EPILOGO
I never
understood before
I never
knew what love was for
My heart
was broke, my head was sore
What a
feeling
Tied up in
ancient history
I didnt
believe in destiny
I look up
you're standing next to me
What a
feeling
(Brighter
than the sunshine, Aqualung)
TRE
ANNI DOPO
"Blaise
non la trovo, dov'è la mia camicia?!" i capelli di
Neville sono sparati da tutte le parti per l'agitazione. Inutile
essersi pettinato con impegno, dovrà farlo di nuovo.
"Hai
controllato sotto il comodino? L'ultima volta l'hai ficcata lì
, ma ancora devo capire come ci sei riuscito" dice
l'interpellato, rimirando la sua perfetta figura allo specchio. Con
un cipiglio contrariato, liscia il colletto della camicia e passa le
mani sul maglione scuro.
"Sì,
ho controllato e non c'è! Oddio,
faremo tardi, faremo tardi, me lo sento!" solleva per aria
coperte e lenzuola, alla disperata ricerca del pezzo mancante. In
camera sembra essere esplosa una bomba.
Tramite
lo specchio, Blaise lo osserva e stringe le labbra in una linea
sottile. A distanza di anni, ancora mal sopporta il caos che il
Grifondoro riesce a creare con tale sconcertante maestria. Non lo
sopporta, proprio non ce la fa. Schiocca la lingua contro il palato.
"No,
mio caro, tu
farai tardi. Io andrò, con o senza di te"
"Sei
cattivo!"
Blaise
arcua le sopracciglia con aria menefreghista, minimamente toccato. Si
volta verso il compagno ed incrocia le braccia contro il petto.
"E
tu sei disorganizzato. E' dalla sua fondazione che Hogwarts inizia il
ciclo scolastico il primo di settembre. Avresti dovuto prepararti con
anticipo!"
"Non
è colpa mia se stamattina mi sono svegliato tardi! Qualcuno
si è alzato senza chiamarmi e sempre quel qualcuno
ha avuto la brillante idea di fare le ore piccole!" Neville apre
i cassetti del settimino, cominciando a cacciare fuori qualsiasi
indumento: lo sparpaglia senza pietà oltre le spalle.
Blaise
stringe con due dita la sella del naso, ammirando le mirabolanti
giravolte che pantaloni e magliette compiono nell'aria prima di
ricadere a terra. Il
segreto è respirare, Blaise. Respira.
"Qualcuno
mi ha detto che sembravi apprezzare
le ore piccole!"
"Blaise!"
"Hai
iniziato tu, è inutile che ora ti fai andare a fuoco le
orecchie come fossi la vittima"
La
porta si spalanca di botto.
"Buon
giorno colombelle!" un trillo gioioso ed euforico invade la
stanza. Neville distoglie lo sguardo dai cassetti e fulmina suo
cugino sulla soglia.
"Alberic!
Piantala di entrare in camera mia senza bussare!"
"Neville,
tortorella mia, non è la prima volta che ti vedo senza
camicia, sai?" civetta quello, sfarfallando le ciglia con una
faccia da figlio di buona donna.
"Non
è questo il punto!" lo rimbecca Neville, un po' acido.
Alberic si lascia scivolare addosso il suo tono antipatico come fosse
aria e stende le labbra in un sorriso mozzafiato.
"Come
stai, anatroccolino?
"Che
cosa vuoi?!"
"Il
tuo tono mi ferisce. Ero accorso in tuo aiuto, ma evidentemente non
ne hai bisogno..." rimira le proprie unghie con una certa
nonchalance, restando appoggiato con una spalla allo stipite della
porta, le caviglie incrociate.
"Sei
solito accorrere in mutande, in aiuto della gente?! Vestiti, per la
decenza di Godric e non irritarmi, sono già in ritardo!"
"Quindi
questa non ti serve, mio piccolo colibrì?" da dietro la
schiena tira fuori qualcosa, che fa sventolare davanti gli occhi del
cugino. E no, il fatto di essere visto da terzi in mutande, non lo
turba nemmeno un po'.
"La
mia camicia! Dove l'hai trovata?!"
Neville
si tuffa verso di lui nel tentativo di riprendersela, ma la sua
proverbiale goffaggine gli fa guadagnare una poderosa ginocchiata
contro il bordo del letto.
Lui
impreca.
Alberic
ammicca.
Blaise
ride.
"Non
ti agitare rondinella, vogliamo che tu possa arrivare intero dal
vostro giovin usignolo in procinto di spiccare il volo, non è
così?"
"Perché
la tua vasta conoscenza sulle specie di volatili che usi per
rivolgerti a Neville, mi lascia sempre inquieto?" il Serpeverde
si intromette in quello scambio di battute con tono piuttosto
serafico.
