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Autore: Julia Weasley    05/12/2012    13 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 54
31 ottobre 1981

Il giorno di Halloween, Sirius si svegliò tardi. Era una bella giornata e, anche se ormai iniziava a fare piuttosto freddo, il cielo limpido gli fece immediatamente scartare l'idea di restare a casa.
Mentre si vestiva, decide di fare un salto da Peter. Non lo sentiva da un po', e immaginava che neanche per lui fosse piacevole restarsene nascosto in casa tutto il tempo, senza nessuno a fargli compagnia.
Prima però doveva fare la spesa, perché il suo frigorifero era miseramente vuoto, e l'ora di pranzo era vicina. Sirius sbuffò. Detestava fare la spesa: era uno dei compiti che più gli pesavano, e uno dei – pochi, per lui – lati negativi del vivere da soli. Lui, per lo meno, era del tutto incapace e finiva sempre per comprare cose inutili e scordare quelle importanti.
Così, mezzora più tardi, uscì di casa, inforcò la moto e si diresse al supermarket più vicino.
Per essere così scettici nei confronti della magia, i Babbani erano piuttosto affezionati ad Halloween, pensò mentre passava davanti agli scaffali pieni di zucche, scheletri fosforescenti e pipistrelli finti. Si ripromise di non fare mai più la spesa l'ultimo di ottobre: tutti quei dolci erano una tentazione troppo grande per non cedervi. Alla fine, infatti, il suo carrello ne era completamente pieno, tanto da indurre un'anziana signora a scoccargli uno sguardo di disapprovazione.
« Sono per i bambini del vicinato » si giustificò, quando si rese conto che anche la ragazza alla cassa reagiva con stupore di fronte a tutti quei dolci.
« Che generoso » gli rispose lei, con un tono chiaramente ironico.
« Non mi piace subire scherzi. Preferisco essere io a farli ».
Lei sorrise, divertita, e gli lanciò un'occhiata. Non era affatto male, pensò Sirius: alta e slanciata, aveva gli occhi chiari e vispi, e dai colori sgargianti dei suoi vestiti appariva come un tipo decisamente originale. Sirius si limitò ad accennare un sorriso, mentre si affrettava a riempire le buste e a pagare.
« Un buono sconto in omaggio » disse la ragazza, porgendogli un cartoncino sul quale un attimo prima Sirius le aveva visto scrivere qualcosa.
Fece finta di nulla, ma quando si avviò verso l'uscita del supermarket, vide che la ragazza aveva scritto il suo nome e il numero di telefono. Di colpo, si sentì assalire da un cupo malumore. Non sapeva se essere più malinconico o arrabbiato. Uscì all'aperto e gettò il biglietto nel primo contenitore dei rifiuti che gli capitò davanti.
Non era il caso che uno come lui, in quanto membro dell'Ordine della Fenice, uscisse con lei o qualsiasi altra ragazza Babbana. L'ultima volta che ci aveva provato, con una certa Amy, due Mangiamorte l'avevano torturata ed erano quasi riusciti a ucciderla. Sirius l'aveva appena conosciuta, e aveva anche capito di non trovarla molto simpatica, ma si era sentito ugualmente in colpa nei suoi confronti. Era meglio che in quel periodo i Babbani stessero alla larga il più possibile dal mondo magico.
Dopo essere tornato a casa e avere riempito il frigorifero e la dispensa, Sirius pranzò ascoltando le ultime notizie dal mondo magico alla radio, e infine cedette alla pigrizia concedendosi un sonnellino pomeridiano.
Erano ormai quasi le quattro del pomeriggio quando uscì di nuovo, stavolta diretto all'appartamento in cui Peter si nascondeva. Ma non era neanche arrivato a metà strada, quando le cose iniziarono ad andare nel verso sbagliato.
La moto prese a singhiozzare e sbuffare e, prima che potesse capire cosa stesse succedendo, cominciò a perdere quota, finché il motore non si spense del tutto, inaspettatamente.
« Oh, andiamo! » protestò.
Per fortuna ormai era a pochi metri da terra e riuscì a fare un atterraggio di emergenza. Si ritrovò con qualche escoriazione e le braccia doloranti, ma non vi fece molto caso. Al contrario, nonostante i suoi numerosi tentativi, la moto non si accendeva più.
Fuori di sé dalla rabbia, diede un calcio ad un sassolino, che fu scagliato lontano. Che cosa poteva fare? Spingere la moto di nuovo fino a casa sua era fuori discussione: la distanza era troppa. Ma non se la sentiva neanche di andare lo stesso da Peter e lasciarla lì, abbandonata in mezzo alla strada. Era la sua moto, insomma! Ma con la Materializzazione non era abbastanza abile da trasportare anche un mezzo così grande.
