Capitolo 4
Questo grosso, grasso, matrimonio inglese
Alle otto in punto Harry fece il giro delle stanze per
svegliare gli amici; venti minuti dopo la squadra era al pian terreno per la
colazione.
C’era un diffuso buon umore e anche un po’ di
eccitazione in quella mattina del 12 giugno. Francesca rovesciò il the
bollente sulla tovaglia ed Enrique mandò in mille pezzi la sua tazza,
così che la Chiodo
fu costretta con fatica ad alzarsi e recuperarne una nuova. Ancora due mesi e
il bambino che portava in grembo sarebbe nato.
Poco prima del termine della colazione Harry propose a Piton
di fare una scappata con loro al matrimonio, giusto per vedere la reazione di
Ron ed Hermione.
-Ammetto che mi piacerebbe vedere la loro faccia…
Vittoria, credi che potrei assentarmi un paio di giorni?-
-Stai tranquillo, noi ce la caveremo bene. Ragazzi, tenetelo
d’occhio, mi raccomando: non vorrei che si innamorasse di una bella
irlandese…-
-Puoi stare tranquilla, le irlandesi non mi piacciono.
–
-Allora siamo d’accordo. Andiamo, prenderemo la Passaporta
all’ultimo piano per non rischiare di farci scoprire. Vittoria…-
Harry salutò la Chiodo
sfiorandole appena una guancia con le labbra.
-Ehi Potter, mantieni le distanze dalla mia donna. –
ringhiò Piton, fingendosi geloso.
-Già Potter, ronza lontano da mia madre. Tu hai un
appuntamento con me. – lo imitò Elisabetta.
-Ciao Vittoria, spero di riuscire a non ammazzare nessuno
della tua famiglia… a presto. –
I prodi ragazzi, in capo ad un quarto d’ora, erano
giunti in Gran Bretagna, più precisamente ad Hogsmeade. Il viaggio con la Passaporta li aveva
scombussolati oltre ogni dire, perciò Harry propose di affittare qualche
stanza da Madama Rosmeta. Quando giunsero ai Tre Manici di Scopa, i
ragazzi si resero conto del loro grosso limite: non sapevano l’inglese!!
Per loro fortuna Harry e Piton erano inglesi, altrimenti sarebbero stati
problemi seri.
Quando raggiunsero le rispettive stanze, ciascuno
pensò per prima cosa a disfarsi dei bagagli, confinando i bauli negli
angoli più remoti e introvabili, poi si riunirono tutti al pian terreno.
-Dunque, come senz’altro avrete notato, qui parlano
tutti inglese…- esordì Harry.
-Perciò avete bisogno di un incantesimo che vi
permetta di comprenderlo e parlarlo. Se non vi dispiace, io procederei…-
completò Piton. I ragazzi annuirono, in religioso silenzio.
-Molto bene. Transduco!!-
Uno a uno Piton colpì i ragazzi, che improvvisamente
presero a pensare e parlare in un inglese perfetto.
-Adesso abbiamo capito come mai Silly e il fratellone
chiacchierano così bene in italiano…-
Quella giornata ormai era sprecata: per rimettersi in sesto
i ragazzi ebbero bisogno di almeno un paio d’ore e molti decisero di
schiacciare una pennichella o dedicarsi ad attività tranquille come una
partita a carte.
L’indomani Harry volle mostrare agli amici
l’unico villaggio interamente di maghi di tutta la Gran Bretagna, con
la speranza di incrociare qualche vecchia conoscenza.
Partirono senza fretta in tarda mattinata, gironzolando con
la curiosità di turisti in visita ad una città d’arte.