"Perché,
Blaise, sei gay. E i gay amano gli uccelli,
non lo sapevi?" gli occhi azzurri di Alberic brillano di gioia.
"ALBERIC!"
esclama il Grifondoro, con evidente indignazione.
"Nev,
passerottino, se non respiri ti esploderà qualche vena nei
pressi della fronte, ne sei conscio?"
"Dammi
la mia maledetta camicia e vattene prima che ti uccida con le mie
mani!" gesticola furiosamente, cercando di certo la bacchetta
per affatturare una volta per tutte suo cugino.
"Come
vuoi. Ma sappi che te l'ho stirata io. Con tutto il mio magico
amore"
Alberic
chiude la porta in tempo per evitare che Neville gli stringa le mani
attorno alla gola. Mentre infila la camicia, nota che Blaise lo sta
osservando con un sorriso sulle labbra, attraverso lo specchio nel
quale è riflessa la sua immagine.
"Cos'hai
da ridere?!" sbotta allora, allacciando malamente i bottoni,
cosa che lo costringe a ripetere l'operazione da capo.
"Qualche
anno fa ti ho detto che sei buffo?"
"Ancora
questa storia?!"
"Rimangio
quello che ho detto. Sei una comica
Paciock, sul serio. E penso di stimare tuo cugino"
"Ricordarti
che stai con il cugino
di Alberic, non con lui! Vi affatturo entrambi!"
"Oh-oh,
saremo mica gelosi?"
Neville
avvampa fino alla radice dei capelli e chiudendosi in uno stoico
silenzio, continua a vestirsi senza più degnare Blaise di uno
sguardo. E' grazie a questo che il Serpeverde riesce a coglierlo di
sorpresa, raggiungendolo alle sue spalle. Gli passa le braccia
intorno al collo e lo attira contro di sé, facendo aderire il
petto alla schiena calda di Neville. Con le labbra ancora tese in
quel sorriso soffice che addolcisce i suoi lineamenti, scende con la
bocca a sfiorargli la pelle del collo, morbida e liscia. Lo sente
rilassarsi contro di lui. Deposita un leggero bacio sulla gola
scoperta e respira contro la sua pelle con un'espressione così
serena che se Neville la vedesse, perderebbe sicuramente un paio di
battiti.
E'
questo il posto dove voglio stare. Da nessun'altra parte tranne che
qui.
Lì,
con le braccia strette intorno al corpo del Grifondoro, con il suo
odore sotto al naso e con il sapore della sua pelle sulle labbra.
E'
quello il suo posto.
Neville,
durante gli anni, ha smesso di temere il punto interrogativo che
all'inizio lo ha tormentato, perché silenziosamente è
certo che loro due siano diventati un punto esclamativo, anche se a
voce non hanno mai ammesso nulla. Ma non ce n'è bisogno, a lui
sta bene così e finché può bearsi del calore di
Blaise contro di lui, andrà tutto maledettamente bene.
*
"Oh,
eccoli! Li vedo! Aspettate qui, gli vado incontro!"
Blaise
dà una leggera gomitata a Neville, indicandogli con un cenno
del mento Benjamin che si dirige verso di loro, sbracciandosi per
farsi vedere in mezzo alla bolgia che affolla il binario. Il
Grifondoro si concede un sospiro di sollievo, mentre il terrore di
aver fatto troppo tardi gli scivola di dosso come una coperta
spiacevole da stringere.
"Ehy
Ben, come stai?" domanda il ragazzo con gentilezza, sinceramente
lieto di vederlo.
L'uomo
ricambia il sorriso di Neville e saluta con un accenno della testa
anche Blaise.
"Tutto
bene! Pensavamo che non ce l'avreste fatta, il treno parte tra tre
minuti esatti! Sarebbe stata una tragedia, Math ci tiene molto, anche
se..." abbassa il tono della voce e si getta uno sguardo alle
spalle, controllando di essere a debita distanza dalle orecchie del
suo primogenito "... anche se non lo ammetterebbe mai, nemmeno
sotto tortura" conclude con aria confidenziale, aggiungendo una
breve risata divertita.
"Io
ce l'avrei fatta di sicuro, ma non garantisco per altri" Blaise
sogghigna, adocchiando Mary qualche metro più avanti intenta
ad acciuffare il figlio più piccolo, eccitatissimo a causa di
tutto quel movimento.
Neville
schiarisce fastidiosamente la gola e lo ignora elegantemente,
continuando a parlare con Ben.
Stronzo.
Sono innamorato di uno stronzo. O forse lo stronzo sono io a questo
punto?
