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Autore: Julia Weasley    22/01/2013    7 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 57
Colpo di stato

Era iniziata come una giornata qualunque. Alastor si era svegliato all'alba – nell'ultimo periodo non riusciva a chiudere occhio per più di tre ore a notte – ed era andato al Ministero della Magia. Dopo aver ascoltato i resoconti degli Auror e dato istruzioni agli Apprendisti, era stato convocato dal Ministro in persona.
Doveva ancora abituarsi alla nuova gamba di legno, aveva pensato mentre zoppicava verso l'ascensore, e nel corridoio alle sue spalle rimbombava un sonoro clunk-clunk provocato dalla protesi. I primi giorni in seguito alla battaglia durante la quale aveva perso la gamba, molti colleghi lo avevano guardato con compassione, ma Alastor non aveva permesso che lo trattassero diversamente. Non era un Auror finito e non avrebbe smesso di combattere, con grande scorno di chi segretamente se lo augurava.
Quando entrò nell'ufficio del Ministro Bagnold, vide che insieme a lei c'era la sua scorta di Auror fidati, tra cui Rufus Scrimgeour, Frank e Alice Paciock e Proudfoot, insieme a Barty Crouch senior, due pezzi grossi del Wizengamot e una donna tozza dall'aria leziosa, con la quale Alastor aveva sempre evitato di avere a che fare: non gli piaceva affatto. Per quel che ricordava, si chiamava Dolores Umbridge e svolgeva incarichi abbastanza semplici, tra cui redigere i verbali delle riunioni o poco altro.
« Buongiorno » bofonchiò lui, chiudendosi la porta alle spalle.
« Buongiorno, Moody. Mancavi solo tu » replicò il Ministro.
« Mi dica ».
La donna fece cenno a lui e ai membri del Wizengamot di sedersi, mentre tre Auror rimanevano in piedi alle sue spalle e altri due ai lati della porta.
« Ho voluto radunare i migliori tra di voi perché si tratta di una questione delicata che, se avrà successo, potrà dare una svolta alla guerra » spiegò, gli occhi di tutti puntati su di lei. « Io e Albus Silente siamo riusciti a convincere i Ministri della Magia di molte altre nazioni che Voi-Sapete-Chi non costituisce una minaccia solo per il Regno Unito. Se conquistasse il nostro paese, sappiamo tutti che non si fermerebbe. Ha già molti sostenitori all'estero, ed è per questo che noi non possiamo essere da meno. In base agli accordi magici internazionali, se qualcosa o qualcuno minaccia il mondo intero, gli altri stati sono tenuti a intervenire. Non tutti hanno risposto, ma possiamo già contare su molte nazioni europee e sugli Stati Uniti. Ora, i Ministri della Magia delle nazioni alleate verranno qui la prossima settimana; almeno questa è la notizia ufficiale. In realtà sono già arrivati, e in questo momento Silente sta già trattando con loro per assicurarci rinforzi e aiuti. Ma ho bisogno che vengano protetti adeguatamente. Posso contare su di voi? »
« Certo » affermò Alastor, ancora stupito.
Era ora che gli altri Stati si svegliassero, pensò. C'erano voluti undici anni, ma alla fine avevano capito che Voldemort non era un problema solo del Regno Unito.
« Bene. Naturalmente non farò tutto da sola, quindi alle trattative parteciperete anche voi, oltre a Silente » aggiunse il Ministro, rivolgendosi a Tiberius Ogden, Griselda Marchbanks e Barty Crouch. E, nell'ultimo caso, Alastor non poté fare a meno di notare quanto le costasse quella concessione.
« Ne saremo onorati » risposero gli altri due.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. I due Auror di guardia attesero il consenso della Bagnold prima di aprire la porta. Alastor si mosse nervosamente sulla sedia quando vide che a bussare era stato il figlio di Crouch. Non gli piaceva che quel ragazzo vagasse intorno all'ufficio del Ministro mentre all'interno si discutevano questioni della massima segretezza. Non riuscì a sentire cosa l'intruso disse ai due Auror, ma capì che c'era qualcosa sotto non appena vide Proudfoot irrigidirsi e lo stesso ragazzo aprire e chiudere una mano nervosamente.
Alastor non ebbe il tempo di alzarsi in piedi, e si ritrovò la bacchetta di Alice Paciock a pochi centimetri dalla faccia. Nello stesso istante, Rufus Scrimgeour aveva puntato la propria contro il Ministro, Frank contro Crouch senior e Proudfoot verso la segretaria, che aveva emesso uno strillo soffocato e aveva alzato subito le braccia in segno di resa. Barty junior si affrettò a chiudere la porta.
« Provate a dare l'allarme e siete tutti morti » disse Scrimgeour.
Sotto shock, Malocchio scrutò Alice e capì subito che non poteva essere davvero lei. Non era rimasto nulla del suo sguardo gentile, sebbene le sembianze fossero esattamente le sue.