Si guardò intorno, e scoprì che poco più avanti c'era un bivio, con un cartello che indicava la strada per un paesino Babbano, a sinistra, e un'altra a destra che finiva vicino alla villa di Alphard.
Nella sfortuna, era stato fortunato, pensò, traendo un respiro di sollievo. Il paese era molto lontano, mentre la vecchia abitazione di suo zio distava poche centinaia di metri. Ora era Regulus a viverci, e Sirius avrebbe potuto lasciarvi la moto e poi andare a trovare Peter tramite Materializzazione.
Purtroppo per lui, trascinare la moto fino alla villa non fu facile: era più pesante del previsto. Quando Sirius finalmente giunse al cortile, aveva il fiato corto, sbuffava e imprecava a voce così alta che vide Regulus affacciarsi ad una delle finestre del primo piano.
« Che stai combinando? » gli domandò il fratello, perplesso, ma non riuscendo a nascondere una nota di divertimento.
Con un'ultima imprecazione, Sirius appoggiò la moto al muro.
« Tu che dici? La moto ha pensato bene di abbandonarmi » bofonchiò, ansimando per lo sforzo. Non distinse le parole che Regulus disse tra sé, ma era sicuro che avesse appena fatto un commento sarcastico. « Cos'hai detto? »
« Niente, niente » minimizzò l'altro. « Scendo e ti faccio entrare ».
Lui sbuffò e attese, finché Regulus non gli aprì la porta.
« Hai detto che una scopa non mi avrebbe mai abbandonato, vero? » lo sfidò Sirius.
« Una cosa del genere » confermò lui. Sirius gli lanciò un'occhiata truce. « E dai scherzavo... »
Regulus lo fece entrare in casa. Sirius non la vedeva così perfetta da tempo: l'ordine non era proprio una delle migliori qualità di Alphard.
« Si vede che adesso ci abiti tu » commentò.
« Sapevo che lo avresti detto ».
« Ovvio. Sei tu quello che, dopo essere stato attaccato nel cuore della notte da due giganti, è uscito da una cella perfettamente vestito e pettinato ».
«
È un talento naturale, non posso farci niente ».
Per l'occasione, Regulus aveva anche allestito delle decorazioni per Halloween, le stesse che loro zio usava sempre quando erano bambini, compresi alcuni incantesimi che creavano delle illusioni ottiche del tutto realistiche.
« Dove le hai trovate? » chiese, colpito, notando una dozzina di fantasmi finti che apparivano e scomparivano a intervalli regolari.
« Le zucche e le candele nella soffitta » spiegò Regulus. « Per gli incantesimi invece c'è un libro apposta. Li prendeva tutti da lì ».
Sirius non rispose, assalito dalla malinconia. Anche Regulus doveva sentire la stessa cosa, perché iniziò a raddrizzare il tappeto anche se era già perfettamente parallelo al divano, come faceva sempre per mostrarsi indaffarato ed evitare di mostrare quello che provava.
« Aster sta cucinando la torta di zucca » constatò Sirius, deciso a rompere quell'atmosfera pesante.
« Sì ma non è per te. Stasera viene Rachel a cena » ribatté Regulus.
Lui non poté fare a meno di esserne deluso. Aveva ancora spazio per una fetta di torta. Poi lanciò un'occhiata all'orologio.
« In teoria dovrei andare da Peter, ma mentre trascinavo la moto mi sono ricordato che nostro zio aveva qualche libro sull'argomento. Li avevo comprati io chiedendogli di nasconderli: a Grimmauld Place rischiavano di finire ad alimentare il camino ».
« Vuoi provare ad aggiustarla da solo? » chiese Regulus, perplesso.
« Ci proverò. Non sarà poi così difficile ».
Ma era molto più complicato di quanto si aspettasse. E dopo molti tentativi non aveva ancora capito dove fosse il guasto.
« Deve essere il motore, per forza ».
« Non è che si è esaurito l'effetto dell'incantesimo che la fa volare? » chiese Regulus, comodamente appoggiato al muro esterno mentre Sirius sbuffava e armeggiava con la moto poco più in là.
« Non è possibile. Perché dovrebbe avere esaurito il suo effetto? »
« Magari non hai eseguito bene l'incantesimo, o ti sei dimenticato di renderlo permanente ».
« Ti sembro un idiota? Fammi un favore: taci ».
Regulus non replicò, e rimase ad osservare. Sirius sentiva il suo sguardo dietro la nuca, e la cosa lo irritava alquanto.
« Perché non mi aiuti, invece di startene lì impalato? »
« Non ci capisco nulla, e poi non voglio sporcarmi. Secondo me dovresti davvero riprovare ad eseguire l'incantesimo ».
« Ti dico che non dipende da quello ».
