Alla fine dovette giudicarli affidabili. « È nell'ultimo letto in fondo. Ma non fate troppo rumore, o sveglierete gli altri. »
Entrambi annuirono e si diressero nella direzione che l'infermiera aveva indicato. Seduto sull'ultimo letto, intento a fissare il soffitto con un'espressione apatica, c'era Bundy. Era sempre stato un ragazzo piuttosto alto e imponente, non proprio un armadio come Higgs, ma ci mancava poco. Tuttavia quella mattina sembrava molto più fragile del solito, come se si fosse ristretto nel tentativo di passare inosservato. E le sue condizioni non miglioravano la situazione: aveva diverse contusioni sul volto che, nonostante la pomata spalmatagli da Madama Chips, non si erano ancora ritirate, un braccio rotto e una fasciatura intorno alla testa.
Quando vide arrivare Hestia e Kingsley, si riscosse, e lanciò loro un'occhiata perplessa, prima di voltarsi immediatamente dall'altra parte per non far notare gli occhi arrossati da quello che di certo era un pianto recente. Certo, si conoscevano di vista e ogni tanto si erano scambiati qualche parola, ma la loro visita doveva apparirgli piuttosto inaspettata.
« Ciao Bundy. Come ti senti? » esordì Hestia, sforzandosi di non essere troppo impaziente di interrogarlo su quanto gli era successo quella notte.
Lui bofonchiò qualcosa di incomprensibile, ma che forse doveva suonare come un « bene. »
« Cosa ti è successo? » domandò Kingsley.
Bundy lo guardò male.
« Sono caduto dalla scopa. A voi che importa? »
A quel punto Hestia non si trattenne più. Nonostante i suoi modi bruschi, il Serpeverde era chiaramente spaventato da qualcosa o qualcuno. Decise di non girare più intorno al nodo della questione.
« A me quelli sembrano pugni » dichiarò, e lo vide sbiancare talmente in fretta che per un attimo temette che potesse svenire. Gli si sedette accanto, mentre lui la guardava quasi con paura.
« Ma che dici? Che cosa volete da me? Non vi conosco nemmeno. Andatevene via subito, o chiamo Madama Chips! »
« Ascolta... Qual è il tuo nome? »
« Oliver » rispose lui, fissandola come se lei gli stesse puntando una bacchetta alla tempia.
« Bene. Ascolta, Oliver. Noi sappiamo chi ti ha fatto questo. »
« Sono caduto... »
« Da una scopa, certo. Vallo a raccontare a qualcun altro. Stai mentendo perché ti hanno minacciato, vero? E quelle botte che ti hanno dato sono state un avvertimento. »
Oliver Bundy adesso aveva iniziato a tremare. Serrò i pugni e i denti, costringendosi a restare immobile e resistere. Kingsley provò una pena immensa nei suoi confronti, tanto che decise di intervenire, sapendo di essere molto più rassicurante di Hestia.
« Non servirà a nulla tacere. In questo modo continueranno a fare quello che vogliono senza essere mai puniti, perché Gibbon li copre sempre. »
Bundy lo fissò con la bocca aperta. Kingsley doveva aver fatto centro, pensò Hestia, speranzosa.
« Tu... voi... come...? »
« Abbiamo scoperto per caso delle lezioni segrete... e tu devi averlo scoperto a tua volta, vero? È per questo che ti hanno picchiato. »
Bundy esitò. Seguirono alcuni secondi di silenzio assoluto, rotto soltanto dai respiri affannosi del ragazzo. Doveva avere anche qualche costola incrinata, perché respirava a fatica, e ogni volta cercava di reprimere una smorfia di dolore.
« Qualche settimana fa ho scoperto che alcuni ragazzi uscivano di notte dalla sala comune » esordì, parlando con una voce talmente flebile che sia Hestia che Kingsley dovettero avvicinarsi ancora di più a lui. « All'inizio ho fatto finta di nulla. Non erano affari miei quello che facevano fuori dai dormitori. Ma poi... una volta ho sentito parlare Higgs riguardo alle Arti Oscure. Dopo quello che mi ha fatto il primo giorno di scuola, ci sono stati altri episodi, visto che... »
Si bloccò, incapace di continuare.