Quante cose c’erano da vedere! Mielandia, ad esempio,
era la più vicina. Era un negozio stracolmo di dolci di ogni genere, dal
classico cioccolato, magicamente rivisitato, alle migliaia di tipi differenti
di caramelle, di tutte le dimensioni e colori. Quelle però che
attirarono l’attenzione dei ragazzi furono le caramelle Effetti Speciali:
ciascuno ne acquistò una manciata, assieme a tanto cioccolato. Mentre i
ragazzi sgranocchiavano allegramente i loro acquisti, Harry ne approfittò
per mostrar loro la
Stramberga Strillante.
-Dicono che sia la casa più infestata
d’Inghilterra ma, tenetevelo per voi, sono tutte balle. Il fatto è
che era frequentato da un lupo mannaro…-
-In un modo o nell’altro, sempre infestata era…-
commentò Elisabetta.
-Dovrei ricordarti, signorinella, che si parla di
“infestare” solo per i fantasmi?- la rimbeccò Piton.
-Dovrei ricordarti, carino, che siamo in vacanza? Rilassati,
dai!-
Nei pressi della casa “infestata” la compagnia
fece un incontro che avrebbe sconvolto la loro giornata…
-Ehi, guardate quel biondo! Quant’è
carino…- Emma si era portata le mani alla bocca, per sembrare ancora
più colpita. L’attenzione del gruppo si focalizzò sul
ragazzo che stava avvicinandosi, guarda caso, proprio alla Stramberga
Strillante.
-Malfoy…- ringhiò Piton.
-Draco. – completò Harry. I due si guardarono;
parevano allarmati.
-Il mio caro fratellastro…- soffiò Ryan.
Nonostante tutto, il biondo continuava ad avvicinarsi; si
fermò solo quando fu di fronte a Piton.
-Salve, Severus. Sono tutti figli tuoi?-
Ora che Emma lo osservava meglio, si convinse di avere una
vista d’aquila: era veramente carino. Alto occhio e croce un metro e
ottanta, fisico asciutto, capelli biondo platino e due interessanti occhi di
ghiaccio; purtroppo era abbastanza vestito (jeans e felpa), ma la ragazza
sarebbe stata disposta a levargli di persona la maglia.
-Due o tre… Allora, Draco, qual buon vento?- il tono
di Piton era molto serio, se non minaccioso.
-In verità, venivo per Potter. –
Sentendosi chiamato in causa, Harry mosse un passo verso
Malfoy, mostrandosi in tutta la sua altezza.
-Ne è passato di tempo, Potter. –
-Speravo almeno il doppio, Malfoy. –
-Suvvia, Potter, perché quello sguardo truce? Vengo
in pace, siamo dalla stessa parte…-
-Ora che il Padrone tuo e di tuo padre se n’è
andato?-
-Sì Potter, so che muori dalla voglia di dirlo ancora
una volta che sei tu quello che ha sconfitto Lord Voldemort ma, che vuoi che ti
dica?, morto un papa se ne fa un altro, è così anche per i
cattivi…-
A quelle parole Harry e Piton si irrigidirono Che diavolo
voleva insinuare Malfoy?
-Allora, vi ho incuriositi almeno un po’? Merito la
vostra attenzione?-
-Eccome. Ragazzi, ci vediamo dopo. -
-Ehi, non ho diritto anch’io di sapere, fratello?-
Ryan emerse dal gruppo sfidando con lo sguardo Draco Malfoy.
-Fratello? Oh, sì… Verdun, giusto? Bene, mi
sembra doveroso, è una cosa che, in fondo, riguarda un poco anche te.
Vieni, fratellino…-
-Piano con la confidenza, fratellone…-
Sara lasciò mal volentieri la mano del suo ragazzo,
ma dall’occhiata che le diede, capì che per lui si trattava di
qualcosa di importante; così, i ragazzi rimasero a gironzolare nei
dintorni di Mielandia.
Il dibattito si protrasse per quasi un’ora,
intervallata da una scappata all’esterno di Ryan che consigliò
agli amici di farsi un giro per Hogsmeade con rientro tassativo dopo quaranta
minuti.
