Non può
piovere per sempre
Capitolo
57
Colpo
di stato
Era
iniziata come una giornata qualunque. Alastor si era svegliato
all'alba – nell'ultimo periodo non riusciva a chiudere occhio
per
più di tre ore a notte – ed era andato al
Ministero della Magia.
Dopo aver ascoltato i resoconti degli Auror e dato istruzioni agli
Apprendisti, era stato convocato dal Ministro in persona.
Doveva
ancora abituarsi alla nuova gamba di legno, aveva pensato mentre
zoppicava verso l'ascensore, e nel corridoio alle sue spalle
rimbombava un sonoro clunk-clunk
provocato dalla protesi. I primi giorni in seguito alla battaglia
durante la quale aveva perso la gamba, molti colleghi lo avevano
guardato con compassione, ma Alastor non aveva permesso che lo
trattassero diversamente. Non era un Auror finito e non avrebbe
smesso di combattere, con grande scorno di chi segretamente se lo
augurava.
Quando
entrò nell'ufficio del Ministro Bagnold, vide che insieme a
lei
c'era la sua scorta di Auror fidati, tra cui Rufus Scrimgeour, Frank
e Alice Paciock e Proudfoot, insieme a Barty Crouch senior, due pezzi
grossi del Wizengamot e una donna tozza dall'aria leziosa, con la
quale Alastor aveva sempre evitato di avere a che fare: non gli
piaceva affatto. Per quel che ricordava, si chiamava Dolores Umbridge
e svolgeva incarichi abbastanza semplici, tra cui redigere i verbali
delle riunioni o poco altro.
«
Buongiorno » bofonchiò lui, chiudendosi la porta
alle spalle.
«
Buongiorno, Moody. Mancavi solo tu » replicò il
Ministro.
«
Mi dica ».
La
donna fece cenno a lui e ai membri del Wizengamot di sedersi, mentre
tre Auror rimanevano in piedi alle sue spalle e altri due ai lati
della porta.
«
Ho voluto radunare i migliori tra di voi perché si tratta di
una
questione delicata che, se avrà successo, potrà
dare una svolta
alla guerra » spiegò, gli occhi di tutti puntati
su di lei. « Io e
Albus Silente siamo riusciti a convincere i Ministri della Magia di
molte altre nazioni che Voi-Sapete-Chi non costituisce una minaccia
solo per il Regno Unito. Se conquistasse il nostro paese, sappiamo
tutti che non si fermerebbe. Ha già molti sostenitori
all'estero, ed
è per questo che noi non possiamo essere da meno. In base
agli
accordi magici internazionali, se qualcosa o qualcuno minaccia il
mondo intero, gli altri stati sono tenuti a intervenire. Non tutti
hanno risposto, ma possiamo già contare su molte nazioni
europee e
sugli Stati Uniti. Ora, i Ministri della Magia delle nazioni alleate
verranno qui la prossima settimana; almeno questa è la
notizia
ufficiale. In realtà sono già arrivati, e in
questo momento Silente
sta già trattando con loro per assicurarci rinforzi e aiuti.
Ma ho
bisogno che vengano protetti adeguatamente. Posso contare su di voi?
»
«
Certo » affermò Alastor, ancora stupito.
Era
ora che gli altri Stati si svegliassero,
pensò. C'erano voluti undici anni, ma alla fine avevano
capito che
Voldemort non era un problema solo del Regno Unito.
«
Bene. Naturalmente non farò tutto da sola, quindi alle
trattative
parteciperete anche voi, oltre a Silente » aggiunse il
Ministro,
rivolgendosi a Tiberius Ogden, Griselda Marchbanks e Barty Crouch. E,
nell'ultimo caso, Alastor non poté fare a meno di notare
quanto le
costasse quella concessione.
«
Ne saremo onorati » risposero gli altri due.
In
quel momento qualcuno bussò alla porta. I due Auror di
guardia
attesero il consenso della Bagnold prima di aprire la porta. Alastor
si mosse nervosamente sulla sedia quando vide che a bussare era stato
il figlio di Crouch. Non gli piaceva che quel ragazzo vagasse intorno
all'ufficio del Ministro mentre all'interno si discutevano questioni
della massima segretezza. Non riuscì a sentire cosa
l'intruso disse
ai due Auror, ma capì che c'era qualcosa sotto non appena
vide
Proudfoot irrigidirsi e lo stesso ragazzo aprire e chiudere una mano
nervosamente.
Alastor
non ebbe il tempo di alzarsi in piedi, e si ritrovò la
bacchetta di
Alice Paciock a pochi centimetri dalla faccia. Nello stesso istante,
Rufus Scrimgeour aveva puntato la propria contro il Ministro, Frank
contro Crouch senior e Proudfoot verso la segretaria, che aveva
emesso uno strillo soffocato e aveva alzato subito le braccia in
segno di resa. Barty junior si affrettò a chiudere la porta.
«
Provate a dare l'allarme e siete tutti morti » disse
Scrimgeour.
Sotto
shock, Malocchio scrutò Alice e capì subito che
non poteva essere
davvero lei. Non era rimasto nulla del suo sguardo gentile, sebbene
le sembianze fossero esattamente le sue.
