Film > The Phantom of the Opera
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Autore: StarFighter    09/03/2013    1 recensioni
In un momento così solenne non riusciva a far altro se non pensare a quell’uomo,a lui, a colui che l’aveva scottata con la fiamma della sua violenta passione, l’ombra che l’aveva amata fino a morire: Erik.
Cosa è accaduto dopo che Christine è scappata dall'opera con Raoul? Che fine ha fatto Erik? E Christine sarà proprio convinta della scelta che ha fatto? -Ecco quello che ha partorito la mia mente in risposta a queste domande!- Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christine Daaé, Erik/The Phantom, Madame Giry, Raoul De Chagny, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 2 : Choises


Christine si svegliò madida di sudore e con il fiatone, come se avesse corso fino ad un attimo prima. Si mise a sedere sull’enorme letto, nell’oscurità della camera che le era stata gentilmente concessa dalla famiglia di Raoul e si portò una mano all’altezza del cuore: sembrava un cavallo lanciato al galoppo,tanto batteva forte,che sarebbe potuto saltarle via dal petto in qualsiasi momento. Prese fiato,si liberò delle coperte leggere del letto e scese a piedi scalzi sul freddo pavimento di marmo:quella sensazione di gelo che le si irradiava dalla punta dei piedi e che si stava spargendo per tutto il corpo, le fece recuperare un po’ della lucidità che aveva perso a causa di quel sogno. Allungò una mano verso la poltrona dove prima di addormentarsi aveva poggiato la leggera vestaglia di seta,la indossò e si avvicinò alla portafinestra della camera;scostò le tende e contemplò la notte che avvolgeva ogni cosa : il giardino della residenza De Chagny era immobile,non una foglia si muoveva e anche la fontana era muta. In cielo la luna regnava sovrana ed illuminava con la sua tenue luce il paesaggio circostante.
La tenuta De Chagny sorgeva immensa, immersa nella campagna parigina: era un’enorme villa,di un bianco quasi accecante,circondata da ettari di giardini, in cui crescevano decine di centinaia di specie di fiori ed alberi diversi. Per Christine passeggiare in quel paradiso di colori e profumi, significava perdere il conto del tempo per almeno un paio d’ore. Da quando viveva lì non c’era stato più un attimo di tempo per rimanere da sola con i suoi pensieri: dal momento in cui apriva gli occhi, a due minuti prima di addormentarsi era sempre circondata da decine di persone; inoltre era marcata stretta da madame De Chagny, la madre di Raoul,che non la abbandonava un secondo: le diceva cosa fare, quando e come farlo, cosa doveva indossare, come doveva rivolgersi agli inservienti o agli ospiti della tenuta,le aveva ordinato di non aprire bocca durante i ricevimenti che dava quasi ogni settimana e sopra ogni altra cosa le aveva impedito di cantare.
Christine si era prontamente accorta di non piacere affatto alla padrona di casa, ma questo non le impediva di essere cortese, gentile e carina con lei, nonostante questa fosse una vera e propria tiranna. Faceva buon viso a cattivo gioco, per il suo bene, ma soprattutto per non dispiacere Raoul.
A volte però la presenza della donna diventava così insopportabile ed opprimente che Christine doveva letteralmente scappare, e aveva trovato un comodo rifugio nell’immenso parco che circondava la villa. Lì rimaneva ad ascoltare il silenzio e se non c’era nessuno nei paragi canticchiava a bocca chiusa le arie che aveva sentito infinite volte all’operà populaire . Era il suo momento privato, che non avrebbe condiviso con nessuno,nemmeno con Raoul, perché durante quelle passeggiate ricominciava a sentire il flusso ordinato dei suoi pensieri.
Ma quella notte, affacciata al balcone della sua stanza, i suoi pensieri non le sembravano tanto ordinati, ma le apparivano come un miscuglio di paure infondate e speranze deluse. Quel sogno l’aveva scossa fin nel profondo della sua tenera anima e non le aveva lasciato dubbi: provava qualcosa di più che affetto per il suo mentore e dopo tutto quel tempo temeva ancora il suo giudizio. Rabbrividì all’idea di averlo abbandonato nel buio di quei sotterranei, a compiangere ancora una volta la sua solitudine e ad alimentare l’odio verso se stesso ed il suo aspetto. Solo ora se ne rendeva conto: aveva sbagliato in tutto quello che aveva fatto fino a quel momento; non avrebbe dovuto abbandonarlo, non avrebbe dovuto accettare la proposta di matrimonio di Raoul e non avrebbe dovuto assolutamente permettere che qualcuno le proibisse di fare la cosa che più le riusciva meglio.
