Klaus
aprì gli occhi e il dolore lancinante che gli attraversò
la faccia e tutto il corpo, lo fece ansimare ed imprecare.
“Lo
vedi? Sta bene.”
Damon
lasciò il polso di Elijah e il vampiro dovette ammettere che
'i vecchi metodi' dovevano essere accantonati. Girò attorno al
divano, entrando nel campo visivo del malconcio ospite. “Cosa è
successo?”
Quando
era arrivato, Elijah, e perché non l'aveva avvertito?
“Niente...”
“Ti
hanno aggredito?”
“Sono...
inciampato...”
Suonava
di stronzata lontano un miglio. Damon inviò un paio di
messaggi, si assicurò che Elena avesse compagnia mentre si
attardava con quei due imbecilli e lo scrutò velocemente. “Ti
hanno preso alle spalle mentre eri intento a pisciare?”
Klaus
abbassò la mano sulla cintura slacciata. Deglutì un
'sì' menzognero e la rabbia crebbe insieme al ricordo
dell'aggressione. Il licantropo era arrivato alle spalle e il primo
colpo era calato sul trapezio, stordendolo quel tanto che bastava per
mandarlo a terra. Dalla forza e la velocità dei colpi, era
certo che Tyler non avesse preso ancora la cura. Era stato clemente,
in verità. Se fosse toccato a lui, si sarebbe assicurato di
ucciderlo o storpiarlo definitivamente.
“Chi
ha morso?”
La
domanda lo riportò a terra, fra i dolori lancinanti. Klaus
mugolò un 'non lo so' e Stefan fissò Elijah: sì,
suonava anche a lui di bugia.
“Ripeterò
la domanda una volta sola.”
Sorrideva,
Elijah. Si divertiva. Klaus raccolse la saliva in bocca e gliela
sputò in faccia. Elijah lo afferrò sotto il mento. Un
simile comportamento nascondeva una verità orribile che
avrebbe cercato di seppellire in tutti i modi. Le pupille si
allargarono e restrinsero, implacabili. “Chi ti ha morso?”
L'umiliazione,
suo eterno spauracchio. “Caroline.”
“Perché?”
Essere
umani era orribile. Erano così deboli... “Non l'ho
soddisfatta.”
Il
gelo calò nella stanza e lo stupore attraversò i tre
uomini. Elijah si umettò le labbra. Gli scappava da ridere.
“Chi ti ha pestato?”
“Tyler.”
“Li
ha beccati insieme” annunciò Damon sogghignando. “Nei
boschi a fare sesso come i ragazzini...”
“Non
sai un cazzo!” rantolò sbarazzandosi della presa sotto
il mento. “Nessuno di voi... argh...”
“Nik...
non urlare...”
Rebekah
riemerse dalla coperta e Klaus la notò solo in quell'istante.
Il viso rosso, gli occhi febbricitanti ridotti ad una fessura...
chissà come trovò la forza di arrancare nel poco spazio
che li separava. “Chiamate un medico...” farfugliò
toccandole il viso e le labbra. “Ha la febbre alta...”
Damon
lasciò ricadere la tendina della finestra e si mosse verso la
porta. “E' arrivato. Portatelo via, è solo d'impiccio.”
“Bekah
ha bisogno di me!” disse offeso, mentre Stefan lo caricava
sulle spalle, dirigendosi verso il piano superiore. “Non farla
morire... ti ammazzo se la fai morire...” rantolò ed
Elijah lo guardò con aria di compatimento. Certi cose non
cambiavano mai.
***
Un
vampiro Originale non bussa alla tua porta se non ha un favore da
chiederti. Bonnie batté le lunghe ciglia scure due volte e
avanzò verso Elijah, mostrando completo disinteresse per la
visita improvvisa. “Sì?”
“Rebekah
ha l'influenza e non sta reagendo alle medicine.”
“Il
suo fisico si sta adattando lentamente.”
“Sta
morendo.”
Non
era dispiaciuta. A dirla tutta, non gliene importava un fico secco di
quei tre. “Non sono una guaritrice, non posso aiutarti.”
“Non
vuoi aiutarmi.”
Bonnie
inclinò di poco la testa. Sotto la scorza di ghiaccio, era ben
preoccupato. “Dammi un motivo per farlo.”
“Non
mi viene in mente nulla.”
Bonnie
posò la mano sulla porta e indietreggiò. “Lo
immaginavo.”
“Per
favore?”
La
ragazza si fermò, incredula. Credeva di comprarla con quel
supplichevole 'per favore?'
“Ti
prego?”