«
Che cosa significa? » sbraitò Crouch, mentre Frank
per tutta
risposta gli avvicinò ancora di più la bacchetta
al cuore. «
Barty, cosa ci fai lì impalato? »
«
Prova a indovinare, Crouch » lo provocò il suo
aggressore.
Alastor
girò l'occhio magico all'interno della testa: anche tutti
gli altri
Auror erano coinvolti. Controllavano la porta, mentre due di loro
frugavano nella tasche dei quattro ostaggi per requisire le loro
bacchette. Solo Barty junior se ne stava in disparte, e cercava
accuratamente di evitare lo sguardo di suo padre.
«
Che diamine stai facendo? » gli urlò contro
quello, sconvolto. « E
guardami quando ti parlo! »
«
Sta dalla loro parte, Crouch » sbottò alla fine
Alastor, cercando
invano di divincolarsi mentre i falsi Auror gli requisivano la
bacchetta. « È un Mangiamorte ».
A
quella rivelazione, Millicent Bagnold sussultò. Crouch
invece si
fece bianco come un cencio, restando pietrificato dallo shock.
«
È ridicolo... » bofonchiò. Fu l'unica
cosa che riuscì a dire, poi
tacque, incapace di proferire verbo.
Nel
frattempo, la Umbridge stava implorando il Mangiamorte che la teneva
sotto controllo.
«
Vi prego, non uccidetemi! Sono dalla vostra parte! »
Alastor,
Crouch e il Ministro le riservarono un'unica occhiata colma di
disgusto.
«
Forse ti risparmieremo, ma adesso chiudi quella bocca da rospo
» le
disse Alice.
Il
disprezzo con cui aveva parlato fece intuire ad Alastor la sua vera
identità. Solo alcuni Mangiamorte ben precisi detestavano
chi si
sottometteva loro soltanto per salvarsi la pelle.
«
Dove sono i Paciock e gli altri innocenti che avete usato per la
Polisucco? » ringhiò, rabbioso.
Scrimgeour
lo ignorò, estraendo dal mantello un foglio di pergamena e
piazzandolo davanti alla Bagnold.
«
Che roba è? » sibilò la donna a denti
stretti.
«
Il documento con il quale l'attuale Ministro della Magia rassegna le
sue dimissioni. Serve la sua firma » ordinò lui.
«
Puoi scordartelo, Lestrange! » sbottò lei,
indignata. « Potrete
anche torturarmi fino a farmi impazzire. Non ti regalerò la
poltrona
».
«
Questo lo vedremo... Perché non chiede al suo amico Auror
chi sta
per invadere il Ministero? »
Alastor
usò ancora l'occhio magico. Lo rivolse verso il basso,
attraversando
pavimenti e soffitti, fino all'Atrium. Proprio in quel momento, dai
camini d'ingresso uscirono figure nere, avvolte da mantelli e
circondati da una nebbia che invase in un attimo l'intero Atrium.
Erano a decine, anzi a centinaia. I dipendenti del Ministero, dopo
alcuni istanti di stupore e incredulità, indietreggiarono,
senza
capire il motivo della presenza di tutte quelle guardie di Azkaban.
«
Dissennatori! » sbottò Moody, infuriato.
« Sono diventati vostri
alleati! »
Aveva
sempre odiato quelle creature, e non aveva mai approvato l'utilizzo
che il Ministero ne faceva. E ora capiva di avere sempre avuto
ragione.
La
Bagnold impallidì all'istante.
«
Perché non mi uccidete direttamente? » li
sfidò.
«
Perché così il mondo magico saprà che
il Ministro di cui si
fidavano li ha abbandonati alla mercé dei loro nemici, e al
Signore
Oscuro conviene così. Se firma, i Dissennatori non
toccheranno
nessuno » disse Scrimgeour, o meglio Lestrange. «
Altrimenti... »
Moody
non osò darle suggerimenti. Millicent Bagnold tremava a sua
volta ed
era rigida come un palo, il volto ormai violaceo.
«
Se aspetta ancora, le prime anime andranno in pasto ai Dissennatori,
Ministro » la incalzò il falso Scrimgeour.
E
alla fine fu costretta a cedere. Tremando di rabbia, firmò
la
pergamena.
«
Adesso mandateli via » disse in tono autoritario, anche se
sapeva
benissimo che non poteva più pretendere di dare ordini.
Scrimgeour
fece un cenno, e i Mangiamorte si prepararono a giustiziare gli
ostaggi. Il falso Frank invece si allontanò da Bartemius
Crouch e
invitò Barty junior ad avvicinarsi.
«
È tutto tuo ».
Il
ragazzo puntò la bacchetta contro suo padre, ma la mano gli
tremava
visibilmente. Barty senior era livido ma lo shock gli impediva di
fare o dire alcunché. Forse suo figlio non ce l'avrebbe mai
fatta
davanti a tutta quella gente, ma Moody non aveva intenzione di
scoprirlo.
Approfittò
del fatto che tutti al momento stessero osservando il confronto tra i
due Crouch e reagì. Prese la bacchetta di riserva che teneva
sempre
nascosta nello stivale e sparse una nebbia fitta in tutto l'ufficio.
L'occhio magico gli permise di individuare la Bagnold e Crouch.
Approfittando della confusione che si era scatenata, li
liberò, li
spinse fuori nel corridoio e riuscì anche a recuperare un
paio di
bacchette, sigillando subito dopo la porta dell'ufficio del Ministro.