In quel preciso istante prese una decisione che non sapeva le avrebbe cambiato la vita: sarebbe andata a cercarlo,sapeva che non poteva essere morto;  nonostante tutto uno come lui era troppo attaccato alla vita per lasciarsi morire così senza motivo. Avrebbe chiesto informazioni a madame Giry,che era stata l’unica persona a parte lei ad aver avuto contatti con lui; e se si fosse dimostrata riluttante a parlare, le avrebbe estorto quello che voleva sapere con le cattive maniere (non che fosse avvezza ad usarle). Ma doveva sbrigarsi, le rimaneva poco tempo prima del matrimonio, esattamente dieci giorni.
La decisione ormai era presa e niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea. Le sembrava che il peso che le opprimeva il petto stesse già diminuendo. Un lieve sospiro abbandonò le sue labbra e poi pronunciò quel nome che poche volte aveva osato pronunciare : “Erik…”-qualcuno le rispose- “Christine…”-un brivido le percorse la schiena e piano si voltò verso la fonte di quella voce. C’era troppo buio,non riusciva a vedere nulla, se non la sagoma del letto e i profili dei mobili. Forse s’era solo impressionata,forse non c’era nessuno lì con lei ,forse aveva solo immaginato che qualcuno la chiamasse. Poi di nuovo: “Christine!” Non poté evitare di emettere un piccolo squittio di puro terrore. “Christine sono io, Raoul. Posso entrare?”-tirò un sospiro di sollievo e si diede mentalmente della stupida. Però perché Raoul era sveglio a quell’ora tarda?! Si avvicinò alla porta e fece girare la chiave per aprire.
-“Raoul che ci fai sveglio nel cuore della notte?”                                                                                                         
-“Non riuscivo a chiudere occhio e poi ti ho sentita: ti lamentavi e parlavi con qualcuno, ma non sono riuscito a capire cosa dicevi. Sai non è che stessi ascoltando di proposito, ma qui le pareti sono molto sottili quindi …”- era visibilmente imbarazzato e spostava il peso del  corpo da un piede all’altro.
-“Oh, non preoccuparti era solo un brutto sogno, ora sto bene, puoi tornare a letto. Grazie per esserti preso il disturbo di venire a controllare e non preoccuparti, so che non stavi origliando.” Così dicendo Christine si alzò sulle punte dei piedi e gli stampò un casto bacio all’angolo delle labbra.
-“ Prego, cosa da nulla sai; infondo fra poco più di una settimana sarai mia moglie, quindi dovrò prendermi cura di te, sto solo facendo pratica!”
-“Già …”cercò di sembrare il più lieta possibile e accennò un sorriso. Ma se nelle settimane precedenti era stata eccitata fino all’inverosimile per quelle nozze, ora che si avvicinavano non riusciva a far altro che chiedersi se fossero la cosa giusta da fare. Rimase in silenzio senza aggiungere altro,in evidente imbarazzo. Raoul le sorrise di rimando e credendo che fosse imbarazzata per quella situazione disdicevole ( due ragazzi non ancora sposati non sarebbero dovuti rimanere da soli, di notte, in camera insieme!) la tolse dall’impaccio.
-“Sogni d’oro dolce Lottie!” e così dicendo si allontanò verso la sua stanza,che era adiacente a quella di Christine.
-“Buonanotte Raoul …”- chiuse la porta e tirò un lungo sospiro di sollievo, ma non avrebbe saputo dire per quale motivo.
Ormai era fuori questione rimettersi a letto, non sarebbe riuscita a riaddormentarsi. Le venne da sorridere: ormai era l’alba e lei e Raoul s’erano augurati la buonanotte!