« Che cosa significa? » sbraitò Crouch, mentre Frank per tutta risposta gli avvicinò ancora di più la bacchetta al cuore. « Barty, cosa ci fai lì impalato? »
« Prova a indovinare, Crouch » lo provocò il suo aggressore.
Alastor girò l'occhio magico all'interno della testa: anche tutti gli altri Auror erano coinvolti. Controllavano la porta, mentre due di loro frugavano nella tasche dei quattro ostaggi per requisire le loro bacchette. Solo Barty junior se ne stava in disparte, e cercava accuratamente di evitare lo sguardo di suo padre.
« Che diamine stai facendo? » gli urlò contro quello, sconvolto. « E guardami quando ti parlo! »
« Sta dalla loro parte, Crouch » sbottò alla fine Alastor, cercando invano di divincolarsi mentre i falsi Auror gli requisivano la bacchetta. « È un Mangiamorte ».
A quella rivelazione, Millicent Bagnold sussultò. Crouch invece si fece bianco come un cencio, restando pietrificato dallo shock.
« È ridicolo... » bofonchiò. Fu l'unica cosa che riuscì a dire, poi tacque, incapace di proferire verbo.
Nel frattempo, la Umbridge stava implorando il Mangiamorte che la teneva sotto controllo.
« Vi prego, non uccidetemi! Sono dalla vostra parte! »
Alastor, Crouch e il Ministro le riservarono un'unica occhiata colma di disgusto.
« Forse ti risparmieremo, ma adesso chiudi quella bocca da rospo » le disse Alice.
Il disprezzo con cui aveva parlato fece intuire ad Alastor la sua vera identità. Solo alcuni Mangiamorte ben precisi detestavano chi si sottometteva loro soltanto per salvarsi la pelle.
« Dove sono i Paciock e gli altri innocenti che avete usato per la Polisucco? » ringhiò, rabbioso.
Scrimgeour lo ignorò, estraendo dal mantello un foglio di pergamena e piazzandolo davanti alla Bagnold.
« Che roba è? » sibilò la donna a denti stretti.
« Il documento con il quale l'attuale Ministro della Magia rassegna le sue dimissioni. Serve la sua firma » ordinò lui.
« Puoi scordartelo, Lestrange! » sbottò lei, indignata. « Potrete anche torturarmi fino a farmi impazzire. Non ti regalerò la poltrona ».
« Questo lo vedremo... Perché non chiede al suo amico Auror chi sta per invadere il Ministero? »
Alastor usò ancora l'occhio magico. Lo rivolse verso il basso, attraversando pavimenti e soffitti, fino all'Atrium. Proprio in quel momento, dai camini d'ingresso uscirono figure nere, avvolte da mantelli e circondati da una nebbia che invase in un attimo l'intero Atrium. Erano a decine, anzi a centinaia. I dipendenti del Ministero, dopo alcuni istanti di stupore e incredulità, indietreggiarono, senza capire il motivo della presenza di tutte quelle guardie di Azkaban.
« Dissennatori! » sbottò Moody, infuriato. « Sono diventati vostri alleati! »
Aveva sempre odiato quelle creature, e non aveva mai approvato l'utilizzo che il Ministero ne faceva. E ora capiva di avere sempre avuto ragione.
La Bagnold impallidì all'istante.
« Perché non mi uccidete direttamente? » li sfidò.
« Perché così il mondo magico saprà che il Ministro di cui si fidavano li ha abbandonati alla mercé dei loro nemici, e al Signore Oscuro conviene così. Se firma, i Dissennatori non toccheranno nessuno » disse Scrimgeour, o meglio Lestrange. « Altrimenti... »
Moody non osò darle suggerimenti. Millicent Bagnold tremava a sua volta ed era rigida come un palo, il volto ormai violaceo.
« Se aspetta ancora, le prime anime andranno in pasto ai Dissennatori, Ministro » la incalzò il falso Scrimgeour.
E alla fine fu costretta a cedere. Tremando di rabbia, firmò la pergamena.
« Adesso mandateli via » disse in tono autoritario, anche se sapeva benissimo che non poteva più pretendere di dare ordini.
Scrimgeour fece un cenno, e i Mangiamorte si prepararono a giustiziare gli ostaggi. Il falso Frank invece si allontanò da Bartemius Crouch e invitò Barty junior ad avvicinarsi.
« È tutto tuo ».
Il ragazzo puntò la bacchetta contro suo padre, ma la mano gli tremava visibilmente. Barty senior era livido ma lo shock gli impediva di fare o dire alcunché. Forse suo figlio non ce l'avrebbe mai fatta davanti a tutta quella gente, ma Moody non aveva intenzione di scoprirlo.
Approfittò del fatto che tutti al momento stessero osservando il confronto tra i due Crouch e reagì. Prese la bacchetta di riserva che teneva sempre nascosta nello stivale e sparse una nebbia fitta in tutto l'ufficio. L'occhio magico gli permise di individuare la Bagnold e Crouch. Approfittando della confusione che si era scatenata, li liberò, li spinse fuori nel corridoio e riuscì anche a recuperare un paio di bacchette, sigillando subito dopo la porta dell'ufficio del Ministro.
