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Autore: Julia Weasley    21/12/2012    6 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 55
Caccia al topo

Sirius era convinto di vivere il peggiore degli incubi. Camminava ma sapeva a stento dove era diretto, limitandosi a seguire gli altri. James aveva uno sguardo altrettanto assente e nessuno dei due si guardava, come per evitare che l'espressione dell'uno potesse smentire l'altro e rivelare che non si trattava affatto di un sogno.
Quando loro due, Regulus e Rachel misero piede al quartier generale dell'Ordine della Fenice ad aspettarli c'erano già quasi tutti: Albus e Aberforth Silente, Minerva McGranitt, Alastor Moody – che dopo aver perso una gamba l'aveva sostituita con una di legno che terminava a forma di una zampa di leone – Hagrid, Emmeline, Sturgis, Dedalus ed Elphias.
Sirius si accorse a mala pena di quello che gli altri si dissero durante l'attesa, quando i vari membri dell'Ordine chiesero spiegazioni. Era talmente distratto che non si accorse nemmeno dello stupore e della perplessità che l'inedita presenza di Regulus aveva creato tra di loro.
«
È vero quello che ha accennato Malocchio? La spia è uscita allo scoperto? Chi è? » domandò Dedalus.
« Ne parleremo quando saremo tutti » tagliò corto Moody.
Sirius gliene fu grato. James non era in grado di formulare una sola frase di senso compiuto, e lui era troppo concentrato sui propri pensieri. L'unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era trovare Peter e fargliela pagare. Non gli importava nulla di ascoltare le sue motivazioni: se fosse arrivato a Godric's Hollow poco più tardi... Tremò al pensiero di quel che avrebbe trovato.
Contenere la propria rabbia non fu facile, tanto che dovette stringere i pugni fino a incidersi i palmi delle mani con le unghie pur di sfogarla in qualche modo.
Nei minuti successivi arrivarono le ultime persone, tra cui Frank e Alice Paciock, che avevano lasciato loro figlio Neville dai nonni, e infine Remus.
Per la prima volta Sirius fu distolto dai suoi pensieri, ma scoprì di non essere in grado di guardarlo in faccia. Si sentiva una schifezza. Aveva sospettato di lui, lo aveva accusato e insultato nel modo peggiore, e invece era innocente. Tutto questo perché aveva dato retta a Peter. Solo in quel momento capì – e fu l'ennesima stilettata al cuore – che la sua era stata tutta una tattica per farli sospettare l'uno dell'altro e allontanare così i sospetti da se stesso. Il sangue gli risalì alla testa alla velocità della luce, insieme ad un'insana voglia di fare a pezzi qualcosa.
Complimenti, ci hai fregati tutti, pensò, come se Peter potesse sentirlo. Quanto ti ha fatto comodo essere sempre quello sottovalutato...
Remus lo evitò accuratamente e si rivolse a James, granando gli occhi quando notò la sua presenza.
« Che cosa è successo? Che ci fai qui? Lily e Harry dove...? » domandò, spaventato.
«
Stanno bene. Sono al sicuro » rispose quello, talmente scosso da essere a mala pena in grado di parlare. « Ma Voldemort ci ha quasi presi... »
James tacque, incapace di aggiungere altro, e ci fu un momento in cui Remus, inorridito, incrociò lo sguardo di Sirius, che non aveva la più pallida idea di cosa dire e distolse in fretta il proprio.
In quel momento Silente prese la parola.
« Tra quanto potremo parlare? »
Sirius si guardò intorno, e capì di dover essere lui a spiegare.
« Adesso. Tutti quelli che dovevano esserci sono arrivati » mormorò, con la voce rauca per l'emozione.
« Ma manca... » esordì Emmeline, bloccandosi all'improvviso quando notò le loro facce. « È successo qualcosa di brutto a Peter? »
Sirius colse con la coda dell'occhio Remus che scattava sull'attenti, in ansia, e scosse la testa.
« Fidati, sta molto meglio di tutti noi » rispose, non potendo fare a meno di digrignare i denti.
Un silenzio di tomba cadde nella stanza, mentre lo stesso sospetto attraversava di colpo le loro menti. Sirius non vedeva più alcuna ragione per rimandare la verità.
« È lui la spia. Peter... ci ha traditi tutti » rivelò, subito seguito da commenti sconvolti ed esclamazioni colme di stupore.
« Cosa ve lo fa pensare? » ringhiò Moody, per il quale doveva essere una novità essere colto a sua volta di sorpresa.
Sirius respirò a fondo. Doveva momentaneamente mettere da parte i suoi propositi di vendetta, altrimenti nessuno avrebbe capito.
« Voldemort sapeva dove James e Lily erano nascosti. Peter era il loro Custode Segreto. Solo lui avrebbe potuto dirglielo... » spiegò, e sembrava che ogni parola gli facesse male come una lama affilata e affondata nella carne.
« Credevo che fossi tu il Custode Segreto » gli disse Silente.
