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Autore: Eliada    26/10/2007    0 recensioni
“-Che cos’è Hogwarts e chi accidenti è Albume Sipente?- -Già e chi sarebbe anche quella… com’è che si chiama?! Minerva McGranito? Che bei nomi!- -Albus Silente!!- tuonò Piton -E Minerva McGranitt…-completò con minor enfasi. -Okay, okay signor Spiton!- cercò di giustificarsi Elisabetta, ma con scarso successo. -Ci rinuncio…- borbottò Piton.” Come vi sembra "l'inizio" di questa ff? Vi ispira?Beh...se è così cosa aspettate!Leggetela...e se vi capita...lasciate una piccola recensionuccina!!!
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 

Questo grosso, grasso, matrimonio inglese

 

Alle otto in punto Harry fece il giro delle stanze per svegliare gli amici; venti minuti dopo la squadra era al pian terreno per la colazione.

C’era un diffuso buon umore e anche un po’ di eccitazione in quella mattina del 12 giugno. Francesca rovesciò il the bollente sulla tovaglia ed Enrique mandò in mille pezzi la sua tazza, così che la Chiodo fu costretta con fatica ad alzarsi e recuperarne una nuova. Ancora due mesi e il bambino che portava in grembo sarebbe nato.

Poco prima del termine della colazione Harry propose a Piton di fare una scappata con loro al matrimonio, giusto per vedere la reazione di Ron ed Hermione.

-Ammetto che mi piacerebbe vedere la loro faccia… Vittoria, credi che potrei assentarmi un paio di giorni?-

-Stai tranquillo, noi ce la caveremo bene. Ragazzi, tenetelo d’occhio, mi raccomando: non vorrei che si innamorasse di una bella irlandese…-

-Puoi stare tranquilla, le irlandesi non mi piacciono. –

-Allora siamo d’accordo. Andiamo, prenderemo la Passaporta all’ultimo piano per non rischiare di farci scoprire. Vittoria…- Harry salutò la Chiodo sfiorandole appena una guancia con le labbra.

-Ehi Potter, mantieni le distanze dalla mia donna. – ringhiò Piton, fingendosi geloso.

-Già Potter, ronza lontano da mia madre. Tu hai un appuntamento con me. – lo imitò Elisabetta.

-Ciao Vittoria, spero di riuscire a non ammazzare nessuno della tua famiglia… a presto. –

I prodi ragazzi, in capo ad un quarto d’ora, erano giunti in Gran Bretagna, più precisamente ad Hogsmeade. Il viaggio con la Passaporta li aveva scombussolati oltre ogni dire, perciò Harry propose di affittare qualche stanza da Madama Rosmeta. Quando giunsero ai Tre Manici di Scopa, i ragazzi si resero conto del loro grosso limite: non sapevano l’inglese!! Per loro fortuna Harry e Piton erano inglesi, altrimenti sarebbero stati problemi seri.

Quando raggiunsero le rispettive stanze, ciascuno pensò per prima cosa a disfarsi dei bagagli, confinando i bauli negli angoli più remoti e introvabili, poi si riunirono tutti al pian terreno.

-Dunque, come senz’altro avrete notato, qui parlano tutti inglese…- esordì Harry.

-Perciò avete bisogno di un incantesimo che vi permetta di comprenderlo e parlarlo. Se non vi dispiace, io procederei…- completò Piton. I ragazzi annuirono, in religioso silenzio.

-Molto bene. Transduco!!-

Uno a uno Piton colpì i ragazzi, che improvvisamente presero a pensare e parlare in un inglese perfetto.

-Adesso abbiamo capito come mai Silly e il fratellone chiacchierano così bene in italiano…-

Quella giornata ormai era sprecata: per rimettersi in sesto i ragazzi ebbero bisogno di almeno un paio d’ore e molti decisero di schiacciare una pennichella o dedicarsi ad attività tranquille come una partita a carte.