« Visto che sei un Nato Babbano » concluse Kingsley al suo posto.
Lui lo guardò male, ma non negò.
« Non c'è niente di male, sai? » fece Hestia.
« Fesserie. Vallo a dire a tutti i Nati Babbani uccisi finora là fuori » sibilò lui, infuriato. « Sono sicuro che saranno contenti di sapere che, dopo tutto, non avevano nulla di sbagliato. Peccato che intanto sono morti. »
Hestia non si fece di certo impressionare.
« Questo perché la gente come Higgs non viene fermata. Ma tu puoi farlo. »
« No, non posso. Quando li ho visti uscire, ieri notte, ho deciso di seguirli. Volevo vendicarmi di Higgs, che quest'anno mi ha reso la vita un inferno... E ho visto più di quel che avrei dovuto. Poi lui mi ha scoperto, e insieme agli altri mi ha fatto questo... Non posso dire nulla. Ci tengo alla pelle. »
« Se tenessi davvero alla tua pelle, ci aiuteresti a denunciarli tutti. Sai che cosa succederà se Gibbon continua con queste riunioni segrete? Credi che voglia istruire questi studenti con le Arti Oscure per assecondare le loro curiosità? Sei un ragazzo intelligente, e devi aver capito anche tu cosa c'è dietro... chi c'è dietro. Gibbon è un Mangiamorte » asserì Hestia, anche se sapeva che fare certi discorsi a scuola era assurdo. La maggior parte degli studenti cercava di non pensare a quel che stava succedendo fuori dalla scuola. Lei e Kingsley erano due dei pochi che facevano eccezione. « Se Tu-Sai-Chi si crea un gruppo di fedeli qui dentro, non ci metterà tanto a prendere il possesso di Hogwarts. E a quel punto, pensi che un Nato Babbano come te verrebbe risparmiato? »
Bundy tremò. Evidentemente non aveva ancora considerato quella possibilità. Si morse il labbro spaccato, indeciso su quale decisione prendere.
« Ma voi due cosa pensate di fare? Non possiamo denunciare Gibbon, è un insegnante. Non ci crederanno mai. »
« Hai detto di aver visto più del dovuto » rispose Kingsley. « Se sai dove si tengono le lezioni segrete, troveremo un modo per incastrarli questa notte stessa. »
Oliver scostò lo sguardo, spaventato.
« Voi due siete completamente matti... »
Hestia si costrinse a non insistere subito: sicuramente Bundy aveva scoperto il nascondiglio, ma aveva talmente tanta paura che lei non poteva permettersi un passo falso, e fargli fretta non era esattamente la soluzione migliore.
Attese, in ansia, finché il Serpeverde non si voltò a guardarli di nuovo.
« Se ve lo dico, dovete assicurarmi che non subirò conseguenze. Se il vostro piano dovesse fallire, tutti loro sapranno che sono stato io a parlare. E se mi ammazzano, il mio spirito vi perseguiterà in eterno. »
« Fidati di noi. Non ti succederà nulla » rispose Kingsley, e la sua voce calma e rassicurante riuscì a fargli prendere la decisione giusta.
« C'è una stanza, al settimo piano. Non la conosce nessuno, credo. Prima d'ora non l'avevo mai notata, perché di solito il suo ingresso è invisibile. So soltanto che Higgs e gli altri hanno fatto avanti e indietro per circa tre volte davanti al muro, e poi la porta è apparsa dal nulla. »
Hestia e Kingsley si scambiarono un'occhiata colma di stupore ed eccitazione.
« Ci puoi spiegare esattamente dove si trova? »
E Bundy indicò loro le esatte coordinate della stanza segreta. Alla fine, sebbene fosse teso e preoccupato, una certa speranza era sorta in lui.
« Grazie. Vedrai che domani mattina tutto sarà diverso » lo rassicurò Hestia, con un sorriso incoraggiante.
