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Autore: Ria    11/06/2013    1 recensioni
Hanno affrontato ogni genere di avversario, sconfitto i nemici più forti. Sono stati traditi, hanno ritrovato ritrovato amici, avversari, abbiamo sfide difficilissime. Potrebbero mai Takao e i suoi amici aver paura un torneo come questo? Sì, se è la paura stessa con cui giocano i loro avversari. [NOTA: Il titolo non è un errore, - nè la "punteggiatura" nè l'acronimo inglese - è volutamente scritto così. Il motivo? Beh, leggete e lo vedrete ^o^…].
Genere: Avventura, Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Lai, Mao, Mariam, Max Mizuhara, Nuovo personaggio, Professor Kappa, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Poco dopo essersi rincontrati, il gruppetto si avviò verso la casa di Takao: Hitoshi aveva proposto ai tre amici cinesi di allenarsi assieme agli altri fino all’inizio del torneo, così suo fratello minore si era ritrovato ad ospitarli a casa loro

Data la "cortezza" del prologo, per oggi pubblicherò anche il primo capitolo… Anche se pure questo è cortino ^^"".

Qui si scorgono già i primi piccoli cambiamenti che ho apportato alla trama originale (tranquilli, gli avvenimenti principali sono rimasti gli stessi ;P) togliendo anche qualche incongruenza qui e lì ;). Non credo che sarò così veloce a ripubblicare gli altri capitoli ^^"", ma spero di fare comunque presto J. Commentate in tanti, alla prossima! Nyah ^w^!

 

 

 

 

 

CAPITOLO 1

 

 

 

Poco dopo essersi rincontrati, il gruppetto si avviò verso la casa di Takao: Hitoshi aveva proposto ai tre amici cinesi di allenarsi assieme agli altri fino all’inizio del torneo, così suo fratello minore si era ritrovato ad ospitarli a casa loro.

« Ma sei sicuro che non disturbiamo, Takao?  - gli domandò Rei titubante - Guarda che noi possiamo anche andare in albergo. »

« Cos’è, hai paura che possa spiare le tue mosse? – ridacchiò il moretto - Stai tranquillo, casa mia è sempre aperta per gli amici. »

« Ha ragione, e poi il nonno sarà felice di avere degli ospiti. »

« Guarda, pidocchio, che quello è mio nonno! – sbraitò Takao - E poi tu ti sei praticamente stabilito sotto il mio tetto senza permesso, non te l’ ho proposto io! Anzi, visto che sono in argomento, perché non torni un po’ a stare da Max? »

 « Beh, sì è fatta una certa *gocc*…! Ci conviene muoverci, andiamo su *gocc*! »

Rei sospirò e si affrettò a star dietro a Max, che sembrava inseguito da un orso feroce tanto camminava svelto.

Sulla strada di casa si fermarono in un piccolo bar per prendere qualcosa da mangiare, visto che - come al solito - a Daichi era venuta fame; si sedettero così sui tavolini di fronte all’entrata, assaporando il venticello leggero di quell’autunno fin troppo caldo.

Dopo qualche minuto il Prof K accese il computer e cominciò a battere freneticamente sulla tastiera.

« Cofa (gnam) stai fafendo (gnom) Prof? » biascicò il rossino a bocca piena.

« Niente di particolare, - rispose sovrappensiero - sto solo cercando una cosa… »

« Ah, ma quello…  - Max si allungò un altro po' da dietro la spalla dell'amico, sbirciando lo schermo - E’ il sito del PPB. »

« Esatto. Voglio avere la conferma se… AHA! »

L’urlo del Prof fece sobbalzare tutti quanti; Takao quasi si strozzò con la bibita:

« Prof, ti sei rincretinito *gocc*?! »

« Lo sapevo! – continuò il brunetto incurante - Guardate: qui sopra c’è scritto che gli All Stars hanno ricevuto un invito ufficiale per un torneo qui in Giappone esattamente tra due settimane! Però non dice altro… »

Concluse tra sé e sé. Rei annuì:

« Beh, non mi stupisce. Se tutte le squadre del campionato sono state convocate… »

« Quindi anche gli All Stars parteciperanno a quel misterioso torneo… - il sorriso di Takao si allargò - La cosa si fa più interessante! »

 

I ragazzi gironzolarono ancora un po’ per le vie della città, finchè si ritrovarono all’ingresso di casa Kinomiya.

« Ehi, nonno! Abbiamo ospiti stasera! »

« Sì, nonno, dove sei? »

« Piantala di urlare, pidocchio, e anche di chiamarlo nonno! » grugnì Takao.

