Non
può piovere per sempre
Capitolo
58
Battaglia
al Ministero
L'ingresso
del tunnel si trovava nella stazione della metropolitana più
vicina
al Ministero. Per la prima volta in vita sua, Sturgis si vide
affidare il ruolo di leader del gruppo, perché era l'unico
ad avere
una vaga idea di come ci si dovesse comportare in quel luogo
brulicante di Babbani. I Paciock, Regulus, Rachel, e Dedalus lo
seguivano, spaesati. Regulus sembrava particolarmente irritato da
tutte quelle persone che lo urtavano correndo per non perdere il
proprio treno.
«
Guarda dove metti i piedi! » sbottò ad un certo
punto, ma il
Babbano in questione era già lontano.
«
Non è il momento di mettersi a litigare » gli
disse Rachel,
trascinandolo via mentre Dedalus mascherava un sorrisetto.
Sturgis
non si lasciò distrarre da quello scambio di battute.
Più tempo
perdevano e più la sua ansia aumentava. Emmeline era
bloccata dentro
al Ministero della Magia e, da quando Malocchio aveva mandato loro un
Patronus per avvertirli di quel che era successo, non aveva avuto
più
notizie. Poter agire in prima persona sarebbe stato molto meglio che
aspettare senza fare nulla. Silente li aveva fatti partecipare alla
riunione della Bagnold con i Ministri delle nazioni alleate, e a loro
era stato affidato l'incarico di intrufolarsi al Ministero
confondendosi nella folla e di aprire tutti i passaggi che i
Mangiamorte avevano chiuso, per permettere alle squadre di soccorso
di contrattaccare.
Quel
passaggio segreto attraverso la metropolitana di Londra era stato
indicato loro dalla Bagnold in persona. Solo il Ministro della Magia
lo conosceva, e lei stessa lo aveva usato per scappare dopo il colpo
di stato, insieme a Barty Crouch senior.
Sturgis
guidò gli altri attraverso la folla, indicando la direzione
giusta
da prendere, finché non giunsero alla banchina. Anche quella
era
piena di persone. Sturgis si fece strada, raggiungendone
l'estremità.
«
Ci siamo camuffati a sufficienza? » domandò
Dedalus sottovoce,
mentre aspettavano il treno.
«
Direi di sì » rispose Alice. « Usare la
Pozione Polisucco sarebbe
stato molto meglio, ma non avevamo il tempo per prepararla... Oh, ci
siamo ».
Una
luce apparve alla fine del tunnel e pochi istanti dopo il treno
iniziò a frenare, fermandosi lungo la banchina. Quando le
porte
scorrevoli si aprirono, i Babbani presero letteralmente d'assalto
tutti i vagoni, tranne uno.
L'ultima
carrozza in fondo spiccava rispetto a tutte le altre, perché
era di
un colore viola brillante, ma i Babbani non riuscivano a vederla.
Come la Bagnold aveva spiegato, era protetta da un Incanto Fidelius.
«
È la nostra » disse Sturgis, salendo sul vagone
viola, seguito a
ruota dagli altri cinque. Le porte si chiusero alle loro spalle e il
treno partì.
«
Però, che comodità »
commentò Dedalus, stravaccandosi su uno dei
sedili, tutti ricoperti da un rivestimento di velluto magenta.
« E
ora cosa dovrebbe succedere? Il treno è diretto alla
stazione
successiva ».
In
risposta ai suoi dubbi, si sentì un forte rumore metallico,
seguito
da una turbolenza che li fece finire tutti a gambe all'aria. Quando
tornarono in piedi e guardarono fuori dai finestrini, fecero appena
in tempo a notare tutto il resto del treno che imboccava il tunnel a
destra, mentre il loro vagone proseguiva da solo lungo quello di
sinistra.
«
Si è staccato dal treno! » esclamò
Dedalus, entusiasta come un
ragazzino.
La
carrozza magica proseguì la sua corsa, scendendo sempre
più in
profondità, finché non frenò
all'improvviso, facendoli di nuovo
cadere per terra.
«
Non capisco cosa abbiamo noi maghi contro i meccanismi di frenata.
Sembra di essere sul Nottetempo » bofonchiò
Dedalus, mentre le
porte si aprivano di nuovo, permettendo loro di scendere.
Si
ritrovarono lungo una banchina deserta e completamente chiusa da un
muro di mattoni scuri. I sei si avvicinarono tutti insieme, poi Frank
disse la parola d'ordine.
I
mattoni iniziarono a spostarsi di lato, creando un'apertura nella
parete. La attraversarono, le bacchette già pronte,
ritrovandosi
all'interno di un ascensore stretto, in cui entravano a fatica.
«
Dunque » fece Rachel, armeggiando con lo zaino che aveva
portato con
sé e non riuscendo a evitare di riempire di gomitate un po'
tutti. «
Scusate... Ecco le vesti da Mangiamorte ».
Mentre
l'ascensore iniziava a muoversi, tutti loro le infilarono sopra i
propri abiti. Quella di Sturgis era un po' corta, ma le altre
andavano bene. Regulus tuttavia sembrava desideroso di togliersela il
prima possibile.
«
Voi andate ad aprire i passaggi » disse Sturgis. «
Io mi occuperò
del Livello Dieci ».
«
Sei sicuro di voler fare da solo? » gli chiese Frank,
incerto.
Lui
annuì, deciso.
«
Allora ci vediamo nell'Atrium. Buona fortuna » gli disse
Rachel,
posandogli una mano sulla spalla in segno di incoraggiamento.
«
Grazie ».
Le
griglie si aprirono al Livello Nove e Sturgis uscì. Gli
altri
rimasero dentro e ripresero a salire.
Il
corridoio era gelido e invaso dalla nebbia provocata dai
Dissennatori. Il ragazzo strinse i denti prima d'incamminarsi,
cercando di pensare a un ricordo felice. Di fronte a lui, all'inizio
del corridoio del Livello Dieci, due Mangiamorte controllavano la
situazione.
«
Altolà! » fece uno dei due.
«
Sono dei vostri, non vedete? » fece lui, cercando di non
balbettare.
«
Sarà una nuova recluta, Demetrius »
tagliò corto il secondo, meno
sospettoso del primo.
Quello
abbassò la guardia... e Sturgis li Schiantò
entrambi. Dopo averli
legati per bene, requisì le loro bacchette. Poi si
incamminò nel
corridoio.
«
Expecto
Patronum!