Tre quarti d’ora dopo i ragazzi pretesero spiegazioni
da Harry e Ryan, mentre Piton intratteneva Malfoy.
-Allora, chi è quel bel ragazzo?- chiese subito
Giada, indicando Malfoy.
-Un mio ex compagno di scuola, una specie di Lucifero per
intenderci. –
-Un tipo simpatico e tranquillo?-
-Precisamente. Ma non è dei nostri rapporti che
abbiamo parlato, piuttosto di suo padre. Suo padre, Lucius Malfoy, era un
Mangiamorte tra i più potenti e vicini a Voldemort; Draco mi ha
raccontato che dopo la caduta del suo Padrone, ha iniziato a dar di matto.
Innanzi tutto ha tradito sua moglie, Narcissa, per Bellatrix Lastrange…-
-Ehm,
Harry? Rallenta. Allora, Narcissa è la madre del biondo, ma Beatrix,
chi caspita è?-
Sara si stupì della reazione avuta dal ragazzo alla
propria domanda: le parve che i suoi occhi si fossero infiammati d’odio
al solo sentire quel nome.
-È la cugina del mio padrino, Sirius Black,
nonché la sua assassina. Oltre a questo, ed è la parte più
importante, intende, anzi, si è già sostituito a Voldemort.
–
-Cioè… abbiamo un “Voldemort 2 la
vendetta”?-
-Almeno a parole, sì. Resta da vedere quanto il suo
potere sia vicino a quello del suo predecessore…-
-Ehm… ehi, non vorrei sembrarti un’egoista
ma… noi che c’entriamo?- Emma era piuttosto sulla difensiva.
-Sta a voi la scelta. Se volete immischiarvi o se volete
rimanerne fuori, decidete voi. – Draco si era appena avvicinato al gruppo
di ragazzetti con il sorriso stampato in faccia.
-A noi cosa ne viene in tasca? Ma, soprattutto, tu?-
Elisabetta gli piantò gli occhi in faccia, per persuaderlo a darle una
risposta soddisfacente.
-A me interessa fargliela pagare per il suo tradimento,
niente di più. Voi… beh, non saprei, a fare i buoni non viene mai
nulla in tasca…-
-Forse… ma neanche a fare i cattivi, a quanto ho
potuto constatare…- anche Piton si era unito al gruppo.
-Parli bene tu…- Draco fece spallucce.
Elisabetta avrebbe voluto gridargli che, scegliendo il bene,
SUO PADRE stava per avere una vita normale e decente che il servizio presso
Voldemort gli aveva sempre negato, ma si trattenne e si limitò ad
ammiccare malevola verso il biondo, che le fece una linguaccia.
-Allora, ci penserete? Vi do un po’ di tempo, ne
discuteremo con calma diciamo… tra due giorni, sì, mi sembra
ragionevole. Io non vi ho visto, voi non avete visto me. Buon proseguimento di
giornata…- così com’era venuto, il biondo se n’era
andato, con gran sollievo di tutti.
Francesca guardò Piton: -La prossima volta, per favore,
rompigli il muso. – soffiò.
-Borioso…-
-Pallone gonfiato…-
*
Dopo quello “scontro” il gruppo cercò di
cacciare dalla mente i pensieri negativi in vista della visita alla casa dei
promessi sposi.
Harry condusse i ragazzi per le vie di Hogsmeade lasciandosi
guidare dai palloncini disseminati nel villaggio; essi conducevano ad una
viottola nascosta dietro a Mielandia che terminava con una piccola villetta a
schiera quasi a ridosso della cinta muraria che circondava il piccolo
agglomerato urbano.
Essa era gialla, con due piani e piccoli balconi bianchi
ornati da fiori colorati; aveva il tetto rosso e un grazioso giardino recintato
con rose, viole e tante margherite. Al giardino si accedeva tramite una
porticciola di legno, la cui guardia era stata affidata a due giovani alberi di
limone ornati, per l’occasione, da palloncini azzurri.
