Non
può piovere per sempre
Capitolo 55
Caccia al topo
Sirius
era convinto di
vivere il peggiore degli incubi. Camminava ma sapeva a stento dove
era diretto, limitandosi a seguire gli altri. James aveva uno sguardo
altrettanto assente e nessuno dei due si guardava, come per evitare
che l'espressione dell'uno potesse smentire l'altro e rivelare che
non si trattava affatto di un sogno.
Quando loro
due, Regulus
e Rachel misero piede al quartier generale dell'Ordine della Fenice
ad aspettarli c'erano già quasi tutti: Albus e Aberforth
Silente,
Minerva McGranitt, Alastor Moody – che dopo aver perso una
gamba
l'aveva sostituita con una di legno che terminava a forma di una
zampa di leone – Hagrid, Emmeline, Sturgis, Dedalus ed
Elphias.
Sirius si
accorse a mala
pena di quello che gli altri si dissero durante l'attesa, quando i
vari membri dell'Ordine chiesero spiegazioni. Era talmente distratto
che non si accorse nemmeno dello stupore e della perplessità
che
l'inedita presenza di Regulus aveva creato tra di loro.
« È
vero quello che ha accennato Malocchio? La spia è uscita
allo
scoperto? Chi è? » domandò Dedalus.
« Ne
parleremo quando
saremo tutti » tagliò corto Moody.
Sirius gliene
fu grato.
James non era in grado di formulare una sola frase di senso compiuto,
e lui era troppo concentrato sui propri pensieri. L'unica cosa a cui
riusciva a pensare in quel momento era trovare Peter e fargliela
pagare. Non gli importava nulla di ascoltare le sue motivazioni: se
fosse arrivato a Godric's Hollow poco più tardi...
Tremò al
pensiero di quel che avrebbe trovato.
Contenere la
propria
rabbia non fu facile, tanto che dovette stringere i pugni fino a
incidersi i palmi delle mani con le unghie pur di sfogarla in qualche
modo.
Nei minuti
successivi
arrivarono le ultime persone, tra cui Frank e Alice Paciock, che
avevano lasciato loro figlio Neville dai nonni, e infine Remus.
Per la prima
volta Sirius
fu distolto dai suoi pensieri, ma scoprì di non essere in
grado di
guardarlo in faccia. Si sentiva una schifezza. Aveva sospettato di
lui, lo aveva accusato e insultato nel modo peggiore, e invece era
innocente. Tutto questo perché aveva dato retta a Peter.
Solo in
quel momento capì – e fu l'ennesima stilettata al
cuore – che la
sua era stata tutta una tattica per farli sospettare l'uno dell'altro
e allontanare così i sospetti da se stesso. Il sangue gli
risalì
alla testa alla velocità della luce, insieme ad un'insana
voglia di
fare a pezzi qualcosa.
Complimenti, ci
hai
fregati tutti,
pensò, come se Peter potesse sentirlo. Quanto
ti ha fatto comodo essere sempre quello sottovalutato...
Remus lo
evitò
accuratamente e si rivolse a James, granando gli occhi quando
notò
la sua presenza.
«
Che cosa è successo?
Che ci fai qui? Lily e Harry dove...? » domandò,
spaventato.
« Stanno
bene. Sono al sicuro » rispose quello, talmente scosso da
essere a
mala pena in grado di parlare. « Ma Voldemort ci ha quasi
presi... »
James
tacque, incapace di aggiungere altro, e ci fu un momento in cui
Remus, inorridito, incrociò lo sguardo di Sirius, che non
aveva la
più pallida idea di cosa dire e distolse in fretta il
proprio.
In
quel momento Silente prese la parola.
«
Tra quanto potremo parlare? »
Sirius
si guardò intorno, e capì di dover essere lui a
spiegare.
«
Adesso. Tutti quelli che dovevano esserci sono arrivati »
mormorò,
con la voce rauca per l'emozione.
«
Ma manca... » esordì Emmeline, bloccandosi
all'improvviso quando
notò le loro facce. « È successo
qualcosa di brutto a Peter? »
Sirius
colse con la coda dell'occhio Remus che scattava sull'attenti, in
ansia, e scosse la testa.
«
Fidati, sta molto meglio di tutti noi » rispose, non potendo
fare a
meno di digrignare i denti.
Un
silenzio di tomba cadde nella stanza, mentre lo stesso sospetto
attraversava di colpo le loro menti. Sirius non vedeva più
alcuna
ragione per rimandare la verità.
«
È lui la spia. Peter... ci ha traditi tutti »
rivelò, subito
seguito da commenti sconvolti ed esclamazioni colme di stupore.
«
Cosa ve lo fa pensare? » ringhiò Moody, per il
quale doveva essere
una novità essere colto a sua volta di sorpresa.
Sirius
respirò a fondo. Doveva momentaneamente mettere da parte i
suoi
propositi di vendetta, altrimenti nessuno avrebbe capito.
«
Voldemort sapeva dove James e Lily erano nascosti. Peter era il loro
Custode Segreto. Solo lui avrebbe potuto dirglielo... »
spiegò, e
sembrava che ogni parola gli facesse male come una lama affilata e
affondata nella carne.
«
Credevo che fossi tu il Custode Segreto » gli disse Silente.
