Una
settimana dopo
Ogni
generazione nasceva una strega in grado di rompergli le palle fino
alla morte! Klaus passò la mano nei capelli e saltò in
piedi, attirando lo sguardo incuriosito di Rebekah. “Ma dove
vuoi che siano? Nel mio congelatore!” esclamò nel
telefono. “Hai idea della portata della tua richiesta,
gattina?!”
Gattina.
Rebekah chiuse il libro di geometria e aprì quello di
storia.
“Eppure
sono famoso per i miei repentini cambi d'umore, strega...”
Strega.
Rebekah picchiettò la matita sul libro e lo guardò
di sottecchi.
“Puoi
farlo qui, il tuo rituale! Il congelatore non posso spostarlo...
finiscila tu!” soffiò bloccando il tramestio della
matita della sorella che lo guardò con una smorfia
tragicomica. “Candele ne abbiamo?” sussurrò
coprendo il microfono con la mano.
“Non
da rituale magico” lo prese in giro mordendosi le labbra.
Klaus
attaccò, alzando gli occhi al cielo. “Tu vai al cinema,
domani stasera.”
“Non
posso restare a guardare?”
“No.
Neppure io resterò a guardare. Mi fa impressione vedere la
gente tornare in vita. Non è naturale” disse e Rebekah
fece finta di non averlo mai udito.
“Avete
disseppellito il corpo di Jeremy?”
“E'
nella lista di cose da fare” borbottò collegandosi ad
Internet dal tablet.
Rebekah
dondolò sulla sedia e tirò indietro il collo. “Se
Elena lo verrà a sapere, le si spezzerà il cuore.”
“Da
quando sei così sentimentale?”
“Se
ti dessero l'illusione di far rivivere Kol e Finn...”
“E
chi li rivuole indietro... due rompicoglioni...” soffiò
distratto, grattando la tempia.
“Nik,
perché la stai aiutando?”
“Abbiamo
fatto un patto.”
Rebekah
guardò prima la testa riccioluta del fratello, poi il soffitto
ed infine la minuscola candela aromatica che ondeggiava placida sul
suo tavolo. “Bonnie ti piace.”
“E'
una mercenaria, si vende al migliore offerente” mormorò,
completando l'ordine rapido.
“Esattamente
il tuo tipo di donna. Traditrice, infida...” elencò
divertita. “Dolce, allegra, simpatica...”
“...
ossessionata dall'ex fidanzato” concluse stirando la schiena.
“La solitudine fa fare cose stupide.”
“Nik?”
“Che
c'è, ora?”
“Invitala
ad uscire.”
***
Din
don!
Oh...
che mal di testa...
Bonnie
riemerse dal sonno profondo che l'aveva invischiata, lottò per
tornare a terra e quando aprì gli occhi, vide il libro degli
incantesimi aperto accanto alla ciotola d'incenso e le candele spente
sul pavimento. Pigiò le mani sulla fronte e voltò sulla
schiena, nascondendo i piedi infreddoliti sotto la coperta della
signora Smith.
Din
don din don din don!
Bonnie
gemette e caracollò fino alla porta. Ci mise un po' a mettere
a fuoco il visitatore e quando lo fece, una smorfia le arricciò
il viso. “Hai smarrito la strada di casa?”
“Hai
una brutta cera, gattina.”
“Allora
non guardarmi” sussurrò stringendo le tempie fra le mani
e trascinandosi di nuovo fino al divano. “Perché sei
venuto?”
Klaus
sgusciò in casa e vide i resti dell'ultimo incantesimo sparsi
su tutto il pavimento. “L'intenzione era quella di invitarti a
cena per un ultimo pasto, visto che domani sarai sicuramente
morta...” iniziò alzando una piuma di struzzo da terra.
“Hai spennato un uccello?”
Bonnie
brontolò e si voltò su un fianco, tirando la coperta
fin sulla testa.
Klaus
si sbarazzò della piuma lasciandola fluttuare. Era smagrita,
pensò. Aveva le guance scavate e i capelli sembravano senza
vita. Aveva abusato della magia.
“Ho
trovato un modo per viaggiare senza bisogno di giubbotti di
salvataggio...” biascicò. “L'ho quasi convinto
a darmi una possibilità...”
“Quante
volte...”
“Nove...”
Ogni
volta che lo incontrava, lo spirito del piccolo Jeremy le succhiava
la linfa vitale. Qualora fosse morta, si sarebbe appropriato del suo
corpo. Klaus la voltò verso di se e la testa di Bonnie
ciondolò, priva di conoscenza. Il vampiro la guardò,
soppesando una decisione. Se ne sarebbe pentito, pensò
avvolgendola nella coperta e prendendola in braccio. Oh, quanto se ne
sarebbe pentito!
***
“E'
disidratata e credo non si nutra da giorni.”