“Elijah,
supplicare non è mai servito a niente con voialtri.”
“Lo
sto chiedendo a livello personale. Noi due non abbiamo mai avuto
screzi da appianare. Mia sorella sta morendo e Klaus è stato
pestato a sangue, stanotte. Se vuoi godere della sua sofferenza,
recati a casa dei Salvatore e guarda tu stessa.”
Solo
pestato? Bonnie mugolò di gola e un sorrisetto le aprì
le labbra. “Abbiamo il nome del picchiatore? Potrebbe ricevere
un bel regalo di Natale, quest'anno..”
“Tyler.”
Ci
avrebbe pensato Caroline, al regalo. “Dove si trova
Rebekah, in questo momento?”
“A
casa, sto badando a lei.”
“E
chi bada a te?” domandò ed Elijah sospirò
debolmente. “Mi aiuterai?”
“Cercherò
qualcosa nel libro degli incantesimi...” sussurrò. “Una
pozione contro la pazzia?”
“Per
me o per Klaus?”
“Klaus
è irrecuperabile.”
“Per
lui ci vuole una camicia di forza.”
“La
vuoi mentale o fisica?”
***
“Falle
bere quest'infuso ogni due ore. Fa schifo e puzza come tutte le
pozioni che funzionano.” Bonnie infilò le mani nelle
tasche, occhieggiando l'interno dell'abitazione. “Per la pazzia
non ho trovato nulla. Posso farla perdere, ma non posso renderla al
proprietario.”
“Grazie
lo stesso” mormorò il vampiro, osservando l'ampolla
ripiena di liquido scuro.
“Se
la temperatura non si abbassa, chiamami.” Bonnie tornò
in macchina, perplessa. Ogni volta che si avvicinavano ai Mikaelson,
finivano in un film alla Hellzapoppin'! Guidò fino a
casa dei Salvatore e quando smise di suonare il campanello, si rese
conto che la parte più meschina di lei voleva vederlo
strisciare nei propri escrementi.
“Hai
saputo?”
“Ho
saputo.”
Stefan
e Bonnie scambiarono un sorrisetto, poi il ragazzo la lasciò
entrare. “Poi sedarlo mentre lo ricucio?”
“Soffre?”
“Abbastanza.”
Bonnie
si umettò le labbra, birichina. “Posso farlo soffrire di
più?”
***
Il
divertimento scemò in parte, rovinandole il buonumore. Tyler
ci era andato giù pesante e Bonnie si stupì che fosse
ancora vivo. “Non potevi portarlo all'ospedale?”
“Ha
una costola incrinata e devo cucire la ferita sopra di essa. Tienilo
fermo.”
Bonnie
lo studiò, steso su letto e seminudo. La maglietta era stata
tagliata via ma indossava ancora i jeans. “Non lo tocco, il
verme” mormorò portando le braccia dietro la schiena.
“Non ci penso proprio.”
“Si
rifiuta di perdere conoscenza. Poi almeno...”
“Sbattergli
qualcosa in testa?” mormorò laconica e Klaus aprì
gli occhi in quel momento. “Mandala via...” rantolò
girando la testa verso Stefan. “Non la voglio qui... Urgh!”
“Sta
fermo.”
Klaus
grugnì fra i denti e Bonnie lo studiò, le palpebre
socchiuse. Quando decise di averne abbastanza di gemiti e
imprecazioni, salmodiò a bassa voce e Klaus si voltò di
scatto. “Chiudi quella boccaccia, strega!”
Bonnie
bisbigliò ancora e la pesantezza gli aggredì il corpo.
Klaus combatté la sensazione con tutte le sue forze. La
ragazza si zittì e avanzò verso di lui, posando un
ginocchio sul letto e chinandosi in avanti. “Se tua sorella
vive, lo dovrai a me” sussurrò guardandolo dritto negli
occhi. Klaus strinse le labbra, furioso, sollevandosi sui gomiti.
“Elijah...”
“Lui
sa quando è il momento di smetterla!” esclamò
puntando una mano sul torace e spingendolo di nuovo giù. “Ora
sta fermo. Non ha finito con te.”
“Neppure
io ho finito con te, strega...” sibilò afferrandole la
gola. “Te l'ha raccontato... ha riso di me... argh!!!”
Una scarica elettrica gli attraversò il cervello e Klaus fu
costretto a lasciarla andare. Umiliato l'ennesima volta per mano di
una donna. Le avrebbe uccise, tutte e due...
“La
prossima volta ti rendo impotente” bisbigliò dolcemente.
Non ho idea di cosa tu stia dicendo e non me ne importa un fico
secco.”