Scelse di prepararsi per la giornata che le si profilava davanti: sarebbe dovuta andare in una delle più costose boutique parigine per l’ultima prova dell’abito,con la contessa De Cagny.
Ecco l’occasione giusta per mettere in pratica il suo piano: avrebbe pregato la sua accompagnatrice di fare visita a madame Giry, lei non si sarebbe neppure sognata di mettere piede nei sobborghi di Parigi, e lei sarebbe stata libera di parlare con la sua vecchia tutrice. Si sarebbe andata così … almeno sperava.
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La colazione venne servita come ogni mattina nella sala da pranzo,al pian terreno: latte,frutta e marmellate di vari gusti da spalmare sul pane caldo. In altre occasioni Christine avrebbe fatto un ricco pasto mattutino, ma quel giorno avrebbe messo in pratica il suo piano e l’ansia e l’agitazione le avevano chiuso lo stomaco; riuscì a malapena a mandar giù una fetta di pane e burro. La contessa la fissava insistentemente dall’altro lato del lungo tavolo imbandito: da quando era scesa nella sala non le aveva tolto un attimo gli occhi di dosso. Christine sussultò quando la padrona di casa osservò: “Mia cara, mi sembri strana quest’oggi. Ti senti bene? Sei un po’ pallida …”-“Grazie per la premura,madame. Sto bene, sono solo emozionata per le nozze imminenti.” -accampò una scusa banalissima, che però nel suo caso poteva valere. Si,era emozionata, ma per tutt’altra ragione. Di li a qualche giorno avrebbe, con un pizzico di fortuna, rivisto il suo maestro. Christine trattenne un sorriso: immaginò la faccia della donna se le avesse risposto che stava pensando al ‘mostro sfigurato’ da cui l’aveva salvata il figlio.
La donna sembrò soddisfatta della risposta e dopo aver bevuto un ultimo sorso di latte chiamò a gran voce il maggiordomo : “Bastian! Bastian!”
Il non più giovane Bastian arrivò trafelato dalle cucine e dopo un piccolo inchino,aspettò con pazienza che la contessa desse i suoi ordini: “ Va a dire allo stalliere di preparare la carrozza. Fra mezz’ora io e madamoiselle Daee ci recheremo a Parigi per delle commissioni.”-“Come desidera madame.”- Bastian girò sui tacchi e corse nelle stalle.
“Christine, mia cara, vi aspetto nell’atrio tra mezz’ora. Non tardate, sapete quanto odio attendere …”le lanciò un’occhiata in tralice e lasciò la sala da pranzo.
Nello stesso istante in cui madame De Chagny usciva dalla stanza, vi entrava Raoul. Salutò la fidanzata con un dolce sorriso ed un bacio sulla guancia  : “ Allora dolce Lottie , come hai dormito stanotte?” la domanda era ovviamente retorica, ma Christine stette al gioco : “ Sicuramente molto meglio di voi vicomte!” e gli rivolse un sorriso sincero.
 In cuor suo Christine sapeva d’amare anche Raoul, ma era un amore infantile, ancora acerbo: era stato fin da piccolo il suo fidanzatino, quando poi s’erano persi, lei non aveva fatto altro che sognare ad occhi aperti il giorno in cui l’avrebbe rivisto e si sarebbero sposati. Ma quando si erano ritrovati la sua situazione era un po’ più delicata di quanto se la sarebbe immaginata: era letteralmente in trappola,il suo angelo della musica l’aveva imbrogliata  e lei era caduta letteralmente nel tranello del figlio del diavolo. Egli l’aveva ammaliata con la sua oscura presenza,le aveva offerto fama e successo,le aveva  messo a sua disposizione tutte le sue conoscenze ed in cambio aveva chiesto solo la sua fedele devozione. Come avrebbe potuto rifiutare una simile offerta la piccola ed ingenua Christine? Infatti alla fine aveva accettato ,aveva promesso al maestro di essergli fedele ed era diventata  la sua devota pupilla. Ma tutto questo era successo prima di ritrovare il caro Raoul e lei non aveva fatto i conti con un fattore molto importante: l’amore. Nei primi tempi era solo un po’ distratta durante le lezioni private che l’allora angelo della musica le concedeva; poi però cominciò a saltarle per passeggiare con Raoul, per passare