La voce di Sirius s'incrinò.
« Ci siamo scambiati i ruoli. L'ho proposto io, perché ero convinto che nessuno avrebbe pensato a lui. Credevo che così Harry sarebbe stato più al sicuro... »
« Scusa un momento, ma cosa significa? » domandò Dedalus Lux, perplesso. « Perché Voldemort dovrebbe cercare Harry? »
Ci fu una breve pausa, poi fu Frank Paciock a parlare.
« Secondo una Profezia, Voldemort potrà essere sconfitto da una sola persona, e in base a quello che viene detto nella Profezia, lui ha iniziato a sospettare di Neville o di Harry, ma poi ha scelto quest'ultimo ».
« Ma è ridicolo! » non poté fare a meno di borbottare la McGranitt, che non era mai stata una grande amante della Divinazione. « Perché Voldemort dovrebbe lasciarsi spaventare da un bambino che non ha ancora compiuto due anni? »
« Purtroppo non è questo che conta, Minerva. Che la Profezia sia vera o meno, Voldemort la ritiene giusta » disse Silente.
« Vogliamo passare al dunque? » sbottò Sirius, improvvisamente irritato da tutte quelle discussioni. Più loro stavano lì a chiacchierare, più Peter acquistava vantaggio nella sua fuga. « Peter ha venduto James, Lily e Harry a Voldemort, e io sono riuscito a salvarli per una frazione di secondo, altrimenti nessuno dei tre sarebbe sopravvissuto. Ora il traditore è scappato, e noi dobbiamo trovarlo senza perdere tempo in inutili chiacchiere! »
« Concordo » approvò Malocchio. « Se Voldemort ha fallito, se la prenderà con la spia pensando di essere stato ingannato. Dobbiamo essere noi a trovarlo: vorrei proprio scambiare qualche parola con il signor Minus ».
« Avete una vaga idea di dove potrebbe essersi nascosto? » chiese Silente, rivolgendosi sia a Sirius che a James e Remus.
Loro tre esitarono. Sirius continuò a non guardare Remus.
« Potremmo provare da sua madre, ma ne dubito » disse quest'ultimo. « Altrimenti... nelle fogne ».
Tutti lo guardarono, in parte increduli, in parte certi di non aver capito bene. Sirius aveva le mani tra i capelli. Era un disastro completo.
« Che significa? »
« Peter è un Animagus, può trasformarsi in topo quando gli pare e piace. Noi tre siamo tutti Animagi... e no, non siamo registrati » confessò, esasperato.
« C'è qualche altra rivelazione sconvolgente? No, ditemelo, così prima mi siedo » protestò Aberforth, contrariato, prendendo la parola per la prima volta.
Sirius notò che tutti erano sorpresi, tranne Regulus, che aveva reagito come se quella di diventare un Animagus in maniera del tutto illegale fosse una delle tante stramberie che suo fratello aveva combinato a Hogwarts.
« Per il momento è tutto qui » tagliò corto Remus, che non sembrava molto incline a proseguire quell'argomento, per ovvie ragioni.
« Bene » disse Silente. « Propongo di dividerci in gruppi per cercarlo. Sirius, James e Minerva, in quanto Animagi, voi tre avrete il vantaggio del fiuto. Qualcun altro andrà dalla signora Minus. Sarà anche il caso che la si porti in un posto più sicuro ».
« Lo farò io » si offrì volontario Remus. « Mi conosce, quindi si fiderà ».
« Molto bene. Io chiederò al mio contatto tra i Mangiamorte, nel caso in cui Peter abbia fatto la follia di unirsi a loro ».
« Ha un contatto tra i Mangiamorte? Chi è? » esordì Regulus, vinto dalla curiosità anche se fino a quel momento era rimasto in silenzio. In effetti, Sirius non riusciva proprio a immaginare chi altri tra i loro nemici avesse potuto decidere di collaborare a sua volta con l'Ordine della Fenice.
« Non abbiamo molto tempo per le spiegazioni, temo » rispose quello, ma lui ebbe le netta sensazione che non volesse proprio rivelarne l'identità. « Aberforth, tu sai cosa fare ».
Il fratello di Silente bofonchiò qualche parola di assenso. Con tutta la gente poco raccomandabile che frequentava la Testa di Porco, poteva ottenere qualche informazione utile.
« Hagrid, tu prova a rintracciare Mundungus Fletcher e cerca di farlo collaborare ».
« Sì, signore, non c'è problema. Ha sempre avuto paura di me, non farà storie » confermò il guardacaccia.
Silente si rivolse a tutti gli altri.