»
Il
Patronus investì i Dissennatori di guardia alle celle,
costringendoli ad indietreggiare fino in fondo al corridoio e
impedendo loro di scappare. Sturgis si affrettò a rompere le
serrature delle celle, permettendo ai prigionieri confusi di uscire.
La sua veste nera trasse in inganno alcune persone, perché
quando si
affacciò in una delle celle, fu quasi aggredito da una
decina di
persone infuriate.
«
Non sono un Mangiamorte! » esclamò, tenendoli
lontani con la
bacchetta.
La
poca luce che c'era gli impediva di scorgere i loro volti,
perciò
all'inizio non vide bene la persona che gli si era avventata contro.
Quando però lei gli gettò le braccia al collo,
capì.
«
Emmeline, stai bene? Sei ferita? » le chiese, cercando di
individuare segni di percosse o peggio su di lei.
«
Sto bene » rispose Emmeline, e Sturgis si sentì
improvvisamente
liberato dalla sensazione di avere un macigno nello stomaco.
« Come
hai fatto a entrare? »
«
Non sono solo » spiegò lui. « Ma non
c'è tempo da perdere. Gli
altri stanno aprendo le uscite per permettere la riconquista del
Ministero e far evacuare chi non se la sente di combattere.
Dov'è
Malocchio? » aggiunse poi.
L'espressione
di Emmeline si congelò all'istante.
«
Lo hanno portato via poco fa » rivelò. «
Vengono ogni tanto a
prendere un prigioniero per volta, senza dire dove lo porteranno, e
poi non se ne sa più nulla ».
Sturgis
era pietrificato dall'orrore.
«
Io credo di sapere dove li portano » intervenne Arthur
Weasley,
staccandosi dalla parete umida. « Quando mi hanno scortato in
questa
cella ho sentito delle urla provenire da una delle aule del
Wizengamot ».
«
Puoi condurci lì? » gli chiese Sturgis.
Arthur
annuì.
«
E noi cosa facciamo? » chiesero alcuni prigionieri,
spaventati. «
Ci hanno tolto le bacchette ».
«
Vi conviene restare qui, finché i miei amici non avranno
finito. Ma
se qualcuno di voi vuole combattere, può venire con noi.
Troveremo
il modo di trovarvi delle altre bacchette » rispose Sturgis,
mentre
consegnava a Emmeline e Arthur quelle sottratte ai due Mangiamorte
che aveva stordito poco prima.
Gli
Auror presenti e alcuni volontari accettarono la proposta.
Così,
mentre gli altri restavano a farsi proteggere dal Patronus di
Sturgis, lui, Emmeline e Arthur si incamminavano con loro nel
corridoio accanto, verso l'aula del Wizengamot.
Anche
quell'entrata era controllata da due Mangiamorte, ma loro li misero
fuori gioco con facilità. Nelle loro tasche trovarono
diverse
bacchette requisite, che gli Auror presero in prestito senza
indugiare.
Poi
dall'aula si sentirono delle urla che fecero gelare loro il sangue
nelle vene: era Malocchio. Sturgis non lo aveva mai sentito urlare in
quel modo. Stava per aprire la porta, quando uno degli Auror gli fece
cenno di attendere.
«
Sarà saggio intervenire prima che le uscite di sicurezza
siano
completamente riattivate? Quando sarà dato l'allarme, i
vostri amici
non potranno più agire indisturbati ».
Sturgis
sapeva che il suo era un discorso sensato, ma non se la sentiva di
aspettare ancora. Malocchio non era una persona che si piegava alla
volontà altrui: lo avrebbero potuto uccidere da un momento
all'altro.
Emmeline
sembrava altrettanto indecisa. Ma un'altra serie di grida di dolore
tolse loro ogni dubbio. Un attimo dopo spalancarono la porta ed
entrarono nell'aula.
Incatenato
alla sedia riservata agli imputati, Alastor Moody stava cercando di
resistere alla Maledizione Cruciatus che Rabastan Lestrange
continuava a lanciargli. Tutt'intorno, una dozzina di Mangiamorte
faceva la guardia. Non appena vide gli intrusi, Rabastan si
fermò,
sorpreso e allo stesso tempo furente.
«
Uccideteli! » ordinò.
Sturgis
e i suoi erano in minoranza, ma l'effetto sorpresa li aveva messi in
una posizione di vantaggio. Gli Auror avevano già stordito
tre
Mangiamorte prima che i seguaci di Voldemort iniziassero a
contrattaccare. In un attimo l'aula del Wizengamot fu illuminata
dalle luci colorate degli incantesimi. I sedili ogni tanto
esplodevano, colpiti da magie letali, e qualche Auror cadde sotto i
colpi dei Mangiamorte.
«
Podmore! Toglimi queste catene e fammi combattere! »
gridò Moody,
mentre Sturgis cercava di resistere agli attacchi di Rookwood. Alla
fine riuscì a disarmarlo e Schiantarlo, e si
avvicinò alla sedia.
«
Ben fatto, ragazzo » bofonchiò Malocchio, per
quella che forse era
la prima volta in assoluto. Sturgis non fu mai così felice
di
sentirlo parlare. Moody si alzò a fatica e
zoppicò verso di lui,
dandogli una rapida pacca sulla spalla. Poi afferrò la
bacchetta di
Rookwood e si unì al combattimento.
Poco
dopo, i Mangiamorte erano stati sopraffatti. Era rimasto solo
Rabastan Lestrange che, resosi conto di non potercela fare contro
tutti quei nemici, spiccò una corsa verso la porta e
scappò via.
«
Non facciamolo fuggire! » esclamò Emmeline,
allarmata. « Avvertirà
tutti gli altri! »
A
causa della sua gamba di legno, Malocchio fu costretto a restare per
tenere d'occhio i Mangiamorte catturati, ma lei, Sturgis e Arthur
partirono all'inseguimento.
Lestrange
continuò a correre all'impazzata, lanciando dietro di
sé
maledizioni e fatture che loro riuscirono a schivare, ma che
rallentarono la loro corsa. A loro volta, provarono a fermarlo
lanciandogli incantesimi senza sosta, ma ormai lui era arrivato alla
fine della lunga scalinata che conduceva all'Atrium.
Sturgis
gemette per la frustrazione quando se lo vide sfuggire. Ma in quel
momento Rabastan si bloccò e loro videro subito cosa lo
aveva
costretto a fermarsi.
L'Atrium
si era trasformato in un campo di battaglia. I Mangiamorte duellavano
senza sosta contro maghi e streghe di diverse nazionalità,
squadre
speciali di Auror e anche persone comuni che si erano offerte di
aiutare.