“Caroline...
aveva il mio dollaro in tasca...”
Caroline
conosceva la sua disavventura con la lavatrice, nient'altro. Il
dollaro l'aveva perché, odiando gli spiccetti, le chiedeva
sempre un cambio cartaceo.
“Ti
ha fatto ridere, strega?!” Klaus la trafisse con un lungo
sguardo che si esaurì in uno stupore di dolore che gli tolse
il respiro. La bocca si contrasse in una smorfia e quando ricadde
ansimando sui cuscini, Stefan annunciò che il punto critico
era stato superato. Beh, era stato come morire di nuovo. Le lacrime
scivolarono ai lati delle tempie e Klaus fissò il soffitto,
desiderando perdere conoscenza in quel momento. Le dita di Bonnie si
posarono sulla fronte. Udiva la sua vocetta nell'orecchio e sentiva
il corpo farsi sempre più pesante e languido. La strega
sciorinava un incantesimo e a lui veniva un'erezione? Essere umani
faceva sempre più schifo.
***
“Come
sta?”
“Dorme
ancora. Stai cucinando?!”
Bonnie
abbassò il coperchio sulla pentola e lo guardò,
stupita. “Vuoi continuare a mangiare panini per il resto della
tua vita?”
Stefan
scosse la testa e strinse le labbra, appoggiandosi al ripiano sgombro
di piatti e pentole. “Non riesco a capire se sta mentendo o
meno...”
“A
proposito di Caroline?” domandò tamponando le mani
bagnate su un asciughino.
“Elijah
l'ha soggiogato ma la verità può essere espressa in
molti modi.”
“E'
un nostro problema?” continuò con voce leggera, lavando
le stoviglie sporche. “Non mi interessa e non voglio saperne
nulla.”
***
Quei
due avevano spazzolato lo stufato con una voracità sconosciuta
al genere umano. Bonnie li guardava a turno, allibita e un po'
disgustata. Sperò la dispensassero dall'eventuale ruttino di
approvazione e, per sua fortuna, mantennero un certo contegno fino
alla fine del pasto.
“Ora
posso morire felice...” Damon sospirò, allungando le
gambe sotto il tavolo. “Ce ne dici se ti assumiamo come cuoca
fissa?”
Bonnie
gli rifilò un'occhiataccia, adocchiò il messaggio
appena arrivato e si stupì di se stessa. Due su due.
“Rebekah sta meglio, la febbre sta passando” disse
mostrando il messaggio a Klaus che era rimasto silenzioso per tutto
il tempo a rimestare con il cucchiaio la zuppa. L'ex vampiro annuì
e mandò giù un po' di minestra. “Ha uno strano
sapore...”
“Ora
li senti, i sapori.”
“Non
mi piace” decretò, posando il cucchiaio. “Nessuna
offesa per la cuoca.”
“Sai
quanto me ne importa” sussurrò la ragazza rispondendo al
messaggio.
***
Il
suo odore lo disgustava e non riusciva a concentrarsi su quel che
aveva nel piatto, distratto dal sentore di sudore, terriccio del
bosco, umori propri ed estranei. Klaus inclinò la testa e
l'acqua della doccia lo inondò, finendogli in bocca. Il
detergente schiumoso eliminò il groviglio di odori e lasciò
la pelle pulita e profumata, sebbene in molti punti fosse ammaccata.
La faccia era gonfia e quell'occhio nero ci avrebbe messo una vita a
guarire. Il ragazzo indugiò sotto l'acqua tiepida, si appoggiò
alle mattonelle fresche e rilassò la schiena, portando una
mano all'altezza delle costole. Faceva un po' fatica a respirare. Il
graffio sotto l'ombelico era ancora lì. Chissà se le
sarebbe ancora piaciuto farlo, ridotto in quel modo. Klaus uscì
dal bagno e si bloccò di fronte a Bonnie che sembrava essere
lì da tempo. Appena incrociò il suo sguardo, mise via
il cellulare.
“Caroline
si sta comportando male con te?”
Klaus
aggrottò la fronte ma smise di farlo appena un dolore acuto
gli trafisse il volto. “Te ne frega qualcosa?”
La
ragazza alzò velocemente le sopracciglia. Sospirò come
se ne avesse abbastanza di lui e guardò il corridoio vuoto.
“Pura curiosità.”
“Attenta,
gattina. Di curiosità si muore.
Gattina?
Bonnie strangolò un risolino isterico. “Caroline è
bravissima a far saltare i nervi altrui. Avanti...” sussurrò
arricciando il naso. “Soddisfami.”
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