“Ora
la mia vita è dolce come cannella, come un fottuto sogno che
sto vivendo...”
Jeremy sbuffò,
abbassando il naso sui compiti in arretrato. Damon guardò le
scale che conducevano al piano superiore e ghignò.
“Il
mio corpo è dolce come zucchero a velo...”
Nessuno avrebbe mai
sostenuto il contrario, baby.
“Ti
ho trovato finalmente...” *
“Vorrei perdere
l'udito in questo istante” sospirò il vampiro cercando
di non ascoltare il canto melodioso della ragazza. “Cosa vuoi
che faccia? Che rubi la sua collezione di cd per impedirle di stonare
canzoni zuccherose? E' ipernutrita e di buonumore. Lasciala perdere.”
“Ipernutrita
significa?”
Damon sollevò le
spalle e un saltellare leggero attrasse la sua attenzione. Elena
muoveva solo le labbra mentre scendeva le scale e allacciava il
cardigan rosso sullo stomaco. “Ehi!” esclamò
arrestandosi di colpo. “Che ci fai qui?”
“Hai fatto
fuggire tutti i cani del vicinato col tuo gracchiare da cornacchia
secca” la prese in giro analizzandola da capo a piedi. Era in
splendida forma.
Elena gli rifilò
una linguaccia, afferrò il fratello per le spalle e lo portò
in cucina. “Non farlo più entrare. Non voglio vampiri
dentro casa, basto io!” sibilò sentendo il senso di
colpa tornare ad opprimerla.
“Tu ordina ed io
eseguo. Devo tenere fuori anche Caroline? Sta venendo qui.”
Caroline era la
punizione di Damon per la cattiva frequentazione, pensò
occhieggiandolo mentre sbirciava i compiti del ragazzo e origliava la
loro conversazione. “Ci penso io.” Elena tornò in
salotto e spinse Damon fuori di casa. Il vampiro girò su se
stesso ed Elena gli finì fra le braccia. La bomba atomica
aveva avuto lo stesso effetto?
“Che stai
combinando, principessa?”
“N-niente...”
“Vai a divertirti
con Klaus e dimentichi di invitarmi? Cattiva, Elena.”
La ragazza lo fissò
trattenendo il respiro. Era colpa sua? Lasciare Stefan le aveva fatto
abbassare la guardia? Era più recettiva del solito per colpa
di tutto quel sangue? Era lui ad essere più...
“Vuoi parlarne
con qualcuno che non ti giudica... mfg!”
Damon restò
immobile quando Elena lo baciò. Era troppo stupito per
ricambiarla. Si piegò in avanti e la staccò
delicatamente da se. “Ti ha detto lui di farlo?” sussurrò
fissando la bocca socchiusa. “Klaus ti ha ordinato di
baciarmi?”
Eh? Elena batté
le palpebre e lo guardò, annebbiata. No. L'avrebbe ricordato.
“Ehm...”
Lo stomaco fece una
piroetta e il sangue affluì al viso. “Care...”
Caroline dondolò
sulle gambe e dichiarò che l'avrebbe aspettata al Mystic
Grill, quella sera. Il suo sguardo chiedeva spiegazioni ma
sembrava, allo stesso tempo, sollevata. Elena aveva lasciato Stefan
per la sua cotta irrisolta per Damon. Chiaro. Però non
l'aveva detto a lei, ma a Klaus, la traditrice!
“Corri ad una
vendita di beneficenza?”
Stefan?! Caroline si
arrestò, arrossendo. “Ehm... no.”
“Va tutto bene?”
La ragazza guardò
dietro di se e annuì, svagata. “Stai andando a trovare
Elena?”
Il vampiro si scurì
un poco. Annuì, sottotono.
“Non è in
casa” inventò prendendolo sottobraccio. “Ehi, mi
accompagni a vedere una cosa che vorrei comprare?”
***
“Allora? Ti ha
soggiogato?
“No...”
“Se stai cercando
di dirmi qualcosa, ti consiglio di farlo subito” le ordinò
perdendo un po' di verve. “Non mi sto divertendo.”
Elena risucchiò
le labbra e aggrottò le sopracciglia. “Sono... un po'...
confusa” sussurrò. “Scusa...”
“Scusa?! Molli
Stefan di punto in bianco, te ne vai in giro a gozzovigliare insieme
al principe dei mostri e baci me – me! - senza alcun
preavviso! Non te la cavi con un 'sono confusa', dolcezza!”
L'aveva detto tutto
d'un fiato e senza tentennamenti ma dentro di se, stava tremando. Non
ci sperava, neanche un po'. Ma forse... forse Elena...
“E' confusa.
Toglile le mani di dosso, Salvatore.”
