“E
allora? Anche se mostrasse tutti i sintomi della vittima di abusi,
non me ne fregherebbe niente...” Caroline parlò
svogliatamente, girò una pagina di In Style e rosicchiò
il laccio di fragola. “Sai quante calorie ha quest'affare?”
“Non
puoi ingrassare.”
“Che
fortuna, eh?”
Aveva
notato qualcosa di diverso, una sorta di segreta soddisfazione che
non voleva condividere con nessuno. Non era un comportamento da
Caroline, che era usa sbandierare ai quattro venti le proprie
conquiste. Però le cose migliori sono quelle proibite.
“Mi
stupisco l'abbia detto a qualcuno” borbottò
concentrandosi su una rubrica. “E' debole, in fondo. Non fa più
lo spaccone da quando è tornato umano.”
“Lo
stai punendo?”
La
vampira sorrise, diabolica. “Ho appena iniziato.”
“Scoparlo
nel bosco ti sembra una punizione?!”
“Lo
porto al limite e me ne vado. Per un uomo, è letale.”
L'espressione
di Bonnie fu incommentabile. La ragazza grattò la fronte e
tirò indietro una ciocca di capelli. “L'hai morso?”
“La
prossima volta sarà più accorto.”
Bonnie
la fissò, attonita.
“Che
c'è? Cosa?!” esclamò la vampira saltando a sedere
e mettendo da parte la rivista. “Ora che Tyler è tornato
la smetterò!”
“Tyler
l'ha pestato a sangue.”
Caroline
allargò le mani. “Prendi le sue difese?! Ma se lo odi!”
Bonnie
picchiettò i polpastrelli fra loro. Aveva uno strano concetto
di decenza, quella ragazza. “La smetterai davvero?”
“Passerò
ad altro. Agguati all'uscita dei locali, dissanguamenti
improvvisi...” elencò allegra. “Elijah ha assunto
la cura?”
“No.”
Quel
no smorzò l'entusiasmo di Caroline. “Ah...”
“Tyler
l'ha picchiato così tanto che Elijah ha pensato bene di cedere
un po' del suo sangue per farlo guarire. Spera che non muoia nelle
prossime ore” mentì per testare la sua reazione. “Ma
che ti è saltato in mente?” sussurrò abbassando
la voce di colpo.
Caroline
accavallò le gambe e la guardò, dubbiosa. “Hai
l'opportunità di essere la più forte e non sfoghi i
tuoi istinti più brutali e primitivi?”
“E'
un gioco di potere?” tentò ancora, pur di dare una
spiegazione al marasma che le vorticava dentro.
La
vampira la indicò col laccetto smozzicato. “Centro.”
“Sei
forte, sei bellissima ed intelligente! Che altro vuoi?”
Caroline
sogghignò. “Esattamente questo. Voglio che tutti lo
sappiano e lo ricordino sempre!”
“Perché?”
“Che
gusto c'è nell'essere la migliore, se nessuno se ne accorge?!”
***
Il
seme della follia germogliava a Mystic Falls come la gramigna in
primavera. Caroline si comportava come il Klaus di una settimana
prima. Bonnie calciò un sassolino dal terreno e si fermò,
percependo una presenza dietro di se. Jeremy!, pensò
voltandosi di scatto e restando brutalmente delusa. Jeremy era morto
e la folata di vento freddo che le aveva accarezzato il collo, era
dovuta all'arrivo silenzioso di Elijah. Bonnie sospirò e si
costrinse ad affrontare una nuova conversazione. “Come sta
Rebekah?”
“E'
debole e rifiuta il cibo, ma la febbre è calata quasi del
tutto. Ti ho riportato l'ampolla.”
La
strega la intascò e guardò oltre il suo
gomito. Chi le impediva di fare una magia ed evocare il
fantasma di Jeremy?
“Ho
un debito con te...”
“...
e un Mikealson paga sempre i suoi debiti” mormorò la
ragazza fra i denti, pensando già agli ingredienti da
utilizzare. “La prima volta è gratis.”
“Ad
un'altra occasione, allora” mormorò estraendo la
fialetta di cura dalla tasca. “In un'altra forma.”
“Elijah,
aspetta” bisbigliò. “Ho un dubbio morale da
assolvere.”
***
“Sei
conciato peggio di me... va a dormire...”
“Sei
sicura? Vuoi che resti...”
“Vai...”
Klaus
le sfiorò i capelli e la ragazza gli spostò la mano.
Era il suo modo per dirgli che apprezzava l'interessamento ma che
doveva togliersi di torno. Dormire presupponeva sdraiarsi.
