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Autore: Rota    24/10/2012    0 recensioni
Per Braginski il concetto del tempo non poteva essere uguale a quello degli uomini, lo intuiva egli stesso.
La sua non era stata una vera e propria nascita, così come quella di Kiev non era stata una vera e propria morte. In realtà, Ivan pensava che alla base di tutto stava la diversa dimensione del vivere, tra uomo e Nazione. Un uomo viveva senza la sua Nazione, ma una Nazione non poteva vivere senza i suoi uomini, frutto com'era della loro volontà, dei loro sogni e della loro determinazione.
Era anche vero che gli uomini potevano cambiare, che l'aspetto preponderante di una società era mutevole così come era mutevole il concetto di norma e di legge. Ma era l'anima a rimanere la stessa, il nocciolo più intimo, e questa legava uomini e Stati in un vincolo unico che non si sarebbe potuto mai spezzare.

[Russia centric - presenza di OC storici - velato shonen ai RusAme]
**[SECONDA classificata al contest "History Collection" indetto dal CoS - Collection of Starlight]**
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I. Windsurf





C'è rumore di mare, nell'aria, quando Ivan decide che sdraiarsi sull'asciugamano colorato di blu e giallo - sulla spiaggia di sabbia fine e ambrata - non equivale a morte certa per la sua pelle bianca e sensibile.
C'è rumore di mare, e Braginski può giurare senza remore che c'è anche l'odore, del mare e di salsedine che, come le onde, gli arriva al naso in zaffate abbondanti, senza che lui abbia la reale intenzione di porvi una barriera contro o ne sia in qualche modo infastidito.
Guarda l'ombrellone che Alfred gli ha dato, prima di correre verso l'acqua con in mano la sua tavola personale, urlando come un bambino pieno di gioia.
In tutta sincerità, non si ricorda di averlo mai visto così felice. E forse, pensa, è per il fatto che il sole brilla nel cielo senza che nulla lo accompagni. E forse, pensa, è per il fatto che oltre a lui, su quella spiaggia, ci stanno una quantità imbarazzante di altri stupidi americani con la mania del windsurf e dei ghiaccioli alla menta. E forse, pensa davvero a lungo, è per il fatto che lo vede per la prima volta in abiti non ufficiali, senza la necessità di minacciarlo di morte con una pistola tra le mani per averlo fermo e zitto.
Ivan allunga le gambe in avanti, cominciando a mettersi la crema protettiva. E' fredda al contatto, ma con tutta quell'afa non gli fa che piacere. Non è mai riuscito a credere, davvero, che un'estate potesse essere così calda - ma Alfred gli aveva detto che no, in estate fa così caldo che si può andare in giro nudi e mangiare ghiaccioli tutto il giorno e avere ancora caldo. Lui, il russo, ci crede ora, ed è quasi felice di essersi lasciato convincere. Quel quasi riguarda il numero di zanzare che aveva dovuto sopportare in cambio della sua ammissione, in aggiunta all'imbarazzo iniziale che ha provato quando si è ritrovato mezzo nudo di fronte all'americano.
Ma l'altro ha riso, e allora tutto si è risolto.
Alfred, pensa Ivan, ha una maniera tutta sua di risolvere le faccende internazionali. La maggior parte delle volte ride e fa come se il Mondo non esistesse, l'altra parte delle volte invece lo guarda, ride ancora e gli si para davanti come a dire che il Mondo è suo e Ivan non ne diventerà mai padrone. E la cosa sembra così tanto un tira e molla tra due amanti litigiosi che persino Arthur ha smesso di arrabbiarsi perché quei due bambini non lo ammettono nei loro giochi.
Ivan ride a sua volta, a pensare come Alfred abbia monopolizzato così tanto la sua vita negli ultimi anni. Prima c'è stato Francis, c'è stato Arthur e c'è stato Yao - anche Kiku, in realtà, e ogni tanto Tino e Berwald.
A cavalcare sulla superficie degli eventi, lasciando che la Storia passi sotto i suoi piedi e lui ne esca sempre indenne, beh... Alfred è un maestro, in questo. La Storia la fa l'Europa - quella Europa che per l'amor di Dio ci pensa troppe volte a lasciar stare il più ingombrante dei suoi figli Oltremare - ad Alfred basta averne il possesso completo.
Non per niente, lui ha inventato il windsurf.
Braginski ride quando vede il corpo morbido di Alfred cadere in mezzo alle onde e sgusciare poi da sotto la sua superficie con mille spruzzi d'acqua salata. Lo trova divertente, perché Alfred è abbastanza maldestro da essere spassoso persino ai suoi occhi. L'americano lo sente, si volta e lo guarda, sorridente: senza occhiali sul naso il suo profilo è anche meglio, in effetti.
Ivan chiude il barattolo della crema e si poggia alle mani, indietro. Molta gente lo guarda, incuriosita dalla sua stazza e dal pallore della sua pelle. Nessun americano in salute è come lui, tutti dicono tra borbottii ed esclamazioni nascoste. Ivan sorride gentile a tutti loro, senza distinzioni di sorta: una volta non era così aperto e sincero, pareva nascondersi a sua volta dietro un dito. E forse Alfred ha un poco di ragione quando glielo fa notare, tra un panino e l'altro, insieme a un'esclamazione non troppo intelligente e un rutto.
-A me piace la coca cola, a te la vodka. Non pensi che si possa vivere vicini ugualmente? Non ti discriminerò certo perché non apprezzi la sana cucina!-
Ride. Alfred ride molto spesso. Ivan ha imparato a sorridere assieme a lui, cercando di non essere altrettanto rumoroso o fastidioso. Ritiene anche di aver fatto passi da gigante. D'altra parte, gli piace sentire qualcosa che non sia l'infuriare del vento contro le finestre, ogni tanto.
Scorge Alfred che riemerge dall'acqua, portandosi appresso la tavola legata alla caviglia. Gli trotta accanto, fermandosi vicino al suo asciugamano.
E' tutto bagnato, ma non sembra farci tanto caso quando urla nelle orecchie di Ivan.
-Ti va di venire un po' in acqua?-
Ivan guarda l'oggetto che tiene tra le mani, quasi sia un trofeo d'alta classe - e sì, pensa a quanto sia tipicamente americano essere orgogliosi delle più piccole stupidate che si possano trovare a quel mondo.
Quindi sorride, mentre fa notare l'ovvio ad Alfred.
-Non so andare sulla tavola...-
L'altro ride, evidentemente non scoraggiato da quell'abbozzo di rifiuto.
Mai che ci possa essere al mondo qualcuno in grado di sfuggirgli.
-Nessun problema! Ci pensa l'eroe a insegnarti! Non diventerai mai bravo come me, ma con un po' di impegno forse riuscirai a essere decente!-
Gli tende la mano, amichevole e rassicurante.
Quella stessa mano che l'ha minacciato di morte tante, tantissime volte, stringendo armi diverse o scettri diversi.
Quella stessa mano che non ha mai imparato a implorare pietà, forte di un orgoglio che è così simile al suo che quasi Ivan si chiede come sia possibile, che esistano due corpi a separarli a tale maniera.
Quella stessa mano che, in realtà, ha stretto più volte per motivi non esattamente bellici e militari.

Ivan sorride, portandosi la mano alle labbra per un tocco fugace e poi lasciandosi condurre in mare.
Una tavola da surf in mano, un peso in meno sulla coscienza - il cuore, nel petto, libero e leggero.
   
 
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