un po’ di tempo insieme e questo non piacque affatto al suo mentore, che non si fece sentire per lungo tempo. Quando, dopo quel lungo periodo di silenzio, la sua voce la chiamò nella cappella, Christine si sentì rinascere e provò sollievo nel constatare che il suo adorato maestro non era più in collera con lei … ma questa sensazione durò solo il tempo di un battito di ciglia: l’angelo si mostrò per quello che era in realtà, un demonio. Le urlò contro tutto il suo disappunto e la sua delusione, le disse che senza il suo aiuto lei sarebbe stata ancora una ballerina tra tante nelle file del balletto dell’operà, che l’aveva tradito e che non si sarebbe più fatto sentire. Christine era terrorizzata dall’idea di non poter più udire la sua voce e di perdere quell’ultimo legame che aveva con il defunto padre. Lo aveva supplicato di perdonarla per il suo comportamento indecoroso, per la sua distrazione e per il suo tradimento. Aveva addirittura chiesto un castigo, che però non era arrivato; al posto di una punizione, l’angelo le aveva ordinato di dover recuperare tutte le ore di lezione perdute. La giovane soprano fu lieta di acconsentire a quella ragionevole richiesta, ma quando l’angelo palesò la sua presenza e si dimostrò essere il famigerato fantasma dell’opera, Christine non pensò più che quella proposta fosse ragionevole. Il fantasma le chiedeva di passare,in totale serenità e senza alcun timore, due settimane della sua vita nel suo rifugio nei sotterranei dell’opera. Christine aveva esitato,poi come sotto effetto di una potente malia s’era consegnata autonomamente nelle mani del suo maestro, riponendo in lui una fiducia che nessuno mai prima di lei gli aveva accordato. Consenziente si era consegnata a quella che presto si era rivelata essere una prigionia a tutti gli effetti.  Per due lunghe settimane era stata occultata dal mondo, ed era stata trattenuta con terribili minacce, in quella che essa stessa definiva una gabbia dorata : in effetti s’era sentiva proprio come un usignolo in gabbia.
In quelle due settimane aveva imparato a conoscerlo, non che parlasse molto, ma tramite piccoli gesti e premurose attenzione nei suoi confronti, Christine s’era resa conto che dietro le minacce, dietro i suoi rimproveri, dietro quella maschera che si ostinava a portare, si nascondeva un uomo solo, bisognoso di affetto, ma che, nonostante ne fosse sprovvisto , ne sapeva anche donare. In quel lasso di tempo aveva iniziato a provare affetto per quell’essere che si nascondeva nell’ombra ed in seguito quel sentimento era cresciuto ed era diventato qualcosa di più forte e coinvolgente,qualcosa che le bruciava nello stomaco ogni volta che lui la guardava, ogni volta che lui pronunciava il suo nome … l’affetto s’era tramutato in attrazione. Christine era ingenua ed era così giovane e inesperta che non sapeva dare un nome a quella strana sensazione che la divorava. Solo alla fine, quando quell’unico bacio che gli aveva dato aveva sigillato il loro addio, aveva capito di amarlo. Ma nonostante questo, Christine, dovendo scegliere tra una vita nell’oscurità e una vita alla luce del sole con tutti gli agi che un matrimonio con un nobile poteva darle, aveva scelto la strada più semplice e scontata. E per questo si malediva ogni giorno. Se solo avesse …
-“Piccola Lottie va tutto bene? Sei stranamente taciturna stamane … di solito scambiamo almeno una decina di parole al mattino. Oggi invece ne hai dette solo quattro!” scherzò il visconte.
-“Oh è un nonnulla. Sono solo stanca, d'altronde l’incubo di questa notte mi ha spossata. Inoltre sono emozionata per le nozze … ma ci pensi? Fra meno di due settimane saremo marito e moglie. Sembra passato una vita da quella volta sulla spiaggia di Perros, quando recuperasti coraggiosamente la mia sciarpa rossa dai flutti dell’oceano! E ora staremo insieme per sempre …” l’entusiasmo si smorzò a quest’ultima affermazione, ma Raoul non sembrò accorgersene. 
