Epilogo:
E così da qui ebbe fine l’inizio.
Detestava gli
scatoloni.
Dopo una vita
intera passata a spostarsi da una
città all’altra Rachel odiava seriamente quelle
scatole di cartone!
Ma ovviamente
non ne aveva mai abbastanza il
destino, figuriamoci se quella povera ragazza poteva concedersi un
attimo di
sollievo!
I casini con il
Kanima si erano sistemati da nemmeno
una settimana che subito arrivarono altri problemi, se vogliamo ancora
più
pericolosi.
Così
quel tardo pomeriggio la ragazza si era diretta
al deposito dei treni, dove ormai era solito alloggiare Derek con quel
che
rimaneva del suo branco.
La ragazza
entrò senza bussare e nella sua testa
continuava a ripetersi il discorso che avrebbe dovuto fargli.
Insomma doveva
solo parlargli, non era mica un
mostro!
Beh, magari se
si tralasciano le zanne.
E gli artigli.
E la rabbia
costante…
Ok va bene,
magari Derek era anche un
mostro/creatura della notte, ma era pur sempre umano!
“Derek?”
chiese la ragazza giunta al fondo della
rampa delle scale.
“Rachel!
Che piacevole sorpresa cara!” esclamò Peter
andandole in contro ed abbracciandola.
“Peter.”
Rispose Rachel abbracciandolo di rimando.
“C’è
Derek? Dovevo parlargli di…” iniziò a
dire la
ragazza quando vide arrivare l’Alpha.
Quando Derek la
vide per un istante gli si
illuminarono gli occhi, ne era consapevole, ma non se ne
preoccupò.
Poi
notò come lo zio non accennasse a sciogliere
l’abbraccio, così decise di fare qualcosa a
riguardo.
Quell’uomo
era tornato dal mondo dei morti da poco
tempo ma già gli faceva girare le palle.
“Rachel,
come mai sei qui?” chiese avvicinandosi e
mettendosi alle spalle dello zio, guardandolo cupo.
La ragazza
riuscì a liberarsi dall’abbraccio
infinito di Peter ed andò davanti a Derek.
“Avevo
bisogno di parlarti di una cosa… in privato.”
Disse marcando le ultime parole.
“Ricevuto
l’antifona!” esclamò Peter per poi
dileguarsi in un battito di ciglia.
Un silenzio
imbarazzato scese tra i ragazzi che
continuavano a guardare ovunque tranne che l’uno
l’altro.
“Allora…”
disse Rachel rompendo il silenzio e
sollevando lo sguardo fino ad incontrare gli occhi del lupo.
“Ok,
togliamoci il pensiero…” disse più
rivolta a se
stessa che a Derek Rachel, e quando fece per parlare nuovamente venne
interrotta dal lupo, che sembrava essere tornato in possesso della
lingua.
“Non
sei incinta vero?” chiese preoccupato Derek,
avvicinandosi quasi impercettibilmente alla ragazza.
“Cosa?
Santo cielo no! Come ti viene in mente!?
Comunque -disse Rachel riacquistando un po’ di calma- volevo
parlarti di quello
che è successo a febbraio. Ti voglio bene Derek, lo sai
anche tu, sei il mio
migliore amico. Ma sono innamorata di Stiles
quindi…”
“Non
era di questo che volevi parlarmi, ricorda che
posso capire se menti, specialmente se menti più volte in
una frase ma
comunque…” ribatté Derek affondando le
mani nelle tasche dei jeans.
Rachel
sospirò, il cuore che correva veloce.
Prese un bel
respiro e parlò tutto d’un fiato.
“Sto
per partire. Sai per via del branco di Alpha.
Me ne vado. E lo zio voleva tu lo sapessi. Mi ha detto di darti questo
foglietto con l’indirizzo e di dirti di impararlo a memoria e
poi distruggerlo.
Si è anche raccomandato di dirti di non dire per nessun
motivo, a nessuno, dove
andremo. Tutto ciò è così irreale,
sembra quasi un déjà vu.” Rispose la
ragazza
iniziando a camminare per il magazzino.
