SEMPLICEMENTE
LA PERFEZIONE
Capitolo
3
Pov
Edward
Le
luci a intermittenza rosse e blu mi procurarono appena
entrai nel locale un leggero fastidio agli occhi, ma anche quando
questo si fu dissolto,
non riuscii a vedere chiaramente cosa avevo davanti, ma questo
probabilmente
non era un male…Sapevo benissimo cosa avrei visto: Una massa
di gente, forse
troppo grande per le piccole dimensioni che in realtà aveva
il locale, che
ballava scatenandosi e i loro corpi imperlati di sudore per il
movimento troppo
continuato e per l’eccessivo caldo.
Poco
dopo, prestando più attenzione, avrei notato dei
ragazzi, tutti più o meno della mia età, che
ballavano muovendo il loro bacino
verso quello di ragazze che si strusciavano su di loro in un modo solo
paragonabile a quello delle puttane della peggior specie.
Poi,
allargando ancora di più il mio campo visivo, avrei
notato un bancone, al
centro esatto
della pista, circondato
a sua volta da
ragazzini impazienti di ricevere i loro cocktail, e ragazze, in abiti
talmente
striminziti e succinti che io in primis facevo fatica a definire tali,
ballare
in modo provocante in piedi su dei tavoli con ai loro piedi bottiglie
vuote di
Vodka e non sapevo cos’altro.
La
musica forte e martellante, invece, non fece altro che
darmi un’ulteriore conferma del posto in cui mi trovavo: Il
Bluered.
Il
Bluered era la discoteca più rinomata della provincia, ma
sicuramente non era un posto raccomando…Credo che anche mia
madre, nonostante
avessi ormai ventuno anni, non sarebbe stata felice di sapermi in quel
posto…Nessun genitore ne sarebbe stato felice.
Dai
genitori il Bluered era giudicato e descritto come un
posto dove il sesso occasionale, l’alcol e la droga erano di
casa, e in seguito
alla mia esperienza poteva anche ammettere che forse non avevano tutti
i torti.
M’incamminai
silenziosamente per un corridoio buio, lontano
dalla folla e soprattutto verso un piccolo privè che era
posto nell’angolo più
lontano da possibili occhi indiscreti: Io e il mio gruppo non ci
mischiavamo
mai a quella folla.
Apri
finalmente la porta rosso scuro del piccolo privè e
finalmente,
o forse no, vidi i miei amici, ma la scena più o meno era
uguale a quella di
tutte le altre sere:
Mike
era intento a baciarsi con la lingua una ragazza bionda
in una maniera che poteva benissimo essere dichiarata come vietata ai
minori di
diciotto anni, ma a lei, comunque, non sembrava importagliene
più di tanto dal
momento che sembrava più che apprezzare la mano di Mike che
era intenta ad
alzarle sempre di più l’orlo della mini, e ci
tengo a sottolineare mini, gonna
di jeans.
Appena
mi voltai dall’altra parte, invece, potei subito vedere
Laurent, James, Lauren ed Emmet.
Lauren
era la così detta “ migliore amica del gruppo
“ dal
momento che se gli era fatti passare tutti, esclusi Emmet e le ragazze
naturalmente.
Era
entrata nel nostro gruppo nel periodo in cui anche Laurent
ci era entrato, era un bocconcino più che invitante e ben
presto tutti noi
altri ragazzi fummo accontenti da lei…A letto non era niente
male, ma con gli
altri, come diceva lei, era solamente “ sesso occasionale
“ mentre io rimanevo
il suo preferito: Andavamo a letto insieme non meno di quattro volte
ogni due
settimane.
James
invece non era sicuramente il classico ragazzo
raccomandabile e la sua vita si poteva semplicemente descrivere alla
perfezione
con tre semplici parole: alcol, droga e sesso.
Aveva
ventiquattro anni, era il più grande del gruppo, e forse era proprio per
questo che tutte le
volte che avevo provato ad allontanarlo dai noi tutti gli altri, quelli
che io
definivo amici, mi si erano rivolti contro.