« Fai come ti pare ».
Cinque minuti dopo, Sirius aveva rinunciato.
« Forse era meglio portarla da un meccanico » bofonchiò.
Regulus alzò gli occhi al cielo.
« Ma perché ti impunti così, come se i metodi Babbani fossero più efficaci? »
« Perché è un mezzo di trasporto Babbano creato dai Babbani, ok? La magia non c'entra. »
« Tu provaci. »
« Ok, lo faccio, così la pianti una buona volta! »
Sbuffando, Sirius estrasse la bacchetta e ripeté l'incantesimo che aveva usato qualche anno prima per far volare la moto, assolutamente sicuro che non sarebbe successo nulla.
E invece, con uno scoppio, il motore si accese, lasciandolo di stucco.
Ci fu una pausa di silenzio, poi Regulus commentò:
« Accidenti, hai colto di sorpresa anche me: non ho avuto il tempo di preparare le parole adatte a rinfacciartelo a vita ».
Sirius non sapeva se ridere o prendersela, così decise di ignorarlo.
« Ora ricordo: l'incantesimo che avevo fatto sostituiva anche il carburante. Esaurendosi l'effetto, è come se fossi rimasto senza benzina ».
« Ti è andata anche troppo bene. Ti saresti potuto schiantare a terra ».
« Lo so... Che ore sono? »
Regulus lanciò un'occhiata all'orologio.
« Lei sei passate ».
« Ottimo, arriverò da Peter prima di quanto pensassi » disse Sirius. Inforcò la moto e si rivolse a Regulus. « Lasciatemi almeno una fetta di torta di zucca, ok? Vengo a prenderla domani mattina ».
« Come vuoi, ma non posso assicurarti che la troverai » rispose Regulus, incrociando le braccia.
« Sì che la troverò. A domani ».
E Sirius spiccò il volo.

***

Il bicchiere di vetro gli sfuggì di mano, cadendo a terra e infrangendosi in mille pezzi.
Calmati, sono solo i vicini che fanno i lavori.
Con le mani tremanti prese la scopa e iniziò a spazzare via i resti del bicchiere, mentre i suoi sbuffi nervosi e spaventati venivano coperti dal rumore del trapano che qualcuno dell'appartamento accanto al suo aveva azionato poco prima, facendolo sobbalzare.
Il forno a microonde suonò all'improvviso, mettendo di nuovo a dura prova i suoi nervi tesi.
Devi calmarti. Calmati, accidenti!
Peter aprì il forno, prendendo le lasagne surgelate e mettendole nel piatto, ma tremava così tanto che stava quasi per farle cadere per terra. Poi si accasciò sulla sedia e iniziò a mangiare automaticamente, con la mentre altrove.
Si trovava lì da una settimana, ormai, ma gli sembrava un periodo di tempo molto più lungo. Restare così tanto senza mettere il naso fuori casa lo stava facendo impazzire, soprattutto considerato lo stress e l'agitazione che lo tormentavano da quando lui e i Potter avevano eseguito l'Incanto Fidelius, nominandolo Custode Segreto.
L'appartamento in cui si era nascosto era stato messo a disposizione da Silente, che lo aveva trovato chissà dove. Era a Londra, e questo a Peter non piaceva. Avrebbe preferito potersi nascondere il più lontano possibile, magari in un'isola sperduta del Pacifico, o direttamente sulla luna, se fosse stato possibile. Non che sarebbe servito a molto. Voldemort avrebbe potuto rintracciarlo ovunque egli si trovasse.
Lasciò andare la forchetta, improvvisamente nauseato, e con un gesto istintivo si allungò la manica sinistra per coprire del tutto il polso. Preferiva non guardarlo, come se ignorarlo potesse farlo sparire, anche se sapeva che non se ne sarebbe mai liberato.
Aveva ricevuto il Marchio Nero da Voldemort la notte in cui i Mangiamorte avevano attaccato a casa di Dedalus e da quel momento non aveva fatto altro che bruciare quasi tutti i giorni. Non avrebbe mai dimenticato l'espressione di trionfo nei lineamenti scheletrici di Lord Voldemort quando lo aveva marchiato. Era come se gli stesse dicendo: « Da questo momento appartieni a me ».
Peter rabbrividì, afferrando il tovagliolo di carta e iniziando a strapparlo in striscioline. Non aveva scampo. Prima o poi Lui lo avrebbe convocato, e allora non avrebbe avuto scelta. Era lui il Custode Segreto dei Potter e non sarebbe mai riuscito a nasconderlo. Il Signore Oscuro sapeva sempre quando mentiva, e lo avrebbe punito, di nuovo...
Provò a bere un po' d'acqua, ma scoprì di aver perso la capacità di deglutire. Come avevano fatto le cose a mettersi così male tutte all'improvviso?
