Capitolo 2 : Choises
Christine
si svegliò madida di sudore e con il fiatone, come se avesse
corso fino ad un attimo prima. Si mise a sedere sull’enorme
letto, nell’oscurità della camera che le era stata
gentilmente concessa dalla famiglia di Raoul e si portò una
mano all’altezza del cuore: sembrava un cavallo lanciato al
galoppo,tanto batteva forte,che sarebbe potuto saltarle via dal petto
in qualsiasi momento. Prese fiato,si liberò delle coperte
leggere del letto e scese a piedi scalzi sul freddo pavimento di
marmo:quella sensazione di gelo che le si irradiava dalla punta dei
piedi e che si stava spargendo per tutto il corpo, le fece recuperare
un po’ della lucidità che aveva perso a causa di
quel sogno. Allungò una mano verso la poltrona dove prima di
addormentarsi aveva poggiato la leggera vestaglia di seta,la
indossò e si avvicinò alla portafinestra della
camera;scostò le tende e contemplò la notte che
avvolgeva ogni cosa : il giardino della residenza De Chagny era
immobile,non una foglia si muoveva e anche la fontana era muta. In
cielo la luna regnava sovrana ed illuminava con la sua tenue luce il
paesaggio circostante.
La tenuta De Chagny sorgeva immensa, immersa nella campagna parigina:
era un’enorme villa,di un bianco quasi accecante,circondata
da ettari di giardini, in cui crescevano decine di centinaia di specie
di fiori ed alberi diversi. Per Christine passeggiare in quel paradiso
di colori e profumi, significava perdere il conto del tempo per almeno
un paio d’ore. Da quando viveva lì non
c’era stato più un attimo di tempo per rimanere da
sola con i suoi pensieri: dal momento in cui apriva gli occhi, a due
minuti prima di addormentarsi era sempre circondata da decine di
persone; inoltre era marcata stretta da madame De Chagny, la madre di
Raoul,che non la abbandonava un secondo: le diceva cosa fare, quando e
come farlo, cosa doveva indossare, come doveva rivolgersi agli
inservienti o agli ospiti della tenuta,le aveva ordinato di non aprire
bocca durante i ricevimenti che dava quasi ogni settimana e sopra ogni
altra cosa le aveva impedito di cantare.
Christine si era prontamente accorta di non piacere affatto alla
padrona di casa, ma questo non le impediva di essere cortese, gentile e
carina con lei, nonostante questa fosse una vera e propria tiranna.
Faceva buon viso a cattivo gioco, per il suo bene, ma soprattutto per
non dispiacere Raoul.
A volte però la presenza della donna diventava
così insopportabile ed opprimente che Christine doveva
letteralmente scappare, e aveva trovato un comodo rifugio
nell’immenso parco che circondava la villa. Lì
rimaneva ad ascoltare il silenzio e se non c’era nessuno nei
paragi canticchiava a bocca chiusa le arie che aveva sentito infinite
volte all’operà populaire . Era il suo momento
privato, che non avrebbe condiviso con nessuno,nemmeno con Raoul,
perché durante quelle passeggiate ricominciava a sentire il
flusso ordinato dei suoi pensieri.
Ma quella notte, affacciata al balcone della sua stanza, i suoi
pensieri non le sembravano tanto ordinati, ma le apparivano come un
miscuglio di paure infondate e speranze deluse. Quel sogno
l’aveva scossa fin nel profondo della sua tenera anima e non
le aveva lasciato dubbi: provava qualcosa di più che affetto
per il suo mentore e dopo tutto quel tempo temeva ancora il suo
giudizio. Rabbrividì all’idea di averlo
abbandonato nel buio di quei sotterranei, a compiangere ancora una
volta la sua solitudine e ad alimentare l’odio verso se
stesso ed il suo aspetto. Solo ora se ne rendeva conto: aveva sbagliato
in tutto quello che aveva fatto fino a quel momento; non avrebbe dovuto
abbandonarlo, non avrebbe dovuto accettare la proposta di matrimonio di
Raoul e non avrebbe dovuto assolutamente permettere che qualcuno le
proibisse di fare la cosa che più le riusciva meglio.