La finestra della
camera di Elena era perfetta per spiare. Jeremy aveva intravisto il
vampiro da lontano. Neanche per un istante aveva tradito un'emozione
o un sorriso. Elena non era stata soggiogata, aveva baciato Damon di
sua spontanea volontà. Klaus era davvero innocente.
Il vampiro alzò
la testa in quell'istante e Jeremy si ritirò di scatto. Elena
li sbirciò a turno, bisbigliando una scusa e tornando dentro
casa. Klaus la seguì con lo sguardo ma Damon lo tenne fisso su
di lui. “Il tuo tempismo è micidiale!”
“Non le avresti
cavato una parola. Elena non parla, neppure costretta” mormorò
allontanandosi nel vialetto.
“Tu cosa ne
sai?!” esclamò andandogli dietro. “Perché
gironzoli da queste parti, se casa tua è dall'altra parte di
Mystic Falls?”
Piaceva proprio, quel
verbo. Gironzolare. Non era mica un cane randagio. “Il
drugstore è super fornito.”
Suonava di bugia. Damon
gli tagliò la strada. “Cosa le hai fatto?”
“Oh, certo...”
soffiò ironico. “Sei il fratello insicuro...”
Un altro sorriso. Damon
si rabbuiò.
“Vivere
nell'ombra di Stefan deve essere seccante. Reagisci sempre così
quando una donna ti rivela i propri sentimenti? La ignori e
l'allontani, invece di prendere quello che ti offre?”
La ramanzina da parte
di Klaus?! Damon strinse i pugni.
“Se Elena fosse
venuta da me...”
“Non per
rimarcare l'ovvio, ma nessuno verrà mai da te.”
Klaus sorrise di più.
“Che fortuna insperata.”
***
[..]
Ogni individuo incontra un giorno il suo padrone, quello che gli farà
pagare il male commesso: perché il male vuole male al
malvagio. […]**
Klaus chiuse il libro e
guardò in alto. La Luna era strabiliante, merito di una di
quelle giunzioni astrali che la porta così vicina alla Terra
da farla apparire enorme. Si domandava che effetto avrebbe avuto
sulla sua natura di licantropo e, allo stesso tempo, doveva ricordare
di non sporgersi troppo dalla cornice della finestra per non cadere
giù. La casa era vuota, silenziosa. Uno dei motivi per cui si
recava al Mystic Grill. Almeno, quando c'era Rebekah si udiva
musica e un continuo sbattere di porte. Klaus gettò il libro
sul letto e seguì la parabola fino all'inevitabile arrivo.
Via, non era in animo di pensare al passato, ne vestire i panni di
un'anima tormentata. Ad majora, era il suo motto. Avrebbe
trovato un po' di movimento, al locale... e forse qualche idea per
ritornare al piano originale. Il dolore di Elena Gilbert per le
uccisioni sarebbe stato breve, nulla a che vedere con i secoli bui di
tormenti che aveva preparato per lei. Eppure, la sensazione di aver
bruciato un legame che si stava formando, lo rodeva. Non vi sarebbe
stato alcun piano sostitutivo. Conoscendola, Elena l'avrebbe evitato
per la vergogna e il pensiero l'avrebbe corrosa e tenuta lontana dai
Salvatore. Sarebbe rimasta sola, sola con i sensi di colpa. Uccidere
il fratellino le avrebbe dato la scusa che cercava per farla finita.
Ma non c'è piacere nell'uccidere una donna che è già
morta, pensò camminando fino alla macchina. Ed ora? Con
chi poteva prendersela per sfogare la nuova frustrazione?
***
“Posso lasciarti
sola cinque minuti, il tempo di andare al bagno?”
Elena annuì e
posò il gomiti sul bancone. “Sbrigati o Matt darà
via il nostro tavolo” mormorò chiedendosi perché
fosse lì, tutta in tiro, e non sotto le coperte a morire di
vergogna. Lo stomaco si stringeva solo a pensarci. Non si era mai
comportata così, lasciare Stefan era stato come aprire il vaso
di Pandora. Eppure, si sentiva così libera... Elena si
irrigidì e sgranò gli occhi voltandosi verso il barman.
Fa che non mi veda, fa che non mi veda! Dov'era finito tutto
l'amore struggente che aveva provato per Stefan? La confusione
aumentava. Stefan portò via la sua consumazione ed Elena
sospirò, chiudendo gli occhi. Quel dolore in fondo al cuore
non riusciva proprio...
“... e uno anche
a lei” borbottò Klaus al cameriere indicando la ragazza.
Il barman inarcò
un sopracciglio ed Elena si umettò le labbra, ordinando una
delle tante cose che vedeva bere a Damon. Non era sicura che le
piacesse, ma continuavano ad arrivare uno dopo l'altro e aveva
bisogno di una scappatoia: da ubriaca, poteva dire tutto quello che
voleva senza preoccuparsi delle conseguenze.
