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Autore: Julia Weasley    25/03/2013    12 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 58
Battaglia al Ministero

L'ingresso del tunnel si trovava nella stazione della metropolitana più vicina al Ministero. Per la prima volta in vita sua, Sturgis si vide affidare il ruolo di leader del gruppo, perché era l'unico ad avere una vaga idea di come ci si dovesse comportare in quel luogo brulicante di Babbani. I Paciock, Regulus, Rachel, e Dedalus lo seguivano, spaesati. Regulus sembrava particolarmente irritato da tutte quelle persone che lo urtavano correndo per non perdere il proprio treno.
« Guarda dove metti i piedi! » sbottò ad un certo punto, ma il Babbano in questione era già lontano.
« Non è il momento di mettersi a litigare » gli disse Rachel, trascinandolo via mentre Dedalus mascherava un sorrisetto.
Sturgis non si lasciò distrarre da quello scambio di battute. Più tempo perdevano e più la sua ansia aumentava. Emmeline era bloccata dentro al Ministero della Magia e, da quando Malocchio aveva mandato loro un Patronus per avvertirli di quel che era successo, non aveva avuto più notizie. Poter agire in prima persona sarebbe stato molto meglio che aspettare senza fare nulla. Silente li aveva fatti partecipare alla riunione della Bagnold con i Ministri delle nazioni alleate, e a loro era stato affidato l'incarico di intrufolarsi al Ministero confondendosi nella folla e di aprire tutti i passaggi che i Mangiamorte avevano chiuso, per permettere alle squadre di soccorso di contrattaccare.
Quel passaggio segreto attraverso la metropolitana di Londra era stato indicato loro dalla Bagnold in persona. Solo il Ministro della Magia lo conosceva, e lei stessa lo aveva usato per scappare dopo il colpo di stato, insieme a Barty Crouch senior.
Sturgis guidò gli altri attraverso la folla, indicando la direzione giusta da prendere, finché non giunsero alla banchina. Anche quella era piena di persone. Sturgis si fece strada, raggiungendone l'estremità.
« Ci siamo camuffati a sufficienza? » domandò Dedalus sottovoce, mentre aspettavano il treno.
« Direi di sì » rispose Alice. « Usare la Pozione Polisucco sarebbe stato molto meglio, ma non avevamo il tempo per prepararla... Oh, ci siamo ».
Una luce apparve alla fine del tunnel e pochi istanti dopo il treno iniziò a frenare, fermandosi lungo la banchina. Quando le porte scorrevoli si aprirono, i Babbani presero letteralmente d'assalto tutti i vagoni, tranne uno.
L'ultima carrozza in fondo spiccava rispetto a tutte le altre, perché era di un colore viola brillante, ma i Babbani non riuscivano a vederla. Come la Bagnold aveva spiegato, era protetta da un Incanto Fidelius.
« È la nostra » disse Sturgis, salendo sul vagone viola, seguito a ruota dagli altri cinque. Le porte si chiusero alle loro spalle e il treno partì.
« Però, che comodità » commentò Dedalus, stravaccandosi su uno dei sedili, tutti ricoperti da un rivestimento di velluto magenta. « E ora cosa dovrebbe succedere? Il treno è diretto alla stazione successiva ».
In risposta ai suoi dubbi, si sentì un forte rumore metallico, seguito da una turbolenza che li fece finire tutti a gambe all'aria. Quando tornarono in piedi e guardarono fuori dai finestrini, fecero appena in tempo a notare tutto il resto del treno che imboccava il tunnel a destra, mentre il loro vagone proseguiva da solo lungo quello di sinistra.
« Si è staccato dal treno! » esclamò Dedalus, entusiasta come un ragazzino.
La carrozza magica proseguì la sua corsa, scendendo sempre più in profondità, finché non frenò all'improvviso, facendoli di nuovo cadere per terra.
« Non capisco cosa abbiamo noi maghi contro i meccanismi di frenata. Sembra di essere sul Nottetempo » bofonchiò Dedalus, mentre le porte si aprivano di nuovo, permettendo loro di scendere.
Si ritrovarono lungo una banchina deserta e completamente chiusa da un muro di mattoni scuri. I sei si avvicinarono tutti insieme, poi Frank disse la parola d'ordine.
I mattoni iniziarono a spostarsi di lato, creando un'apertura nella parete. La attraversarono, le bacchette già pronte, ritrovandosi all'interno di un ascensore stretto, in cui entravano a fatica.
« Dunque » fece Rachel, armeggiando con lo zaino che aveva portato con sé e non riuscendo a evitare di riempire di gomitate un po' tutti. « Scusate... Ecco le vesti da Mangiamorte ».
Mentre l'ascensore iniziava a muoversi, tutti loro le infilarono sopra i propri abiti. Quella di Sturgis era un po' corta, ma le altre andavano bene. Regulus tuttavia sembrava desideroso di togliersela il prima possibile.
« Voi andate ad aprire i passaggi » disse Sturgis. « Io mi occuperò del Livello Dieci ».
« Sei sicuro di voler fare da solo? » gli chiese Frank, incerto.
Lui annuì, deciso.
« Allora ci vediamo nell'Atrium. Buona fortuna » gli disse Rachel, posandogli una mano sulla spalla in segno di incoraggiamento.
« Grazie ».
Le griglie si aprirono al Livello Nove e Sturgis uscì. Gli altri rimasero dentro e ripresero a salire.
Il corridoio era gelido e invaso dalla nebbia provocata dai Dissennatori. Il ragazzo strinse i denti prima d'incamminarsi, cercando di pensare a un ricordo felice. Di fronte a lui, all'inizio del corridoio del Livello Dieci, due Mangiamorte controllavano la situazione.
« Altolà! » fece uno dei due.
« Sono dei vostri, non vedete? » fece lui, cercando di non balbettare.
« Sarà una nuova recluta, Demetrius » tagliò corto il secondo, meno sospettoso del primo.
Quello abbassò la guardia... e Sturgis li Schiantò entrambi. Dopo averli legati per bene, requisì le loro bacchette. Poi si incamminò nel corridoio.