"Ok,
allora sbrighiamoci, non ci resta molto tempo"
Benjamin
annuisce e seguito dai due ragazzi, si avvicina alla sua famiglia.
Dennis sta pestando i piedi per terra, pretende
di salire su quel treno e pretende
di farlo insieme a suo fratello.
"Dennis,
salirai anche tu su quel treno, ma tra tre anni" esclama sua
madre, con un tono di voce così esasperato da far ridacchiare
Ben sotto i baffi. Lui è quello che i suoi figli li difende
sempre e comunque. Mary combatte una battaglia già persa in
partenza.
"Io
voglio farlo adesso!" protesta quello, stringendo le braccia al
petto con aria corrucciata.
"Adesso
non puoi, non hai l'età adatta e non è come se tuo
fratello starà via per tutta la vita! Tornerà per le
vacanze di Natale e forse qualche fine settimana, sai?"
"E
io che faccio da solo tutto questo tempo?!" il bambino sgrana
gli occhi e piagnucola senza vergogna. Mary rimane qualche istante
interdetta, ma cerca comunque di essere ragionevole.
"Come
sarebbe a dire, da solo? Ci siamo io e papà!"
"Figurati,
che barba!" Dennis rotea gli occhi verso il cielo e si imbroncia
con cipiglio testardo; sua madre sospira, invocando la sacrosanta
pazienza, la stessa che spesso invoca anche Neville ed è solo
in quel momento che si accorge del loro arrivo. Subito il suo volto
si illumina di un bellissimo sorriso e bando ai convenevoli, si
avvicina per schioccare un bacio sulla guancia di entrambi.
Blaise
ha imparato a conoscere l'esuberanza di quella donna, ma ciò
non vuole dire che vi si è abituato, difatti si mostra un po'
rigido a quella confidenza. Fortuna che c'è Neville a valere
per due! La Signora Moore infatti, è solita spargere amore e
gioia sia a destra che a manca e potrebbe benissimo fare concorrenza
ad un maledetto leprecauno.
Le
labbra del Serpeverde si stirano in un sorriso cortese, ma la sua
attenzione è già tutta per qualcun altro. Dietro Mary,
Mathias lo guarda con un'espressione sufficientemente nera.
"Vi
siete degnati allora" si scolla controvoglia dal palato,
schioccando la lingua.
"Il
fatto che tu abbia pensato il contrario mi offende" replica
Blaise, arcuando le sopracciglia.
Mathias
resta in silenzio per qualche secondo ad osservarlo, ingaggiando con
lui una battaglia di sguardi.
"E'
colpa di Neville, non è vero?" soffia monocorde ad un
certo punto.
"Come
sempre, aggiungerei" Blaise è piuttosto eloquente.
Mathias
sbuffa, mentre viene raggiunto anche dal Grifondoro, sentitosi tirare
in causa.
"Ehi,
Math! Allora, sei nervoso? Eccitato? Felice? Cosa si cela sotto
quello strato di 'che
noia vorrei essere altrove'?"
L'interpellato,
vedendosi sommergere da tutte quelle domande, raggruma le labbra con
espressione poco entusiasta; tuttavia, il modo in cui il suo sguardo
corre a destra e sinistra, come a non volersi lasciare sfuggire
nessun dettaglio, la dice ben lunga sulla sua impazienza. Difatti,
tra i presenti, nessuno si lascia ingannare dalla sua assenza di
entusiasmo. Oramai, tutti conoscono Mathias... e nessuno vorrebbe
cambiare una virgola, di lui.
E'
sempre stato un bambino speciale.
Il
ragazzino si stringe nelle spalle gracili ed inconsciamente si
accosta di più a sua madre. Sorridendo bonariamente, Mary gli
circonda le spalle con un braccio e sfrega con forza la sua spalla,
imprimendo coraggio.
"Vedremo..."
commenta con un'aria diplomatica che fa tanto Blaise. Neville lo nota
e non può fare a meno di scoppiare a ridere. Durante quegli
anni che hanno trascorso insieme, dividendolo con la famiglia Moore,
ha notato come Mathias sia riuscito ad assorbire alcune
caratteristiche delle persone che lo circondano. Ringrazia
mentalmente che da lui abbia preso ben pochi vizi.
Il
treno accanto a loro sbuffa rumorosamente, il brusio della banchina
sembra addirittura aumentare. Nell'aria serpeggia all'improvviso una
certa frenesia e Mary, stringendo maggiormente la spalla di suo
figlio, prende in mano la situazione.
"Vieni
Math, credo sia arrivato il momento che tu vada a prendere posto.
Sembra manchi davvero poco..." commenta, con aria un po'
spaesata. Anche per lei è un'esperienza nuova, del resto, ha
solo frequentato
Hogwarts... ma non ci ha mai spedito nessuno dei suoi due figli.