Sturgis
esultò interiormente quando si rese conto che gli altri
dell'Ordine
erano riusciti ad aprire tutti i passaggi prima che Lestrange potesse
avvertire i suoi.
La
battaglia per la riconquista del Ministero della Magia era
cominciata.
***
«
Emmeline! »
Il
richiamo sovrastò a mala pena gli strepiti della battaglia
che si
stava svolgendo nell'Atrium, ma la ragazza si voltò lo
stesso e si
affrettò a raggiungerli.
«
Stai bene? Che ti hanno fatto? » le chiese Rachel.
«
Niente, per fortuna » rispose lei, mentre Sturgis arrivava a
sua
volta.
«
Meglio per loro » commentò Regulus, per poi
lanciare un'occhiata
alla mischia che si era creata nell'Atrium.
Per
essere stati colti di sorpresa, i Mangiamorte avevano contrattaccato
anche troppo rapidamente. Tutto lo spazio intorno alla Fontana dei
Magici Fratelli era invaso da Auror delle nazioni alleate, ma anche
maghi e streghe che si erano offerti volontari per combattere. Molti
dipendenti del Ministero della Magia si erano uniti a loro, ma non
erano pochi quelli che si erano schierati con i Mangiamorte. Questi
ultimi, con l'aiuto dei Dissennatori, avevano risposto con
particolare violenza all'attacco.
I
membri dell'Ordine della Fenice esitarono. Davanti ai loro occhi
incombeva una battaglia tremenda, ma l'obiettivo della loro missione
era molto preciso. Non potevano combattere e arrestare un Mangiamorte
dopo l'altro, anche perché sempre più persone si
stavano unendo a
loro, pur di sopravvivere. Dovevano colpire i leader. La presenza di
Mangiamorte intransigenti come i Lestrange costituiva una minaccia
per chiunque tra i loro alleati avesse voluto tradire Voldemort, ma
se i Lestrange fossero stati fermati, tutti i loro alleati avrebbero
avuto qualche motivo in meno di restare fedeli.
«
Io non li vedo » disse Frank, cercando di individuarli in
mezzo alla
folla.
«
Rabastan deve essere qui per forza » disse Sturgis.
« Lo abbiamo
inseguito fino a due minuti fa ».
«
È probabile che anche Rodolphus sia qui » disse
Regulus, deciso. «
Non è quel genere di Mangiamorte che se ne sta in disparte
mentre è
in corso una battaglia. Lo stesso vale per Bellatrix ».
«
C'è gente che duella anche ai Livelli superiori,
però » intervenne
Arthur timidamente, prendendo la parola per la prima volta. «
Conviene dare un'occhiata anche lì. Forse sono rimasti
bloccati
vicino all'Ufficio del Ministro ».
«
Allora dividiamoci. Io e Frank restiamo qui a cercare Rabastan, voi
altri andate a controllare gli altri Livelli » disse Alice.
« Chi
viene con noi? »
Dedalus
e Arthur si offrirono di restare nell'Atrium. Nessuno ebbe da ridire
e così Regulus, Rachel, Emmeline e Sturgis salutarono gli
altri e si
fiondarono il più velocemente possibile in direzione delle
scale.
Non venivano usate spesso, ma in quel frangente erano più
sicure
degli ascensori. Furono costretti a farsi largo in mezzo alla
battaglia, e dovettero rallentare più di una volta per
difendersi
dagli attacchi dei Mangiamorte o dei Dissennatori, ma alla fine le
raggiunsero.
Anche
le scale erano letteralmente invase di nemici. I Mangiamorte non li
attaccavano subito, tratti in inganno dalle loro vesti nere, e questo
dava loro un netto vantaggio.
«
Non è un po' sleale? » dubitò Sturgis
dopo aver messo fuori gioco
l'ultimo nemico presente nel corridoio che stavano percorrendo.
«
A me importa solo sconfiggere più Mangiamorte possibile
» rispose
Rachel in tono pratico.
«
Ad ogni modo non ci conviene tenerle » aggiunse Emmeline.
« Anche i
nostri alleati potrebbero esserne ingannati. Non voglio essere uccisa
da un altro Auror ».
Si
fermarono per liberarsi delle vesti, restando con quelle che avevano
lasciato sotto, e poi proseguirono.
Ai
Livelli Superiori la battaglia era altrettanto serrata. Regulus
aiutò
Emmeline a sconfiggere due Mangiamorte mascherati, poi sentì
Rachel
gridare e scagliarsi contro un mago e una strega che indossavano una
divisa rossa.
«
Fermi! Non è una Mangiamorte! »
«
Stava scappando » risposero quelli in un inglese piuttosto
stentato.
«
E allora? Non mi pare che vi abbiano ordinato di uccidere tutti
quelli che scappano! » sbottò Rachel, piuttosto
irritata.
I
due bofonchiarono delle scuse e si dileguarono, mentre Rachel aiutava
una donna a rialzarsi.
«
Grazie » fece quella, piuttosto scossa.
Quando
Regulus vide di chi si trattava, il suo stupore fu talmente grande
che non riuscì a trattenersi.
«
Narcissa?
»
Tra
tutti i posti in cui si sarebbe aspettato di incontrare sua cugina,
quello era il meno probabile. Sentendosi chiamare, Narcissa si
voltò
a guardarlo, incredula. Socchiuse gli occhi, concentrata,
perché con
quel camuffamento non lo aveva riconosciuto subito. Poi li
sgranò,
mentre un sospetto attraversava la sua mente.
«
S-sei tu? » gli chiese, senza fiato.
Nonostante
una certa agitazione, Regulus usò la bacchetta per assumere
le sue
vere sembianze: a quel punto era indifferente.
In
un primo momento, Narcissa sbiancò, e lui credette che fosse
sul
punto di svenire. Non sapeva che cosa aspettarsi, ma era sicuro che
lei sarebbe stata l'unica della sua famiglia che non avrebbe voluto
spiegazioni. E infatti, mentre le labbra serrate le tremavano per
trattenere la commozione, Narcissa gli si avvicinò,
posandogli le
mani sulle spalle e sul viso, come per assicurarsi che fosse reale.
Poi lo abbracciò, e Regulus fece altrettanto, sollevato.
«
Che cosa ci fai qui? » le chiese poco dopo. «
È pericoloso. C'è
una battaglia in corso ».