Erano
convinti che senza di lui il nostro gruppo non sarebbe
più esistito, ma a me proprio non andava giù:
Troppo impulsivo, troppo violento
e ai soli ventiquattro anni deteneva un record che a mio parere
viaggiava sull’impossibile…Aveva
già alle spalle quattro anni di reclusione, naturalmente
calcolando anche gli
anni in riformatorio come minorenne s’intende.
Laurent
non era niente a mio parere, era solamente il
cagnolino ammaestrato di James che lo seguiva ovunque andasse, trovavo
perfino
quasi inutile la sua presenza in quella stanza.
Poi
c’era Emmet, il mio fratellino.
Emmet
era mio fratello minore, aveva da poco compiuto
diciannove anni, e quindi automaticamente era il più piccolo
del gruppo.
Faceva
parte della nostra compagnia da solo sei mesi, ma io
avrei di gran lunga preferito che lui non ci entrasse proprio a far
parte.
Era
stato un mio errore, non mi ero accorto che mio fratello
mi seguiva con l’auto, che mio fratello entrava subito dopo
di me al BlueRed,
che mi vedeva entrare nella saletta…me ne accorsi solamente
quando entrò nel
nostro privè con una qualsiasi scusa per parlarmi, ma ormai
James lo aveva già adocchiato:
Gli avrebbe fatto comodo uno come Emmet, era alto e dal fisico
palestrato, nei
suoi incontri…Saremmo stati i due fratelli che
l’avrebbero fatto diventare
ricco:
Io
ed Emmet lavoravo per James, di cosa ci occupavamo?
Incontri
clandestini di boxe!
Il
mio compito da allora era stare lì e controllare che
Emmet non facesse cazzate…forse era questo l’unico
motivo per cui non avevo ancora
abbandonato James.
“
Fai un tiro Edward? “ James interruppe alla svelata i miei
pensieri “ no, lo sai che mi fa schifo quella roba”
risposi guadando quello che
mi stava offrendo che sicuramente non era una semplice sigaretta
“ non sai cosa
ti perdi amico “ e mentre diceva quelle parole si ributtava
comodamente sulle
poltrone rosse del privè “ domani poi abbiamo
anche un incontro, voglio essere
lucido “ “ mi piaci, sempre diligente “
sorrideva appena con il
classico sorriso di uno che ti voleva
prendere per il culo.
“
Victoria? “ chiesi poi rivolto a Laurent, Mike era appena
andato in bagno con la sua amichetta bionda “ ah
giusto…Ha detto che stasera
non veniva, ha la casa libera, e vuole che la chiami “ e
mentre mi rispondeva
mi sorrideva in modo malizioso.
Tutti
lì sapevano che io e Victoria andavamo a letto insieme
regolarmente da ormai due anni, niente coinvolgimenti sentimentali
naturalmente,
ma a letto era una vera bomba.
Presi
immediatamente il cellulare, quella sera avevo proprio
voglia di una scopata.
Al
terzo squillo rispose “ Ciao Eddy “ la sua voce era
carica di malizia e di sensualità “ come mai non
sei qui? Stasera avevo tanta
voglia di vederti “ decisi di stare al suo gioco “
mah guarda ho la casa libera
fino a domani pomeriggio, i miei sono andati via, oggi
sono andata a fare compere e mi sono
stancata “ la voce da finta bambina sicuramente non si
abbinava per niente alla
sua persona, decisi di sorvolare.
“
E cosa hai comprato di bello? “ chiesi sempre io “
sicuramente qualcosa che ti piacerà…vuoi venire a
vedere? “ rideva dall’altra
parte del telefono “ dieci minuti sono lì
“ e riattaccai, non sentivo nemmeno
il bisogno di salutarla.
“
Ragazzi io vado “ esclamai mentre mi mettevo su la giacca
e recuperavo le chiavi della mia bellissima Volvo “ Emmet tu
hai l’auto per
tornare, vero? “ il pensiero mi bloccò
all’improvviso “ certo fratellone, non
preoccuparti “ e dette quelle parole tornò a
occuparsi avido del suo drink “
non mi preoccupo se la smetti immediatamente di bere “ e
dicendo quelle parole
gli tolsi il bicchiere dalle mani e mi sbrigai a rovesciarne il suo
contenuto nel
bidone lì vicino.
