Non
può piovere per sempre
Capitolo 54
31 ottobre 1981
Il
giorno di Halloween,
Sirius si svegliò tardi. Era una bella giornata e, anche se
ormai
iniziava a fare piuttosto freddo, il cielo limpido gli fece
immediatamente scartare l'idea di restare a casa.
Mentre si
vestiva, decide
di fare un salto da Peter. Non lo sentiva da un po', e immaginava che
neanche per lui fosse piacevole restarsene nascosto in casa tutto il
tempo, senza nessuno a fargli compagnia.
Prima
però doveva fare
la spesa, perché il suo frigorifero era miseramente vuoto, e
l'ora
di pranzo era vicina. Sirius sbuffò. Detestava fare la
spesa: era
uno dei compiti che più gli pesavano, e uno dei –
pochi, per lui –
lati negativi del vivere da soli. Lui, per lo meno, era del tutto
incapace e finiva sempre per comprare cose inutili e scordare quelle
importanti.
Così,
mezzora più
tardi, uscì di casa, inforcò la moto e si diresse
al supermarket
più vicino.
Per essere
così scettici
nei confronti della magia, i Babbani erano piuttosto affezionati ad
Halloween, pensò mentre passava davanti agli scaffali pieni
di
zucche, scheletri fosforescenti e pipistrelli finti. Si ripromise di
non fare mai più la spesa l'ultimo di ottobre: tutti quei
dolci
erano una tentazione troppo grande per non cedervi. Alla fine,
infatti, il suo carrello ne era completamente pieno, tanto da indurre
un'anziana signora a scoccargli uno sguardo di disapprovazione.
«
Sono per i bambini del
vicinato » si giustificò, quando si rese conto che
anche la ragazza
alla cassa reagiva con stupore di fronte a tutti quei dolci.
«
Che generoso » gli
rispose lei, con un tono chiaramente ironico.
«
Non mi piace subire
scherzi. Preferisco essere io a farli ».
Lei sorrise,
divertita, e
gli lanciò un'occhiata. Non era affatto male,
pensò Sirius: alta e
slanciata, aveva gli occhi chiari e vispi, e dai colori sgargianti
dei suoi vestiti appariva come un tipo decisamente originale. Sirius
si limitò ad accennare un sorriso, mentre si affrettava a
riempire
le buste e a pagare.
« Un
buono sconto in
omaggio » disse la ragazza, porgendogli un cartoncino sul
quale un
attimo prima Sirius le aveva visto scrivere qualcosa.
Fece finta di
nulla, ma
quando si avviò verso l'uscita del supermarket, vide che la
ragazza
aveva scritto il suo nome e il numero di telefono. Di colpo, si
sentì
assalire da un cupo malumore. Non sapeva se essere più
malinconico o
arrabbiato. Uscì all'aperto e gettò il biglietto
nel primo
contenitore dei rifiuti che gli capitò davanti.
Non era il
caso che uno
come lui, in quanto membro dell'Ordine della Fenice, uscisse con lei
o qualsiasi altra ragazza Babbana. L'ultima volta che ci aveva
provato, con una certa Amy, due Mangiamorte l'avevano torturata ed
erano quasi riusciti a ucciderla. Sirius l'aveva appena conosciuta, e
aveva anche capito di non trovarla molto simpatica, ma si era sentito
ugualmente in colpa nei suoi confronti. Era meglio che in quel
periodo i Babbani stessero alla larga il più possibile dal
mondo
magico.
Dopo essere
tornato a
casa e avere riempito il frigorifero e la dispensa, Sirius
pranzò
ascoltando le ultime notizie dal mondo magico alla radio, e infine
cedette alla pigrizia concedendosi un sonnellino pomeridiano.
Erano ormai
quasi le
quattro del pomeriggio quando uscì di nuovo, stavolta
diretto
all'appartamento in cui Peter si nascondeva. Ma non era neanche
arrivato a metà strada, quando le cose iniziarono ad andare
nel
verso sbagliato.
La moto prese
a
singhiozzare e sbuffare e, prima che potesse capire cosa stesse
succedendo, cominciò a perdere quota, finché il
motore non si
spense del tutto, inaspettatamente.
«
Oh, andiamo! »
protestò.
Per fortuna
ormai era a
pochi metri da terra e riuscì a fare un atterraggio di
emergenza. Si
ritrovò con qualche escoriazione e le braccia doloranti, ma
non vi
fece molto caso. Al contrario, nonostante i suoi numerosi tentativi,
la moto non si accendeva più.
Fuori di
sé dalla
rabbia, diede un calcio ad un sassolino, che fu scagliato lontano.
Che cosa poteva fare? Spingere la moto di nuovo fino a casa sua era
fuori discussione: la distanza era troppa. Ma non se la sentiva
neanche di andare lo stesso da Peter e lasciarla lì,
abbandonata in
mezzo alla strada. Era la sua moto, insomma! Ma con la
Materializzazione non era abbastanza abile da trasportare anche un
mezzo così grande.