Tutta
la combriccola si muove, raggiungendo così l'entrata del
vagone più vicino. Dennis inizia seriamente a piagnucolare e
Ben, accanto a lui, gli accarezza i capelli chiari con un sorriso
intenerito. Mary sembra intenzionata a non mollare più la
presa sulla spalla di Mathias, ma lui non le dice niente; piuttosto,
allunga una mano verso il fratello più piccolo e gli fa cenno
di avvicinarsi. Dennis non se lo fa ripetere due volte, ha imparato
che certe iniziative, da parte del fratello, sono perle rare. E' per
questo che gli si fionda addosso, stringendolo in una morsa quasi
mortale. Mathias barcolla sotto la sua irruenza, ma gli stringe
comunque le braccia per allontanarlo quanto basta a guardarlo in
viso.
"Smettila
di piangere" decreta con un cipiglio severo ed un tono di voce
fermo. Dennis tira su con il naso, continuando a fare l'esatto
contrario.
"Ma
io..." pigola, la voce tremolante, "...io voglio venire con
te!"
Mathias
lo trascina un paio di passi più in là, come voglia
avere una sorta di privacy. I signori Moore, Blaise e Neville fanno
finta di niente, guardandosi intorno con forzata casualità. A
parte Blaise, sono tutti dei pessimi attori. Mathias sospira con una
certa gravità e tiene il fratello per le spalle.
"Lo
sai che posso fidarmi solo di te, Den. Se vieni con me, poi a chi la
lascio la mia scopa, eh? Te l'ho affidata per questo! Proprio perché
quelli del primo anno non ne possono avere una personale! Vuoi che la
lasci a papà? Vuoi che lo faccia? Lo sai cosa succede quando
papà si avvicina ad una scopa! Io credevo di poter contare su
di te!"
Dennis
annuisce freneticamente ed anche con espressione un po' impaurita.
Ben smette di fare il vago e li inquadra con aria interdetta. Cosa
stanno insinuando?!
"Per
non parlare della mamma" aggiunge Mathias implacabile, "Sarebbe
capace di portarla alla boutique ed usarla come appendi abiti. Ti
rendi conto della gravità della situazione, Den? Del
sacrilegio che compiresti nel lasciarla incustodita? Sei la mia unica
speranza. Dimmi che non mi sono sbagliato a fidarmi di te!"
I
Signori Moore si scambiano uno sguardo che dire comico sarebbe
riduttivo. Dennis drizza la schiena e si impettisce; nonostante i
lacrimoni negli occhi chiari, si batte una mano sul petto con fare
pomposo e lo guarda deciso.
"Ci
penso io, Math! Non farò avvicinare nessuno, te lo prometto!"
esclama, sentendosi importante come poche volte è successo.
Mathias sorride, scompigliandogli affettuosamente i capelli. Si china
su di lui e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Quel qualcosa è
veramente una bomba, perché Dennis sgrana gli occhi, grida di
gioia ed inizia a saltellare in giro come un esaltato. Il tutto in
quest'ordine.
"Davvero
davvero davvero?!" domanda il bambino, con un sorriso che parte
da un orecchio e termina all'altro.
"Lo
sai che quando dico una cosa, la faccio. Ma tu devi compiere bene il
tuo dovere, hai capito?"
Mathias
lo vede annuire freneticamente ed a quel punto sospira di sollievo. E
una questione, è archiviata. Voltandosi verso la sua famiglia
(e con famiglia intende tutti e quattro gli stoccafissi che sono
venuti a salutarlo), non può fare a meno di notare che sua
madre si sta mordendo nervosamente le labbra. Il primo ad
avvicinarlo, però, è Ben. Il Signor Moore gli poggia
una mano sulla testa e gli strizza l'occhio.
"Ci
penso io alle crisi nostalgiche di tua madre. Cercherò di non
fartela apparire nel bel mezzo della scuola in un momento di
astinenza acuta. Salverò io la tua reputazione, d'accordo?"
Mathias
unisce le labbra per cercare di non ridere in modo troppo palese. Se
la intende bene con suo padre e spesso si coalizzano per prendersi
gioco della povera Mary. La suddetta, sentitasi tirare in causa,
senza tante cerimonie spintona di lato suo marito e stringe suo
figlio maggiore al petto così forte che Mathias teme per un
attimo di stare per morire soffocato. In quella morsa piena di
affetto e preoccupazione, arrossisce fino alla punta dei capelli.
"Mamma!"
borbotta, non sapendo come fare per non risultare troppo scorbutico,
"Smettila, ci stanno guardando tutti!"