La
voce di Sirius s'incrinò.
«
Ci siamo scambiati i ruoli. L'ho proposto io, perché ero
convinto
che nessuno avrebbe pensato a lui. Credevo che così Harry
sarebbe
stato più al sicuro... »
«
Scusa un momento, ma cosa significa? » domandò
Dedalus Lux,
perplesso. « Perché Voldemort dovrebbe cercare
Harry? »
Ci
fu una breve pausa, poi fu Frank Paciock a parlare.
«
Secondo una Profezia, Voldemort potrà essere sconfitto da
una sola
persona, e in base a quello che viene detto nella Profezia, lui ha
iniziato a sospettare di Neville o di Harry, ma poi ha scelto
quest'ultimo ».
«
Ma è ridicolo! » non poté fare a meno
di borbottare la McGranitt,
che non era mai stata una grande amante della Divinazione. «
Perché
Voldemort dovrebbe lasciarsi spaventare da un bambino che non ha
ancora compiuto due anni? »
«
Purtroppo non è questo che conta, Minerva. Che la Profezia
sia vera
o meno, Voldemort la ritiene giusta » disse Silente.
«
Vogliamo passare al dunque? » sbottò Sirius,
improvvisamente
irritato da tutte quelle discussioni. Più loro stavano
lì a
chiacchierare, più Peter acquistava vantaggio nella sua
fuga. «
Peter ha venduto James, Lily e Harry a Voldemort, e io sono riuscito
a salvarli per una frazione di secondo, altrimenti nessuno dei tre
sarebbe sopravvissuto. Ora il traditore è scappato, e noi
dobbiamo
trovarlo senza perdere tempo in inutili chiacchiere! »
«
Concordo » approvò Malocchio. « Se
Voldemort ha fallito, se la
prenderà con la spia pensando di essere stato ingannato.
Dobbiamo
essere noi a trovarlo: vorrei proprio scambiare qualche parola con il
signor Minus ».
«
Avete una vaga idea di dove potrebbe essersi nascosto? »
chiese
Silente, rivolgendosi sia a Sirius che a James e Remus.
Loro
tre esitarono. Sirius continuò a non guardare Remus.
«
Potremmo provare da sua madre, ma ne dubito » disse
quest'ultimo. «
Altrimenti... nelle fogne ».
Tutti
lo guardarono, in parte increduli, in parte certi di non aver capito
bene. Sirius aveva le mani tra i capelli. Era un disastro completo.
«
Che significa? »
«
Peter è un Animagus, può trasformarsi in topo
quando gli pare e
piace. Noi tre siamo tutti Animagi... e no, non siamo registrati
»
confessò, esasperato.
«
C'è qualche altra rivelazione sconvolgente? No, ditemelo,
così
prima mi siedo » protestò Aberforth, contrariato,
prendendo la
parola per la prima volta.
Sirius
notò che tutti erano sorpresi, tranne Regulus, che aveva
reagito
come se quella di diventare un Animagus in maniera del tutto illegale
fosse una delle tante stramberie che suo fratello aveva combinato a
Hogwarts.
«
Per il momento è tutto qui » tagliò
corto Remus, che non sembrava
molto incline a proseguire quell'argomento, per ovvie ragioni.
«
Bene » disse Silente. « Propongo di dividerci in
gruppi per
cercarlo. Sirius, James e Minerva, in quanto Animagi, voi tre avrete
il vantaggio del fiuto. Qualcun altro andrà dalla signora
Minus.
Sarà anche il caso che la si porti in un posto
più sicuro ».
«
Lo farò io » si offrì volontario Remus.
« Mi conosce, quindi si
fiderà ».
«
Molto bene. Io chiederò al mio contatto tra i Mangiamorte,
nel caso
in cui Peter abbia fatto la follia di unirsi a loro ».
«
Ha un contatto tra i Mangiamorte? Chi è? »
esordì Regulus, vinto
dalla curiosità anche se fino a quel momento era rimasto in
silenzio. In effetti, Sirius non riusciva proprio a immaginare chi
altri tra i loro nemici avesse potuto decidere di collaborare a sua
volta con l'Ordine della Fenice.
«
Non abbiamo molto tempo per le spiegazioni, temo » rispose
quello,
ma lui ebbe le netta sensazione che non volesse proprio rivelarne
l'identità. « Aberforth, tu sai cosa fare
».
Il
fratello di Silente bofonchiò qualche parola di assenso. Con
tutta
la gente poco raccomandabile che frequentava la Testa di Porco,
poteva ottenere qualche informazione utile.
«
Hagrid, tu prova a rintracciare Mundungus Fletcher e cerca di farlo
collaborare ».
«
Sì, signore, non c'è problema. Ha sempre avuto
paura di me, non
farà storie » confermò il guardacaccia.
Silente
si rivolse a tutti gli altri.
«
A voi spetta il compito più difficile: setacciare qualunque
strada
per stanarlo. Non ha molti posti in cui andare, quindi potrebbe
essere ovunque. Alastor, ci pensi tu? »
«
Sicuro. Ci divideremo in gruppi di due persone. Siamo pochi, quindi
credo che sia il caso di chiedere rinforzi agli Auror, ma non li
lasceremo agire da soli. Dovremo sempre tenerli d'occhio. E a questo
proposito, un avvertimento: se trovate Minus, portatelo qui senza
deviazioni e senza farvi giustizia da soli. Avete capito bene?
