Capitolo 3 - Il mostro
Quando Loki
riapre finalmente gli occhi, rendendosi conto di non sapere per quanto
tempo li ha tenuti chiusi, è avvolto dal silenzio. Sbatte le
palpebre varie volte, lentamente, mentre i pensieri depositati a fondo
nella sua mente ricominciano a prendere forma e a risalire in
superficie.
Dove
sono?
Gradualmente,
riesce a
riprendere il controllo dei suoi sensi e ad utilizzarli per avvertire
di nuovo la percezione del suo corpo, che giace inerme su una
superficie metallica fredda e liscia. Il suo campo visivo è
limitato dall'immobilità delle sue membra, e riesce a
scorgere
solo delle rocce scure ai margini del suo sguardo, fiocamente
illuminate da un bagliore bluastro.
Deve
assolutamente
riuscire a muoversi, ad alzarsi, per capire dove si trova e chi abita
quello spazio alieno. Evidentemente qualcuno si è preso la
briga
di salvarlo, ma non può ancora sapere se si tratta di un
nemico
o di un alleato, e in quelle condizioni il suo svantaggio è
netto.
Prova a
muovere le
dita della mano destra, preparandosi al dolore che sicuramente
accompagnerà il ridestarsi del suo corpo, dato che non lo
usa da
chissà quanto tempo.
Ma non
appena riesce a piegare lievemente i tendini della mano, quel dolore
che stava
aspettando lo travolge con ferocia inaudita, percorrendo rapidamente
ogni sua fibra e scuotendo con rabbia i suoi nervi, penetrando ogni
singola giuntura, fin dentro le ossa. Riscopre di avere ancora una voce
quando un grido straziato e deformato gli esce con prepotenza dalle
labbra e chiude di scatto gli occhi, mentre ne avverte l'eco smorzarsi
nelle orecchie. Inspira profondamente, ansimando, e ogni respiro
è una fitta nel petto, che gli brucia i polmoni, come se
fosse
il primo della sua esistenza.
Finalmente,
dopo
minuti interminabili, il suo corpo ricomincia ad abituarsi alla vita e
il dolore diminuisce, ridotto ad un vago brivido sotto lo pelle.
Facendo forza sui gomiti, lentamente, riesce a mettersi seduto e si
guarda intorno, reggendosi la testa con una mano.
Come
aveva intuito, il
luogo in cui si trova non è un pianeta, è troppo
piccolo;
sembra piuttosto un asteroide, anche se il suo moto non segue un'orbita
specifica, ma sembra controllato da qualcos'altro. La sua mente gli
suggerisce che forse è comandato da qualcun altro, e
per un attimo si sente attanagliare dalla paura dell'ignoto.
È
ancora
immobile a fissare il cielo nero sopra di lui, quando un rumore secco
attira la sua attenzione. Gira il volto di scatto verso destra,
inseguendo il rimbombo di quel suono con lo sguardo, riuscendo ad
alzarsi in piedi. Avverte un tremolio percorrergli le gambe e teme che
non riusciranno a reggere il suo peso, quindi resta qualche secondo
immobile, mentre un vento gelido gli ferisce il viso. Poi, deglutendo,
avanza incerto verso le rocce di fronte a lui, misurando passi
lenti e regolari, udendo chiaramente quelle pareti di pietra risuonare
di tonfi e bisbigli.
Nascoste
tra le
fessure di quella rupe grigiastra intravede delle ombre, che si agitano
sempre più man mano che si avvicina. Nella
semioscurità
non riesce a distinguerne esattamente i contorni, ma sembrano figure
umane, anche se estremamente minute e tozze. Quando è ormai
a
pochi centimetri dalla parete di roccia aguzza capisce a che razza
appartengono quelle creature e spalanca gli occhi, incredulo. Sono dei
nani. Com'è possibile che vivano al di fuori di
Svartalfheim, il
mondo governato dagli elfi oscuri, a cui appartengono? Inclina la
testa, più incuriosito che spaventato, incrociando nella
penombra i loro sguardi vuoti e vagamente intimoriti, quando un
improvviso boato, simile al grido di una belva selvaggia, li mette in
fuga tra i crepacci appuntiti di quello strano mondo.
Con la
mente sempre
più affollata di domande, Loki decide di esplorare quel
labirinto di roccia e ombre, alla ricerca di risposte. Mentre cammina
lentamente, cauto e vigile, il suo sguardo viene attirato da una
particella di luce azzurra, che pulsa ritmicamente nell'incavo di un
muro di pietra. Si avvicina, scoprendo un sentiero nascosto e, guidato
dalla scia di altri corpuscoli luminosi che si fanno via via
più
intensi, inizia a percorrerlo in silenzio. L'unico rumore è
prodotto dall'eco smorzato dei suoi passi e dal sibilo del suo respiro
irregolare e teso.
Dopo
metri e metri di
stretti cunicoli, si ritrova finalmente in uno spiazzo più
ampio
che termina in una scalinata sospesa nel vuoto, illuminata da fulgide
sfere di luce blu, che sembra condurre ad un livello più
alto.