« Non potete scappare dalle solite uscite. I Dissennatori hanno invaso tutto l'Atrium... e anche i tre Livelli più in basso » aggiunse dopo un'altra rapida occhiata, mentre iniziava a correre verso l'ascensore più vicino e la Bagnold trascinava Crouch, che era ancora incapace di agire.
« La Metropolvere sarà stata chiusa » ipotizzò la donna.
Alastor annuì. Tirò fuori dalla tasca un paio di chiavi e le trasformò in Passaporte che consegnò loro, insieme alle bacchette sottratte ai Mangiamorte. Nel frattempo, questi erano quasi riusciti ad aprire la porta.
« Non scapperò » protestò la Bagnold.
« Ora che non sei più Ministro, sarai la prima persona ad essere uccisa » insisté lui. « Voi due dovete scappare, chiedere rinforzi e parlare con le autorità straniere. Io resterò qui a proteggere i dipendenti del Ministero ».
A malincuore, lei accettò. Poi consegnò una delle Passaporte a Crouch. Di certo non poteva esultare perché neanche la sua situazione era tra le più rosee, ma se provava un minimo di soddisfazione personale nel vedere la rovina e l'umiliazione del suo rivale, non lo diede a vedere. Lui accettò la chiave senza dire una parola, e attese insieme a lei.
Quando l'ascensore si fermò, erano già spariti. Le griglie si aprirono e Alastor si unì alla folla che ormai si era radunata nell'Atrium.
Il gelo penetrava fin dentro le ossa. Qualcuno aveva provato ad evocare dei Patroni, ma non erano sufficienti. I Dissennatori avevano bloccato ogni via d'uscita e li avevano circondati, formando un muro invalicabile e rimanendo immobili, in attesa di entrare in azione.
Malocchio si affrettò a evocare il proprio Patronus e lo usò per difendersi dalla disperazione che aveva assalito tutti gli altri. Quando individuò Emmeline, le si avvicinò.
La ragazza non aveva evocato nulla, forse non ne era stata capace. Era pallida e si teneva la testa tra le mani.
« Vance, mi serve il tuo aiuto » la scosse lui.
« Che sta succedendo? » balbettò lei, sforzandosi di ignorare i pensieri cupi che le stavano invadendo la mente.
Lui provò a risponderle ma non ne ebbe il tempo. Un rumore improvviso annunciò l'arrivo di un altro ascensore. Quando si voltò, Alastor ne vide uscire i suoi inseguitori. L'effetto della Pozione Polisucco era svanito, perché ora avevano le loro vere sembianze. Insieme a Bellatrix e ai fratelli Lestrange, c'erano anche Rookwood, Lucius Malfoy – evidentemente a disagio ora che tutti potevano vederlo – e altri Mangiamorte. Barty junior non si vedeva da nessuna parte e Alastor ebbe il sospetto che stesse tentando di raggiungere suo padre.
Tutti i dipendenti del Ministero furono presi dal panico all'istante, e molti estrassero le bacchette, pronti a combattere, ma i Dissennatori avanzarono di qualche metro e i Mangiamorte intimarono loro di riporre le armi.
« Il Ministero è caduto » annunciò Rodolphus Lestrange, facendo un passo avanti e alzando la voce per farsi sentire. Chi fino a quel momento aveva protestato, tacque. Lestrange alzò la pergamena, in modo che tutti potessero vederla. « Millicent Bagnold ha rassegnato le dimissioni ed è fuggita. Da questo momento, tutti voi risponderete al Signore Oscuro. Dovrete scegliere da che parte stare, o subire le conseguenze di una ribellione ».
« E se non accettassimo la sua autorità? » intervenne un giovane uomo dai capelli rossi. Alastor lo riconobbe subito: era Arthur Weasley, cognato dei fratelli Prewett. Lo aveva visto al loro funerale.
« Ben detto! » intervenne un mago più anziano, facendo un passo avanti ed esponendosi coraggiosamente. « Non vi lasceremo conquistare il Ministero della Magia! »
Per tutta risposta, Bellatrix fece un unico cenno. Prima che qualcuno capisse cosa stava per accadere, un Dissennatore si mosse, afferrò il mago e, senza esitare, gli si avventò contro, avvicinando la bocca al suo viso. L'ultimo urlo della vittima echeggiò nell'Atrium, disperato e terrificante. Poi il Dissennatore lo lasciò per terra, ancora vivo ma con lo sguardo completamente spento. Un altro mago e una strega avrebbero subito la stessa sorte se Malocchio non avesse inviato il proprio Patronus a fare loro da scudo.
« Questo è stato solo un avvertimento » disse Rabastan, con un'aria decisamente divertita. « La prossima volta, i Dissennatori non avranno freni. E se alcuni di voi sono disinteressati alla sorte della propria anima, vi conviene lo stesso obbedire, se non volete che i vostri figli a Hogwarts ne paghino le conseguenze ».