« Io lo chiamo nonno quanto mi pare, deficiente! »

« Cos'hai detto?! Bertuccia che non sei altro! »

« Oh accidenti *gocc*… »

« Su ragazzi, - cercò di lambirli Rei - smettetela! Non serve litigare per una cosa del genere. »

« Ha ragione! Diglielo anche tu, Lai! »

« *gocc* ma voi sperate ancora di far ragionare questi cervelli di gelatina? »

La sorella lo guardò scandalizzata: come gettare benzina sul fuoco!

« Lai! »

« E tu chiudi il becco! » gli urlarono in coro i due ragazzi.

Un colpo maledettamente secco troncò l’aria, quando il pugno di Hilary colpì entrambi sulla testa. Mao strinse i denti, solidale, aveva l'impressione che le loro teste fumassero.

« PIAN-TA-TE-LA! Pezzi di deficienti! - sillabò Hilary sull’orlo di una crisi nervosa – sono arcistufa di vedervi stuzzicarvi tutto il tempo! Passate basta 24 ore senza scannarvi, o giuro che impedirò per sempre che possiate litigare con qualcuno! »

« Sissignora *gocc*… »

Fu il lamento simultaneo che giunse in risposta. Gli altri guardarono la scena con espressione esterrefatta (Lai aveva gli occhi più o meno della forma di due uova al tegamino).

« … *gocc*… Quella ragazza… »

« … E’ davvero pericolosa se si arrabbia, concordo Max. » mormorò Rei rassegnato.

« Ma insomma, cos’è ‘sta confusione? »

« Assolutamente nulla, nonno J! » sorrise Hilary con tono amabile.

I ragazzi fecero una smorfia dubbiosa, ma il nonno sembrò non farci caso e guardò con rimprovero Takao e Daichi che, per il pugno subito, stavano a terra tenendosi la testa dolorante.

« Siete sempre i soliti, quando mai la finirete? Comunque sapevo già che avremmo avuto degli ospiti, benvenuti ragazzi! »

« Grazie, nonno J. »

Gli ospiti entrarono, ricambiando il saluto dell'uomo con un sorrisino ancora tirato.

« Come sarebbe (ahi) che lo sapevi già? Te l’ ha detto mio fratello? »

« Sì, è arrivato circa dieci minuti fa. Comunque non è stato solo lui… - il nonno fece uno strano sorrisetto – Forza, c’è qualcun altro che vi aspetta, tutti dentro. »

I ragazzi si guardarono, perplessi. Entrati in casa, il nonno lì scortò fino in sala da pranzo, dove videro Hitoshi parlare con qualcuno; quel “qualcuno” alzò lo sguardo sorridendo appena appena, probabilmente per l’espressione completamente inebetita che avevano assunto i ragazzi nello scorgerlo:

« Ciao. » fece asciutto.

« K… - Takao sembrò troppo stupito per reagire. Ma per il suo interlocutore lo stupore non lo bloccò per abbastanza tempo  KEI!  »

Il moretto si fiondò dall’amico, seguito a ruota dagli altri, dando a Kei una gran pacca sulla schiena; il ragazzo lo fissò di sbieco con una strana smorfia, un misto tra rassegnazione e seccatura.

Sì, decisamente il suo stupore è durato troppo poco…

Rei e Max sorrisero, ben sapendo che al blader dava sempre un po’ fastidio l’eccessiva espansività dell’amico.  Anche Hilary si era avvicinata per salutarlo, ma quando incrociò i freddi occhi grigio-porpora del ragazzo, avvertì una strana sensazione, come avesse delle farfalle nello stomaco:

« Ciao… »

Un mormorio a mezza voce fu l’unica cosa che le uscì; e la voce le sparì del tutto quando vide che il ragazzo, diversamente dal solito, rispose lievemente al saluto senza passare dritto. Pregò che la sua faccia non avesse assunto il sorriso ebete che sentiva, invece, premere contro le guance.

Perchè quando serve nessuno ti colpisce sul naso con un estintore?

« Allora Kei, si può sapere che ci fai qui? » continuò Takao trillando.