L’indomani Harry volle mostrare agli amici l’unico villaggio interamente di maghi di tutta la Gran Bretagna, con la speranza di incrociare qualche vecchia conoscenza.

Partirono senza fretta in tarda mattinata, gironzolando con la curiosità di turisti in visita ad una città d’arte.

Quante cose c’erano da vedere! Mielandia, ad esempio, era la più vicina. Era un negozio stracolmo di dolci di ogni genere, dal classico cioccolato, magicamente rivisitato, alle migliaia di tipi differenti di caramelle, di tutte le dimensioni e colori. Quelle però che attirarono l’attenzione dei ragazzi furono le caramelle Effetti Speciali: ciascuno ne acquistò una manciata, assieme a tanto cioccolato. Mentre i ragazzi sgranocchiavano allegramente i loro acquisti, Harry ne approfittò per mostrar loro la Stramberga Strillante.

-Dicono che sia la casa più infestata d’Inghilterra ma, tenetevelo per voi, sono tutte balle. Il fatto è che era frequentato da un lupo mannaro…-

-In un modo o nell’altro, sempre infestata era…- commentò Elisabetta.

-Dovrei ricordarti, signorinella, che si parla di “infestare” solo per i fantasmi?- la rimbeccò Piton.

-Dovrei ricordarti, carino, che siamo in vacanza? Rilassati, dai!-

Nei pressi della casa “infestata” la compagnia fece un incontro che avrebbe sconvolto la loro giornata…

-Ehi, guardate quel biondo! Quant’è carino…- Emma si era portata le mani alla bocca, per sembrare ancora più colpita. L’attenzione del gruppo si focalizzò sul ragazzo che stava avvicinandosi, guarda caso, proprio alla Stramberga Strillante.

-Malfoy…- ringhiò Piton.

-Draco. – completò Harry. I due si guardarono; parevano allarmati.

-Il mio caro fratellastro…- soffiò Ryan.

Nonostante tutto, il biondo continuava ad avvicinarsi; si fermò solo quando fu di fronte a Piton.

-Salve, Severus. Sono tutti figli tuoi?-

Ora che Emma lo osservava meglio, si convinse di avere una vista d’aquila: era veramente carino. Alto occhio e croce un metro e ottanta, fisico asciutto, capelli biondo platino e due interessanti occhi di ghiaccio; purtroppo era abbastanza vestito (jeans e felpa), ma la ragazza sarebbe stata disposta a levargli di persona la maglia.

-Due o tre… Allora, Draco, qual buon vento?- il tono di Piton era molto serio, se non minaccioso.

-In verità, venivo per Potter. –

Sentendosi chiamato in causa, Harry mosse un passo verso Malfoy, mostrandosi in tutta la sua altezza.

-Ne è passato di tempo, Potter. –

-Speravo almeno il doppio, Malfoy. –

-Suvvia, Potter, perché quello sguardo truce? Vengo in pace, siamo dalla stessa parte…-

-Ora che il Padrone tuo e di tuo padre se n’è andato?-

-Sì Potter, so che muori dalla voglia di dirlo ancora una volta che sei tu quello che ha sconfitto Lord Voldemort ma, che vuoi che ti dica?, morto un papa se ne fa un altro, è così anche per i cattivi…-

A quelle parole Harry e Piton si irrigidirono Che diavolo voleva insinuare Malfoy?

-Allora, vi ho incuriositi almeno un po’? Merito la vostra attenzione?-

-Eccome. Ragazzi, ci vediamo dopo. -

-Ehi, non ho diritto anch’io di sapere, fratello?- Ryan emerse dal gruppo sfidando con lo sguardo Draco Malfoy.