Harry avanzò e giunse dinnanzi alla porta bianca
della villetta, lasciando i suoi amici indietro ad ammirare i limoni gialli;
bussò. Udì uno scalpiccio provenire dall’interno, passi
affrettati avvicinarsi. Il cuore mancò un battito, la testa si fece
leggera: Ron e ‘mione, quanto tempo!
Lentamente, troppo lentamente, la porta si aprì
cigolando leggermente; una pioggia di fuoco fece capolino dall’interno,
un largo sorriso benevolo espresso dagli occhi accolse il ragazzo
sopravvissuto.
-Harry?-
-Sì, Ron, sono io!-
Ron sorrise come se qualcuno gli avesse appena regalato un
tesoro, direttamente e senza l’incomodo della mappa; un sorriso aperto,
che ebbe il suo culmine in una risata di piacere.
-Harry! Quanto tempo!!- gridò al colmo della
felicità abbracciando l’amico.
-Troppo Ron, troppo. –
-Cavolo, Harry, avevo detto un paio di amici… chi
sono?-
-Te lo spiego dentro, okay?-
-Ron, chi è?- dall’interno giunse una voce
lieta di ragazza.
-Un vecchio amico che non si fa vedere in giro da tempo!
Venite dentro. –
La piccola comitiva entrò nella casetta in fila
indiana, capitanata dall’altissimo Ron. Percorsero un corto corridoio
immacolato sporcato di tanto in tanto da macchie verdi di piante grasse ed
entrarono nella cucina, dov’era Hermione, una ragazza slanciata con
voluminosi boccoli castani e occhi del medesimo colore.
-Hermione!- Harry le andò correndo incontro e le
buttò le braccia al collo.
-Harry! Che piacere rivederti!-
-Allora, compagno, chi sono i tuoi amici, non ce li
presenti?- Ron riportò la fidanzata e l’amico al presente.
-Certamente! Questi sono i miei inseparabili alunni, dritti
dritti dal Bel Paese…-
-Ah! Italiani…-
I ragazzi si presentarono uno ad uno; Hermione notò
però un’ombra in disparte e fece per avvicinarsi ma… Piton
si rivelò in tutto il suo splendore…
-P-professor… Piton?- chiese sbigottita la ragazza.
-In carne e ossa!- tuonò questi.
-Ma… Harry!? Ti avevo detto di portare degli
amici… che ci fa lui qui?- la faccia di Ron era veramente singolare,
peccato che nessuno avesse con sé una macchina fotografica per
immortalarla.
Harry e Piton presero a ridere di gusto indicando ora Ron,
ora Hermione, finché entrambi non caddero a sedere sulle sedie di legno.
-Infatti lui è un mio amico. Sedetevi, così vi
raccontiamo tutto. –
Ron ed Hermione condussero gli ospiti nella sala, affianco
alla cucina, dove c’era posto da sedere per tutti ed esortarono Harry
affinché raccontasse loro tutte le novità. Quest’ultimo se
la godette un mondo a fare il resoconto ai compagni del suo movimentato anno
lavorativo, concludendo il tutto con una pacca a Piton.
-Allora, credete che potrò venire anch’io al
vostro matrimonio?- chiese quest’ultimo.
-Se le cose stanno così, perché no?-
I due vecchi compagni di scuola di Harry erano veramente
simpatici ed ebbero il favore di tutti i presenti; continuarono a chiacchierare
del più e del meno per tutto il pomeriggio e alla sera gli ospiti si
trattennero a cena da loro. Verso le undici Hermione, da brava donna di casa,
spedì tutti quanti a letto al piano di sopra: di tornare al pub non se
ne parlava. La ragazza dormì sonni tranquilli, mentre Ron obbligò
Harry a stare sveglio per parlare con lui.