“
Edward rilassati, era solo un cocktail “
s’immischio James
“ deve guidare dopo, non voglio che faccia un incidente solo per un cocktail “ dissi
sottolineando la parola solo e
guardandolo dritto negli occhi “ al massimo lo porto a casa
io Eddy “ “ dopo
questa mi sento molto rassicurato in effetti “ vidi James a
quelle parole cominciare
a innervosirsi.
“
Edward sta tranquillo, non bevo più niente, vai e
divertiti “ Emmet mi si avvicino prendendomi per il braccio e
guardandomi
dritto negli occhi, era sincero.
“
Va bene, allora a domani mattina “ e dicendo quelle parole
mi staccai dalla sua presa e mi velocizzai per riuscire a uscire il
più alla
svelta possibile da quel luogo.
La
situazione tra me e James ultimamente era abbastanza
tesa, aveva fatto bene Emmet a intervenire.
Il
cruscotto della mia auto segnava i 125 km orari quando il
mio cellulare squillò, mia madre, era meglio rallentare.
“
Pronto Mamma “ “ Edward finalmente rispondi,
sarà la
millesima volta che ti chiamo “ era una madre molto severa,
ma le volevo
comunque un bene dell’anima…Era una delle poche
persone a cui non mancavo mai
di rispetto.
“
Scusa Mamma, stavo guidando “ una mezza verità,
era meglio
non dirle dov’ero veramente “ o beh allora hai
fatto bene “ guardai l’orologio
11.00 p.m., strano che mi chiamasse a quell’ora.
“
Volevi dirmi qualcosa? È successo qualcosa? “
chiesi
velocemente sperando che non ci fosse alcun problema “ nono,
stai tranquillo,
ti ho chiamato solo per chiederti un favore “ un favore? Da
me?
“
Dimmi tutto “ chiesi curioso
“
Ti ricordi la moglie dell’ispettore Swan? “ a quel
punto
non riuscì più neanche a immaginare dove volesse
andare a parare “ certo che
si, quella tua amica che viene da noi ogni tanto, giusto? “
“ esattamente! Ecco
vedi oggi sono uscita con lei e parlando di una cosa e
l’altra è saltato fuori
che la figlia ha problemi in matematica e così ti ho
proposto come insegnate
per darle ripetizioni…che ne dici? “ sentivo che
mia madre stava facendo
apposta la voce tenera per convincermi, ma quella volta non sarei
crollato facilmente.
“
Assolutamente no, non ci penso nemmeno! “ esclamai urlando
quasi, non l’avessi mai fatto “
EDWARD
ANTONY MASEN CULLEN QUESTA NON è UNA PROPOSTA, MA UN ORDINE!
HO Già PRESO
L’IMPEGNO QUINDI NON PROVARE A OBBIETTARE E FATTI TROVARE
PRONTO DOMANI MATTINA
ALLE 11 “ addio mamma tenera, benvenuto Satana!
Sarà
meglio che torni alla svelta a essere il figlio modello pensai
mentalmente
mentre mi fermavo con l’auto davanti a un semaforo rosso e
prima di rispondere
“ok mamma, ma solo perché ormai mi hai
già messo in questo casino e non voglio
farti fare una così detta figura di merda con la tua amica
“ e appena arrivò il
verde ripartì.
“
Oh grazie tesoro! “ ecco mamma adorabile che ritorna
“
cosa da niente “ non volevo risentire Satana per quella sera,
ma prima di
riattaccare un dubbio m’invase la testa.
“
Mamma scusa hai detto Swan prima? “ pensavo di avere
capito male “ si, perché? “ come pensavo
“ ma la figlia del capo Swan non ha
mica otto anni? “ l’avevo già vista
quella bambina, era venuta a casa mia una
sera a cena con i suoi genitori:
Era
una mocciosa di otto anni con le treccine,
l’apparecchio, grassottella e bassa un metro e mezzo sputo.
“
Edward sono passati anni dall’ultima volta che
l’hai vista
“ grugnii in tutta risposta, ero sicuro di quello che dicevo!
“
Sarà, ma io me la ricordò benissimo “
ero sicuro che
avesse otto anni “ ti posso assicurare che ti sbagli Edward
“ “ vedremo “
risposi semplicemente “ vedremo “ rispose ancora
più velocemente mia madre.