« A voi spetta il compito più difficile: setacciare qualunque strada per stanarlo. Non ha molti posti in cui andare, quindi potrebbe essere ovunque. Alastor, ci pensi tu? »
« Sicuro. Ci divideremo in gruppi di due persone. Siamo pochi, quindi credo che sia il caso di chiedere rinforzi agli Auror, ma non li lasceremo agire da soli. Dovremo sempre tenerli d'occhio. E a questo proposito, un avvertimento: se trovate Minus, portatelo qui senza deviazioni e senza farvi giustizia da soli. Avete capito bene? »
Il suo occhio magico si soffermò in particolare su Sirius e Remus, ed entrambi si affrettarono a distogliere lo sguardo. Ma Sirius si rese conto che non erano solo loro a sentirsi chiamare in causa da quelle parole. Minus aveva dato a tutti una buona ragione per volersi vendicare.
« Minus potrebbe aver deciso di restare in prossimità di luoghi frequentati da maghi e streghe, per restare aggiornato su cosa succede » proseguì Malocchio. « Quindi ciascun gruppo perlustrerà uno dei principali villaggi magici e semi-magici. Black e Potter, vi conviene iniziare da Godric's Hollow: il colpevole spesso torna sul luogo del delitto, quindi potrebbe aver lasciato qualche traccia. I Paciock andranno a Tinworth. Queen e l'altro Black a Mould-on-the-Wold. Vance e Podmore a Ottery St.Catchpole. Doge e Lux ad Upper Flagely. Minerva, tieni d'occhio Hogsmeade. Io pattuglierò Diagon Alley. È tutto chiaro? »
Tutti annuirono, tranne Sirius, al quale era appena venuta in mente un'idea improvvisa.
« E se usassimo la madre di Peter per costringerlo a uscire allo scoperto? »
Alcuni di loro a dire il vero sembrarono tentati, ma James lo incenerì.
« Non ci pensare neanche! Lei non c'entra nulla, non saprà nemmeno di cosa è capace suo figlio ».
« E poi è stato capace di voltare le spalle a tutti voi pur di salvarsi. Perché con sua madre dovrebbe essere diverso? » aggiunse Frank.
« Ok, ok, era solo un'idea. Seguiamo la strada più difficile... » si affrettò a ribattere Sirius, imbarazzato ma anche un po' deluso.
« Sarà meglio » fece Malocchio. Poi tornò a rivolgersi a tutti gli altri. « Per qualsiasi problema, mandate un Patronus come al solito. Ci rivediamo tutti qui all'alba, a meno che qualcuno non lo catturi prima. Buona fortuna ».
Tutti si mossero, e Sirius capì che era giunto il momento di affrontare Remus. James parve leggergli nel pensiero, perché si mise da parte a osservarli, lanciando a entrambi occhiatacce ammonitrici.
« Sono stato un vero bastardo » sbottò Sirius, senza mezzi termini. Se lo meritava, dopotutto, pensò. Remus lo guardò, serio.
« Sì, lo sei stato » confermò. « Ma io non mi sono comportato meglio di te. Immagino che... lui si sia inventato un mare di bugie ».
Sirius annuì, sollevato per averlo trovato così poso rancoroso, ma non ancora a posto con la coscienza.
« Ma io gli ho creduto. Ho sospettato che fossi tu a tradirci ».
« Anche io ho sospettato che la spia fossi tu. Direi che siamo pari ».
E Sirius, per la prima volta in quella terribile serata, riuscì a sentirsi leggermente meglio.
« Siamo stati due idioti a farci raggirare così ».
« Di' pure tre idioti » intervenne allora James. Entrambi si voltarono a guardarlo. Per la prima volta sembrava davvero infuriato. « Dobbiamo trovarlo, e dobbiamo farlo il prima possibile. Voglio guardarlo in faccia mentre gli chiedo perché ci ha fatto tutto questo ».
Loro due non replicarono, limitandosi a lanciarsi un'occhiata colma di disagio. Per quel che lo riguardava, Sirius non aveva nessuna voglia di chiedere spiegazioni. Era talmente disgustato che l'unica cosa che desiderava era fargliela pagare. A quell'ora James, Lily e Harry sarebbero potuti essere morti. Lui era arrivato appena in tempo solo per caso, ma se avesse perso solo cinque minuti...
Non voleva spiegazioni, voleva punirlo e basta. E,a giudicare dal suo sguardo, Remus sembrava della sua stessa opinione.
La caccia al topo era iniziata.

***

La prima reazione che Regulus aveva avuto quella sera, quando aveva messo piede nel quartier generale dell'Ordine della Fenice, era stata una rivelazione improvvisa: erano rimasti davvero in pochi. Naturalmente sapeva già da prima di tutte le perdite che l'Ordine aveva subito, ma vedere con i propri occhi le loro condizioni attuali era tutta un'altra cosa, soprattutto se pensava che, quando lui combatteva dalla parte opposta, i suoi avversari sembravano non finire mai.
Anche per quel motivo partecipare alla riunione gli aveva fatto uno strano effetto, un po' come vivere un'esperienza extracorporea, tanto era frastornato da tutte quelle rivelazioni. In più, aveva dovuto fare i conti con un certo disagio quando, all'inizio, la sua entrata nel quartier generale dell'Ordine non era stata accolta positivamente da alcuni membri, in particolare da Moody.