La
donna lo tiene stretto ancora per dei lunghi istanti, mostrandosi
sorda e cieca davanti quella richiesta di pietà. Il treno
sbuffa ancora, oramai la maggior parte degli studenti sono saliti a
bordo e gli ultimi ritardatari si affrettano ad imitarli. Di questo
passo, Mathias non troverà neanche posto a sedere. Con
un'evidente difficoltà immane, Mary si stacca dal suo
primogenito e lo inchioda sul posto con uno sguardo da sergente. Lui
la spia quieto, oltre la frangia scomposta che gli ricade sugli occhi
grandi e scuri e resta in silenzio.
"Mi
raccomando, non combinare guai, non litigare con i tuoi insegnanti,
non saltare le lezioni, fai tutti i compiti, non saltare la
colazione, né il pranzo, né la cena, sii gentile con i
tuoi compagni di casa, non andare a zonzo per la scuola in orari in
cui dovresti startene in dormitorio, non andare a ficcanasare dove
non dovresti ed usa tutta la tua benedetta curiosità solo
quando è necessario, vale a dire in esclusivo ambito
didattico! Non perdere la bacchetta, lavati i denti tutte le sere e
non lasciare la tua roba in giro, soprattutto i soldi! Non farmi
preoccupare, Mathias, lo sai che poi la notte non chiudo occhio!"
dice tutto d'un fiato, terminando con una poco delicata gomitata
nello stomaco di suo marito, che fino a quel momento, piazzatosi alle
sue spalle, l'ha scimmiottata per sdrammatizzare un po' la
situazione. Mathias unisce di nuovo le labbra in una linea sottile,
per evitare di scoppiare a riderle in faccia: è impossibile
restare seri davanti le facce che sa fare suo padre. Con un sospiro
profondo, Mary si sposta di lato e prende un dolorante Ben
sottobraccio; senza dire niente, si allontanano di qualche passo,
raggiungendo Dennis che si è fermato ad osservare un rospo
rannicchiato in un angolino. Probabilmente qualcuno lo ha perso.
Neville distende le labbra in un sorriso, ricordando tutte le volte
in cui anche lui ha smarrito il suo povero famiglio, pace all'anima
sua.
Mathias
si avvicina ad entrambi lentamente, tenendo lo sguardo basso. Non sa
cosa farne delle mani, quindi le ficca nelle tasche dei jeans,
strusciando la punta della scarpa a terra. E' davvero arrivato il
momento dei saluti.
"Lo
sai, no?" dice Blaise d'improvviso, piuttosto tranquillo,
attendendo di incontrare lo sguardo del bambino.
Mathias
gli lancia un'occhiata indecifrabile, restando sin troppo rigido,
fermo sul posto. E' vero, non è come partire per la guerra,
però sarà anche la prima volta in cui passerà
così tanto tempo da solo, senza la sua famiglia. La cosa un
po' lo spaventa... da quando i suoi genitori non ci sono più,
ha sviluppato una sorta di muto terrore per la prospettiva di restare
solo. L'irrazionale paura che non riuscirà a farsi degli
amici, da giorni, lo divora. Neville, come al solito, sembra intuire
il corso dei suoi pensieri e gli da un buffetto su una guancia. In
quegli anni è diventato praticamente un asso, ad interpretare
la sua faccia.
"Vedrai,
sarai il miglior Grifondoro che Hogwarts abbia mai visto!"
esclama con decisione e fierezza, puntando i pugni chiusi sui
fianchi. Un sorriso soddisfatto ed orgoglioso già gli piega le
labbra. Blaise corruga la fronte, voltando con lentezza la testa
verso di lui, inequivocabilmente interdetto.
"Prego?"
commenta, lo scetticismo che gronda da ogni lettera, "Ovviamente
finirà a Serpeverde"
"Non
credo proprio" replica Neville, senza neanche guardarlo, "Mica
è subdolo come te!"
"Lo
dici come se fosse un insulto..."
"Lo
è infatti!"
"La
furbizia è molto più utile dello sventato coraggio di
cui tanto andate fieri, Paciock"
"Ho
detto subdolo, non furbo!" tiene a precisare il Grifondoro, con
un cipiglio testardo.
"E'
la stessa cosa!" Blaise rotea gli occhi verso l'alto con un
sospiro.
"No
che non lo è! Subdolo sa di malvagio!"
"Mi
stai dando del malvagio?"
"Come
se non ne fossi già consapevole..." in quella sentenza il
sarcasmo fa da padrone.
"Allora
dovresti sapere che non è saggio discutere con i malvagi.
Vedi, allora, che ho ragione? Il vostro coraggio mette perennemente a
rischio la vostra incolumità..."
