14. Misteri svelati
14. Misteri svelati
Fu solo più tardi, quando entrambi ebbero ripreso
fiato, che Kili disse alla sua amante, allacciata a lui in un intimo
abbraccio:
“Così non va.” Si sciolse, incurante dei
mugugni di protesta della sua compagna. “Non è possibile
che ogni volta che ti chiedo qualche spiegazione riesci a
distrarmi!”
“Tu ci hai messo la tua parte, e comunque non mi sembra
che ti sia dispiaciuto…” sussurrò lei guardandolo
con occhi spalancati ed esageratamente innocenti.
“ Fare l’amore con te potrebbe presto diventare
una droga… ma perché mi confondi le idee solo a
guardarti?”
Miralys rise, una risata calda e roca che sapeva di appagamento.
“Hai ragione,” disse, “ci sono molte
domande ancora senza risposta.” Lo spinse di nuovo contro i
cuscini, poi si accoccolò al suo fianco.
“D’accordo. Chiedi.”
“Cominciamo da Storri… questa è stata
proprio una sorpresa! Erebor non ha mai avuto una regina
guerriera!”
“Bene. Come forse sai – o forse no – ho tre
fratelli, tutti più grandi di me. Sono cresciuta con loro e
volevo imparare quello che imparavano loro in fatto di armi e
combattimento. Mio padre rideva dei miei tentativi di imitarli,
perché erano tutti molto più grossi di me e spesso non
riuscivo nemmeno a sollevare e loro asce e spade.”
“Mi pareva di avere notato che non hai una struttura imponente…”
“Sì, vero? Così mio padre mi trovò
un maestro d’armi elfo. Era un elfo silvano, una specie di
cacciatore solitario che ogni tanto passava dalla nostra terra
per rifornirsi; accettò di insegnarmi uno stile di
combattimento adatto alla mia taglia.” Kili annuì:
il suo stesso stile di combattimento era diverso da quello usuale dei
nani, fondato sulla forza, dal momento che faceva maggiore affidamento
sulla velocità e l’agilità.
“Sì,” le disse, “ti ho visto.”
“Davvero? Pensavo che non vedessi null’altro che i tuoi nemici…”
“Niente affatto. Ero perfettamente consapevole di te e
facevo affidamento sul fatto che mi coprissi le spalle; e una parte
della mia mente ha notato come combattessimo bene insieme.
Anzi…” e qui sfoderò un sorriso malizioso,
“ … adesso che ci penso, guarda quante cose sappiamo
fare così bene insieme…”
Risero entrambi, e Miralys rimase a guardarlo con il fiato sospeso: non lo aveva mai visto ridere davvero.
“Sei bellissimo quando ridi… “ gli
sussurrò, “ anzi, sei bellissimo sempre, ma quando
ridi…”
“Non lo facevo da un’eternità, amore
mio… ci volevi tu.” Disse Kili, baciandola di nuovo.
“Ora continua.”
“Beh, le cose andarono avanti così per diversi anni, finchè mia madre si oppose. Ormai sei una giovane nana, disse, basta con le armi.
Ma io non avevo alcun interesse per il ricamo – sono un
disastro – o per le cose di casa che costituiscono
l’educazione di una ragazza. Ma non avevo scelta, neanche
mio padre poteva aiutarmi, le armi mi erano ormai del tutto precluse:
l’unica cosa che potevo fare era allenarmi di nascosto con le mie
due spade.”
“Accadde tuttavia” continuò, “ che
il nostro popolo fosse colpito da una grave forma di influenza. I
malati erano moltissimi ed i guaritori pochi; così furono
impiegate anche le levatrici, e notai che spesso erano migliori
dei guaritori. Aiutai come potei, ed imparai un po’. Finita
l’epidemia dissi a mio padre che volevo fare la guaritrice;
così mio padre, che in fondo me le ha sempre date tutte
vinte, acconsentì. Mia madre ovviamente non era d’accordo:
ero una principessa, destinata ad un importante matrimonio politico:
come avrebbe fatto a trovarmi un buon marito? Ma la spuntai lo stesso.
Alla fine, visto che dai guaritori nani non imparavo quasi niente
– non riuscivano a trattarmi come un’allieva qualsiasi
– mio padre mi spedì a Gran Burrone.”
“Sei stata a Gran Burrone?” Kili era sorpreso.
“ Gandalf ci condusse lì per sfuggire agli orchi. Thorin
era arrabbiatissimo, aveva enormi pregiudizi nei confronti degli Elfi,
ma per Fili e me era il luogo più bello della terra… a
parte la loro cucina.” Ridacchiò, e Miralys gli fece eco.
