Data la
"cortezza" del prologo, per oggi pubblicherò anche il primo capitolo…
Anche se pure questo è cortino ^^"".
Qui si scorgono già i
primi piccoli cambiamenti che ho apportato alla trama originale (tranquilli, gli
avvenimenti principali sono rimasti gli stessi ;P) togliendo anche qualche
incongruenza qui e lì ;). Non credo che sarò così veloce a ripubblicare gli
altri capitoli ^^"", ma spero di fare comunque presto J. Commentate in tanti, alla prossima! Nyah
^w^!
CAPITOLO
1
Poco dopo essersi rincontrati, il gruppetto si avviò verso
la casa di Takao: Hitoshi aveva proposto ai tre amici cinesi di allenarsi
assieme agli altri fino all’inizio del torneo, così suo fratello minore si era
ritrovato ad ospitarli a casa loro.
« Ma sei sicuro che non disturbiamo, Takao? - gli domandò Rei titubante - Guarda che noi
possiamo anche andare in albergo. »
« Cos’è, hai paura che possa spiare le tue mosse? –
ridacchiò il moretto - Stai tranquillo, casa mia è sempre aperta per gli amici.
»
« Ha ragione, e poi il nonno sarà felice di avere degli
ospiti. »
« Guarda, pidocchio, che quello è mio nonno! – sbraitò Takao - E poi tu ti sei praticamente stabilito
sotto il mio tetto senza permesso, non te l’ ho proposto io! Anzi, visto che
sono in argomento, perché non torni un po’ a stare da Max? »
« Beh, sì è fatta una
certa *gocc*…! Ci conviene muoverci, andiamo su *gocc*! »
Rei sospirò e si affrettò a star dietro a Max, che sembrava
inseguito da un orso feroce tanto camminava svelto.
Sulla strada di casa si fermarono in un piccolo bar per
prendere qualcosa da mangiare, visto che - come al solito - a Daichi era venuta
fame; si sedettero così sui tavolini di fronte all’entrata, assaporando il
venticello leggero di quell’autunno fin troppo caldo.
Dopo qualche minuto il Prof K accese il computer e cominciò
a battere freneticamente sulla tastiera.
« Cofa
(gnam) stai fafendo (gnom) Prof? » biascicò il rossino
a bocca piena.
« Niente di particolare, - rispose sovrappensiero - sto solo
cercando una cosa… »
« Ah, ma quello… -
Max si allungò un altro po' da dietro la spalla dell'amico, sbirciando lo
schermo - E’ il sito del PPB. »
« Esatto. Voglio avere la conferma se… AHA! »
L’urlo del Prof fece sobbalzare tutti quanti; Takao quasi si
strozzò con la bibita:
« Prof, ti sei rincretinito *gocc*?! »
« Lo sapevo! – continuò il brunetto incurante - Guardate:
qui sopra c’è scritto che gli All Stars hanno ricevuto un invito ufficiale per
un torneo qui in Giappone esattamente tra due settimane! Però non dice altro… »
Concluse tra sé e sé. Rei annuì:
« Beh, non mi stupisce. Se tutte le squadre del campionato
sono state convocate… »
« Quindi anche gli All Stars parteciperanno a quel
misterioso torneo… - il sorriso di Takao si allargò - La cosa si fa più
interessante! »
I ragazzi gironzolarono ancora un po’ per le vie della
città, finchè si ritrovarono all’ingresso di casa Kinomiya.
« Ehi, nonno! Abbiamo ospiti stasera! »
« Sì, nonno, dove sei? »
« Piantala di urlare, pidocchio, e anche di chiamarlo nonno! » grugnì Takao.
« Io lo chiamo nonno quanto mi pare, deficiente! »
« Cos'hai detto?! Bertuccia
che non sei altro! »
« Oh accidenti *gocc*… »
« Su ragazzi, - cercò di lambirli Rei - smettetela! Non
serve litigare per una cosa del genere. »
« Ha ragione! Diglielo anche tu, Lai! »
« *gocc* ma voi sperate ancora di far ragionare questi
cervelli di gelatina? »
La sorella lo guardò scandalizzata: come gettare benzina sul
fuoco!
« Lai! »
« E tu chiudi il
becco! » gli urlarono in coro i due ragazzi.
Un colpo maledettamente secco troncò l’aria, quando il pugno
di Hilary colpì entrambi sulla testa. Mao strinse i denti, solidale, aveva
l'impressione che le loro teste fumassero.