Vedremo
mamma! Pensai
tra me e me mentre parcheggiavo la Volvo davanti a
casa di Victoria.
“
Mamma ora devo andare, ci vediamo domani mattina “ cercai
di chiudere il più velocemente possibile la chiamata
“ Tesoro alle undici fatti
trovare pronto, ricordati! “ “ sisi, va bene
“ e detto questo riattaccai la
chiamata licenziandola senza nemmeno salutarla, ero di fretta quella
sera!
Stavo
per bussare alla porta di legno, quando Victoria precedendomi
mi aprii:
I
lunghi e boccolosi capelli rosso fuoco erano stati
lasciati sciolti e mettevano ancora di più in risalto la sua
pelle chiara.
Ma
quello che attirò la mia attenzione quella sera non
furono né i suoi occhi verdi incorniciati da un paio di
lunghe ciglia nere, né
i tratti del viso simili a quelli di un felino, bensì il suo
corpo da urlo reso
ancora di più in evidenza dal suo intimo striminzito rosso
accesso.
Quel
completo copriva ben poco, sicuramente non era una così
detta ragazza seria, ma per quella sera mi dissi che poteva andare
benissimo
“
Ti piace? “ mi chiese facendo scorrere la sua mano
languidamente lungo il corpo, ma non risposi nemmeno, mi limitai
solamente a
entrare in casa sua chiudendomi la porta alle spalle e sbattendola con
poca
grazia contro il muro.
Da
lì in poi ricordo solamente il letto, i gemiti, gli
orgasmi, il mio essere quasi violento e la continua sensazione di vuoto
che
comunque opprimeva il mio petto.
Ero
stanco della mia vita, io volevo qualcosa in più, ma il
ricordo
di lei continuava a perseguitarmi…Alla fine era tutte come
lei, e Victoria, che
ormai giaceva addormentata nel suo letto, ne
era l’ennesima prova.
“
Edward, Edward, Eddy, Edduccio, Edwardino “ una voce
allegra e fin troppo squillante quella mattina mi fece ridestare dal
mio sonno
senza sogni, ma io volevo dormire ancora un po’ e
così feci finta di non
sentire, ma “ EDWARD ALZATI DA QUEL LETTO “ e un
improvviso fascio di luce mi obbligarono
ad aprire gli occhi.
“
Che cazzo vuoi? “ non feci nemmeno caso a chi era colui
che mi aveva svegliato, a priori i miei toni se gli era meritati.
“
è così che parli alla tua adorata sorellina?
“ la risata
cristallina di Alice mi obbligò a voltarmi, ed ecco il mio
folletto preferito:
Alta
a mala pena 1.60 cm, con i capelli corti e neri, occhi
verde chiaro, era la mia sorellina di appena sedici
anni…certo, non era più una
bambina, ma ai miei occhi rimaneva sempre quella bambina di sei anni
che mi
chiedeva di aiutarla a vestire le Barbie.
Su
quel punto, a conti fatti, però non era cambiata
più di
tanto, era ancora una maniaca in fatto di vestiti..
Caratterialmente
era la persona più allegra, spigliata e
piena di vita che conoscessi, era difficile starle dietro, ma io
comunque le
volevo un gran bene!
“
Cos’è successo mia sorellina adorata per svegliare
il tuo
caro fratellone all’alba? “ la nota di sarcasmo
nella mia voce era più che
evidente “ caro fratellone intanto non è
l’alba, ma sono le undici di mattino e
nel caso tu non ti ricordassi hai un
impegno. Quindi ora caro fratellone la smettiamo con questo tono da
idioti e
porti il tuo culetto giù dalle scale “.
Guardai
la sveglia sul mio comodino, segnava le 11.04 a.m.…Cazzo!
“
Mamma è in casa? “ chiesi quasi spaventato dalla
risposta “
per tua fortuna è uscita mezz’ora fa con Ally e
non torna prima dell’una, ma
comunque sbrigati, non vorrai fare la figura del ritardatario il primo
giorno
di ripetizioni “ e dicendo quelle parole si alzò
dal mio letto e si avviò verso
la porta.
“
Dammi cinque minuti, mi faccio una doccia e scendo “ per
tutta risposta Alice mi fulminò con lo sguardo “
sbrigati però “ e dicendo
quelle parole finalmente aprii la porta.