Harry ne approfittò per chiedergli se avevano
programmato un viaggio di nozze e, visto che non aveva portato con sé
regali, decise di pagarlo con l’aiuto dei ragazzi.
L’indomani mattina si svegliarono tutti di
buon’ora; subito dopo la colazione Hermione uscì per andare dalla
parrucchiera e fu l’ultima volta prima della celebrazione che la si
rivide in casa. Harry aiutò Ron nei preparativi mentre i ragazzi fecero
ritorno, dopo colazione, ai Tre Manici di Scopa per vestirsi.
La cerimonia sarebbe iniziata alle undici e un’ora
prima ci sarebbe stato un rinfresco alla casa degli sposi; a turni i ragazzi
fecero un bel bagno e si vestirono davanti allo specchio. Non avanzò
loro che un quarto d’ora, che impiegarono a giungere alla casa degli
sposini; la trovarono occupata.
Parecchia gente faceva avanti e indietro dal giardino
all’interno della casetta; notarono in particolare due ragazzi alti
quanto Ron (circa due metri) e con gli stessi capelli rossi che gironzolavano
sempre in coppia orgogliosi di mostrare le loro giacche di pelle. In un angolo
Piton stava scambiando due parole con una coppia di signori di mezza età
che indovinarono essere i genitori di Ron, mentre Harry si stava intrattenendo
con quelli che probabilmente erano i parenti della sposa.
Trovando difficoltoso il procedere in gruppo, peraltro
numeroso, così decisero di dividersi: Manuel, Enrique e Ryan da una
parte; Sara, Giada ed Elisabetta da un’altra e infine Francesca, Ramona
ed Emma da una terza.
I maschi fecero subito la conoscenza dei fratelli maggiori
di Ron, Fred e George, che trovarono molto divertenti; scoprirono che gestivano
un negozio di scherzi magici, cosa che attirò molto la loro attenzione,
e che i loro affari non erano mai andati meglio che in quel periodo.
Come si avvicinavano le undici, la folla iniziava a
diradarsi; dieci minuti prima dell’ora fatidica i tre gruppi di italiani
si riunirono e si incamminarono alla volta della chiesa, che trovarono non
lontano dalla Stamberga Strillante. L’edificio in stile gotico era
adornato da fiori di vari colori e profumi e somigliava vagamente ad un giardino
botanico.
-Ma sì, e via, tutta salute per la mia
allergia…- borbottò Elisabetta.
Riuscirono ad impadronirsi di due panche a metà circa
della navata centrale, si sedettero e attesero.
Come in ogni matrimonio che si rispetti, la sposa
arrivò con un leggero ritardo su una stupenda carrozza trainata da un
solo cavallo bianco. La marcia nuziale partì e Ramona si ritrovò
a seguirla movendo le dita proprio come se stesse suonando la tastiera.
L’abito di Hermione era molto semplice: bianco,
aderente, con un lungo velo; di fianco a lei, i suoi genitori. Lo sposo era
già davanti all’altare ad attenderla nel suo impeccabile smoking
nero e una rosa rossa all’occhiello. Harry si era ritrovato
all’ultimo minuto a dover fare il testimone a Hermione, la ragazza non aveva
voluto comunicarglielo prima per fargli una sorpresa, mentre Ron aveva
designato sua sorella Ginny, sorridente nel suo lungo abito azzurro di fianco
al fratello.
Nessuno dei ragazzi aveva creduto che assistere ad un
matrimonio potesse essere così faticoso: più di una volta furono
costretti, per non perdere di vista l’altare, il basso e tarchiato prete
e gli sposi, a salire in punta di piedi sull’inginocchiatoio per
sovrastare le teste calve davanti a loro.
Per un attimo valutarono anche l’ipotesi di far salire
sulle proprie spalle i compagni quando il prete chiese: -Vuoi tu, Ronald
Weasley, prendere in moglie Hermione Jane Granger?-, ma credettero che non
fosse proprio il caso.
