“Oh
mio dio! O mio dio!” Caroline unì entrambe le mani di
fronte alla bocca e sgranò gli occhi. “E' magnifico!”
“Ora
sei l'unica vampira rimasta in città.”
Caroline
saltellò sul proprio letto, muovendosi scompostamente. Cadde
sulla schiena allargando le braccia e sospirò, socchiudendo le
palpebre. “Non posso crederci... dio!”
“Dio
dice che Elijah ha assunto l'ultima dose delle cura.” Elena
sistemò un cuscino dietro la schiena e la guardò,
dubbiosa. “Tyler?”
“In
ritiro con la squadra di football per la partita di homecoming.”
“Sai
a cosa mi riferisco. Se Tyler ti morde, senza più il sangue di
Klaus morirai.”
Klaus.
Chissà se erano guarite, le ferite. “L'hai visto di
recente?”
“Proprio
ieri, in fila alla cassa. Aiutava una vecchietta a portare la spesa.”
Caroline
scoppiò a ridere, contraendo lo stomaco. “Cosa faceva?!”
“Sta
ritrovando la sua umanità” mormorò Elena,
paziente. “Dicevi che c'era del buono in lui... come vedi, non
ha deluso le tue aspettative.”
“Ti
prego!” esclamò tornando a sedere. “Bonnie ha
composto le sue scuse? Quanto ancora mi farà aspettare?”
“E'
ben decisa sulle sue ragioni, qualunque esse siano.”
Non
le aveva raccontato niente? Caroline aggrottò la fronte, posò
le braccia sulle ginocchia piegate e la guardò, maliziosa. “Se
ti dicessi che ho fatto una cosa molto brutta ai danni di Klaus...”
“...
ti farei un applauso e ti chiederei di farlo di nuovo” mormorò
Elena fissandola negli occhi. “E di nuovo e di nuovo.”
Per
questo era la sua migliore amica. Perché se la intendevano a
meraviglia.
***
“Ce
l'hai, l'innamorata?”
Klaus
sogghignò, intinse il biscotto nella cioccolata calda e lo
sgranocchiò. Scosse la testa in cenno negativo e una briciola
cadde dal labbro finalmente rimarginato. Solo una lieve ferita rosata
ne deturpava il disegno perfetto. Gliel'aveva detto Katinka, a
tredici anni. Labbra perfette per baciare. E lui ci aveva
sempre creduto.
“Arriverà”
decretò allungando un tovagliolino al ragazzo. “Devi
solo pazientare.”
Klaus
rise un'altra volta. “Era tutto buono, signora Smith.”
“Tutto
buono!” soffiò la vecchietta con un gesto di stizza
e malinconia. “Una volta preparavo pranzetti splendidi per il
mio Charlie...”
Il
cane? Il figlio? Il marito?
“L'unico
uomo che abbia mai amato... che il Signore mi perdoni... ero così
innamorata di lui.. era di stanza, durante i bombardamenti... la
divisa da infermiera mi stava un gran bene... se l'è portato
via un rosso...”
L'ex
vampiro seguì il piccolo segno della croce che la vecchia fece
con le dita e annuì, mostrando comprensione. “Mi
spiace.”
“Oh,
è passato così tanto tempo” si schermì per
l'ennesima volta. “Prendi un altro biscotto. Portali via.
Offrili ad una bella ragazza. Sono troppo duri per i miei denti, ma
sono fatti col cuore... e le cose fatte col cuore non vengono mai
rifiutate.”
***
La
vecchia signora Smith era rimasta indietro con i tempi. Offrire
biscotti ad una ragazza!, pensò ridendo e guardando il
sacchetto che aveva preparato per lui. Rebekah l'avrebbe accusato di
metterla all'ingrasso, se le portava anche quelli. Klaus si
avvicinò al primo cestino lungo la strada e stese il braccio,
esitante. Però...
Le
cose fatte col cuore non vengono mai rifiutate.
Li
avrebbe mangiati a colazione, pensò, ritirando la mano. Uh?
“'ccidenti!
Ahia!”
Maledizione!