« PIAN-TA-TE-LA! Pezzi
di deficienti! - sillabò Hilary sull’orlo di una crisi nervosa – sono arcistufa
di vedervi stuzzicarvi tutto il tempo! Passate basta 24 ore senza scannarvi, o
giuro che impedirò per sempre che possiate litigare con qualcuno! »
« Sissignora *gocc*… »
Fu il lamento simultaneo che giunse in risposta. Gli altri
guardarono la scena con espressione esterrefatta (Lai aveva gli occhi più o
meno della forma di due uova al tegamino).
« … *gocc*… Quella ragazza… »
« … E’ davvero pericolosa se si arrabbia, concordo Max. »
mormorò Rei rassegnato.
« Ma insomma, cos’è ‘sta confusione? »
« Assolutamente nulla, nonno J! » sorrise Hilary con tono
amabile.
I ragazzi fecero una smorfia dubbiosa, ma il nonno sembrò
non farci caso e guardò con rimprovero Takao e Daichi che, per il pugno subito,
stavano a terra tenendosi la testa dolorante.
« Siete sempre i soliti, quando mai la finirete? Comunque
sapevo già che avremmo avuto degli ospiti, benvenuti ragazzi! »
« Grazie, nonno J. »
Gli ospiti entrarono, ricambiando il saluto dell'uomo con un
sorrisino ancora tirato.
« Come sarebbe (ahi)
che lo sapevi già? Te l’ ha detto mio fratello? »
« Sì, è arrivato circa dieci minuti fa. Comunque non è stato
solo lui… - il nonno fece uno strano sorrisetto – Forza, c’è qualcun altro che
vi aspetta, tutti dentro. »
I ragazzi si guardarono, perplessi. Entrati in casa, il
nonno lì scortò fino in sala da pranzo, dove videro Hitoshi parlare con
qualcuno; quel “qualcuno” alzò lo sguardo sorridendo appena appena,
probabilmente per l’espressione completamente inebetita che avevano assunto i
ragazzi nello scorgerlo:
« Ciao. » fece asciutto.
« K… - Takao sembrò troppo stupito per reagire. Ma per il
suo interlocutore lo stupore non lo bloccò per abbastanza tempo – KEI! »
Il moretto si fiondò dall’amico, seguito a ruota dagli
altri, dando a Kei una gran pacca sulla schiena; il ragazzo lo fissò di sbieco
con una strana smorfia, un misto tra rassegnazione e seccatura.
Sì, decisamente il suo
stupore è durato troppo poco…
Rei e Max sorrisero, ben sapendo che al blader dava sempre
un po’ fastidio l’eccessiva espansività dell’amico. Anche Hilary si era avvicinata per salutarlo,
ma quando incrociò i freddi occhi grigio-porpora del ragazzo, avvertì una
strana sensazione, come avesse delle farfalle nello stomaco:
« Ciao… »
Un mormorio a mezza voce fu l’unica cosa che le uscì; e la
voce le sparì del tutto quando vide che il ragazzo, diversamente dal solito,
rispose lievemente al saluto senza passare dritto. Pregò che la sua faccia non
avesse assunto il sorriso ebete che sentiva, invece, premere contro le guance.
Perchè quando serve
nessuno ti colpisce sul naso con un estintore?
« Allora Kei, si può sapere che ci fai qui? » continuò Takao
trillando.
« Questa ti dice niente? »
Rispose lui, il volto tornato impassibile, e mostrò un
invito come quello che Daitenji aveva dato loro poche ore prima:
« Questa PSO Association me l’ ha spedita circa tre
settimane fa. »
« E poi – continuò per lui Hitoshi – è venuto qui per vedere
se anche voi eravate stati invitati »
« Ma perché, Kei, ne dubitavi? »
Fece Daichi pomposo; il ragazzo sollevò un sopracciglio:
evidentemente ne dubitava
« Per il semplice motivo che tu e Takao perdete più tempo a
fare i buffoni che ad allenarvi. »
I due inquisiti emisero lamentele di protesta, mentre gli
altri ridevano: Kei non era proprio cambiato…
« Quando ha avuto la conferma del vostro invito – intervenne
nonno J – era già ben deciso a sparire nuovamente, ma io l’ho convinto a
fermarsi. »
Sorrise orgoglioso; il platinato mandò un impercettibile
sospiro.
