12_Doppio servitore
12. Doppio servitore
Ronald fu il primo ad atterrare, assorbendo l’impatto improvviso col suolo con le gambe, flettendole.
Si rialzò e si
guardò intorno: si trovava in un sotterraneo umido e scarsamente
illuminato che puzzava di muffa. Il soffitto non era molto alto, ma la
stanza era grande.
Grell atterrò in piedi alle sue spalle accompagnato da un familiare e riecheggiante rumore di tacchi, seguito da William.
«Che posto è questo?» domandò lo shinigami rosso, palesemente disgustato.
«Sento... sono shinigami...?».
A parlare era stata una voce sibilante, femminile ed inquietante proveniente da uno degli angoli in ombra.
«Ti sei fatto seguire... Claude?» esclamò di nuovo la voce, stavolta con un’inflessione iraconda.
Il demone apparve dal nulla
davanti ai tre shinigami, gli occhi che brillavano scarlatti.
Avanzò di qualche passo, lentamente e minacciosamente.
«Me ne libero
subito» disse. Dal tono di voce utilizzato traspariva quanto
fosse amareggiato e irritato per quella visita non gradita.
Scattò fulmineo verso i tre.
«Non fatevi
toccare!» rammentò Ronald, mentre rievocava alla memoria
l’orribile certezza d’essere prossimo alla morte ed il
dolore atroce che aveva pervaso ogni fibra del suo essere nel contatto
con quelle fiamme demoniache che non si spegnevano.
Alzò il tagliaerba
sopra la spalla, abbattendolo contro il petto di Claude, sbalzandolo
all’indietro, anche se di pochi metri.
Quest’ultimo
caricò di nuovo, e stavolta ad incassare il colpo fu nuovamente
Ronald, che parò con la sua falce ma venne scaraventato via.
Grell lo superò
d’un balzo con in pugno la sua amata motosega, che accese
l’attimo prima di saltare addosso a Faustus, che schivò
appena un momento prima che la lama rotante della falce si facesse
strada nella sua spalla.
Spears, nel frattempo,
aveva aggirato il combattimento e si era avvicinato all’angolo
dal quale poc’anzi era pervenuta la voce.
Esaminò il buio che
impregnava tutta la parte superiore dell’angolo, cercando di
scorgere qualcosa, ma non vide niente finché due sfere luminose
e bianche si aprirono, fissandosi su di lui come fosse una preda.
William non si fece
prendere dal panico: arretrò di un passo e sollevò la sua
arma, puntando la tenaglia verso gli occhi della creatura. Aveva letto
- e se ne ricordava bene - che la Nìade non si poteva muovere,
perciò non avrebbe tentato di scappare.
Convinto di ciò,
abbandonò ogni prudenza e tentò d'attaccarla; purtroppo
per lui, la bestia non era incline a farsi ammazzare tanto facilmente.
Fu così che William
fu colpito a sorpresa da ben quattro catene grosse e pesanti, che lo
frustarono una volta ciascuna e poi si avvinghiarono attorno a polsi e
caviglie, sbattendolo a terra violentemente.
La falce gli volò via di mano, atterrando con un rumore metallico a diversi metri di distanza da lui.
«William!»
chiamò Ron, vedendolo a terra, ma non poté preoccuparsi a
lungo di lui perché dovette saltare all'indietro per evitare che
Claude lo infilzasse con i suoi coltelli d'oro.
«Shinigami...?».
Una voce maschile, irritata e lievemente intrisa di sorpresa risuonò nel sotterraneo.
Sutcliff - che si stava
preparando ad attaccare di nuovo Faustus - si fermò a
metà del movimento, la motosega alzata sopra la testa in modo
minaccioso, pronta ad abbattersi sul cranio del demone dagli occhi
dorati.
Il suo sguardo si
spostò immediatamente - così come quello di Claude -
sulla sagoma che era apparsa dalle scale ad un capo della stanza, alta
e smilza, con due pupille di brace che s’accendevano come fuochi
nella penombra del locale.
Grell si distrasse dal
combattimento e si voltò completamente verso il nuovo venuto
abbassando la sua arma, in viso un’espressione estatica ed
ammirata che incuriosì Ronald.
«Sebastian
Michaelis» nominò Faustus, cambiando posizione,
abbandonando quella offensiva per assumere quella eretta.
Il suo sguardo era severo, irritato.
«Che cosa ci fai tu
qui, nella casa della mia padrona?» domandò Sebastian,
corrugando gli occhi in un’espressione rabbiosa ed inquisitoria
al tempo stesso.
«Questa è la mia padrona» sentenziò Claude.
Fu allora che William,
bloccato a terra più in là, al vedere i due demoni
scrutarsi vicendevolmente con odio, si ricordò cosa gli aveva
detto Undertaker poco prima, nell’infermeria, circa le possibili
“opzioni” sulla Nìade.
Siccome era ormai appurato che ce ne fosse solamente una e che avesse ai suoi comandi ben due demoni, il quadro generale della situazione si era fatto improvvisamente un tantino più chiaro ed inquietante.
«Sebastian... Claude...».
La voce del mostro si era arrochita, anche se aveva mantenuto la sua sfumatura sibilante.
L’azione parve
rallentare fino a fermarsi completamente per un momento, un fatale
attimo, l’istante prima della tempesta.