«
Quando sono arrivata il Ministero non era ancora sotto attacco. Stavo
cercando di convincere Lucius a tornare a casa, proprio
perché mi
aspettavo che sarebbe finita così » rispose
Narcissa, tetra.
«
Se lo portassi via adesso, dovreste sperare entrambi che Tu-Sai-Chi
venga sconfitto, altrimenti se la prenderà con lui
» le rispose
Regulus.
«
Lo so » rispose lei. « Infatti prima stavo solo
cercando di tornare
a casa, ma i camini dell'Atrium sono impossibili da raggiungere
».
«
Dovresti usare quelli dell'Autorità per la Metropolvere, al
Sesto
Livello » suggerì Rachel.
Regulus
non voleva lasciarla andare da sola. Lanciò un'occhiata agli
altri
tre, che lo guardarono a loro volta, in attesa di una sua decisione.
«
Ti accompagno » disse a Narcissa. Poi tornò a
rivolgersi agli
altri. « Vi raggiungerò presto ».
Rachel
era improvvisamente impallidita, ma si sforzò di non
mostrarsi
troppo spaventata.
«
Se tra un quarto d'ora non sarai di ritorno, verrò a
cercarti » gli
sussurrò, fissandolo senza neanche battere le palpebre, come
per
paura di vederlo sparire e non tornare più.
«
Ci conto » rispose lui.
«
Se cercate Rodolphus » disse Narcissa quando Rachel si
unì a
Sturgis ed Emmeline, « l'ho visto al Primo Livello poco fa
».
«
Grazie ».
I
tre si avviarono verso le scale. Regulus e Narcissa invece si
incamminarono lungo il corridoio.
«
Non ho ancora avuto l'occasione di ringraziarti per avermi avvertito,
quando i Mangiamorte hanno scoperto che ero vivo » le disse
lui,
mentre raggiungevano il Sesto Livello.
Narcissa
gli sorrise.
«
Se pensavano che non avrei fatto niente, pur sapendo che avevano
intenzione di ucciderti, si sbagliavano di grosso. Me ne infischio
della guerra » aggiunse, assumendo tutto ad un tratto un tono
aspro.
« Anche se non sembra e, nel caso in cui il Signore Oscuro
vincesse,
apparentemente dimostrerò il contrario, sono dalla tua parte
e spero
davvero che Lui venga sconfitto ».
Erano
quasi arrivati, quando un rumore di passi li indusse a rifugiarsi in
uno degli uffici del Centro Esami di Materializzazione. Subito dopo
un plotone di Mangiamorte svoltò l'angolo, diretti verso
l'ascensore.
Regulus
la guardò, incuriosito.
«
So che l'idea della guerra non ti è mai piaciuta, ma non
pensavo che
fossi arrivata fino a questo punto ».
«
A te posso dirlo » fece lei, cupa. « È
un tiranno. Non ha seguaci,
ha dei soldatini che comanda a piacere. È soltanto un mostro
».
«
Non mi dici niente di nuovo » convenne Regulus. «
Ma che cosa è
successo di preciso? »
Narcissa
sembrava furibonda.
«
Non lo so con esattezza, ma sembra che Tu-Sai-Chi avesse chiesto a
Lucius di nascondere a casa nostra un oggetto che per lui doveva
essere molto prezioso. Io non ne avevo neanche idea, e neanche mio
marito sapeva esattamente di cosa si trattasse... Sta di fatto che
quell'oggetto è sparito nel nulla. Quando il Signore Oscuro
l'ha
saputo, ha torturato Lucius, anche se lui non ne aveva colpa
».
Regulus
non disse nulla e abbassò lo sguardo, consapevole di essere
la causa
scatenante delle azioni di Voldemort. Forse era meglio che Narcissa
non sapesse subito che era stato lui a intrufolarsi a casa sua per
rubare il diario di Tom Riddle.
«
Mi dispiace ».
«
Già... Lucius era in preda al panico quando è
tornato a casa. Di
solito non mi racconta mai niente di quello che succede quando
è con
gli altri Mangiamorte, ma quella volta si è dovuto sfogare
».
Regulus
cercò di porre in modo discreto la domanda successiva,
sforzandosi
di non mostrarsi troppo desideroso di arrivare al punto che
più gli
premeva.
«
Per caso ti ha detto qualcos'altro? Hai idea di quale sia il piano
che Tu-Sai-Chi sta mettendo in atto? »
Narcissa
ci pensò un po' su ma alla fine dovette ricordare qualcosa.
«
So poco, però so che voleva conquistare anche Hogwarts, e
che ci
sarebbe andato di persona per controllare la situazione. Ha affidato
alla maggior parte dei suoi seguaci il compito di conquistare il
Ministero, ma lui e i Mangiamorte restanti sarebbero andati alla
scuola ».
«
Non ha mandato nessuno a tenere d'occhio altri posti? »
«
Non mi risulta ».
Regulus
si sentì girare la testa. Se le cose stavano
così, significavano
non solo che il Diadema di Corvonero era a Hogwarts, come aveva
già
intuito, ma soprattutto che quello doveva essere l'ultimo Horcrux
rimasto. Sperò intensamente che Sirius e gli altri fossero
riusciti
a trovarlo.
«
Sono andati via » disse a quel punto Narcissa, dopo aver
sbirciato
nel corridoio.
Lei
e Regulus uscirono dall'ufficio e iniziarono a correre, mentre la sua
mente lavorava con ancora più rapidità. Forse
Voldemort non aveva
fatto in tempo a creare tutti i sette Horcrux che voleva, ma Hogwarts
era piena di oggetti antichi e dal valore inestimabile. Una volta
impossessatosi della scuola, ne avrebbe potuti creare molti altri, e
a quel punto sarebbe stata la fine. Suo fratello non ne aveva idea.
In quel momento Regulus si rese conto di doverlo raggiungere per
avvertirlo, una volta portata al sicuro sua cugina.
Per
fortuna, l'Autorità per la Metropolvere era lì
accanto. Un paio di
Mangiamorte faceva la guardia ai camini, ma Regulus e Narcissa li
misero fuori gioco, cogliendoli di sorpresa.
Lei
si avvicinò a uno dei camini, poi si voltò a
guardare suo cugino,
mostrando una certa apprensione.
«
Cerca di essere prudente. Non voglio perderti di nuovo ».
«
Ci proverò ».
«
Posso fare qualcosa per aiutarti? »
«
L'hai già fatto, dandomi quelle informazioni sul Signore
Oscuro. Ma
se proprio vuoi farmi contento, qualunque cosa succeda nella prossime
ore, assicurati che tuo figlio cresca più simile a te che a
suo
padre ».