“Avresti dovuto vedere la faccia di Dwalin…”
“C’è una incredibile pace a Gran Burrone.
Il potere degli Elfi è molto forte in quel luogo, ed il Male non
può entrarvi. Rimasi tre anni, e furono molto gentili con me
quando capirono il mio desiderio di imparare. Furono gli anni
più belli della mia vita… fino ad oggi. Sarei restata, se
fosse stato possibile. Ecco quindi la principessa, la
guaritrice… ed il guerriero.”
“E tuo padre ti ha portato con sé in battaglia? Non posso crederci..!” Kili era stupefatto.
“Certo che no! Anzi, si è arrabbiato moltissimo
quando mi ha visto ! Aveva portato la guaritrice, non pensava che mi
sarei messa a combattere! Ma io non ho resistito… dovevo
andare… e sul campo di battaglia ho incontrato un giovane
guerriero che mi ha preso il cuore…” si allungò a
baciare il suo compagno.
“Sai,” continuò lei, “quando…
quando ti ho curato la ferita, dopo quei momenti terribili, io.. io ho
pianto. Non riuscivo a capire perché, l’avevo fatto molte
volte.. non riuscivo a tollerare il pensiero di averti causato tanto
dolore. Ora so che mi sono innamorata di te fin dal primo
istante..”
Kili la strinse forte a sé, e per un po’ non parlarono. Poi fu lui a riprendere.
“Io credo di essermi innamorato di te quando ho ripreso
conoscenza, dopo la morte di Thorin. Ero tutto un dolore,
fisicamente e moralmente, ma i tuoi occhi per un momento hanno
cancellato tutto. E dopo, quando ti ho conosciuta meglio, non ho
più avuto alcuno scampo.” Sorrise. “Perché
non mi dicesti allora chi eri? Ho sofferto le pene dell’inferno
perché pensavo che non saremmo mai stati insieme!”
“Avevo intenzione di dirtelo quel giorno… quello
stesso giorno in cui mi mandasti via. A proposito, non ti ho ancora
perdonato, ma ne parleremo in seguito. Mentre tornavo ad Erebor, avevo
deciso che avresti saputo tutto, ma non c’è stato
tempo.”
“Ma perché non prima? Perché mantenere il segreto?” Miralys sospirò.
“I miei fratelli. Tutti hanno fatto matrimoni combinati
e nessuno di loro ama la sua sposa. Ho sempre saputo che anche a me
sarebbe potuto capitare un matrimonio simile; e conosco abbastanza la
politica per sapere che, per te, sposarmi sarebbe stato
vantaggioso.”
“Sei più avanti di me, in queste cose, io non ci avrei pensato!”
“Tu forse no, ma Balin certamente
sì.” Alzò il viso e lo guardò negli occhi.
“ Se non fossi stata innamorata di te, avrei potuto accettare un
matrimonio di convenienza, in cui tra noi ci fosse stato solo rispetto,
e magari un po’ d’affetto; ma così… se avessi
saputo chi ero, non sarei mai stata sicura del tuo amore. E se dovevo
averti senza amore, preferivo non averti affatto.”
“Questa notte,” continuò, “ho
giocato la mia ultima carta. Se non fosse accaduto nulla, domani
– oggi – sarei tornata a casa e avrei cercato di
dimenticarti. Non so se ci sarei riuscita…”
Kili affondò il viso nella chioma dorata.
“Non posso pensare a quanto sono stato vicino a
perderti,” sussurrò. “Grazie a tutti gli dei,
sei una pazzerella… una stupenda adorabile pazzerella.”
“C’è ancora qualcosa che non ho
capito” chiese Miralys mentre Kili giocava con i suoi capelli.
“Invece di licenziarmi come una cameriera incapace
– e, lasciatelo dire, non ce la fai proprio –
perché non mi hai detto il vero motivo?” Kili dovette
pensarci su.
“Di sicuro, non ero in grado di affrontare una lunga
conversazione. Già così sono stato sul punto di mandare
tutto alle ortiche e baciarti… ma in realtà mi sono
talmente abituato ad assumermi tutte le responsabilità ed a
decidere ogni cosa per i miei Nani, che non ci ho neanche
pensato.”
Miralys gli prese il viso fra le mani e lo avvicinò al
suo, fino a tre centimetri dal suo naso. Guardandolo intensamente negli
occhi, scandì:
“Mettiamo bene in chiaro una cosa: così non funziona. Non puoi decidere per me! Io-non-sono-uno-dei-tuoi-Nani!”
