Racconti
D’Aveno 1x08:
Evritinghe
Canne Eppene
“Questa
è la notte giusta, la notte in cui i vostri desideri si
avvereranno! La notte in cui vi innamorerete!! O la notte in cui vi
stancherete dell’amore!! Eh si! Si! Su le mani! La notte in
cui niente è proibitooo!!! E al mio tre voglio sentire un
urlo…. Uno…. Due…. Treeee”
In
quel momento la gente del “Aravenat” fece un
grandissimo urlo da incendiare la pista.
Ebbene
sì, San Cesc’ammare era l’unico paese ad
avere la discoteca. Questo voleva dire che tutti i paesi vicini,
passavano il venerdì e il sabato sera a ballare nella
discoteca più grande del circondario.
“Allora?!
Siete proonti?? Pronti?? Su le mani, perché
arriva….. DJ GLO-BU-LOOOO!!!” disse il vocalist.
Si
abbassarono i ritmi delle luci lampeggianti e partì il
jingle.
“This
is blood. From this moment, you can hear your heart squirm. From right
now, everything can happen, everything can change. D-J
Globulo”
“Uuhhh
maronne! Quant’è brave!” disse una
ragazza.
DJ
Globulo, era uno dei più bravi e famosi DJ del momento. Si
chiamava in questo modo poiché la sua faccia non la
conosceva nessuno, infatti, in testa, aveva una grande palla rossa, che
rappresentava un globulo rosso. Lui fece il suo debutto su Radio
Arteria.
Quella
sera all’Aravenat c’era Fabio, Nonno e Paolo.
“Che
ha dette queste? Evritinghe-te-tetù
canne….canne…can… Ao! Nun se fanno!
E’ illegalo” disse Nonno, che si è
sempre sentito giovane.
“Nonno
tranquillo, lo sane che nun me drogame” gli rispose in modo
confortante Fabio.
“Uff…
questa nun la vede… io la voje vedene… ma arive?
Che ti ha dette a te? Arive?” disse Paolo.
“Quante
volte t’ho deo dine? Baste!! Nun ce pensane e
divertite!” rispose Fabio.
“Ma
io la ameee!!! Io la ameeee!!”
“Bello
de Nonno, annamio a beve che ancora quello nun’è
illegalo” disse Nonno.
“Va
benia annamio, te che fai Fa?” domandò Paolo.
“Io
rimane, e abballe” rispose.
Fabio
rimase a ballare, ma non essendo capace, pestava i piedi a chiunque.
Intanto
Nonno e Paolo erano arrivati al bar.
“Nonno…
ordine tene… io prende un vodga
lemmo’…” disse Paolo.
“Allore…
io vorene un vodghene lemmo’ pella ‘mico mio. E Io
pie, un Wischi invecchiate del 34” disse Nonno rivolgendosi
al barman.
“Ma
nun c’è l’hone” gli rispose il
barman.
“Va
bena… allora un ginne bielorussio de n’anne fane
tane bune” disse convinto Nonno.
“Fane
tane bune…. Mah… Vodghe
lemmo’?”
“EH!?”
“Vodghe?
Lemmo’?”
“Sì.
Pella ‘mico mio!”
“Sì.
Lo vone pure tune?”
“Va
bena, va bena, è uguala vojo anave” disse
frettoloso Nonno.
Intanto
Gina arrivò con Milla e Camo, le sue due migliori amiche.
“Scè
n’vedevo l’ore de venine quineZè,
è ‘nzacco bello tutto qua” disse Camo.
“Sì,
ci si divertene sempra quaN” disse Gina.
“Regà,
me sente pesanta… ho magnate la
peperonate…” disse Milla.
“Scè,
magnà n’antro pone…
scè… stai a uscìne fori dai
legginZè” disse Camo.
“Fabbiooo!!!
Sto quiN!!” disse Gina salutando Fabio.
Fabio
le raggiunse e si salutarono.
“A
Fa… lene è Camo…” disse Gina.
Milla
era di spalle.
“Scè….
Zao! Piacene Camo” mentre gli porse la mano per
stringergliela.
“E
lene… è Milla…”
Milla
si girò, da quel momento, Fabio la vide come Venere, la Dea
della bellezza. Tutto si muoveva lentamente, quasi come in un film. La
musica cessò, le luci si spensero, nella mente di Fabio
c’era solo lei, Milla.
Il
trambusto riprese non appena lei parlò.
“Piacene,
Milla”
Fabio
rimase imbambolato, non riusciva a dire niente, gli porse la mano
tremante e lei la strinse. Poi riuscì a dire qualcosa.
“Pi…Pia….
Piac….. Piace….. mi piac… no!
Piiiacere. Fabbio” disse impacciato.
“Scè,
ma che c’ha quarche probleme? Scè,
ricchiappete*!” disse in modo arrogante Camo, guardando Gina
(*Ricchiappete = Riprenditi).
“Dane
lascelo perdeR” rispose Gina ridacchiando.
Intanto
Nonno e Paolo tornarono dal bar con i drink. Nonno era un po’
ubriaco.
“Sto
vodghe lemmo’ come và… va
giù come l’acque… va lemme
lemmo…” disse singhiozzando Nonno.
Intanto
Paolo vide Gina.
“Sei
arrivate! Che belle che…. Che…. Ah… Io
nun ti aspettave, che sorprese” disse Paolo.
