Rebekah
abbandonò il locale all'istante. Elena guardò dietro di
se, quando Bonnie le strinse il corpetto sulla schiena. “Non
credo, no.”
Graziosissima
dopplergänger che dimenticava il proprio ruolo il più
delle volte... “E' la tua occasione, strega.”
L'abito
le finì in testa e Bonnie annaspò sotto il tessuto.
“Vuoi
essere eletta Reginetta dell'ultimo anno o no?”
La
Reginetta del Ballo doveva essere una e una sola: Caroline. “Non
sono neppure registrata sulla lista delle coppie in gara”
mormorò infilando il vestito e lasciandolo cadere attorno ai
fianchi. Uff, era tutta spettinata...
“Sei
registrata.”
Bonnie
smise di passare le dita fra i capelli e guardò Elena,
interrogativa. La ragazza roteò gli occhi in direzione del
vampiro con espressione eloquente.
“Smettete
di agire alle mie spalle!”
“La
musica è cambiata, gattina. Letteralmente. Rebekah ha corrotto
il dj. ”
Rebekah
aveva fatto... cosa?! Bonnie
trasecolò. “La
scaletta è intoccabile! Caroline sceglie personalmente tutte
le canzoni dal primo anno di elezione!”
“Ora
non più.”
Non
comprendeva la scelleratezza dell'atto, quel pazzoide! “Aspettami
fuori, non ci vorrà molto” sussurrò in direzione
dell'amica che annuì dopo una piccola esitazione.
Klaus
sorrise alla brunetta e appena restarono soli, Bonnie lo aggredì.
“Ti presti agli intrighi dei miei amici? Ti credevo superiore
ai nostri drammi adolescenziali!”
“Accompagnare
una bella donna ad un ballo non è un sacrificio... e poi avevo
la serata libera” mormorò, placido. “Perdi il
controllo quando si tratta di Caroline.”
“Non
voglio morire prima del tempo!”
“Sei
più forte di lei. Spiegami da dove nasce questa insicurezza
costante che accompagna ogni tuo respiro.”
La
sensazione di essere fuori posto anche in quel momento, con
quell'abito (con lui), le aggredì le membra. Provò a
dire qualcosa, ma la voce si rifiutò di uscire.
Caroline
che decideva per tutte loro. Caroline che a sette anni le rubava il
fidanzatino, Caroline che aveva voti migliori dei suoi e una madre
pronta a vantarsene...
“E'
migliore di me” biascicò, umiliata dalle proprie parole.
“Non puoi capire, tu la conosci solo da un anno...”
L'espressione
di Klaus cambiò e Bonnie lesse 'patetica' nei suoi
occhi. Il giudizio la infastidì così tanto che strinse
le labbra, chiudendosi a riccio. “Non giudicarmi. Sei l'unica
persona...”
“Sei
la strega più forte e talentuosa che abbia mai conosciuto, sei
bellissima eppure soffochi e mortifichi costantemente il tuo
potenziale. Non hai alcuna visione esterna di te e non lasci che gli
altri te lo mostrino.”
“Tu?”
domandò con voce tremula. “Dovrei fidarmi di te?”
“Ti
fidi già di me” mormorò porgendole la mano. “Ti
ho persino vista nuda.”
Bonnie
arrossì e ripiegò il braccio, annullando il contatto.
Klaus ebbe un brusco cedimento. Inspirò e l'afferrò per
la vita, stringendola contro di se. “Non credi neppure che ti
desideri. Pensi che la nostra notte sia stata solo il frutto
dell'eccitazione alcolica...”
“Non...
non avevamo bevuto...” biascicò posando le mani sugli
avambracci. Klaus le accarezzò il viso, tirando indietro una
ciocca di capelli e il cuore di Bonnie tuonò, al riparo del
corpetto.
“Secoli
di esperienza mi hanno insegnato che non va mai bene quando una
strega e un vampiro si avvicinano. Finisce sempre con un morto ed io
non voglio morire.”
“Finalmente
hai capito chi comanda...” mormorò con la gola chiusa.
“Non
sei in grado di dare ordini neppure al mio gatto” sussurrò
premendo la fronte contro la sua. “Non so prendermi cura degli
altri. Non sono capace di aggiustare le cose e la mia dose di
pazienza quotidiana si esaurisce appena apro gli occhi... ma posso
fare uno sforzo. Per te, gattina.”
“Perché...”
bisbigliò roteando la testa per evitare il contatto con le sue
labbra. Se lo baciava, perdeva il controllo. E se perdeva il
controllo, Elena avrebbe aspettato in eterno.