È tutta colpa di Sirius, non poté fare a meno di pensare, e una rabbia repressa fin troppo a lungo gli fece accartocciare i resti del tovagliolo nel pugno. Se fosse rimasto lui il Custode Segreto, io sarei al sicuro. E invece no, il rischio lo devo correre io, mentre lui se ne va in giro libero e senza pensieri.
Sapeva di esagerare, ma doveva assolutamente prendersela con qualcuno. Quella situazione lo stava sfinendo, perché ora non si trattava più soltanto di accusare Remus o farlo litigare con Sirius per proteggere se stesso. Quella volta non avrebbe potuto fare giochetti. Se lui avesse parlato, James, Lily e Harry sarebbero morti.
Non dovrebbe importarmi, in fondo. Mi hanno costretto a fare il Custode Segreto perché a loro non interessa se sono io a rischiare la vita. Sono sempre stato quello disposto a fare sempre favori agli altri pur di essere benvoluto, quindi è ovvio che abbiano scaricato su di me questa responsabilità. Ma io non la voglio, non voglio essere responsabile della loro morte...
Ma, per quanto si costringesse ad arrabbiarsi con loro e a inventare sempre nuovi alibi per se stesso, non si sentiva per niente a posto con la coscienza. Come avrebbe potuto consegnarli nelle mani di Voldemort? James lo aveva sempre aiutato...
No, non è vero. Gli piaceva la mia compagnia solo perché amava essere messo su di un piedistallo, e io sono sempre stato bravo a farlo.
Lily però era gentile con lui.
Ma non è davvero mia amica. Non credo di piacerle. Probabilmente mi sopporta solo perché glielo ha chiesto James.
E Harry?
Peter si accorse solo in quel momento di essersi morso l'interno della guancia talmente forte che si sarebbe potuto ferire. A Harry non poteva attribuire alcuna colpa: era solo un bambino di un anno e qualche mese, e non aveva avuto il tempo di fargli dei torti.
Ma era inutile crogiolarsi nei sensi di colpa, si disse. Se non avesse parlato, Voldemort lo avrebbe ucciso. E i suoi amici, se erano davvero tali, non potevano pretendere che lui sacrificasse la propria vita per loro.
Si alzò in piedi e uscì dalla cucina, incapace di restare fermo, e si ritrovò a camminare avanti e indietro per il salotto. In ogni caso, era rovinato. Anche se avesse parlato e Voldemort fosse riuscito a trovare i Potter, a quel punto la sua copertura sarebbe saltata. Sirius avrebbe capito che solo lui avrebbe potuto svelare il nascondiglio. E qualcosa gli diceva che lo avrebbe cercato per mari e monti pur di ucciderlo. Doveva trovare una soluzione, e in fretta.
Naturalmente essere un Animagus lo avrebbe aiutato a nascondersi, ma sarebbe servito a qualcosa? Che senso aveva scappare per tutta la vita? E se invece fosse uscito del tutto allo scoperto, dichiarandosi dalla parte di Voldemort? Il Signore Oscuro lo avrebbe sicuramente ricompensato per avergli fornito un'informazione così difficile da reperire, e gli avrebbe riservato un posto d'onore, una volta vinta la guerra. Ma soprattutto lo avrebbe lasciato vivere.
Ma Peter non era in grado di schierarsi da una parte, e non era neanche troppo sicuro di avere la forza di ignorare quel briciolo di coscienza che ancora non aveva messo a tacere, tradendo i Potter e tutti i suoi amici. Restava solo da vedere se sarebbe stato più forte il senso di colpa o l'istinto di sopravvivenza.
Poi una fitta al polso gli provocò un gesto inconsulto, facendo cadere una fotografia incorniciata che prima si trovava su un tavolino, ma Peter non vi fece neanche caso.
Non aveva più tempo per riflettere, perché era giunto il momento di prendere una decisione definitiva.
Il terrore lo assalì, come una folata improvvisa di vento gelido, mentre il Marchio Nero bruciava come fuoco.
Lord Voldemort lo aveva convocato.

***

Sirius parcheggiò la moto a pochi metri dall'appartamento di Peter e scese, pensando che al suo amico avrebbe fatto piacere ricevere una visita inaspettata. Dopo aver suonato il campanello, attese una risposta. Trascorsero diversi secondi, ma nessuno gli rispose.
Starà dormendo, pensò, ben sapendo che nemmeno una bomba poteva svegliare Peter quando era profondamente addormentato.
Suonò di nuovo, stavolta più a lungo e più energicamente, ma dopo quasi un minuto Peter non si era fatto vivo.
« Codaliscia, svegliati! Che cosa stai...? » esordì, ma quando appoggiò la mano alla porta d'ingresso, questa si scostò: era già aperta.