« Sì, ma spero che diverso equivalga a migliore » bofonchiò quello, che non era proprio sicuro di aver fatto la scelta giusta.
I due ragazzi uscirono dall'infermeria, piuttosto tesi.
«
È per stanotte, vero? » le chiese Kingsley.
« Sì, si esercitano sempre nel fine settimana, e oggi è sabato. Ho già un piano. »
Lui sorrise.
« Chissà perché, ne ero certo » commentò.
« Lo prenderò per un complimento. Ascoltami bene » disse lei, dopo essersi assicurata che il corridoio in cui si trovavano fosse deserto. « Io questa notte seguirò gli aspiranti maghi oscuri fino alla Stanza che Scompare, mentre tu sarai nelle vicinanze dell'ufficio di qualunque professore abbia un minimo di sale in zucca. Puoi scegliere tu quale... »
« Aspetta un attimo. Perché devi essere tu a seguirli? »
« Perché sono più brava di te a pedinare la gente! L'anno scorso ho fatto molta esperienza in materia... »
« Pedinavi il ragazzo con cui uscivi? » le chiese lui, sconvolto. « Eri davvero così gelosa? »
« Bè, alla fine si è scoperto facevo bene a non fidarmi, quindi non mi giudicare » borbottò lei, facendo una smorfia.
« D'accordo, pedinali tu. Ma come faremo a comunicare tra di noi? Dovrai essere tu a dirmi quando fare intervenire l'insegnante, giusto? »
Hestia annuì, valutando il problema. Poi qualcosa attirò la sua attenzione, e lei ricambiò il saluto cordiale del fantasma del Frate Grasso, che le era passato accanto.
« Penso di aver trovato la soluzione » annunciò.

Quella notte Hestia e Kingsley avevano messo in atto il piano, dopo averlo perfezionato tutto il pomeriggio. Mentre lui andava ad appostarsi nel corridoio in cui c'erano gli uffici del professor Vitious e della professoressa McGranitt, lei aveva pedinato con cautela alcuni studenti che erano usciti di nascosto dai loro dormitori.
Bundy aveva detto la verità, constatò. Quando i due ragazzi che aveva seguito erano giunti nel corridoio del settimo piano, ne avevano percorso un pezzo avanti e indietro per tre volte, finché una porta non era apparsa nella parete di fronte a loro.
Hestia non era intervenuta subito: preferiva aspettare perché voleva coglierli sul fatto.
La lezione durò un paio d'ore, durante le quali Hestia dovette lottare contro gli sbadigli e il sonno che rischiava di farla addormentare lì, dietro la porta della Stanza che Scompare. Per fortuna aveva qualcuno a farle compagnia.
«
È scandaloso! » sussurrò il Frate Grasso dopo aver sfilato la propria testa dal muro: essendo un fantasma, poteva sbirciare all'interno della stanza ed essere testimone di tutto quel che vi succedeva all'interno. « Non hai idea di quello che sta insegnando a quei ragazzi. »
« Preferisco non saperlo, infatti. Ma tu tienilo bene a mente quando dovrai riferirlo agli altri insegnanti, Frate. »
« Puoi esserne sicura... Io però spero solo che gli studenti non vengano espulsi. Tu cosa ne pensi? »
Hestia non era altrettanto tenera nei confronti dei ragazzi che stavano frequentando le lezioni di Gibbon.
« Non lo so, ma meritano una punizione esemplare. Studiare le Arti Oscure non è reato: per sconfiggere il nemico è necessario conoscerlo per bene. Ma quando è un Mangiamorte ad insegnartele, le cose cambiano. E alcuni di questi studenti hanno aggredito un altro. »
« Sì, non hai tutti i torti... Torno a controllare cosa succede » le disse il fantasma di Tassorosso, tuffando di nuovo la testa nella parete.
« Fai attenzione a non farti vedere » lo ammonì lei.
Quello alzò il pollice per comunicarle che aveva capito.
Un quarto d'ora più tardi, Hestia era sul punto di appisolarsi quando il Frate Grasso richiamò la sua attenzione.