In quel preciso istante prese una decisione che non sapeva le avrebbe
cambiato la vita: sarebbe andata a cercarlo,sapeva che non poteva
essere morto; nonostante tutto uno come lui era troppo
attaccato alla vita per lasciarsi morire così senza motivo.
Avrebbe chiesto informazioni a madame Giry,che era stata
l’unica persona a parte lei ad aver avuto contatti con lui; e
se si fosse dimostrata riluttante a parlare, le avrebbe estorto quello
che voleva sapere con le cattive maniere (non che fosse avvezza ad
usarle). Ma doveva sbrigarsi, le rimaneva poco tempo prima del
matrimonio, esattamente dieci giorni.
La decisione ormai era presa e niente e nessuno avrebbe potuto farle
cambiare idea. Le sembrava che il peso che le opprimeva il petto stesse
già diminuendo. Un lieve sospiro abbandonò le sue
labbra e poi pronunciò quel nome che poche volte aveva osato
pronunciare : “Erik…”-qualcuno le
rispose- “Christine…”-un brivido le
percorse la schiena e piano si voltò verso la fonte di
quella voce. C’era troppo buio,non riusciva a vedere nulla,
se non la sagoma del letto e i profili dei mobili. Forse
s’era solo impressionata,forse non c’era nessuno
lì con lei ,forse aveva solo immaginato che qualcuno la
chiamasse. Poi di nuovo: “Christine!” Non
poté evitare di emettere un piccolo squittio di puro
terrore. “Christine sono io, Raoul. Posso
entrare?”-tirò un sospiro di sollievo e si diede
mentalmente della stupida. Però perché Raoul era
sveglio a quell’ora tarda?! Si avvicinò alla porta
e fece girare la chiave per aprire.
-“Raoul che ci fai sveglio nel cuore della
notte?”
-“Non riuscivo a chiudere occhio e poi ti ho sentita: ti
lamentavi e parlavi con qualcuno, ma non sono riuscito a capire cosa
dicevi. Sai non è che stessi ascoltando di proposito, ma qui
le pareti sono molto sottili quindi …”- era
visibilmente imbarazzato e spostava il peso del corpo da un
piede all’altro.
-“Oh, non preoccuparti era solo un brutto sogno, ora sto
bene, puoi tornare a letto. Grazie per esserti preso il disturbo di
venire a controllare e non preoccuparti, so che non stavi
origliando.” Così dicendo Christine si
alzò sulle punte dei piedi e gli stampò un casto
bacio all’angolo delle labbra.
-“ Prego, cosa da nulla sai; infondo fra poco più
di una settimana sarai mia moglie, quindi dovrò prendermi
cura di te, sto solo facendo pratica!”
-“Già …”cercò di
sembrare il più lieta possibile e accennò un
sorriso. Ma se nelle settimane precedenti era stata eccitata fino
all’inverosimile per quelle nozze, ora che si avvicinavano
non riusciva a far altro che chiedersi se fossero la cosa giusta da
fare. Rimase in silenzio senza aggiungere altro,in evidente imbarazzo.
Raoul le sorrise di rimando e credendo che fosse imbarazzata per quella
situazione disdicevole ( due ragazzi non ancora sposati non sarebbero
dovuti rimanere da soli, di notte, in camera insieme!) la tolse
dall’impaccio.
-“Sogni d’oro dolce Lottie!” e
così dicendo si allontanò verso la sua stanza,che
era adiacente a quella di Christine.
-“Buonanotte Raoul …”- chiuse la porta e
tirò un lungo sospiro di sollievo, ma non avrebbe saputo
dire per quale motivo.
Ormai era fuori questione rimettersi a letto, non sarebbe riuscita a
riaddormentarsi. Le venne da sorridere: ormai era l’alba e
lei e Raoul s’erano augurati la buonanotte!
Scelse di prepararsi per la giornata che le si profilava davanti:
sarebbe dovuta andare in una delle più costose boutique
parigine per l’ultima prova dell’abito,con la
contessa De Cagny.
Ecco l’occasione giusta per mettere in pratica il suo piano:
avrebbe pregato la sua accompagnatrice di fare visita a madame Giry,
lei non si sarebbe neppure sognata di mettere piede nei sobborghi di
Parigi, e lei sarebbe stata libera di parlare con la sua vecchia
tutrice. Si sarebbe andata così … almeno sperava.