»
Il
suo occhio magico si soffermò in particolare su Sirius e
Remus, ed
entrambi si affrettarono a distogliere lo sguardo. Ma Sirius si rese
conto che non erano solo loro a sentirsi chiamare in causa da quelle
parole. Minus aveva dato a tutti una buona ragione per volersi
vendicare.
«
Minus potrebbe aver deciso di restare in prossimità di
luoghi
frequentati da maghi e streghe, per restare aggiornato su cosa
succede » proseguì Malocchio. « Quindi
ciascun gruppo perlustrerà
uno dei principali villaggi magici e semi-magici. Black e Potter, vi
conviene iniziare da Godric's Hollow: il colpevole spesso torna sul
luogo del delitto, quindi potrebbe aver lasciato qualche traccia. I
Paciock andranno a Tinworth. Queen e l'altro Black a
Mould-on-the-Wold. Vance e Podmore a Ottery St.Catchpole. Doge e Lux
ad Upper Flagely. Minerva, tieni d'occhio Hogsmeade. Io
pattuglierò
Diagon Alley. È tutto chiaro? »
Tutti
annuirono, tranne Sirius, al quale era appena venuta in mente un'idea
improvvisa.
«
E se usassimo la madre di Peter per costringerlo a uscire allo
scoperto? »
Alcuni
di loro a dire il vero sembrarono tentati, ma James lo
incenerì.
«
Non ci pensare neanche! Lei non c'entra nulla, non saprà
nemmeno di
cosa è capace suo figlio ».
«
E poi è stato capace di voltare le spalle a tutti voi pur di
salvarsi. Perché con sua madre dovrebbe essere diverso?
» aggiunse
Frank.
«
Ok, ok, era solo un'idea. Seguiamo la strada più
difficile... » si
affrettò a ribattere Sirius, imbarazzato ma anche un po'
deluso.
«
Sarà meglio » fece Malocchio. Poi tornò
a rivolgersi a tutti gli
altri. « Per qualsiasi problema, mandate un Patronus come al
solito.
Ci rivediamo tutti qui all'alba, a meno che qualcuno non lo catturi
prima. Buona fortuna
».
Tutti si
mossero, e
Sirius capì che era giunto il momento di affrontare Remus.
James
parve leggergli nel pensiero, perché si mise da parte a
osservarli,
lanciando a entrambi occhiatacce ammonitrici.
«
Sono stato un vero
bastardo » sbottò Sirius, senza mezzi termini. Se
lo meritava,
dopotutto, pensò. Remus lo guardò, serio.
«
Sì, lo sei stato »
confermò. « Ma io non mi sono comportato meglio di
te. Immagino
che... lui si sia inventato un mare di bugie ».
Sirius
annuì, sollevato
per averlo trovato così poso rancoroso, ma non ancora a
posto con la
coscienza.
« Ma
io gli ho creduto.
Ho sospettato che fossi tu a tradirci ».
«
Anche io ho sospettato
che la spia fossi tu. Direi che siamo pari ».
E Sirius, per
la prima
volta in quella terribile serata, riuscì a sentirsi
leggermente
meglio.
«
Siamo stati due idioti
a farci raggirare così ».
«
Di' pure tre
idioti » intervenne allora James. Entrambi si voltarono a
guardarlo.
Per la prima volta sembrava davvero infuriato. « Dobbiamo
trovarlo,
e dobbiamo farlo il prima possibile. Voglio guardarlo in faccia
mentre gli chiedo perché ci ha fatto tutto questo
».
Loro due non
replicarono,
limitandosi a lanciarsi un'occhiata colma di disagio. Per quel che lo
riguardava, Sirius non aveva nessuna voglia di chiedere spiegazioni.
Era talmente disgustato che l'unica cosa che desiderava era fargliela
pagare. A quell'ora James, Lily e Harry sarebbero potuti essere
morti. Lui era arrivato appena in tempo solo per caso, ma se avesse
perso solo cinque minuti...
Non voleva
spiegazioni,
voleva punirlo e basta. E,a giudicare dal suo sguardo, Remus sembrava
della sua stessa opinione.
La
caccia al topo era iniziata.
***
La
prima reazione che
Regulus aveva avuto quella sera, quando aveva messo piede nel
quartier generale dell'Ordine della Fenice, era stata una rivelazione
improvvisa: erano rimasti davvero in pochi. Naturalmente sapeva
già
da prima di tutte le perdite che l'Ordine aveva subito, ma vedere con
i propri occhi le loro condizioni attuali era tutta un'altra cosa,
soprattutto se pensava che, quando lui combatteva dalla parte
opposta, i suoi avversari sembravano non finire mai.
Anche per quel
motivo
partecipare alla riunione gli aveva fatto uno strano effetto, un po'
come vivere un'esperienza extracorporea, tanto era frastornato da
tutte quelle rivelazioni. In più, aveva dovuto fare i conti
con un
certo disagio quando, all'inizio, la sua entrata nel quartier
generale dell'Ordine non era stata accolta positivamente da alcuni
membri, in particolare da Moody.