Si
guardò intorno, e
scoprì che poco più avanti c'era un bivio, con un
cartello che
indicava la strada per un paesino Babbano, a sinistra, e un'altra a
destra che finiva vicino alla villa di Alphard.
Nella
sfortuna, era stato
fortunato, pensò, traendo un respiro di sollievo. Il paese
era molto
lontano, mentre la vecchia abitazione di suo zio distava poche
centinaia di metri. Ora era Regulus a viverci, e Sirius avrebbe
potuto lasciarvi la moto e poi andare a trovare Peter tramite
Materializzazione.
Purtroppo per
lui,
trascinare la moto fino alla villa non fu facile: era più
pesante
del previsto. Quando Sirius finalmente giunse al cortile, aveva il
fiato corto, sbuffava e imprecava a voce così alta che vide
Regulus
affacciarsi ad una delle finestre del primo piano.
«
Che stai combinando? »
gli domandò il fratello, perplesso, ma non riuscendo a
nascondere
una nota di divertimento.
Con un'ultima
imprecazione, Sirius appoggiò la moto al muro.
« Tu
che dici? La moto
ha pensato bene di abbandonarmi » bofonchiò,
ansimando per lo
sforzo. Non distinse le parole che Regulus disse tra sé, ma
era
sicuro che avesse appena fatto un commento sarcastico. «
Cos'hai
detto? »
«
Niente, niente »
minimizzò l'altro. « Scendo e ti faccio entrare
».
Lui
sbuffò e attese,
finché Regulus non gli aprì la porta.
«
Hai detto che una
scopa non mi avrebbe mai abbandonato, vero? » lo
sfidò Sirius.
«
Una cosa del genere »
confermò lui. Sirius gli lanciò un'occhiata
truce. « E dai
scherzavo... »
Regulus lo
fece entrare
in casa. Sirius non la vedeva così perfetta da tempo:
l'ordine non
era proprio una delle migliori qualità di Alphard.
« Si
vede che adesso ci
abiti tu » commentò.
«
Sapevo che lo avresti
detto ».
«
Ovvio. Sei tu quello
che, dopo essere stato attaccato nel cuore della notte da due
giganti, è uscito da una cella perfettamente vestito e
pettinato ».
« È
un talento naturale, non posso farci niente ».
Per
l'occasione, Regulus
aveva anche allestito delle decorazioni per Halloween, le stesse che
loro zio usava sempre quando erano bambini, compresi alcuni
incantesimi che creavano delle illusioni ottiche del tutto
realistiche.
«
Dove le hai trovate? »
chiese, colpito, notando una dozzina di fantasmi finti che apparivano
e scomparivano a intervalli regolari.
« Le
zucche e le candele
nella soffitta » spiegò Regulus. « Per
gli incantesimi invece c'è
un libro apposta. Li prendeva tutti da lì ».
Sirius non
rispose,
assalito dalla malinconia. Anche Regulus doveva sentire la stessa
cosa, perché iniziò a raddrizzare il tappeto
anche se era già
perfettamente parallelo al divano, come faceva sempre per mostrarsi
indaffarato ed evitare di mostrare quello che provava.
«
Aster sta cucinando la
torta di zucca » constatò Sirius, deciso a rompere
quell'atmosfera
pesante.
«
Sì ma non è per te.
Stasera viene Rachel a cena » ribatté Regulus.
Lui non
poté fare a meno
di esserne deluso. Aveva ancora spazio per una fetta di torta. Poi
lanciò un'occhiata all'orologio.
« In
teoria dovrei
andare da Peter, ma mentre trascinavo la moto mi sono ricordato che
nostro zio aveva qualche libro sull'argomento. Li avevo comprati io
chiedendogli di nasconderli: a Grimmauld Place rischiavano di finire
ad alimentare il camino ».
«
Vuoi provare ad
aggiustarla da solo? » chiese Regulus, perplesso.
« Ci
proverò. Non sarà
poi così difficile ».
Ma era molto
più
complicato di quanto si aspettasse. E dopo molti tentativi non aveva
ancora capito dove fosse il guasto.
«
Deve essere il motore,
per forza ».
«
Non è che si è
esaurito l'effetto dell'incantesimo che la fa volare? »
chiese
Regulus, comodamente appoggiato al muro esterno mentre Sirius
sbuffava e armeggiava con la moto poco più in là.
«
Non è possibile.
Perché dovrebbe avere esaurito il suo effetto? »
«
Magari non hai
eseguito bene l'incantesimo, o ti sei dimenticato di renderlo
permanente ».
« Ti
sembro un idiota?
Fammi un favore: taci ».
Regulus non
replicò, e
rimase ad osservare. Sirius sentiva il suo sguardo dietro la nuca, e
la cosa lo irritava alquanto.
«
Perché non mi aiuti,
invece di startene lì impalato? »
«
Non ci capisco nulla,
e poi non voglio sporcarmi. Secondo me dovresti davvero riprovare ad
eseguire l'incantesimo ».
« Ti
dico che non
dipende da quello ».