« Questa ti dice niente? »

Rispose lui, il volto tornato impassibile, e mostrò un invito come quello che Daitenji aveva dato loro poche ore prima:

« Questa PSO Association me l’ ha spedita circa tre settimane fa.  »

« E poi – continuò per lui Hitoshi – è venuto qui per vedere se anche voi eravate stati invitati »

« Ma perché, Kei, ne dubitavi? »

Fece Daichi pomposo; il ragazzo sollevò un sopracciglio: evidentemente ne dubitava

« Per il semplice motivo che tu e Takao perdete più tempo a fare i buffoni che ad allenarvi. »

I due inquisiti emisero lamentele di protesta, mentre gli altri ridevano: Kei non era proprio cambiato…

« Quando ha avuto la conferma del vostro invito – intervenne nonno J – era già ben deciso a sparire nuovamente, ma io l’ho convinto a fermarsi. »

Sorrise orgoglioso; il platinato mandò un impercettibile sospiro.

« E io ora tentavo di convincerlo a restare anche per allenarsi. Scommetto che lui ha continuato ad esercitarsi col bey tutti i giorni dopo la conclusione del torneo, al contrario di qualcun’altro… »

Lo sguardo di rimprovero di Hitoshi si fermò su Takao, che voltò la testa dall’altra parte fischiettando.

« La sua presenza potrebbe aiutarvi. »

« E’ inutile, - replicò laconico il ragazzo - dovresti saperlo bene che preferisco non… »

« Eddai Kei! »

Takao lo agguantò, gettandogli un braccio dietro al collo; Hilary notò che Kei ora superava Takao di una manciata di centimetri buoni, e per assecondare – di malavoglia – l'entusiasmo dell'amico, il platinato era costretto a chinarsi di un bel po'.

« Ci alleneremo come ai vecchi tempi! »

« Ha ragione. Su Kei… »

Kei alzò la coda dell'occhio verso Hilary, che sorrideva di nuovo, entusiasta. Tirò un sospiro, e Takao esultò:

« Questo vale come un sì! »

Ci fu uno scoppio di risa e il resto dei Bladebreakers si avvicinò all'amico, riaccogliendolo nel gruppo.

« Beh, allora preparatevi,  – fece Hitoshi di colpo serio – perché da domani dovrete impegnarvi seriamente. Un’associazione misteriosa e una squadra di cui non si sa nulla e per di più molto forte… sarò paranoico ma è meglio prepararsi. »

Takao sbuffò sonoramente, suo fratello era sempre così negativo! Vedeva nemici e cattive intenzioni ovunque, sfiorava la paranoia (almeno secondo i canoni del moretto).

Neanche dovessimo affrontare una squadra di serial killer!

« Ma intanto – intervenne il nonno – che ne direste di mettere qualcosa sotto i denti? »

« EVVAI, SI MANGIA!! »

Takao e Daichi si fiondarono in cucina, mentre le loro urla invasero ogni angolo della casa e gli altri cominciavano a pregare di trovare ancora qualcosa da mettere sotto i denti, dopo il loro passaggio.

« Certo che quei due non hanno proprio pensieri… *gocc* »

« Sono solo due irresponsabili che non ascoltano mai i consigli, né hanno tantomeno idea di cosa sia la buona creanza, Mao-chan! »

La cinese guardò l'amica di sottecchi e sospirò ridacchiando:

« Se lo dici tu Hila… »

 

Intanto, sul ramo di uno degli alberi del giardino, qualcuno osservava la scena in silenzio, ma trattenendosi a stento dal ridere: era inutile, più passava il tempo e meno quello sciocco di Takao cresceva.

E il suo nuovo amichetto non è certo un genio…!

« Mariam! Sei ancora qui? »

La mora si girò seccata a squadrare la figurina alle sue spalle, apparsa silenziosamente dalle foglie.

« Jessie, guarda che tra noi due la sorella maggiore sono io, non ho bisogno che tu mi faccia da balia. »

« E' Ozuma che mi ha mandato a cercarti – si giustificò – ti sta aspettando da una vita. Hai finito di osservare il tuo ragazzo sì o no? »

Le iridi smeraldo della ragazza ebbero un guizzo:

« Come, scusa? »

Jessie assunse un ghigno malizioso:

« Sto parlando del biondino… »

Le guance di Mariam assunsero una lieve colorazione rosea, ma lei rimase rigida e torva a fulminare il fratello, che continuava a canzonarla:

« Come si chiamava…? Sam, Mag… »

« Primo: il suo nome è Max e tu lo sai benissimo, piantala coi giochini idioti; secondo: stavo finendo di ascoltare; terzo: prova a dire un’altra volta una scemenza del genere e potrei davvero perdere la pazienza! »

L'ultima occhiata che gli lanciò parve dissuadere Jessie dal continuare la sua pantomima; il ragazzino fece allora spallucce e si voltò:

« Beh, comunque il tuo compito era controllare se ci fossero tutti o meno, per vedere se iscriverci al torneo. Perciò ora possiamo andare. »

Mariam annuì e lo guardò svanire con un fruscio, ma prima di seguirlo si voltò verso casa Kinomiya e dalla finestra vide il blader americano, tutto intento a cospargere il suo piatto di maionese. Mariam sorrise, ma poi, come per scrollarsi di dosso strani pensieri, scosse la testa e corse via.