« E io ora tentavo di convincerlo a restare anche per
allenarsi. Scommetto che lui ha continuato ad esercitarsi col bey tutti i
giorni dopo la conclusione del torneo, al contrario di qualcun’altro… »
Lo sguardo di rimprovero di Hitoshi si fermò su Takao, che
voltò la testa dall’altra parte fischiettando.
« La sua presenza potrebbe aiutarvi. »
« E’ inutile, - replicò laconico il ragazzo - dovresti
saperlo bene che preferisco non… »
« Eddai Kei! »
Takao lo agguantò, gettandogli un braccio dietro al collo;
Hilary notò che Kei ora superava Takao di una manciata di centimetri buoni, e
per assecondare – di malavoglia – l'entusiasmo dell'amico, il platinato era
costretto a chinarsi di un bel po'.
« Ci alleneremo come ai vecchi tempi! »
« Ha ragione. Su Kei… »
Kei alzò la coda dell'occhio verso Hilary, che sorrideva di
nuovo, entusiasta. Tirò un sospiro, e Takao esultò:
« Questo vale come un sì! »
Ci fu uno scoppio di risa e il resto dei Bladebreakers si avvicinò
all'amico, riaccogliendolo nel gruppo.
« Beh, allora preparatevi,
– fece Hitoshi di colpo serio – perché da domani dovrete impegnarvi
seriamente. Un’associazione misteriosa e una squadra di cui non si sa nulla e
per di più molto forte… sarò paranoico ma è meglio prepararsi. »
Takao sbuffò sonoramente, suo fratello era sempre così
negativo! Vedeva nemici e cattive intenzioni ovunque, sfiorava la paranoia
(almeno secondo i canoni del moretto).
Neanche dovessimo
affrontare una squadra di serial killer!
« Ma intanto – intervenne il nonno – che ne direste di
mettere qualcosa sotto i denti? »
« EVVAI, SI MANGIA!!
»
Takao e Daichi si fiondarono in cucina, mentre le loro urla
invasero ogni angolo della casa e gli altri cominciavano a pregare di trovare
ancora qualcosa da mettere sotto i denti, dopo il loro passaggio.
« Certo che quei due non hanno proprio pensieri… *gocc* »
« Sono solo due irresponsabili che non ascoltano mai i
consigli, né hanno tantomeno idea di cosa sia la buona creanza, Mao-chan! »
La cinese guardò l'amica di sottecchi e sospirò
ridacchiando:
« Se lo dici tu Hila… »
Intanto, sul ramo di uno degli alberi del giardino, qualcuno
osservava la scena in silenzio, ma trattenendosi a stento dal ridere: era
inutile, più passava il tempo e meno quello sciocco di Takao cresceva.
E il suo nuovo amichetto
non è certo un genio…!
« Mariam! Sei ancora qui? »
La mora si girò seccata a squadrare la figurina alle sue
spalle, apparsa silenziosamente dalle foglie.
« Jessie, guarda che tra noi due la sorella maggiore sono
io, non ho bisogno che tu mi faccia da balia. »
« E' Ozuma che mi ha mandato a cercarti – si giustificò – ti
sta aspettando da una vita. Hai finito di osservare il tuo ragazzo sì o no? »
Le iridi smeraldo della ragazza ebbero un guizzo:
« Come, scusa? »
Jessie assunse un ghigno malizioso:
« Sto parlando del biondino… »
Le guance di Mariam assunsero una lieve colorazione rosea,
ma lei rimase rigida e torva a fulminare il fratello, che continuava a
canzonarla:
« Come si chiamava…? Sam,
Mag… »
« Primo: il suo
nome è Max e tu lo sai benissimo, piantala coi giochini idioti; secondo: stavo finendo di ascoltare; terzo: prova a dire un’altra volta una
scemenza del genere e potrei davvero perdere la pazienza! »
L'ultima occhiata che gli lanciò parve dissuadere Jessie dal
continuare la sua pantomima; il ragazzino fece allora spallucce e si voltò:
« Beh, comunque il tuo compito era controllare se ci fossero
tutti o meno, per vedere se iscriverci al torneo. Perciò ora possiamo andare. »
Mariam annuì e lo guardò svanire con un fruscio, ma prima di
seguirlo si voltò verso casa Kinomiya e dalla finestra vide il blader
americano, tutto intento a cospargere il suo piatto di maionese. Mariam
sorrise, ma poi, come per scrollarsi di dosso strani pensieri, scosse la testa
e corse via.