Se fino a quel momento Malocchio aveva riflettuto rapidamente alla ricerca di un modo per contrattaccare, fu costretto a fermarsi. Lui ed Emmeline si scambiarono un'occhiata impietrita, mentre tutti gli altri trattenevano il respiro e qualche genitore scoppiava in singhiozzi.

Non sapeva se era stato l'intuito o la forza della disperazione a dirgli dove gli conveniva andare, ma alla fine li aveva intercettati. Suo padre e la Bagnold stavano percorrendo un corridoio deserto del Terzo Livello quando videro lui che sbarrava loro la strada e furono costretti a fermarsi.
Per alcuni eterni secondi nessuno si mosse o parlò. Barty si impose di non abbassare lo sguardo, non quella volta. Suo padre era livido e digrignava i denti, un nervo del collo che si contraeva ritmicamente. La Bagnold invece stava guardando entrambi, allarmata, e sembrava indecisa su come comportarsi.
« Ascoltami bene, ragazzo » esordì la donna alla fine. « Non so perché lo stai facendo, ma ti conviene lasciar perdere. Stai commettendo un grosso sbaglio ».
« La cosa non la riguarda » tagliò corto Barty, puntando subito dopo la bacchetta contro suo padre, il quale fece lo stesso.
Fino a quel momento il ragazzo si era sentito conteso tra due istinti opposti. Da una parte aveva sperato di impedire a suo padre di scappare e di essere all'altezza della missione che gli era stata affidata dal Signore Oscuro. Aveva già ucciso; non doveva essere tanto diverso. Forse tutta quell'ansia era normale... Ma dall'altra parte, anche se detestava riconoscerlo, si era quasi augurato di non farcela. Non si sentiva ancora abbastanza pronto e in quel momento più che mai sentiva la necessità di avere del Whisky Incendiario con sé, per diminuire i freni inibitori e rendere il suo compito più facile. Aveva paura di quel che avrebbe dovuto fare. Non doveva uccidere un uomo qualunque. Fino a pochi anni prima si era fatto in quattro, aveva spremuto tutte le sue energie e aveva rinunciato a un'infanzia e un'adolescenza più serene pur di ricevere almeno un segno di affetto o un cenno di approvazione da parte sua. Ormai aveva capito da tempo quanto tutti quegli sforzi fossero stati vani, ma non si era ancora liberato della ragione che lo aveva condotto a comportarsi in quel modo.
E ora non poteva più tirarsi indietro. Suo padre adesso sapeva tutto, e Barty non si era mai sentito così spaventato in vita sua. Non sapeva come fosse ancora in grado di restare in piedi: la testa gli girava e ogni singola vena gli pulsava all'impazzata.
« Tu per me sei morto ».
Fu la prima cosa che Crouch senior gli disse quel giorno. Il suo tono era gelido e la sua espressione traboccava di odio e disprezzo. Barty fece del suo meglio per non battere ciglio, ma fu in quel momento che si rese conto di essere stato uno stupido. Il suo tentativo di illudersi svanì, lasciandogli solo un nodo alla gola e un odio mai provato prima di allora. Detestava tutto di suo padre: dai baffi tagliati perfettamente ai suoi abiti sempre impeccabili e ordinati, fino agli sguardi di indifferenza o di rimprovero che gli aveva riservato anche prima di scoprire la sua vera identità.
« Crouch, non mi sembra il modo migliore di affrontare la situazione » intervenne la Bagnold, che non aveva ancora puntato la bacchetta contro nessuno.
« Non esistono altri modi. Sai benissimo che io non scendo a compromessi con i Mangiamorte e con chi pratica le Arti Oscure » rispose l'uomo.
« Ma questo non è un Mangiamorte qualunque. È tuo figlio! » insisté lei. « Potrebbe essere stato coinvolto suo malgrado, potrebbe aver commesso uno sbaglio. Dagli una possibilità. È tuo figlio » ripeté.
Barty non la smentì, perché voleva rendersi conto di come avrebbe reagito suo padre. La Bagnold era una perfetta sconosciuta ma voleva ugualmente dargli modo di spiegare le sue ragioni. E lui cosa avrebbe fatto?
Ci fu una pausa di silenzio, durante la quale si morse la lingua a sangue. Già sapeva quale sarebbe stata la risposta di suo padre. Eppure, qualcosa o qualcuno nel profondo del suo animo stava lanciando un'invocazione di aiuto e sperava segretamente che lui la accogliesse. Cercò di reprimerla, ma non riuscì a cambiare la propria espressione. Forse la Bagnold l'aveva colta, ma non suo padre.
« Lui non è mio figlio ».
Sentirlo rispondere davvero in quel modo fu devastante Barty si sentì bruciare di collera fin dentro le viscere. Tutte le esitazioni e i sensi di colpa furono spazzati via. Dentro di lui era rimasto solo un vuoto incolmabile che lo indusse a reagire con rabbia.
Barty senior schivò per un soffio la maledizione che il ragazzo gli aveva scagliato ma non perse tempo e rispose all'attacco. Mentre duellavano, Barty sentiva di perdere gradualmente il controllo, e si lasciò trascinare, nella speranza di riuscire a ucciderlo con più facilità.