Sirius era
troppo preso
da altri pensieri per dargli retta, così Regulus se ne era
rimasto
in disparte, mentre Rachel, con il sostegno di Emmeline, cercava di
convincere Moody che lui fosse degno di fiducia. Quando aveva deciso
di aiutarli a trovare Minus, spinto dall'impulso del momento, Regulus
non aveva pensato ai sensi di colpa che lo avrebbero assalito una
volta che si fosse trovato davvero in mezzo ai membri dell'Ordine
–
lo spettro di Benjy Fenwick lo seguiva come un'ombra – e non
si
stupì del fatto che alcuni di loro non si fidassero di lui.
Ma a
dire il vero, fu stupefacente rendersi conto che, nonostante tutto,
la maggior parte di loro era disposta a concedergli una
possibilità.
“Tu
sei Regulus Black?”
gli si era rivolto ad un certo punto un ragazzo molto alto e
dall'aria cordiale che Regulus doveva aver già visto da
qualche
parte un paio di volte, forse a Hogwarts.
Lui aveva
annuito,
incerto su come comportarsi.
“Sturgis
Podmore” si
era presentato quello, e Regulus aveva stretto la mano che l'altro
gli aveva teso. “Caspita, somigli tantissimo a Sirius. Hai
deciso
ad unirti a noi?”
Per qualche
strana
ragione, era parso davvero contento di conoscerlo. Regulus immaginava
che Rachel avesse sempre parlato bene di lui alle persone con cui
aveva fatto amicizia, e quando aveva realizzato quel pensiero aveva
sentito un immenso trasporto nei suoi confronti.
“Ho
deciso di
combattere, in ogni caso” aveva risposto Regulus, cauto.
“Ma non
so se sono gradito qui”.
“Non
preoccuparti di
Malocchio. È sempre diffidente per principio,
perché ne stiamo
passando tante, ma Silente garantirà per te. E poi sappiamo
tutti
che in qualche modo stai aiutando la nostra causa. Piuttosto,
cos'è
successo di tanto urgente?”
Regulus
avrebbe voluto
rispondergli, ma proprio in quel momento Moody aveva posto fine alla
discussione con Rachel ed Emmeline – che evidentemente ne
erano
uscite vittoriose – e aveva dichiarato aperta la riunione.
Il tempo per
le
presentazioni fu poco, soprattutto dopo lo shock che i membri
dell'Ordine ebbero quando Sirius finì di raccontare. Regulus
non poteva biasimarli, perché nemmeno lui riusciva ancora a
crederci. Aveva sempre considerato Minus un ragazzo del tutto
insignificante e insulso, inutile e spaventato dalla sua stessa
ombra, ma non si sarebbe mai aspettato che potesse passare dalla
parte di Voldemort. E tutto l'Ordine della Fenice sembrava
condividere i suoi stessi pensieri.
Quando
Alastor Moody li ebbe divisi in gruppi ed ebbe dato loro indicazioni
sui luoghi da perlustrare, tutti loro si incamminarono verso
l'uscita.
«
Mi sembra un incubo. Non avrei mai potuto sospettare di Minus
»
disse Sturgis, allibito. « Era sempre così
tranquillo e gentile...
»
«
Le persone da temere sono proprio quelle che passano inosservate
»
ribatté Rachel, amareggiata. « A me non stava
simpatico, ma anche
io sarei stata pronta a scommettere sulla sua lealtà
».
«
E aveva anche la faccia tosta di accusare o far cadere i sospetti su
altri » commentò Emmeline, che sembrava
più calma di tutti gli
altri, ma non meno indignata. « Non credo che per lui essere
catturato prima da Voldemort sarebbe peggio, in fondo. Noi abbiamo
molti più motivi per punirlo ».
Regulus
non poté che concordare con lei. In qualunque modo fosse
finita,
Minus non poteva passarla liscia.
In
quel momento anche gli ultimi uscirono dal quartier generale, che
scomparve alla loro vista non appena Sirius, Remus e James si furono
chiusi la porta alle spalle.
«
Io manterrò le mie sembianze » stava dicendo
quest'ultimo in tono
piatto e con l'aria di pensare a tutt'altro. « Un cervo in
piena
città attirerebbe l'attenzione ».
Regulus
ebbe l'impressione che Sirius gli avesse lanciato un'occhiata strana.
In effetti avrebbe voluto chiedergli qualche spiegazione. Come
avevano fatto a diventare Animagi quando erano ancora studenti? Se
fino a quel momento aveva pensato che lui e i suoi amici ne
combinassero di tutti i colori, ora doveva ricredersi: facevano anche
di peggio. Ma non era il momento migliore per affrontare quel
discorso. Avevano tutti ben altro da fare.
Tuttavia,
accadde qualcosa che lo indusse a pensarci più del dovuto,
perché
poco dopo, Sirius si voltò e assunse le sembianze di un cane.
Un
cane nero con gli occhi grigi.
Ricordi
ancora ben stampati nella sua memoria affiorarono all'improvviso. E
se aveva avuto un minimo dubbio, notare che Rachel aveva assunto la
sua stessa espressione sconvolta, lo fece sparire. Nessuno dei due
avrebbe potuto dimenticare quel cane che li aveva salvati da un lupo
mannaro famelico, una notte di circa cinque anni prima.