« Expecto Patronum! »
Il Patronus investì i Dissennatori di guardia alle celle, costringendoli ad indietreggiare fino in fondo al corridoio e impedendo loro di scappare. Sturgis si affrettò a rompere le serrature delle celle, permettendo ai prigionieri confusi di uscire. La sua veste nera trasse in inganno alcune persone, perché quando si affacciò in una delle celle, fu quasi aggredito da una decina di persone infuriate.
« Non sono un Mangiamorte! » esclamò, tenendoli lontani con la bacchetta.
La poca luce che c'era gli impediva di scorgere i loro volti, perciò all'inizio non vide bene la persona che gli si era avventata contro. Quando però lei gli gettò le braccia al collo, capì.
« Emmeline, stai bene? Sei ferita? » le chiese, cercando di individuare segni di percosse o peggio su di lei.
« Sto bene » rispose Emmeline, e Sturgis si sentì improvvisamente liberato dalla sensazione di avere un macigno nello stomaco. « Come hai fatto a entrare? »
« Non sono solo » spiegò lui. « Ma non c'è tempo da perdere. Gli altri stanno aprendo le uscite per permettere la riconquista del Ministero e far evacuare chi non se la sente di combattere. Dov'è Malocchio? » aggiunse poi.
L'espressione di Emmeline si congelò all'istante.
« Lo hanno portato via poco fa » rivelò. « Vengono ogni tanto a prendere un prigioniero per volta, senza dire dove lo porteranno, e poi non se ne sa più nulla ».
Sturgis era pietrificato dall'orrore.
« Io credo di sapere dove li portano » intervenne Arthur Weasley, staccandosi dalla parete umida. « Quando mi hanno scortato in questa cella ho sentito delle urla provenire da una delle aule del Wizengamot ».
« Puoi condurci lì? » gli chiese Sturgis.
Arthur annuì.
« E noi cosa facciamo? » chiesero alcuni prigionieri, spaventati. « Ci hanno tolto le bacchette ».
« Vi conviene restare qui, finché i miei amici non avranno finito. Ma se qualcuno di voi vuole combattere, può venire con noi. Troveremo il modo di trovarvi delle altre bacchette » rispose Sturgis, mentre consegnava a Emmeline e Arthur quelle sottratte ai due Mangiamorte che aveva stordito poco prima.
Gli Auror presenti e alcuni volontari accettarono la proposta. Così, mentre gli altri restavano a farsi proteggere dal Patronus di Sturgis, lui, Emmeline e Arthur si incamminavano con loro nel corridoio accanto, verso l'aula del Wizengamot.
Anche quell'entrata era controllata da due Mangiamorte, ma loro li misero fuori gioco con facilità. Nelle loro tasche trovarono diverse bacchette requisite, che gli Auror presero in prestito senza indugiare.
Poi dall'aula si sentirono delle urla che fecero gelare loro il sangue nelle vene: era Malocchio. Sturgis non lo aveva mai sentito urlare in quel modo. Stava per aprire la porta, quando uno degli Auror gli fece cenno di attendere.
« Sarà saggio intervenire prima che le uscite di sicurezza siano completamente riattivate? Quando sarà dato l'allarme, i vostri amici non potranno più agire indisturbati ».
Sturgis sapeva che il suo era un discorso sensato, ma non se la sentiva di aspettare ancora. Malocchio non era una persona che si piegava alla volontà altrui: lo avrebbero potuto uccidere da un momento all'altro.
Emmeline sembrava altrettanto indecisa. Ma un'altra serie di grida di dolore tolse loro ogni dubbio. Un attimo dopo spalancarono la porta ed entrarono nell'aula.
Incatenato alla sedia riservata agli imputati, Alastor Moody stava cercando di resistere alla Maledizione Cruciatus che Rabastan Lestrange continuava a lanciargli. Tutt'intorno, una dozzina di Mangiamorte faceva la guardia. Non appena vide gli intrusi, Rabastan si fermò, sorpreso e allo stesso tempo furente.
« Uccideteli! » ordinò.
Sturgis e i suoi erano in minoranza, ma l'effetto sorpresa li aveva messi in una posizione di vantaggio. Gli Auror avevano già stordito tre Mangiamorte prima che i seguaci di Voldemort iniziassero a contrattaccare. In un attimo l'aula del Wizengamot fu illuminata dalle luci colorate degli incantesimi. I sedili ogni tanto esplodevano, colpiti da magie letali, e qualche Auror cadde sotto i colpi dei Mangiamorte.
« Podmore! Toglimi queste catene e fammi combattere! » gridò Moody, mentre Sturgis cercava di resistere agli attacchi di Rookwood. Alla fine riuscì a disarmarlo e Schiantarlo, e si avvicinò alla sedia.
« Ben fatto, ragazzo » bofonchiò Malocchio, per quella che forse era la prima volta in assoluto. Sturgis non fu mai così felice di sentirlo parlare. Moody si alzò a fatica e zoppicò verso di lui, dandogli una rapida pacca sulla spalla. Poi afferrò la bacchetta di Rookwood e si unì al combattimento.
Poco dopo, i Mangiamorte erano stati sopraffatti. Era rimasto solo Rabastan Lestrange che, resosi conto di non potercela fare contro tutti quei nemici, spiccò una corsa verso la porta e scappò via.
« Non facciamolo fuggire! » esclamò Emmeline, allarmata. « Avvertirà tutti gli altri! »
A causa della sua gamba di legno, Malocchio fu costretto a restare per tenere d'occhio i Mangiamorte catturati, ma lei, Sturgis e Arthur partirono all'inseguimento.
Lestrange continuò a correre all'impazzata, lanciando dietro di sé maledizioni e fatture che loro riuscirono a schivare, ma che rallentarono la loro corsa. A loro volta, provarono a fermarlo lanciandogli incantesimi senza sosta, ma ormai lui era arrivato alla fine della lunga scalinata che conduceva all'Atrium.
Sturgis gemette per la frustrazione quando se lo vide sfuggire. Ma in quel momento Rabastan si bloccò e loro videro subito cosa lo aveva costretto a fermarsi.
L'Atrium si era trasformato in un campo di battaglia. I Mangiamorte duellavano senza sosta contro maghi e streghe di diverse nazionalità, squadre speciali di Auror e anche persone comuni che si erano offerte di aiutare.