« Hanno quasi finito. Gibbon ha detto che restano ancora cinque minuti! »
« D'accordo » fece lei, tornando improvvisamente lucida e sveglia. « Puoi andare ad avvertire Kingsley al secondo piano. »
« Farò più in fretta che posso! » disse il Frate Grasso. E si gettò in picchiata, attraversando il pavimento.
Hestia rimase in attesa, sperando che Kingsley si sbrigasse. Se si fosse ritrovata da sola, di fronte all'intera classe di Gibbon che usciva per tornarsene a dormire, sarebbe stata nei guai.
Ma Kingsley non la deluse. Erano trascorsi solo un paio di minuti o poco più, quando Hestia udì dei passi alle proprie spalle, e il Frate Grasso la raggiunse, seguito da Kingsley, che nel frattempo stava spiegando tutto ai professori McGranitt e Vitious, entrambi piuttosto sconvolti. La donna tuttavia fu la prima a riprendersi.
« Signorina Jones, lei non dovrebbe trovarsi qui. Non è un Prefetto » le fece notare.
Hestia aprì le braccia come a dirle che non dipendeva da lei, e notò che il professor Vitious scrollava la testa con aria divertita.
« Allora, dove sono? » chiese poi l'insegnante di Incantesimi, guardando con perplessità la parete spoglia davanti a lui.
« Qui dentro » rispose Hestia, indicando il punto in cui due ore prima si era aperta la porta.
« Bene. Voi due fatevi da parte, ragazzi. Lasciate fare a noi » disse la McGranitt, estraendo la bacchetta e piazzandosi di fronte alla parete con le labbra serrate e un'espressione combattiva dipinta in volto.
Hestia e Kingsley indietreggiarono, tesi.
« Ti hanno creduto subito? » chiese lei al ragazzo, abbassando la voce il più possibile.
« Più o meno. Ma quando il Frate Grasso ha spiegato tutto quello che aveva visto, mi hanno seguito senza aggiungere altro » rispose lui.
Poi la porta apparve e si aprì.
Gibbon, subito seguito da tutti gli altri studenti, aveva appena varcato la soglia della Stanza che Scompare, quando si bloccò di colpo, sbiancando.
« Salve » lo salutò Vitious, con un ghignetto che Hestia non gli aveva mai visto prima.
Seguì un istante di panico. Gibbon alzò la propria bacchetta, pronto ad attaccare, ma gli altri due insegnanti furono più veloci e in un attimo lo disarmarono, legandogli le mani dietro la schiena.
Alcuni allievi di Gibbon strillarono. Un paio di studenti tentò una fuga inutile e Higgs sembrava valutare la possibilità di combattere, ma tutti quanti rimasero immobili quando la McGranitt li minacciò.
« Non muovete un muscolo o giuro che vi sbatto fuori da Hogwarts prima che abbiate il tempo di dire una sola parola. »
A quel punto si arresero tutti. Solo Gibbon provò a salvare il salvabile, invano.
« Minerva, ti assicuro che posso spiegare... » farfugliò, ma era evidente che non ci contava nemmeno lui.
« Lo dirai direttamente al Preside, Gibbon. Adesso seguitemi tutti quanti. Forza! »
Gli studenti si incamminarono dietro di lei, alcuni depressi, altri furiosi e altri decisamente terrorizzati. Hestia ignorò l'occhiataccia di Higgs, mentre anche lei e Kingsley seguivano l'insolita comitiva in direzione dell'ufficio di Silente.

Albus aveva licenziato all'istante Gibbon, che era stato portato via dagli Auror. Quanto agli studenti che avevano scelto di farsi insegnare le Arti Oscure, aveva cercato di non essere troppo duro, non con tutti, per lo meno. Alla maggior parte di loro aveva assegnato una punizione che sarebbe durata tutti i giorni fino alla fine dell'anno scolastico. Ma ce n'erano stati un paio di cui non sapeva cosa fare. Higgs e altri tre studenti avevano aggredito Bundy, e inoltre erano tutti e quattro già maggiorenni, quindi non potevano cavarsela con così poco.