Si era scatenata un'altra volta! Bonnie trattenne l'impulso di
grattare la fronte che le prudeva con le mani sporche di grasso della
bicicletta. Sospirò e mugolò, frustrata per la propria
inettitudine.
“Devi
condurla e girare piano il pedale o non si aggancerà mai.”
Oh,
perfetto! Anche il saputello che le avrebbe detto cosa fare, invece
di aiutarla! Bonnie alzò la testa, parando il sole con la mano
e stando attenta e non macchiarsi. Raggelò e desiderò
essere mille miglia lontano dal marciapiede della First Avenue di
Mystic Falls.
Quel
ferrovecchio non avrebbe mai passato la revisione, se fosse stata
obbligatoria per le biciclette. Klaus posò il sacchetto per
terra e forzò il pedale. Tirò su le maniche e Bonnie lo
osservò mentre si industriava a litigare con la ruota dentata
al posto suo.
“Vuoi
un consiglio da un estraneo? Comprane un altra, questa è
arrivata...”
“Non
siamo proprio estranei.”
Klaus
si bloccò con le dita sul cambio. Alzò gli occhi sulla
ragazza e poi li riportò sulla ruota. Ripararla bicicletta era
questione d'orgoglio, ormai. “Come va?”
“Il
solito.”
Bonnie
si umettò le labbra e girò lo sguardo sul sacchetto,
chiuso con un fiocchetto graziosissimo. “Un regalo?”
“Sono
biscotti fatti in casa. Sono buoni, assaggiane uno.”
Biscotti!
Bonnie sentì la salivazione aumentare. Era digiuna dalla
sera prima, aveva dimenticato il pranzo a casa e la mensa non offriva
granché. Sciolse il nastrino dopo aver pulito accuratamente le
mani. Ne sgranocchiò uno, mugolando di piacere. “Sono
buonissimi!”
“Perché
sono fatti col cuore. Tutte le cose fatte col cuore riescono... ma
porc! Riparata!” esclamò drizzando le spalle. “Provala.”
“Sto
mangiando i biscotti” dichiarò con la bocca piena. “Li
hai fatti tu?”
Klaus
le gettò un'occhiata di compatimento. “Passata, la
tristezza?”
“Torna
a tradimento” dichiarò chiudendo il sacchetto ed
indicandolo con un cenno del mento. “Qualcuno ti vuole bene...”
“Na,
le ricordo il suo primo amore.”
Bonnie
batté le palpebre. Di chi stava parlando?
***
“Le
persone si interessano di te quel che basta per sanare la propria
curiosità, ma non vogliono penetrare troppo a fondo nell'animo
umano. Si annidano parecchi demoni, laggiù... nessuno ascolta,
tutti parlano... parlano anche quando non hanno niente da dire... è
orribile...”
Bonnie
annuì debolmente, le labbra strette attorno alla cannuccia di
un milk shake, il viso fra le mani e i gomiti sul tavolino di un
caffè appena aperto, trovato per strada. Klaus tamburellò
piano le dita sulla superficie liscia e fissò la vetrata
arrossata dal tramonto. “Non hai qualcuno che ti aspetta, a
casa?”
“Mia
madre se n'è andata quando ero piccola e mio padre... beh, non
sono mai andata molto d'accordo con lui” sussurrò
grattando piano la cute fra i capelli. “Preferisco stare sola.”
“Nessuno
vuole stare solo” mormorò girando lo sguardo sulla
strega. “Credi di essere felice...”
“Non
lo credo e non lo sono” lo interruppe fissando le mani strette.
Bonnie incrociò le dita e vi posò contro la bocca. “E
tu sei felice?”
“Stordito.
Frustrato, nostalgico” elencò immergendo il viso nel
tramonto. “Aggiungine qualcuno tu, sono stanco di piangermi
addosso.”
“Allora
smettila.”
“Ci
sto provando...”
“Cosa
te lo impedisce?”
Klaus
aprì gli occhi e la guardò con un sorrisetto velato.
“Me stesso.”
***
“Grazie
per averla riparata.”
Klaus
si inchinò con uno svolazzo ironico, fece per prenderle la
mano ma ci ripensò e la contorsione si concluse con una buffa
– e dolorosa - torsione del busto.