«
Non potete scappare dalle solite uscite. I Dissennatori hanno invaso
tutto l'Atrium... e anche i tre Livelli più in basso
» aggiunse
dopo un'altra rapida occhiata, mentre iniziava a correre verso
l'ascensore più vicino e la Bagnold trascinava Crouch, che
era
ancora incapace di agire.
«
La Metropolvere sarà stata chiusa »
ipotizzò la donna.
Alastor
annuì. Tirò fuori dalla tasca un paio di chiavi e
le trasformò in
Passaporte che consegnò loro, insieme alle bacchette
sottratte ai
Mangiamorte. Nel frattempo, questi erano quasi riusciti ad aprire la
porta.
«
Non scapperò » protestò la Bagnold.
«
Ora che non sei più Ministro, sarai la prima persona ad
essere
uccisa » insisté lui. « Voi due dovete
scappare, chiedere rinforzi
e parlare con le autorità straniere. Io resterò
qui a proteggere i
dipendenti del Ministero ».
A
malincuore, lei accettò. Poi consegnò una delle
Passaporte a
Crouch. Di certo non poteva esultare perché neanche la sua
situazione era tra le più rosee, ma se provava un minimo di
soddisfazione personale nel vedere la rovina e l'umiliazione del suo
rivale, non lo diede a vedere. Lui accettò la chiave senza
dire una
parola, e attese insieme a lei.
Quando
l'ascensore si fermò, erano già spariti. Le
griglie si aprirono e
Alastor si unì alla folla che ormai si era radunata
nell'Atrium.
Il
gelo penetrava fin dentro le ossa. Qualcuno aveva provato ad evocare
dei Patroni, ma non erano sufficienti. I Dissennatori avevano
bloccato ogni via d'uscita e li avevano circondati, formando un muro
invalicabile e rimanendo immobili, in attesa di entrare in azione.
Malocchio
si affrettò a evocare il proprio Patronus e lo
usò per difendersi
dalla disperazione che aveva assalito tutti gli altri. Quando
individuò Emmeline, le si avvicinò.
La
ragazza non aveva evocato nulla, forse non ne era stata capace. Era
pallida e si teneva la testa tra le mani.
«
Vance, mi serve il tuo aiuto » la scosse lui.
«
Che sta succedendo? » balbettò lei, sforzandosi di
ignorare i
pensieri cupi che le stavano invadendo la mente.
Lui
provò a risponderle ma non ne ebbe il tempo. Un rumore
improvviso
annunciò l'arrivo di un altro ascensore. Quando si
voltò, Alastor
ne vide uscire i suoi inseguitori. L'effetto della Pozione Polisucco
era svanito, perché ora avevano le loro vere sembianze.
Insieme a
Bellatrix e ai fratelli Lestrange, c'erano anche Rookwood, Lucius
Malfoy – evidentemente a disagio ora che tutti potevano
vederlo –
e altri Mangiamorte. Barty junior non si vedeva da nessuna parte e
Alastor ebbe il sospetto che stesse tentando di raggiungere suo
padre.
Tutti
i dipendenti del Ministero furono presi dal panico all'istante, e
molti estrassero le bacchette, pronti a combattere, ma i Dissennatori
avanzarono di qualche metro e i Mangiamorte intimarono loro di
riporre le armi.
«
Il Ministero è caduto » annunciò
Rodolphus Lestrange, facendo un
passo avanti e alzando la voce per farsi sentire. Chi fino a quel
momento aveva protestato, tacque. Lestrange alzò la
pergamena, in
modo che tutti potessero vederla. « Millicent Bagnold ha
rassegnato
le dimissioni ed è fuggita. Da questo momento, tutti voi
risponderete al Signore Oscuro. Dovrete scegliere da che parte stare,
o subire le conseguenze di una ribellione ».
«
E se non accettassimo la sua autorità? »
intervenne un giovane uomo
dai capelli rossi. Alastor lo riconobbe subito: era Arthur Weasley,
cognato dei fratelli Prewett. Lo aveva visto al loro funerale.
«
Ben detto! » intervenne un mago più anziano,
facendo un passo
avanti ed esponendosi coraggiosamente. « Non vi lasceremo
conquistare il Ministero della Magia! »
Per
tutta risposta, Bellatrix fece un unico cenno. Prima che qualcuno
capisse cosa stava per accadere, un Dissennatore si mosse,
afferrò
il mago e, senza esitare, gli si avventò contro, avvicinando
la
bocca al suo viso. L'ultimo urlo della vittima echeggiò
nell'Atrium,
disperato e terrificante. Poi il Dissennatore lo lasciò per
terra,
ancora vivo ma con lo sguardo completamente spento. Un altro mago e
una strega avrebbero subito la stessa sorte se Malocchio non avesse
inviato il proprio Patronus a fare loro da scudo.
«
Questo è stato solo un avvertimento » disse
Rabastan, con un'aria
decisamente divertita. « La prossima volta, i Dissennatori
non
avranno freni. E se alcuni di voi sono disinteressati alla sorte
della propria anima, vi conviene lo stesso obbedire, se non volete
che i vostri figli a Hogwarts ne paghino le conseguenze ».