A cerimonia ultimata, si precipitarono fuori dalla chiesa,
dove furono muniti da Fred e George di tutto il riso di cui avevano bisogno.
Firmate alcune carte, i due sposi si decisero ad uscire, concedendo ad amici,
parenti e semplici conoscenti di innaffiarli di riso. Erano veramente una bella
coppia!! Dopo il riso, un lungo bacio e infine Hermione tirò il bouquet,
che fu acchiappato niente meno che da Albus Silente.
Dal nulla apparvero decine di carrozze dalla capienza
massima di tre persone; i due novelli sposi invitarono i presenti a salire e
così fecero loro. Quando nessuno fu più a piedi, le carrozze
iniziarono il loro viaggio. In verità nessuno degli invitati conosceva
la destinazione, gli sposi non l’avevano comunicato; Harry però
aveva un sospetto già da quando erano apparse le carrozze, che si
rivelò fondato quando imboccarono una tortuosa stradina ascendente: la
meta era il castello di Hogwarts!!
Ignari di tutto, i trasfertisti italiani rimasero a bocca
aperta alla vista del maestoso castello e avrebbero chiesto certamente
dov’erano, se Albus Silente non avesse sussurrato loro: -Benvenuti ad
Hogwarts!-
Torrioni, torrette, merli si innalzavano fin quasi al cielo;
lunghi e maestosi archi ad ogiva sembravano celare al loro interno il volto di
un arciere e l’immenso portone d’ingresso pareva non attendere
altro che un’antica macchina d’assedio per farsi sventrare. Nulla
di tutto ciò: all’avvicinarsi di Silente ogni porta, grande o
piccola che fosse, si apriva. Il canuto mago condusse i rumorosi invitati fino
a quella che i ragazzi italiani indovinarono essere l’originale Sala Grande
da cui a Bologna avevano tratto lo spunto: era occupata da un infinitamente
lungo tavolo ritorto più volto su se stesso, accuratamente apparecchiato
e tremendamente invitante.
La lotta per i posti fu estenuante. Il gruppo di amici
riuscì a rimanere pressoché unito, con un nucleo di Weasley al
centro; con grande dispiacere di Elisabetta, Harry si sedette accanto a Ron e
alla sua testimone, in un tavolo separato che doveva essere quello a cui
solitamente sedevano gli insegnanti.
-Allora, noi siamo Fred e George Weasley, lieti di fare la
vostra conoscenza. – cantilenarono i gemelli. Entrambi erano altissimi e
magri, con due grandi cespugli
rossi in testa e gli occhi verdi e il medesimo timbro di voce.
Le ragazze si presentarono una ad una.
-Wow George, oggi siamo beati tra le donne!-
-Smettila George, io sono Fred!!-
-Ops, scusate, siamo talmente simili che ormai penso come
Fred e mi credo persino lui!-
Quando si accorgevano del languire della conversazione, i
due giovani facevano ricorso al loro repertorio di barzellette, che comprendeva
anche le loro imprese scolastiche: così, nessuno dei vicini poté
lamentare noia durante il seppur lungo pranzo.
Quando esso si fu concluso, Fred e George invitarono i nuovi
amici per un sabato sera in pub, invito che fu accettato di buon grado;
Hermione e Ron, prima di partire per il viaggio ad Ibiza, lasciarono le chiavi
di casa ad Harry, consigliandogli di trasferirvisi con gli amici per evitare di
pagare l’affitto.
Quando Harry diede la buona notizia agli amici, di certo non
si aspettava tutti quegli sbuffi.
-Ma uffa, dovremo spostare tutti i nostri bagagli!-
protestarono i ragazzi.
-Dopo ragazzi, adesso andiamo a smaltire la scorpacciata in
casa, offro un goccio di liquore a tutti quanti. – con poco, Piton
ottenne un coro di applausi.