Un'ansia indescrivibile si impadronì di Sirius che, automaticamente, alzò lo sguardo con il cuore in gola. Ma sopra la casa non c'era alcun Marchio Nero. Possibile che Peter fosse così disattento da aver lasciato la porta aperta?
Senza indugiare oltre, entrò.
« Peter? » lo chiamò di nuovo, ma nessuno rispose.
Sirius lo cercò in tutte le stanze, ma non lo trovò. Peter non era in casa.
Cercò di calmarsi e di riordinare le idee. Forse i Mangiamorte avevano scoperto dove si nascondeva e lui era dovuto scappare. Ma allora perché non c'erano tracce di uno scontro? Anche se Peter non aveva combattuto, qualcosa fuori posto ci sarebbe dovuto essere, conoscendo lo stile dei Mangiamorte. E invece la casa era in perfetto ordine, tranne la cucina, in cui Peter aveva lasciato la cena a metà. Era come se, mentre mangiava, avesse abbandonato tutto all'improvviso e fosse uscito.
Ma era assurdo: era il Custode Segreto e sapeva benissimo di non dover uscire per nessuna ragione al mondo.
Forse sua madre si è sentita male, pensò Sirius, ma capì subito che il motivo non poteva essere quello. Per qualunque emergenza gli avrebbe mandato il suo Patronus. No, era uscito di sua spontanea volontà.
Quella conclusione, piuttosto che calmarlo, lo fece rabbrividire dalla testa ai piedi.
Mi fido di te, Peter. Sei un amico migliore di Remus.
Le sue gambe si mossero da sole, e Sirius si avvicinò al tavolo della cucina. Il tovagliolo era stato strappato in mille pezzi. Peter lo faceva sempre quando era preoccupato o spaventato... o quando si sentiva in colpa.
Remus si comporta in modo strano, ultimamente. La voce di Peter continuava a risuonargli nella testa. Credi davvero che possa aver tradito tutti quanti? In effetti sembra che voglia nascondere qualcosa. È cominciato tutto a Drybrook... Malocchio forse sospetta di lui. Lui e Edgar non andavano molto d'accordo...
Sirius uscì a grandi passi dalla cucina, incapace di stare fermo e di decidere cosa fare.
Greyback mi ha rovinato la vita! Come potrei smettere di odiarlo? E i Mangiamorte mi considerano indegno di vivere! Perché dovrei collaborare con chi mi vuole morto? Sei pieno di pregiudizi, Black. Sei identico ai tuoi genitori.
Gli aveva tirato un pugno per quella frase. Sirius non avrebbe permesso a un traditore di insultarlo in quel modo. Remus era il traditore, la spia... giusto?
Io mi fido di Remus. Mi fido di tutti voi. Nessuno dei miei amici mi venderebbe mai a Voldemort. Non voglio più vedervi litigare in questo modo.
La scarpa di Sirius urtò contro qualcosa che si trovava sul pavimento. Era una cornice. Si chinò a raccoglierla e la riconobbe. Ognuno di loro ne possedeva una copia: la sua era rimasta nella sua vecchia camera a Grimmauld Place. Ma questa era diversa: Remus se n'era andato, lui e James sorridevano, ignari, mentre Peter accennava una smorfia poco spontanea, ma puntualmente abbassava lo sguardo, come se temesse di essere guardato negli occhi.
Peter sta dimagrendo a vista d'occhio, soffre d'insonnia ed è sciupato. Non sembra neanche più lui.
Sirius s'irrigidì, mentre la fotografia gli sfuggiva di mano, cadendo a terra.
Il Cappello Parlante non voleva mettermi a Grifondoro, ma io ho insistito. Volevo stare con voi che mi avevate difeso da quegli studenti più grandi.
Non sono mai stato coraggioso come voi.
Non credo di essere adatto a combattere, ma se voi volete entrare nell'Ordine della Fenice, ci sarò.
Voi-Sapete-Chi sta vincendo. Ci ucciderà tutti...
« No... » si ritrovò a mormorare tra sé. « Non è possibile. Era Remus... »
La spia è insospettabile, aveva detto Wilkes, prima di morire. Non ci arriverete mai.
Peter sei la persona più buona che conosca. Nessuno dubiterebbe mai di te.
Sirius era paralizzato dal terrore, mentre i pezzi del puzzle tornavano al loro posto, dandogli un quadro molto più chiaro della situazione. E infine si sentì cedere le ginocchia, sprofondando in un abisso di panico.
Nessun Mangiamorte penserebbe a te. E mentre daranno la caccia a me, tu te ne starai tranquillo a custodire il segreto.