Sturgis esultò interiormente quando si rese conto che gli altri dell'Ordine erano riusciti ad aprire tutti i passaggi prima che Lestrange potesse avvertire i suoi.
La battaglia per la riconquista del Ministero della Magia era cominciata.

***

« Emmeline! »
Il richiamo sovrastò a mala pena gli strepiti della battaglia che si stava svolgendo nell'Atrium, ma la ragazza si voltò lo stesso e si affrettò a raggiungerli.
« Stai bene? Che ti hanno fatto? » le chiese Rachel.
« Niente, per fortuna » rispose lei, mentre Sturgis arrivava a sua volta.
« Meglio per loro » commentò Regulus, per poi lanciare un'occhiata alla mischia che si era creata nell'Atrium.
Per essere stati colti di sorpresa, i Mangiamorte avevano contrattaccato anche troppo rapidamente. Tutto lo spazio intorno alla Fontana dei Magici Fratelli era invaso da Auror delle nazioni alleate, ma anche maghi e streghe che si erano offerti volontari per combattere. Molti dipendenti del Ministero della Magia si erano uniti a loro, ma non erano pochi quelli che si erano schierati con i Mangiamorte. Questi ultimi, con l'aiuto dei Dissennatori, avevano risposto con particolare violenza all'attacco.
I membri dell'Ordine della Fenice esitarono. Davanti ai loro occhi incombeva una battaglia tremenda, ma l'obiettivo della loro missione era molto preciso. Non potevano combattere e arrestare un Mangiamorte dopo l'altro, anche perché sempre più persone si stavano unendo a loro, pur di sopravvivere. Dovevano colpire i leader. La presenza di Mangiamorte intransigenti come i Lestrange costituiva una minaccia per chiunque tra i loro alleati avesse voluto tradire Voldemort, ma se i Lestrange fossero stati fermati, tutti i loro alleati avrebbero avuto qualche motivo in meno di restare fedeli.
« Io non li vedo » disse Frank, cercando di individuarli in mezzo alla folla.
« Rabastan deve essere qui per forza » disse Sturgis. « Lo abbiamo inseguito fino a due minuti fa ».
« È probabile che anche Rodolphus sia qui » disse Regulus, deciso. « Non è quel genere di Mangiamorte che se ne sta in disparte mentre è in corso una battaglia. Lo stesso vale per Bellatrix ».
« C'è gente che duella anche ai Livelli superiori, però » intervenne Arthur timidamente, prendendo la parola per la prima volta. « Conviene dare un'occhiata anche lì. Forse sono rimasti bloccati vicino all'Ufficio del Ministro ».
« Allora dividiamoci. Io e Frank restiamo qui a cercare Rabastan, voi altri andate a controllare gli altri Livelli » disse Alice. « Chi viene con noi? »
Dedalus e Arthur si offrirono di restare nell'Atrium. Nessuno ebbe da ridire e così Regulus, Rachel, Emmeline e Sturgis salutarono gli altri e si fiondarono il più velocemente possibile in direzione delle scale. Non venivano usate spesso, ma in quel frangente erano più sicure degli ascensori. Furono costretti a farsi largo in mezzo alla battaglia, e dovettero rallentare più di una volta per difendersi dagli attacchi dei Mangiamorte o dei Dissennatori, ma alla fine le raggiunsero.
Anche le scale erano letteralmente invase di nemici. I Mangiamorte non li attaccavano subito, tratti in inganno dalle loro vesti nere, e questo dava loro un netto vantaggio.
« Non è un po' sleale? » dubitò Sturgis dopo aver messo fuori gioco l'ultimo nemico presente nel corridoio che stavano percorrendo.
« A me importa solo sconfiggere più Mangiamorte possibile » rispose Rachel in tono pratico.
« Ad ogni modo non ci conviene tenerle » aggiunse Emmeline. « Anche i nostri alleati potrebbero esserne ingannati. Non voglio essere uccisa da un altro Auror ».
Si fermarono per liberarsi delle vesti, restando con quelle che avevano lasciato sotto, e poi proseguirono.
Ai Livelli Superiori la battaglia era altrettanto serrata. Regulus aiutò Emmeline a sconfiggere due Mangiamorte mascherati, poi sentì Rachel gridare e scagliarsi contro un mago e una strega che indossavano una divisa rossa.
« Fermi! Non è una Mangiamorte! »
« Stava scappando » risposero quelli in un inglese piuttosto stentato.
« E allora? Non mi pare che vi abbiano ordinato di uccidere tutti quelli che scappano! » sbottò Rachel, piuttosto irritata.
I due bofonchiarono delle scuse e si dileguarono, mentre Rachel aiutava una donna a rialzarsi.
« Grazie » fece quella, piuttosto scossa.
Quando Regulus vide di chi si trattava, il suo stupore fu talmente grande che non riuscì a trattenersi.
« Narcissa? »
Tra tutti i posti in cui si sarebbe aspettato di incontrare sua cugina, quello era il meno probabile. Sentendosi chiamare, Narcissa si voltò a guardarlo, incredula. Socchiuse gli occhi, concentrata, perché con quel camuffamento non lo aveva riconosciuto subito. Poi li sgranò, mentre un sospetto attraversava la sua mente.
« S-sei tu? » gli chiese, senza fiato.
Nonostante una certa agitazione, Regulus usò la bacchetta per assumere le sue vere sembianze: a quel punto era indifferente.
In un primo momento, Narcissa sbiancò, e lui credette che fosse sul punto di svenire. Non sapeva che cosa aspettarsi, ma era sicuro che lei sarebbe stata l'unica della sua famiglia che non avrebbe voluto spiegazioni. E infatti, mentre le labbra serrate le tremavano per trattenere la commozione, Narcissa gli si avvicinò, posandogli le mani sulle spalle e sul viso, come per assicurarsi che fosse reale. Poi lo abbracciò, e Regulus fece altrettanto, sollevato.
« Che cosa ci fai qui? » le chiese poco dopo. « È pericoloso. C'è una battaglia in corso ».
