Se
n'era andato troppo presto.
Le
si spezzava il cuore ogni volta che si trovava davanti alla tomba di
Jeremy. Bonnie spazzolò le foglie morte ed eliminò i
fiori che avevano perso di freschezza, sostituendoli con tanti mazzi
nuovi. Posò la mano sulla croce di marmo e le lacrime
gocciolarono direttamente sul nome e la data di nascita. Le sue
formule magiche potevano riportarlo in vita. Non sarebbe mai
stato il suo Jeremy, ma un demone dell'oscurità.
Strinse le braccia attorno allo stomaco e trattenne i singhiozzi più
a lungo che poté, inginocchiandosi sull'erba verde e chiedendo
perdono per non aver saputo fare di meglio.
***
Tre
mazzi di fiori, uno accanto all'altro.
Tre
fratelli Mikealson rimasti in vita.
“Eri
un piccolo stronzo e mi irritavi, ma eri pur sempre mio fratello”
borbottò seduto sull'erba, la schiena addossata al marmo
gelido della lapide verticale. Klaus piegò le gambe e strappò
un filo verde, arrotolandolo su se stesso. “Dovevi sempre fare
di testa tua, se mi avessi dato retta...”
Un
pianto di donna, accorato e inconsolabile, gli arrivò alle
orecchie, portato dal vento. Klaus salì sulla cima della
collina e guardò la vallata disseminata di tombe. Chi stava
piangendo? La nonna, un amico scomparso? Arrivò alle spalle di
Bonnie e lesse il nome sulla lapide. Il fidanzato? “Quando
è successo?”
La
ragazza tirò indietro la testa, priva d'aria. Singhiozzò
e passò le dita sotto gli occhi, ma per una lacrima che
asciugava, altre colavano sulle guance. Lo sguardo di Bonnie si perse
in un nulla a cui non poteva accedere e in cui non si sarebbe voluto
perdere.
“Stavate
insieme?”
Bonnie
batté le palpebre, le labbra socchiuse a metà di un
singhiozzo. Erano stati legati ma negli ultimi tempi si erano
avvicinati nuovamente... e quello più di tutto, le
faceva male. Jer...
Gli
occhi di Klaus percorsero i lineamenti alterati del suo viso. L'aveva
visto spesso, quel dolore, sul volto degli esseri umani. “Hai
bisogno...”
Bonnie
scosse la testa e raccolse i fiori secchi da gettar via. Lo aggirò,
tenendo lo sguardo basso. “Il cimitero chiude fra mezz'ora...”
***
Un
cimitero, così come una chiesa, avrebbe dovuto effettuare un
servizio H24, pensò di nuovo fermo sulla tomba di Kol. La
morte si muoveva con te, si portava via gli affetti e non aveva...
“Ciao,
mostro!”
L'ex
vampiro raggelò e si voltò piano piano. Un sorriso
malizioso piegava le labbra di Caroline e non smise neppure dopo
l'attento esame a cui sottopose il suo aspetto macilento. Klaus la
ignorò, anche se il cuore aveva ripreso a battere come un
pazzo. “Sto parlando con mio fratello, non ho tempo per
te.”
“Eppure
ne sprechi in quantità, quando di tratta di asciugare le
lacrime di Bonnie. Scopi con me e corri dietro le mie amiche?”
Lo
usava come aveva sempre usato le persone... ma non si sarebbe mai
sognato di sottoporla al medesimo trattamento. “Un giorno
compirai un passo falso, Caroline.”
La
vampira sogghignò, allegra. “Credi di farmi paura?”
“Voglio
il tuo rispetto, non il tuo timore.”
“Stai
facendo la scena. Muori dalla voglia di avermi.”
Klaus
si ritrovò sospinto sotto il salice piangente. Grugnì
di dolore e oppose una debole resistenza che svanì, appena
Caroline lo fissò negli occhi.