« Che cosa ho fatto? »
Senza fiato, indietreggiò, urtando contro una sedia che si rovesciò per terra. Le orecchie gli ronzavano e improvvisamente le pareti intorno a lui avevano iniziato a girare e ondeggiare, mentre il cuore sembrava sul punto di esplodergli nel petto.
« No! » ripeté.
Non sapeva neanche quale sentimento prevalesse in quel momento, se la rabbia, il panico, la delusione o la disperazione. Ma non cedette a nessuno di questi.
James, Lily e Harry non sapevano nulla, e forse Voldemort era già sulle loro tracce... Non c'era il tempo di pensare, doveva agire.
Sirius uscì di corsa dalla casa, inforcò la moto e spiccò il volo, diretto a velocità folle a Godric's Hollow, supplicando disperatamente di arrivare in tempo.

***

James sbadigliò, lanciando un'occhiata fuori dalla finestra. Il sole stava tramontando e i ragazzini Babbani stavano già uscendo, vestiti con i costumi di Halloween, pronti a suonare ai campanelli di tutte le case, tranne la sua naturalmente, dal momento che nessuno poteva trovarla.
Se avesse avuto il suo fidato Mantello dell'Invisibilità sarebbe potuto uscire a sua volta, giusto per fare un paio di scherzi al Babbano scorbutico e avaro che abitava di fronte. Non solo non dava mai dolci ai bambini, ma li scacciava anche in modo sgarbato. Ma Silente si era preso il Mantello e non glielo aveva ancora restituito. James sperava che si sbrigasse: non ne poteva più di restare chiuso in casa. Si sentiva in trappola.
Lily era al piano di sopra, intenta a mettere Harry a letto. Lo capiva dai capricci di loro figlio, che voleva ancora giocare con le luci colorate. James sorrise, poi si stiracchiò, sbadigliando. Tutta quella vita casalinga lo stava facendo stancare davvero troppo.
Ma poi accadde qualcosa. Un rumore strano giunse alle sue orecchie, allarmandolo: era il cancello. Si disse che doveva essere il gatto, ma poi sentì dei passi nel vialetto e la porta si aprì.
Il cuore in gola, balzò in piedi, pronto a recuperare la bacchetta. Aveva già aperto la bocca per gridare un avvertimento a Lily, quando l'intruso irruppe in casa.
« James! » esclamò Sirius, precipitandosi nel salotto. « State tutti bene? »
James abbassò la bacchetta, guardandolo con perplessità.
« Certo, perché? Mi hai fatto prendere un colpo. Come mai sei così agitato? »
« Non c'è tempo per spiegare. Dovete andarvene da qui, e subito ».
James aggrottò la fronte, senza capire.
« Che cosa? »
« Voldemort potrebbe già essere diretto qui. Non perdere tempo! » lo incitò Sirius, scrollandolo con tanta violenza da storcergli gli occhiali sul naso. « Peter... Remus... è colpa mia... »
Non capendo nulla di quel che Sirius aveva balbettato, James provò a protestare, ma in quel momento Lily scese, con Harry in braccio.
« Si può sapere cosa sta succedendo? » chiese, scossa.
« Peter non è a casa. È sparito » spiegò Sirius.
Calò un silenzio teso, durante il quale James poté solo inorridire. La paura lo invase e per un attimo non seppe nemmeno come reagire. Fu Lily a parlare per prima.
« Allora dobbiamo andarcene di qui, e in fretta » disse, con un'espressione dura. Prese un mantello, lo usò per coprire Harry e raggiunse l'ingresso, la bacchetta pronta.
« Andiamo » disse Sirius, e James lo seguì, anche se non aveva capito il significato dello sguardo che l'amico e sua moglie si erano scambiati. O forse non voleva capire.
Ma non si oppose, anche se lasciare Godric's Hollow così all'improvviso lo aveva lasciato frastornato. Lily prese posto nel sidecar insieme a Harry e al gatto, mentre lui saliva sulla moto dietro Sirius, che aveva già acceso il motore.
Lily a quel punto lanciò un grido, e tutti loro si voltarono a guardare nella sua direzione: nella notte, qualcuno si stava avvicinando rapidamente. Anche se si scorgeva a mala pena, il volto dell'uomo era talmente pallido da essere inconfondibile.
« Parti! »
La moto si librò in aria, mentre James scagliava una serie di incantesimi che impedì a Lord Voldemort di attaccarli.
Harry scoppiò a piangere mentre Sirius dava gas spiccando il volo. Pochi secondi dopo, il tetto della loro casa a Godric's Hollow era già un quadratino minuscolo in mezzo a tanti altri uguali.
Erano sfuggiti a Voldemort per un soffio.
« Dove ci porti adesso? »
« Sto pensando... » rispose Sirius, mentre si mordeva il labbro a sangue. « Deve essere un posto che lui non conosce ».