Narcissa
esitò, ma poi fece un cenno di assenso con il capo. Poi
afferrò la
Polvere Volante, entrò nel camino e sparì,
inghiottita dalle
fiamme.
Regulus
si voltò, uscendo dall'Autorità per la
Metropolvere e
incamminandosi lungo il corridoio del Sesto Livello per tornare da
Rachel, Emmeline e Sturgis. Ma, in quel momento, notò una
sagoma
familiare con la coda dell'occhio. Aveva appena lasciato il Sesto
Livello, diretta ai piani inferiori, e Regulus istintivamente la
seguì. Affacciandosi all'Atrium, si rese conto che si
trattava di Bellatrix. Lei non si era accorta della sua presenza,
perché stava
puntando un'altra vittima.
Il
ragazzo avanzò, teso. Avrebbe dovuto sbrigarsi per avvertire
Rachel
della sua ultima scoperta, ma capì di non averne il tempo
quando
riconobbe l'obiettivo di sua cugina.
Ted
Tonks era tra i volontari che stavano cercando di riconquistare il
Ministero, e al momento era troppo impegnato a mettere fuori gioco un
Mangiamorte per accorgersi che Bellatrix gli stava per piombare alle
spalle. La donna gli puntò la bacchetta contro la schiena,
pronta a
ucciderlo.
Nonostante
tutto, Tonks si voltò di scatto, ma sarebbe stato troppo
tardi.
Regulus lanciò una fattura che ferì Bellatrix al
polso, facendole
cadere la bacchetta prima che potesse assassinarlo.
Tonks
alzò lo sguardo, perplesso, e quando vide chi era stato ad
aiutarlo
reagì con un'espressione sbigottita.
«
Grazie, Black » gli disse, chiaramente sorpreso.
Regulus
si risparmiò l'imbarazzo di dovere rispondere: sua cugina
aveva già
recuperato la bacchetta e adesso la stava puntando contro di lui,
un'espressione sprezzante e disgustata dipinta sul volto.
«
TU! Il traditore è uscito allo scoperto! »
«
Così pare » prese tempo lui, che in fondo non
sapeva cosa dire.
Bellatrix non era Andromeda o Narcissa. Non si sarebbe fatta problemi
a ucciderlo, anche se lo aveva visto in fasce. A maggior ragione, il
fatto che avessero lo stesso sangue costituiva un motivo in
più per
eliminarlo il prima possibile.
«
Avrei preferito che fossi morto davvero, piuttosto che vederti
ridotto in questo stato » sbottò lei infatti,
continuando a
incenerirlo con lo sguardo.
«
Non mi importa di quello che pensi, Bella »
replicò lui, attento ma
ancora indeciso se attaccare o meno.
Lei
rispose con un ghigno sarcastico.
«
Però di quello che pensa la tua mammina ti importa eccome.
Come
reagirebbe se sapesse che ora salvi la vita ai Sanguesporco? »
Regulus
si sentì montare una rabbia improvvisa, come tutte le volte
che si
toccava quell'argomento. Era stufo marcio di essere provocato in quel
modo; l'unica cosa che voleva adesso era ripagarla con la stessa
moneta.
«
Non ne ho idea. E tu che mi dici, invece? Tuo marito lo sa che quando
stai con lui in realtà pensi a un Mezzosangue? »
Bellatrix
divenne paonazza, poi si fece violacea e infine nera di rabbia e per
un secondo trattenne il respiro, impietrita.
«
Wow... Sei sicuro che provocarla così sia una buona idea?
» sibilò
Ted Tonks, gli occhi spalancati per lo shock.
Un
attimo dopo lui e Regulus furono costretti a fare un balzo di lato,
perché Bellatrix aveva attaccato.
«
Ti strapperò quella lingua velenosa! »
urlò, lanciandogli contro
una scarica continua di maledizioni letali.
Regulus
fu costretto a ripararsi dietro la fontana, perché Bellatrix
era
talmente infuriata che non gli dava il tempo di rispondere al fuoco.
Forse Tonks aveva ragione, non era stato saggio insinuarle del sangue
Babbano che scorreva in Voldemort, ma non gli importava. Aveva voluto
ferirla nell'orgoglio volontariamente. Si rese conto di provare solo
risentimento nei suoi confronti, non tanto perché era stata
lei a
parlargli per la prima volta del Signore Oscuro, quando era ancora un
ragazzino influenzabile, ma perché la considerava colpevole
della
morte di Alphard quanto Rodolphus. Lo aveva lasciato morire senza
alzare un dito per aiutarlo, forse lo aveva anche torturato di
persona, e per questo non l'avrebbe mai perdonata.
«
Sta arrivando » lo avvertì Tonks, sporgendosi dal
bordo della
fontana, dietro la quale si era rifugiato anche lui.
Regulus
strinse il pugno intorno alla bacchetta, fece un paio di respiri
profondi nel vano tentativo di calmarsi e alla fine balzò in
piedi,
iniziando a sua volta a duellare contro di lei.
«
Regulus non torna. Ed è trascorso più di un
quarto d'ora ».
La
battaglia infuriava dappertutto, e il frastuono era così
caotico che
non si erano accorti dell'assenza di Regulus fino a che non erano
arrivati al Primo Livello. Rachel si sentì sprofondare,
mentre le
sue viscere si contorcevano per l'ansia.
«
Deve avere avuto dei problemi » rispose Emmeline.
Rachel
tremò visibilmente, ma quando parlò il suo tono
era fermo e deciso.
«
Scusate, devo andare a cercarlo ».
«
Veniamo con te » propose Sturgis.
A
Rachel avrebbe fatto piacere, a dire il vero, ma non era possibile.
«
Grazie, ma è meglio che continuiate a cercare i Lestrange
insieme »
li rassicurò, anche se nemmeno poteva averne la certezza
assoluta.
Ma non voleva proseguire senza essersi assicurata che Regulus stesse
bene. Si sentiva morire di paura al solo pensiero di quello che gli
sarebbe potuto succedere.
«
D'accordo, ma fa' attenzione ».
Rachel
annuì, ma si era già voltata indietro e aveva
iniziato a tornare
sui suoi passi.
Mangiamorte
e forze alleate stavano combattendo anche lassù. Rachel fu
costretta
a rallentare la corsa, perché di tanto in tanto si ritrovava
a
subire l'attacco di uno o più nemici, oppure cercava di
aiutare
qualche mago o strega in difficoltà. Scendeva le scale il
più
velocemente possibile, mentre il cuore le martellava per
l'agitazione. Sperò che Regulus stesse bene e di riuscire a
trovarlo
sano e salvo.