« Avada Kedavr-! »
Ci era quasi arrivato, ma la Bagnold era intervenuta, lanciandogli un Impedimenta prima che potesse concludere la formula. Cadde per terra, cercando inutilmente di divincolarsi: l'incantesimo gli impediva di alzarsi e riprendere il combattimento. Gli occhi gli pizzicavano e la frustrazione gli fece lanciare un grido colmo d'ira. Se avessi potuto muoversi, avrebbe preso a calci e pugni qualsiasi cosa o persona gli fosse capitata sotto tiro.
« Andiamo » disse l'ex Ministro della Magia. « Abbiamo già perso troppo tempo... Crouch! » lo richiamò.
Barty vide suo padre fare qualche passo verso di lui.
« Non posso lasciare un Mangiamorte in libertà. Deve venire con noi, altrimenti riuscirà a farla franca. Finché avrò vita non gli permetterò di sfuggire alla punizione che merita. Deve pagare ».
Il suo tono di voce non tradiva alcuna emozione. L'altra provò a protestare, ma fu inutile.
Barty tremava ancora per la collera e si accorse di avere le guance bagnate di lacrime. Subito dopo, quando suo padre pronunciò la Maledizione Senza Perdono, perse consapevolezza di ogni cosa.
« Imperio ».

***

Hestia sbatté lentamente le palpebre. Vedeva tutto appannato, perciò si stropicciò gli occhi un paio di volte, sbadigliando. Poi li riaprì e quasi cadde dalla sedia per lo spavento quando si ritrovò la faccia di un elfo domestico a pochi centimetri dal naso.
« Che succede? Dove sono? » bofonchiò, confusa. Subito dopo ricordò: quella notte non era riuscita a prendere sonno, quindi aveva preso la sua solita decisione di uscire di soppiatto dalla sala comune di Tassorosso e andare nelle cucine, in cui doveva essersi addormentata senza accorgersene. « Che ore sono? E cos'è tutto questo trambusto? » chiese ancora, notando che gli elfi domestici sembravano piuttosto agitati e spaventati.
« Sono le tre del mattino » rispose l'elfo che l'aveva svegliata. « E sta succedendo qualcosa a Hogwarts ».
Hestia socchiuse gli occhi, come per capire meglio.
« Cioè? »
« Tutti gli studenti sono stati svegliati e fatti uscire dai dormitori » spiegò l'elfo. « Delle persone li hanno portati via... »
« Persone? Vuoi dire che non erano insegnanti? » domandò la ragazza, allarmata.
« Io non crede. Erano aggressivi e gli studenti avevano paura ».
« Anche gli insegnanti sono stati radunati in Sala Grande » aggiunse un'elfa.
Hestia sgranò gli occhi, decisamente spaventata. Se gli elfi dicevano il vero, lei doveva essere l'unica studentessa di Hogwarts ancora in giro. Ma non poteva nascondersi lì. Doveva assicurarsi con i propri occhi di quel che accadeva. Forse i maghi del Ministero stavano facendo fare loro una prova di evacuazione della scuola. Era improbabile, ma era l'unica speranza che le diede il coraggio di alzarsi.
« Voi restate nascosti qui » disse agli elfi domestici. « Vado a dare un'occhiata ».
Ignorando le loro proteste, uscì con prudenza dalle cucine. Di solito a quell'ora nella scuola regnava un silenzio di tomba, ma non quella notte. Il corridoio delle cucine era deserto, ma in lontananza si sentivano passi e voci concitate. Hestia si diresse verso l'entrata della sala comune e diede dei colpetti al coperchio di una delle botti accatastate di fronte all'ingresso.
Quando entrò, la sala comune era deserta. Alcune poltrone e dei tavolini erano stati rovesciati e un paio di vasi erano a terra, in frantumi. I letti nei dormitori erano stati rivoltati, come se gli studenti fossero stati trascinati giù a forza. Hestia rabbrividì: qualunque cosa fosse successa, doveva esserci stata una colluttazione.
Prima di uscire di nuovo estrasse la bacchetta. Poi si diresse verso le scale che conducevano alla sala d'ingresso. Si fermò in cima all'ultimo gradino, nascosta dietro il pilatro di una grande torcia, con il cuore in gola.
Nell'ingresso, illuminati a mala pena dalla luce delle torce, c'erano quattro o cinque adulti in una inconfondibile veste nera. Hestia si sentì sprofondare fino al centro della terra e fu un miracolo se non le cedettero le ginocchia. Erano Mangiamorte, e non Mangiamorte qualsiasi. Uno dei due che non le davano le spalle lo aveva già visto qualche tempo prima in una foto della Gazzetta del Profeta. Ma Antonin Dolohov era già stato arrestato...
Sono evasi tutti, comprese la ragazza, sconvolta. Sono evasi e hanno attaccato la scuola in piena notte. Ma come hanno fatto a entrare nelle sale comuni?