-Fratello? Oh, sì… Verdun, giusto? Bene, mi sembra doveroso, è una cosa che, in fondo, riguarda un poco anche te. Vieni, fratellino…-

-Piano con la confidenza, fratellone…-

Sara lasciò mal volentieri la mano del suo ragazzo, ma dall’occhiata che le diede, capì che per lui si trattava di qualcosa di importante; così, i ragazzi rimasero a gironzolare nei dintorni di Mielandia.

Il dibattito si protrasse per quasi un’ora, intervallata da una scappata all’esterno di Ryan che consigliò agli amici di farsi un giro per Hogsmeade con rientro tassativo dopo quaranta minuti.

Tre quarti d’ora dopo i ragazzi pretesero spiegazioni da Harry e Ryan, mentre Piton intratteneva Malfoy.

-Allora, chi è quel bel ragazzo?- chiese subito Giada, indicando Malfoy.

-Un mio ex compagno di scuola, una specie di Lucifero per intenderci. –

-Un tipo simpatico e tranquillo?-

-Precisamente. Ma non è dei nostri rapporti che abbiamo parlato, piuttosto di suo padre. Suo padre, Lucius Malfoy, era un Mangiamorte tra i più potenti e vicini a Voldemort; Draco mi ha raccontato che dopo la caduta del suo Padrone, ha iniziato a dar di matto. Innanzi tutto ha tradito sua moglie, Narcissa, per Bellatrix Lastrange…-

-Ehm, Harry? Rallenta. Allora, Narcissa è la madre del biondo, ma Beatrix, chi caspita è?-

Sara si stupì della reazione avuta dal ragazzo alla propria domanda: le parve che i suoi occhi si fossero infiammati d’odio al solo sentire quel nome.

-È la cugina del mio padrino, Sirius Black, nonché la sua assassina. Oltre a questo, ed è la parte più importante, intende, anzi, si è già sostituito a Voldemort. –

-Cioè… abbiamo un “Voldemort 2 la vendetta”?-

-Almeno a parole, sì. Resta da vedere quanto il suo potere sia vicino a quello del suo predecessore…-

-Ehm… ehi, non vorrei sembrarti un’egoista ma… noi che c’entriamo?- Emma era piuttosto sulla difensiva.

-Sta a voi la scelta. Se volete immischiarvi o se volete rimanerne fuori, decidete voi. – Draco si era appena avvicinato al gruppo di ragazzetti con il sorriso stampato in faccia.

-A noi cosa ne viene in tasca? Ma, soprattutto, tu?- Elisabetta gli piantò gli occhi in faccia, per persuaderlo a darle una risposta soddisfacente.

-A me interessa fargliela pagare per il suo tradimento, niente di più. Voi… beh, non saprei, a fare i buoni non viene mai nulla in tasca…-

-Forse… ma neanche a fare i cattivi, a quanto ho potuto constatare…- anche Piton si era unito al gruppo.

-Parli bene tu…- Draco fece spallucce.

Elisabetta avrebbe voluto gridargli che, scegliendo il bene, SUO PADRE stava per avere una vita normale e decente che il servizio presso Voldemort gli aveva sempre negato, ma si trattenne e si limitò ad ammiccare malevola verso il biondo, che le fece una linguaccia.

-Allora, ci penserete? Vi do un po’ di tempo, ne discuteremo con calma diciamo… tra due giorni, sì, mi sembra ragionevole. Io non vi ho visto, voi non avete visto me. Buon proseguimento di giornata…- così com’era venuto, il biondo se n’era andato, con gran sollievo di tutti.

Francesca guardò Piton: -La prossima volta, per favore, rompigli il muso. – soffiò.

-Borioso…-

-Pallone gonfiato…-

*

Dopo quello “scontro” il gruppo cercò di cacciare dalla mente i pensieri negativi in vista della visita alla casa dei promessi sposi.

Harry condusse i ragazzi per le vie di Hogsmeade lasciandosi guidare dai palloncini disseminati nel villaggio; essi conducevano ad una viottola nascosta dietro a Mielandia che terminava con una piccola villetta a schiera quasi a ridosso della cinta muraria che circondava il piccolo agglomerato urbano.