Meredith
non la finiva più di scrivere, tastare e auscultare. Klaus la
guardò, torvo. “Morirà?”
“Ma
no...” sussurrò iniettandole un liquido in vena. “Torno
a controllarla nel pomeriggio. Quando la flebo di salina finisce,
sostituiscila con questa. Contiene sostanze nutritive.”
“Come
faccio a tenere buona una strega che tenterà di squagliarmi le
parti intime, appena scoprirà cosa è successo?”
sospirò, accompagnandola alla porta.
Meredith
lo guardò da capo e piedi, sorridente. “Sei il suo
tutore legale?”
“No.”
“Il
suo ragazzo?”
Klaus
sogghignò, divertito. “Solo l'azionista di maggioranza
della sua carriera universitaria.”
“Allora
sei fottuto” decretò calpestando lo stupido zerbino in
cocco messo lì, chissà quando, da Rebekah. “Non
farla agitare.”
Appena
si fosse svegliata, tutta Mystic Falls l'avrebbe sentita urlare.
Klaus pensò bene di creare una rete di scudi umani da
frapporre fra se e la 'furia nera'. “Elena, cara... ho
bisogno dei tuoi servigi” soffiò nel cellulare.
Tre
giorni dopo
“Nonna...”
“Shh...
sono qui... dormi...”
Elena
le accarezzò i capelli finché non si riaddormentò.
La ragazza ritirò la mano e una consistente ciocca di fili
neri rimase impigliata fra le dita... e c'era della terra... ma da
dove... Elena raggelò e tornò a guardarla. Era
pallida, smunta e senza forze. Ogni volta che si svegliava, rantolava
un nome a caso e subito sveniva.
“Come
sta?”
Erano
i capelli e la terra ad impedirle di rispondere. Li mostrò a
Rebekah e la ragazza spalancò gli occhi come lei. “Prima
almeno si svegliava... sono due giorni che non riesce a prendere
conoscenza...”
“Le
streghe la stanno punendo per aver abusato della magia.” Klaus
si fermò all'ingresso della stanza, due nuove tele
sottobraccio e una manciata di colori a olio in tasca.
Quell'aleggiare di morte a pochi passi dallo studio, gli riattivava
il lato creativo. Posò le tele contro il muro ed entrò
nella stanza, accigliato. Annusò l'aria inspirando
profondamente. “Sta andando in decomposizione” annunciò,
macabro.
Elena
lo guardò a bocca aperta. “Ma è viva, respira!”
“Non
è lei, è tuo fratello” borbottò
avvicinandosi al letto e tirando via la coperta. I tatuaggi di Jeremy
erano comparsi sulle braccia. “La sta possedendo.”
“Ma
Jeremy...”
“Jeremy
è morto. Quello che ha incontrato era uno spettro con le
sembianze di tuo fratello. Tutti sanno che gli spettri non vogliono
fare gli spettri ma tornare sulla terra... deve fare davvero schifo,
laggiù.”
“Non
possiamo iniettarle sangue di vampiro?”
“E
dove lo troviamo, non ce ne sono rimasti...” Rebekah tacque e
guardò il fratello. “Beh, che aspetti?”
“Una
strega attinge forza dalla Natura, non può ricevere sangue di
vampiro.”
“Bonnie
non è più legata alle altre streghe. Usa l'espressione
o quel che cavolo è!” esclamò Elena, isterica.
“Per una volta nella tua vita, puoi smettere di tirartela e
aiutarla disinteressatamente?!”
“Sto
cercando di non farla morire, cuoricino!” ruggì. “Se
non riesci a stare buona e a fornire un'idea valida, vattene!”
Elena
schizzò via dalla stanza masticando uno 'stronzo' e Rebekah lo
guardò, attenta. “Possiamo rallentarle il cuore...”
“...
e far credere allo spettro che l'ospite è morto.
Spezzeremo il legame che li tiene legati e Bonnie sarà libera”
mormorò a bassa voce. “Se ci sbagliamo, creeremo una
strega vampiro che userà la magia nera per trasformarmi in un
rospo di palude.”
“Carini,
i rospetti!” esclamò, legando i capelli. “Dovrai
tenerla ben ferma ed essere molto veloce nel guarirla.” Rebekah
salì a cavalcioni del corpo e tirò su la manica della
felpa. “Tu prova a ridire che non ti piace...” sibilò
unendo le dita e sollevando il gomito. “Provaci!”
Due
giorni dopo
“Girl,
I think about you every day now...”
Klaus
colpì il dipinto con una pennellata improvvisa e una lunga
striscia nera macchiò l'immagine che non voleva saperne di
apparire. Il vampiro la guardò con una smorfia dolorosa e
pensò a come rimediare al danno provocato dalla sua furia
artistica.
“There
is no doubt you're in my heart now...”