Le
mani di Klaus scivolarono lungo il corpetto, fino a raggiungere le
spalle nude. “Non ho tutte le risposte...” sussurrò,
accarezzandola dolcemente, fino a circondarle il collo con le mani.
“Lasciati amare...”
LMFAO
- Party Rock Anthem
“Ahhhh!
La canzone del flashmob!” Rebekah urlò e sollevò
le mani in aria, seguita da una saltellante Elena. Il dj si era
dimostrato ben disposto a cambiare programma e tutti stavano
divertendosi come matti. L'abito di Elena era piuttosto ingombrante
per permetterle di muoversi in un certo modo, ma Rebekah non aveva lo
stesso problema, avendo scelto un modello corto. I ragazzi avevano
rifiutato di unirsi alla folla danzante ma nessuno di loro ne sentiva
la mancanza. Uh, le coreografie come al primo anno!
“Non
ci credo!” Rebekah urlò nelle orecchie di Elena,
indicando il bordo della pista. “Chi gli ha insegnato i
movimenti?”
Ehi,
ma erano bravi davvero! Elena alzò le sopracciglia, sorridendo
con tutto il viso. “Beh, il bacino lo sanno muovere...”
“Detto
da te può significare qualsiasi cosa!”
Elena
restituì una linguaccia a Rebekah e saltellò in
direzione di Damon che la prese al volo. “La tua amica è
finalmente uscita dal bagno col suo bello...”
“Ehi...”
sussurrò Elena, circospetta. “Noi non abbiamo visto
nulla, non sappiamo nulla e non ci interessiamo di nulla.”
“Posso
parlare liberamente?”
“Ci
stiamo trattenendo tutti, perché credi di essere migliore di
noi?” Rebekah ingoiò un sorso di champagne e Damon fece
una smorfia delle sue. “Non sto esprimendo un giudizio, ma
rimarcando un dato di fatto. Quei due sono...”
“...
pazzi l'uno dell'altra?” dichiarò Stefan, passandolo
loro i bicchieri pieni. “Tutto fatto.”
“Tutto
fatto cosa? Non dimenticate di votare per il Re e la Reginetta del
Ballo!”
Caroline
distribuì una manciata di foglietti bianchi agli amici e si
guardò attorno, perplessa. “Bonnie è sparita? Non
la trovo da nessuna parte.”
“Prova
alla toilette” suggerì Damon, rimediando una gomitata da
Rebekah e un sorriso al vetriolo da Elena che stappò la penna,
guardò Stefan e scrisse senza alcuna esitazione il nome della
coppia vincente.
“Chiunque
abbia cambiato la mia scaletta musicale, merita...” Caroline
mosse le labbra a vuoto, gli occhi fissi su una coppia apparsa
all'improvviso. Alzò piano un dito e indicò una certa
direzione, mortalmente pallida.
Quattro
teste si voltarono all'unisono. Non si facevano notare per niente,
pensò Damon alzando le sopracciglia. “Un outing
in piena regola.”
Caroline
lo fissò per un breve istante. “Qualcuno dovrebbe...”
Elena
la fulminò. “Care...”
“...
avvertirli... devono... mantenere un certo decoro...” continuò,
a disagio. “Se non vogliono essere squalificati... scusate...”
La
vampira scappò via imbarazzata e Rebekah piegò le
labbra all'ingiù. “Beh? Si rimane a guardare? Forza,
andiamo a ballare. Adoro, i Garbage.”
Control
- Garbage
Aveva
le allucinazioni. Klaus ne fu certo quando una pioggerella di luci
piombò dal soffitto, investendoli in pieno e risalì
lungo le pareti, congiungendosi al centro con una nuova esplosione.
Qualcuno gridò, più di meraviglia che di paura.
“Calma
gli spiriti, strega” mormorò nell'orecchio di Bonnie che
di tutta risposta, si voltò e lo baciò con una tale
violenza da lasciargli assaporare il sangue. Nessuno si accorgeva di
niente, sembrava un effetto speciale creato ad arte. Un piccolo fuoco
artificiale nero scoppiò accanto alla sua guancia ma non
provocò dolore. Bonnie spinse il bacino contro il suo e la
sala si illuminò di una strana colorazione rossastra che
ricordava il sangue. Klaus chiuse gli occhi, stringendola tanto da
udirla gemere. La luce si fece più intensa, colorata e il
torrente vorticante si lanciò attraverso di lui, come
un'ondata brillante. Non aveva mai provato una sensazione del genere.