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La colazione venne servita come ogni mattina nella sala da pranzo,al
pian terreno: latte,frutta e marmellate di vari gusti da spalmare sul
pane caldo. In altre occasioni Christine avrebbe fatto un ricco pasto
mattutino, ma quel giorno avrebbe messo in pratica il suo piano e
l’ansia e l’agitazione le avevano chiuso lo
stomaco; riuscì a malapena a mandar giù una fetta
di pane e burro. La contessa la fissava insistentemente
dall’altro lato del lungo tavolo imbandito: da quando era
scesa nella sala non le aveva tolto un attimo gli occhi di dosso.
Christine sussultò quando la padrona di casa
osservò: “Mia cara, mi sembri strana
quest’oggi. Ti senti bene? Sei un po’ pallida
…”-“Grazie per la premura,madame. Sto
bene, sono solo emozionata per le nozze imminenti.”
-accampò una scusa banalissima, che però nel suo
caso poteva valere. Si,era emozionata, ma per tutt’altra
ragione. Di li a qualche giorno avrebbe, con un pizzico di fortuna,
rivisto il suo maestro. Christine trattenne un sorriso:
immaginò la faccia della donna se le avesse risposto che
stava pensando al ‘mostro sfigurato’ da cui
l’aveva salvata il figlio.
La donna sembrò soddisfatta della risposta e dopo aver
bevuto un ultimo sorso di latte chiamò a gran voce il
maggiordomo : “Bastian! Bastian!”
Il non più giovane Bastian arrivò trafelato dalle
cucine e dopo un piccolo inchino,aspettò con pazienza che la
contessa desse i suoi ordini: “ Va a dire allo stalliere di
preparare la carrozza. Fra mezz’ora io e madamoiselle Daee ci
recheremo a Parigi per delle commissioni.”-“Come
desidera madame.”- Bastian girò sui tacchi e corse
nelle stalle.
“Christine, mia cara, vi aspetto nell’atrio tra
mezz’ora. Non tardate, sapete quanto odio attendere
…”le lanciò un’occhiata in
tralice e lasciò la sala da pranzo.
Nello stesso istante in cui madame De Chagny usciva dalla stanza, vi
entrava Raoul. Salutò la fidanzata con un dolce sorriso ed
un bacio sulla guancia : “ Allora dolce Lottie ,
come hai dormito stanotte?” la domanda era ovviamente
retorica, ma Christine stette al gioco : “ Sicuramente molto
meglio di voi vicomte!” e gli rivolse un sorriso sincero.
In cuor suo Christine sapeva d’amare anche Raoul,
ma era un amore infantile, ancora acerbo: era stato fin da piccolo il
suo fidanzatino, quando poi s’erano persi, lei non aveva
fatto altro che sognare ad occhi aperti il giorno in cui
l’avrebbe rivisto e si sarebbero sposati. Ma quando si erano
ritrovati la sua situazione era un po’ più
delicata di quanto se la sarebbe immaginata: era letteralmente in
trappola,il suo angelo della musica l’aveva
imbrogliata e lei era caduta letteralmente nel tranello del
figlio del diavolo. Egli l’aveva ammaliata con la sua oscura
presenza,le aveva offerto fama e successo,le aveva messo a
sua disposizione tutte le sue conoscenze ed in cambio aveva chiesto
solo la sua fedele devozione. Come avrebbe potuto rifiutare una simile
offerta la piccola ed ingenua Christine? Infatti alla fine aveva
accettato ,aveva promesso al maestro di essergli fedele ed era
diventata la sua devota pupilla. Ma tutto questo era successo
prima di ritrovare il caro Raoul e lei non aveva fatto i conti con un
fattore molto importante: l’amore. Nei primi tempi era solo
un po’ distratta durante le lezioni private che
l’allora angelo della musica le concedeva; poi
però cominciò a saltarle per passeggiare con
Raoul, per passare un po’ di tempo insieme e questo non
piacque affatto al suo mentore, che non si fece sentire per lungo
tempo. Quando, dopo quel lungo periodo di silenzio, la sua voce la
chiamò nella cappella, Christine si sentì
rinascere e provò sollievo nel constatare che il suo adorato
maestro non era più in collera con lei … ma
questa sensazione durò solo il tempo di un battito di
ciglia: l’angelo si mostrò per quello che era in
realtà, un demonio. Le urlò contro tutto il suo
disappunto e la sua delusione, le disse che senza il suo aiuto lei
sarebbe stata ancora una ballerina tra tante nelle file del balletto
dell’operà, che l’aveva tradito e che
non si sarebbe più fatto sentire. Christine era terrorizzata
dall’idea di non poter più udire la sua voce e di
perdere quell’ultimo legame che aveva con il defunto padre.