James non voleva sapere a chi si riferisse quel lui, così tacque durante tutto il tragitto, anche quando Sirius cambiò idea e invertì la rotta. La sua mente cercava disperatamente una risposta poco dolorosa alla domanda sul perché Voldemort fosse riuscito a trovarli nonostante l'Incanto Fidelius. Ma trovò una sola risposta, che lo riempì d'angoscia.
Atterrarono su una pozza di fango, ma Sirius non vi fece neanche caso. Aiutò Lily a scendere dal sidecar, mentre il gatto ne saltò fuori da solo, spaventato e indignato da tutto quel caos. Sirius trascinò i Potter fino alla porta d'ingresso di una villa che loro non avevano mai visto, e suonò il campanello.
Un elfo domestico piuttosto anziano li fece entrare non appena riconobbe Sirius, ma James non seppe dove fossero finiti fino a quando Regulus non si affacciò all'ingresso. Le loro facce stravolte e il pianto di Harry lo indussero a sostituire l'espressione infastidita che aveva assunto all'inizio con un'altra colma di stupore.
« Che cosa succede? » domandò Rachel, entrando a sua volta nell'ingresso. James ebbe la sgradevole sensazione di averli disturbati, ma non riuscì a farsi venire in mente nemmeno una battuta.
« Voldemort » si limitò a rispondere Sirius. Era fuori di sé e aveva preso a percorrere tutto il salotto avanti e indietro.
« Vi ha attaccati? »
« Sì. Sirius ci ha portati via appena in tempo » rispose Lily, cupa. « Scusate l'intrusione. Sirius deve aver pensato che questo fosse l'unico posto sicuro... » aggiunse, lanciando un'occhiata imbarazzata a Regulus, che distolse lo sguardo senza commentare: certe abitudini erano dure a morire.
Per alcuni istanti nessuno disse una parola, poi Rachel si riscosse e invitò l'altra ragazza a sedersi: Lily tremava e avrebbe potuto far cadere Harry se fosse rimasta in piedi ancora un po'.
« Dirò ad Aster di scaldare del latte per Harry. Voi volete qualcosa da bere? »
« Whisky Incendiario » risposero all'unisono Sirius, James e Lily.
Poco dopo, in cucina, Harry stava bevendo il suo latte mentre tutti gli altri si lasciavano stordire dal Whisky e Regulus e Rachel si scambiavano occhiate perplesse.
Fu a quel punto che James prese la parola.
« Dobbiamo andare a cercare Peter, Sirius. Voldemort deve averlo torturato per costringerlo a parlare » disse, sentendosi in colpa per averlo messo in pericolo con la faccenda del Custode Segreto.
Ma Sirius lo guardò come se lo ritenesse pazzo, e poi scambiò di nuovo quello strano sguardo con Lily che, per tutta risposta, si scolò tutto il Whisky che le restava nel bicchiere.
« James, non hai capito niente » disse Sirius, stringendo i pugni per la rabbia. « Credi davvero che Peter sia stato costretto a parlare? »
« Ma certo. Perché mai avrebbe dovuto...? »
« Perché lui è la spia! Svegliati: ci ha traditi! Non era Remus a dare informazioni ai Mangiamorte, era Peter! È stato lui a far sapere a Greyback della nostra strategia a Drybrook. Lui ha fatto uccidere i Bones. Lui ha rivelato dove si trovava la vecchia sede dell'Ordine della Fenice. Ed è lui che oggi è andato a riferire a Voldemort dove vi nascondevate ».
James era paralizzato, e nemmeno Regulus e Rachel osavano muovere un muscolo, in parte sconvolti dalla rivelazione e in parte impressionati dall'espressione omicida di Sirius.
« Ci ha fregati tutti! Con quell'aria da finto ingenuo è riuscito a farmi sospettare di Remus e ci ha messi l'uno contro l'altro ».
« Aspetta, non è detto che... Lui non non avrebbe mai permesso che Voldemort uccidesse me o Harry o Lily! » protestò James, che nonostante tutto ancora non ci voleva credere.
Ma Sirius era furioso.
« E allora perché ha parlato? Era lui il Custode Segreto, e solo lui avrebbe potuto farvi trovare ».
« Forse è stato ricattato... »
« Chiunque di noi sarebbe morto pur di non tradire. Lui ha preferito vendere tuo figlio per salvarsi la pelle... E sono stato io a servirvi a lui su un piatto d'argento... »
Sirius si mise le mani tra i capelli, quasi a volerseli strappare, e James non replicò più, perché la verità era troppo evidente per negarla. Si sentiva come se il mondo gli fosse crollato addosso. Fino a quel giorno avrebbe scommesso qualsiasi cosa sulla fedeltà dei suoi amici. Era una delle poche cose su cui non aveva il minimo dubbio. Ma a partire da quella sera non sarebbe più stato lo stesso.