Era totalmente benigna... come essere accarezzati dalla propria
madre. “Argh!” Klaus stritolò la camicia sotto le
dita e una stilettata dolorosa lo trafisse al torace. Più
cercava di combatterlo, più... “che cosa mi hai
fatto...” bisbigliò sentendo le forze abbandonarlo e la
vista indebolirsi. Quel dolore... lo stesso dolore... dopo che
Katherine...
***
“Non
so cosa è successo! Stavamo parlando e ad un certo punto è
svenuta!”
Rebekah
sventolò la tavola periodica sul volto di Caroline mentre
Elena la scuoteva e cercava di rianimarla. La porta dall'aula si
spalancò e Stefan e Damon trascinarono dentro il secondo
moribondo, seguiti da Bonnie che si affrettò a sbarrare
l'entrata. Damon mollò poco gentilmente il corpo di Klaus a
terra e stirò le pieghe della giacca. “Ora, strega”
cominciò. “Ricorda esattamente le parole dell'ultimo
incantesimo. Gioca a Ruzzle con le sillabe e vedi di
rimetterli in piedi. Non mi va di dare spiegazioni, ne di
allontanarmi in tutta fretta.”
“Che
cosa hai fatto a mio fratello?!”
“Ester
ha usato l'espressione per trasformarvi in vampiri. Io ho usato la
stessa magia per riportarli in vita. Avevo bisogno di un gran
quantitativo di energia e ho attinto da tutte le persone presenti
nella sala.”
"Per
quello non riesco a tenere gli occhi aperti?" Elena stropicciò
la radice del naso soffocando uno sbadiglio. “Perché
l'hai fatto?”
Bonnie
evitò di rispondere e massaggiò il collo. "Noia,
credo..."
Damon
le sbarrò la strada, allegro. “Qualcuno dovrà
dare loro molte spiegazioni, e indovina? Ti è toccata la
paglia più corta, stella.”
***
“L'hanno
presa bene.”
“Caroline
ha solo avuto LA crisi isterica della storia...”
“Le
passerà.”
Rebekah
sospirò pensando che aveva ragione Stefan. Sarebbe andato
tutto bene, d'ora in avanti. Sarebbero stati una famiglia normale.
“Torniamo a casa?”
“Non
hanno ancora annunciando il re e la reginetta.”
Rebekah
alzò le spalle e sorrise, appoggiandosi al ragazzo. “Forse
abbiamo qualche chance con tutte le coppie fuori gara.”
Elena
e Damon stavano portando a casa Caroline (legata e imbavagliata)
mentre Bonnie affrontava l'ira silenziosa di Klaus. Il suo mutismo
alla notizia, l'aveva preoccupata non poco. Lo choc aveva cancellato
l'uso della parola?
“Qualche
chance? Siamo i Tom Cruise del liceo!”
Rebekah
inarcò un labbro e lo abbracciò. “Sogna,
biondino...”
Molto
tempo dopo
Le
graduate avevano ordinato cibo, alcool e uomini in
quantità. Avrebbero ridotto l'abitazione dei Salvatore uno
schifo. Klaus pulì il pennello nella trementina e osservò
il quadro quasi completato. Era più semplice, con una modella
in carne ed ossa.
“Posso
vederlo?”
“No.”
“Vieni,
stasera?”
“E'
l'ennesima festa in cui tutti si ubriacano e vomitano fra le azalee
del giardino, non c'è nulla di nuovo” mormorò fra
i denti. “Stanca?”
“Un
po'.”
“Pausa”
disse e Caroline sospirò, perdendo la posizione. Aveva la
schiena e le spalle indolenzite, ma quando due mani calde la
tastarono con perizia, chiuse gli occhi mugolando.
“Non
farci l'abitudine e non metterti cose strane in testa” mormorò
conficcandole le dita nei muscoli.
“Ma
quali strane idee! Tu ed io abbiamo chiuso!” gli ricordò,
scacciandolo con un gesto stizzoso. “Sto prostituendo il
mio corpo all'arte perché Bekah...”
“...
si è offerta di organizzare la festa al posto tuo e non hai
nulla da fare. L'hai detto mille volte.”
“Non
ti entra in testa, però! Per quanto tempo le terrai il muso?”
Non
teneva il muso a Bonnie. Semplicemente, non voleva vederla. Klaus si
inginocchiò sul tappeto sbirciando il gatto con la coda
dell'occhio. Era sempre traballante e malandato e a quanto sembrava,
timido (ma Caroline avrebbe intimidito anche una tigre in gabbia).