Al
Secondo Livello, stranamente, regnava una calma inquietante quanto
insolita. C'erano diversi cadaveri riversi per terra, appartenenti a
entrambi gli schieramenti, ma nessun segno di chi li aveva uccisi.
Rachel accelerò il passo, perché quella
situazione non le piaceva
affatto, quando notò qualcuno accasciato sui gradini,
immobile.
Trattenendo il respiro, gli si accostò. Lo aveva
riconosciuto dal
monocolo che teneva ancora sul naso e dal fez rosso rotolato qualche
scalino più in basso: si trattava del capo del suo ufficio
al
Ministero, Arnold Peasegood, ed era chiaramente morto.
Rachel
non se la sentiva di lasciarlo lì, anche se sapeva di non
poter fare
più niente per lui. Si limitò a chiudergli gli
occhi, ma
quell'esitazione fu uno sbaglio.
Un
attimo dopo, qualcuno che le si era avvicinato silenziosamente le
afferrò il polso che teneva la bacchetta e le
tirò il braccio
dietro la schiena, piegandolo fino a farle male.
«
Tu sei una della combriccola di Black » parlò
Rodolphus Lestrange,
e la sua voce la fece tremare da capo a piedi. Lui le puntò
la
propria bacchetta alla tempia, per impedirle di opporre resistenza.
«
Chi di voi ha l'arma? »
«
Quale arma? Non so di cosa stai parlando » mentì
lei, nel tentativo
di liberarsi.
«
Lo sai benissimo. Il Signore Oscuro ha detto che per distruggere gli
oggetti che avete rubato ve ne serviva una. Dimmi dov'è e ti
lascerò
andare ».
Rachel
non gli credette neanche per un istante. Cercò
disperatamente di
divincolarsi, ma più ci provava e più la stretta
intorno al suo
braccio diventava ferrea come una morsa. Provò a sferrargli
un
calcio ma non ci riuscì, e alla fine gli assestò
una gomitata con
tutte le sue forze. Non gli fece quasi nulla, ma bastò a
fargli
allentare leggermente la presa e a permetterle di liberarsi.
Rachel
si allontanò, puntandogli la bacchetta contro, ma si accorse
che le
tremava la mano. Lo vide sogghignare: lui si divertiva quando le sue
vittime erano spaventate, godeva del loro terrore e si esaltava
quando lo imploravano. Lei non poteva non mostrarsi terrorizzata, ma
non avrebbe supplicato. Al contrario, lo attaccò.
Lestrange
deviò con facilità la fattura che lei gli aveva
scagliato, e si
liberò senza problemi anche delle successive. Rachel
lottò contro
se stessa, perché la paura di non farcela le stava impedendo
di
combattere al meglio. Riuscì ad eseguire un Sortilegio Scudo
contro
la maledizione che il Mangiamorte le aveva mandato indietro, ma poi
vide i suoi occhi lampeggiare e lo udì pronunciare parole
che non
aveva mai sentito prima.
Un
attimo dopo, dalla bacchetta di Rodolphus scaturirono delle fiamme.
Rachel indietreggiò per non farsi ustionare, ma con suo
grande
orrore scoprì che il fuoco stava diventando sempre
più alto, fino a
raggiungere il soffitto. Poi le fiamme iniziarono ad assumere forme
di draghi, chimere e altre creature spaventose, che si avventarono
contro di lei.
Senza
un attimo di esitazione, Rachel spiccò una corsa attraverso
il primo
corridoio che le capitò davanti. Non sapeva neanche dove
stesse
andando, ma al momento era troppo impegnata a sopravvivere per farci
caso. Le fiamme dell'Ardemonio la stavano inseguendo, divorando tutto
ciò che incontravano sul loro passaggio. La ragazza corse
come non
aveva mai fatto in vita sua, ma il calore cocente del muro di fuoco
alle sua spalle si avvicinava sempre di più. Non aveva la
più
pallida idea di come fermare quella magia oscura, né aveva
intenzione di correre il rischio di provarci. Non appena si fosse
fermata, sarebbe stata incenerita.
Il
corridoio era quasi finito e, da quel che poteva vedere, sembrava che
dopo ci fosse uno spazio aperto. Rachel si augurò che ci
fosse
qualcuno in grado di aiutarla. Non aveva più fiato ma la
forza della
disperazione la aiutò a fare un ultimo scatto.
Uscì dal
corridoio... e si rese conto di essere spacciata.
Era
arrivata alla fine della sua corsa. Si trovava su una delle balconate
che davano sull'Atrium. Oltre la balaustra la aspettava un volo di
circa trenta metri, e non c'erano altre vie d'uscita: era in
trappola.
Quando
si voltò, il fuoco l'aveva quasi raggiunta. Istintivamente
si coprì
la testa con le mani, accovacciandosi su se stessa e urlando per la
disperazione. Attese che la maledizione la uccidesse, tremante e
scossa dai singhiozzi, sperando che il dolore durasse poco. Ma non
accadde nulla.
Quando
trovò il coraggio di riaprire gli occhi, scoprì
che l'Ardemonio era
sparito.
Ancora
intontita e in preda al panico, Rachel alzò lo sguardo su
Lestrange,
e scoprì che non si era interrotto di propria
volontà: aveva un
brutto taglio all'altezza del fianco, e la sua veste era già
zuppa
di sangue.
Rachel
si voltò per scoprire chi lo avesse ferito e trattenne il
respiro.
Era
stato Perseus. Suo padre doveva essersi unito a chi stava cercando di
riconquistare il Ministero ed era andato a cercarla. Era appena
uscito dal corridoio del Secondo Livello e stava fissando Rodolphus
con un'espressione che sua figlia non gli aveva mai visto prima. Era
livido e il suo sguardo era colmo di odio. Il suo volto era rigido
come una maschera di pietra, ma stringeva i pugni con tanta energia
che gli tremavano di rabbia.
L'uomo
avanzò in fretta, tenendo la bacchetta puntata verso il
Mangiamorte,
fino a posizionarsi tra lui e Rachel.
«
Sei già morto, Lestrange » sibilò, con
una quiete innaturale.
Rodolphus
fece una smorfia, ignorando la ferita.
«
Questo è tutto da vedere. Crucio!