 

 

Più tardi, finito di mangiare, il dojo della casa si animò di chiacchiere e schiamazzi dei ragazzi, e ben presto Mao prese ad annoiarsi: cercò Hilary con lo sguardo, ma visto che l'amica aveva – forse – pensato prima di lei a fuggire dal baccano, sì alzò e si diresse sul portico. Una volta fuori la cinese si stiracchiò e sospirò forte, coi ragazzi si divertiva, certo, ma le mancava sempre un po' di compagnia femminile.

« Non vedo l'ora che arrivino anche Mathilda, Emily e Julia…! Ma ora dove si è cacciata Hila? »

Era certa che l'amica non se ne fosse tornata a casa, perché aveva lasciato la borsa, ma dove poteva essere?

Di colpo Mao colse il famigliare ronzio di un bey. Incuriosita gettò un occhio nel dojo, ma nessuno degli altri, nemmeno Kei – recidivo nelle fughe di soppiatto – lo aveva lasciato: sempre più incuriosita prese a seguire il rumore, girando attorno a tutta la casa fino a scovare un angolino, nascosto nel buio, tra la staccionata e alcuni alberi e lì, nell'ombra, qualcuno sembrava concentratissimo a far qualcosa, cercando al contempo di scomparire ulteriormente nell'oscurità.

« Hila…?! »

La brunetta soffocò un urletto stridulo e si sollevò così di scatto che sembrò cadere. Si stritolò le mani dietro la schiena e, facendo una smorfia orrenda che doveva essere un tranquillo sorriso, tartagliò:

« M-M-M-Mao *gocc*! C-che fai qui *gocc*? »

« Ti cercavo. »

Replicò la ragazza noncurante, e intanto tentava di allungarsi verso le mani dell'amica, saldamente serrate dietro di lei; Hila prese a ridacchiare nervosamente, ruotando su se stessa per mantenere Mao sempre di fronte:

« B-beh, mi hai trovata no *gocc*? Direi che possiamo rientrare… »

Con uno scatto felino degno di lei, Mao le afferrò dalle mani il piccolo bey dai colori fulvi che nascondeva: Hilary divenne prima terrea, poi paonazza, poi un misto dei due coloriti e la cinese non potè non ridere, guardandola allusiva con le iridi dorate.

« Ti supplico, non dirlo a nessuno! »

« Non una sillaba. – sorrise Mao restituendole la trottola – Se però a me dici tutto. »

Hilary nascose affettuosamente il bey in una tasca del giubottino e si rannicchiò a terra, lo sguardo cupo. Mao le si mise accanto e la guardò gentile:

« Come mai? Non ti è mai interessato… »

« Sì, lo so, non mi sono mai interessata a giocare a bey… »

Mao ridacchio:

« Escludendo quella volta, prima dell'incontro con la B.E.G.A., che hai lanciato un bey su un pullman… »

Hilary divenne bordeaux e la guardò torva:

« Lo so, una figura patetica! – sembrò non voler continuare, ma poi sospirò e riprese – Però… Però, ecco, io ho continuato a pensarci, sai? Quando… Quando mi sono unita a Takao e agli altri, in qualche modo sono riuscita a rendermi utile alla squadra, aiutavo il Prof per preparare gli allenamenti e… Insomma, anche se solo in piccole cose… »

Si fermò un secondo e Mao le prese una mano incoraggiante, era difficile vedere Hilary così a disagio.

« Però ormai... Dai, diciamocelo! – scoppiò stizzita la giapponese – A che serve la mia presenza?! Non so aiutarli con le strategie, non sono un allenatore, non potrei nemmeno sostituirli in campo!
Sai, all'ultimo mondiale, e anche con la B.E.G.A, i ragazzi mi hanno sempre fatto fare ufficialmente parte della squadra, però… So bene che non posso continuare così, non posso continuare a fargli da mascotte. »

Mao la guardò stupita:

« Pensi che ti lascerebbero indietro? Non lo farebbero mai! »

Hilary non rispose. Mao sospirò e sorrise, alla fine dei conti, anche se litigava con Daichi e Takao fin quasi all'esaurimento, anche se a volte non riusciva a capire i suoi amici, la brunetta voleva molto bene ai ragazzi; e, in fondo, Mao capiva anche la frustrazione dell'altra per non riuscire a dare un aiuto concreto.