Lo aveva supplicato di perdonarla per il suo comportamento indecoroso,
per la sua distrazione e per il suo tradimento. Aveva addirittura
chiesto un castigo, che però non era arrivato; al posto di
una punizione, l’angelo le aveva ordinato di dover recuperare
tutte le ore di lezione perdute. La giovane soprano fu lieta di
acconsentire a quella ragionevole richiesta, ma quando
l’angelo palesò la sua presenza e si
dimostrò essere il famigerato fantasma dell’opera,
Christine non pensò più che quella proposta fosse
ragionevole. Il fantasma le chiedeva di passare,in totale
serenità e senza alcun timore, due settimane della sua vita
nel suo rifugio nei sotterranei dell’opera. Christine aveva
esitato,poi come sotto effetto di una potente malia s’era
consegnata autonomamente nelle mani del suo maestro, riponendo in lui
una fiducia che nessuno mai prima di lei gli aveva accordato.
Consenziente si era consegnata a quella che presto si era rivelata
essere una prigionia a tutti gli effetti. Per due lunghe
settimane era stata occultata dal mondo, ed era stata trattenuta con
terribili minacce, in quella che essa stessa definiva una gabbia dorata
: in effetti s’era sentiva proprio come un usignolo in
gabbia.
In quelle due settimane aveva imparato a conoscerlo, non che parlasse
molto, ma tramite piccoli gesti e premurose attenzione nei suoi
confronti, Christine s’era resa conto che dietro le minacce,
dietro i suoi rimproveri, dietro quella maschera che si ostinava a
portare, si nascondeva un uomo solo, bisognoso di affetto, ma che,
nonostante ne fosse sprovvisto , ne sapeva anche donare. In quel lasso
di tempo aveva iniziato a provare affetto per quell’essere
che si nascondeva nell’ombra ed in seguito quel sentimento
era cresciuto ed era diventato qualcosa di più forte e
coinvolgente,qualcosa che le bruciava nello stomaco ogni volta che lui
la guardava, ogni volta che lui pronunciava il suo nome …
l’affetto s’era tramutato in attrazione. Christine
era ingenua ed era così giovane e inesperta che non sapeva
dare un nome a quella strana sensazione che la divorava. Solo alla
fine, quando quell’unico bacio che gli aveva dato aveva
sigillato il loro addio, aveva capito di amarlo. Ma nonostante questo,
Christine, dovendo scegliere tra una vita
nell’oscurità e una vita alla luce del sole con
tutti gli agi che un matrimonio con un nobile poteva darle, aveva
scelto la strada più semplice e scontata. E per questo si
malediva ogni giorno. Se solo avesse …
-“Piccola Lottie va tutto bene? Sei stranamente taciturna
stamane … di solito scambiamo almeno una decina di parole al
mattino. Oggi invece ne hai dette solo quattro!”
scherzò il visconte.
-“Oh è un nonnulla. Sono solo stanca, d'altronde
l’incubo di questa notte mi ha spossata. Inoltre sono
emozionata per le nozze … ma ci pensi? Fra meno di due
settimane saremo marito e moglie. Sembra passato una vita da quella
volta sulla spiaggia di Perros, quando recuperasti coraggiosamente la
mia sciarpa rossa dai flutti dell’oceano! E ora staremo
insieme per sempre …” l’entusiasmo si
smorzò a quest’ultima affermazione, ma Raoul non
sembrò accorgersene.