»
Rachel
scattò in avanti, senza fiato, ma Perseus era riuscito a
evitare la
Maledizione e, senza indugiare neanche un secondo, rispose al fuoco.
«
Avada Kedavra!
»
Un
lampo di luce verde scaturì dalla sua bacchetta, ma
Rodolphus schivò
a sua volta e riprese a combattere. Il Mangiamorte era molto
più
agile dell'avversario: anche se la ferita lo aveva reso meno rapido,
Perseus rischiò di avere la peggio un paio di volte.
Nel
frattempo, Rachel era tornata in piedi ed era corsa a riprendersi la
bacchetta che aveva lasciato cadere quando aveva pensato di essere
divorata dalle fiamme oscure. Quando si voltò di nuovo ad
assistere
allo scontro, scoprì che Lestrange e suo padre stavano
combattendo
sul ciglio della balconata.
Con
una finta improvvisa, Rodolphus riuscì a cogliere Perseus di
sorpresa e a disarmarlo. La bacchetta volò oltre la
balaustra,
cadendo sotto di loro. Rachel gli impedì di continuare:
lanciò a
Lestrange una fattura che lo colpì di striscio.
Rodolphus
reagì, tornando a duellare contro di lei. Rachel riusciva a
reggere
il ritmo a fatica. Nonostante le ferite, il Mangiamorte era ancora
micidiale. La costringeva a indietreggiare continuamente,
finché la
sua schiena non urtò contro qualcosa, facendole quasi
perdere
l'equilibrio: era ad un passo dal cadere nel vuoto.
Rachel
aveva la sensazione che il mondo avesse preso a ruotare, e le gambe
le iniziarono a tremare quando Rodolphus le si avvicinò, la
strappò
la bacchetta di mano e le strinse una mano intorno al collo.
«
Dimmi chi ha quell'arma, altrimenti... » la
minacciò, e fece come
per spingerla di sotto.
«
NON TOCCARLA! »
Ignorando
il fatto di essere disarmato, Perseus lo assalì a mani nude
pur di
spingerlo via da lei. Rodolphus reagì di scatto.
Lasciò andare
Rachel e si concentrò sull'altro avversario.
«
Imperio!
»
Perseus
fu colpito in pieno, e si bloccò di colpo. Il suo sguardo
era
cambiato: non mostrava più rabbia, odio e paura, ma era
completamente privo di espressione. Tutto il suo corpo si
rilassò e
le braccia gli ricaddero lungo i fianchi.
Per
un istante Rachel rimase immobile, incapace di capire le intenzioni
del Mangiamorte, ma con un orribile presentimento.
«
Uccidila » ordinò Lestrange, un ghigno sadico che
gli deformava il
volto.
E
Perseus obbedì. Rachel avrebbe urlato ma si
ritrovò senza voce per
lo shock quando suo padre si avventò contro di lei, senza
riconoscerla o mostrare la minima emozione. Era un burattino sotto il
controllo totale di Rodolphus.
Rachel
provò a resistere, ma non era abbastanza forte. Nessuno dei
due era
armato, e Perseus continuava a spingerla verso la balaustra.
«
Papà, sono io! » sbottò, nel vano
tentativo di farlo tornare in
sé. « Sono tua figlia! »
Ma
fu inutile. Perseus non batté ciglio e non si
fermò. Rachel non
provava nemmeno a colpirlo veramente. Perseus non aveva mai alzato le
mani su di lei, l'aveva sempre protetta, anche troppo certe volte.
Quel giorno aveva deciso di combattere, cosa che non aveva mai fatto
prima, pur di trovarla, ma Rodolphus era riuscito a fargli
dimenticare tutto.
«
Quando si renderà conto di aver assassinato la sua unica
figlia,
impazzirà dal dolore. È questo che vuoi?
» commentò Lestrange,
decisamente divertito da tutto ciò. « Hai solo due
soluzioni per
evitare che accada: o lo uccidi a tua volta, risparmiandogli tutto
quel rimorso, o mi dici chi ha quell'arma ».
Rachel
ormai aveva il volto rigato di lacrime. Era così orripilata
da
quello che stava succedendo che perse il controllo e non
riuscì a
impedirsi di parlare.
«
Non ce l'ho io! Ce l'ha Silente! Ti prego, fallo smettere! »
singhiozzò, disperata, anche se sapeva che lui non avrebbe
smesso.
Infatti,
Lestrange si avvicinò ancora di più, portando la
bacchetta a pochi
centimetri dalla testa di Perseus, come per potenziare la
Maledizione. E ci riuscì. Perseus divenne ancora
più determinato a
ucciderla.
Rachel
si sentì perdere l'equilibrio e percepì il
baratro sotto di sé.
Era in bilico sulla balaustra, con suo padre che ancora la reggeva
per le spalle della veste. Non appena avesse mollato la presa, lei
sarebbe caduta di sotto.
«
Non è colpa tua » provò a dirgli,
sperando che potesse sentirla e
ricordarlo quando sarebbe tornato in sé. Ma l'espressione di
Perseus
era già cambiata. Non era più vacua e spenta, e i
suoi occhi erano
sgranati per l'orrore.
Un
attimo dopo l'aveva tirata via dalla balaustra e si era avventato
contro Rodolphus. Il Mangiamorte tentò di colpirlo con un
anatema,
ma Perseus gli aveva afferrato il polso, portandolo in alto e
impedendogli di usare la bacchetta contro di loro. La sua presa non
cedette: era talmente accecato dalla rabbia che la sua forza si era
come triplicata. Il volto di Lestrange si contrasse per lo sforzo di
resistere all'attacco di Perseus, e se fino a poco prima aveva
esibito un ghigno sadico, la sua espressione si modificò di
colpo,
diventando colma di rabbia e frustrazione.
Rachel
corse ad aiutare suo padre, ma poi il suo cuore mancò un
battito.
Perseus
spinse Rodolphus con tutte le sue forze, facendogli perdere
l'equilibrio. Il Mangiamorte tese le mani, pronto ad afferrare
Perseus e trascinarlo di sotto con sé, ma Rachel
scattò in avanti e
trasse suo padre fuori dalla sua portata.
Per
una frazione di secondo il tempo parve rallentare. Per la prima volta
in vita sua, Rodolphus Lestrange mostrò di provare paura.
Tentò di
afferrare la bacchetta al volo, ma quella era stata sbalzata in
un'altra direzione. Né Perseus né Rachel
distolsero lo sguardo
mentre lui spariva oltre la balaustra. Poi Rodolphus cadde nel vuoto.