Sdraiarsi lo costringeva ad uno sforzo non indifferente, nelle
sue condizioni. La costola lesa gli troncava spesso il respiro e ogni
volta che si specchiava in una superficie lucida, rabbrividiva per le
condizioni del volto. Quattro punti di sutura sullo zigomo sinistro –
gentilmente offerti dal servizio assistenza medica Salvatore&Co
- il labbro spaccato e la tonalità viola che aveva assunto
gran parte del lato destro del mento, si erano portati via tutto il
suo fascino. Tyler aveva insistito parecchio, su quella parte. Si era
assicurato che Caroline non venisse ulteriormente distratta dalla
sua presenza. Klaus zoppicò fino al salotto e si appoggiò
alla poltrona. Doveva vederla, anche solo per un minuto. La porta
principale si aprì, mentre prendeva la sua sconsiderata
decisione. Elijah lo aggirò in silenzio e sbirciò
nella camera di Rebekah. Klaus ebbe la riprova che non si fidava di
lui. “Esco...” rantolò. Ma uscire
significava infilare la giacca per non prendere freddo. A malapena
riusciva muovere le spalle...
“Dove
vai?”
Che
ci faceva a casa sua, la strega, se aveva chiarito il disprezzo per la genia
Mikaelson? “A fare una passeggiata...”
“In
queste condizioni?”
Klaus
stese il braccio come a dire che non gli importava e che non doveva
disturbarlo. Parlare gli faceva dolere la mandibola.
“Caroline
non ti amerà mai. Ti sta solo usando per affermare la sua
superiorità.”
Ma
lo credeva stupido?
“Hai
perso la lucidità insieme alle zanne. Se Tyler vi scopre
insieme, stavolta non si limiterà a pestarti” sibilò
come se si trovasse alle sue spalle, in attesa di strappargli il
cuore dal petto. “Ti ucciderà.”
“Avverando
il desiderio di molte persone. Compreso il tuo” farfugliò
come se avesse una patata in bocca. Quel dente traballava, e prima o
poi si sarebbe staccato.
“Io
voglio vederti contorcer in un inferno di dolore, è diverso.”
“Non
ho colto la sottigliezza del tuo animo, perdonami.”
Il
sapore di sangue in bocca lo disgustava. La guancia si era lacerata
internamente. Klaus si chiese quando sarebbe guarita. “Dobbiamo
sempre litigare, tu ed io...” Litigare presupponeva un
interesse che non aveva. Bonnie serrò le labbra per non
insultarlo e il ragazzo ne approfittò per zoppicare via.
“Il
cuore è il tuo!”
Klaus
si fermò, colpito a tradimento.
Esisteva,
dunque, un argomento che neppure lui poteva ignorare o trattare con
leggerezza. “L'hai mai baciata, almeno?”
Il
viso di Klaus si scurì e dall'unico occhio aperto, trapelò
ira e frustrazione. Quella strega era talmente irritante che non
riusciva… non riusciva... a respirare... che gli stava...
Bonnie
sgranò gli occhi, osservando il repentino tracollo fisico
dell'ex vampiro.
Klaus
la guardò, spaventato. La stanza si allargava e si
ristringeva, non aveva più equilibrio. Cadde sulle ginocchia e
pensò che era finita. La strega Bennet aveva riscosso il
credito.
Bonnie
saltò in avanti, gli posò una mano sul torace
all'altezza del cuore, una sulla gola e, d'istinto, Klaus l'afferrò,
accorgendosi di non riuscire a piegare granché le dita.
Aveva
la pelle gelata e tremava come una foglia. Bonnie sussurrò a
mezza bocca e una sensazione corroborante lo invase, rallentando il
battito e allungando il respiro che si era pericolosamente
accorciato. Vacillò come un bambino alla carezza della madre,
costringendo la ragazza ad afferrarlo. Il primo istinto fu quello di
allargare le braccia e godersi la 'musata' sul pavimento. Non era
così buona, in fondo. “Elijah, vieni qui!”
esclamò, un po' alterata dalla pressione del corpo contro il
suo. Bonnie cercò di non respirare nelle sue immediate
vicinanze, mentre il vampiro accorreva in soccorso.
“Che
gli hai fatto?”
“Ho
impedito un attacco di panico” spiegò lasciandolo andare
fra le braccia del fratello. Bonnie scrollò le mani come se
fossero sporche e strofinò la clavicola che era stata
solleticata dai capelli dell'ex vampiro. Non avrebbe mai compreso i
gusti di Caroline. “Ne ha mai avuti, prima d'ora?”
“E'
successo, in passato.”
“E
come risolvevate le crisi?”
“Non
ci è dato conoscere la magia operata da Esther” decretò
adagiandolo sul letto. Era crollato psicologicamente, fra lo stress
della trasformazione inversa e la tirannia di Caroline. Bonnie restò
sulla soglia della camera. Perché indugiava? Avanzò di
un passo e sembrò che l'oscurità l'avvolgesse. Frugò
nella tasca interna del giubbotto e gli passò un'ampolla di
fattura diversa dalla precedente. “Questo aiuta a rimarginare
le ferite. Fa schifo come tutte le pozioni che funzionano.”
“Perché?”
“Dipende
dagli ingredienti.”
Aveva
eluso la domanda ma Elijah non ambiva ad irritarla. Guardò il
fratello che giaceva supino sul letto, udì il suo respiro
penoso e sospirò. “Quanto ti devo?”
“Non
lasciarlo andare nel bosco... e metti una bistecca, su quell'occhio.”
“Non
sopporta più l'odore di sangue” mormorò e Bonnie
non riuscì a credere a quel che aveva appena udito.
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