-“Mia cara, ora devo proprio andare . Ti auguro buona
giornata.”-fece per alzarsi però-“Ah
Lottie tutto quello che ti chiedo di fare è di non dare
ascolto a quello che dice mia madre; lei è troppo legata
all’etichetta e a tutto il resto …”
-fece un gesto eloquente con la mano- “mi rendo conto che per
te sia difficile abituarti al mondo dell’elite parigina, ma
non disperare, io sarò sempre al tuo fianco a
sostenerti.”e le prese la mano e la baciò
delicatamente.
Il sorriso che si aprì sul volto di Christine fu uno dei
più sinceri e genuini degli ultimi tempi;Raoul la spiazzava
sempre con certi discorsi, la colpiva nel profondo e la lasciva senza
parole, sicché l’unica cosa che riuscì
a dire fu semplicemente: “Grazie …”
Raoul la liberò dalla dolce morsa delle sue mani, si
alzò e dopo una piccola riverenza uscì dalla sala
da pranzo.
L’amore che provava per lui era quello che avrebbe
potuto provare per un fratello e non sapeva se questo, dopo il
matrimonio, sarebbe cresciuto fino a diventare l’amore
sincero ed incondizionato che una moglie prova per un marito
. E con questo peso sul cuore Christine lasciò a
sua volta la stanza.
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Dopo che Raoul se n’era andato, Christine era salita in
camera sua per recuperare alcune cose che le servivano per
l’uscita che si apprestava a fare con Madame De
Chagny. Come la padrona di casa aveva avvertito, la giovane
non si fece attendere, anzi anticipò la donna.
La prova dell’abito durò più del
previsto e questo scocciò molto la contessa, ma soprattutto
stancò Christine che fu costretta a rimanere in piedi di
fronte ad uno specchio per almeno tre ore. Alla fine quando uscirono
dalla prestigiosa boutique, la giovane espresse il suo desiderio di far
visita alla sua vecchia tutrice e come si aspettava, la donna
mostrò tutto il suo disappunto, concedendole la visita ma
affermando che non l’avrebbe accompagnata : “ Cara
io ho altre commissioni da sbrigare, per cui ti accompagnerò
e poi fra due ore il cocchiere tornerà a
prenderti.”
La lasciò proprio sull’uscio
dell’abitazione di madame Giry e poi la carrozza riparti al
galoppo tra le stradine della suburra parigina.
Christine bussò piano alla porta, pregando che vi fosse
qualcuno. Le sue preghiere non furono vane , poiché dopo
nemmeno un minuto la donna, che le aveva fatto da madre dopo che il suo
adorato padre era morto, aprì la porta. Sul volto di madame
Giry passarono in un secondo diverse emozioni : felicità,
sorpresa, rabbia, rimorso,delusione e molte altre.
-“Ch…Christine cosa ci fai qui?!”-
-“Madame credevo mi avreste accolta con più calore
… a quanto pare mi sbagliavo.”-disse la giovane
abbassando il capo.
-“Oh no non fraintendermi mia cara. Sono felicissima che tu
sia venuta qui a bussare alla mia porta, che tu non ti sia dimenticata
di me … è solo che non mi aspettavo una tua
visita, mi hai solo colta impreparata!” le fece un sorriso e
la invitò ad entrare.
Mentre la donna la faceva strada nella piccola casa , Christine prese
coraggio e disse : “Madame dobbiamo parlare!”
Madame Giry sobbalzò, come colta in flagrante :
“Di cosa mia cara?” temeva la risposta che le
avrebbe dato la giovane soprano, ma sapeva che quel giorno sarebbe
arrivato.
Christine fu lapidaria,laconica, un solo nome uscì dalle sue
labbra : “Erik…”
Angolino di Farah:
vedo con dispiacere che a nessuno è piaciuta la mia ff!
vabbè io non demordo e posto un nuovo capitolo. Spero che
almeno questo, anche se misero ed inconcludente possa interessare a
qualcuno. Come al solito vi invito a lasciare una piccola recensione.
Mi scuso per gli eventuali errori, ma non ho avuto tempo di rileggere.
A buon rendere quindi, ci si becca al prossimo capitolo XD
PS: so che i
dialoghi fanno un po’ pena e sono abbastanza scarsi, pardon!
È solo che ho poca fantasia … XP
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