Una
settimana dopo
Bonnie
non era una fissata con i baci, ma essendo a stecchetto da un po',
avvertiva la mancanza di certe attenzioni. Inoltre, da quando le
minacce erano notevolmente calate, aveva trovato tempo da dedicare a
se stessa, e si era accorta delle enormi lacune in cui versava la sua
giovinezza. Era difficile evitare di pensarci, se tutti i giorni
Damon veniva a prendere a scuola Elena e si piantava in mezzo al
parcheggio a baciarla. Qualche occhiata furtiva era scappata a tutti
loro e Bonnie stessa si era accorta di spiarli, sentendosi una sporca
guardona. Come poteva, Caroline, fare sesso con due ragazzi
contemporaneamente? Come poteva anche solo avvicinarsi a Klaus
senza vomitare la cena del Ringraziamento!, pensò con un
brivido di disgusto. La malinconia le toglieva l'appetito e quel film
trasmesso dalla pay tv
non era un granché.
Din
don
Se
Elijah provava a chiederle un altro favore...
“Ti
avanza della pozione magica per il gobbo di Notre Dame?”
Un
recinto elettrificato invisibile, l'avrebbe tenuto lontano dalla sua
abitazione? “Posso prepararne un po'.”
Klaus
la guardò appena, mal celando il nervosismo. “Grazie...”
mormorò chiudendosi la porta alle spalle. Ora non aveva più
bisogno di essere invitato ad entrare e anche Bonnie sembrò
accorgersene in quel momento.
“Come
si prepara una pozione magica?”
“Facendo
molta attenzione.”
***
“Forte”
mormorò guardando il liquido che cambiava colore. “Anche
gli effetti speciali.”
Bonnie
strinse le labbra, versando il tutto in una tazza grande che spostò
davanti al ragazzo. L'aspetto era migliorato ma continuava ad avere
l'aspetto di un poco di buono. Lo era, pensò posando le
mani sul tavolo. “Rebekah come sta?”
Klaus
arricciò il naso alle volute maleodoranti e rispose con una
smorfia. “Ha ripreso a mangiare.”
Bonnie
richiuse i cassetti in cui aveva riposto le erbe e lavò le
ciotole che aveva utilizzato per pestarvi gli ingredienti. “E
tu?”
“Io
non faccio altro che mangiare e dormire...” rispose ingoiando
un sorso di mistura magica “... e navigare sui siti porno.
Alcune di quelle cose non le ho mai fatte neppure io. La gente è
malata...”
Bonnie
fissò l'acqua che scorreva nel lavello e diede un colpetto al
rubinetto. “La mia opinione di te non fa che peggiorare.”
L'aveva
detto apposta. “Verbena ne hai?”
“Scendo
in cantina a controllare.”
Klaus
la spiò mentre si allontanava e quando fu solo, rivolse la sua
attenzione alla stanza, alla vetreria lucida che giaceva in un angolo
e ai contenitori con le erbe aromatiche. Mai stato a stretto contatto
con una strega. Qual era il punto debole di Bonnie?
***
Bonnie
si fermò sui primi due gradini della piccola scalinata che
conduceva in cantina e si sforzò di ricordare. La verbena era
nell'angolo in basso a destra... no, in alto a destra, pensò
con cuore che le strozzava la gola. Scese velocemente la
scaletta, si avventò sulla dispensa e tirò fuori un
sacchetto di dimensioni medie. Sarebbe bastato per quattro infusioni,
forse cinque.
“Bu.”
Bonnie
trasalì e lo fissò con l'intento di fargli esplodere la
testa, se avesse provato ad avvicinarsi. Klaus ne capì le
cattive intenzioni a pelle. “Ero solo curioso di vedere così
nascondevi.”
“Ho
trovato la verbena. Ora preparo l'infuso, ma la prossima volta porta
uno spray antistupro con te.”
Klaus
sorrise, studiando una bottiglia di vino che se ne stava lì da
tempo immemore, e il sorriso sembrò una smorfia sinistra,
nella penombra della stanzetta. “Tyler ha ottenuto quel che
voleva, me l'ha portata via.”
E
quando mai era stata sua? L'ex vampiro aveva commesso lo stesso
errore degli altri, credendo di poter imbrigliare Caroline. Era lei a
possederli, non accadeva mai il contrario. “Allora questo non
ti serve” mormorò riponendo il sacchetto e facendogli
cenno di precederlo lungo la scaletta. “Puoi prenderla. Omaggio
della casa.”