Più tardi, finito di mangiare, il dojo della casa si animò
di chiacchiere e schiamazzi dei ragazzi, e ben presto Mao prese ad annoiarsi:
cercò Hilary con lo sguardo, ma visto che l'amica aveva – forse – pensato prima
di lei a fuggire dal baccano, sì alzò e si diresse sul portico. Una volta fuori
la cinese si stiracchiò e sospirò forte, coi ragazzi si divertiva, certo, ma le
mancava sempre un po' di compagnia femminile.
« Non vedo l'ora che arrivino anche Mathilda, Emily e
Julia…! Ma ora dove si è cacciata Hila? »
Era certa che l'amica non se ne fosse tornata a casa, perché
aveva lasciato la borsa, ma dove poteva essere?
Di colpo Mao colse il famigliare ronzio di un bey.
Incuriosita gettò un occhio nel dojo, ma nessuno degli altri, nemmeno Kei –
recidivo nelle fughe di soppiatto – lo aveva lasciato: sempre più incuriosita
prese a seguire il rumore, girando attorno a tutta la casa fino a scovare un
angolino, nascosto nel buio, tra la staccionata e alcuni alberi e lì, nell'ombra,
qualcuno sembrava concentratissimo a far qualcosa, cercando al contempo di
scomparire ulteriormente nell'oscurità.
« Hila…?! »
La brunetta soffocò un urletto stridulo e si sollevò così di
scatto che sembrò cadere. Si stritolò le mani dietro la schiena e, facendo una
smorfia orrenda che doveva essere un tranquillo sorriso, tartagliò:
« M-M-M-Mao *gocc*! C-che fai qui *gocc*? »
« Ti cercavo. »
Replicò la ragazza noncurante, e intanto tentava di
allungarsi verso le mani dell'amica, saldamente serrate dietro di lei; Hila
prese a ridacchiare nervosamente, ruotando su se stessa per mantenere Mao
sempre di fronte:
« B-beh, mi hai trovata no *gocc*? Direi che possiamo
rientrare… »
Con uno scatto felino degno di lei, Mao le afferrò dalle
mani il piccolo bey dai colori fulvi che nascondeva: Hilary divenne prima
terrea, poi paonazza, poi un misto dei due coloriti e la cinese non potè non
ridere, guardandola allusiva con le iridi dorate.
« Ti supplico, non dirlo a nessuno! »
« Non una sillaba. – sorrise Mao restituendole la trottola –
Se però a me dici tutto. »
Hilary nascose affettuosamente il bey in una tasca del
giubottino e si rannicchiò a terra, lo sguardo cupo. Mao le si mise accanto e
la guardò gentile:
« Come mai? Non ti è mai interessato… »
« Sì, lo so, non mi sono mai interessata a giocare a bey… »
Mao ridacchio:
« Escludendo quella volta, prima dell'incontro con la
B.E.G.A., che hai lanciato un bey su un pullman… »
Hilary divenne bordeaux e la guardò torva:
« Lo so, una figura patetica! – sembrò non voler continuare,
ma poi sospirò e riprese – Però… Però, ecco, io ho continuato a pensarci, sai?
Quando… Quando mi sono unita a Takao e agli altri, in qualche modo sono
riuscita a rendermi utile alla squadra, aiutavo il Prof per preparare gli
allenamenti e… Insomma, anche se solo in piccole cose… »
Si fermò un secondo e Mao le prese una mano incoraggiante,
era difficile vedere Hilary così a disagio.
« Però ormai... Dai, diciamocelo! – scoppiò stizzita la
giapponese – A che serve la mia presenza?! Non so aiutarli con le strategie,
non sono un allenatore, non potrei nemmeno sostituirli in campo!
Sai, all'ultimo mondiale, e anche con la B.E.G.A, i ragazzi mi hanno sempre
fatto fare ufficialmente parte della squadra, però… So bene che non posso
continuare così, non posso continuare a fargli da mascotte. »
Mao la guardò stupita:
« Pensi che ti lascerebbero indietro? Non lo farebbero mai!
»
Hilary non rispose. Mao sospirò e sorrise, alla fine dei
conti, anche se litigava con Daichi e Takao fin quasi all'esaurimento, anche se
a volte non riusciva a capire i suoi amici, la brunetta voleva molto bene ai
ragazzi; e, in fondo, Mao capiva anche la frustrazione dell'altra per non
riuscire a dare un aiuto concreto.