«
Era lui... » sussurrò la ragazza, incredula.
« È stato lui a
salvarci ».
«
A quanto pare... » bofonchiò Regulus, che invece
stava già
pensando con irritazione a quello che il cane aveva fatto dopo averli
aiutati, solo per fargli un dispetto. In
un'altra occasione avrebbe reagito in un modo più
melodrammatico, ma
quella volta si trattenne. In ogni caso, prima o poi Sirius avrebbe
avuto quel che meritava.
«
Bè, buona fortuna » li salutarono Emmeline e
Sturgis,
distogliendoli dai loro ricordi. Poi si Smaterializzarono.
Regulus
si accorse che Rachel gli stava porgendo la mano. Gliela strinse, e
un attimo dopo anche loro iniziarono a volteggiare su loro stessi,
apparendo infine nel bel mezzo della piazza centrale di
Mould-on-the-Wold.
Dovevano
essere le undici di sera, ma il villaggio era già deserto.
Solo un
paio di passanti circolavano ancora, ma erano chiaramente diretti
alle proprie case. Anche se gli Obliviatori avevano fatto dimenticare
loro la terribile esperienza con i giganti, facendola passare per un
terremoto, qualcosa nell'istinto di quei Babbani li spingeva a
restare al sicuro quando calava la notte.
«
Tu sai distinguere un Animagus da un animale comune? »chiese
Rachel
all'improvviso, facendogli notare l'enormità del problema.
Quanti
topi esistevano in tutto il Regno Unito?
«
No. E temo che sia impossibile ».
Rachel
sospirò.
«
E come facciamo? Maledetto Minus... A meno che non riassuma il suo
aspetto umano, ogni tanto, sarà un'impresa... Ma tu mi
sembri
distratto ».
Regulus
si riscosse dalle sue riflessioni.
«
Stavo solo pensando a questa storia degli Animagi. Lupin non ha detto
di esserlo, giusto? »
«
Così pare » replicò lei, accelerando il
passo.
Un
terribile sospetto lo fece rabbrividire.
«
Quella notte, a Hogsmeade, abbiamo visto sia un cane che un cervo. Il
topo sarà passato inosservato a causa delle sue dimensioni,
ma
c'erano tutti e tre. Mi sembra strano che Lupin non sia diventato a
sua volta un Animagus. Quei quattro facevano tutto insieme e...
»
Si
bloccò di colpo, perché in quel momento aveva
fatto due più due.
Ebbe la sensazione di sprofondare fino al centro della terra.
«
Regulus, non mi sembra il momento di parlarne » rispose
Rachel,
stranamente reticente.
«
Piton aveva ragione, allora: Lupin è un lupo mannaro. E tu
lo sai
già, vero? Perché non me l'hai detto? »
Lei
smise di camminare, a disagio.
«
Perché quando l'ho scoperto gli ho promesso che non ne avrei
parlato
con nessuno. Scusa, ma non volevo creargli altri problemi ».
«
Ci ha quasi uccisi » le ricordò lui, che al
momento non si sentiva
molto comprensivo.
«
Non voleva farlo. E cerca di non farglielo pesare, in futuro. Si
sente già abbastanza in colpa... E ti prego, smettiamola di
parlare
di lupi mannari ».
Regulus
non insisté, notando che Rachel era impallidita. Da quella
volta in
cui era finita al San Mungo le era rimasto un trauma, perché
non
sopportava più quel genere di discorsi. E inoltre era
diventata
molto sensibile alla questione dei lupi mannari, e piuttosto
protettiva nei confronti di chi era stato meno fortunato di lei.
«
Scusa » si affrettò a dirle, mortificato.
Lei
scosse la testa.
«
Anche io l'ho presa male appena l'ho saputo. Ma ora basta parlare di
questo. Andiamo a stanare Minus ».
***
«
PETER! »
Quel
grido terribile lo fece sbiancare nel giro di una frazione di
secondo. Se il suo istinto di sopravvivenza non fosse stato
così
forte, sarebbe svenuto sul colpo. Il cuore gli martellava talmente
veloce che sembrava sul punto di esplodere fuori dal petto. I suoi
occhi scrutarono rapidamente la folla, trovando subito quelli del suo
inseguitore.
In
futuro Peter non avrebbe mai saputo ricordare tutte le emozioni che
lo avevano assalito in quell'esatto istante. Lo sguardo di Sirius era
la cosa più terrificante che gli fosse mai capitato di
vedere.
Sembrava posseduto da qualche entità che voleva chiaramente
ucciderlo e farlo a pezzi. Il volto scavato, gli occhi iniettati di
sangue, Sirius doveva averlo cercato per tutta la notte, senza mai
riposare o fermarsi un solo secondo. E ora, poco dopo l'alba, lo
aveva trovato.
Una
voce nella sua testa gli diede la conferma a ciò che fino a
quel
momento aveva voluto rimuovere: i Potter erano morti. Voldemort li
aveva uccisi, permettendo a Sirius di capire chi era stato a
tradirli. Il panico s'impossessò di Peter, mettendo a tacere
anche
il rimorso. Non poteva mollare proprio ora, dopo tutto quello che
aveva fatto per salvarsi.