Sirius era troppo preso da altri pensieri per dargli retta, così Regulus se ne era rimasto in disparte, mentre Rachel, con il sostegno di Emmeline, cercava di convincere Moody che lui fosse degno di fiducia. Quando aveva deciso di aiutarli a trovare Minus, spinto dall'impulso del momento, Regulus non aveva pensato ai sensi di colpa che lo avrebbero assalito una volta che si fosse trovato davvero in mezzo ai membri dell'Ordine – lo spettro di Benjy Fenwick lo seguiva come un'ombra – e non si stupì del fatto che alcuni di loro non si fidassero di lui. Ma a dire il vero, fu stupefacente rendersi conto che, nonostante tutto, la maggior parte di loro era disposta a concedergli una possibilità.
“Tu sei Regulus Black?” gli si era rivolto ad un certo punto un ragazzo molto alto e dall'aria cordiale che Regulus doveva aver già visto da qualche parte un paio di volte, forse a Hogwarts.
Lui aveva annuito, incerto su come comportarsi.
“Sturgis Podmore” si era presentato quello, e Regulus aveva stretto la mano che l'altro gli aveva teso. “Caspita, somigli tantissimo a Sirius. Hai deciso ad unirti a noi?”
Per qualche strana ragione, era parso davvero contento di conoscerlo. Regulus immaginava che Rachel avesse sempre parlato bene di lui alle persone con cui aveva fatto amicizia, e quando aveva realizzato quel pensiero aveva sentito un immenso trasporto nei suoi confronti.
“Ho deciso di combattere, in ogni caso” aveva risposto Regulus, cauto. “Ma non so se sono gradito qui”.
“Non preoccuparti di Malocchio. È sempre diffidente per principio, perché ne stiamo passando tante, ma Silente garantirà per te. E poi sappiamo tutti che in qualche modo stai aiutando la nostra causa. Piuttosto, cos'è successo di tanto urgente?”
Regulus avrebbe voluto rispondergli, ma proprio in quel momento Moody aveva posto fine alla discussione con Rachel ed Emmeline – che evidentemente ne erano uscite vittoriose – e aveva dichiarato aperta la riunione.
Il tempo per le presentazioni fu poco, soprattutto dopo lo shock che i membri dell'Ordine ebbero quando Sirius finì di raccontare.
Regulus non poteva biasimarli, perché nemmeno lui riusciva ancora a crederci. Aveva sempre considerato Minus un ragazzo del tutto insignificante e insulso, inutile e spaventato dalla sua stessa ombra, ma non si sarebbe mai aspettato che potesse passare dalla parte di Voldemort. E tutto l'Ordine della Fenice sembrava condividere i suoi stessi pensieri.
Quando Alastor Moody li ebbe divisi in gruppi ed ebbe dato loro indicazioni sui luoghi da perlustrare, tutti loro si incamminarono verso l'uscita.
« Mi sembra un incubo. Non avrei mai potuto sospettare di Minus » disse Sturgis, allibito. « Era sempre così tranquillo e gentile... »
« Le persone da temere sono proprio quelle che passano inosservate » ribatté Rachel, amareggiata. « A me non stava simpatico, ma anche io sarei stata pronta a scommettere sulla sua lealtà ».
« E aveva anche la faccia tosta di accusare o far cadere i sospetti su altri » commentò Emmeline, che sembrava più calma di tutti gli altri, ma non meno indignata. « Non credo che per lui essere catturato prima da Voldemort sarebbe peggio, in fondo. Noi abbiamo molti più motivi per punirlo ».
Regulus non poté che concordare con lei. In qualunque modo fosse finita, Minus non poteva passarla liscia.
In quel momento anche gli ultimi uscirono dal quartier generale, che scomparve alla loro vista non appena Sirius, Remus e James si furono chiusi la porta alle spalle.
« Io manterrò le mie sembianze » stava dicendo quest'ultimo in tono piatto e con l'aria di pensare a tutt'altro. « Un cervo in piena città attirerebbe l'attenzione ».
Regulus ebbe l'impressione che Sirius gli avesse lanciato un'occhiata strana. In effetti avrebbe voluto chiedergli qualche spiegazione. Come avevano fatto a diventare Animagi quando erano ancora studenti? Se fino a quel momento aveva pensato che lui e i suoi amici ne combinassero di tutti i colori, ora doveva ricredersi: facevano anche di peggio. Ma non era il momento migliore per affrontare quel discorso. Avevano tutti ben altro da fare.
Tuttavia, accadde qualcosa che lo indusse a pensarci più del dovuto, perché poco dopo, Sirius si voltò e assunse le sembianze di un cane.
Un cane nero con gli occhi grigi.
Ricordi ancora ben stampati nella sua memoria affiorarono all'improvviso. E se aveva avuto un minimo dubbio, notare che Rachel aveva assunto la sua stessa espressione sconvolta, lo fece sparire. Nessuno dei due avrebbe potuto dimenticare quel cane che li aveva salvati da un lupo mannaro famelico, una notte di circa cinque anni prima.