La risposta le giunse pochi istanti dopo. Dolohov si era accostato a un'altra figura e le aveva dato un ordine. Hestia inorridì quando capì che si trattava di uno studente che l'anno prima aveva fatto parte del gruppo di appassionati di Arti Oscure insieme a Higgs e al professor Gibbon. Erano studenti di tutte le Case, e dovevano essere stati loro a farli entrare. Lei si sentì ribollire il sangue per la rabbia.
Pensa, pensa, si impose, cercando di non cedere alla paura. Era da sola in un castello brulicante di Mangiamorte e loro alleati, ma proprio perché era l'unica non ancora catturata, era suo preciso dovere fare qualcosa.
Silente doveva essere via, altrimenti i Mangiamorte non avrebbero osato attaccare Hogwarts, quindi doveva avvertire lui e l'Ordine della Fenice. Ma uscire e raggiungere la guferia era fuori discussione, anche perché i gufi sarebbero stati intercettati. Neanche la Metropolvere era sicura, e lei non aveva ancora imparato l'Incanto Patronus. Ma poi le venne un'idea.
Nell'ultimo anno aveva studiato a fondo quella che lei e Kingsley chiamavano La Stanza che Scompare, e aveva scoperto che non era solo una semplice stanza segreta. Poteva cambiare in base alle necessità di chi la cercava, e già molti altri studenti nel corso delle generazioni l'avevano usata come ripostiglio per cianfrusaglie di tutti i tipi. Se avesse chiesto un camino non controllato, la Stanza glielo avrebbe fornito.
Ma come ci arrivo?
Esisteva un passaggio segreto dietro un arazzo, ma era al terzo piano. Prima doveva riuscire ad arrivarci.
Si puntò la bacchetta alla tempia e formulò un incantesimo di Disillusione, poi alzò una mano per controllare quanto fosse ancora visibile. Era riuscito bene; non era completamente invisibile ma almeno poteva mimetizzarsi con le pareti. Per fortuna era notte: alla luce del giorno sarebbe stato più difficile.
Trattenendo il respiro e restando attaccata al muro, mise piede nella sala d'ingresso. Nessuno dei Mangiamorte si accorse della sua presenza, e Hestia continuò a camminare, lentamente ma senza mai fermarsi, in direzione della scalinata principale. Aveva sempre il timore che il cuore le esplodesse di paura, ma non tornò indietro. Anche lì c'era stato uno scontro, a giudicare dalle ringhiere rotte e dai pilastri scheggiati: gli insegnanti avevano combattuto. Hestia sperò che fossero ancora tutti vivi.
Quando finalmente arrivò al terzo piano, fu costretta ad appiattirsi in un angolo, perché un gruppo di studenti traditori stava perlustrando il corridoio. Erano quattro e camminavano uno accanto all'altro, e Hestia si vide già scoperta: non aveva spazio e loro stavano per urtarla.
Poi un urlo disumano indusse anche quegli studenti a sobbalzare, presi alla sprovvista, e la ragazza ebbe la lucidità per approfittarne e passare attraverso uno spazio libero che avevano lasciato. Ne urtò uno, ma prima che quello si voltasse, lo aveva già Confuso.
« Chi staranno torturando? » domandò una ragazza, con un tono orribilmente divertito.
« Non ne ho idea. Questa scuola è così piena di Sanguesporco che si ha solo l'imbarazzo della scelta » rispose un altro.
Hestia aveva una gran voglia di Schiantarli, ma si trattenne. Senza indugiare oltre, con le urla che ancora le rimbombavano nella testa, raggiunse l'arazzo raffigurante un troll ed entrò nel passaggio segreto.
« Homenum Revelio ».
Trasse un respiro di sollievo: i Mangiamorte non lo conoscevano. Lei l'aveva scoperto al primo anno, dopo aver visto per caso Gazza che lo usava, e ora non poteva essere più grata per quel colpo di fortuna.
Percorse il passaggio quasi di corsa, ma quando arrivò alla fine si bloccò, perché dall'altra parte dell'arazzo che dava sul corridoio del settimo piano c'era qualcuno. Hestia poteva sentire le loro voci. Per riuscire a vederli, con un paio di colpi di bacchetta fece due piccoli fori nella tela dell'arazzo e vi accostò gli occhi. La scena che le si presentò davanti la fece quasi gridare.
Davanti a quello che doveva essere l'ingresso della stanza segreta c'era un manipolo di Mangiamorte che lo presidiava. Tra questi, riconobbe Piton, il nuovo insegnante di Pozioni. Le era sempre parso un tipo strano, ma non credeva che fosse uno di loro. Ma lo shock maggiore lo ebbe quando individuò colui che stava parlando.
Era Lord Voldemort in persona.
« Tenete d'occhio questo corridoio più di ogni altra zona del castello. Se qualcuno prova ad avvicinarsi anche solo per sbaglio, uccidetelo all'istante. Dovete proteggerlo a costo della vita, o rimpiangerete di essere nati ».