Neville
fa per ribattere, ma Blaise lo spintona pigramente e si piazza
davanti a Mathias. "Non ascoltarlo, è statisticamente
provato che sono i Serpeverde, quelli che riescono a vivere più
a lungo. Domandati il perché"
"Ma
stai zitto! Se non ci fossimo noi a pararvi il sedere ogni tre per
due sareste una specie protetta in via di estinzione!" il
Grifondoro guadagna di nuovo la sua posizione, spalleggiando Blaise
con aria battagliera. Per un fugace attimo, il Serpeverde prova
l'ardente desiderio di mordergli una guancia.
Nel
bel mezzo del loro battibecco, Mathias cede alle emozioni che gli
stanno facendo rivoltare lo stomaco da quella mattina e li circonda
entrambi con le braccia, affondando il viso nel bavero del cappotto
di Neville. I due cessano immediatamente di stuzzicarsi ed abbassano
lo sguardo su di lui nel medesimo istante. Mathias inspira forte: il
Grifondoro ha ancora lo stesso odore di suo padre. Blaise appoggia
una mano sulla sua schiena in un tocco fugace e leggero, Neville gli
accarezza i capelli con un sorriso dolce, che sa di casa e di
quotidianità. La stretta di Mathias attorno ai loro corpi si
solidifica ancora di più.
"Sai
cosa?" commenta l'erbologo, continuando a vezzeggiarlo tra i
capelli, "Non mi importa in quale casa finirai, so già
che comunque sarai un passo avanti a tutti, cervellone. E se c'è
qualcuno che tenterà di boicottare la tua scopa durante le
lezioni di volo, fammelo sapere. Gli farò passare io la voglia
di volare!"
Il
bambino ride, socchiudendo gli occhi in un agognato stato di calma
che all'improvviso gli ha sciolto il nodo nella pancia.
Quando
Blaise parla, il suo tono di voce gli vibra nell'orecchio, perché
lo ha appoggiato vicino al petto, all'altezza del suo cuore.
"Fatti
rispettare, Mathias. Se mi metti in condizione di dover intervenire,
poi va a finire che quelli del Ministero ci ripensano e mi sbattono
ad Azkaban una volta per tutte. Non li costringiamo a riaprire quella
pratica, vuoi?"
Il
bambino li lascia andare lentamente ed annuisce in silenzio.
Da
quel momento, sembra tutto un susseguirsi di flash confusi.
Il
fischio del capotreno che annuncia la partenza, Ben che lo spintona a
bordo con cipiglio un po' rigido a causa del nervosismo, Dennis che
corre a fianco del treno da quando ha iniziato a muoversi, Mary che
agita una mano ordinandogli di scrivere non appena giunto a scuola,
Blaise e Neville che quieti, l'uno accanto all'altro, gli sorridono
con una fiducia così cieca che, per la seconda o terza volta
in tanti anni, riesce a sentirsi maledettamente fortunato.
La
vita ha voluto donargli quella famiglia un po' strampalata, un po'
allargata.
Tutto
sommato, deve ammettere mentre li vede sparire oltre una curva, non
gli dispiace affatto.
Quando
prende posto in uno scompartimento piuttosto affollato, la prima cosa
che fa è tirare fuori dalla borsa il libro che Blaise gli ha
regalato nel lontano Natale di tre anni prima.
Abbozza
un sorriso, riconoscendo gli angoli oramai consunti della sua
enciclopedia sui draghi.
Mamma,
papà, statemi a guardare, mentre divento per davvero un
Signore dei Draghi. Manterrò la mia promessa, vi renderò
fieri di me.
*
Neville
ride proprio di cuore, seduto sul divano, davanti al caminetto
spento. Oltre i vetri della finestra, il cielo punteggiato di stelle
è reso ancora più luminoso dalle luci artificiali
provenienti dalla strada. Anche se la questione con il Ministero è
stata risolta tempo addietro, Blaise non è voluto tornare al
maniero Zabini; quella sua moderna abitazione gli piace, si è
ambientato bene ed ha delle comodità che la sua vecchia
dimora, invece, non può vantare di avere. Una canzone anonima
serpeggia sino a lì dall'ingresso, canticchiata a mezza voce
da Morgana (o forse Ginevra, non riesce bene ad intuirlo). Si rigira
la pergamena tra le mani con espressione beffarda e scuote la testa
incredulo, intento ad assimilare la notizia appena ricevuta.
Mathias
ha fregato tutti.
Uno
intelligente come me, non poteva che finire a Corvonero, no?
Non
litigate, per favore.
Potrò
sempre fingere di essere un Grifondoro, con Blaise ed un Serpeverde,
con Neville.