Se
fino a quel momento Malocchio aveva riflettuto rapidamente alla
ricerca di un modo per contrattaccare, fu costretto a fermarsi. Lui
ed Emmeline si scambiarono un'occhiata impietrita, mentre tutti gli
altri trattenevano il respiro e qualche genitore scoppiava in
singhiozzi.
Non
sapeva se era stato l'intuito o la forza della disperazione a dirgli
dove gli conveniva andare, ma alla fine li aveva intercettati. Suo
padre e la Bagnold stavano percorrendo un corridoio deserto del Terzo
Livello quando videro lui che sbarrava loro la strada e furono
costretti a fermarsi.
Per
alcuni eterni secondi nessuno si mosse o parlò. Barty si
impose di
non abbassare lo sguardo, non quella volta. Suo padre era livido e
digrignava i denti, un nervo del collo che si contraeva ritmicamente.
La Bagnold invece stava guardando entrambi, allarmata, e sembrava
indecisa su come comportarsi.
«
Ascoltami bene, ragazzo » esordì la donna alla
fine. « Non so
perché lo stai facendo, ma ti conviene lasciar perdere. Stai
commettendo un grosso sbaglio ».
«
La cosa non la riguarda » tagliò corto Barty,
puntando subito dopo
la bacchetta contro suo padre, il quale fece lo stesso.
Fino
a quel momento il ragazzo si era sentito conteso tra due istinti
opposti. Da una parte aveva sperato di impedire a suo padre di
scappare e di essere all'altezza della missione che gli era stata
affidata dal Signore Oscuro. Aveva già ucciso; non doveva
essere
tanto diverso. Forse tutta quell'ansia era normale... Ma dall'altra
parte, anche se detestava riconoscerlo, si era quasi augurato di non
farcela. Non si sentiva ancora abbastanza pronto e in quel momento
più che mai sentiva la necessità di avere del
Whisky Incendiario
con sé, per diminuire i freni inibitori e rendere il suo
compito più
facile. Aveva paura di quel che avrebbe dovuto fare. Non doveva
uccidere un uomo qualunque. Fino a pochi anni prima si era fatto in
quattro, aveva spremuto tutte le sue energie e aveva rinunciato a
un'infanzia e un'adolescenza più serene pur di ricevere
almeno un
segno di affetto o un cenno di approvazione da parte sua. Ormai aveva
capito da tempo quanto tutti quegli sforzi fossero stati vani, ma non
si era ancora liberato della ragione che lo aveva condotto a
comportarsi in quel modo.
E
ora non poteva più tirarsi indietro. Suo padre adesso sapeva
tutto,
e Barty non si era mai sentito così spaventato in vita sua.
Non
sapeva come fosse ancora in grado di restare in piedi: la testa gli
girava e ogni singola vena gli pulsava all'impazzata.
«
Tu per me sei morto ».
Fu
la prima cosa che Crouch senior gli disse quel giorno. Il suo tono
era gelido e la sua espressione traboccava di odio e disprezzo. Barty
fece del suo meglio per non battere ciglio, ma fu in quel momento che
si rese conto di essere stato uno stupido. Il suo tentativo di
illudersi svanì, lasciandogli solo un nodo alla gola e un
odio mai
provato prima di allora. Detestava tutto di suo padre: dai baffi
tagliati perfettamente ai suoi abiti sempre impeccabili e ordinati,
fino agli sguardi di indifferenza o di rimprovero che gli aveva
riservato anche prima di scoprire la sua vera identità.
«
Crouch, non mi sembra il modo migliore di affrontare la situazione
»
intervenne la Bagnold, che non aveva ancora puntato la bacchetta
contro nessuno.
«
Non esistono altri modi. Sai benissimo che io non scendo a
compromessi con i Mangiamorte e con chi pratica le Arti Oscure
»
rispose l'uomo.
«
Ma questo non è un Mangiamorte qualunque. È tuo
figlio! » insisté
lei. « Potrebbe essere stato coinvolto suo malgrado, potrebbe
aver
commesso uno sbaglio. Dagli una possibilità. È
tuo figlio »
ripeté.
Barty
non la smentì, perché voleva rendersi conto di
come avrebbe reagito
suo padre. La Bagnold era una perfetta sconosciuta ma voleva
ugualmente dargli modo di spiegare le sue ragioni. E lui cosa avrebbe
fatto?
Ci
fu una pausa di silenzio, durante la quale si morse la lingua a
sangue. Già sapeva quale sarebbe stata la risposta di suo
padre.
Eppure, qualcosa o qualcuno nel profondo del suo animo stava
lanciando un'invocazione di aiuto e sperava segretamente che lui la
accogliesse. Cercò di reprimerla, ma non riuscì a
cambiare la
propria espressione. Forse la Bagnold l'aveva colta, ma non suo
padre.
«
Lui non è mio figlio ».
Sentirlo
rispondere davvero in quel modo fu devastante Barty si sentì
bruciare di collera fin dentro le viscere. Tutte le esitazioni e i
sensi di colpa furono spazzati via. Dentro di lui era rimasto solo un
vuoto incolmabile che lo indusse a reagire con rabbia.