Stavo
per andare in bagno quando la voce del folletto mi
obbligò a rivoltarmi “ comunque questa
è veramente carina “ e facendomi
l’occhiolino
scomparì lasciandomi nel dubbio su di chi si riferisse.
Andai
in bagno, mi spoglia e finalmente entrai in doccia.
L’acqua
calda e il vapore mi fecero volare con la mente alla
notte precedente:
Mi
ero svegliato nel letto di Victoria verso le tre e ancora
intontito mi ero alzato facendo di tutto per non farla svegliare, non
era nelle
mie abitudini dare il così detto bacio post-scopata e
così mi rivestii nel modo
più silenzio possibile.
Guidai
senza pensare a niente di particolare fino a casa
dove finalmente potei toccare il mio letto e cadere finalmente
rilassato tra le
braccia di Morfeo.
Insomma
niente di speciale, il classico sabato sera!
Mi
sistemai lentamente e mi apprestai a scendere le scale
solo quando anche i miei capelli avevano finalmente ripreso la loro
forma
ribelle che faceva tanto impazzire le ragazze: Subito dopo mi sarei
dovuto
vedere con una brunetta che avevo conosciuto tre giorni prima.
Poi
pensai anche di potermela prendere con calma dal momento
che probabilmente la bambina di otto anni che mi aspettava
giù non sapeva
nemmeno leggere l’orologio e che quindi non si sarebbe
nemmeno accorta del mio
ritardo.
Scesi
in assoluta tranquillità le scale fino ad arrivare in
salotto.
La
ragazza era voltata di spalle e parlava allegramente con
Alice, erano talmente tanto coinvolte nelle loro chiacchere che nessuna
delle
due si accorse della mia presenza.
“
Buongiorno “ e finalmente si voltò:
I
capelli color castano scuro ricadevano morbidi e in
eleganti boccoli sulla schiena, la pelle chiara, quasi paragonabile
solo al
chiarore della luna, era messa ancora più in risalto dalla
piccola bocca rossa
a forma di cuore.
Ma
quello che mi colpii più di tutto furono i suoi occhi,
posti sul piccolo viso a forma di cuore,
marroni cioccolato, caldi, luminosi, allegri, ma che mi
sembrava
conservassero nel profondo una malinconia e una tristezza che
probabilmente
quasi nessun altro sarebbe riuscito a cogliere.
Improvvisamente
le sue guance si colorarono di un rosso
porpora acceso, e se di solito quel particolare nelle ragazze mi faceva
ridere su
di lei non potei fare altro che trovarlo adorabile.
Era
semplicemente bellissima!
Finalmente
la ragazza si alzò e cominciò ad avvicinarsi,
inspiegabilmente
il mio cuore cominciò a battere più del dovuto, e
così potei osservare anche il
suo corpo.
Era
magra, ma non troppo, di
altezza sicuramente non era tanto più alta
di mia sorella Alice, ma le forme erano tutte al loro posto…e che forme mi ritrovai a pensare
improvvisamente vergognandomi quasi dei miei pensieri.
“
Piacere Bella “ ok, sicuramente non aveva otto anni!
Buona
sera a tutti….
Scusatemi
immensamente per questo ritardo, ma
questo è un periodo veramente no: La scuola mi sta
letteralmente distruggendo e
anche a livello personale me ne stanno accadendo di tutti i colori e
così
diciamo che la mia ispirazione si è un po’ buttata
giù dal ponte.
Devo
essere sincera, pensavo di non riuscire a
finire questo capitolo, per me è stato veramente difficile,
ma so anche che il
prossimo lo sarà ancora di più: Il primo dialogo
è sempre il più difficile per
me!
Mi
affido a voi: Voi cosa proponete? Che consigli
mi date? Fatemi sapere tutto e in particolare cosa ne pensate di questo
capitolo, che a me più di tanto non convince.
Nella
speranza che vi sia piaciuto ringrazio
di cuore tutte le persone che mi hanno inserito nelle seguite, chi
nelle
ricordate, chi nelle preferite, chi legge soltanto e soprattutto loro: Paride,
IsaIsabella, Adelina blabla.
Alla
prossima
Ally
Salvatore
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