Lui approfittò della posizione per baciarla. Poi sogghignò:
“Ne sono ben consapevole. Non mi sognerei mai di fare
una cosa simile ad uno dei miei Nani…” così
dicendo, la rigirò sulla schiena e si distese su di lei.
Miralys, sempre fissandolo negli occhi, gli mordicchiò un labbro.
“Non sognarti di fare una cosa simile nemmeno alle tue
Nane… e ricordati che Storri porta due coltelli negli
stivali!”
Ori entrò nello studio di Kili portando alcuni elenchi
sotto il braccio. Si affrettava perché era già in ritardo.
“Buongiorno, Ki…” Lo studio era vuoto. Che strano… il sole è già alto, pensò. Che sia già uscito?
Ma no, le guardie fuori dalla porta lo avrebbero avvisato. Entrò
nel salotto: nessuno anche lì, nessun segno di vita. Che
dormisse ancora? Impossibile! Però…
La porta della camera da letto era socchiusa; la aprì lentamente, si sporse.. e rimase di sasso.
Che Kili dormisse ancora era decisamente strano; che dormisse
nudo era – per l’ingenuo Ori – abbastanza
sorprendente; ma quello che lasciò il giovane nano assolutamente
esterrefatto era che il suo re, con il braccio destro, stringesse a
sé una creatura di sesso femminile che
teneva il capo appoggiato al suo petto ed un braccio tornito mollemente
abbandonato sul suo stomaco – senza voler indagare dove si
trovasse la mano nascosta dalla coperta semiabbassata! – e che
dormiva profondamente, vestita a sua volta solo di una cascata di
riccioli dorati.
Una piccola parte del cervello di Ori registrò il
fatto che Kili appariva sereno come non accadeva da mesi; ma tutto il
resto della sua mente gli urlava: “VATTENE!!!” Cosa che
fece, voltandosi improvvisamente ed andando ad inciampare nella
rastrelliera dove erano appoggiate le armi del re, con conseguente urlo
e fragorosa caduta.
Kili si svegliò di colpo, e così anche Miralys,
ma il giovane re era già rotolato velocissimo giù dal
letto, in posizione di difesa con un pugnale in mano, prima di
riconoscere la voce della causa del frastuono. Appoggiò il
pugnale e gridò:
“Ori! Fermo lì! Non te ne andare!”
Poi si voltò verso Miralys, ancora esterrefatta, e
sorrise, mentre il suo cuore accelerava i battiti. Dèi,
com’era bella! Ed era sua…
“Kili… ma che succede…?”
“Nulla, amore, abbiamo solo dormito
troppo…” così dicendo si mise addosso le
prime cose che gli capitarono a tiro.
“Accidenti, è già giorno fatto,” si
accigliò Miralys. “Come faccio a uscire di qui senza che
tutta la Montagna lo sappia?”
“Mira, non me ne importa anche se lo sa l’intero
mondo. Da oggi sei ufficialmente la mia fidanzata, e voglio vedere chi
ha qualcosa da dire! Ho delle belle segrete che puzzano di
drago…”
Un sorriso radioso illuminò il volto della giovane
nana, che gettò indietro la folta chioma dorata e si
stirò voluttuosamente, mentre la coperta scivolava a rivelare
buona parte della sua nudità.
“Se fai così lascerò Ori ad aspettare per
le prossime due ore…” mugugnò Kili, cercando gli
stivali.
“Digli di mandarmi Irridis. E’
all’infermeria da ieri sera, e sarà terribilmente in
pensiero…”
“D’accordo… vado dal povero Ori che
sarà del tutto sotto choc… e tu non uscire da qui o
potrebbe svenire!” rise Kili aprendo la porta della camera da
letto.
Ori era impietrito e rosso come un peperone.
“Io.. io… scu-scusa, io non…” farfugliò Ori, la cui lingua sembrava annodata su se stessa.
“Ori, reagisci!” gli gridò Kili,
ridacchiando. “Non c’è bisogno di scusarsi, non
è successo niente, siamo solo in ritardo!”
“M-ma tu… ma io…”
“Uffh! Fai attenzione! Cerca Irridis e mandala qui: la
trovi all’infermeria. Poi chiedi a qualcuno di passare in
cucina, da Bombur, che ci mandi la colazione: ti sei accorto che
siamo in due, qui, vero?” Nel frattempo Kili si mise a
raccogliere le armi sparse sul pavimento, cosa che Ori non aveva
affatto pensato di fare.
“Colazione per due, si.” Gli occhi di Ori erano ancora stralunati.