« Quando sono arrivata il Ministero non era ancora sotto attacco. Stavo cercando di convincere Lucius a tornare a casa, proprio perché mi aspettavo che sarebbe finita così » rispose Narcissa, tetra.
« Se lo portassi via adesso, dovreste sperare entrambi che Tu-Sai-Chi venga sconfitto, altrimenti se la prenderà con lui » le rispose Regulus.
« Lo so » rispose lei. « Infatti prima stavo solo cercando di tornare a casa, ma i camini dell'Atrium sono impossibili da raggiungere ».
« Dovresti usare quelli dell'Autorità per la Metropolvere, al Sesto Livello » suggerì Rachel.
Regulus non voleva lasciarla andare da sola. Lanciò un'occhiata agli altri tre, che lo guardarono a loro volta, in attesa di una sua decisione.
« Ti accompagno » disse a Narcissa. Poi tornò a rivolgersi agli altri. « Vi raggiungerò presto ».
Rachel era improvvisamente impallidita, ma si sforzò di non mostrarsi troppo spaventata.
« Se tra un quarto d'ora non sarai di ritorno, verrò a cercarti » gli sussurrò, fissandolo senza neanche battere le palpebre, come per paura di vederlo sparire e non tornare più.
« Ci conto » rispose lui.
« Se cercate Rodolphus » disse Narcissa quando Rachel si unì a Sturgis ed Emmeline, « l'ho visto al Primo Livello poco fa ».
« Grazie ».
I tre si avviarono verso le scale. Regulus e Narcissa invece si incamminarono lungo il corridoio.
« Non ho ancora avuto l'occasione di ringraziarti per avermi avvertito, quando i Mangiamorte hanno scoperto che ero vivo » le disse lui, mentre raggiungevano il Sesto Livello.
Narcissa gli sorrise.
« Se pensavano che non avrei fatto niente, pur sapendo che avevano intenzione di ucciderti, si sbagliavano di grosso. Me ne infischio della guerra » aggiunse, assumendo tutto ad un tratto un tono aspro. « Anche se non sembra e, nel caso in cui il Signore Oscuro vincesse, apparentemente dimostrerò il contrario, sono dalla tua parte e spero davvero che Lui venga sconfitto ».
Erano quasi arrivati, quando un rumore di passi li indusse a rifugiarsi in uno degli uffici del Centro Esami di Materializzazione. Subito dopo un plotone di Mangiamorte svoltò l'angolo, diretti verso l'ascensore.
Regulus la guardò, incuriosito.
« So che l'idea della guerra non ti è mai piaciuta, ma non pensavo che fossi arrivata fino a questo punto ».
« A te posso dirlo » fece lei, cupa. « È un tiranno. Non ha seguaci, ha dei soldatini che comanda a piacere. È soltanto un mostro ».
« Non mi dici niente di nuovo » convenne Regulus. « Ma che cosa è successo di preciso? »
Narcissa sembrava furibonda.
« Non lo so con esattezza, ma sembra che Tu-Sai-Chi avesse chiesto a Lucius di nascondere a casa nostra un oggetto che per lui doveva essere molto prezioso. Io non ne avevo neanche idea, e neanche mio marito sapeva esattamente di cosa si trattasse... Sta di fatto che quell'oggetto è sparito nel nulla. Quando il Signore Oscuro l'ha saputo, ha torturato Lucius, anche se lui non ne aveva colpa ».
Regulus non disse nulla e abbassò lo sguardo, consapevole di essere la causa scatenante delle azioni di Voldemort. Forse era meglio che Narcissa non sapesse subito che era stato lui a intrufolarsi a casa sua per rubare il diario di Tom Riddle.
« Mi dispiace ».
« Già... Lucius era in preda al panico quando è tornato a casa. Di solito non mi racconta mai niente di quello che succede quando è con gli altri Mangiamorte, ma quella volta si è dovuto sfogare ».
Regulus cercò di porre in modo discreto la domanda successiva, sforzandosi di non mostrarsi troppo desideroso di arrivare al punto che più gli premeva.
« Per caso ti ha detto qualcos'altro? Hai idea di quale sia il piano che Tu-Sai-Chi sta mettendo in atto? »
Narcissa ci pensò un po' su ma alla fine dovette ricordare qualcosa.
« So poco, però so che voleva conquistare anche Hogwarts, e che ci sarebbe andato di persona per controllare la situazione. Ha affidato alla maggior parte dei suoi seguaci il compito di conquistare il Ministero, ma lui e i Mangiamorte restanti sarebbero andati alla scuola ».
« Non ha mandato nessuno a tenere d'occhio altri posti? »
« Non mi risulta ».
Regulus si sentì girare la testa. Se le cose stavano così, significavano non solo che il Diadema di Corvonero era a Hogwarts, come aveva già intuito, ma soprattutto che quello doveva essere l'ultimo Horcrux rimasto. Sperò intensamente che Sirius e gli altri fossero riusciti a trovarlo.
« Sono andati via » disse a quel punto Narcissa, dopo aver sbirciato nel corridoio.
Lei e Regulus uscirono dall'ufficio e iniziarono a correre, mentre la sua mente lavorava con ancora più rapidità. Forse Voldemort non aveva fatto in tempo a creare tutti i sette Horcrux che voleva, ma Hogwarts era piena di oggetti antichi e dal valore inestimabile. Una volta impossessatosi della scuola, ne avrebbe potuti creare molti altri, e a quel punto sarebbe stata la fine. Suo fratello non ne aveva idea. In quel momento Regulus si rese conto di doverlo raggiungere per avvertirlo, una volta portata al sicuro sua cugina.
Per fortuna, l'Autorità per la Metropolvere era lì accanto. Un paio di Mangiamorte faceva la guardia ai camini, ma Regulus e Narcissa li misero fuori gioco, cogliendoli di sorpresa.
Lei si avvicinò a uno dei camini, poi si voltò a guardare suo cugino, mostrando una certa apprensione.
« Cerca di essere prudente. Non voglio perderti di nuovo ».
« Ci proverò ».
« Posso fare qualcosa per aiutarti? »
« L'hai già fatto, dandomi quelle informazioni sul Signore Oscuro. Ma se proprio vuoi farmi contento, qualunque cosa succeda nella prossime ore, assicurati che tuo figlio cresca più simile a te che a suo padre ».
