“Una
buona azione non vuol dire nulla!”
Il
dito di Caroline tagliò l'aria due volte, rimarcando la
chiusura della faccenda. Aver salvato la vita della strega non
implicava uno sconto sulla pena. Klaus pensò che poteva
conviverci serenamente e sorrise della sua irritazione.
Bonnie
ignorò il battibecco, gli occhi fissi sui cartoni animati che
scorrevano in streaming sul mini tablet di Klaus ed Elena
passò il braccio sulle sue spalle, sussurrando a fior di
labbra. “Vuoi tornare a casa?”
“Fra
poco.”
Prima
doveva finire il tramezzino, aggiornarsi su American Dad e
solo dopo sarebbe tornata a casa, pensò mordicchiando il pane
con gli incisivi e sorridendo ad una battuta sarcastica dell'alieno
Roger.
Elena
la sbirciò, preoccupata. Un'esperienza di morte ti lasciava
senza forze, confusa e piena di domande. Bonnie, invece, era
distaccata. Come se non fosse accaduto a lei. Le stropicciò la
spalla, tornando in cucina a preparare un secondo tramezzino.
Caroline la seguì: il suo viso aveva la stessa tonalità
di un tizzone ardente del camino. Sbuffò, si appoggiò
al tavolo della cucina e batté le mani sui fianchi. Elena
sorrise con un angolo della bocca, svitò il barattolo della
maionese e 'caricò' il panino di Bonnie. Il primo era stato
più sbriciolato che mangiato... forse sarebbe andata meglio,
col secondo.
“Dobbiamo
restare qui ancora per molto?”
“Finché
non avrà finito di vedere la puntata.”
“E
non può vederla a casa sua?”
Un
sopracciglio inarcato fu il solo commento di Elena mentre impilava i
tramezzini. Caroline sbuffò e colpì una seconda volta
le cosce.
***
Nell'attesa
dell'arrivo delle ragazze, Klaus aveva gironzolato attorno alla
strega, studiando la sua pericolosa immobilità. Era certo che,
da lì a dieci minuti, avrebbe aperto i rubinetti,
prendendo coscienza dell'accaduto e non aveva alcuna intenzione di
asciugare lacrime o udire ulteriori piagnistei. Ad essere onesti,
Bonnie non aveva mosso un dito per irritarlo. Aveva ascoltato la sua
spiegazione con rassegnazione bovina e mentre Elena era sgusciata
come un ninja nell'abitazione, Caroline aveva scatenato il
putiferio.
Klaus
si sedette sul divano gemello, sbirciando la strega che seguiva le
vicende con un risolino tenue sulle labbra. Non era un riso forzato,
pensò incuriosito dall'assenza di reazioni che accompagnano
sempre una rinascita. Tamburellò le dita sul bracciolo piatto
e cambiò seduta, accomodandosi vicino alla ragazza e
allungando il braccio dietro la sua testa. Bonnie si insaccò
un po' e girò il tablet per permettergli una visione
migliore.
“Il
pesce” borbottò con la mano davanti la bocca e un labbro
fra i denti.
“Il
pesce” ripeté cauto, preparandosi allo scoppio di
lacrime e disperazione.
“Klaus
Heissler!” Bonnie incrociò il suo sguardo e tutto il suo
viso espresse ilarità. “Klaus Heissler!”
Il
vampiro scosse la testa e sospirò platealmente, riprendendosi
il tablet. La strega mugolò di disappunto. “Lo stavo
vedendo... dai, non è ancora finita!” esclamò
allungando prima il braccio e poi tutta se stessa per raggiungere
l'Ipad.
“Sono
stato fin troppo paziente con te” dichiarò tenendolo ben
fuori dalla sua portata e proteggendosi con la spalla opposta. “Non
credi sia ora di tornare a casa?”
Il
broncio di Bonnie si distese piano piano. Raddrizzò la schiena
e si afflosciò sulle ginocchia. “Mi hai fatto perdere il
finale” mugolò lanciandogli uno sguardo colpevolizzante
che non lo scalfì di un millimetro.
Klaus
sorrise come a dire che 'così andava la vita' e si
spostò di due centimetri verso il divano vuoto. “E
portati via le tue amiche, sono stanco anche di loro.”