Barty
senior schivò per un soffio la maledizione che il ragazzo
gli aveva
scagliato ma non perse tempo e rispose all'attacco. Mentre
duellavano, Barty sentiva di perdere gradualmente il controllo, e si
lasciò trascinare, nella speranza di riuscire a ucciderlo
con più
facilità.
«
Avada
Kedavr-!
»
Ci
era quasi arrivato, ma la Bagnold era intervenuta, lanciandogli un
Impedimenta
prima che potesse concludere la formula. Cadde per terra, cercando
inutilmente di divincolarsi: l'incantesimo gli impediva di alzarsi e
riprendere il combattimento. Gli occhi gli pizzicavano e la
frustrazione gli fece lanciare un grido colmo d'ira. Se avessi potuto
muoversi, avrebbe preso a calci e pugni qualsiasi cosa o persona gli
fosse capitata sotto tiro.
«
Andiamo » disse l'ex Ministro della Magia. «
Abbiamo già perso
troppo tempo... Crouch! » lo richiamò.
Barty
vide suo padre fare qualche passo verso di lui.
«
Non posso lasciare un Mangiamorte in libertà. Deve venire
con noi,
altrimenti riuscirà a farla franca. Finché
avrò vita non gli
permetterò di sfuggire alla punizione che merita. Deve
pagare ».
Il
suo tono di voce non tradiva alcuna emozione. L'altra provò
a
protestare, ma fu inutile.
Barty
tremava ancora per la collera e si accorse di avere le guance bagnate
di lacrime. Subito dopo, quando suo padre pronunciò la
Maledizione
Senza Perdono, perse consapevolezza di ogni cosa.
«
Imperio
».
***
Hestia
sbatté lentamente le palpebre. Vedeva tutto appannato,
perciò si
stropicciò gli occhi un paio di volte, sbadigliando. Poi li
riaprì
e quasi cadde dalla sedia per lo spavento quando si ritrovò
la
faccia di un elfo domestico a pochi centimetri dal naso.
«
Che succede? Dove sono? » bofonchiò, confusa.
Subito dopo ricordò:
quella notte non era riuscita a prendere sonno, quindi aveva preso la
sua solita decisione di uscire di soppiatto dalla sala comune di
Tassorosso e andare nelle cucine, in cui doveva essersi addormentata
senza accorgersene. « Che ore sono? E cos'è tutto
questo trambusto?
» chiese ancora, notando che gli elfi domestici sembravano
piuttosto
agitati e spaventati.
«
Sono le tre del mattino » rispose l'elfo che l'aveva
svegliata. « E
sta succedendo qualcosa a Hogwarts ».
Hestia
socchiuse gli occhi, come per capire meglio.
«
Cioè? »
«
Tutti gli studenti sono stati svegliati e fatti uscire dai dormitori
» spiegò l'elfo. « Delle persone li
hanno portati via... »
«
Persone? Vuoi dire che non erano insegnanti? »
domandò la ragazza,
allarmata.
«
Io non crede. Erano aggressivi e gli studenti avevano paura ».
«
Anche gli insegnanti sono stati radunati in Sala Grande »
aggiunse
un'elfa.
Hestia
sgranò gli occhi, decisamente spaventata. Se gli elfi
dicevano il
vero, lei doveva essere l'unica studentessa di Hogwarts ancora in
giro. Ma non poteva nascondersi lì. Doveva assicurarsi con i
propri
occhi di quel che accadeva. Forse i maghi del Ministero stavano
facendo fare loro una prova di evacuazione della scuola. Era
improbabile, ma era l'unica speranza che le diede il coraggio di
alzarsi.
«
Voi restate nascosti qui » disse agli elfi domestici.
« Vado a dare
un'occhiata ».
Ignorando
le loro proteste, uscì con prudenza dalle cucine. Di solito
a
quell'ora nella scuola regnava un silenzio di tomba, ma non quella
notte. Il corridoio delle cucine era deserto, ma in lontananza si
sentivano passi e voci concitate. Hestia si diresse verso l'entrata
della sala comune e diede dei colpetti al coperchio di una delle
botti accatastate di fronte all'ingresso.
Quando
entrò, la sala comune era deserta. Alcune poltrone e dei
tavolini
erano stati rovesciati e un paio di vasi erano a terra, in frantumi.
I letti nei dormitori erano stati rivoltati, come se gli studenti
fossero stati trascinati giù a forza. Hestia
rabbrividì: qualunque
cosa fosse successa, doveva esserci stata una colluttazione.
Prima
di uscire di nuovo estrasse la bacchetta. Poi si diresse verso le
scale che conducevano alla sala d'ingresso. Si fermò in cima
all'ultimo gradino, nascosta dietro il pilatro di una grande torcia,
con il cuore in gola.
Nell'ingresso,
illuminati a mala pena dalla luce delle torce, c'erano quattro o
cinque adulti in una inconfondibile veste nera. Hestia si
sentì
sprofondare fino al centro della terra e fu un miracolo se non le
cedettero le ginocchia. Erano Mangiamorte, e non Mangiamorte
qualsiasi. Uno dei due che non le davano le spalle lo aveva
già
visto qualche tempo prima in una foto della Gazzetta
del Profeta.
Ma Antonin Dolohov era già stato arrestato...
Sono
evasi tutti,
comprese la ragazza, sconvolta. Sono
evasi e hanno attaccato la scuola in piena notte. Ma come hanno fatto
a entrare nelle sale comuni?