Quella
schifezza non andava bene neppure per innaffiarci i fiori. Klaus
rimise la bottiglia nella sua sede originaria. “Ho fin troppi
debiti con te, strega.”
Illuso.
Li aveva con tutta Mystic Falls.
“Per
il disturbo” borbottò infilando una mano in tasca ed
estraendo un foglietto di carta piegato a metà.
Bonnie
girò l'assegno sottosopra e sbiancò. Non aveva speso
neppure un quarto della somma indicata! Era restia ad accettare
denaro dai persecutori della sua famiglia, ma era a corto di soldi e
doveva pagarsi il college.
Klaus
le prese la mano e avvicinò le labbra al dorso. Bonnie lo
guardò mentre sfiorava la pelle bruna col pollice. Canaglia.
La
pelle era un po' screpolata sulle nocche e il palmo ancora umido
d'acqua. Klaus inspirò l'odore delle erbe che aveva manipolato
e il profumo sul polso.
“Il
tuo fascino non funziona con me” disse strappando
le dita dalla presa morbida.
Il
ragazzo sogghignò, ma la sua risata era triste. “Credimi,
cara: non funziona più con nessuno.”
Bonnie
pensò rapidamente ad una formula di protezione, ma la mente le
andò in bianco e riuscì solo a scappare per le scale,
frenando bruscamente di fronte a Caroline. La vampira l'aspettava
davanti la porta a braccia incrociate, furibonda.
“Dobbiamo
proprio litigare, tu ed io?”
Bonnie
aggrottò le sopracciglia, evitando di rispondere. Accompagnò
la porta con eccessiva cautela e Klaus si ritrovò nella
penombra. Un filo penzolava dal soffitto. Spense la luce, tanto per
stare sicuro.
“Tyler
ci raggiunge al Mystic Grill?”
“Non
cambiare argomento... e non darmi le spalle!”
Bonnie
si diresse in camera da letto, tenendo il mento alto. “C'è
un concerto dal vivo, stasera. Credi facciano la selezione
all'ingresso? Se non ci fanno entrare, li trasformo tutti in maiali
grufolanti.”
Se
c'era una cosa che la mandava ai matti, era essere ignorata. “Bonnie
Bennet, ferma lì!”
La
ragazza tirò fuori due grucce e soppesò i vestiti.
“Nero sexy o rosso passione'?”
“Nero.
Quante volte ti ho detto di non giocare con le mie cose?”
Povero
Klaus, ridotto ad un mero giocattolo sessuale.
“Gli
hai fatto un incantesimo?”
“Ne
farei uno a te adesso” sospirò buttando alla rifusa
portafogli, specchietto e gloss nella borsetta. “Non ti ha
soddisfatto? Ha osato ribellarsi? È scappato con i calzoni
alla caviglie?”
Caroline
tacque, accigliata. “Ho cercato di essere carina
con lui...”
Bonnie
si tappò metaforicamente le orecchie, pensando a che scarpe
abbinare col vestito. “Non mi interessa sapere i dettagli della
tua vita extraconiugale. Ho di meglio da fare, nella vita.”
“Ho
visto come guardi Elena e Damon. Non hai una vita tua e ti
impadronisci di quelle...”
“Se
non ho una vita privata, è solo colpa vostra! Se non ho
più una famiglia, è colpa del tuo amante! Se non ho più
un ragazzo che mi dimostri un po' di affetto, la colpa è del
mostro che l'ha ucciso!”
Le
luci ondeggiarono e Caroline fece un passo indietro, spaventata.
“Va
via, Caroline! Va via e non mettere più piede in casa mia,
accusandomi di oscenità che non ho mai commesso! Va via, o
giuro sulla tomba di Jeremy che Tyler saprà tutto prima
dell'alba!”
“E
a chi credi crederà?!”
Bonnie
spalancò gli occhi e un mormorio cattivo scivolò dalle
labbra e dai denti. Caroline sentì la pelle infuocarsi e una
fiammella si sviluppò sul dorso della mano, facendola gridare.
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