Ce
ne sono tanti di modi, per infastidirvi.
"Io
lo sapevo" commenta Blaise, entrando proprio in quel momento.
Dalla cucina, porta con sé due tazze di tè e qualcosa
che Neville non riesce bene ad identificare, forse perché lo
sguardo che gli dedica è frettoloso.
"Certo,
come no, non avevo dubbi" replica infatti, prendendo la piuma
dal tavolino, "Che cosa rispondiamo?"
Il
Serpeverde appoggia le bevande calde sul ripiano davanti al divano e
si siede accanto a lui. Lo osserva rileggere ancora quelle poche
righe inviategli da Mathias ed in realtà si sorprende
addirittura, per averle ricevute: il primo giorno di scuola, lui, si
è sentito talmente stanco che ha rinviato qualsivoglia lettera
al giorno dopo.
Sente
all'improvviso lo sguardo curioso di Neville su di sé e si
stringe nelle spalle.
"Digli
di non fraternizzare troppo con i Tassorosso, non ho mai afferrato
che ruolo dovrebbero avere tra le quattro case"
Neville
gli da una gomitata poco convinta, con aria crucciata, "Non dire
così, la professoressa Sprite era una Tassorosso ed anche una
gran donna, per la miseria! Aveva una costanza ed una volontà
di acciaio!"
Blaise
lo guarda, aspettando di sentire la vera
parte degna di nota in tutta quella faccenda. Il Grifondoro lo
capisce e sbuffa esasperato.
"Come
parlare con un muro... " biascica, mordicchiando pensieroso la
punta della piuma. Sta per scrivere qualcosa, ma la voce di Blaise lo
distrae ancora.
"Ti
ricordi il nostro primo Natale?" dice quello, con un tono
piuttosto leggero. Si è abbandonato contro lo schienale del
divano ed ora, con la testa reclinata all'indietro, osserva il suo
personale imprevisto
con la coda dell'occhio. Neville non sa quante volte l'ha già
fatto, in quegli anni, ma lo pensa di nuovo: Blaise ha degli occhi
maledettamente magnetici. A quella domanda, comunque, non può
fare a meno di corrugare la fronte, cercando di cogliere il senso del
discorso prima ancora di vederselo sbattere sotto al naso dal
Serpeverde stesso.
"Sì..."
risponde, con titubanza, "Perché?"
Blaise
inumidisce con lentezza le labbra. Arriccia il naso quando qualcosa
non gli piace; bagna la bocca quando vuole dire qualcosa, ma deve
prima trovare le parole giuste. Alza un po' le mani, poi le fa
ricadere pesantemente sulle cosce.
"Tu
mi hai fatto un regalo" commenta, ma non è una domanda,
si intuisce dalla piega che prende la sua voce. Neville apre ancora
di più gli occhi con perplessità e sbatte le palpebre.
"...
Sssì. Sì, l'ho fatto. E tu no. Ma non sto
recriminando!" si affretta a specificare, all'occhiataccia di
Blaise.
"Lo
so che non lo stai facendo" dice quello, piuttosto quieto, "Ma
dovresti, perché non sono stato del tutto sincero"
Il
Grifondoro inizia un po' a preoccuparsi, perché non è
da Blaise girare intorno alle cose. Raccogliendo i pensieri per dare
loro un ordine, allunga una mano verso il vassoio, lì sul
tavolino, e lo vede. Nel momento in cui prende la tazza di tè,
vede il sacchettino di velluto blu che il Serpeverde ha portato con
sé dalla cucina. Lo guarda con circospezione, Neville, perché
non sa cosa contiene (e lui odia,
odia non sapere cosa
doversi aspettare dal suo ragazzo). Lancia uno sguardo verso di lui e
lo vede accennare un sorriso, uno di quelli che paiono fugaci per
quanto sono effimeri.
"Prendilo"
gli dice, incoraggiandolo addirittura con un cenno del mento.
L'erbologo
mostra una certa titubanza e, non sa per quale motivo, il cuore
comincia ad avere un battito irregolare. Non ha idea di quello che
sta accadendo e quel suo modo di fare così enigmatico, lo fa
sentire impacciato ed inadatto. Afferra il sacchettino blu,
constatandone l'estrema leggerezza, come se dentro non ci sia nulla;
lo tiene sul palmo della mano aperta e lo guarda, ma non lo apre,
quasi debba aspettare il permesso di fare anche quello.
Neville
ha già visto quel sacchetto, ma non se lo ricorda.
"Non
è vero che non avevo un regalo per te" continua Blaise,
mantenendo la sua posa che sa di inerzia, "Ma non ne ero ancora
sicuro"
Il
Grifondoro non può fare a meno di chiedersi
di cosa, non era
stato sicuro, mentre scioglie i lacci che tengono chiuso il suo
regalo di Natale di tre anni prima.