La
risposta le giunse pochi istanti dopo. Dolohov si era accostato a
un'altra figura e le aveva dato un ordine. Hestia inorridì
quando
capì che si trattava di uno studente che l'anno prima aveva
fatto
parte del gruppo di appassionati di Arti Oscure insieme a Higgs e al
professor Gibbon. Erano studenti di tutte le Case, e dovevano essere
stati loro a farli entrare. Lei si sentì ribollire il sangue
per la
rabbia.
Pensa,
pensa,
si impose, cercando di non cedere alla paura. Era da sola in un
castello brulicante di Mangiamorte e loro alleati, ma proprio
perché
era l'unica non ancora catturata, era suo preciso dovere fare
qualcosa.
Silente
doveva essere via, altrimenti i Mangiamorte non avrebbero osato
attaccare Hogwarts, quindi doveva avvertire lui e l'Ordine della
Fenice. Ma uscire e raggiungere la guferia era fuori discussione,
anche perché i gufi sarebbero stati intercettati. Neanche la
Metropolvere era sicura, e lei non aveva ancora imparato l'Incanto
Patronus. Ma poi le venne un'idea.
Nell'ultimo
anno aveva studiato a fondo quella che lei e Kingsley chiamavano La
Stanza che Scompare,
e aveva scoperto che non era solo una semplice stanza segreta. Poteva
cambiare in base alle necessità di chi la cercava, e
già molti
altri studenti nel corso delle generazioni l'avevano usata come
ripostiglio per cianfrusaglie di tutti i tipi. Se avesse chiesto un
camino non controllato, la Stanza glielo avrebbe fornito.
Ma
come ci arrivo?
Esisteva
un passaggio segreto dietro un arazzo, ma era al terzo piano. Prima
doveva riuscire ad arrivarci.
Si
puntò la bacchetta alla tempia e formulò un
incantesimo di
Disillusione, poi alzò una mano per controllare quanto fosse
ancora
visibile. Era riuscito bene; non era completamente invisibile ma
almeno poteva mimetizzarsi con le pareti. Per fortuna era notte: alla
luce del giorno sarebbe stato più difficile.
Trattenendo
il respiro e restando attaccata al muro, mise piede nella sala
d'ingresso. Nessuno dei Mangiamorte si accorse della sua presenza, e
Hestia continuò a camminare, lentamente ma senza mai
fermarsi, in
direzione della scalinata principale. Aveva sempre il timore che il
cuore le esplodesse di paura, ma non tornò indietro. Anche
lì c'era
stato uno scontro, a giudicare dalle ringhiere rotte e dai pilastri
scheggiati: gli insegnanti avevano combattuto. Hestia sperò
che
fossero ancora tutti vivi.
Quando
finalmente arrivò al terzo piano, fu costretta ad
appiattirsi in un
angolo, perché un gruppo di studenti traditori stava
perlustrando il
corridoio. Erano quattro e camminavano uno accanto all'altro, e
Hestia si vide già scoperta: non aveva spazio e loro stavano
per
urtarla.
Poi
un urlo disumano indusse anche quegli studenti a sobbalzare, presi
alla sprovvista, e la ragazza ebbe la lucidità per
approfittarne e
passare attraverso uno spazio libero che avevano lasciato. Ne
urtò
uno, ma prima che quello si voltasse, lo aveva già Confuso.
«
Chi staranno torturando? » domandò una ragazza,
con un tono
orribilmente divertito.
«
Non ne ho idea. Questa scuola è così piena di
Sanguesporco che si
ha solo l'imbarazzo della scelta » rispose un altro.
Hestia
aveva una gran voglia di Schiantarli, ma si trattenne. Senza
indugiare oltre, con le urla che ancora le rimbombavano nella testa,
raggiunse l'arazzo raffigurante un troll ed entrò nel
passaggio
segreto.
«
Homenum
Revelio
».
Trasse
un respiro di sollievo: i Mangiamorte non lo conoscevano. Lei l'aveva
scoperto al primo anno, dopo aver visto per caso Gazza che lo usava,
e ora non poteva essere più grata per quel colpo di fortuna.
Percorse
il passaggio quasi di corsa, ma quando arrivò alla fine si
bloccò,
perché dall'altra parte dell'arazzo che dava sul corridoio
del
settimo piano c'era qualcuno. Hestia poteva sentire le loro voci. Per
riuscire a vederli, con un paio di colpi di bacchetta fece due
piccoli fori nella tela dell'arazzo e vi accostò gli occhi.
La scena
che le si presentò davanti la fece quasi gridare.
Davanti
a quello che doveva essere l'ingresso della stanza segreta c'era un
manipolo di Mangiamorte che lo presidiava. Tra questi, riconobbe
Piton, il nuovo insegnante di Pozioni. Le era sempre parso un tipo
strano, ma non credeva che fosse uno di loro. Ma lo shock maggiore lo
ebbe quando individuò colui che stava parlando.
Era
Lord Voldemort in persona.
«
Tenete d'occhio questo corridoio più di ogni altra zona del
castello. Se qualcuno prova ad avvicinarsi anche solo per sbaglio,
uccidetelo all'istante. Dovete proteggerlo a costo della vita, o
rimpiangerete di essere nati ».