Regulus
era stato appena disarmato quando, solo pochi metri metri
più in là,
ci fu lo schianto. Alcune persone urlarono, terrorizzate. Subito
dopo, quando tutti capirono cosa era successo, nell'Atrium cadde un
silenzio teso, pronto a spezzarsi al minimo movimento.
Anche
Bellatrix si era voltata per vedere quel fosse la causa di
quell'improvvisa tregua. Regulus lo capì prima di lei, e per
un solo
istante non poté fare a meno di provare un immenso sollievo,
insieme
ad una sorta di soddisfazione vendicativa. Era morto. Rodolphus
Lestrange non avrebbe più potuto torturare e uccidere nessun
altro.
La
battaglia ricominciò subito dopo, e i Mangiamorte tornarono
a
combattere ancora più violentemente di prima. Solo Bellatrix
continuò ad avanzare, come ipnotizzata, finché
non si inginocchiò
accanto al corpo di quello che era stato suo marito, incurante del
lago di sangue intorno a lui. Regulus a quel punto distolse lo
sguardo. Per qualche ragione non riusciva a sostenere la vista di sua
cugina con le mani e le vesti intrise di sangue. Gli faceva molta
più
paura adesso, che era momentaneamente pietrificata, rispetto a prima.
«
Scappa » disse Ted Tonks. « Tra un attimo
diventerà una furia ».
Regulus
si rese conto che l'uomo aveva ragione. Recuperò la
bacchetta e
iniziò a correre verso le scale, mentre Bellatrix lanciava
un urlo
talmente disumano che lo fece quasi inciampare dallo spavento.
Salì
la scalinata il più velocemente possibile e si
fermò solo quando
raggiunse il Secondo Livello, perché aveva sentito odore di
bruciato. Non si vedevano incendi, ma dovevano esserci stati. Tutto
un corridoio era stato carbonizzato e le pareti erano nere con
fuliggine. Un fuoco normale non avrebbe mai potuto fare tutto
ciò,
quindi Regulus si sentì ancora più spaventato.
Seguì le tracce del
passaggio dell'Ardemonio, finché non si ritrovò
su una balconata.
Perseus
era seduto a terra, con il volto coperto dalle mani, e Rachel era
accanto a lui, intenta a calmarlo.
«
Stavo per ucciderti » stava dicendo lui, la voce rauca per lo
shock.
« Ho provato a combatterlo nella mia testa, ma era troppo
forte per
me... »
«
Ci sei riuscito, invece » lo rassicurò lei.
«
Mi dispiace » insisté lui.
«
Non è successo niente, d'accordo? Se non fossi arrivato in
tempo
sarei morta davvero ».
Poi
Rachel alzò lo sguardo e lo vide.
«
Regulus! Sei vivo! » esclamò, balzando in piedi e
stritolandolo.
Il
ragazzo si accorse che lei stava tremando.
«
Che cosa è successo? » le chiese. « Ci
sono tracce di Ardemonio
ovunque ».
La
ragazza si asciugò gli occhi, evidentemente provata.
«
Rodolphus » spiegò. « Stava per
uccidermi. Poi per fortuna è
arrivato mio padre ».
«
Dove diamine eri? » sbottò Perseus, che quando non
sapeva come
sfogarsi se la prendeva con Regulus. « L'hai lasciata sola!
Stava
per finire carbonizzata! »
«
Stavo combattendo con Bellatrix, non ero mica andato a nascondermi!
»
ribatté lui, irritato.
«
Va bene, calmiamoci tutti » fece lei, mettendosi in mezzo.
« Sono
stata io a lasciare Emmeline e Sturgis per andarmene da sola, quindi
non cominciate a litigare per niente ».
I
due tacquero per alcuni istanti, poi Regulus parlò.
«
Dovremmo andarcene di qui. Temo che Bellatrix mi stia inseguendo
».
«
In realtà dovrei essere io il suo obiettivo »
mormorò Perseus.
Regulus
all'inizio non capì, poi un'occhiata di Rachel gli fece
intuire la
verità.
«
Non glielo vada a dire, allora » gli suggerì. Poi
si rivolse a
Rachel. « Dobbiamo andare a Hogwarts, adesso ».
«
Ma non era il nostro compito » fece lei, perplessa.
«
Dobbiamo farlo. Il Diadema è l'ultimo Horcrux, ma Tu-Sai-Chi
ha
intenzione di crearne altri. È inutile riconquistare il
Ministero se
lui poi resterà immortale ».
Rachel
sgranò gli occhi. Poi annuì in fretta e
lanciò un'occhiata a suo
padre.
«
Come ti senti? »
Lui
era evidentemente a pezzi. Dopo aver subito un'Imperius che gli aveva
fatto quasi uccidere la figlia e dopo aver tolto la vita per la prima
volta in vita sua, Regulus si sarebbe meravigliato del contrario. Ma
Perseus non era il tipo di persona che ne avrebbe parlato.
Così, si
limitò ad annuire.
«
Raggiungerò tua madre. È qui anche lei, sta
cercando di curare i
feriti. Voi due fate attenzione... E scusa per prima. Non volevo
prendermela con te » aggiunse, mortificato.
«
Non fa niente » rispose Regulus, stupito. Poi prese Rachel
per mano
e attese che la Passaporta che aveva appena creato si attivasse.
Un
attimo dopo, furono risucchiati dal vortice, e alla fine si
ritrovarono a Hogwarts, in uno dei corridoi del secondo piano. Non
ebbero neanche il tempo di riprendersi dalla confusione dovuta al
viaggio improvviso, quando una voce nota parlò alle loro
spalle,
pronunciando parole minacciose che li fecero sprofondare.
«
Non vi muovete e tenete le mani in vista. Reagire non vi
servirà a
niente ».
Per
tutti i gargoyle, che ritardo! >.< Mi dispiace che
abbiate dovuto
aspettare così tanto, ma gli ultimi due mesi sono stati
pazzeschi: tra tirocinio, tesi e laurea, non ho avuto il tempo
materiale di pensare a cosa avrei potuto scrivere, figurarsi di
aggiornare. Ora sono finalmente tornata alla normalità e
spero
che questo capitolo ripaghi l'attesa. Ammetto che ogni volta che l'ho
riletto ho goduto non poco muahahah XD
Non dirò la data precisa del prossimo capitolo
perché
devo ancora finirlo e non voglio dare false speranze, ma sicuramente
non dovrete aspettare quanto avete atteso per questo xD
A presto, Julia :)
|