Poi tutto si rimise in moto
freneticamente e un grido femminile talmente acuto da far sanguinare i
timpani lacerò l’aria.
«Fermateli!» urlò Spears, rivolto ai due compagni.
Claude e Sebastian furono
sollevati da terra e posti parallelamente al suolo, mentre
un’aura purpurea ed una blu intenso si spandevano dai loro corpi
nell’aria circostante.
Ronald era piegato in due,
le mani premute sulle orecchie nel vano tentativo di proteggerle da
quel chiasso, mentre assisteva atterrito alla scena. Accanto a lui,
Grell osservava attonito, anche lui con le orecchie tappate.
Una lama di luce si fece strada nei toraci dei due demoni e schizzi di sangue vennero proiettati in aria con violenza.
William era stordito da quell’urlo atroce, la testa afflitta da un’emicrania lancinante.
«Interrompete il rito!» esclamò a gran voce, cercando di sovrastare il rumore.
«Sebastian!».
Sutcliff cominciò a chiamare il demone con un tono di voce melodrammatico.
«Sebastian! Sebastiàn!» ripeté, cominciando ad agitarsi.
Si voltò verso l’angolo vicino al quale Spears era steso a terra e digrignò i denti.
«Non puoi far del male al mio Sebastiàn!» gridò.
Iniziò a correre con
la motosega accesa in mano e si lanciò alla carica. Ricordava
ancora bene cosa gli aveva detto Undertaker riguardo a come ammazzare
una Nìade e non aveva intenzione d’aspettare un minuto di
più, considerato ciò che stava facendo al suo Sebastian.
Ad un metro circa dalla
Nìade si fermò e scaraventò verso di lei la
motosega, mirando al buio dove doveva essere la sua testa, scartando
indietro in un secondo momento, arretrando e piegandosi a prendere la
falce di William.
Una catena s’avvolse
intorno alla falce e la spinse via, ma la creatura non riuscì a
parare il secondo affondo: Grell era balzato in aria approfittando
della sua distrazione impugnando l’asta allungata dell’arma
del compagno.
Conficcò con forza
la tenaglia nel buio e, percependo al tatto d’aver colpito
qualcosa, mulinò l’attrezzo in modo da recidere qualsiasi
cosa avesse colpito.
Il grido ebbe un picco improvviso poi sparì di colpo e tutto fu silenzio.
In quell’assenza totale di suono, il rumore di una testa che cadeva al suolo riecheggiò amplificata diverse volte.
Il cranio della
Nìade, rimasta fino ad allora nell’ombra sia a loro che al
mondo intero, finalmente si rivelò: il viso era di donna,
scheletrico, la pelle avvizzita e le orbite scavate, prive di bulbi. Le
labbra secche erano aperte in una “o” muta che lasciava
scoperti i denti, tutti piccoli quadratini perfetti tranne i canini,
che erano più lunghi, grossi ed incurvati, simili alle mandibole
dei ragni.
Alle spalle di Grell,
Ronald assistette in silenzio alla dissolvenza delle aure colorate che
li avevano avvolti fino ad allora e della lama di luce bianca dai loro
corpi, che caddero a terra con un tonfo, immobili.
Knox sapeva bene che quelle
creature erano dure a morire e che le loro capacità di
guarigione erano a dir poco formidabili, per cui non si preoccupava
minimamente per loro ma anzi, si aspettava di vederli rimettersi in
piedi da un momento all’altro - come infatti accadde.
Sutcliff, intanto, aveva
recuperato la sua motosega - ancora accesa e finita abbandonata al
suolo - ed aveva spezzato le catene che ancora immobilizzavano William,
permettendogli così di rialzarsi.
Spears si sistemò
gli occhiali - spostatisi leggermente verso la punta del naso - di
nuovo al loro posto, quindi si volse verso i due demoni, che si stavano
scrutando reciprocamente con una certa rabbia.
Prima che potesse dire o fare qualunque cosa, Grell s’interpose: «Fermo! Non puoi far del male a Sebastian!».
Michaelis e Faustus si voltarono ambedue verso di lui.
«Cosa stai blaterando, Sutcliff? Sono demoni ed hanno ucciso alcuni Hunter» replicò in risposta Will.
«E quel Claude ha quasi carbonizzato me!» si lamentò Ronald, agitando le mani con fare stizzito.
I due demoni approfittarono della loro momentanea distrazione per aggirarli e correr via verso le scale.
Sebastian solo si girò un momento, col piede sul primo gradino, per rivolgere un’occhiata al Dio della Morte rosso.
«Spero che questo sia un addio».
Ciò detto stirò le labbra sottili e pallide in un sorriso sghembo e la sua figura svanì su per le scale.
«Li hai lasciati
scappare!» fece notare Ronald, arrabbiato: lui avrebbe voluto
vendicarsi per quello aveva subito. Voleva farla pagare cara a quel
Claude Faustus.
Grell lanciò un gridolino eccitato che fece rabbrividire William.
«Sebastiàn! Mio amoreee...! ♥».
Angolino autrice
Anche se con un mostruoso ritardo,
ecco finalmente l'ultimo capitolo. Ringrazio sentitamente coloro che
hanno seguito la fic e che l'hanno aggiunta alle
preferite/ricordate/seguite.
Bye bye <3
F.D.
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