-“Mia cara, ora devo proprio andare . Ti auguro buona giornata.”-fece per alzarsi però-“Ah Lottie tutto quello che ti chiedo di fare è di non dare ascolto a quello che dice mia madre; lei è troppo legata all’etichetta e a tutto il resto …” -fece un gesto eloquente con la mano- “mi rendo conto che per te sia difficile abituarti al mondo dell’elite parigina, ma non disperare, io sarò sempre al tuo fianco a sostenerti.”e le prese la mano e la baciò delicatamente.
Il sorriso che si aprì sul volto di Christine fu uno dei più sinceri e genuini degli ultimi tempi;Raoul la spiazzava sempre con certi discorsi, la colpiva nel profondo e la lasciva senza parole, sicché l’unica cosa che riuscì a dire fu semplicemente: “Grazie …”
Raoul la liberò dalla dolce morsa delle sue mani, si alzò e dopo una piccola riverenza uscì dalla sala da pranzo.
 L’amore che provava per lui era quello che avrebbe potuto provare per un fratello e non sapeva se questo, dopo il matrimonio, sarebbe cresciuto fino a diventare l’amore sincero ed incondizionato che una moglie prova per un marito .  E con questo peso sul cuore Christine lasciò a sua volta la stanza.
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Dopo che Raoul se n’era andato, Christine era salita in camera sua per recuperare alcune cose che le servivano per l’uscita che si apprestava a fare con Madame De Chagny.  Come la padrona di casa aveva avvertito, la giovane non si fece attendere, anzi anticipò la donna.
La prova dell’abito durò più del previsto e questo scocciò molto la contessa, ma soprattutto stancò Christine che fu costretta a rimanere in piedi di fronte ad uno specchio per almeno tre ore. Alla fine quando uscirono dalla prestigiosa boutique, la giovane espresse il suo desiderio di far visita alla sua vecchia tutrice e come si aspettava, la donna mostrò tutto il suo disappunto, concedendole la visita ma affermando che non l’avrebbe accompagnata : “ Cara io ho altre commissioni da sbrigare, per cui ti accompagnerò e poi fra due ore il cocchiere tornerà a prenderti.”
La lasciò proprio sull’uscio dell’abitazione di madame Giry e poi la carrozza riparti al galoppo tra le stradine della suburra parigina.
Christine bussò piano alla porta, pregando che vi fosse qualcuno. Le sue preghiere non furono vane , poiché dopo nemmeno un minuto la donna, che le aveva fatto da madre dopo che il suo adorato padre era morto, aprì la porta. Sul volto di madame Giry passarono in un secondo diverse emozioni : felicità, sorpresa, rabbia, rimorso,delusione e molte altre.
-“Ch…Christine cosa ci fai qui?!”-
-“Madame credevo mi avreste accolta con più calore … a quanto pare mi sbagliavo.”-disse la giovane abbassando il capo.
-“Oh no non fraintendermi mia cara. Sono felicissima che tu sia venuta qui a bussare alla mia porta, che tu non ti sia dimenticata di me … è solo che non mi aspettavo una tua visita, mi hai solo colta impreparata!” le fece un sorriso e la invitò ad entrare.
Mentre la donna la faceva strada nella piccola casa , Christine prese coraggio e disse : “Madame dobbiamo parlare!”
Madame Giry sobbalzò, come colta in flagrante : “Di cosa mia cara?” temeva la risposta che le avrebbe dato la giovane soprano, ma sapeva che quel giorno sarebbe arrivato.
Christine fu lapidaria,laconica, un solo nome uscì dalle sue labbra : “Erik…”




Angolino di Farah: vedo con dispiacere che a nessuno è piaciuta la mia ff! vabbè io non demordo e posto un nuovo capitolo. Spero che almeno questo, anche se misero ed inconcludente possa interessare a qualcuno. Come al solito vi invito a lasciare una piccola recensione. Mi scuso per gli eventuali errori, ma non ho avuto tempo di rileggere. A buon rendere quindi, ci si becca al prossimo capitolo XD
PS: so che i dialoghi fanno un po’ pena e sono abbastanza scarsi, pardon! È solo che ho poca fantasia … XP 
  

   
 
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