Essa era gialla, con due piani e piccoli balconi bianchi ornati da fiori colorati; aveva il tetto rosso e un grazioso giardino recintato con rose, viole e tante margherite. Al giardino si accedeva tramite una porticciola di legno, la cui guardia era stata affidata a due giovani alberi di limone ornati, per l’occasione, da palloncini azzurri.

Harry avanzò e giunse dinnanzi alla porta bianca della villetta, lasciando i suoi amici indietro ad ammirare i limoni gialli; bussò. Udì uno scalpiccio provenire dall’interno, passi affrettati avvicinarsi. Il cuore mancò un battito, la testa si fece leggera: Ron e ‘mione, quanto tempo!

Lentamente, troppo lentamente, la porta si aprì cigolando leggermente; una pioggia di fuoco fece capolino dall’interno, un largo sorriso benevolo espresso dagli occhi accolse il ragazzo sopravvissuto.

-Harry?-

-Sì, Ron, sono io!-

Ron sorrise come se qualcuno gli avesse appena regalato un tesoro, direttamente e senza l’incomodo della mappa; un sorriso aperto, che ebbe il suo culmine in una risata di piacere.

-Harry! Quanto tempo!!- gridò al colmo della felicità abbracciando l’amico.

-Troppo Ron, troppo. –

-Cavolo, Harry, avevo detto un paio di amici… chi sono?-

-Te lo spiego dentro, okay?-

-Ron, chi è?- dall’interno giunse una voce lieta di ragazza.

-Un vecchio amico che non si fa vedere in giro da tempo! Venite dentro. –

La piccola comitiva entrò nella casetta in fila indiana, capitanata dall’altissimo Ron. Percorsero un corto corridoio immacolato sporcato di tanto in tanto da macchie verdi di piante grasse ed entrarono nella cucina, dov’era Hermione, una ragazza slanciata con voluminosi boccoli castani e occhi del medesimo colore.

-Hermione!- Harry le andò correndo incontro e le buttò le braccia al collo.

-Harry! Che piacere rivederti!-

-Allora, compagno, chi sono i tuoi amici, non ce li presenti?- Ron riportò la fidanzata e l’amico al presente.

-Certamente! Questi sono i miei inseparabili alunni, dritti dritti dal Bel Paese…-

-Ah! Italiani…-

I ragazzi si presentarono uno ad uno; Hermione notò però un’ombra in disparte e fece per avvicinarsi ma… Piton si rivelò in tutto il suo splendore…

-P-professor… Piton?- chiese sbigottita la ragazza.

-In carne e ossa!- tuonò questi.

-Ma… Harry!? Ti avevo detto di portare degli amici… che ci fa lui qui?- la faccia di Ron era veramente singolare, peccato che nessuno avesse con sé una macchina fotografica per immortalarla.

Harry e Piton presero a ridere di gusto indicando ora Ron, ora Hermione, finché entrambi non caddero a sedere sulle sedie di legno.

-Infatti lui è un mio amico. Sedetevi, così vi raccontiamo tutto. –

Ron ed Hermione condussero gli ospiti nella sala, affianco alla cucina, dove c’era posto da sedere per tutti ed esortarono Harry affinché raccontasse loro tutte le novità. Quest’ultimo se la godette un mondo a fare il resoconto ai compagni del suo movimentato anno lavorativo, concludendo il tutto con una pacca a Piton.

-Allora, credete che potrò venire anch’io al vostro matrimonio?- chiese quest’ultimo.

-Se le cose stanno così, perché no?-

I due vecchi compagni di scuola di Harry erano veramente simpatici ed ebbero il favore di tutti i presenti; continuarono a chiacchierare del più e del meno per tutto il pomeriggio e alla sera gli ospiti si trattennero a cena da loro. Verso le undici Hermione, da brava donna di casa, spedì tutti quanti a letto al piano di sopra: di tornare al pub non se ne parlava. La ragazza dormì sonni tranquilli, mentre Ron obbligò Harry a stare sveglio per parlare con lui.