Narcissa esitò, ma poi fece un cenno di assenso con il capo. Poi afferrò la Polvere Volante, entrò nel camino e sparì, inghiottita dalle fiamme.
Regulus si voltò, uscendo dall'Autorità per la Metropolvere e incamminandosi lungo il corridoio del Sesto Livello per tornare da Rachel, Emmeline e Sturgis. Ma, in quel momento, notò una sagoma familiare con la coda dell'occhio. Aveva appena lasciato il Sesto Livello, diretta ai piani inferiori, e Regulus istintivamente la seguì. Affacciandosi all'Atrium, si rese conto che si trattava di Bellatrix. Lei non si era accorta della sua presenza, perché stava puntando un'altra vittima.
Il ragazzo avanzò, teso. Avrebbe dovuto sbrigarsi per avvertire Rachel della sua ultima scoperta, ma capì di non averne il tempo quando riconobbe l'obiettivo di sua cugina.
Ted Tonks era tra i volontari che stavano cercando di riconquistare il Ministero, e al momento era troppo impegnato a mettere fuori gioco un Mangiamorte per accorgersi che Bellatrix gli stava per piombare alle spalle. La donna gli puntò la bacchetta contro la schiena, pronta a ucciderlo.
Nonostante tutto, Tonks si voltò di scatto, ma sarebbe stato troppo tardi. Regulus lanciò una fattura che ferì Bellatrix al polso, facendole cadere la bacchetta prima che potesse assassinarlo.
Tonks alzò lo sguardo, perplesso, e quando vide chi era stato ad aiutarlo reagì con un'espressione sbigottita.
« Grazie, Black » gli disse, chiaramente sorpreso.
Regulus si risparmiò l'imbarazzo di dovere rispondere: sua cugina aveva già recuperato la bacchetta e adesso la stava puntando contro di lui, un'espressione sprezzante e disgustata dipinta sul volto.
« TU! Il traditore è uscito allo scoperto! »
« Così pare » prese tempo lui, che in fondo non sapeva cosa dire. Bellatrix non era Andromeda o Narcissa. Non si sarebbe fatta problemi a ucciderlo, anche se lo aveva visto in fasce. A maggior ragione, il fatto che avessero lo stesso sangue costituiva un motivo in più per eliminarlo il prima possibile.
« Avrei preferito che fossi morto davvero, piuttosto che vederti ridotto in questo stato » sbottò lei infatti, continuando a incenerirlo con lo sguardo.
« Non mi importa di quello che pensi, Bella » replicò lui, attento ma ancora indeciso se attaccare o meno.
Lei rispose con un ghigno sarcastico.
« Però di quello che pensa la tua mammina ti importa eccome. Come reagirebbe se sapesse che ora salvi la vita ai Sanguesporco? »
Regulus si sentì montare una rabbia improvvisa, come tutte le volte che si toccava quell'argomento. Era stufo marcio di essere provocato in quel modo; l'unica cosa che voleva adesso era ripagarla con la stessa moneta.
« Non ne ho idea. E tu che mi dici, invece? Tuo marito lo sa che quando stai con lui in realtà pensi a un Mezzosangue? »
Bellatrix divenne paonazza, poi si fece violacea e infine nera di rabbia e per un secondo trattenne il respiro, impietrita.
« Wow... Sei sicuro che provocarla così sia una buona idea? » sibilò Ted Tonks, gli occhi spalancati per lo shock.
Un attimo dopo lui e Regulus furono costretti a fare un balzo di lato, perché Bellatrix aveva attaccato.
« Ti strapperò quella lingua velenosa! » urlò, lanciandogli contro una scarica continua di maledizioni letali.
Regulus fu costretto a ripararsi dietro la fontana, perché Bellatrix era talmente infuriata che non gli dava il tempo di rispondere al fuoco. Forse Tonks aveva ragione, non era stato saggio insinuarle del sangue Babbano che scorreva in Voldemort, ma non gli importava. Aveva voluto ferirla nell'orgoglio volontariamente. Si rese conto di provare solo risentimento nei suoi confronti, non tanto perché era stata lei a parlargli per la prima volta del Signore Oscuro, quando era ancora un ragazzino influenzabile, ma perché la considerava colpevole della morte di Alphard quanto Rodolphus. Lo aveva lasciato morire senza alzare un dito per aiutarlo, forse lo aveva anche torturato di persona, e per questo non l'avrebbe mai perdonata.
« Sta arrivando » lo avvertì Tonks, sporgendosi dal bordo della fontana, dietro la quale si era rifugiato anche lui.
Regulus strinse il pugno intorno alla bacchetta, fece un paio di respiri profondi nel vano tentativo di calmarsi e alla fine balzò in piedi, iniziando a sua volta a duellare contro di lei.

« Regulus non torna. Ed è trascorso più di un quarto d'ora ».
La battaglia infuriava dappertutto, e il frastuono era così caotico che non si erano accorti dell'assenza di Regulus fino a che non erano arrivati al Primo Livello. Rachel si sentì sprofondare, mentre le sue viscere si contorcevano per l'ansia.
« Deve avere avuto dei problemi » rispose Emmeline.
Rachel tremò visibilmente, ma quando parlò il suo tono era fermo e deciso.
« Scusate, devo andare a cercarlo ».
« Veniamo con te » propose Sturgis.
A Rachel avrebbe fatto piacere, a dire il vero, ma non era possibile.
« Grazie, ma è meglio che continuiate a cercare i Lestrange insieme » li rassicurò, anche se nemmeno poteva averne la certezza assoluta. Ma non voleva proseguire senza essersi assicurata che Regulus stesse bene. Si sentiva morire di paura al solo pensiero di quello che gli sarebbe potuto succedere.
« D'accordo, ma fa' attenzione ».
Rachel annuì, ma si era già voltata indietro e aveva iniziato a tornare sui suoi passi.
Mangiamorte e forze alleate stavano combattendo anche lassù. Rachel fu costretta a rallentare la corsa, perché di tanto in tanto si ritrovava a subire l'attacco di uno o più nemici, oppure cercava di aiutare qualche mago o strega in difficoltà. Scendeva le scale il più velocemente possibile, mentre il cuore le martellava per l'agitazione. Sperò che Regulus stesse bene e di riuscire a trovarlo sano e salvo.