«
Fai come ti pare ».
Cinque minuti
dopo,
Sirius aveva rinunciato.
«
Forse era meglio
portarla da un meccanico » bofonchiò.
Regulus
alzò gli occhi
al cielo.
« Ma
perché ti impunti
così, come se i metodi Babbani fossero più
efficaci? »
«
Perché è un mezzo di
trasporto Babbano creato dai Babbani, ok? La magia non c'entra.
»
« Tu
provaci. »
«
Ok, lo faccio, così
la pianti una buona volta! »
Sbuffando,
Sirius
estrasse la bacchetta e ripeté l'incantesimo che aveva usato
qualche
anno prima per far volare la moto, assolutamente sicuro che non
sarebbe successo nulla.
E invece, con
uno
scoppio, il motore si accese, lasciandolo di stucco.
Ci fu una
pausa di
silenzio, poi Regulus commentò:
«
Accidenti, hai colto
di sorpresa anche me: non ho avuto il tempo di preparare le parole
adatte a rinfacciartelo a vita ».
Sirius non
sapeva se
ridere o prendersela, così decise di ignorarlo.
«
Ora ricordo:
l'incantesimo che avevo fatto sostituiva anche il carburante.
Esaurendosi l'effetto, è come se fossi rimasto senza benzina
».
« Ti
è andata anche troppo bene. Ti saresti potuto schiantare a
terra ».
« Lo
so... Che ore sono? »
Regulus
lanciò un'occhiata all'orologio.
«
Lei sei passate ».
«
Ottimo, arriverò da Peter prima di quanto pensassi
» disse Sirius.
Inforcò la moto e si rivolse a Regulus. «
Lasciatemi almeno una
fetta di torta di zucca, ok? Vengo a prenderla domani mattina
».
«
Come vuoi, ma non posso assicurarti che la troverai » rispose
Regulus, incrociando le braccia.
«
Sì
che la troverò. A domani ».
E
Sirius spiccò il volo.
***
Il bicchiere
di vetro gli
sfuggì di mano, cadendo a terra e infrangendosi in mille
pezzi.
Calmati, sono
solo i
vicini che fanno i lavori.
Con le mani
tremanti
prese la scopa e iniziò a spazzare via i resti del
bicchiere, mentre
i suoi sbuffi nervosi e spaventati venivano coperti dal rumore del
trapano che qualcuno dell'appartamento accanto al suo aveva azionato
poco prima, facendolo sobbalzare.
Il forno a
microonde
suonò all'improvviso, mettendo di nuovo a dura prova i suoi
nervi
tesi.
Devi calmarti.
Calmati, accidenti!
Peter
aprì il forno,
prendendo le lasagne surgelate e mettendole nel piatto, ma tremava
così tanto che stava quasi per farle cadere per terra. Poi
si
accasciò sulla sedia e iniziò a mangiare
automaticamente, con la
mentre altrove.
Si trovava
lì da una
settimana, ormai, ma gli sembrava un periodo di tempo molto
più
lungo. Restare così tanto senza mettere il naso fuori casa
lo stava
facendo impazzire, soprattutto considerato lo stress e l'agitazione
che lo tormentavano da quando lui e i Potter avevano eseguito
l'Incanto Fidelius, nominandolo Custode Segreto.
L'appartamento
in cui si
era nascosto era stato messo a disposizione da Silente, che lo aveva
trovato chissà dove. Era a Londra, e questo a Peter non
piaceva.
Avrebbe preferito potersi nascondere il più lontano
possibile,
magari in un'isola sperduta del Pacifico, o direttamente sulla luna,
se fosse stato possibile. Non che sarebbe servito a molto. Voldemort
avrebbe potuto rintracciarlo ovunque egli si trovasse.
Lasciò
andare la
forchetta, improvvisamente nauseato, e con un gesto istintivo si
allungò la manica sinistra per coprire del tutto il polso.
Preferiva
non guardarlo, come se ignorarlo potesse farlo sparire, anche se
sapeva che non se ne sarebbe mai liberato.
Aveva ricevuto
il Marchio
Nero da Voldemort la notte in cui i Mangiamorte avevano attaccato a
casa di Dedalus e da quel momento non aveva fatto altro che bruciare
quasi tutti i giorni. Non avrebbe mai dimenticato l'espressione di
trionfo nei lineamenti scheletrici di Lord Voldemort quando lo aveva
marchiato. Era come se gli stesse dicendo: « Da questo
momento
appartieni a me ».
Peter
rabbrividì,
afferrando il tovagliolo di carta e iniziando a strapparlo in
striscioline. Non aveva scampo. Prima o poi Lui lo avrebbe convocato,
e allora non avrebbe avuto scelta. Era lui il Custode Segreto dei
Potter e non sarebbe mai riuscito a nasconderlo. Il Signore Oscuro
sapeva sempre quando mentiva, e lo avrebbe punito, di nuovo...
Provò
a bere un po'
d'acqua, ma scoprì di aver perso la capacità di
deglutire. Come
avevano fatto le cose a mettersi così male tutte
all'improvviso?