Elena
entrò nella stanza in quell'istante, si fermò con il
piatto in mano e una pila di tramezzini dentro e lo guardò,
seccata. “Raccogli le tue cose” ordinò a Bonnie
con un tono che non ammetteva repliche. La strega si affrettò
ad obbedire e appena le due ragazze fuori fuori, Klaus sospirò
di piacere, allungandosi sul divano di nuovo tutto per se. “Sii
un amore, porta qui quel piatto” ordinò a Caroline che
si fermò a metà di un passo.
La
vampira guardò la catasta di tramezzini e subito dopo il
vampiro. Sollevò il piatto e lo lasciò cadere a terra,
omaggiandolo di un sorriso di scherno e odio.
Klaus
sospirò e portò le braccia dietro la testa. Rebekah
avrebbe avuto parecchio da pulire, l'indomani mattina...
Una
settimana dopo, Giovedì
Cos'era?
Un invito di compleanno?
“Ti
faccio mordere da mio fratello vampiro, se non vieni!”
Era
stata fin troppo a contatto con Klaus per sopportare una minaccia del
genere. Bonnie sventolò debolmente l'invito e annuì,
infilandolo fra le pagine del quaderno. “Verrò”
promise a Rebekah, guardando la data del diario. Martedì. Il
martedì era il giorno della fidanzata. Dalle 17 alle 19.
Quella seccatura avrebbe mai avuto termine?
“Abbiamo
già messo il nome sul biglietto. Non cercare di squagliartela
all'ultimo!”
Di
solito detestava quel piglio da sergente maggiore in Caroline, ma
stavolta si trovò ad invidiarla. Aveva metaforicamente sputato
in faccia a Klaus tutte le volte che l'aveva incontrato, ma
letteralmente si era limitata ad una. “Contatemi nel regalo.”
Caroline
sbarrò il suo nome nella lista del quaderno e si allontanò
con una piroetta. Avercelo, il suo spirito di ripresa.
Il
racconto che le avevano fatto era stato sufficientemente macabro da
toglierle la voglia di praticare la magia. Soprattutto il pezzo
della terra dei capelli!, pensò con un brivido. A sentire
Klaus proveniva direttamente dalla bara di Jeremy...
“Sei
in ritardo.”
Bonnie
sospirò per calmare i battiti improvvisi del cuore e girò
un'occhiataccia al vampiro, apparso dal nulla. “Non la perdi,
l'abitudine.”
“Non
si fanno aspettare le persone anziane. Ha ottantotto anni”
rispose amabilmente, sorridendo tanto che Bonnie desiderò
piantargli un paletto nel cuore. “Avevo un buon motivo!”
“Che
motivo?”
Lo
sguardo si fece torvo e Bonnie lo distaccò di un passo. “Lo
vedrai.”
*/*
“Nik
mi ha detto che il suo primo marito è morto in guerra... ho
fatto una ricerca e ho trovato questa”
“Non
era il marito e non chiamarmi Nik, non siamo amici” sussurrò
il nominato a bassa voce e Bonnie fece 'ssh' fra i denti, linciandolo
con lo sguardo. “E' una foto del battaglione. Lo riconosce?”
“Devo
mettere gli occhiali, cara...” mormorò con voce
tremolante. La vecchietta afferrò la cornice e l'alzò
verso la luce. “Il mio Jim...” sussurrò commossa
“guarda com'era bello in divisa...”
“Molto
bello” ammise non distinguendolo dagli altri. La vecchia donna
le afferrò la mano e la strinse forte. “Mi hai reso
felice, cara... tanto felice...” singhiozzò
asciugandogli gli occhi in un fazzoletto pescato dal golfino. “Brava
ragazza... brava...”
*/*
“Non
dovresti far provare certe emozioni alle signore anziane, se ci resta
secca è colpa tua.”
“Non
accetto suggerimenti da te.”
“Le
hai portato la foto dell'amante ucciso da un comunista!”
esclamò fermandosi in mezzo alla strada.
Bonnie
lo ignorò spostando i sacchetti da una mano all'altra. “Regalo
di ringraziamento.”
Lo
ringraziava di cosa? I loro rapporti erano ben più tesi di
prima e quelle ore di finzione, Bonnie le sopportava a malapena.
Klaus guardò la busta di carta, anonima e opaca, spezzò
il sigillo e tastò qualcosa di delicato e setoso. “Non
credo sia della mia misura...” sussurrò ammirando la
sottovestina “... e non credo sia destinata a me.”
Bonnie
avvampò. Aveva confuso le buste! “Quello è per il
fidanzato del mercoledì e venerdì” mormorò
imbarazzata, scambiando i pacchetti.