« Era lui... » sussurrò la ragazza, incredula. « È stato lui a salvarci ».
« A quanto pare... » bofonchiò Regulus, che invece stava già pensando con irritazione a quello che il cane aveva fatto dopo averli aiutati, solo per fargli un dispetto. In un'altra occasione avrebbe reagito in un modo più melodrammatico, ma quella volta si trattenne. In ogni caso, prima o poi Sirius avrebbe avuto quel che meritava.
« Bè, buona fortuna » li salutarono Emmeline e Sturgis, distogliendoli dai loro ricordi. Poi si Smaterializzarono.
Regulus si accorse che Rachel gli stava porgendo la mano. Gliela strinse, e un attimo dopo anche loro iniziarono a volteggiare su loro stessi, apparendo infine nel bel mezzo della piazza centrale di Mould-on-the-Wold.
Dovevano essere le undici di sera, ma il villaggio era già deserto. Solo un paio di passanti circolavano ancora, ma erano chiaramente diretti alle proprie case. Anche se gli Obliviatori avevano fatto dimenticare loro la terribile esperienza con i giganti, facendola passare per un terremoto, qualcosa nell'istinto di quei Babbani li spingeva a restare al sicuro quando calava la notte.
« Tu sai distinguere un Animagus da un animale comune? »chiese Rachel all'improvviso, facendogli notare l'enormità del problema. Quanti topi esistevano in tutto il Regno Unito?
« No. E temo che sia impossibile ».
Rachel sospirò.
« E come facciamo? Maledetto Minus... A meno che non riassuma il suo aspetto umano, ogni tanto, sarà un'impresa... Ma tu mi sembri distratto ».
Regulus si riscosse dalle sue riflessioni.
« Stavo solo pensando a questa storia degli Animagi. Lupin non ha detto di esserlo, giusto? »
« Così pare » replicò lei, accelerando il passo.
Un terribile sospetto lo fece rabbrividire.
« Quella notte, a Hogsmeade, abbiamo visto sia un cane che un cervo. Il topo sarà passato inosservato a causa delle sue dimensioni, ma c'erano tutti e tre. Mi sembra strano che Lupin non sia diventato a sua volta un Animagus. Quei quattro facevano tutto insieme e... »
Si bloccò di colpo, perché in quel momento aveva fatto due più due. Ebbe la sensazione di sprofondare fino al centro della terra.
« Regulus, non mi sembra il momento di parlarne » rispose Rachel, stranamente reticente.
« Piton aveva ragione, allora: Lupin è un lupo mannaro. E tu lo sai già, vero? Perché non me l'hai detto? »
Lei smise di camminare, a disagio.
« Perché quando l'ho scoperto gli ho promesso che non ne avrei parlato con nessuno. Scusa, ma non volevo creargli altri problemi ».
« Ci ha quasi uccisi » le ricordò lui, che al momento non si sentiva molto comprensivo.
« Non voleva farlo. E cerca di non farglielo pesare, in futuro. Si sente già abbastanza in colpa... E ti prego, smettiamola di parlare di lupi mannari ».
Regulus non insisté, notando che Rachel era impallidita. Da quella volta in cui era finita al San Mungo le era rimasto un trauma, perché non sopportava più quel genere di discorsi. E inoltre era diventata molto sensibile alla questione dei lupi mannari, e piuttosto protettiva nei confronti di chi era stato meno fortunato di lei.
« Scusa » si affrettò a dirle, mortificato.
Lei scosse la testa.
« Anche io l'ho presa male appena l'ho saputo. Ma ora basta parlare di questo. Andiamo a stanare Minus ».

***

« PETER! »
Quel grido terribile lo fece sbiancare nel giro di una frazione di secondo. Se il suo istinto di sopravvivenza non fosse stato così forte, sarebbe svenuto sul colpo. Il cuore gli martellava talmente veloce che sembrava sul punto di esplodere fuori dal petto. I suoi occhi scrutarono rapidamente la folla, trovando subito quelli del suo inseguitore.
In futuro Peter non avrebbe mai saputo ricordare tutte le emozioni che lo avevano assalito in quell'esatto istante. Lo sguardo di Sirius era la cosa più terrificante che gli fosse mai capitato di vedere. Sembrava posseduto da qualche entità che voleva chiaramente ucciderlo e farlo a pezzi. Il volto scavato, gli occhi iniettati di sangue, Sirius doveva averlo cercato per tutta la notte, senza mai riposare o fermarsi un solo secondo. E ora, poco dopo l'alba, lo aveva trovato.
Una voce nella sua testa gli diede la conferma a ciò che fino a quel momento aveva voluto rimuovere: i Potter erano morti. Voldemort li aveva uccisi, permettendo a Sirius di capire chi era stato a tradirli. Il panico s'impossessò di Peter, mettendo a tacere anche il rimorso. Non poteva mollare proprio ora, dopo tutto quello che aveva fatto per salvarsi.