“Parlare a cuore
aperto non è il tuo forte.”
“Ci stavi
spiando?”
Klaus sogghignò,
amaro. “No, Elena. Non m'interessano le vostre relazioni
adolescenziali.” dichiarò giocherellando con il
bicchierino che il cameriere gli aveva messo davanti. “Le
lascio al resto del mondo e ad individui come Damon Salvatore.”
“Ti diverti ad
essere sempre così...”
“... stronzo?
Puoi dirlo, non mi offendo. Credo solo che se un uomo e una donna
vogliono stare insieme, devono mettere da parte i discorsi e
concentrarsi su se stessi.” Klaus la guardò aspettandosi
un commento ed Elena dondolò la testa. “Non è
così semplice...”
“Voi ragazze
volete vivere la storia di Romeo e Giulietta ma dimenticate che è
finita...”
“... con un
doppio funerale” concluse avvicinando il bicchiere. Elena lo
annusò cauta e provò ad assaggiare il liquore. “Beah!”
“Non fa per te.
Dalle un cocktail con l'ombrellino. Dolce” ordinò al
cameriere.
Ordinava per lei?
Prepotente! Elena posò la schiena contro il bancone
mentre il barman preparava la nuova consumazione.
“Devo presumere
che l'ossessione sia giunta all'inevitabile capolinea? Lo lascerai
entrare nelle tue stanze, stanotte?”
La ragazza lo guardò,
interdetta.
“Smettila di
pensare. Non chiederti se puoi farlo” mormorò
guardandola negli occhi. “Fallo e basta.”
Perché la stava
spingendo a quel modo?
“Tu lo vuoi.”
“Non...”
“Prendilo.”
Nel frattempo avrebbe
preso il cocktail, pensò spostando la decorazione che
accompagnava sempre quel tipo di bicchiere. Mh! Che buono!
“Il nostro tavolo
è pronto?!”
La vocetta squillante
di Caroline si infilò direttamente nell'orecchio di Elena che
tossì, colta in flagrante. Klaus le spiò mentre
Caroline la trascinava via. Il gioco non era più divertente.
Sbatté il bicchiere vuoto sul bancone e ne ordinò un
altro. Elena Gilbert l'aveva stancato prima del previsto... ma il
fratello era in turno, quella sera. Il ragazzo incrociò il suo
sguardo e rabbrividì. Si affrettò a prendere le
ordinazioni e svanì in cucina.
“Te l'hanno mai
detto che chi beve solo, ha molti segreti da mantenere?”
Mettevano a dura prova
la sua pazienza, i Salvatore. Damon l'affiancò sorridendo a
denti stretti. “C'è stato un gran andirivieni a casa
tua, stamattina.”
“Gli incidenti
capitano...”
“Quando ci sei tu
nei paraggi, capitano spesso.”
“Il prossimo giro
te lo offro io” borbottò gettando i soldi sul bancone e
facendo un cenno al barman. Klaus girò sullo sgabello e non
fece neppure in tempo a mettere piede in terra che Stefan gli bloccò
la via di fuga. Finalmente le cose si muovevano nella giusta
direzione.
***
“Ti guardo le
spalle perché sei mia amica, ma devi dirmi cosa sta succedendo
fra te e Klaus... e fra te e Damon... e con Stefan” elencò
con un sorrisetto “non ci capitava dalle medie!”
“A me non è
mai capitato.”
“Adesso è
capitato. Forza, sputa il rospo.”
Elena si agitò
sulla sedia. Non lo sapeva neppure lei! Era attratta da Damon –
non era una novità - e non riusciva dire no a
Klaus. Come se le fosse mai servito a qualcosa. Le diceva cosa fare,
come farlo, quanto bere e da chi. Prendeva per buono tutti i suoi
consigli e non dubitava mai della sua onestà. Doveva averle
fatto il lavaggio del cervello mentre era distratta. “Prima il
bagno” inventò, sempre più nervosa. Aveva baciato
due ragazzi diversi in meno di ventiquattrore... ed era stato così
divertente! Filarsela dall'uscita posteriore l'aveva imparato da
Damon. Elena uscì sul vicoletto vuoto e sospirò,
tirando indietro i capelli. Divertente e un po' stressante.
Inspiegabilmente, le venne da ridere. L'assurdità della
situazione in cui si era ficcata le strappò una sonora risata.
Oh dio, stava impazzendo!, pensò asciugandosi le lacrime. Il
cambiamento aveva tirato fuori qualcosa di diverso da lei...
“Sei riuscita a
seminarla?”
Il vampiro uscì
dall'ombra ed Elena smise lentamente di singhiozzare. “Sei qui
per caso...”
“No, ti stavo
seguendo.”