Un
custodia per il tablet? Bonnie aveva un affaire amoroso? Da
quando? “Grazie.”
“Rebekah
sta preparando la festa di compleanno a casa vostra” disse
sbirciandolo di sottecchi. “Te ne vai fuori dai piedi, vero?”
“Non
resterei neppure pagato” confermò con un sorriso
placido. “Metti quello, sotto il vestito?”
“Non
so ancora cosa indosserò” brontolò, arrossendo.
“E' la festa di Rebekah, non la mia.”
Bonnie
non festeggiava come gli altri, se ne stava buona in un angolo a
sorseggiare ponce e ballava solo con le sue amiche, rendendo
impossibile ai ragazzi avvicinarla. Klaus la guardò,
inclinando la testa. “Tu metti quello, metti un vestito
ed io ti farò divertire” sussurrò
girandole casualmente intorno.
Divertire...
come?! Prima rendeva evidente che non voleva averla fra i piedi e poi
faceva lo scemo con lei? “Hai sbagliato ragazza. Quella che
cerchi è bionda, esile e ti odia a morte” dichiarò,
soave, anche se la promessa scompigliava il sangue. Bonnie si
sforzò di stare buona e regolarizzare il battito del cuore.
Succedeva, dopo un'esperienza di morte come quella che aveva vissuto.
L'istinto le diceva di fare le cose più stupide e insensate
per dimostrare al mondo di essere viva, perciò aveva indossato
la gonna per due giorni di fila. Bastava e avanzava, no? Non si
sarebbe divertita con Klaus. La sola idea provocava una strana
reazione fisica che la metteva a disagio.
“Come
si può impedire ad una goccia d'acqua di asciugarsi?"
Bonnie
lo guardò, interrogativa. Klaus sorrise, facendo un passo
indietro. “Non vale se cerchi su Google.”
Sabato
Mezzanotte
e mezza. Bonnie si guardò intorno, nascosta nel suo angolino.
Elena, in tiro da far paura, era piantata in mezzo al salotto a
ballare con Damon, Caroline stava facendo fuori il barile di birra e
Rebekah era nel mezzo di una scommessa di qualche genere. Bonnie posò
la bottiglietta semi vuota di birra sul caminetto e si accorse che i
divani di pelle erano scomparsi. Mica scemo. Li aveva fatti sparire.
Con tutte le sue amiche occupate, poteva filarsela all'inglese...
“Come
impediamo alla goccia di asciugarsi?”
Il
soffio caldo dietro la nuca la fece rabbrividire. Bonnie trattenne il
respiro e si bloccò. “Tu non sei stato invitato...”
“Mi
sono imbucato” mormorò restando alle sue spalle a bearsi
del battito impazzito del cuore. “Bel vestito.”
“Grazie.”
“Sono
qui da più tempo di quel che credi e ti ho osservato. Quella
birra sarà diventata calda, ormai. Ancora in lutto per il
fidanzato?” Una minuscola contrazione delle ciglia di Bonnie e
Klaus capì d'aver detto qualcosa di troppo.
“Non
voglio avere altri problemi con Caroline...”
Caroline?
Klaus la guardò, incuriosito. La vampira non la smetteva con
le prove di forza: aveva sfidato tutta la squadra di football e in
quel momento, era impegnata in un braccio di ferro contro il
quaterbak che aveva preso il posto di Tyler. “In che
modo Caroline dovrebbe essere un problema?”
“Diventerà
un mio problema se non la smetti di girarmi intorno.”
“Non
giro intorno, sono proprio dietro a te. Fermo.”
“Non
importa quanto lei ti odi. Sei suo, per partito preso e possesso
carnale.”
Gli
piaceva come suonava l'ultima parte. “Tu parli sempre una
lingua deliziosa, gattina...”
“Niente
'gattine' con me. Niente 'cuoricini', niente 'dolcezze'” sibilò
col cuore in gola. “Patti, favori, transazioni di denaro... non
c'è altro fra noi.”
“Ho
solo detto che hai un bel vestito” mormorò pacato,
sgusciando di fronte a lei.
Bonnie
lo guardò negli occhi, tenendo il punto fino all'inesorabile
conclusione. “Come impediamo alla goccia di asciugarsi?”
“La
gettiamo in mare. Se non ti lasci un po' andare, non resterà
più niente di te” soffiò scrutandola dall'alto in
basso.
Bonnie
sentì un pugnale che penetrava fra le scapole e girava piano.