“Sì…
comunqua vi presente Camo e Milla…” disse Gina.
“EH?!
No, ‘na voje a camomille! C’ho ‘rvorka
lemmo’ns” ribadì Nonno.
Scoppiarono
a ridere poiché Nonno era ormai, decisamente ubriaco.
“Vuoi
ballane co mene?” chiese Paolo a Gina.
“Va
bena… andiame… famme vedene che sai
faN” rispose ammiccando.
“Scè
vabbè. A me me tocca rimorchiane…
scè… scè….
Scè…. Zè” ribadì
Camo.
“Sivvone,
balle co un bel madrillone come mene… nun te preoccupane, lo
sone che sei piccole pemmene” disse Nonno scherzoso.
“Scè…
vabbè… mejo de ‘gnenta. Annamio a
ballanzè scateniamozì” rispose Camo.
Nonno
e Camo iniziarono a ballare, o meglio, Nonno improvvisava un ballo.
Gina e Paolo ballavano a fianco a loro.
“Rimaneme
solo noi… che fame? C’ho fame” disse
Milla.
“Pura
ieee!!! Annamise a fane un gire. C’haveme tante
‘ncomuna, saa ‘ntendemo” propose Fabio.
“Annamie
và! Annamie a cercare er paninario”
I
due uscirono.
Intanto
Gina e Paolo ballavano e si lanciavano sguardi molto intensi.
“Allore…
coma te para sta feste?” chiese Paolo.
“Me
para belle… belle… c’è un
sacche de genta, e poi Dj Globulo è il mio
preferiT” rispose Gina.
“Beh…
pe mene… in mezza a tutta sta genta…
quine… la più belle è sole
une”
“Iiihh!
E chidè?”
“Sei
tene!”
“Ahne…
ammappe quantì si belle quende dici ste coS” disse
arrossendo.
“A
me me piasciua… me piasciua tante”
I
due si avvicinarono piano piano, arrivarono a pochi millimetri dalle
reciproche labbra.
“Scè!
Rigààà! Nonno nun sta tante
bena… zè addormentato sul divenette!”
li interruppe Camo.
“Svejelo!
Cori!” disse Paolo.
“Scè…
No… Nonno! Svejete!” disse Camo scuotendo Nonno.
“Ecchime,
sone pronte, annamio a ballanio!” disse Nonno pimpante.
“Ma
no, Nonno dobbiame andane vie” disse Paolo.
“Ma…
ma… do stanne Fabbio e Milla?” chiese Gina.
Proprio
in quell’istante i due tornarono con un panino in mano.
“Vieni
quine, porpettona dea vite mie” disse Fabio a Milla.
Gli
altri rimasero sconcertati da quella affermazione.
“Sei
dorce coma un ripiene de cannoli” disse Milla.
“Sì…
e lo sai perchène? Perchène tu si coma un
cotechine a capodanne, la ciliegine sulle torti” disse Fabio.
I
loro amici se li guardavo stupiti. I due erano mano nella mano, e prima
ancora che potessero dire di aver visto proprio tutto quella sera,
Fabio e Milla si misero l’ultimo pezzo di panino in bocca, e
lo incominciarono a mangiucchiare insieme, avvicinando sempre di
più le labbra l’uno con l’altra.
Finirono per baciarsi. Quello che successe poco prima, solo loro lo
sanno, e rimase un mistero.
“Scè…
ma che davere? Questa sere ho viste abbastanzè!”
concluse Camo.
Fabio
accompagnò Milla a casa, loro due avevano molto in comune.
Fin troppo.
Nonno
e Camo, invece, tornarono per conto loro.
Intanto
Paolo stava accompagnando Gina a casa.
“Comunqua…
nun sone… forse è meja che nun se semio
baciave” disse Gina.
“Perchène?
Nun te piasciuo?” chiese Paolo.
“No…
mi piasciui però sei anche un belle
amiCH…”
“Allore,
domani usciama… e vediama come vane…”
chiese Paolo.
“Dici?
Nun me sente sicure… e poi… domani dicheno che
neviche!”
“Non
nevica, cretini!” - (Cit.) –
“Scuse… nun so nemmene perché
l’ho dette… m’è uscite
cosìne. Comunqua… che disciua? Ti
vane?” disse Paolo.
“Boh…
non lo sone… mi sente confuse”
“Dai…
nun ti trove bena con mene?” chiese Paolo.
“Sine…”
rispose Gina.
“Nun
ti facce ridera?” chiese avvicinandosi a lei.
“Sine…”
“Nun
mi hai dette che ti piasciuano i miei occhi?”
Ad
ogni domanda, Paolo si avvicinava sempre di più a Gina. I
due si fissavano le labbra, erano quasi incantati l’uno
dall’altra. Erano come due calamite pronte ad unirsi.
“Sine…”
disse lei con voce flebile, incantata dalle sue parole
“Nun
pensi a mene qualche volte?”
“Sine…”
Le
labbra dei due erano quasi attaccate l’una con
l’altra, ci sarebbe stato il tempo di una sola altra domanda.
E sarebbe stata quella giusta.
“Nun
prove le stessa cosa che prove io? Nun te senta coma se ti mancasse il
respira? Nun te….”
I
due iniziarono a baciarsi.
“Sine.”
*Commento
degli autori*
Potete
seguirci anche su Twitter
e Facebook.
|