Al Secondo Livello, stranamente, regnava una calma inquietante quanto insolita. C'erano diversi cadaveri riversi per terra, appartenenti a entrambi gli schieramenti, ma nessun segno di chi li aveva uccisi. Rachel accelerò il passo, perché quella situazione non le piaceva affatto, quando notò qualcuno accasciato sui gradini, immobile. Trattenendo il respiro, gli si accostò. Lo aveva riconosciuto dal monocolo che teneva ancora sul naso e dal fez rosso rotolato qualche scalino più in basso: si trattava del capo del suo ufficio al Ministero, Arnold Peasegood, ed era chiaramente morto.
Rachel non se la sentiva di lasciarlo lì, anche se sapeva di non poter fare più niente per lui. Si limitò a chiudergli gli occhi, ma quell'esitazione fu uno sbaglio.
Un attimo dopo, qualcuno che le si era avvicinato silenziosamente le afferrò il polso che teneva la bacchetta e le tirò il braccio dietro la schiena, piegandolo fino a farle male.
« Tu sei una della combriccola di Black » parlò Rodolphus Lestrange, e la sua voce la fece tremare da capo a piedi. Lui le puntò la propria bacchetta alla tempia, per impedirle di opporre resistenza. « Chi di voi ha l'arma? »
« Quale arma? Non so di cosa stai parlando » mentì lei, nel tentativo di liberarsi.
« Lo sai benissimo. Il Signore Oscuro ha detto che per distruggere gli oggetti che avete rubato ve ne serviva una. Dimmi dov'è e ti lascerò andare ».
Rachel non gli credette neanche per un istante. Cercò disperatamente di divincolarsi, ma più ci provava e più la stretta intorno al suo braccio diventava ferrea come una morsa. Provò a sferrargli un calcio ma non ci riuscì, e alla fine gli assestò una gomitata con tutte le sue forze. Non gli fece quasi nulla, ma bastò a fargli allentare leggermente la presa e a permetterle di liberarsi.
Rachel si allontanò, puntandogli la bacchetta contro, ma si accorse che le tremava la mano. Lo vide sogghignare: lui si divertiva quando le sue vittime erano spaventate, godeva del loro terrore e si esaltava quando lo imploravano. Lei non poteva non mostrarsi terrorizzata, ma non avrebbe supplicato. Al contrario, lo attaccò.
Lestrange deviò con facilità la fattura che lei gli aveva scagliato, e si liberò senza problemi anche delle successive. Rachel lottò contro se stessa, perché la paura di non farcela le stava impedendo di combattere al meglio. Riuscì ad eseguire un Sortilegio Scudo contro la maledizione che il Mangiamorte le aveva mandato indietro, ma poi vide i suoi occhi lampeggiare e lo udì pronunciare parole che non aveva mai sentito prima.
Un attimo dopo, dalla bacchetta di Rodolphus scaturirono delle fiamme. Rachel indietreggiò per non farsi ustionare, ma con suo grande orrore scoprì che il fuoco stava diventando sempre più alto, fino a raggiungere il soffitto. Poi le fiamme iniziarono ad assumere forme di draghi, chimere e altre creature spaventose, che si avventarono contro di lei.
Senza un attimo di esitazione, Rachel spiccò una corsa attraverso il primo corridoio che le capitò davanti. Non sapeva neanche dove stesse andando, ma al momento era troppo impegnata a sopravvivere per farci caso. Le fiamme dell'Ardemonio la stavano inseguendo, divorando tutto ciò che incontravano sul loro passaggio. La ragazza corse come non aveva mai fatto in vita sua, ma il calore cocente del muro di fuoco alle sua spalle si avvicinava sempre di più. Non aveva la più pallida idea di come fermare quella magia oscura, né aveva intenzione di correre il rischio di provarci. Non appena si fosse fermata, sarebbe stata incenerita.
Il corridoio era quasi finito e, da quel che poteva vedere, sembrava che dopo ci fosse uno spazio aperto. Rachel si augurò che ci fosse qualcuno in grado di aiutarla. Non aveva più fiato ma la forza della disperazione la aiutò a fare un ultimo scatto. Uscì dal corridoio... e si rese conto di essere spacciata.
Era arrivata alla fine della sua corsa. Si trovava su una delle balconate che davano sull'Atrium. Oltre la balaustra la aspettava un volo di circa trenta metri, e non c'erano altre vie d'uscita: era in trappola.
Quando si voltò, il fuoco l'aveva quasi raggiunta. Istintivamente si coprì la testa con le mani, accovacciandosi su se stessa e urlando per la disperazione. Attese che la maledizione la uccidesse, tremante e scossa dai singhiozzi, sperando che il dolore durasse poco. Ma non accadde nulla.
Quando trovò il coraggio di riaprire gli occhi, scoprì che l'Ardemonio era sparito.
Ancora intontita e in preda al panico, Rachel alzò lo sguardo su Lestrange, e scoprì che non si era interrotto di propria volontà: aveva un brutto taglio all'altezza del fianco, e la sua veste era già zuppa di sangue.
Rachel si voltò per scoprire chi lo avesse ferito e trattenne il respiro.
Era stato Perseus. Suo padre doveva essersi unito a chi stava cercando di riconquistare il Ministero ed era andato a cercarla. Era appena uscito dal corridoio del Secondo Livello e stava fissando Rodolphus con un'espressione che sua figlia non gli aveva mai visto prima. Era livido e il suo sguardo era colmo di odio. Il suo volto era rigido come una maschera di pietra, ma stringeva i pugni con tanta energia che gli tremavano di rabbia.
L'uomo avanzò in fretta, tenendo la bacchetta puntata verso il Mangiamorte, fino a posizionarsi tra lui e Rachel.
« Sei già morto, Lestrange » sibilò, con una quiete innaturale.
Rodolphus fece una smorfia, ignorando la ferita.