“Almeno
questa volta possiamo salutarci civilmente
senza che io ti faccia correre via piangendo.” Rispose
sarcastico Derek.
“Momento,
momento! Derek Hale, hai appena tentato di
fare del sarcasmo? Stai facendo progressi Sourwolf!”
esclamò facendo finta di
essere sorpresa Rachel fermandosi poi vicino alle scale e sedendosi su
un
gradino.
“Potrà
sembrarti strano che ti chieda una cosa del
genere ma… promettimi di prenderti cura del branco, ok? E
sta attento a tuo
zio, voglio dire è resuscitato una volta, chissà
cos’altro potrebbe mai
combinare quell’uomo!”
disse con fare
teatrale la ragazza, strappando un accenno di sorriso
all’Alpha.
“Te lo
prometto.” Rispose Derek offrendo la mano a
Rachel per farla alzare.
“Mi
togli solo una curiosità?” chiese poi alla
ragazza che gli fece cenno di continuare.
“Se lo
ami così tanto come hai detto, perché non gli
hai ancora detto che parti?”
“Io…
aspettavo il momento giusto, che non sembra
arrivare mai purtroppo.” Rispose onestamente la ragazza.
“Non
capirà.” Rispose laconico il lupo.
“Non
puoi saperlo.” Controbatté secca la ragazza.
“Sì
che posso Rachel. E’ un umano, non capirà
perché
la sua ragazza debba sparire da un giorno all’altro
perché rischia di essere
schiavizzata, nemmeno se glielo spiegherai cento volte.”
Ribatté Derek,
incrociando le braccia al petto.
Rachel,
indispettita, gli si avvicinò e tentò di
dire qualcosa, ma non le venne in mente nulla con cui ribattere,
così disse
solo “Addio Derek.”dopodichè
iniziò a salire le scale.
Le faceva male
andarsene da quel magazzino, sentiva
una parte dentro di lei che urlava affinché tornasse
indietro.
E cedette.
Tornò
sui propri passi e corse, letteralmente, tra
le braccia del lupo, che la circondò in un abbraccio
silenzioso, appoggiando il
mento sulla sua testa.
In
quell’abbraccio Rachel tentò di mettere tutti i
sentimenti e le parole non dette e lo stesso sembrava stesse facendo il
lupo.
Si separarono
troppo presto, il lupo interiore che
protestava.
“Ciao
Rachel.” Disse solo Derek, allontanandosi
dalla ragazza ed entrando in un vagone.
La ragazza
tornò velocemente a casa e quando scese
dalla machina trovò Stiles che l’aspettava sotto
il portico di casa.
“Buon
giorno, principessa!” esclamò andandole
incontro.
Le
circondò la vita con le braccia e le diede un
bacio veloce.
“Veramente
sarebbe sera, ma non importa.” Rispose la
ragazza dando un altro bacio a Stiles.
“Vieni,
ho una sorpresa per te.” Disse il ragazzo
prendendola per mano e portandola a casa sua.
Salirono le
scale e quando arrivarono davanti alla
camera di Stiles, il ragazzo bendò Rachel e la condusse in
soffitta.
“Aprili.”
Disse poi togliendole la benda.
“Cos’è?”
chiese la ragazza osservando il telo bianco
davanti a lei.
Stiles non
rispose ma sorrise, e scostò il telo:
dietro una parte della soffitta era stata rimessa a posto e sul
pavimento era
stesa una tovaglia a quadri bianchi e rossa con sopra delle candele ed
un
cestino per il pranzo.
“Sorpresa!
Ho pensato che dato che è tutto il casino
è passato, ci meritavamo un momento di
tranquillità tutto per noi.” Disse Stiles
accompagnando la ragazza alla tovaglia e sedendosi sopra.
“E’
bellissimo amore! E questo profumo?” chiese la
ragazza indicando il cestino.
“Soufflé
di spinaci!” rispose Stiles tirando fuori
due coppettine.
“O per
meglio dire, avrebbero dovuto esserlo. Si
sono sgonfiati.” Aggiunse poi sbuffando.