I suoi seguaci annuirono. Hestia non si spiegava perché Voldemort tenesse così tanto a presidiare quella zona, ma a quel punto non le interessava. Adesso non poteva più usare la stanza per avvertire l'Ordine della Fenice.
Disperata, senza avere la più pallida idea di cosa fare, tornò indietro. Forse poteva tentare lo stesso di usare uno dei camini negli uffici dei professori. L'avrebbero catturata sicuramente, ma forse avrebbe fatto in tempo a lanciare l'allarme.
Potrebbero non limitarsi a catturarti, lo sai, vero? Potrebbero ucciderti, le disse una voce nella testa.
Hestia la ignorò, o per lo meno si impose di farlo. Che alternative aveva?
Prima di mettere di nuovo piede nel corridoio del terzo piano, controllò ancora che la via fosse libera. Poi ne uscì e si diresse verso l'ufficio della professoressa Vector.
Stava proprio passando accanto alla statua di una vecchia strega ingobbita, quando degli strani rumori provenienti da dentro la statua la indussero a cercare un nascondiglio per tenere d'occhio quello strano fenomeno.
Un attimo dopo, dalla gobba della strega si aprì un passaggio e qualcuno ne uscì, seppur a fatica. Hestia rimase a bocca aperta, perché quel ragazzo aveva una faccia nota.
« Sono diventato troppo altro per questo passaggio » si lamentò un'altra voce, e subito dopo un secondo ragazzo uscì dalla gobba della strega orba, seguito a sua volta da un terzo e da una ragazza dai capelli rossi.
« Siete dell'Ordine della Fenice? Grazie al cielo siete arrivati » esordì Hestia, uscendo dal nascondiglio.
« Chi è là? » fecero quelli, allarmati, non notando nessuno.
« Oh, scusate » disse lei, ricordandosi di avere ancora addosso l'incantesimo di Disillusione. « Sono Hestia Jones » aggiunse, dopo esserselo tolto.
I quattro abbassarono le bacchette e si presentarono.
« Io sono Lily. Lui è mio marito James e questi due sono Sirius e Remus ».
Hestia guardò Sirius, perplessa.
« Ti avevo scambiato per Stubby Boardman, sai? Il cantante degli Hobgoblin ».
Lui fece una smorfia divertita.
« E noi ti avevamo presa per un Mangiamorte. Come mai non sei stata catturata? »
« Mi ero... addormentata nelle cucine » rispose Hestia imbarazzata e vedendo svanire l'ultimo briciolo di dignità che le era rimasta quando si rese conto di indossare vestaglia e pantofole. « E voi come avete saputo dell'attacco? Io volevo avvertirvi, ma... »
« Silente ha una spia tra i Mangiamorte » rispose Remus.
« Ok. Ma non siete troppo pochi per riconquistare Hogwarts? »
« I rinforzi stanno arrivando. Noi in realtà abbiamo un altro compito » aggiunse Sirius.
« Cioè? » insisté lei, quando loro già si erano incamminati lungo il corridoio. Si scambiarono un'occhiata incerta. « Potete fidarvi di me! Alla fine di quest'anno anche io entrerò nell'Ordine ».
« Bè, stiamo cercando una cosa importante... anche se non sappiamo di preciso dove si trova » rispose James, esitante.
Hestia corrugò la fronte, mentre un pensiero le attraversava la mente.
« Ed è una cosa che Voldemort non vuole assolutamente che troviate? »
Loro annuirono, perplessi.
« Allora seguitemi. Forse so dove vi conviene cercare ».
E aprì loro il passaggio che conduceva al settimo piano.

L'effetto sorpresa aveva dato loro un netto vantaggio. Quando loro erano spuntati da dietro l'arazzo, i Mangiamorte di guardia alla Stanza delle Necessità non era stati capaci di reagire prontamente. Sirius e gli altri li avevano sconfitti nel giro di pochi minuti. Fu una fortuna che Voldemort non fosse ancora nei paraggi: proprio in quel momento, un esercito composto da Auror e maghi e streghe comuni che si erano offerti volontari per aiutare, stava invadendo Hogwarts, usando i passaggi segreti che i Malandrini avevano suggerito loro. Evidentemente Voldemort era impegnato a combattere, ma loro non potevano crogiolarsi. Dovevano trovare l'Horcrux al più presto, sperando che non ce ne fossero altri. Prima di mandarli a Hogwarts o al Ministero, Silente aveva convocato l'Ordine della Fenice, annunciando loro che Voldemort aveva scoperto tutto. Il fatto che fosse corso a Hogwarts senza ulteriori indugi indicava senza dubbio che il Diadema di Corvonero si trovava nella scuola, ma quella era stata l'unica notizia positiva.
« Ora è infuriato più che mai » aveva detto Silente. « Ritiene di essere stato ingannato e non crede più alla Profezia. Avrà anche smesso di cercare Harry, ma non si farà scrupoli pur di proteggere gli Horcrux che gli restano. Sarà ancora più spietato di prima. Per proteggere e vostre famiglie da ripercussioni e vendette, useremo l'Incanto Fidelius, e ognuno di voi sarà il Custode Segreto dei propri familiari e amici. Dopo di che, attaccheremo. Spero che il Diadema sia l'ultimo Horcrux. Se lo distruggeremo, forse Voldemort tornerà mortale ».