È
tutta colpa di
Sirius,
non poté fare a meno di pensare, e una rabbia repressa
fin troppo a lungo gli fece accartocciare i resti del tovagliolo nel
pugno. Se
fosse rimasto lui il Custode Segreto, io sarei al
sicuro. E invece no, il rischio lo devo correre io, mentre lui se ne
va in giro libero e senza pensieri.
Sapeva di
esagerare, ma
doveva assolutamente prendersela con qualcuno. Quella situazione lo
stava sfinendo, perché ora non si trattava più
soltanto di accusare
Remus o farlo litigare con Sirius per proteggere se stesso. Quella
volta non avrebbe potuto fare giochetti. Se lui avesse parlato,
James, Lily e Harry sarebbero morti.
Non dovrebbe
importarmi, in fondo. Mi hanno costretto a fare il Custode Segreto
perché a loro non interessa se sono io a rischiare la vita.
Sono
sempre stato quello disposto a fare sempre favori agli altri pur di
essere benvoluto, quindi è ovvio che abbiano scaricato su di
me
questa responsabilità. Ma io non la voglio, non voglio
essere
responsabile della loro morte...
Ma,
per quanto si costringesse ad arrabbiarsi con loro e a inventare
sempre nuovi alibi per se stesso, non si sentiva per niente a posto
con la coscienza. Come avrebbe potuto consegnarli nelle mani di
Voldemort? James lo aveva sempre aiutato...
No, non
è vero. Gli
piaceva la mia compagnia solo perché amava essere messo su
di un
piedistallo, e io sono sempre stato bravo a farlo.
Lily
però era gentile con lui.
Ma non
è davvero mia
amica. Non credo di piacerle. Probabilmente mi sopporta solo
perché
glielo ha chiesto James.
E
Harry?
Peter
si accorse solo in quel momento di essersi morso l'interno della
guancia talmente forte che si sarebbe potuto ferire. A Harry non
poteva attribuire alcuna colpa: era solo un bambino di un anno e
qualche mese, e non aveva avuto il tempo di fargli dei torti.
Ma
era inutile crogiolarsi nei sensi di colpa, si disse. Se non avesse
parlato, Voldemort lo avrebbe ucciso. E i suoi amici, se erano
davvero tali, non potevano pretendere che lui sacrificasse la propria
vita per loro.
Si
alzò in piedi e uscì dalla cucina, incapace di
restare fermo, e si
ritrovò a camminare avanti e indietro per il salotto. In
ogni caso,
era rovinato. Anche se avesse parlato e Voldemort fosse riuscito a
trovare i Potter, a quel punto la sua copertura sarebbe saltata.
Sirius avrebbe capito che solo lui avrebbe potuto svelare il
nascondiglio. E qualcosa gli diceva che lo avrebbe cercato per mari e
monti pur di ucciderlo. Doveva trovare una soluzione, e in fretta.
Naturalmente
essere un Animagus lo avrebbe aiutato a nascondersi, ma sarebbe
servito a qualcosa? Che senso aveva scappare per tutta la vita? E se
invece fosse uscito del tutto allo scoperto, dichiarandosi dalla
parte di Voldemort? Il Signore Oscuro lo avrebbe sicuramente
ricompensato per avergli fornito un'informazione così
difficile da
reperire, e gli avrebbe riservato un posto d'onore, una volta vinta
la guerra. Ma soprattutto lo avrebbe lasciato vivere.
Ma
Peter non era in grado di schierarsi da una parte, e non era neanche
troppo sicuro di avere la forza di ignorare quel briciolo di
coscienza che ancora non aveva messo a tacere, tradendo i Potter e
tutti i suoi amici. Restava solo da vedere se sarebbe stato
più
forte il senso di colpa o l'istinto di sopravvivenza.
Poi
una fitta al polso gli provocò un gesto inconsulto, facendo
cadere
una fotografia incorniciata che prima si trovava su un tavolino, ma
Peter non vi fece neanche caso.
Non
aveva più tempo per riflettere, perché era giunto
il momento di
prendere una decisione definitiva.
Il terrore lo
assalì,
come una folata improvvisa di vento gelido, mentre il Marchio Nero
bruciava come fuoco.
Lord Voldemort
lo aveva
convocato.
***
Sirius
parcheggiò la
moto a pochi metri dall'appartamento di Peter e scese, pensando che
al suo amico avrebbe fatto piacere ricevere una visita inaspettata.
Dopo aver suonato il campanello, attese una risposta. Trascorsero
diversi secondi, ma nessuno gli rispose.
Starà
dormendo,
pensò, ben sapendo che nemmeno una bomba poteva svegliare
Peter
quando era profondamente addormentato.
Suonò
di nuovo, stavolta
più a lungo e più energicamente, ma dopo quasi un
minuto Peter non
si era fatto vivo.
«
Codaliscia, svegliati!
Che cosa stai...? » esordì, ma quando
appoggiò la mano alla porta
d'ingresso, questa si scostò: era già aperta.