Lo sguardo che lui e Sirius si scambiarono durò pochi istanti, ma per Peter fu come viverlo al rallentatore, avendo così abbastanza tempo per prendere la decisione che aveva progettato nel corso di quella fuga precipitosa. Era tutto pronto: serviva solo un ultimo sforzo.
Intorno a loro, una dozzina di Babbani ignari passeggiava per la strada. Erano quasi tutti negozianti che si erano alzati presto per andare a lavorare. Per la prima volta in vita sua, Peter trovò straordinariamente facile decidere: aveva già sacrificato il suo migliore amico e la sua famiglia per salvarsi, e il rimorso lo avrebbe torturato in eterno. Ma quei Babbani per lui non contavano nulla.
Nel momento in cui uno di essi passò in mezzo ai due maghi, Peter approfittò dell'interruzione della visuale per estrarre la bacchetta e nasconderla dietro la schiena. Incurante dei Babbani presenti, Sirius gli stava già puntando contro la propria. Non c'era tempo da perdere. Doveva farlo: o quello o la morte.
Un dolore lancinante gli offuscò la mente quando l'incantesimo gli tagliò un dito. Il sangue iniziò a sgorgare in abbondanza, facendolo barcollare. Ancora lucido, ma ancora per poco, la fronte imperlata di sudore, sfogò il dolore singhiozzando e gridando all'indirizzo di Sirius ad alta voce, in modo che tutti i presenti potessero sentire.
« Lily e James, Sirius! Come hai potuto! »
Per un attimo Sirius non capì, e quello sarebbe stato l'ultimo dei suoi tanti sbagli. Quando sgranò gli occhi, intuendo il pericolo, era troppo tardi. Peter aveva già puntato la propria bacchetta in basso, contro la strada, e si preparò a farla saltare in aria.
Sirius non ebbe il tempo di reagire per impedire il massacro.
« Expelliarmus! »
La bacchetta gli schizzò via dalle mani prima che potesse anche solo capire cosa stava succedendo. Un attimo dopo, Peter si ritrovò disarmato.
« Non pensarci neanche » sibilò alle sue spalle una voce, la stessa che aveva pronunciato l'incantesimo di Disarmo.
Sempre più debole e pallido a causa dell'ingente perdita di sangue, Peter si voltò a guardare, e si lasciò sfuggire un lungo singhiozzo disperato.
Era stato Remus. Per qualche motivo che al momento gli sfuggiva, Remus sapeva la verità. E adesso anche lui aveva uno sguardo omicida.
Non fece in tempo a trasformarsi in topo e fuggire, perché era diventato troppo debole. La vista ormai annebbiata gli impedì di vedere la terza persona che lo aveva circondato e che gli spedì contro uno Stupeficium, prima che Sirius o Remus potessero fare di peggio.
Peter crollò sul marciapiede, perdendo conoscenza.
I dodici Babbani presenti, dopo aver lanciato uno sguardo incuriosito allo strano ragazzo svenuto per terra e soccorso da alcuni coetanei altrettanto insoliti, si incamminarono di nuovo, ciascuno per la propria strada, tornando alle loro vite.

***

Dopo la sua cattura, Peter non era stato consegnato agli Auror, almeno non subito. lo avevano portato al quartier generale dell'Ordine della Fenice e lo avevano rinchiuso in una stanza appositamente imbottita di incantesimi che gli impedissero di trasformarsi in topo e scappare. Ma Malocchio aveva anche fatto in modo che nessuno potesse entrarvi senza il suo permesso e la sua supervisione: non voleva che qualcuno si facesse giustizia da solo. Secondo James, aveva fatto bene. Anche se aveva trascorso le ultime ore in completo silenzio, parlando solo se era strettamente necessario, non aveva potuto fare a meno di sentire i commenti degli altri e cogliere quasi sempre lo stesso pensiero nelle loro occhiate sfuggenti. Quanto a Sirius, lui non si dava la pena di nascondere quel che voleva fare. Continuava a sbuffare per l'impazienza e non riusciva a stare fermo un attimo. Quando Malocchio apparve sulla soglia della stanza in cui tutti loro si erano riuniti, Sirius balzò in piedi.
« Adesso possiamo ucciderlo? » domandò, facendo sussultare Elphias, che era seduto accanto a lui.
James provò un moto di rabbia inconsulta. Sebbene gli fosse riconoscente per averlo salvato, odiava vedere quel tipo di sguardo in Sirius. In quei momenti gli sembrava un'altra persona.
« No« ribatté Malocchio. « Torna a sedere ».
Sirius provò a protestare, ma l'occhiata truce che James gli scoccò fu sufficiente a farlo desistere. Poi fu lo stesso James ad alzarsi in piedi.
« Posso parlargli? » domandò a bruciapelo, prima di avere la possibilità di cambiare idea. Malocchio esitava, perciò aggiunse: « Voglio solo una spiegazione. Me la deve ».
L'altro annuì, convinto.