“La sessione è scaduta, sei libera di prostituire
il tuo corpo con qualcun altro e per qualche altra...” Un
cuscino gli arrivò in faccia e ricadde sulle nappe del
tappeto. Klaus sbuffò e risistemò i capelli mentre
Caroline raccoglieva le sue cose, lo mandava al diavolo e giurava di
non mettere mai più piede in casa sua. Utopia, pensò
verseggiando il gattino che corse verso di lui. Sarebbe tornata per
avere il ritratto. “Stai sempre chiuso in casa tu.” Dava
sempre l'idea di cadere a pezzi da un momento all'altro,
quell'animale. Klaus raccolse la scatola e uscì nel giardino,
deponendola sull'erba appena tagliata. L'odore era magnifico, pieno,
corroborante. Il sole non era forte ed era piacevole sonnecchiare
sotto il portico. Klaus si sdraiò sul dondolo e provò
di nuovo la sensazione di essere in pace. Sorrise solo quando vide il
gattino alzare il musetto verso il cielo, poi, il movimento del
dondolo lo assopì.
***
La
sensazione dolorosa non era nuova. Klaus aprì gli occhi,
ritrovandosi a contatto con il cotto del portico. Era caduto di nuovo
(la terza volta in tre giorni), fortuna che non c'era nessuno...
“Ti
agiti nel sonno.”
Bonnie,
seduta sugli scalini all'entrata, teneva in braccio Spuntino e
torceva la schiena nella sua direzione con un sorrisino divertito
sul viso. “Fatto male?”
“No...”
Mugolò strangolando una smorfia. Perché cadeva sempre
sulla stessa spalla? Il sole stava tramontando e la luce aranciata
filtrava fra i suoi capelli e il pelo del gattino che sembrava
vagamente più vivo e curioso del solito. Saltò via
dalle braccia della strega e lo raggiunse, girandogli attorno. Provò
a scalare il polpaccio sinistro, rinunciò, si piegò
sulle zampette e gli saltò sul bacino, tastando bene la
superficie. Klaus lo lasciò fare e uno stupido sorrisetto gli
piegò le labbra.
“Sei
ancora arrabbiato con me?”
Aveva
solo tradito la sua fiducia, pensò allungando un dito e
lasciandosi mordicchiare dal gattino.
“Ehi...”
Klaus
la guardò e Bonnie inclinò la testa, voltandosi del
tutto. Occhioni e aria innocente. Stavolta era stata attenta alle
lezioni di Caroline. “Scusa.”
Klaus
trattenne il micino contro di se ed entrò in casa, lasciando
la porta aperta. Bonnie alzò un sopracciglio e si affrettò
a raggiungerlo. L'aria si fece subito pesante. Sembrava intenzionato
a parlare o quanto meno, ad urlarle addosso. Klaus non fece nulla di
tutto questo: avanzò verso di lei, fino a costringerla contro
il muro. “Non era mia intenzione farti del male... non ti sei
fidata, gattina.”
Bonnie
morse il labbro superiore, trattenendo il respiro.
“Cerchi
disperatamente di tenermi sotto controllo. Hai così paura di
me?”
Lo
sguardo di Bonnie si velò e un remoto ricordo salì dal
profondo del suo animo. Klaus ne seguì le evoluzione e quando
la nostalgia la ricoprì, le sue labbra si mossero da sole, a
diretto contatto con le sue. “Tu in cambio dell'immortalità...”
sussurrò accarezzandola lungo i fianchi. “Me lo devi,
gattina...”
***
Al
suo risveglio non ci sarebbe stato. Al suo risveglio, avrebbe capito.
Klaus
indossò la giacca, lasciando le falde aperte, attraversò
il salotto e aprì il portone esterno cercando di minimizzare i
rumori. “Sei infine giunto, mio buon amico.”
“Non
potevo certo ignorare una chiamata del mio signore.”
Mfph.
Signore delle Terre di Nessuno, pensò stringendo il braccio
del vampiro con un gesto amichevole.
“Se
posso azzardare un giudizio...”
Klaus
batté le palpebre, avvicinandosi all'auto che aspettava
nell'ombra del sicomoro del vialetto.
“L'umanità
ti dona, mio signore.”
Klaus
sorrise e una scintilla maliziosa passò attraverso i suoi
occhi. “Non dire stronzate, Marcel. Metti in moto questa
carretta e torniamocene a casa.”
It's always darkest
right before the dawn... (Control
- Garbage)
To
be continued...
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