“Saranno
buoni comunque dai!” lo incoraggiò la ragazza.
Stiles le
sorrise e mangiarono tranquilli.
Si stesero poi
l’uno accanto all’altro in modo da
poter guardare fuori dalla finestra.
“Stavo
pensando che ora che torneremo a scuola,
Harris mi odierà ancora di più. Si insomma,
papà l’ha arrestato
un’altra volta!” Disse ad un tratto Stiles.
Al pensiero di
tornare a scuola Rachel realizzò di
dover ancore dire a Stiles che sarebbe partita.
“Stiles…”
iniziò a dire Rachel, fermandosi però non
trovando più le parole.
“Dimmi
tutto.” Rispose il ragazzo dandole un bacio
sulla testa.
“…
Io e lo zio partiamo.” Disse a bassa voce la ragazza,
ma in modo che lui potesse udirla.
“Proprio
ora che le vacanze finiscono? Avete un
tempismo perfetto! Anche se credo sia dovuto ai suoi turni di lavoro
vero?
Comunque sia, quando tornate? Se starai via tanto prenderò
io appunti per te,
tranquilla.” Chiese
curioso lui.
“Partiamo
tra due giorni.” Rispose la ragazza.
“Almeno
ritardi il ritorno a scuola! Onestamente?
Non ho voglia di rivedere Harris, è un sadico e mi odia!
Immagino dovrò dirgli
qualcosa, per via del lavoro di gruppo di chimica, ricordi quello che
dovevamo
finire nelle vacanze con Lydia e Scott.”
“Non
dovrai dirgli nulla…”
“Perché?”
chiese curioso il ragazzo.
“Lo sa
già, che non tornerò…”
rispose titubante
Rachel.
Ok
Rachel, modo più stupido per dirglielo non potevi trovarlo!
Pensò la ragazza mordendosi un labbro.
“Che
vuoi dire con non tornerò?”
chiese Stiles mettendosi a sedere.
“Stiles…
Secondo mio zio è più sicuro per me andare
via. Un branco di Alpha è particolarmente pericoloso per una
genitrice che normalmente
appartiene già a qualcuno, figuriamoci per una che non
appartiene a nessuno.” Rispose
la ragazza tentando di spiegarsi.
“Come
devi fare per appartenere a qualcuno?”
“Dovrei
morderlo.” Rispose lapidaria la ragazza.
“Mordimi.”
Disse serio Stiles, offrendole il collo.
“Non
funziona così Stiles.” Rispose Rachel facendo
un respiro profondo.
“E
come funziona?”
“Deve
volerlo il mio lupo interiore credo.
Probabilmente succede in determinati periodi o momenti, questo non lo
so, la
zia Muriel non mi ha mai spiegato come funzioni.”
“O-ok…
dove andrete?”
“Non…
non posso dirtelo.”
“Come
sarebbe a dire che non puoi dirmelo?!” chiese
a questo punto il ragazzo alzandosi da terra.
“Non
posso Stiles. Se tu lo sapessi gli Alpha potrebbero
farti del male per scoprire dove mi trovo.”
“Oh
andiamo! Sono il tuo ragazzo diamine!”
“Cerca
di capire Stiles….” Tentò di far
ragionare il
ragazzo.
“Capire
cosa? Che tra due giorni te ne vai così, di
punto in bianco, senza sapere se mai tornerai? Da quanto lo sapevi?
Perché me
lo dici solo adesso?”
“Perché
volevo che stessi male il minor tempo
possibile.”
“Ah! E
quindi me lo dici così dal nulla! Cosa
dovremmo fare io e te, eh? ” rispose continuando a camminare
per la soffitta
Stiles.
“Forse
dovremmo…” tentò di dire Rachel, ma
venne
interrotta dal ragazzo.
“Non
provare a dire che dovremmo lasciarci! Non ci
provare!”
“E
allora cosa dovrei dire!?” chiese alzandosi anche
lei in piedi e raggiungendo il ragazzo.
“Non
lo so! Io proprio non capisco!”
“Aveva
ragione…”
disse Rachel, più rivolta a se stessa che al
ragazzo.
