I. Windsurf
C'è rumore di mare, nell'aria, quando Ivan decide che
sdraiarsi sull'asciugamano colorato di blu e giallo - sulla spiaggia di
sabbia fine e ambrata - non equivale a morte certa per la sua pelle
bianca e sensibile.
C'è rumore di mare, e Braginski può giurare senza
remore che c'è anche l'odore, del mare e di salsedine che,
come le onde, gli arriva al naso in zaffate abbondanti, senza che lui
abbia la reale intenzione di porvi una barriera contro o ne sia in
qualche modo infastidito.
Guarda l'ombrellone che Alfred gli ha dato, prima di correre verso
l'acqua con in mano la sua tavola personale, urlando come un bambino
pieno di gioia.
In tutta sincerità, non si ricorda di averlo mai visto
così felice. E forse, pensa, è per il fatto che
il sole brilla nel cielo senza che nulla lo accompagni. E forse, pensa,
è per il fatto che oltre a lui, su quella spiaggia, ci
stanno una quantità imbarazzante di altri stupidi americani
con la mania del windsurf e dei ghiaccioli alla menta. E forse, pensa
davvero a lungo, è per il fatto che lo vede per la prima
volta in abiti non ufficiali, senza la necessità di
minacciarlo di morte con una pistola tra le mani per averlo fermo e
zitto.
Ivan allunga le gambe in avanti, cominciando a mettersi la crema
protettiva. E' fredda al contatto, ma con tutta quell'afa non gli fa
che piacere. Non è mai riuscito a credere, davvero, che
un'estate potesse essere così calda - ma Alfred gli aveva
detto che no, in estate fa così caldo che si può
andare in giro nudi e mangiare ghiaccioli tutto il giorno e avere
ancora caldo. Lui, il russo, ci crede ora, ed è quasi felice
di essersi lasciato convincere. Quel quasi riguarda il numero di
zanzare che aveva dovuto sopportare in cambio della sua ammissione, in
aggiunta all'imbarazzo iniziale che ha provato quando si è
ritrovato mezzo nudo di fronte all'americano.
Ma l'altro ha riso, e allora tutto si è risolto.
Alfred, pensa Ivan, ha una maniera tutta sua di risolvere le faccende
internazionali. La maggior parte delle volte ride e fa come se il Mondo
non esistesse, l'altra parte delle volte invece lo guarda, ride ancora
e gli si para davanti come a dire che il Mondo è suo e Ivan
non ne diventerà mai padrone. E la cosa sembra
così tanto un tira e molla tra due amanti litigiosi che
persino Arthur ha smesso di arrabbiarsi perché quei due
bambini non lo ammettono nei loro giochi.
Ivan ride a sua volta, a pensare come Alfred abbia monopolizzato
così tanto la sua vita negli ultimi anni. Prima
c'è stato Francis, c'è stato Arthur e
c'è stato Yao - anche Kiku, in realtà, e ogni
tanto Tino e Berwald.
A cavalcare sulla superficie degli eventi, lasciando che la Storia
passi sotto i suoi piedi e lui ne esca sempre indenne, beh... Alfred
è un maestro, in questo. La Storia la fa l'Europa - quella
Europa che per l'amor di Dio ci pensa troppe volte a lasciar stare il
più ingombrante dei suoi figli Oltremare - ad Alfred basta
averne il possesso completo.
Non per niente, lui ha inventato il windsurf.
Braginski ride quando vede il corpo morbido di Alfred cadere in mezzo
alle onde e sgusciare poi da sotto la sua superficie con mille spruzzi
d'acqua salata. Lo trova divertente, perché Alfred
è abbastanza maldestro da essere spassoso persino ai suoi
occhi. L'americano lo sente, si volta e lo guarda, sorridente: senza
occhiali sul naso il suo profilo è anche meglio, in effetti.
Ivan chiude il barattolo della crema e si poggia alle mani, indietro.
Molta gente lo guarda, incuriosita dalla sua stazza e dal pallore della
sua pelle. Nessun americano in salute è come lui, tutti
dicono tra borbottii ed esclamazioni nascoste. Ivan sorride gentile a
tutti loro, senza distinzioni di sorta: una volta non era
così aperto e sincero, pareva nascondersi a sua volta dietro
un dito. E forse Alfred ha un poco di ragione quando glielo fa notare,
tra un panino e l'altro, insieme a un'esclamazione non troppo
intelligente e un rutto.
-A me piace la coca cola, a te la vodka. Non pensi che si possa vivere
vicini ugualmente? Non ti discriminerò certo
perché non apprezzi la sana cucina!-
Ride. Alfred ride molto spesso. Ivan ha imparato a sorridere assieme a
lui, cercando di non essere altrettanto rumoroso o fastidioso. Ritiene
anche di aver fatto passi da gigante. D'altra parte, gli piace sentire
qualcosa che non sia l'infuriare del vento contro le finestre, ogni
tanto.
Scorge Alfred che riemerge dall'acqua, portandosi appresso la tavola
legata alla caviglia. Gli trotta accanto, fermandosi vicino al suo
asciugamano.
E' tutto bagnato, ma non sembra farci tanto caso quando urla nelle
orecchie di Ivan.
-Ti va di venire un po' in acqua?-
Ivan guarda l'oggetto che tiene tra le mani, quasi sia un trofeo d'alta
classe - e sì, pensa a quanto sia tipicamente americano
essere orgogliosi delle più piccole stupidate che si possano
trovare a quel mondo.
Quindi sorride, mentre fa notare l'ovvio ad Alfred.
-Non so andare sulla tavola...-
L'altro ride, evidentemente non scoraggiato da quell'abbozzo di rifiuto.
Mai che ci possa essere al mondo qualcuno in grado di sfuggirgli.
-Nessun problema! Ci pensa l'eroe a insegnarti! Non diventerai mai
bravo come me, ma con un po' di impegno forse riuscirai a essere
decente!-
Gli tende la mano, amichevole e rassicurante.
Quella stessa mano che l'ha minacciato di morte tante, tantissime
volte, stringendo armi diverse o scettri diversi.
Quella stessa mano che non ha mai imparato a implorare
pietà, forte di un orgoglio che è così
simile al suo che quasi Ivan si chiede come sia possibile, che esistano
due corpi a separarli a tale maniera.
Quella stessa mano che, in realtà, ha stretto più
volte per motivi non esattamente bellici e militari.
Ivan sorride, portandosi la mano alle labbra per un tocco fugace e poi
lasciandosi condurre in mare.
Una tavola da surf in mano, un peso in meno sulla coscienza - il cuore,
nel petto, libero e leggero.
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