“Poi dì a Balin che vi voglio qui a mezzogiorno,
devo mandare un messaggio diplomatico urgente. Sono stato chiaro? Su,
Ori, devi imparare a non sorprenderti per cose da nulla!”
La risposta appropriata, secondo Ori, avrebbe richiesto un
tempo considerevole e parecchio impegno, così
preferì non dire nulla e sparire all’istante. Kili
sorrise: Ori non cambiava mai. Nemmeno un viaggio allucinante, un certo
numero di scontri, una guerra e molti eventi dolorosi vi erano
riusciti! Ricordò quando lui e Fili gli giocavano gli scherzi
più terribili… Al pensiero del fratello, Kili
avvertì la solita stretta al cuore; ma quel giorno, per la
prima volta, sentì che non faceva più male da morire. Ora
aveva qualcosa per cui valesse davvero la pena di vivere.
Visto, fratellino? Tieni il cuore aperto alla speranza, alla gioia, all’amore. La primavera tornerà.
Dopo aver rimediato al disastro prodotto da Ori, e sempre
ridacchiando, Kili rientrò nella camera da letto, e trovò
che Miralys aveva indossato una delle sue camicie: le arrivava alle
ginocchia.
“Beh,” disse, “mi devi dei bottoni! Dovevo
mettermi addosso qualcosa, e questa… “
l’annusò con un sorriso malizioso, “sa di
te…”
Kili la strinse a sé. “Non riesco ancora a
crederci… “ le sussurrò con il viso sui suoi
capelli. “Non vedo l’ora che venga questa
notte…” Fu interrotto da un rumore nella stanza
accanto e a malincuore si sciolse dall’abbraccio per andare a
vedere.
Era Irridis, che si inchinò.
“Mio signore, mi hai fatto chiamare?”
“Sì, qualcuno ha bisogno di te,” rispose il giovane re indicando la stanza attigua.
Appena la vecchia nana ebbe varcato la soglia, si ritrovò travolta da un abbraccio frenetico.
“Oh, Irri, Irri, Irri! Sono …sono troppo felice!”
L’anziana guardò il volto radioso di Miralys e
tutte le sue paure scomparvero. Aveva trascorso una terribile notte
insonne pensando al folle progetto della sua padroncina, a tutte le
cose che avrebbero potuto andare storte e farla soffrire tremendamente.
“Questa mattina scriverà a mio padre!”
stava dicendo Miralys, con gli occhi che brillavano. “Oh, Irri!
E’ così dolce, e forte, e … e … è
bellissimo, Irri! Stanotte, sapessi … ooooh, se ci
penso…!”
“Gli hai detto tutto?”
“Sì, sa tutto… pensa che aveva deciso di
rinunciare al Regno della Montagna..per me! Così invece…
appena sarà possibile ci sposeremo, e… quindi portami le
mie cose, quelle da principessa che hai tenuto nascoste per tutto
questo tempo, pensando che non me ne sarei accorta!”
Irridis sorrise e, rincuorata, corse all’infermeria.
Più tardi arrivarono Balin ed Ori. Il vecchio nano era
molto preoccupato, perché non ci aveva messo molto a far sputare
ad Ori il motivo del suo evidente scompenso.
Miralys, pensò. Certo.
Anche lui si era accorto che stava accadendo qualcosa tra i due
ragazzi, ed era comprensibile: entrambi giovani, belli, forti,
appassionati…ma al contrario di suo fratello non lo riteneva una
buona idea. Speravo che Kili fosse più consapevole dei suoi obblighi! Ora
avrebbe dovuto trovare al più presto una regina adatta, e quanto
alla ragazza… sospirò. Miralys gli piaceva davvero molto,
ma…
Pronto quindi per una diplomatica paternale al giovane re, fu
sorpreso di trovarlo, evidentemente reduce da una visita alle terme (ed anche pettinato, pensò, con una punta di divertimento) intento a scorrere l’elenco dei gioielli già inventariati.
“Ecco!” stava dicendo Kili, “ è
questo che voglio! Esattamente come mi ricordavo.
Smeraldi…” continuò, teneramente, tra
sé… “il colore dei suoi occhi…” Poi
alzò lo sguardo sui nuovi arrivati.
“Bene! Buongiorno, Balin, voglio che tu mandi con
urgenza un messaggio a Dàin. Ora ti spiego… Ori, invece
tu, per favore, vai nella stanza del tesoro. Voglio questi due
gioielli: l’anello e gli orecchini. Cosa stai aspettando?”
un ancora stralunato Ori fu rapidamente espulso con l’elenco in
mano.
“Kili, ragazzo, mio, cosa sta succedendo?”