Un'ansia
indescrivibile
si impadronì di Sirius che, automaticamente, alzò
lo sguardo con il
cuore in gola. Ma sopra la casa non c'era alcun Marchio Nero.
Possibile che Peter fosse così disattento da aver lasciato
la porta
aperta?
Senza
indugiare oltre,
entrò.
«
Peter? » lo chiamò
di nuovo, ma nessuno rispose.
Sirius lo
cercò in tutte
le stanze, ma non lo trovò. Peter non era in casa.
Cercò
di calmarsi e di
riordinare le idee. Forse i Mangiamorte avevano scoperto dove si
nascondeva e lui era dovuto scappare. Ma allora perché non
c'erano
tracce di uno scontro? Anche se Peter non aveva combattuto, qualcosa
fuori posto ci sarebbe dovuto essere, conoscendo lo stile dei
Mangiamorte. E invece la casa era in perfetto ordine, tranne la
cucina, in cui Peter aveva lasciato la cena a metà. Era come
se,
mentre mangiava, avesse abbandonato tutto all'improvviso e fosse
uscito.
Ma era
assurdo: era il
Custode Segreto e sapeva benissimo di non dover uscire per nessuna
ragione al mondo.
Forse sua
madre si è
sentita male, pensò Sirius, ma capì subito che il
motivo non poteva
essere quello. Per qualunque emergenza gli avrebbe mandato il suo
Patronus. No, era uscito di sua spontanea volontà.
Quella
conclusione,
piuttosto che calmarlo, lo fece rabbrividire dalla testa ai piedi.
Mi fido di te,
Peter.
Sei un amico migliore di Remus.
Le sue gambe
si mossero
da sole, e Sirius si avvicinò al tavolo della cucina. Il
tovagliolo
era stato strappato in mille pezzi. Peter lo faceva sempre quando era
preoccupato o spaventato... o quando si sentiva in colpa.
Remus si comporta
in
modo strano, ultimamente. La voce di Peter
continuava a
risuonargli nella testa. Credi davvero che
possa aver tradito
tutti quanti? In effetti sembra che voglia nascondere qualcosa.
È
cominciato tutto a Drybrook... Malocchio forse sospetta di lui. Lui e
Edgar non andavano molto d'accordo...
Sirius
uscì a grandi
passi dalla cucina, incapace di stare fermo e di decidere cosa fare.
Greyback mi ha
rovinato la vita! Come potrei smettere di odiarlo? E i Mangiamorte mi
considerano indegno di vivere! Perché dovrei collaborare con
chi mi
vuole morto? Sei pieno di pregiudizi, Black. Sei identico ai tuoi
genitori.
Gli aveva
tirato un pugno
per quella frase. Sirius non avrebbe permesso a un traditore di
insultarlo in quel modo. Remus era il traditore, la spia... giusto?
Io mi fido di
Remus.
Mi fido di tutti voi. Nessuno dei miei amici mi venderebbe mai a
Voldemort. Non voglio più vedervi litigare in questo modo.
La scarpa di
Sirius urtò
contro qualcosa che si trovava sul pavimento. Era una cornice. Si
chinò a raccoglierla e la riconobbe. Ognuno di loro ne
possedeva una
copia: la sua era rimasta nella sua vecchia camera a Grimmauld Place.
Ma questa era diversa: Remus se n'era andato, lui e James
sorridevano, ignari, mentre Peter accennava una smorfia poco
spontanea, ma puntualmente abbassava lo sguardo, come se temesse di
essere guardato negli occhi.
Peter sta
dimagrendo a
vista d'occhio, soffre d'insonnia ed è sciupato. Non sembra
neanche
più lui.
Sirius
s'irrigidì,
mentre la fotografia gli sfuggiva di mano, cadendo a terra.
Il Cappello
Parlante
non voleva mettermi a Grifondoro, ma io ho insistito. Volevo stare
con voi che mi avevate difeso da quegli studenti più grandi.
Non sono mai
stato
coraggioso come voi.
Non credo di
essere
adatto a combattere, ma se voi volete entrare nell'Ordine della
Fenice, ci sarò.
Voi-Sapete-Chi
sta
vincendo. Ci ucciderà tutti...
«
No... » si ritrovò a
mormorare tra sé. « Non è possibile.
Era Remus... »
La spia
è
insospettabile,
aveva detto Wilkes, prima di morire. Non
ci
arriverete mai.
Peter sei la
persona
più buona che conosca. Nessuno dubiterebbe mai di te.
Sirius era
paralizzato
dal terrore, mentre i pezzi del puzzle tornavano al loro posto,
dandogli un quadro molto più chiaro della situazione. E
infine si
sentì cedere le ginocchia, sprofondando in un abisso di
panico.
Nessun
Mangiamorte
penserebbe a te. E mentre daranno la caccia a me, tu te ne starai
tranquillo a custodire il segreto.
«
Che cosa ho fatto? »
Senza fiato,
indietreggiò, urtando contro una sedia che si
rovesciò per terra.