Harry ne approfittò per chiedergli se avevano programmato un viaggio di nozze e, visto che non aveva portato con sé regali, decise di pagarlo con l’aiuto dei ragazzi.

L’indomani mattina si svegliarono tutti di buon’ora; subito dopo la colazione Hermione uscì per andare dalla parrucchiera e fu l’ultima volta prima della celebrazione che la si rivide in casa. Harry aiutò Ron nei preparativi mentre i ragazzi fecero ritorno, dopo colazione, ai Tre Manici di Scopa per vestirsi.

La cerimonia sarebbe iniziata alle undici e un’ora prima ci sarebbe stato un rinfresco alla casa degli sposi; a turni i ragazzi fecero un bel bagno e si vestirono davanti allo specchio. Non avanzò loro che un quarto d’ora, che impiegarono a giungere alla casa degli sposini; la trovarono occupata.

Parecchia gente faceva avanti e indietro dal giardino all’interno della casetta; notarono in particolare due ragazzi alti quanto Ron (circa due metri) e con gli stessi capelli rossi che gironzolavano sempre in coppia orgogliosi di mostrare le loro giacche di pelle. In un angolo Piton stava scambiando due parole con una coppia di signori di mezza età che indovinarono essere i genitori di Ron, mentre Harry si stava intrattenendo con quelli che probabilmente erano i parenti della sposa.

Trovando difficoltoso il procedere in gruppo, peraltro numeroso, così decisero di dividersi: Manuel, Enrique e Ryan da una parte; Sara, Giada ed Elisabetta da un’altra e infine Francesca, Ramona ed Emma da una terza.

I maschi fecero subito la conoscenza dei fratelli maggiori di Ron, Fred e George, che trovarono molto divertenti; scoprirono che gestivano un negozio di scherzi magici, cosa che attirò molto la loro attenzione, e che i loro affari non erano mai andati meglio che in quel periodo.

Come si avvicinavano le undici, la folla iniziava a diradarsi; dieci minuti prima dell’ora fatidica i tre gruppi di italiani si riunirono e si incamminarono alla volta della chiesa, che trovarono non lontano dalla Stamberga Strillante. L’edificio in stile gotico era adornato da fiori di vari colori e profumi e somigliava vagamente ad un giardino botanico.

-Ma sì, e via, tutta salute per la mia allergia…- borbottò Elisabetta.

Riuscirono ad impadronirsi di due panche a metà circa della navata centrale, si sedettero e attesero.

Come in ogni matrimonio che si rispetti, la sposa arrivò con un leggero ritardo su una stupenda carrozza trainata da un solo cavallo bianco. La marcia nuziale partì e Ramona si ritrovò a seguirla movendo le dita proprio come se stesse suonando la tastiera.

L’abito di Hermione era molto semplice: bianco, aderente, con un lungo velo; di fianco a lei, i suoi genitori. Lo sposo era già davanti all’altare ad attenderla nel suo impeccabile smoking nero e una rosa rossa all’occhiello. Harry si era ritrovato all’ultimo minuto a dover fare il testimone a Hermione, la ragazza non aveva voluto comunicarglielo prima per fargli una sorpresa, mentre Ron aveva designato sua sorella Ginny, sorridente nel suo lungo abito azzurro di fianco al fratello.

Nessuno dei ragazzi aveva creduto che assistere ad un matrimonio potesse essere così faticoso: più di una volta furono costretti, per non perdere di vista l’altare, il basso e tarchiato prete e gli sposi, a salire in punta di piedi sull’inginocchiatoio per sovrastare le teste calve davanti a loro.