« Veniamo anche noi » si offrì Remus.
« Anche io » aggiunse Lily, che era arrivata pochi minuti prima. « Voglio vedere se avrà il coraggio di guardare Harry negli occhi ».
James si fece sfuggire un sospiro di frustrazione. Perché non capivano?
« Lasciatelo stare » suggerì Sirius, anche se dalla sua espressione si capiva che non avrebbe voluto lasciarlo solo insieme a chi li aveva traditi tutti. Remus e Lily esitarono, ma alla fine non insistettero.
« Grazie ».
« Non lasciarti impietosire, però » lo avvertì sua moglie.
« So quello che devo fare, non preoccuparti » tagliò corto lui. Gli dispiaceva rispondere loro in quel modo, ma non sopportava che fossero disposti a uccidere Peter. Erano delle brave persone, non degli assassini.
Ad un suo cenno, Malocchio lo scortò fuori dalla stanza, per poi fermarsi davanti alla porta di quella in cui Peter era stato rinchiuso.
« Resterò fuori, ma sappi che ti tengo d'occhio » lo avvertì, indicando il suo occhio magico.
James annuì, teso. Quando l'altro aprì la porta con un incantesimo, il ragazzo si sentiva talmente nervoso da provare una brutta sensazione di nausea. Ma entrò lo stesso, perché doveva farlo. Aveva timore di affrontarlo, ma non era da lui sfuggire alla realtà.
Peter era stato legato mani e piedi ad una massiccia scrivania, ed era seduto su una sedia. Era pallido come un cencio. La sua mano era avvolta in una benda a coprire il moncherino del suo dito indice. Quando vide James che si chiudeva la porta alle spalle, si lasciò sfuggire un rantolo soffocato, iniziò a tremare e distolse immediatamente lo sguardo, incapace di sostenere la sua vista.
« Sembra che tu abbia visto un fantasma » esordì James, in tono piatto. Fino a quel momento non aveva proprio saputo cosa dire, ma le parole gli uscirono spontanee.
« I-io c-credevo che... » balbettò Peter, quando fu di nuovo in grado di parlare, ma sempre senza guardarlo.
« Che fossi morto? » sbottò James, senza celare il rancore. « C'è mancato poco, ma stiamo tutti bene. Certo non grazie a te ».
In quel momento Peter scoppiò in un pianto isterico. James tacque e rimase immobile, in preda a sentimenti contrastanti. Non gli faceva pena, ma si sentiva strano, come se una parte di lui volesse a tutti i costi trovare una giustificazione a quello che Peter aveva fatto. Un'altra parte, invece, provava vera e propria repulsione. Ma ciò che percepiva più di ogni altra cosa era soltanto una sensazione di vuoto, simile a quella che lo aveva assalito quando gli erano morti i genitori. Era come se una belva feroce gli avesse strappato via a morsi le viscere, ed era orribile.
« Finiscila » disse, notando solo ora quanto calma e atona suonasse la propria voce.
Peter ci provò, ma con scarsi risultati. James gli si avvicinò e lo vide tremare ancora di più.
« Ti prego, non mi uccidere! »
« Non sono qui per farti del male » gli disse lui. « Credevo che mi conoscessi. Voglio darti la possibilità di spiegare le tue ragioni, Peter. Vedi di coglierla adesso, perché non ce ne saranno altre. Dimmi perché l'hai fatto. E dimmelo guardandomi in faccia ».
Peter sembrava in preda ad un vero e proprio attacco di panico e, quando parlò, le lacrime agli occhi e la testa china, James riuscì a capire a stento le sue parole.
« Non volevo! Il Signore Oscuro mi ha costretto. Non avevo scelta... Lui avrebbe ucciso mia madre! »
« Sai benissimo che noi dell'Ordine l'avremmo protetta. Se Voldemort ti minacciava, perché non ce l'hai semplicemente detto? Credevi che non ti avremmo aiutato? »
« Lo capirete mai? Il Signore Oscuro è il mago più potente che sia mai esistito. Nessuno può sconfiggerlo! È solo questione di tempo prima che vinca. Non avete alcuna speranza di fermarlo! »
« E quindi è meglio arrendersi senza lottare, vero? »
« Io non sono come voi! » sbottò Peter, livido. « Non sono mai stato coraggioso e non volevo davvero entrare nell'Ordine. Ero debole e vi ho seguiti, come sempre. Ma voi non avete paura... »
James sarebbe scoppiato a ridere se non fosse stato tanto distrutto e indignato.
« Non abbiamo paura? Davvero? La paura ci perseguita da anni, Peter, esattamente come perseguita te. L'unica differenza è che per noi la nostra amicizia è – era – più forte ». Fece una pausa per respirare a fondo, sforzandosi di non perdere il controllo. « Se ci avessi detto che non te la sentivi di combattere, noi lo avremmo capito. Ti sarebbe bastato essere sincero ».
« Non è vero, mi aveste considerato un vigliacco e mi avreste disprezzato. Tu hai sempre detto che chi non ha coraggio non merita di esistere ».