"Perché
me lo stai dando ora?" domanda invece, capovolgendo il sacchetto
sul palmo, per farne scivolare fuori il contenuto.
"Perché
adesso lo sono" risponde Blaise senza ombra di dubbio, senza
tentennare o incespicare nelle parole, ma Neville non lo guarda,
quindi lui aggiunge "Sono semi di-"
"Semi
di maggiorana" completa per lui l'erbologo, con un tono di voce
così sottile che l'altro riesce ad udire solo grazie alla
vicinanza.
Blaise
resta in silenzio e lo guarda far rotolare i semi nella mano con
un'attenzione che avrebbe riservato ad un essere umano.
"Mi
ricordo quel giorno che sei venuto qui, per far vedere a Mathias in
cosa consiste il tuo lavoro. Che gli hai detto, quando hai parlato
della maggiorana?"
Neville
alza un paio di occhi persi e maledettamente vulnerabili su di lui.
Ha l'aria di uno a cui è appena stata acchiappata la coda
dell'anima.
"Gli
ho detto che la maggiorana aiuta ad accettare i cambiamenti nella
vita..."
Un
battito di ciglia, delle labbra che si tendono.
"Sei
tu il mio cambiamento"
Neville
avverte chiaramente l'esatto momento in cui il sorriso di Blaise crea
un solco doloroso sulla parete del suo cuore. L'emozione è
troppa, non crede di poterne uscire vivo.
Chiude
la mano in un pugno, sente il profilo dei semi premere contro la
pelle. Li stringe forte, bloccato in una voragine di gioia così
selvaggia che vorrebbe semplicemente gridare e piangere e ridere
insieme.
Ama
Blaise, lo ama dai tempi della scuola e nonostante i tre anni che
hanno speso insieme, la mattina ha ancora paura di svegliarsi e
scoprire che si è trattato solo di un sogno.
Smentire
quell'irragionevole timore ogni mattina, è la cosa più
incredibile che gli sia mai capitata.
Tu,
tu sei la cosa più incredibile che mi sia mai capitata,
pensa, mentre lo bacia e lo ama, sempre di più, sempre di più,
ogni istante, ogni giorno.
Guardate
fuori dalla vostra finestra.
Che
cosa vedete?
Una
strada, forse. Oppure un giardino, altre case, il mare... non importa
davvero.
Adesso,
uscite fuori: guardate lo stesso paesaggio dall'esterno della vostra
casa.
Che
cosa vedete?
La
solita strada, probabilmente, o ancora quel giardino, le stesse case,
ancora il mare...
Ma
c'è una differenza.
Avete
appena cambiato prospettiva.
NOTE
DELL'AUTORE: Zan zan
zaaan. Oh Jesus, è arrivato davvero. L'ultimo capitolo è
arrivato. Prima di tutto, ci terrei a dire che lo dedico con tutto il
cuore a mia nonna:
proprio oggi è stato celebrato il suo funerale e trovo un po'
simbolico che la fine di questa storia coincida proprio con questo
giorno. Eppure sono positiva: probabilmente si sarà già
reincarnata da qualche parte nel mondo, deve essere per forza così.
Continuo con il ringraziare tutti, ma proprio tutti: ero
io, garwood e fliflai (che
mi hanno seguita proprio dal vero inizio), white7
(che ha avuto sempre parole gentili), Ignition
(che
mi ha dato un paio di suggerimenti utilissimi), BogartBacall
(non
potrei sostituirti con nessun altro stalker al mondo, come lo fai tu,
nessuno lo fa), Mimiwitch
(con
i suoi immancabili viaggi mentali e la pazienza che ha messo nel
betare gli ultimi capitoli), VexDominil
(ed i suoi messaggi subliminali ma neanche tanto :D) e la last new
entry Baby_Barby!
Non so descrivervi la gioia che questa storia mi ha donato, ma questo
è potuto accadere semplicemente grazie a voi che mi avete
seguita e sostenuta ed avete avuto fiducia nelle mie umili capacità.
Non avrei mai creduto che questa ff mi avrebbe dato tanta
soddisfazione ma le cose inaspettate sono anche quelle più
belle. Non so come ringraziarvi tutti dal più profondo del mio
cuore e come sempre, un immenso abbraccio a tutti i lettori
silenziosi ed a tutti quelli che hanno aggiunto SUQDP tra
seguite/preferite/ricordate. Questo è un finale molto aperto
e, se vorrete, potrete fantasticare sulla loro vita futura come
meglio preferite :) E... che altro dire? Spero di rivedervi presto su
questi schermi :D
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