“Io lo amavo e non sono stato in grado di proteggerlo”
sussurrò sentendo un peso dentro svanire col suo sfogo. “Non
sono... non ho...”
“...
fatto nulla per aiutarlo? Ci hai provato, hai quasi perso la vita per
lui. Non ti basta?”
Bonnie
risucchiò le labbra, sentendosi di nuovo debole e inutile. “Ho
aiutato te...”
“Ho
nove vite come i gatti.” Klaus fece spallucce e le porse la
mano. “Vieni, ti mostro un dipinto.”
*/*
Era
bello, pensò guardando la donna ritratta seduta di fronte al
fuoco. Il busto a tre quarti e le guance luminose trasmettevano una
tristezza rischiarata dalla speranza. Bonnie si avvicinò,
mordendo l'interno delle labbra. Più la guardava, più
le veniva voglia di toccarla. “Vuole uscire dal quadro”
mormorò sfiorando la superficie asciutta.
“Da
quell'idea anche a me” ammise, restando alle sue spalle e
scostando una ciocca di capelli dal collo.
Bonnie
chiuse gli occhi quando la baciò. Inclinò il collo e
seguì la carezza delicata delle sua labbra. Klaus la voltò
verso di se, infilando le mani sotto i capelli e accarezzandola tanto
dolcemente che Bonnie si sentì in trappola e di colpo le mancò
l'aria.
“Davvero
un bel vestito...” bisbigliò sfiorandole le labbra con
le proprie. Klaus la baciò e Bonnie senti distintamente che
qualcuno, dentro di lei, le faceva lo sgambetto. “Ma che
fai...” rantolò abbassando la testa. Il cuore era
andato. Batteva, non batteva. Batteva troppo forte, poi sembrava
spegnersi e riprendere più forte di prima.
Doveva
girarci intorno, non poteva andare dritto al punto. Bonnie era
celebrale, al contrario di Caroline. Doveva stuzzicarle la mente, non
solo il corpo. Klaus la spinse contro la scrivania e la sollevò,
guadagnando punti in altezza. L'afferrò sotto le ginocchia e
la tirò duramente verso di se. Il piacere si irradiò in
ogni angolo del corpo e Bonnie singhiozzò, inclinando la
schiena per sfuggire al vampiro. Non poteva muovere il bacino e il
vestito si era sollevato tanto da mostrare il bordino scuro delle
mutandine. Afferrò l'orlo e lo tirò giù, sorda
al richiamo del corpo. Klaus la lasciò fare, beandosi della
sua timidezza. Non udiva alcuna preghierina protettiva uscire dalla
sue labbra e la cosa si faceva interessante. La sua pelle era serica,
liscia sotto le dita, pensò passando i polpastrelli sulla
coscia scoperta che si ricoprì di pelle d'oca. Bonnie ansimò,
tenendo bene stretto il tessuto. Essere a stecchetto da un po', non
giustificava quell'esplosione di sensi incontrollati. Però...
le sue... le sue mani sotto... il vestito...
“Dimmi
cosa vuoi.”
Bonnie
trasalì internamente e lo guardò, spaventata a morte.
***
Era
timida anche dietro una porta chiusa. Klaus si deliziò delle
sue carezze tremanti, delle richieste appena accennate e ne
approfittò a piene mani, prendendo tutto quello che poteva e
concedendole libertà assoluta. Era una salita difficile, ma
non per questo scoraggiante. Era stata sofferta, sudata, rimandata e
negata. Soddisfarla sarebbe stata una sfida: Bonnie rifiutava di
lasciarsi andare e premere troppo sarebbe stato poco raffinato. In
fondo avevano tutta la notte, pensò prendendola alla larga,
circumnavigandola affinché cedesse le armi, messa alle strette
dal desiderio. Si infilò fra le sue gambe e la baciò.
Mentre era distratta dalle sensazioni piacevoli, Bonnie si ritrovò
presa e immobilizzata. Ansimò e il vampiro si fermò,
studiando attentamente le emozioni che le passavano sul viso. “Sei
mia...” sussurrò accarezzandola e posando la fronte
contro la sua. “Lasciami entrare...” bisbigliò
insinuante, muovendo appena il bacino. Si mosse di colpo e Bonnie
urlò. Lo fece una seconda volta e le unghie penetrarono nelle
braccia. Le richieste cambiarono di nuovo e il vampiro fu lieto di
trovarsi d'accordo con la strega, per una volta.
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