I
suoi seguaci annuirono. Hestia non si spiegava perché
Voldemort
tenesse così tanto a presidiare quella zona, ma a quel punto
non le
interessava. Adesso non poteva più usare la stanza per
avvertire
l'Ordine della Fenice.
Disperata,
senza avere la più pallida idea di cosa fare,
tornò indietro. Forse
poteva tentare lo stesso di usare uno dei camini negli uffici dei
professori. L'avrebbero catturata sicuramente, ma forse avrebbe fatto
in tempo a lanciare l'allarme.
Potrebbero
non limitarsi a catturarti, lo sai, vero? Potrebbero ucciderti,
le disse una voce nella testa.
Hestia
la ignorò, o per lo meno si impose di farlo. Che alternative
aveva?
Prima
di mettere di nuovo piede nel corridoio del terzo piano,
controllò
ancora che la via fosse libera. Poi ne uscì e si diresse
verso
l'ufficio della professoressa Vector.
Stava
proprio passando accanto alla statua di una vecchia strega ingobbita,
quando degli strani rumori provenienti da dentro
la statua la indussero a cercare un nascondiglio per tenere d'occhio
quello strano fenomeno.
Un
attimo dopo, dalla gobba della strega si aprì un passaggio e
qualcuno ne uscì, seppur a fatica. Hestia rimase a bocca
aperta,
perché quel ragazzo aveva una faccia nota.
«
Sono diventato troppo altro per questo passaggio » si
lamentò
un'altra voce, e subito dopo un secondo ragazzo uscì dalla
gobba
della strega orba, seguito a sua volta da un terzo e da una ragazza
dai capelli rossi.
«
Siete dell'Ordine della Fenice? Grazie al cielo siete arrivati
»
esordì Hestia, uscendo dal nascondiglio.
«
Chi è là? » fecero quelli, allarmati,
non notando nessuno.
«
Oh, scusate » disse lei, ricordandosi di avere ancora addosso
l'incantesimo di Disillusione. « Sono Hestia Jones
» aggiunse, dopo
esserselo tolto.
I
quattro abbassarono le bacchette e si presentarono.
«
Io sono Lily. Lui è mio marito James e questi due sono
Sirius e
Remus ».
Hestia
guardò Sirius, perplessa.
«
Ti avevo scambiato per Stubby Boardman, sai? Il cantante degli
Hobgoblin ».
Lui
fece una smorfia divertita.
« E
noi ti avevamo presa per un Mangiamorte. Come mai non sei stata
catturata? »
«
Mi ero... addormentata nelle cucine » rispose Hestia
imbarazzata e
vedendo svanire l'ultimo briciolo di dignità che le era
rimasta
quando si rese conto di indossare vestaglia e pantofole. « E
voi
come avete saputo dell'attacco? Io volevo avvertirvi, ma... »
«
Silente ha una spia tra i Mangiamorte » rispose Remus.
«
Ok. Ma non siete troppo pochi per riconquistare Hogwarts? »
«
I rinforzi stanno arrivando. Noi in realtà abbiamo un altro
compito
» aggiunse Sirius.
«
Cioè? » insisté lei, quando loro
già si erano incamminati lungo
il corridoio. Si scambiarono un'occhiata incerta. « Potete
fidarvi
di me! Alla fine di quest'anno anche io entrerò nell'Ordine
».
«
Bè, stiamo cercando una cosa importante... anche se non
sappiamo di
preciso dove si trova » rispose James, esitante.
Hestia
corrugò la fronte, mentre un pensiero le attraversava la
mente.
«
Ed è una cosa che Voldemort non vuole assolutamente che
troviate? »
Loro
annuirono, perplessi.
«
Allora seguitemi. Forse so dove vi conviene cercare ».
E
aprì loro il passaggio che conduceva al settimo piano.
L'effetto
sorpresa aveva dato loro un netto vantaggio. Quando loro erano
spuntati da dietro l'arazzo, i Mangiamorte di guardia alla Stanza
delle Necessità non era stati capaci di reagire prontamente.
Sirius
e gli altri li avevano sconfitti nel giro di pochi minuti. Fu una
fortuna che Voldemort non fosse ancora nei paraggi: proprio in quel
momento, un esercito composto da Auror e maghi e streghe comuni che
si erano offerti volontari per aiutare, stava invadendo Hogwarts,
usando i passaggi segreti che i Malandrini avevano suggerito loro.
Evidentemente Voldemort era impegnato a combattere, ma loro non
potevano crogiolarsi. Dovevano trovare l'Horcrux al più
presto,
sperando che non ce ne fossero altri. Prima di mandarli a Hogwarts o
al Ministero, Silente aveva convocato l'Ordine della Fenice,
annunciando loro che Voldemort aveva scoperto tutto. Il fatto che
fosse corso a Hogwarts senza ulteriori indugi indicava senza dubbio
che il Diadema di Corvonero si trovava nella scuola, ma quella era
stata l'unica notizia positiva.
«
Ora è infuriato più che mai » aveva
detto Silente. « Ritiene di
essere stato ingannato e non crede più alla Profezia.