Imboccato
il primo
gradino, l'asgardiano si blocca di colpo, avvertendo l'incombere di una
presenza ignota e terribilmente potente. Mentre riprende a camminare,
si chiede come sia possibile che non l'abbia notata prima, data
l'enorme vibrazione che produce nella sua mente. L'unica spiegazione
plausibile è che chiunque ci sia in cima a quella gradinata,
debba essere in grado di celarsi completamente ai sensi degli altri,
proprio come lui.
Forse
anche meglio
di lui, pensa quando si lascia alle spalle l'ultimo scalino,
ritrovandosi davanti ad un imponente trono dorato, e viene risucchiato
dallo sguardo penetrante dell'essere misterioso che vi siede sopra.
La
possente armatura
dorata che avvolge il suo corpo violaceo, dalle forme vagamente
umanoidi, sembra impenetrabile, ma è il suo volto,
orribilmente
deforme, a mettere addosso a Loki una profonda inquietudine. Le labbra
del mostro sono tese in un sorriso obliquo, che pare uno squarcio in
quella pelle simile alla pietra, e suoi occhi, adombrati dall'elmo
metallico calato sulla fronte, sono percorsi da una luce sinistra,
frutto di una mente dall'intelligenza acuta ed estremamente pericolosa.
"Ti
stavamo aspettando" esordisce una nuova voce alle spalle
dell'asgardiano, che si volta di scatto, nervosamente.
Dall'ombra
emerge
un'altra figura, avvolta in una veste scura e con il volto seminascosto
da un cappuccio dagli intarsi dorati, che si avvicina al trono
accennando un inchino. Loki osserva il nuovo arrivato sempre
più
costernato, riconoscendo che appartiene alla razza degli elfi oscuri,
chiedendosi per l'ennesima volta dove accidenti sia finito.
I suoi
pensieri sono
interrotti dalla voce, simile al rombo di un tuono, dell'essere
mostruoso che sedeva sul trono, e che ora è in piedi di
fronte a
lui.
"Lasciaci"
ordina all'altro, evidentemente un suo subordinato, "voglio parlare con
il nostro ospite asgardiano da solo."
L'elfo
oscuro pare non
gradire la richiesta, anche se obbedisce prontamente, e mentre si
allontana urta con violenza la spalla di Loki, digrignando i denti. Il
dio dell'Inganno, si immobilizza e il suo cuore viene stretto dalla
morsa ferrea della paura, mentre l'imponente figura del mostro si
avvicina, sovrastandolo.
"Come sai
che sono asgardiano?" chiede con voce roca e flebile.
L'essere
sorride in modo poco rassicurante, mostrando i denti.
"Io so
molte cose di
te, ragazzo. Per esempio, so che anche se vorresti definirti il figlio
di Odino, non sei veramente un figlio di Asgard."
Loki
sbarra gli occhi,
indietreggiando lievemente, avvertendo la voce profonda del mostro
penetrargli nelle mente e carpire i suoi stessi pensieri.
“Che
vuoi dire?”
"Quando
sei
stato concepito, seme e sangue del re dei giganti di ghiaccio, io ero.
E quando sei nato, nel perenne inverno di Jotunheim, io osservavo. E
quando Odino ti ha raccolto..."
"SMETTILA!"
grida il
dio dell'Inganno, tenendosi la testa tra le mani, cercando di scacciare
quei ricordi che la caduta nel buio aveva sepolto in
profondità,
e che ora riaffiorano senza pietà, uno dopo l'altro.
Rialza lo
sguardo, umido e folle di dolore, sempre più costernato, e
mormora:
"Come...come
puoi sapere? Chi sei?"
Il mostro
fa un altro passo avanti, senza smettere di sorridere, consapevole del
suo potere.
"Io sono
Thanos" risponde semplicemente, mentre un bagliore spietato gli
attraversa gli occhi.
"Thanos
di Titano."
***
Angolo
autrice
Rieccomi (finalmente!^^)
Piccole precisazioni: anche se mi sono documentata su vari aspetti del
mondo dei fumetti Marvel e della mitologia nordica, molte altre cose me
le sono inventate di sana pianta. Per esempio, non so assolutamente a
che razza appartenga in realtà l'Altro, il 'collaboratore'
di
Thanos che appare nel film "The Avengers" quale suo emissario, ma in
questa storia ho deciso di identificarlo come elfo oscuro.
Altra precisazione su Svarthalfeim: nella mitologia antica era uno dei
Nove Regni, dimora appunto della razza degli elfi oscuri, ma in alcuni
testi e fumetti viene collegato anche ai nani. In questa storia,
quindi,
ho deciso di far coesistere queste due razze nello stesso mondo, ma
renderò più chiare le dinamiche che li legano
più
avanti (infatti sono sicura che vi chiederete: nani? E che cosa
c'entrano?? XD).
Bene, ora si entra nel vivo della fanfiction. Non nascondo che mi sono
divertita a fare ricerche su Thanos, è un personaggio
estremamente interessante e complesso, spero davvero di riuscire a
renderlo in maniera decente e realistica... se così non
è, fatemelo sapere! ^__^
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<3
A presto!
Sayuri
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