« Da quanto ti stai allenando? »

« Più o meno da quando Takao si è scontrato con Brooklyn… - tirò di nuovo fuori il suo bey – Ho osservato il Prof lavorare sui bey dei ragazzi così tanto tempo, che sono riuscita a comprarmi i pezzi e a montarmelo da sola. »

« Quindi il Prof lo sa? »

« No – Hilary arrossì un pochino, a disagio – non lo sa nessuno; ho chiesto ad un mio amico tempo fa di farsi fare una consulenza dal Prof per vedere se era tutto a posto con la meccanica, poi mi sto allenando da sola. »

« E come va? »

Hila fece spallucce:

« Mi diverto un po' – fece con un sorriso vago – non è che abbia fatto niente di eccelso… Ho imparato le basi: vai dritto, curva, zig-zag, eccetera… »

« Molto buono per qualcuno che non riusciva quasi a lanciare! – ribatté Mao ridendo – Sono davvero orgogliosa di te! »

Hilary sbuffò un poco per la presa in giro, ma sapeva che l'amica era davvero contenta per lei.

« Però di questo passo ci metterai troppo tempo. – continuò la cinese – Dovresti allenarti anche con qualcun altro. »

« Non posso dirlo ai ragazzi! – sobbalzò la brunetta – Innanzitutto, mi prenderebbero in giro a morte *gocc*! Poi non potrei sopportare Takao che mi fa da maestro *gocc*… »

Mao annuì ridendo, concorde:

« Ma guarda che parlavo di me! »

Hila la fissò allibita:

« Davvero…? »

« Ci organizzeremo tra un allenamento e l'altro – continuò – tanto, ho già un buon esercizio alle spalle, da questi ultimi mesi; inoltre, con tutti quelli lì in casa, non credo di potermi allenare in pace. »

Hilary rise; guardò Mao con espressione radiosa:

« Mao! Sei proprio la migliore! »

« Lo so. Ma dillo ancora, ti prego! Adoro come suona questa frase! »

Scoppiarono entrambe a ridere

 

*______________

 

Nello stesso momento, praticamente in tre punti diametralmente opposti del pianeta, l’invito per il torneo inoltrato dalla BBA arrivava ad altre tre persone.

Una di queste era sveglia da poco più di un'ora e continuava a rigirarsi la lettera tra le mani con aria assorta. Dopo l'arrivo della B.E.G.A., non aveva più potuto lasciare Boston per molti mesi: come molti altri blader che si appoggiavano alla BBA per affrontare altri avversari nel mondo, smantellata l'associazione erano rimasti bloccati e senza sostegno per poter viaggiare; solo quelli che avevano accettato di tesserarsi con la B.E.G.A. avevano continuato le loro attività senza problemi, ma lei aveva rifiutato di aggregarsi a Vorkof senza la minima esitazione.

Quell'uomo non le era mai piaciuto. Più che altro una sensazione, ma non si era fidata delle sue parole gentili e, a conti fatti, non aveva avuto altro che ragione; era pur vero che, per quello che voleva, il bey a livello professionistico forse le avrebbe dato una spinta decisiva, ma come al solito lei non era in grado di accettare compromessi come quelli. Certo, non aveva passato un bellissimo periodo, col "B.E.G.A. Boom" lei e altri che non si erano tesserati erano stati quasi emarginati tra i giocatori di beyblade, ma la cosa non l'aveva preoccupata troppo.

Ho vissuto momenti ben peggiori.

Tornato Daitenji e la BBA in piena attività, le cose avevano ripreso ad andare nel migliore dei modi, e quella lettera era un ulteriore punto in più per il buonumore.

Allora perché si sentiva cosi?

Aveva l'impressione che stesse per accadere qualcosa di brutto. Qualcosa che mai, mai più sarebbe dovuta accadere…

Si strinse il braccio sinistro con forza. Non era possibile. Non era assolutamente possibile.

Aprì la finestra e sbirciò il profilo della città che si svegliava, sentendosi di colpo meglio.

Sì, non aveva nulla di cui preoccuparsi.

Sentì l'entusiasmo invaderla di colpo e cominciò a preparare una lista delle cose da fare, al 13 Ottobre mancava ormai poco.

 

   
 
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