Sirius osservò Hestia camminare avanti e indietro davanti ad una parete spoglia. Lo fece per tre volte consecutive, e alla fine nel muro apparve una porta.
« Ci siamo » disse la ragazza.
Quando entrarono, si ritrovarono in una sala enorme, piena di scaffali invasi da oggetti di tutti i tipi. L'iniziale entusiasmo svanì rapidamente. Gli oggetti accatastati dappertutto erano un migliaio, se non di più.
« Che cosa dovete cercare? » chiese Hestia, che a sua volta aveva notato l'enormità del problema.
« Un diadema. Apparteneva a Priscilla Corvonero » rispose Remus, con un tono scoraggiato.
La ragazza parve riflettere, e loro la guardarono, speranzosi.
« Dicci che sei già stata qui e che l'hai visto da qualche parte... » disse Lily.
Hestia portò le dita alle tempie, come per spremere le meningi.
« Forse... ho visto un diadema una volta... Non pensavo che fosse così prezioso, però l'ho notato lo stesso. Credevo che fosse un falso. Penso che si trovasse più in là... »
Loro quattro la seguirono, fremendo d'impazienza. Hestia non sembrava ricordare molto bene dove lo avesse visto. Continuava a camminare per poi cambiare direzione e tornare indietro. Percorsero la stanza avanti e indietro per almeno mezz'ora, perdendo lentamente la speranza. Passarono accanto a pile di libri, oggetti di tutti i tipi, bottiglie che contenevano strani liquidi misteriosi, alcuni armadi rotti, delle botti vuote e delle strane statue.
Hestia si fermò all'improvviso, scrutando con attenzione il busto di uno stregone.
« Questo me lo ricordo... Deve essere nei paraggi! »
Rianimatisi, i Malandrini e Lily iniziarono a cercare. Sirius aprì tutte le ante della credenza che si trovava di fronte, ma non trovò nulla a parte la carcassa di una creatura a cinque zampe. Frugò tra gli scaffali, rovesciò scatole e contenitori, spargendone il contenuto per terra, ma fu inutile. Dopo aver scambiato un'occhiata con gli altri, si rese conto che nemmeno loro avevano cavato un ragno da un buco.
« Era qui » sussurrò Hestia, quasi senza fiato. Loro la raggiunsero in un lampo. Era ferma davanti ad un tavolino traballante e divorato dai tarli, ma non c'era nessun Diadema di Corvonero.
« Ne sei sicura? Forse ricordi male ».
« No, ora che lo vedo ne sono certa. Ricordo le incisioni nel legno del tavolino. Il diadema era proprio là sopra, accanto al mappamondo... Ma non c'è! Che fine ha fatto? »
« Qualcuno deve averlo preso prima di noi. Forse Voldemort ha messo quei Mangiamorte di guardia per farci credere che fosse ancora nascosto qui. Invece lo avrà portato via con sé » concluse Remus, lanciando loro uno sguardo carico d'angoscia.
« E adesso che cosa si fa? » chiese James.
« Usciamo di qui, prima che Voldemort si accorga della nostra presenza ».






Eh già, Voldemort si è arrabbiato davvero, e ora sono guai. Per chi se lo sta chiedendo, Alice e Frank stanno bene, come anche Scrimgeour e gli altri. Solo che lavorano tutti al Ministero, e quindi non è stato difficile per i Lestrange impossessarsi dei loro capelli. Notate però che ho mantenuto la promessa di essere più buona: ho scritto un capitolo del genere senza uccidere nessuno (il tizio baciato dal Dissennatore tecnicamente è vivo, non facciamo i pignoli u.u).
Non posso dire con certezza la data del prossimo aggiornamento, perché devo ancora finire di scrivere il capitolo. Diciamo che se ce la faccio pubblicherò l'8 febbraio, altrimenti nei giorni successivi. Spero di farcela e che l'ispirazione si faccia vedere più spesso di quanto ha fatto finora >.<
Alla prossima!

09/03/2013 Visto che è passato parecchio tempo, mi sembra il caso di farmi viva. No, non ho abbandonato la storia, è solo che sono piena di cose da fare. A febbraio ho fatto uno stage e gli unici momenti che trovavo per scrivere erano quei venti minuti che trascorrevo in metropolitana, caos e scocciatori permettendo. A metà marzo mi laureo, quindi sono troppo agitata per dedicarmi solamente a word. Tutto questo per dirvi che dovrete avere un po' di pazienza. Dal 19 marzo tornerò, anche se il prossimo capitolo potrei riuscire a pubblicarlo anche prima, visto che è praticamente scritto (è solo che vorrei finire anche il 59, visto che sono collegati). Scusate ancora  e a presto!!
Julia
  
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