Le orecchie gli ronzavano e improvvisamente le pareti intorno a lui
avevano iniziato a girare e ondeggiare, mentre il cuore sembrava sul
punto di esplodergli nel petto.
«
No! » ripeté.
Non sapeva
neanche quale
sentimento prevalesse in quel momento, se la rabbia, il panico, la
delusione o la disperazione. Ma non cedette a nessuno di questi.
James, Lily e
Harry non
sapevano nulla, e forse Voldemort era già sulle loro
tracce... Non
c'era il tempo di pensare, doveva agire.
Sirius
uscì di corsa
dalla casa, inforcò la moto e spiccò il volo,
diretto a velocità
folle a Godric's Hollow, supplicando disperatamente di arrivare in
tempo.
***
James
sbadigliò,
lanciando un'occhiata fuori dalla finestra. Il sole stava tramontando
e i ragazzini Babbani stavano già uscendo, vestiti con i
costumi di
Halloween, pronti a suonare ai campanelli di tutte le case, tranne la
sua naturalmente, dal momento che nessuno poteva trovarla.
Se avesse
avuto il suo
fidato Mantello dell'Invisibilità sarebbe potuto uscire a
sua volta,
giusto per fare un paio di scherzi al Babbano scorbutico e avaro che
abitava di fronte. Non solo non dava mai dolci ai bambini, ma li
scacciava anche in modo sgarbato. Ma Silente si era preso il Mantello
e non glielo aveva ancora restituito. James sperava che si sbrigasse:
non ne poteva più di restare chiuso in casa. Si sentiva in
trappola.
Lily era al
piano di
sopra, intenta a mettere Harry a letto. Lo capiva dai capricci di
loro figlio, che voleva ancora giocare con le luci colorate. James
sorrise, poi si stiracchiò, sbadigliando. Tutta quella vita
casalinga lo stava facendo stancare davvero troppo.
Ma poi accadde
qualcosa.
Un rumore strano giunse alle sue orecchie, allarmandolo: era il
cancello. Si disse che doveva essere il gatto, ma poi sentì
dei
passi nel vialetto e la porta si aprì.
Il cuore in
gola, balzò
in piedi, pronto a recuperare la bacchetta. Aveva già aperto
la
bocca per gridare un avvertimento a Lily, quando l'intruso irruppe in
casa.
«
James! » esclamò
Sirius, precipitandosi nel salotto. « State tutti bene?
»
James
abbassò la
bacchetta, guardandolo con perplessità.
«
Certo, perché? Mi hai
fatto prendere un colpo. Come mai sei così agitato?
»
«
Non c'è tempo per
spiegare. Dovete andarvene da qui, e subito ».
James
aggrottò la
fronte, senza capire.
«
Che cosa? »
«
Voldemort potrebbe già
essere diretto qui. Non perdere tempo! » lo incitò
Sirius,
scrollandolo con tanta violenza da storcergli gli occhiali sul naso.
« Peter... Remus... è colpa mia... »
Non capendo
nulla di quel
che Sirius aveva balbettato, James provò a protestare, ma in
quel
momento Lily scese, con Harry in braccio.
« Si
può sapere cosa
sta succedendo? » chiese, scossa.
«
Peter non è a casa. È
sparito » spiegò Sirius.
Calò
un silenzio teso,
durante il quale James poté solo inorridire. La paura lo
invase e
per un attimo non seppe nemmeno come reagire. Fu Lily a parlare per
prima.
«
Allora dobbiamo
andarcene di qui, e in fretta » disse, con un'espressione
dura.
Prese un mantello, lo usò per coprire Harry e raggiunse
l'ingresso,
la bacchetta pronta.
«
Andiamo » disse
Sirius, e James lo seguì, anche se non aveva capito il
significato
dello sguardo che l'amico e sua moglie si erano scambiati. O forse
non voleva capire.
Ma non si
oppose, anche
se lasciare Godric's Hollow così all'improvviso lo aveva
lasciato
frastornato. Lily prese posto nel sidecar insieme a Harry e al gatto,
mentre lui saliva sulla moto dietro Sirius, che aveva già
acceso il
motore.
Lily a quel
punto lanciò
un grido, e tutti loro si voltarono a guardare nella sua direzione:
nella notte, qualcuno si stava avvicinando rapidamente. Anche se si
scorgeva a mala pena, il volto dell'uomo era talmente pallido da
essere inconfondibile.
«
Parti! »
La moto si
librò in
aria, mentre James scagliava una serie di incantesimi che
impedì a
Lord Voldemort di attaccarli.
Harry
scoppiò a piangere
mentre Sirius dava gas spiccando il volo. Pochi secondi dopo, il
tetto della loro casa a Godric's Hollow era già un
quadratino
minuscolo in mezzo a tanti altri uguali.
Erano sfuggiti
a
Voldemort per un soffio.
«
Dove ci porti adesso?