Per un attimo valutarono anche l’ipotesi di far salire sulle proprie spalle i compagni quando il prete chiese: -Vuoi tu, Ronald Weasley, prendere in moglie Hermione Jane Granger?-, ma credettero che non fosse proprio il caso.

A cerimonia ultimata, si precipitarono fuori dalla chiesa, dove furono muniti da Fred e George di tutto il riso di cui avevano bisogno. Firmate alcune carte, i due sposi si decisero ad uscire, concedendo ad amici, parenti e semplici conoscenti di innaffiarli di riso. Erano veramente una bella coppia!! Dopo il riso, un lungo bacio e infine Hermione tirò il bouquet, che fu acchiappato niente meno che da Albus Silente.

Dal nulla apparvero decine di carrozze dalla capienza massima di tre persone; i due novelli sposi invitarono i presenti a salire e così fecero loro. Quando nessuno fu più a piedi, le carrozze iniziarono il loro viaggio. In verità nessuno degli invitati conosceva la destinazione, gli sposi non l’avevano comunicato; Harry però aveva un sospetto già da quando erano apparse le carrozze, che si rivelò fondato quando imboccarono una tortuosa stradina ascendente: la meta era il castello di Hogwarts!!

Ignari di tutto, i trasfertisti italiani rimasero a bocca aperta alla vista del maestoso castello e avrebbero chiesto certamente dov’erano, se Albus Silente non avesse sussurrato loro: -Benvenuti ad Hogwarts!-

Torrioni, torrette, merli si innalzavano fin quasi al cielo; lunghi e maestosi archi ad ogiva sembravano celare al loro interno il volto di un arciere e l’immenso portone d’ingresso pareva non attendere altro che un’antica macchina d’assedio per farsi sventrare. Nulla di tutto ciò: all’avvicinarsi di Silente ogni porta, grande o piccola che fosse, si apriva. Il canuto mago condusse i rumorosi invitati fino a quella che i ragazzi italiani indovinarono essere l’originale Sala Grande da cui a Bologna avevano tratto lo spunto: era occupata da un infinitamente lungo tavolo ritorto più volto su se stesso, accuratamente apparecchiato e tremendamente invitante.

La lotta per i posti fu estenuante. Il gruppo di amici riuscì a rimanere pressoché unito, con un nucleo di Weasley al centro; con grande dispiacere di Elisabetta, Harry si sedette accanto a Ron e alla sua testimone, in un tavolo separato che doveva essere quello a cui solitamente sedevano gli insegnanti.

-Allora, noi siamo Fred e George Weasley, lieti di fare la vostra conoscenza. – cantilenarono i gemelli. Entrambi erano altissimi e magri, con  due grandi cespugli rossi in testa e gli occhi verdi e il medesimo timbro di voce.

Le ragazze si presentarono una ad una.

-Wow George, oggi siamo beati tra le donne!-

-Smettila George, io sono Fred!!-

-Ops, scusate, siamo talmente simili che ormai penso come Fred e mi credo persino lui!-

Quando si accorgevano del languire della conversazione, i due giovani facevano ricorso al loro repertorio di barzellette, che comprendeva anche le loro imprese scolastiche: così, nessuno dei vicini poté lamentare noia durante il seppur lungo pranzo.

Quando esso si fu concluso, Fred e George invitarono i nuovi amici per un sabato sera in pub, invito che fu accettato di buon grado; Hermione e Ron, prima di partire per il viaggio ad Ibiza, lasciarono le chiavi di casa ad Harry, consigliandogli di trasferirvisi con gli amici per evitare di pagare l’affitto.

Quando Harry diede la buona notizia agli amici, di certo non si aspettava tutti quegli sbuffi.

-Ma uffa, dovremo spostare tutti i nostri bagagli!- protestarono i ragazzi.

-Dopo ragazzi, adesso andiamo a smaltire la scorpacciata in casa, offro un goccio di liquore a tutti quanti. – con poco, Piton ottenne un coro di applausi.

  
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