« Questo è tutto da vedere. Crucio! »
Rachel scattò in avanti, senza fiato, ma Perseus era riuscito a evitare la Maledizione e, senza indugiare neanche un secondo, rispose al fuoco.
« Avada Kedavra! »
Un lampo di luce verde scaturì dalla sua bacchetta, ma Rodolphus schivò a sua volta e riprese a combattere. Il Mangiamorte era molto più agile dell'avversario: anche se la ferita lo aveva reso meno rapido, Perseus rischiò di avere la peggio un paio di volte.
Nel frattempo, Rachel era tornata in piedi ed era corsa a riprendersi la bacchetta che aveva lasciato cadere quando aveva pensato di essere divorata dalle fiamme oscure. Quando si voltò di nuovo ad assistere allo scontro, scoprì che Lestrange e suo padre stavano combattendo sul ciglio della balconata.
Con una finta improvvisa, Rodolphus riuscì a cogliere Perseus di sorpresa e a disarmarlo. La bacchetta volò oltre la balaustra, cadendo sotto di loro. Rachel gli impedì di continuare: lanciò a Lestrange una fattura che lo colpì di striscio.
Rodolphus reagì, tornando a duellare contro di lei. Rachel riusciva a reggere il ritmo a fatica. Nonostante le ferite, il Mangiamorte era ancora micidiale. La costringeva a indietreggiare continuamente, finché la sua schiena non urtò contro qualcosa, facendole quasi perdere l'equilibrio: era ad un passo dal cadere nel vuoto.
Rachel aveva la sensazione che il mondo avesse preso a ruotare, e le gambe le iniziarono a tremare quando Rodolphus le si avvicinò, la strappò la bacchetta di mano e le strinse una mano intorno al collo.
« Dimmi chi ha quell'arma, altrimenti... » la minacciò, e fece come per spingerla di sotto.
« NON TOCCARLA! »
Ignorando il fatto di essere disarmato, Perseus lo assalì a mani nude pur di spingerlo via da lei. Rodolphus reagì di scatto. Lasciò andare Rachel e si concentrò sull'altro avversario.
« Imperio! »
Perseus fu colpito in pieno, e si bloccò di colpo. Il suo sguardo era cambiato: non mostrava più rabbia, odio e paura, ma era completamente privo di espressione. Tutto il suo corpo si rilassò e le braccia gli ricaddero lungo i fianchi.
Per un istante Rachel rimase immobile, incapace di capire le intenzioni del Mangiamorte, ma con un orribile presentimento.
« Uccidila » ordinò Lestrange, un ghigno sadico che gli deformava il volto.
E Perseus obbedì. Rachel avrebbe urlato ma si ritrovò senza voce per lo shock quando suo padre si avventò contro di lei, senza riconoscerla o mostrare la minima emozione. Era un burattino sotto il controllo totale di Rodolphus.
Rachel provò a resistere, ma non era abbastanza forte. Nessuno dei due era armato, e Perseus continuava a spingerla verso la balaustra.
« Papà, sono io! » sbottò, nel vano tentativo di farlo tornare in sé. « Sono tua figlia! »
Ma fu inutile. Perseus non batté ciglio e non si fermò. Rachel non provava nemmeno a colpirlo veramente. Perseus non aveva mai alzato le mani su di lei, l'aveva sempre protetta, anche troppo certe volte. Quel giorno aveva deciso di combattere, cosa che non aveva mai fatto prima, pur di trovarla, ma Rodolphus era riuscito a fargli dimenticare tutto.
« Quando si renderà conto di aver assassinato la sua unica figlia, impazzirà dal dolore. È questo che vuoi? » commentò Lestrange, decisamente divertito da tutto ciò. « Hai solo due soluzioni per evitare che accada: o lo uccidi a tua volta, risparmiandogli tutto quel rimorso, o mi dici chi ha quell'arma ».
Rachel ormai aveva il volto rigato di lacrime. Era così orripilata da quello che stava succedendo che perse il controllo e non riuscì a impedirsi di parlare.
« Non ce l'ho io! Ce l'ha Silente! Ti prego, fallo smettere! » singhiozzò, disperata, anche se sapeva che lui non avrebbe smesso.
Infatti, Lestrange si avvicinò ancora di più, portando la bacchetta a pochi centimetri dalla testa di Perseus, come per potenziare la Maledizione. E ci riuscì. Perseus divenne ancora più determinato a ucciderla.
Rachel si sentì perdere l'equilibrio e percepì il baratro sotto di sé. Era in bilico sulla balaustra, con suo padre che ancora la reggeva per le spalle della veste. Non appena avesse mollato la presa, lei sarebbe caduta di sotto.
« Non è colpa tua » provò a dirgli, sperando che potesse sentirla e ricordarlo quando sarebbe tornato in sé. Ma l'espressione di Perseus era già cambiata. Non era più vacua e spenta, e i suoi occhi erano sgranati per l'orrore.
Un attimo dopo l'aveva tirata via dalla balaustra e si era avventato contro Rodolphus. Il Mangiamorte tentò di colpirlo con un anatema, ma Perseus gli aveva afferrato il polso, portandolo in alto e impedendogli di usare la bacchetta contro di loro. La sua presa non cedette: era talmente accecato dalla rabbia che la sua forza si era come triplicata. Il volto di Lestrange si contrasse per lo sforzo di resistere all'attacco di Perseus, e se fino a poco prima aveva esibito un ghigno sadico, la sua espressione si modificò di colpo, diventando colma di rabbia e frustrazione.
Rachel corse ad aiutare suo padre, ma poi il suo cuore mancò un battito.
Perseus spinse Rodolphus con tutte le sue forze, facendogli perdere l'equilibrio. Il Mangiamorte tese le mani, pronto ad afferrare Perseus e trascinarlo di sotto con sé, ma Rachel scattò in avanti e trasse suo padre fuori dalla sua portata.
Per una frazione di secondo il tempo parve rallentare. Per la prima volta in vita sua, Rodolphus Lestrange mostrò di provare paura. Tentò di afferrare la bacchetta al volo, ma quella era stata sbalzata in un'altra direzione. Né Perseus né Rachel distolsero lo sguardo mentre lui spariva oltre la balaustra. Poi Rodolphus cadde nel vuoto.