« Oh Merlino, avevo quattordici anni e volevo fare colpo sulla gente! Sei sempre stato un fratello per me, ma non per questo eri costretto a combattere per dimostrarmi qualcosa, né a fare il Custode Segreto. Sarebbe rimasto tutto come prima, anche se mi avessi detto che non te la sentivi. Qualsiasi cosa sarebbe stata migliore di quello che hai fatto! »
« Mi dispiace, non volevo! Avevo paura e ho sbagliato tutto! Lo sapevo anche prima, ma non avevo idea di come uscirne. Non ho avuto la forza di fare la cosa giusta, mi dispiace! » ripeté istericamente, singhiozzando. « Perdonami ».
James pensò subito che se Sirius e Remus avessero udito quella richiesta di perdono, lo avrebbero fatto pentire di essere nato. Quanto a lui, tacque per diversi secondi, momentaneamente incapace di pensare.
« Vorrei farlo, davvero. Eri mio amico e mi hai tradito nel peggiore dei modi, mi hai fatto crollare letteralmente il mondo addosso, ma non è questo a ferirmi di più. Non ce la faccio a odiarti e impedirò agli altri di giustiziarti, ma non si tratta solo di me e te. Hai sacrificato delle persone innocenti e che si fidavano di te per salvare te stesso. I Bones sono stati massacrati perché tu li hai fatti trovare. Hai venduto me, mia moglie e mio figlio – un bambino di un anno – a Voldemort. E il peggio è stato che hai distrutto tutto quello che ci legava dai tempi della scuola. Hai fatto di tutto per fare sembrare prima Remus e poi Sirius i colpevoli di tutto questo. Che cosa credevi di fare, qualche ora fa, urlando quella frase prima che io ti schiantassi? Volevi far saltare in aria la strada e sparire, solo per far finire Sirius ad Azkaban al posto tuo? E avresti sacrificato altre persone? Questo non potrò mai dimenticarlo. Non conoscono la persona che sei diventato, e non credo di volerlo fare ».
Il dolore che provava era quasi fisico. Non avrebbe mai smesso di soffrire per il suo tradimento. Insieme al vecchio Peter era morto anche il James di prima, quello che si fidava ciecamente di tutti; non poteva più illudersi e fingere che tutto quello non fosse successo.
Peter aveva assunto un'espressione di puro sgomento e terrore mentre James parlava. Sicuramente aveva intuito che lui non lo avrebbe salvato da Azkaban. James si chiese come potesse anche solo aver sperato in una cosa del genere.
« Chiederò a Sturgis di riattaccarti il dito, se preferisci. Devi avere avuto un gran coraggio per riuscire a tagliartelo da solo. Io non avrei avuto altrettanto fegato. Puoi esserne fiero » gli disse, in un tono sarcastico che non gli si addiceva, e che indusse Peter ad arrossire di vergogna.
Fu l'ultima cosa che gli disse: non era più in grado di restare lì. Gli voltò le spalle e uscì senza guardarsi indietro.
Sirius e Remus dovevano avere intuito che avrebbe preferito restare solo, quindi non erano lì fuori ad aspettarlo. Lily invece, che era sempre stata più testarda, era lì. Ma a James non dispiacque. Dopo quella terribile nottata, vedere lei e Harry ancora vivi e poterli abbracciare era già un miracolo.




Scusate per il ritardo! Tra regali di Natale da comprare, tesi e altri contrattempi, ieri sera non avevo finito di correggere il capitolo!
In origine doveva essere più lungo, perché volevo descrivere tutte le ricerche, ma mi sono resa conto che: 1. non era fondamentale, 2. che da parte di Peter è stato davvero stupido andarsene a spasso nelle sue reali sembianze nel bel mezzo di Londra, e visto che non sapevo dare una spiegazione logica a questo lampo di genio, ci ho rinunciato xD
Io spero che chi tra di voi riesce ad entrare in sintonia con Potter più di me sia soddisfatto dell'ultima scena. Da quando ho ideato questo incontro tra lui e Peter l'ho sempre immaginato esattamente così, anche se non sono sicura che la mia idea sia condivisa. D'accordo, come dice Peter, "James avrebbe capito" e "avrebbe avuto pietà di lui", ma fino a un certo punto. Come potrete facilmente immaginare io ho una concezione molto più Black-style delle relazione umane (se mi tradisci, non esisti più xD), quindi è stato molto difficile immaginare la reazione di uno come James, ma dubito che avrebbe mai potuto passare sopra il fatto che Peter avrebbe fatto uccidere Lily e Harry per salvare se stesso. Insomma, mi rifiuto di credere che qualcuno possa perdonare un comportamento simile! Ma spero di non aver sbagliato la caratterizzazione perché stranamente tengo tantissimo alla scena finale!

Non mi resta che farvi gli auguri di Buone Feste e darvi appuntamento per il prossimo capitolo al 6 gennaio! :)

  
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