« Dobbiamo cercarlo » disse, con un notevole sforzo. « Voldemort ha fallito, non riuscendo a uccidere Harry, quindi se la prenderà con Peter. Dobbiamo trovarlo prima che lo faccia lui ».
Stranamente, Sirius acconsentì, anche se le sue motivazioni più profonde erano ben altre.
« Sì, non lascerò a Voldemort la soddisfazione di punirlo. Quando lo avrò catturato, sarò io a ucciderlo ».
« Tu non farai un bel niente » intervenne Regulus, parlando per la prima volta. « Non sei neanche in grado di reggerti in piedi ».
Sirius si alzò, barcollando, e gli lanciò un'occhiata di sfida. Lo shock, mescolato al Whisky, doveva avergli dato alla testa.
« Mi vuoi impedire di dargli la lezione che merita? »
Era incredibile quanto fossero diversi. Regulus non batteva ciglio, imperturbabile, mentre Sirius sembrava in preda ad una crisi di nervi.
« Dico solo che se lo inseguirai da solo non risolverai nulla, o finirai per farti ammazzare. Avvertite l'Ordine della Fenice e organizzatevi ».
« Ha ragione, Sirius » intervenne James, sperando che il suo amico tornasse a ragionare.
Sirius assestò un calcio alla sedia, furioso.
« E va bene. Rachel, avverti tu l'Ordine. Non sono dell'umore adatto a evocare un Patronus » disse alla fine.
« Ci proverò ».
La ragazza uscì dalla stanza e, dopo alcuni istanti, un Patronus a forma di leonessa si allontanò dalla casa.
James si stropicciò gli occhi, quasi sperando di trovarsi sul divano della sua casa a Godric's Hollow, una volta riaperti. Ma quello non era un sogno. Peter aveva davvero tradito. Il solo pensiero gli faceva mancare il respiro.
« Lily, tu resti qui con Harry? » stava chiedendo Sirius, sforzandosi di restare calmo.
« Non riesco a pensare ad un altro posto » fece lei, abbattuta.
« Dirò ad Aster di non perderla di vista. Per qualunque cosa, li Smaterializzerà da qualche altra parte » intervenne Regulus.
« Perché, tu dove credi di andare? »
James notò che anche Regulus aveva estratto la bacchetta e aveva un'aria molto determinata.
« Non siete gli unici ad avere un conto in sospeso con la spia » si limitò a spiegare, lanciando un'occhiata a Rachel, che era appena rientrata nella cucina.
James realizzò solo in quel momento che, per colpa di Peter, la ragazza era stata aggredita da un lupo mannaro.
« Quindi vieni con noi? »
Regulus annuì. E, anche se per un solo istante, Sirius gli riservò uno sguardo riconoscente.




Dai che lo sapevate! Potevo forse far finire tutto a tragedia e condannare Sirius all'infelicità perpetua, dopo tutta questa fatica? XD
Rapida spiegazione: ricordate quando Alphard diceva che quando si modifica un evento del passato non si sa mai quali conseguenze ci saranno? E che anche la modifica più banale può cambiare tutto? Appunto. Se Rachel non avesse usato la Giratempo, Regulus non sarebbe stato a casa di Alphard, non avrebbe potuto risolvere il problema della moto, e Sirius probabilmente avrebbe esitato ancora qualche minuto prima di usare quellìincantesimo, perdendo minuti fondamentali. E' banale, ma ha cambiato tutto. In fondo è stata solo una questione di pochi minuti. Alla fine ho collegato tutto all'uso della Giratempo perché è da quello che è partita tutta la stori alternativa che ho inventato.
Ora però aspettate a festeggiare! I Potter saranno anche vivi, ma anche Voldemort è ancora in circolazione, perciò la guerra continua... e d'ora in poi può succedere di tutto. XD Tra l'altro Lily non si è sacrificata per nessuno, quindi tecnicamente Harry non è ancora il Prescelto... Ma è un problema che affronterò prossimamente.
Quanto a James, per quello che i libri ci hanno fatto capire di lui, penso che anche nel canon non avrebbe pensato a Peter come un traditore neanche mentre Voldemort lo uccideva. Non è da lui, e non sono l'unica a pensarlo, quindi ho mantenuto questa sua caratteristica, almeno finché Sirius non gli ha aperto gli occhi con tatto e delicatezza.
Se già vi chiedete quale sarà la sorte di Peter, dico solo che il prossimo capitolo si intitolerà "Caccia al topo" *gongola senza ritegno*
Arrivederci al 20 dicembre! :)))
  
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