Ma se li espello dalla scuola, che fine faranno? Si era chiesto. Non aveva molte speranze che un'espulsione avrebbe insegnato loro a comportarsi bene. Piuttosto, avrebbe fatto guadagnare alle schiere di Voldemort quattro nuovi alleati. Forse sarebbe stato inutile anche rieducarli, ma tentare non nuoceva, anche se prima di tutto doveva pensare all'incolumità di Bundy, che si era esposto anche troppo a possibili vendette.
Dopo un lunghissimo dibattito al quale avevano partecipato tutti i precedenti Presidi della scuola, alla fine aveva smesso di ascoltare le proteste di tre o quattro dei ritratti e aveva preso una decisione. Higgs e gli altri tre avrebbero avuto una punizione ancora più severa degli altri. Inoltre, sarebbero stati accompagnati tutto il giorno da un insegnante, sia a pranzo che nelle aule. E, per evitare che aggredissero di nuovo Bundy nei dormitori, si era messo d'accordo con i ritratti di alcuni Presidi, che avrebbero dovuto costantemente monitorare la sala comune di Serpeverde e riferirgli quanto accadeva. Inoltre, se a Bundy fosse accaduto qualcosa, Serpeverde sarebbe stata squalificata. Higgs era inorridito, sentendo quelle cose, ma Silente era sicuro che non avrebbe più torto neanche un capello a Bundy, a meno di non essere linciato da tutti i suoi compagni di Casa.
«
È uno sporco ricatto, non una punizione! Sono indignato! Non sei per niente imparziale » aveva commentato Phineas. Ma ormai la decisione era stata presa.
L'unico lato positivo di quella nottata, furono i due Encomi che assegnò a Hestia Jones e Kingsley Shacklebolt. Silente li aveva notati già da tempo, e gli erano già giunte voci riguardo alla loro lealtà. Prima che finissero la scuola avrebbe proposto loro di entrare a far parte dell'Ordine della Fenice. Al momento tuttavia dovevano ancora concludere il sesto anno, quindi preferiva aspettare.
Quando fu finalmente solo, sospirò, nel vano tentativo di ignorare Phineas, che continuava a borbottare nella stanza.
Dopo almeno cinque minuti, tuttavia, non poté più ignorare i mugugni e le sue schiarite di voce.
« Cosa c'è, Phineas? » domandò Albus, esasperato.
Il Preside Black parve sorpreso di essere stato finalmente interpellato, ma riacquistò subito il controllo, nonostante l'arrabbiatura di poco prima.
« Bè, avrei voluto tenermelo per me, ma visto che tieni tanto a sapere la mia opinione... Te la stavi facendo fare proprio sotto il naso, eh? »
Albus sorrise, anche se a fatica.
« Non preoccuparti. Non mi fidavo di Gibbon » rispose, tanto per metterlo a tacere.
Ma in realtà si rese conto di aver perso colpi. In fondo aveva ben altre cose a cui pensare, a partire dagli Horcrux. Dopo essere finalmente riuscito a cavare la verità alla Dama Grigia, doveva andare in Albania. Quel pomeriggio aveva incontrato Remus Lupin, che gli aveva chiesto di aiutarlo a liberare i bambini del branco di Greyback. Albus gli aveva promesso che avrebbe escogitato un piano al più presto, ma tutte quelle cose, alle quali si aggiungeva il dilemma della Profezia, lo stavano facendo impazzire. E in più, in quel momento stava aspettando qualcuno.
Fu proprio il rumore pesante di qualcuno che bussava rumorosamente alla porta ad impedire a Phineas di fare altri commenti sarcastici.
« Avanti » disse Albus, guardando Hagrid entrare nello studio.
« Buonasera, signore... ehm... Questo ragazzo dice di avere un colloquio con lei... Mi ha fatto vedere un biglietto ma... » bofonchiò il guardacaccia, incerto.