»
«
Sto pensando... »
rispose Sirius, mentre si mordeva il labbro a sangue. « Deve
essere
un posto che lui non conosce ».
James non
voleva sapere a
chi si riferisse quel lui, così tacque durante tutto il
tragitto,
anche quando Sirius cambiò idea e invertì la
rotta. La sua mente
cercava disperatamente una risposta poco dolorosa alla domanda sul
perché Voldemort fosse riuscito a trovarli nonostante
l'Incanto
Fidelius. Ma trovò una sola risposta, che lo
riempì d'angoscia.
Atterrarono su
una pozza
di fango, ma Sirius non vi fece neanche caso. Aiutò Lily a
scendere
dal sidecar, mentre il gatto ne saltò fuori da solo,
spaventato e
indignato da tutto quel caos. Sirius trascinò i Potter fino
alla
porta d'ingresso di una villa che loro non avevano mai visto, e
suonò
il campanello.
Un elfo
domestico
piuttosto anziano li fece entrare non appena riconobbe Sirius, ma
James non seppe dove fossero finiti fino a quando Regulus non si
affacciò all'ingresso. Le loro facce stravolte e il pianto
di Harry
lo indussero a sostituire l'espressione infastidita che aveva assunto
all'inizio con un'altra colma di stupore.
«
Che cosa succede? »
domandò Rachel, entrando a sua volta nell'ingresso. James
ebbe la
sgradevole sensazione di averli disturbati, ma non riuscì a
farsi
venire in mente nemmeno una battuta.
«
Voldemort » si limitò
a rispondere Sirius. Era fuori di sé e aveva preso a
percorrere
tutto il salotto avanti e indietro.
« Vi
ha attaccati? »
«
Sì. Sirius ci ha
portati via appena in tempo » rispose Lily, cupa. «
Scusate
l'intrusione. Sirius deve aver pensato che questo fosse l'unico posto
sicuro... » aggiunse, lanciando un'occhiata imbarazzata a
Regulus,
che distolse lo sguardo senza commentare: certe abitudini erano dure
a morire.
Per alcuni
istanti
nessuno disse una parola, poi Rachel si riscosse e invitò
l'altra
ragazza a sedersi: Lily tremava e avrebbe potuto far cadere Harry se
fosse rimasta in piedi ancora un po'.
«
Dirò ad Aster di
scaldare del latte per Harry. Voi volete qualcosa da bere? »
«
Whisky Incendiario »
risposero all'unisono Sirius, James e Lily.
Poco dopo, in
cucina,
Harry stava bevendo il suo latte mentre tutti gli altri si lasciavano
stordire dal Whisky e Regulus e Rachel si scambiavano occhiate
perplesse.
Fu a quel
punto che James
prese la parola.
«
Dobbiamo andare a
cercare Peter, Sirius. Voldemort deve averlo torturato per
costringerlo a parlare » disse, sentendosi in colpa per
averlo messo
in pericolo con la faccenda del Custode Segreto.
Ma Sirius lo
guardò come
se lo ritenesse pazzo, e poi scambiò di nuovo quello strano
sguardo
con Lily che, per tutta risposta, si scolò tutto il Whisky
che le
restava nel bicchiere.
«
James, non hai capito
niente » disse Sirius, stringendo i pugni per la rabbia.
« Credi
davvero che Peter sia stato costretto a parlare? »
« Ma
certo. Perché mai
avrebbe dovuto...? »
«
Perché lui è la
spia! Svegliati: ci ha traditi! Non era Remus a dare informazioni ai
Mangiamorte, era Peter! È stato lui a far sapere a Greyback
della
nostra strategia a Drybrook. Lui ha fatto uccidere i Bones. Lui ha
rivelato dove si trovava la vecchia sede dell'Ordine della Fenice. Ed
è lui che oggi è andato a riferire a Voldemort
dove vi nascondevate
».
James era
paralizzato, e
nemmeno Regulus e Rachel osavano muovere un muscolo, in parte
sconvolti dalla rivelazione e in parte impressionati dall'espressione
omicida di Sirius.
« Ci
ha fregati tutti!
Con quell'aria da finto ingenuo è riuscito a farmi
sospettare di
Remus e ci ha messi l'uno contro l'altro ».
«
Aspetta, non è detto
che... Lui non non avrebbe mai permesso che Voldemort uccidesse me o
Harry o Lily! » protestò James, che nonostante
tutto ancora non ci
voleva credere.
Ma Sirius era
furioso.
« E
allora perché ha
parlato? Era lui il Custode Segreto, e solo lui avrebbe potuto farvi
trovare ».
«
Forse è stato
ricattato... »
«
Chiunque di noi
sarebbe morto pur di non tradire. Lui ha preferito vendere tuo figlio
per salvarsi la pelle... E sono stato io a servirvi a lui su un
piatto d'argento... »
Sirius si mise
le mani
tra i capelli, quasi a volerseli strappare, e James non
replicò più,
perché la verità era troppo evidente per negarla.