Regulus era stato appena disarmato quando, solo pochi metri metri più in là, ci fu lo schianto. Alcune persone urlarono, terrorizzate. Subito dopo, quando tutti capirono cosa era successo, nell'Atrium cadde un silenzio teso, pronto a spezzarsi al minimo movimento.
Anche Bellatrix si era voltata per vedere quel fosse la causa di quell'improvvisa tregua. Regulus lo capì prima di lei, e per un solo istante non poté fare a meno di provare un immenso sollievo, insieme ad una sorta di soddisfazione vendicativa. Era morto. Rodolphus Lestrange non avrebbe più potuto torturare e uccidere nessun altro.
La battaglia ricominciò subito dopo, e i Mangiamorte tornarono a combattere ancora più violentemente di prima. Solo Bellatrix continuò ad avanzare, come ipnotizzata, finché non si inginocchiò accanto al corpo di quello che era stato suo marito, incurante del lago di sangue intorno a lui. Regulus a quel punto distolse lo sguardo. Per qualche ragione non riusciva a sostenere la vista di sua cugina con le mani e le vesti intrise di sangue. Gli faceva molta più paura adesso, che era momentaneamente pietrificata, rispetto a prima.
« Scappa » disse Ted Tonks. « Tra un attimo diventerà una furia ».
Regulus si rese conto che l'uomo aveva ragione. Recuperò la bacchetta e iniziò a correre verso le scale, mentre Bellatrix lanciava un urlo talmente disumano che lo fece quasi inciampare dallo spavento.
Salì la scalinata il più velocemente possibile e si fermò solo quando raggiunse il Secondo Livello, perché aveva sentito odore di bruciato. Non si vedevano incendi, ma dovevano esserci stati. Tutto un corridoio era stato carbonizzato e le pareti erano nere con fuliggine. Un fuoco normale non avrebbe mai potuto fare tutto ciò, quindi Regulus si sentì ancora più spaventato. Seguì le tracce del passaggio dell'Ardemonio, finché non si ritrovò su una balconata.
Perseus era seduto a terra, con il volto coperto dalle mani, e Rachel era accanto a lui, intenta a calmarlo.
« Stavo per ucciderti » stava dicendo lui, la voce rauca per lo shock. « Ho provato a combatterlo nella mia testa, ma era troppo forte per me... »
« Ci sei riuscito, invece » lo rassicurò lei.
« Mi dispiace » insisté lui.
« Non è successo niente, d'accordo? Se non fossi arrivato in tempo sarei morta davvero ».
Poi Rachel alzò lo sguardo e lo vide.
« Regulus! Sei vivo! » esclamò, balzando in piedi e stritolandolo.
Il ragazzo si accorse che lei stava tremando.
« Che cosa è successo? » le chiese. « Ci sono tracce di Ardemonio ovunque ».
La ragazza si asciugò gli occhi, evidentemente provata.
« Rodolphus » spiegò. « Stava per uccidermi. Poi per fortuna è arrivato mio padre ».
« Dove diamine eri? » sbottò Perseus, che quando non sapeva come sfogarsi se la prendeva con Regulus. « L'hai lasciata sola! Stava per finire carbonizzata! »
« Stavo combattendo con Bellatrix, non ero mica andato a nascondermi! » ribatté lui, irritato.
« Va bene, calmiamoci tutti » fece lei, mettendosi in mezzo. « Sono stata io a lasciare Emmeline e Sturgis per andarmene da sola, quindi non cominciate a litigare per niente ».
I due tacquero per alcuni istanti, poi Regulus parlò.
« Dovremmo andarcene di qui. Temo che Bellatrix mi stia inseguendo ».
« In realtà dovrei essere io il suo obiettivo » mormorò Perseus.
Regulus all'inizio non capì, poi un'occhiata di Rachel gli fece intuire la verità.
« Non glielo vada a dire, allora » gli suggerì. Poi si rivolse a Rachel. « Dobbiamo andare a Hogwarts, adesso ».
« Ma non era il nostro compito » fece lei, perplessa.
« Dobbiamo farlo. Il Diadema è l'ultimo Horcrux, ma Tu-Sai-Chi ha intenzione di crearne altri. È inutile riconquistare il Ministero se lui poi resterà immortale ».
Rachel sgranò gli occhi. Poi annuì in fretta e lanciò un'occhiata a suo padre.
« Come ti senti? »
Lui era evidentemente a pezzi. Dopo aver subito un'Imperius che gli aveva fatto quasi uccidere la figlia e dopo aver tolto la vita per la prima volta in vita sua, Regulus si sarebbe meravigliato del contrario. Ma Perseus non era il tipo di persona che ne avrebbe parlato. Così, si limitò ad annuire.
« Raggiungerò tua madre. È qui anche lei, sta cercando di curare i feriti. Voi due fate attenzione... E scusa per prima. Non volevo prendermela con te » aggiunse, mortificato.
« Non fa niente » rispose Regulus, stupito. Poi prese Rachel per mano e attese che la Passaporta che aveva appena creato si attivasse.
Un attimo dopo, furono risucchiati dal vortice, e alla fine si ritrovarono a Hogwarts, in uno dei corridoi del secondo piano. Non ebbero neanche il tempo di riprendersi dalla confusione dovuta al viaggio improvviso, quando una voce nota parlò alle loro spalle, pronunciando parole minacciose che li fecero sprofondare.
« Non vi muovete e tenete le mani in vista. Reagire non vi servirà a niente ».






Per tutti i gargoyle, che ritardo! >.< Mi dispiace che abbiate dovuto aspettare così tanto, ma gli ultimi due mesi sono stati pazzeschi: tra tirocinio, tesi e laurea, non ho avuto il tempo materiale di pensare a cosa avrei potuto scrivere, figurarsi di aggiornare. Ora sono finalmente tornata alla normalità e spero che questo capitolo ripaghi l'attesa. Ammetto che ogni volta che l'ho riletto ho goduto non poco muahahah XD
Non dirò la data precisa del prossimo capitolo perché devo ancora finirlo e non voglio dare false speranze, ma sicuramente non dovrete aspettare quanto avete atteso per questo xD
A presto, Julia :)
  
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