« Sì, dice la verità. Fallo entrare, Hagrid. »
L'uomo si fece da parte, lasciando passare un ragazzo incappucciato, che rimase impalato di fronte a Silente. Hagrid esitò ancora per qualche istante, fissando il nuovo arrivato con aria sospettosa, poi si chiuse la porta alle spalle.
Il ragazzo doveva aver preso una Pozione Polisucco, ma Albus sapeva bene di chi si trattava. In fondo era sempre stato uno studente eccezionale in Pozioni.
« Siediti, Severus » lo invitò.
Lui obbedì. Si guardò intorno, ancora a disagio, e parlò.
« Come mai mi ha chiesto di vederci qui a Hogwarts? Di solito evitiamo di incontrarci dove ci sono altre persone. »
« Purtroppo ho avuto un contrattempo, ma non preoccuparti di questo. Allora, ci sono novità? »
Severus Piton annuì.
« Il Signore Oscuro mi ha affidato un incarico: vuole che io diventi un insegnante di Hogwarts, per poter controllare i suoi movimenti e ottenere la sua fiducia. »
Silente inarcò le sopracciglia, colpito.
« Quindi presumo che abbia già saputo di Gibbon. Molto bene... Naturalmente non ti puoi rifiutare. Devi fargli credere di essere sempre e comunque dalla sua parte. E in questo modo potrai informarmi dei piani di Voldemort senza problemi. Tra l'altro sei fortunato. Il professor Lumacorno ha deciso di andare in pensione, quindi a settembre avremo la cattedra di Pozioni tutta a tua disposizione. »
Silente notò un'espressione incerta in Severus.
« Pozioni non ti va? Ricordo che sei sempre stato eccezionale nella materia. Horace ti esaltava di continuo. »
« Sì, ma... Se Gibbon è stato licenziato, anche la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure sarà vacante. Non potrei avere quella? Sono un esperto e potrei essere molto più utile agli studenti come insegnante di Difesa che di Pozioni. »
Albus tacque, inquieto. Aveva appena iniziato a collaborare con Piton, ma certe cose le aveva capite. Sicuramente amava Lily Evans, ma il punto era proprio quello. Aveva tradito Voldemort perché lei sopravvivesse. Ma se Voldemort non l'avesse mai minacciata, scegliendo Neville al posto di Harry, probabilmente non gli avrebbe voltato le spalle. Era sempre affascinato dalle Arti Oscure, e Albus temeva che il contatto continuo con esse gli avrebbe fatto avere dei ripensamenti.
« Mi dispiace, Severus, ma preferisco che tu insegni Pozioni. »
Lo disse con un tono definitivo, e il ragazzo lo capì, perché si fece improvvisamente scuro in volto, ma non protestò.
« Se è proprio quello che vuole... » bofonchiò, mordendosi la lingua per la stizza.
« Credimi, è meglio per te » cercò di dirgli lui.
Ma Severus non sembrava affatto convinto.







Perdonate il ritardo! Chi mi ha tra gli amici di facebook saprà dai miei scleri che quest'estate ho scrtto la bellezza di cinque capitoli tutti a penna, quindi trascriverli al pc è stata un'impresa (promemoria per me: mai più, mai più).
Ora che
si sa cos'è l'ultimo Horcrux, qualcuno conosce l'esistenza della Stanza delle Necessità e siamo quasi a fine 1981, posso rendere ufficiale la notizia: mancano circa 7 o 8 capitoli alla fine! O___O Ebbene sì. Proprio oggi ho iniziato a scrivere il capitolo di Halloween (notizia che potevo tenere per me ma che ho preferito condividere con voi perché sì, oggi mi sento un po' sadica)
Ah, per chi mi nelle recensioni mi ha detto di sentire la mancanza di Regulus (come vi capisco *-*) qui è apparso poco, lo so, ma tornerà presto in tutto il suo eroico splendore. Non sia mai che lo faccia restare tranquillo troppo a lungo...
Come promesso, da questo momento tornerò ad aggiornare una volta ogni due settimane, quindi arrivederci al 20 ottobre (se ci riesco anche qualche giorno prima, vediamo)
Baci,
Julia

  
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