Avrà anche
smesso di cercare Harry, ma non si farà scrupoli pur di
proteggere
gli Horcrux che gli restano. Sarà ancora più
spietato di prima. Per
proteggere e vostre famiglie da ripercussioni e vendette, useremo
l'Incanto Fidelius, e ognuno di voi sarà il Custode Segreto
dei
propri familiari e amici. Dopo di che, attaccheremo. Spero che il
Diadema sia l'ultimo Horcrux. Se lo distruggeremo, forse Voldemort
tornerà mortale ».
Sirius
osservò Hestia camminare avanti e indietro davanti ad una
parete
spoglia. Lo fece per tre volte consecutive, e alla fine nel muro
apparve una porta.
«
Ci siamo » disse la ragazza.
Quando
entrarono, si ritrovarono in una sala enorme, piena di scaffali
invasi da oggetti di tutti i tipi. L'iniziale entusiasmo
svanì
rapidamente. Gli oggetti accatastati dappertutto erano un migliaio,
se non di più.
«
Che cosa dovete cercare? » chiese Hestia, che a sua volta
aveva
notato l'enormità del problema.
«
Un diadema. Apparteneva a Priscilla Corvonero » rispose
Remus, con
un tono scoraggiato.
La
ragazza parve riflettere, e loro la guardarono, speranzosi.
«
Dicci che sei già stata qui e che l'hai visto da qualche
parte... »
disse Lily.
Hestia
portò le dita alle tempie, come per spremere le meningi.
«
Forse... ho visto un diadema una volta... Non pensavo che fosse
così
prezioso, però l'ho notato lo stesso. Credevo che fosse un
falso.
Penso che si trovasse più in là... »
Loro
quattro la seguirono, fremendo d'impazienza. Hestia non sembrava
ricordare molto bene dove lo avesse visto. Continuava a camminare per
poi cambiare direzione e tornare indietro. Percorsero la stanza
avanti e indietro per almeno mezz'ora, perdendo lentamente la
speranza. Passarono accanto a pile di libri, oggetti di tutti i tipi,
bottiglie che contenevano strani liquidi misteriosi, alcuni armadi
rotti, delle botti vuote e delle strane statue.
Hestia
si fermò all'improvviso, scrutando con attenzione il busto
di uno
stregone.
«
Questo me lo ricordo... Deve essere nei paraggi! »
Rianimatisi,
i Malandrini e Lily iniziarono a cercare. Sirius aprì tutte
le ante
della credenza che si trovava di fronte, ma non trovò nulla
a parte
la carcassa di una creatura a cinque zampe. Frugò tra gli
scaffali,
rovesciò scatole e contenitori, spargendone il contenuto per
terra,
ma fu inutile. Dopo aver scambiato un'occhiata con gli altri, si rese
conto che nemmeno loro avevano cavato un ragno da un buco.
«
Era qui » sussurrò Hestia, quasi senza fiato. Loro
la raggiunsero
in un lampo. Era ferma davanti ad un tavolino traballante e divorato
dai tarli, ma non c'era nessun Diadema di Corvonero.
«
Ne sei sicura? Forse ricordi male ».
«
No, ora che lo vedo ne sono certa. Ricordo le incisioni nel legno del
tavolino. Il diadema era proprio là sopra, accanto al
mappamondo...
Ma non c'è! Che fine ha fatto? »
«
Qualcuno deve averlo preso prima di noi. Forse Voldemort ha messo
quei Mangiamorte di guardia per farci credere che fosse ancora
nascosto qui. Invece lo avrà portato via con sé
» concluse Remus,
lanciando loro uno sguardo carico d'angoscia.
«
E adesso che cosa si fa? » chiese James.
«
Usciamo di qui, prima che Voldemort si accorga della nostra presenza
».
Eh già,
Voldemort si è arrabbiato davvero, e ora sono guai. Per chi se lo sta
chiedendo, Alice
e Frank stanno bene, come anche Scrimgeour e gli altri. Solo che
lavorano tutti al Ministero, e quindi non è stato difficile
per i
Lestrange
impossessarsi dei loro capelli. Notate
però che ho mantenuto la promessa di essere più
buona: ho scritto un capitolo del genere senza uccidere nessuno (il
tizio baciato dal Dissennatore tecnicamente
è vivo, non facciamo i pignoli u.u).
Non
posso dire con certezza la data del prossimo aggiornamento,
perché devo ancora finire di scrivere il capitolo. Diciamo
che
se ce la faccio pubblicherò l'8 febbraio, altrimenti nei
giorni
successivi. Spero di farcela e che l'ispirazione si faccia vedere
più spesso di quanto ha fatto finora >.<
Alla prossima!
09/03/2013
Visto che è passato parecchio tempo, mi sembra il caso di
farmi viva. No, non ho abbandonato la storia, è solo che
sono piena di cose da fare. A febbraio ho fatto uno stage e gli unici
momenti che trovavo per scrivere erano quei venti minuti che
trascorrevo in metropolitana, caos e scocciatori permettendo. A
metà marzo mi laureo, quindi sono troppo agitata per
dedicarmi solamente a word. Tutto questo per dirvi che dovrete avere un
po' di pazienza. Dal 19 marzo tornerò, anche se il prossimo
capitolo potrei riuscire a pubblicarlo anche prima, visto che
è praticamente scritto (è solo che vorrei finire
anche il 59, visto che sono collegati). Scusate ancora e a
presto!!
Julia
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