Bonnie
saltò in sella alla bicicletta, diede due pedalate e la catena
partì di nuovo. Klaus alzò gli occhi al cielo. Era la
riprova che le cose sapeva solo romperle!
***
Il
sole era ormai tramontato e le strade erano deserte. Per fortuna!
Aveva scongiurato un eventuale incontro con Caroline che le
avrebbe procurato non pochi grattacapi, pensò guardandosi di
nuovo intorno. “Non devi accompagnarmi a casa...”
“E'
piena di tipacci, questa città. Te ne cammina uno affianco e
non te ne sei neppure accorta” ironizzò e Bonnie
sorrise, mascherando la contrazione della guancia. “So
difendermi.”
Klaus
si fermò e la ragazza andò avanti di tre passi, prima
di fermarsi a sua volta.
“Di
fronte un grande pericolo, gli uomini reagiscono in maniera ambigua”
cominciò, esitante.
Stava
parlando del bacio. Bonnie guardò il fondo della strada, poi
si voltò. “Volevo solo immobilizzarti, non ucciderti.”
Klaus
annuì. Teneva le mani infilate in tasca e tutto il suo essere
era dominato dal battito del cuore. Alzò il palmo destro in
cenno di saluto e girò su se stesso. Cosa c'era che lo
infastidiva? La sua indifferenza. L'aveva liquidato come un fatto di
poco conto...
“Devo
fare un incantesimo, vuoi aiutarmi?”
Un
incantesimo?
L'ex
vampiro tornò sui suoi passi e la squadrò, dubbioso.
Bonnie
abbassò lo sguardo sul cestello della bicicletta e dondolò
sulle gambe. “Voglio vedere Jeremy e ho bisogno di un vincolo
su questa terra. Non è pericoloso per te...”
“Per
te sì?”
Bonnie
mosse appena la testa. “Mh...”
Sì?
Poteva perdersi e voleva farlo lo stesso?
“Voglio
dirgli addio.” Bonnie fagocitò le labbra e tornò
a spingere la bicicletta fino alla rimessa dell'abitazione. Klaus la
seguì a corta distanza. “Ti aiuto” mormorò
quando Bonnie infilò le chiavi nella porta di casa.
“Rasserenati, la disperazione toglie le forze.”
***
Bello.
Belle le candele, bello il cerchio magico... Klaus inspirò
l'aria profumata di incenso e si scoprì molto rilassato. La
guardò mentre studiava il libro di magie, osservò i
movimenti delle dita, le labbra che ripetevano a bassa voce le parole
magiche e un sorrisetto scemo gli spianò i lineamenti. Scivolò
al suo fianco mantenendo le gambe incrociate e spiò le
scritte. Mise le mani sulle sue spalle e la tirò indietro,
scostando la ciocca di capelli che ricadeva da un lato. Bonnie lo
fissò, perplessa e incredula.
“Mi
fai ombra” si giustificò, alzando il libro. “Latino!
Niente di più semplice da...”
Bonnie
gli tolse il libro di mano ed espirò, alterata. “Torna
al suo posto.”
“Mi
annoio.”
“Ho
quasi finito” dichiarò aggrottando la fronte. Non
riusciva a concentrarsi se le alitava sul collo!
Klaus
raggiunse la paste opposta del cerchio e sbuffò. “Ora
cosa devo fare?”
“Stare
zitto!”
***
Non
era un esperto di magie, ma era evidente che non stava andando bene,
quell'incantesimo. Si era abituato all'odore di incenso e non era più
stordito come prima. Solo stanco. Parecchio stanco, pensò
stentando a tenere gli occhi aperti. Bonnie gli aveva detto che
l'avrebbe usato come ancora su questo mondo, non aveva parlato
di svuotarlo della forza vitale. La strega gemette all'improvviso e
quando tremò, spalancò gli occhi, lucidi di lacrime.
Klaus non ebbe dubbi che l'avesse trovato. Bonnie ansimò e lo
guardò fisso per qualche secondo, prima di avventarsi sul
libro e sfogliare avidamente le pagine. “Tu sei bravo ad
entrare ed uscire dagli ospedali...” mormorò con voce
roca. “Ho bisogno di sangue, tanto sangue...”
