La
terza volta che la baciò fu differente.
Erano
passati circa due mesi da quando lui scomparve dal suo appartamento,
un fuggitivo nelle strade di Londra. Inizialmente, aveva pensato che
si era semplicemente allontanato per un po', volendo restare il
più
lontano possibile che poteva da una donna emotiva (e, ripensandoci,
come poteva biasimarlo?).
Ma
passarono i giorni, e poi le settimane, e realizzò
lentamente con la
sensazione di sprofondare che se n'era andato davvero, che se c'era
andato via, per una buona volta.
Lei
non aveva voluto scacciarlo. Era solamente stata sopraffatta
–
averlo sempre intorno, come una piccola vespa fastidiosa nelle sue
orecchie, che ronzava sempre, che chiedeva sempre la sua attenzione.
Per non menzionare il fatto che lei era ancora innamorata di lui,
innamorata di un uomo impossibile, il quale stava vivendo sotto il
suo stesso tetto, una presenza costante nella sua vita che non poteva
ancora rivendicare come propria.
Ma
lui se n'era andato.
Desiderò
di poter smettere di pensare a lui. Desiderò di poter
smettere di
ricordare la sensazione delle labbra di lui contro le le sue, il modo
in cui le sue mani si erano chiuse intorno al suo viso, come
sospirò,
così dolcemente, quando baciò la sua bocca.
Desiderò di poter
smettere di immaginarsi il modo in cui dormiva sul divano, tutti gli
arti scompostamente allungati, come se fosse giusto collassato
improvvisamente. Desiderò di poter scordare il suono della
sua voce,
quella profonda voce baritonale che sembrava avvolgerla dal profondo
ogni volta che parlava, attirandola verso di lui.
Svenne
quasi la volta successiva che sentì di nuovo quella voce.
Era
buio quando lei lasciò l'ospedale. Il viaggio in metro
trascorreva
silenzioso, calmo, quella sera, praticamente con il suo
scompartimento vuoto. Due fermate dopo l'ospedale un uomo le si
sedette accanto, le loro cosce si sfioravano, e lo guardò
torva da
sotto la sua sciarpa, scontenta che lui le si fosse dovuto sedere
così vicino con il vagone vuoto.
L'uomo
si inclinò verso di lei, un vecchio uomo con un cappello a
brandelli, la barba brizzolata e grigia. Lei provò ad
allontanarsi,
facendo per alzarsi, quando lui parlò all'improvviso, e le
sue
ginocchia si piegarono a quel suono.
“Aspetta”
disse dolcemente, e lei avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.
Si sedette (si lasciò cadere) giù, le sue
ginocchia che crollarono
sotto il suo peso. Lo guardò, ed incrociò i suoi
occhi, quegli
abbaglianti, indimenticabili occhi, e il suo cuore la tradì
ancora
una volta, battendo velocemente e furiosamente nel suo petto.
“Sei
tu” sussurrò, ancora fissandolo, catturata da
qualche parte tra
shock e totale sollievo.
“Mi
dispiace di averti trattata così male, Molly” le
disse, la sua
voce quasi un sussurro. “Io... John ha detto che io tendo a
fraintendere i discorsi.”
“E'
ok” rispose lei, ed onestamente lo era. Era solo felice di
vederlo,
vivo e sano e intero.
“Moriarty
è ancora vivo” disse lui, e quella sensazione di
felicità
scomparve così velocemente come arrivò.
“Cosa?”
respirò, “M-ma si era sparato, giusto?”.
I
suoi occhi tornarono freddi, quasi pericolosi, in qualche modo.
“Sembrerebbe di no.”
“C-cosa
dovrei fare?”
Lui
prese la sua mano nelle sue, e la strizzò piano.
“Sii attenta.
Potrebbe osservarti. Resta al sicuro.”
La
voce metallica annunciò la sua fermata, e lei
desiderò di non
doversene andare. “Gr-grazie. Per avermelo detto. Solo...
Grazie.”
Annuì,
e lei non potè fare a meno di sorridere al modo in cui la
sua barba
oscillò quando mosse la testa, un così strano
spettacolo sul suo
volto pulito normalmente rasato. Un travestimento efficace, senza
ombra di dubbio.
“Addio,
Molly” disse dolcemente, inchinandosi per baciarla sulla
guancia. E
come lui si inchinò, lei voltò il suo viso,
incontrando la sua
bocca con la propria. Poté sentire il suo shock come
registrò lo
strano evento, e si congelò per un momento, insicuro su cosa
fare.
Il treno iniziò a rallentare, e lei fece per allontanarsi,
ma allora
lui le mise la mano dietro la nuca, e spingendola contro di
sé, con
energia e velocemente, e quello non fu altro che un bacio d'addio,
nulla di più. C'era sentimento dietro il suo tocco,
emozione, e ora
era il turno della ragazza di congelarsi, indecisa su cosa fare.
La
lasciò andare all'aprirsi delle porte, e lei si
inciampò
all'uscita, ancora guardando verso di lui, sentendo ancora il
fantasma delle sue labbra contro le sue, una sensazione spettrale che
lei desiderò ricordare per sempre.
Ma
il mezzo si allontanò e la sensazione svanì, e
lei fu lasciata sola
sul marciapiede, on un animo confuso e un cuore pesante.
NOTE
DELLA PIGNA
Buon
sabato piovoso a tutti!
Con
questo capitolo si chiude questa bellissima shot di Aelan Greenleaf,
che ringraziò ancora, pur sapendo che i miei e i vostri
ringraziamenti non gli arriveranno mai (manco fosse morto...) :')
Ringrazio
chiunque abbia voluto leggere la storia e le mie adorate editor (vi
detesto, con amore <3 ) e spero di riuscire a trovare ancora una
storia da tradurre nei meandri giganti di fanfiction.net :)
Buon
fine settimana a tutti ed alla prossima <3
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