Lo
sguardo che lui e Sirius si scambiarono durò pochi istanti,
ma per
Peter fu come viverlo al rallentatore, avendo così
abbastanza tempo
per prendere la decisione che aveva progettato nel corso di quella
fuga precipitosa. Era tutto pronto: serviva solo un ultimo sforzo.
Intorno
a loro, una dozzina di Babbani ignari passeggiava per la strada.
Erano quasi tutti negozianti che si erano alzati presto per andare a
lavorare. Per la prima volta in vita sua, Peter trovò
straordinariamente facile decidere: aveva già sacrificato il
suo
migliore amico e la sua famiglia per salvarsi, e il rimorso lo
avrebbe torturato in eterno. Ma quei Babbani per lui non contavano
nulla.
Nel
momento in cui uno di essi passò in mezzo ai due maghi,
Peter
approfittò dell'interruzione della visuale per estrarre la
bacchetta
e nasconderla dietro la schiena. Incurante dei Babbani presenti,
Sirius gli stava già puntando contro la propria. Non c'era
tempo da
perdere. Doveva farlo: o quello o la morte.
Un
dolore lancinante gli offuscò la mente quando l'incantesimo
gli
tagliò un dito. Il sangue iniziò a sgorgare in
abbondanza,
facendolo barcollare. Ancora lucido, ma ancora per poco, la fronte
imperlata di sudore, sfogò il dolore singhiozzando e
gridando
all'indirizzo di Sirius ad alta voce, in modo che tutti i presenti
potessero sentire.
«
Lily e James, Sirius! Come hai potuto! »
Per
un attimo Sirius non capì, e quello sarebbe stato l'ultimo
dei suoi
tanti sbagli. Quando sgranò gli occhi, intuendo il pericolo,
era
troppo tardi. Peter aveva già puntato la propria bacchetta
in basso,
contro la strada, e si preparò a farla saltare in aria.
Sirius
non ebbe il tempo di reagire per impedire il massacro.
«
Expelliarmus!
»
La
bacchetta gli schizzò via dalle mani prima che potesse anche
solo
capire cosa stava succedendo. Un attimo dopo, Peter si
ritrovò
disarmato.
«
Non pensarci neanche » sibilò alle sue spalle una
voce, la stessa
che aveva pronunciato l'incantesimo di Disarmo.
Sempre
più debole e pallido a causa dell'ingente perdita di sangue,
Peter
si voltò a guardare, e si lasciò sfuggire un
lungo singhiozzo
disperato.
Era
stato Remus. Per qualche motivo che al momento gli sfuggiva, Remus
sapeva la verità. E adesso anche lui aveva uno sguardo
omicida.
Non
fece in tempo a trasformarsi in topo e fuggire, perché era
diventato
troppo debole. La vista ormai annebbiata gli impedì di
vedere la
terza persona che lo aveva circondato e che gli spedì contro
uno
Stupeficium,
prima che Sirius o Remus potessero fare di peggio.
Peter
crollò sul marciapiede, perdendo conoscenza.
I
dodici Babbani presenti, dopo aver lanciato uno sguardo incuriosito
allo strano ragazzo svenuto per terra e soccorso da alcuni coetanei
altrettanto insoliti, si incamminarono di nuovo, ciascuno per la
propria strada, tornando alle loro vite.
***
Dopo
la sua cattura, Peter non era stato consegnato agli Auror, almeno non
subito. lo avevano portato al quartier generale dell'Ordine della
Fenice e lo avevano rinchiuso in una stanza appositamente imbottita
di incantesimi che gli impedissero di trasformarsi in topo e
scappare. Ma Malocchio aveva anche fatto in modo che nessuno potesse
entrarvi senza il suo permesso e la sua supervisione: non voleva che
qualcuno si facesse giustizia da solo. Secondo James, aveva fatto
bene. Anche se aveva trascorso le ultime ore in completo silenzio,
parlando solo se era strettamente necessario, non aveva potuto fare a
meno di sentire i commenti degli altri e cogliere quasi sempre lo
stesso pensiero nelle loro occhiate sfuggenti. Quanto a Sirius, lui
non si dava la pena di nascondere quel che voleva fare. Continuava a
sbuffare per l'impazienza e non riusciva a stare fermo un attimo.
Quando Malocchio apparve sulla soglia della stanza in cui tutti loro
si erano riuniti, Sirius balzò in piedi.
«
Adesso possiamo ucciderlo? » domandò, facendo
sussultare Elphias,
che era seduto accanto a lui.
James
provò un moto di rabbia inconsulta. Sebbene gli fosse
riconoscente
per averlo salvato, odiava vedere quel tipo di sguardo in Sirius. In
quei momenti gli sembrava un'altra persona.
«
No« ribatté Malocchio. « Torna a sedere
».
Sirius
provò a protestare, ma l'occhiata truce che James gli
scoccò fu
sufficiente a farlo desistere. Poi fu lo stesso James ad alzarsi in
piedi.
«
Posso parlargli? » domandò a bruciapelo, prima di
avere la
possibilità di cambiare idea. Malocchio esitava,
perciò aggiunse: «
Voglio solo una spiegazione. Me la deve ».