Anche
se era caduta in una specie di coma, a conti fatti era stato un
successo. Bonnie era viva, Elena era svenuta alla vista del sangue e
Caroline aveva cercato di impalarlo con la stecca del biliardo,
quando l'amica l'aveva avvertita della cura d'urto che avevano
applicato sulla posseduta.
“Said
sugar take it slow and we'll come together fine...” fischiettò
pulendo le mani su un straccio bagnato di trementina. Tutto stava
vedere che al risveglio avesse chiesto una bistecca o una sacca di
sangue. “All we need is just a little patience...”
*
Che
odoraccio di pesce e olio! Si era rimesso a dipingere.
Rebekah
ciondolò fino alla stanza di Bonnie. Si fermò davanti
la porta socchiusa ed entrò in punta di piedi. “Organizzo
un casting
di principi azzurri, ti va?” sussurrò sentendosi un po'
stupida a parlare alla strega addormentata. “Eddai, B... non
costringermi ad ordinare la bara di cristallo ai nani...”
Rebekah risucchiò il labbro inferiore e la guardò
ancora. “Ti prego, sta finendo le tele! Non hai idea di cosa
succede quando si trova a corto di tele!” singhiozzò
riducendo la voce al minimo. La spiò, sperando in un moto di
compassione e ripresa ma restò delusa. Rebekah mugolò e
abbandonò la stanza, affranta. “Esco...” borbottò
in direzione del fratello che non diede alcun segno di aver udito.
“Ho detto che esco!”
“Ho
sentito, non sono sordo” rispose senza voltarsi. “Sono
già venute?”
Le
due ragazze venivano tutti i giorni a trovarla. Elena studiava alla
luce soffusa dell'abat
jour e teneva la mano di
Bonnie nella sua. Non la lasciava neppure per voltare le pagine.
Caroline si piazzava sul lettone e parlava parlava... parlava così
tanto che entrambi avevano sperato che Bonnie si svegliasse e le
lanciasse un incantesimo di annodamento della lingua.
“Sì...”
Quello
significava relax completo per una sera? Klaus stirò
pigramente la schiena e le lanciò un sorriso smagliante.
“Torna molto tardi!”
***
Divano,
una vasta scelta di sacche di tipo diverso e il tablet dalle batterie
cariche. I piaceri della
vita, pensò
dondolando una gamba sull'altra. L'immortalità non gli era mai
sembrata più rilassante e quel film horror faceva davvero
cagare sotto ma Klaus si ostinava a guardarlo al buio e con le
cuffiette nelle orecchie.
Se
avesse avuto un cuore funzionante, si sarebbe fermato nell'istante in
cui una manina esitante lo toccò.
Klaus
inspirò e chiuse gli occhi per mantenere il controllo e non
saltare alla gola del malcapitato, come l'istinto gli suggeriva di
fare. Girò piano il collo e la ciocca di capelli che lo
sfiorò, provocò un altro squasso di paura. Se fosse
stato un gatto, l'avrebbero tirato giù dalle tende con
difficoltà, pensò ingoiando un accenno di isteria.
Bonnie
si guardò attorno, tenendo ben stretta la coperta attorno al
corpo nudo. Svegliarsi in un luogo sconosciuto era orribile. Scoprire
di essere ospite del vampiro – perché e come era
finita lì? Perché era nuda? - la atterriva. Bonnie
rabbrividì, completamente confusa. Era affamata, aveva la gola
secca e se cercava di mettere insieme due parole magiche, queste si
confondevano nella testa e svanivano dopo un attimo. La coperta
lasciava fuori solo la testa e l'alluce sinistro che ritirò,
appena incrociò lo sguardo del vampiro. “Perché...
perché è così... buio?”
Gli
occhi erano più grandi del normale e quel battito acuto nelle
orecchie tradiva paura e incertezza. Per dieci secondi, la
compassione si affacciò dalla porta dei sentimenti e Klaus la
rispedì indietro a calci nel sedere. “Vieni, siediti.”
E non farlo mai più!, pensò con la pelle d'oca
sulle braccia. Le luci si accesero debolmente e aumentarono di
intensità fino a stabilizzarsi. Addio serata relax, pensò
chinandosi ad accendere il camino. La osservò di sottecchi
mentre il fuoco aggrediva il legno.
Bonnie
bisbigliò l'incantesimo per il controllo del fuoco e le
candele si accesero di colpo. Sollevata, pensò che la magia
non l'aveva abbandonata del tutto.
“Hai
fame?”
La
ragazza annuì, concentrandosi sul calice colmo di liquido
rosso di fronte a lei. “Stai bevendo il sangue destinato al
rituale?”
“Il
patto è sciolto, strega.”
Bonnie
trasalì debolmente, gli occhi luccicarono e la voce risuonò
debole e tremolante. “Mi hai dato la tua parola...”
“Quello
era prima che il Casper il fantasmino provasse ad ucciderti”
rispose con un bel sorriso. “Panino?”
*Patience
– Guns N' Roses
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