« Da quanto ti stai allenando? »
« Più o meno da quando Takao si è scontrato con Brooklyn… -
tirò di nuovo fuori il suo bey – Ho osservato il Prof lavorare sui bey dei
ragazzi così tanto tempo, che sono riuscita a comprarmi i pezzi e a montarmelo
da sola. »
« Quindi il Prof lo sa? »
« No – Hilary arrossì un pochino, a disagio – non lo sa
nessuno; ho chiesto ad un mio amico tempo fa di farsi fare una consulenza dal
Prof per vedere se era tutto a posto con la meccanica, poi mi sto allenando da
sola. »
« E come va? »
Hila fece spallucce:
« Mi diverto un po' – fece con un sorriso vago – non è che
abbia fatto niente di eccelso… Ho imparato le basi: vai dritto, curva, zig-zag,
eccetera… »
« Molto buono per qualcuno che non riusciva quasi a
lanciare! – ribatté Mao ridendo – Sono davvero orgogliosa di te! »
Hilary sbuffò un poco per la presa in giro, ma sapeva che
l'amica era davvero contenta per lei.
« Però di questo passo ci metterai troppo tempo. – continuò
la cinese – Dovresti allenarti anche con qualcun altro. »
« Non posso dirlo ai ragazzi! – sobbalzò la brunetta –
Innanzitutto, mi prenderebbero in giro a morte *gocc*! Poi non potrei
sopportare Takao che mi fa da maestro *gocc*… »
Mao annuì ridendo, concorde:
« Ma guarda che parlavo di me! »
Hila la fissò allibita:
« Davvero…? »
« Ci organizzeremo tra un allenamento e l'altro – continuò –
tanto, ho già un buon esercizio alle spalle, da questi ultimi mesi; inoltre,
con tutti quelli lì in casa, non credo di potermi allenare in pace. »
Hilary rise; guardò Mao con espressione radiosa:
« Mao! Sei proprio la migliore! »
« Lo so. Ma dillo ancora, ti prego! Adoro come suona questa
frase! »
Scoppiarono entrambe a ridere
*______________
Nello stesso momento, praticamente in tre punti
diametralmente opposti del pianeta, l’invito per il torneo inoltrato dalla BBA
arrivava ad altre tre persone.
Una di queste era sveglia da poco più di un'ora e continuava
a rigirarsi la lettera tra le mani con aria assorta. Dopo l'arrivo della
B.E.G.A., non aveva più potuto lasciare Boston per molti mesi: come molti altri
blader che si appoggiavano alla BBA per affrontare altri avversari nel mondo,
smantellata l'associazione erano rimasti bloccati e senza sostegno per poter
viaggiare; solo quelli che avevano accettato di tesserarsi con la B.E.G.A.
avevano continuato le loro attività senza problemi, ma lei aveva rifiutato di
aggregarsi a Vorkof senza la minima esitazione.
Quell'uomo non le era mai piaciuto. Più che altro una
sensazione, ma non si era fidata delle sue parole gentili e, a conti fatti, non
aveva avuto altro che ragione; era pur vero che, per quello che voleva, il bey
a livello professionistico forse le avrebbe dato una spinta decisiva, ma come
al solito lei non era in grado di accettare compromessi come quelli. Certo, non
aveva passato un bellissimo periodo, col "B.E.G.A. Boom" lei e altri
che non si erano tesserati erano stati quasi emarginati tra i giocatori di
beyblade, ma la cosa non l'aveva preoccupata troppo.
Ho vissuto momenti ben
peggiori.
Tornato Daitenji e la BBA in piena attività, le cose avevano
ripreso ad andare nel migliore dei modi, e quella lettera era un ulteriore
punto in più per il buonumore.
Allora perché si sentiva cosi?
Aveva l'impressione che stesse per accadere qualcosa di
brutto. Qualcosa che mai, mai più sarebbe dovuta accadere…
Si strinse il braccio sinistro con forza. Non era possibile.
Non era assolutamente possibile.
Aprì la finestra e sbirciò il profilo della città che si
svegliava, sentendosi di colpo meglio.
Sì, non aveva nulla di cui preoccuparsi.
Sentì l'entusiasmo invaderla di colpo e cominciò a preparare
una lista delle cose da fare, al 13 Ottobre mancava ormai poco.