L'altro
annuì, convinto.
«
Veniamo anche noi » si offrì Remus.
«
Anche io » aggiunse Lily, che era arrivata pochi minuti
prima. «
Voglio vedere se avrà il coraggio di guardare Harry negli
occhi ».
James
si fece sfuggire un sospiro di frustrazione. Perché non
capivano?
«
Lasciatelo stare » suggerì Sirius, anche se dalla
sua espressione
si capiva che non avrebbe voluto lasciarlo solo insieme a chi li
aveva traditi tutti. Remus e Lily esitarono, ma alla fine non
insistettero.
«
Grazie ».
«
Non lasciarti impietosire, però » lo
avvertì sua moglie.
«
So quello che devo fare, non preoccuparti » tagliò
corto lui. Gli
dispiaceva rispondere loro in quel modo, ma non sopportava che
fossero disposti a uccidere Peter. Erano delle brave persone, non
degli assassini.
Ad
un suo cenno, Malocchio lo scortò fuori dalla stanza, per
poi
fermarsi davanti alla porta di quella in cui Peter era stato
rinchiuso.
«
Resterò fuori, ma sappi che ti tengo d'occhio » lo
avvertì,
indicando il suo occhio magico.
James
annuì, teso. Quando l'altro aprì la porta con un
incantesimo, il
ragazzo si sentiva talmente nervoso da provare una brutta sensazione
di nausea. Ma entrò lo stesso, perché doveva
farlo. Aveva timore di
affrontarlo, ma non era da lui sfuggire alla realtà.
Peter
era stato legato mani e piedi ad una massiccia scrivania, ed era
seduto su una sedia. Era pallido come un cencio. La sua mano era
avvolta in una benda a coprire il moncherino del suo dito indice.
Quando vide James che si chiudeva la porta alle spalle, si
lasciò
sfuggire un rantolo soffocato, iniziò a tremare e distolse
immediatamente lo sguardo, incapace di sostenere la sua vista.
«
Sembra che tu abbia visto un fantasma » esordì
James, in tono
piatto. Fino a quel momento non aveva proprio saputo cosa dire, ma
le parole gli uscirono spontanee.
«
I-io c-credevo che... » balbettò Peter, quando fu
di nuovo in grado
di parlare, ma sempre senza guardarlo.
«
Che fossi morto? » sbottò James, senza celare il
rancore. « C'è
mancato poco, ma stiamo tutti bene. Certo non grazie a te ».
In
quel momento Peter scoppiò in un pianto isterico. James
tacque e
rimase immobile, in preda a sentimenti contrastanti. Non gli faceva
pena, ma si sentiva strano, come se una parte di lui volesse a tutti
i costi trovare una giustificazione a quello che Peter aveva fatto.
Un'altra parte, invece, provava vera e propria repulsione. Ma
ciò
che percepiva più di ogni altra cosa era soltanto una
sensazione di
vuoto, simile a quella che lo aveva assalito quando gli erano morti i
genitori. Era come se una belva feroce gli avesse strappato via a
morsi le viscere, ed era orribile.
«
Finiscila » disse, notando solo ora quanto calma e atona
suonasse la
propria voce.
Peter
ci provò, ma con scarsi risultati. James gli si
avvicinò e lo vide
tremare ancora di più.
«
Ti prego, non mi uccidere! »
«
Non sono qui per farti del male » gli disse lui. «
Credevo che mi
conoscessi. Voglio darti la possibilità di spiegare le tue
ragioni,
Peter. Vedi di coglierla adesso, perché non ce ne saranno
altre.
Dimmi perché l'hai fatto. E dimmelo guardandomi in faccia
».
Peter
sembrava in preda ad un vero e proprio attacco di panico e, quando
parlò, le lacrime agli occhi e la testa china, James
riuscì a
capire a stento le sue parole.
«
Non volevo! Il Signore Oscuro mi ha costretto. Non avevo scelta...
Lui avrebbe ucciso mia madre! »
«
Sai benissimo che noi dell'Ordine l'avremmo protetta. Se Voldemort ti
minacciava, perché non ce l'hai semplicemente detto? Credevi
che non
ti avremmo aiutato? »
«
Lo capirete mai? Il Signore Oscuro è il mago più
potente che sia
mai esistito. Nessuno può sconfiggerlo! È solo
questione di tempo
prima che vinca. Non avete alcuna speranza di fermarlo! »
«
E quindi è meglio arrendersi senza lottare, vero? »
«
Io non sono come voi! » sbottò Peter, livido.
« Non sono mai stato
coraggioso e non volevo davvero entrare nell'Ordine. Ero debole e vi
ho seguiti, come sempre. Ma voi non avete paura... »
James
sarebbe scoppiato a ridere se non fosse stato tanto distrutto e
indignato.
«
Non abbiamo paura? Davvero? La paura ci perseguita da anni, Peter,
esattamente come perseguita te. L'unica differenza è che per
noi la
nostra amicizia è – era
– più forte ». Fece una pausa per
respirare a fondo, sforzandosi
di non perdere il controllo. « Se ci avessi detto che non te
la
sentivi di combattere, noi lo avremmo capito. Ti sarebbe bastato
essere sincero ».