Klaus le strizzò
l'occhio ed Elena sorrise di rimando. Appena la porta si aprì,
schizzarono entrambi verso il fondo cieco del vicoletto. Le scappò
di nuovo da ridere. Erano complici, ora?
“Non posso
crederci! Voi due avevate il compito di bloccarlo mentre la facevo
cantare!”
Caroline, isterica.
“Ci dividiamo e
la troviamo. Che ci vuole...”
Damon, annoiato.
“Vediamoci qui
fra dieci minuti.”
Stefan, sempre
organizzato.
“Non posso
crederci!”
“Sh!”
soffiò spingendo un dito contro le labbra. Klaus sbirciò
l'inizio del vicoletto e quando annunciò che erano soli, Elena
lo stava guardando, le labbra socchiuse e il respiro mozzo. “Dovremmo
cessare questa strana frequentazione, Elena.”
“No...”
“I tuoi amici non
la stanno prendendo bene.”
“Non importa...”
Klaus le sfiorò
il mento e un gemito si propagò dalla gola. Lo baciò e,
in quel momento, i rumori della città che udiva amplificati da
quando era cambiata, cessarono di colpo, sostituiti da un
lungo silenzio ovattato. Il bacio si spostò sul collo e il
piacere che provò quando la morse, le fece venire la pelle
d'oca. Era la prima volta che qualcuno la mordeva, da vampira.
L'effetto era diverso. Erotico. Era come fare sesso con i vestiti
addosso. Avrebbe potuto chiederle qualsiasi cosa, in quel momento, e
lei non avrebbe saputo dire...
“Non va bene...”
Non andava bene,
infatti. Perché non aveva indossato un vestitino facilmente
sfilabile, quella sera? Elena lo fissò inebetita, mentre
prendeva le distanze da lei.
“Perdonami”
mormorò a bassa voce. “Non posso.”
***
Non
posso.
Elena strofinò
la fronte con entrambi le mani e finì di bere il suo cocktail
con la cannuccia.
“Ti ho cercato
dappertutto, dov'eri finita?!”
“La fila del
bagno era talmente lunga che ho preferito fare un salto a casa”
inventò. “Ho preparato il discorso. Vuoi sapere cosa sta
succedendo, Care?”
Caroline sedette al
tavolino e annuì.
“Da quando sono
cambiata, i sentimenti per Damon si sono amplificati. E' diventata
una specie di ossessione e sapevo che parlarne con te era la cosa più
sbagliata da fare...”
“E' per questo
che sei andata da Klaus?”
“No”
sussurrò con le ciglia bagnate. “Da quando ho ucciso il
Cacciatore sono tormentata da incubi... da visioni, anche di
giorno... stavo male... e lui era lì. Avevo bisogno di parlare
con qualcuno...”
“Parlare con lui
ti ha fatto sentire meglio?”
“Non
interrompermi, per favore. Per una volta in vita tua, Care, non
interrompermi. Ascolta fino alla fine prima di giudicare il mio
comportamento.”
“Ok. Ok, ti
ascolto” sussurrò aggrappandosi al tavolino, impaurita.
***
Non le aveva
risparmiato proprio niente. Caroline si addossò allo schienale
della sedia, fermò il cameriere per la terza volta e ordinò
un altro giro. “Ti stai fidando di una persona pericolosa.”
Elena grugnì un
mezzo avvertimento ma Caroline non l'ascoltò. “Lo sai
meglio di me, Klaus distrugge tutto ciò che tocca.”
“Scusa tanto se
ho distratto la sua attenzione da te per dieci minuti!”
“Non mi piace,
quel tipo.”
“Lo fai sempre!
Se un ragazzo mostra un po' di attenzioni, lo porti via!”
“Stiamo davvero
litigando per Klaus?!” esclamò attirando l'attenzione
dei tavoli vicini. “E' pura follia!”
“E' per questo
che non ti ho detto niente. Per evitare questo!” Elena
tirò indietro la sedia e Caroline la fissò immusonita,
restando composta e seduta. “Ti sta mettendo contro di noi.”
“Klaus è
stato l'unico a chiedermi 'come stai'. L'unico!”
La bionda vampira
trattenne il respiro e prese atto della sua manchevolezza, ma quando
tornò a guardarla, il tavolo era vuoto. Caroline posò i
gomiti sulla superficie invasa dai bicchieri e sospirò,
prendendo la testa fra le mani. Digitò un sms con la scritta
'urgente' a Damon, ma al momento di comporre il messaggio non seppe
trovare le parole. Era un guaio di proporzioni bibliche, pensò
mentre il cameriere faceva spazio per il drink. “Spero che sia
davvero forte, stavolta...”
*Lana
del Rey – Radio ** Luna di Fiele - P. Bruckner
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