Si sentiva come
se il mondo gli fosse crollato addosso. Fino a quel giorno avrebbe
scommesso qualsiasi cosa sulla fedeltà dei suoi amici. Era
una delle
poche cose su cui non aveva il minimo dubbio. Ma a partire da quella
sera non sarebbe più stato lo stesso.
«
Dobbiamo cercarlo »
disse, con un notevole sforzo. « Voldemort ha fallito, non
riuscendo
a uccidere Harry, quindi se la prenderà con Peter. Dobbiamo
trovarlo
prima che lo faccia lui ».
Stranamente,
Sirius
acconsentì, anche se le sue motivazioni più
profonde erano ben
altre.
«
Sì, non lascerò a
Voldemort la soddisfazione di punirlo. Quando lo avrò
catturato,
sarò io a ucciderlo ».
« Tu
non farai un bel
niente » intervenne Regulus, parlando per la prima volta.
« Non sei
neanche in grado di reggerti in piedi ».
Sirius si
alzò,
barcollando, e gli lanciò un'occhiata di sfida. Lo shock,
mescolato
al Whisky, doveva avergli dato alla testa.
« Mi
vuoi impedire di
dargli la lezione che merita? »
Era
incredibile quanto
fossero diversi. Regulus non batteva ciglio, imperturbabile, mentre
Sirius sembrava in preda ad una crisi di nervi.
«
Dico solo che se lo
inseguirai da solo non risolverai nulla, o finirai per farti
ammazzare. Avvertite l'Ordine della Fenice e organizzatevi ».
« Ha
ragione, Sirius »
intervenne James, sperando che il suo amico tornasse a ragionare.
Sirius
assestò un calcio
alla sedia, furioso.
« E
va bene. Rachel,
avverti tu l'Ordine. Non sono dell'umore adatto a evocare un Patronus
» disse alla fine.
« Ci
proverò ».
La ragazza
uscì dalla
stanza e, dopo alcuni istanti, un Patronus a forma di leonessa si
allontanò dalla casa.
James si
stropicciò gli
occhi, quasi sperando di trovarsi sul divano della sua casa a
Godric's Hollow, una volta riaperti. Ma quello non era un sogno.
Peter aveva davvero tradito. Il solo pensiero gli faceva mancare il
respiro.
«
Lily, tu resti qui con
Harry? » stava chiedendo Sirius, sforzandosi di restare calmo.
«
Non riesco a pensare
ad un altro posto » fece lei, abbattuta.
«
Dirò ad Aster di non
perderla di vista. Per qualunque cosa, li Smaterializzerà da
qualche
altra parte » intervenne Regulus.
«
Perché, tu dove credi
di andare? »
James
notò che anche
Regulus aveva estratto la bacchetta e aveva un'aria molto
determinata.
«
Non siete gli unici ad
avere un conto in sospeso con la spia » si limitò
a spiegare,
lanciando un'occhiata a Rachel, che era appena rientrata nella
cucina.
James
realizzò solo in
quel momento che, per colpa di Peter, la ragazza era stata aggredita
da un lupo mannaro.
«
Quindi vieni con noi?
»
Regulus annuì. E, anche
se per un solo istante, Sirius gli riservò uno sguardo
riconoscente.
Dai
che lo sapevate! Potevo forse far finire tutto a tragedia e condannare
Sirius all'infelicità perpetua, dopo tutta questa fatica? XD
Rapida spiegazione: ricordate quando Alphard diceva che quando si
modifica un evento del passato non si sa mai quali conseguenze ci
saranno? E che anche la modifica più banale può
cambiare tutto? Appunto. Se Rachel non avesse usato la Giratempo,
Regulus non sarebbe stato a casa di Alphard, non avrebbe potuto
risolvere il problema della moto, e Sirius probabilmente avrebbe
esitato ancora qualche minuto prima di usare
quellìincantesimo, perdendo minuti fondamentali. E' banale,
ma ha cambiato tutto. In fondo è stata solo una questione di
pochi minuti. Alla fine ho collegato tutto all'uso della Giratempo
perché è da quello che è partita tutta
la stori alternativa che ho inventato.
Ora però aspettate a festeggiare! I Potter saranno anche
vivi, ma anche Voldemort è ancora in circolazione,
perciò la guerra continua... e d'ora in poi può
succedere di
tutto. XD Tra l'altro Lily non si è sacrificata
per nessuno, quindi tecnicamente Harry non è ancora il
Prescelto... Ma è un problema che affronterò
prossimamente.
Quanto a James, per quello che i libri ci hanno fatto capire di lui,
penso che anche nel canon non avrebbe pensato a Peter come un traditore
neanche mentre Voldemort lo uccideva. Non è da lui, e non
sono l'unica a pensarlo, quindi ho mantenuto questa sua caratteristica,
almeno finché Sirius non gli ha aperto gli occhi con tatto e
delicatezza.
Se già vi chiedete quale sarà la sorte di Peter,
dico solo che il prossimo capitolo si intitolerà "Caccia al
topo" *gongola senza ritegno*
Arrivederci al 20 dicembre! :)))
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