«
Non è vero, mi aveste considerato un vigliacco e mi avreste
disprezzato. Tu hai sempre detto che chi non ha coraggio non merita
di esistere ».
«
Oh Merlino, avevo quattordici anni e volevo fare colpo sulla gente!
Sei sempre stato un fratello per me, ma non per questo eri costretto
a combattere per dimostrarmi qualcosa, né a fare il Custode
Segreto.
Sarebbe rimasto tutto come prima, anche se mi avessi detto che non te
la sentivi. Qualsiasi cosa sarebbe stata migliore di quello che hai
fatto! »
«
Mi dispiace, non volevo! Avevo paura e ho sbagliato tutto! Lo sapevo
anche prima, ma non avevo idea di come uscirne. Non ho avuto la forza
di fare la cosa giusta, mi dispiace! » ripeté
istericamente,
singhiozzando. « Perdonami ».
James
pensò subito che se Sirius e Remus avessero udito quella
richiesta
di perdono, lo avrebbero fatto pentire di essere nato. Quanto a lui,
tacque per diversi secondi, momentaneamente incapace di pensare.
«
Vorrei farlo, davvero. Eri mio amico e mi hai tradito nel peggiore
dei modi, mi hai fatto crollare letteralmente il mondo addosso, ma
non è questo a ferirmi di più. Non ce la faccio a
odiarti e
impedirò agli altri di giustiziarti, ma non si tratta solo
di me e
te. Hai sacrificato delle persone innocenti e che si fidavano di te
per salvare te stesso. I Bones sono stati massacrati perché
tu li
hai fatti trovare. Hai venduto me, mia moglie e mio figlio –
un
bambino di un anno – a Voldemort. E il peggio è
stato che hai
distrutto tutto quello che ci legava dai tempi della scuola. Hai
fatto di tutto per fare sembrare prima Remus e poi Sirius i colpevoli
di tutto questo. Che cosa credevi di fare, qualche ora fa, urlando
quella frase prima che io ti schiantassi? Volevi far saltare in aria
la strada e sparire, solo per far finire Sirius ad Azkaban al posto
tuo? E avresti sacrificato altre persone? Questo non potrò
mai
dimenticarlo. Non conoscono la persona che sei diventato, e non credo
di volerlo fare ».
Il
dolore che provava era quasi fisico. Non avrebbe mai smesso di
soffrire per il suo tradimento. Insieme al vecchio Peter era morto
anche il James di prima, quello che si fidava ciecamente di tutti;
non poteva più illudersi e fingere che tutto quello non
fosse
successo.
Peter
aveva assunto un'espressione di puro sgomento e terrore mentre James
parlava. Sicuramente aveva intuito che lui non lo avrebbe salvato da
Azkaban. James si chiese come potesse anche solo aver sperato in una
cosa del genere.
«
Chiederò a Sturgis di riattaccarti il dito, se preferisci.
Devi
avere avuto un gran coraggio per riuscire a tagliartelo da solo. Io
non avrei avuto altrettanto fegato. Puoi esserne fiero » gli
disse,
in un tono sarcastico che non gli si addiceva, e che indusse Peter ad
arrossire di vergogna.
Fu
l'ultima cosa che gli disse: non era più in grado di restare
lì.
Gli voltò le spalle e uscì senza guardarsi
indietro.
Sirius
e Remus dovevano avere intuito che avrebbe preferito restare solo,
quindi non erano lì fuori ad aspettarlo. Lily invece, che
era sempre
stata più testarda, era lì. Ma a James non
dispiacque. Dopo quella
terribile nottata, vedere lei e Harry ancora vivi e poterli
abbracciare era già un miracolo.
Scusate
per il ritardo! Tra regali di Natale da comprare, tesi e altri
contrattempi, ieri sera non avevo finito di correggere il capitolo!
In origine doveva essere più lungo, perché volevo
descrivere tutte le ricerche, ma mi sono resa conto che: 1. non era
fondamentale, 2. che da parte di Peter è stato davvero
stupido andarsene a spasso nelle sue reali sembianze nel bel mezzo di
Londra, e visto che non sapevo dare una spiegazione logica a questo
lampo di genio, ci ho rinunciato xD
Io spero che chi tra di voi riesce ad entrare in sintonia con Potter
più di me sia soddisfatto dell'ultima scena. Da quando ho
ideato questo incontro tra lui e Peter l'ho sempre immaginato
esattamente così, anche se non sono sicura che la mia idea
sia condivisa. D'accordo, come dice Peter, "James avrebbe capito" e "avrebbe avuto
pietà di lui", ma fino a un certo punto. Come potrete
facilmente immaginare io ho una concezione molto più Black-style delle
relazione umane (se mi tradisci, non esisti più xD), quindi
è stato molto difficile immaginare la reazione di uno come
James, ma dubito che avrebbe mai potuto passare sopra il fatto che
Peter avrebbe fatto uccidere Lily e Harry per salvare se stesso. Insomma, mi rifiuto di credere che qualcuno possa perdonare un comportamento simile! Ma spero
di non aver sbagliato la caratterizzazione perché
stranamente tengo tantissimo alla scena finale!
Non mi resta che farvi gli auguri di Buone Feste e darvi appuntamento
per il prossimo capitolo al 6 gennaio! :)
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