“Per...?”
Bonnie
infilò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e non rispose,
scorrendo le scritte del libro magico. Klaus strisciò verso di
lei - aveva le gambe addormentate e gli formicolava tutto il corpo –
la sfiorò e si accorse della pelle gelata e sudata al tempo
stesso. Tirò via il libro e lo gettò da un lato. Bonnie
lo fissò come se avesse commesso un atto orribile. Si avventò
sul tomo e l'ex vampiro la bloccò. “Vuoi riportarlo in
vita, vero? Ogni strega che ho incontrato ha sconsigliato l'impresa.”
“Io
non sono una strega qualsiasi!” esclamò, arrabbiata. “E
tu non puoi fermarmi!”
“Posso
eccome” sibilò afferrandole la gola e la nuca in una
presa che la destabilizzò. “Una sola sillaba magica e ti
rompo il collo, gattina.”
Bonnie
lo fissò, ansimando di rabbia. “Non puoi farmi questo!”
Le
sue identiche parole, pronunciate in un momento di rabbia e dolore
nel salotto dei Gilbert. “Non hai idea di quel che posso fare,
adesso...” sibilò alzandole il mento tanto che Bonnie
sentì un dolore correre per la muscolatura. “Nessuno
torna dall'altra parte, è chiaro?” soffiò,
minaccioso. “Da retta alle tue sorelline e trovati un altro
ragazzo.” Klaus la lasciò andare di scatto e Bonnie
ricadde contro il divano. “Ciò che è morto, deve
restare morto.”
Proprio
lui pronunciava parole simili?! Bonnie trasecolò, divertita.
“Se ti fosse data la possibilità di tornare com'eri...”
“Potevo,
dovevo, volevo!” esclamò con un sogghigno. “Che
ti ha detto, il tuo ragazzo, per farti incazzare tanto?”
Bonnie
arrossì. “Non vuole più vedermi, è
arrabbiato con me...”
“Lo
resusciti per litigarci meglio? Voi donne siete geniali.”
“Cosa
ne sai tu dei sentimenti?! Hai smesso di fare il vampiro una
settimana fa!”
Klaus
socchiuse le palpebre e il viso si compose in uno di quei sorrisetti
irritanti e accondiscendi che Bonnie detestava tanto.
“Potrei
farti la lista delle persone che ho perso, ma non voglio tediarti con
un racconto fatto di solitudine, disperazione, noia e morte”
sussurrò, pacato. “Dormici su.”
“Tu
mi aiuti a fare questa cosa ed io ti faccio tornare vampiro...”
sussurrò, decisa. “E' una transazione conveniente per
entrambe le parti.”
Klaus
la studiò, valutando l'offerta sul tavolo. “Parli una
lingua intrigante, gattina.”
“Fai
venire i brividi” soffiò, prendendo il libro e sfiorando
la copertina intarsiata, alzando lo sguardo sul ragazzo inginocchiato
su di lei.
“Mi
piacciono le streghe mercenarie. Hanno sempre un prezzo che non puoi
permetterti” mormorò sfilandole il libro dalle mani. “Un
bacio per suggellare il patto?”
Le
reazioni di Klaus erano imprevedibili e del tutto terrificanti. “Una
stretta di mano non è sufficiente?” domandò,
perdendo terreno.
“Sfidi
la morte e temi il bacio di un povero essere umano?” sussurrò
sfiorandole la mandibola e la cornice del labbro inferiore. Bonnie
sentì le palpebre farsi pesanti e le labbra aprirsi sotto la
carezza. Il cuore sembrava voler annunciare al mondo la sua viva
esistenza e il languore che ristagnava nel ventre la stava uccidendo.
Girò la testa, mordendo l'interno della guancia.
“D'accordo,
una stretta di mano” mormorò accondiscendente.
“Strega...”
Bonnie
lo guardò di sfuggita, immobile e col respiro trattenuto.
“Tu
sì che sai far sentire un uomo desiderato” ridacchiò,
alzandosi in piedi con un gemito di dolore. “Di curaferite
da dado dieci, ne hai ancora?”
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