Il giovane re guardò dritto in viso il vecchio,
e questi rimase colpito dall’espressione serena e dalla luce che
gli brillava negli occhi. Era molto, molto tempo che non vedeva
l’ombra della tragedia e del dolore nello sguardo di
Kili, e tremò al pensiero di dover essere lui a fargli intendere
la ragione ed a spegnere quella luce nuova. Ma il suo re riuscì
a sorprenderlo ancora una volta.
“Balin, scrivi a Dàin, con tutte le formule diplomatiche che ti pare, che intendo sposare sua figlia.”
Per un attimo Balin rimase senza parole.
“Ripeti: intendi chiedere a Dàin…”
“Perché, non ti sembra una buona idea?”
Balin prese fiato.
“Mi stai chiedendo se è una buona idea unire i
due rami principali della Casa di Durin e nel contempo trasformare un
pericoloso rivale in un fedele alleato? Non è buona, è
ottima, anche se …ma… da dove ti è
venuta?”
“Così…” sogghignò Kili,
“un’ispirazione. E comunque non mi sono spiegato. Io non
voglio chiedere
niente, a Dàin: io sua figlia la sposo e basta, ma mi sembra
corretto avvisare il mio futuro suocero, non ti pare?”
Balin era completamente frastornato dalla strana piega che aveva preso la conversazione.
“Kili, fermati, non capisco più nulla. Ori mi ha
detto che hai passato una notte … ehm…
piacevole…”
“Ori dovrebbe imparare a farsi i fatti suoi, comunque,
sì… diciamo… ehm … piacevole. E
allora?”
“Con una certa ragazza.”
“Vero anche questo.”
“Poi mi dici che vuoi sposare – e subito –
la figlia di Dàin, della quale pensavo ignorassi persino
l’esistenza, e anche senza il consenso del padre! Ti ripeto che,
in generale, sono d’accordo, ma ci vorrà un po’ di
tempo! Non è meglio che incontri la ragazza, prima? Potrebbe
essere un’orrenda megera… e se somiglia solo un po’
a sua madre…”
Kili decise che lo scherzo era durato abbastanza. Lasciando
di sasso Balin per l’ennesima volta nel giro di pochi
minuti, si alzò e uscì dalla stanza.
“Mira, puoi…” stava dicendo, quando la vide venirgli incontro e rimase senza fiato.
Irridis aveva appena finito di abbigliare la sua padroncina:
niente più trecce severe, niente più tuniche scure e
grembiuli… un abito verde trattenuto intorno alla vita sottile
da una cintura d’oro; piccole trecce dalle tempie si riunivano
sulla nuca in un grazioso fermaglio, mentre una cascata di riccioli
biondi scendeva sulle spalle fin quasi alla cintura…
Il cuore di Kili perse un battito. Tese la mano alla ragazza,
l’attirò a sé e sussurrò nei suoi capelli,
con voce arrochita:
“Per gli dèi, mi farai perdere la testa…”
Lei alzò il viso a chiedere un bacio, e fu
immediatamente accontentata. Poi Kili la prese per mano e la condusse
nello studio.
“Balin, vecchio amico, ti presento la mia fidanzata. Sai, quell’orrenda megera…”
N.d.A. Bene, questa storia è finita.
Però, nel frattempo, mi
sono affezionata questi due e non sono ancora pronta a lasciarli
andare, quindi è probabile che scriverò ancora qualcosa
su di loro, magari come one-shot. Vedremo.
Ora che è la fine, ho qualcosa da dire.
Prima di questa storia, non avevo mai scritto una riga in tutta la mia vita (
se si escludono i temi degli ormai lontani anni del liceo), anche se ho
sempre letto molto. Non sono nemmeno una grande navigatrice del web,
quindi ho scoperto questo sito per puro caso; così mi è
venuta l’idea che forse avrei potuto mettere insieme qualcosa
anch’io. Ci ho messo un po’ di tutto, per provare come
sarebbe venuto; ho amato molto i primi capitoli, di meno i
successivi, perché forse trovo più facile descivere le
azioni.
Ringrazio tutte quelle che
hanno speso un po’ del loro tempo per leggere; spero di non aver
deluso chi aveva inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite;
ringrazio chi ha lasciato un segno; dato che sono così
novellina, sarei felice di qualsiasi suggerimento vogliate ancora farmi
avere ( va bene anche “lascia perdere” : insegna
l’umiltà).
Quindi… come disse Puck “E con ciò a tutti voi felice notte; se amici tra noi restiamo, qua la mano” !*
Alla prossima
Idril
*Ovviamente, W.Shakespeare, “Sogno di una notte di mezza estate
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