“Chi?”
“Lascia
stare.”
“Chi
aveva ragione, Rachel?!” chiese perdendo la
pazienza il ragazzo.
Rachel poteva
sentire i suoi battiti accelerati, la
rabbia e la tristezza che combattevano per prendere il sopravvento.
“Derek.
Diceva che non avresti capito…”
“Oh,
perché adesso persino lui sa le cose prima di
me! Scommetto che a lui hai detto dove andrai!”
“E’
il mio Alpha, Stiles! Deve saperlo!”
“Chi
altro lo sa?”
“Derek
e il suo branco, quindi presumo lo sappia
anche Scott, e tuo padre. Zio gli ha detto di aspettare a dirtelo
e… Stiles non
fare quella faccia dai!”
“Sai
cosa ti dico? Aveva ragione. Non posso capire
tutto ciò. Ho provato a farmi una ragione del fatto che tu
sia andata a letto
con lui, perché so quanto perdiate il controllo durante la
luna piena, ma ora…
Davvero, non posso capire, io non sono un… un mostro
come voi.” Rispose Stiles, sedendosi su uno scatolone.
“Quindi
è questo quello che pensi di me, che io sia
un mostro?” chiese Rachel con le lacrime agli occhi.
Come poteva dire
una cosa del genere?
Dopo tutto
quello che avevano passato?
Ma Rachel sapeva
che il cuore del ragazzo non aveva
accelerato né rallentato quando aveva pronunciato quelle
parole, segno che non
mentiva, e questo faceva male.
Molto male.
“Sì,
è quello che penso.” Ribadì
l’umano, fissando i
propri occhi in quelli della ragazza.
“Bene.”
Rispose soltanto Rachel.
Quindi quella
era la fine della storia, non si
sarebbero salutati né niente?
Fece un respiro
profondo e prese le sue cose.
Giunta alle
scale si voltò una volta sola verso il
ragazzo, e lo vide che si osservava le mani.
Scese le scale
senza salutarlo ed uscì, sbattendo la
porta di casa.
Una volta in
camera sua, la prima cosa che fece fu
chiudere la finestra e tirare le tendine, dopodichè si
buttò sul letto e
pianse, per poi cadere in un sonno tormentato.
I giorni
restanti Rachel li trascorse a riempire gli
scatoloni.
Avrebbe voluto
salutare Lydia, Scott e gli altri.
Avrebbe voluto
dire loro quanto gli si era
affezionata.
Avrebbe voluto
dire loro quanto fosse stata bene in
quei mesi.
E invece ora si
trovava in quell’auto ad aspettare
suo zio, che salutava lo sceriffo.
Con Stiles non
aveva più parlato.
“Ok,
andiamo.” Disse David chiudendo la
portiera dell’auto per poi mettere in moto.
Quella mattina
pioveva, ed il tempo sembrava
rispecchiare al meglio l’umore di Rachel, che
silenziosamente, con la fronte
appoggiata al finestrino, lasciava scorrere copiose lacrime, mentre suo
zio si
dirigeva verso l’autostrada.
Entrambi erano
ignari di due paia di occhi rossi
che, al confine della cittadina di Beacon Hills, li fissavano.
Fine.
NdA:
Salve!
Ebbene
sì, siamo giunti alla fine di questa storia.
Ringrazio
tutte le persone che hanno letto la
storia.
Ringrazio
tutti coloro che hanno inserito la storia
tra le seguite, tra le ricordate, tra le preferite.
Ringrazio
tutte le persone che hanno recensito
questa mia storia.
Ringrazio
tutti coloro che hanno letto la storia
silenziosamente.
Ringrazio
Jeff e tutti i ragazzi del Cast d Teen
Wolf, senza i quali questa storia non avrebbe mai visto la luce.
Ringrazio
le mie due migliori amiche, Anna ed
Alessandra, mia sorella e tutte le persone che mi hanno sempre spinta a
continuare a scrivere.
Grazie
mille davvero a tutti quanti, per essere
rimasti con me e “Ancient Love” fino alla fine.
Grazie
di cuore.
Kiki.
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