Cap. 2
In uno strano edificio, a nord della città di
Tokyo, un’elegante figura si aggirava in silenzio, solo il suono dei suoi
anfibi a riecheggiare per i corridoi deserti: ma perché diavolo la chiamavano
sempre all’alba? Continuando così le sarebbero venute le occhiaie, garantito!
Stizzita, spalancò l’ampia porta di mogano lucidata a specchio ed entrò nella
sala delle riunioni: attese qualche secondo sulla soglia per abituare gli occhi
alla penombra, poi si richiuse la porta alle spalle, lasciandola però
socchiusa; il sottile fascio di luce colpì quasi con violenza l’oscurità che
regnava nella stanza, illuminando lievemente il rotondo tavolo di cristallo.
- Finalmente sei arrivata.
- Ah, sei tu, allora, che mi hai chiamato: con
questo buio non ti avevo visto in faccia…
- Ti dispiace? Sai che mi piace il buio, se non
puoi vedermi fa lo stesso.
- Peccato… - in quel momento desiderò ardentemente
che nella stanza vi fosse una luce accecante
- Ascolta – continuò il ragazzo – il piano “PSO”
si sta finalmente avviando: il capo ha detto che vuole
uno di loro per l’esibizione di domani.
- Davvero? Fantastico… so già chi scegliere.
- Non credo che quel tipo accetterà.
- Pazienza, ci provo lo stesso. Sai, mi piace da
matti il suo sguardo, è come il tuo.
Il ragazzo sogghignò appena:
- Sul serio? Eppure mi
dicono sempre che ho un’espressione gelida…
Lei fece un sorriso che ricordava quello di una
belva che ha individuato la preda:
- Che buffo… Io adoro il
freddo.
*__________
La casa di Takao era avvolta nel silenzio: nella
palestra, illuminata dai tiepidi raggi del sole d’inizio ottobre, i ragazzi
dormivano ancora beatamente nei propri futon. Ad un certo punto Daichi, che
ronfava tranquillo addosso ai suoi compagni, mosse un braccio di lato, colpendo
in pieno Rei sul naso.
STONK!
- Ahi!
Il cinesino si tirò su di scatto tenendosi la
faccia: accidenti a lui, non poteva dormire come tutti gli esseri umani senza
utilizzare loro come cuscini?! Si massaggiò di ancora
un po’ il naso guardandosi attorno: doveva essere molto presto, perché perfino
Kei non si era svegliato, ma forse perché solo Lai e Max erano riusciti a
addormentarsi subito quella notte, nonostante Takao e Daichi avessero russato
tanto da poter essere scambiati per una segheria in piena attività. Invidiava Mao, lei perlomeno, dormendo da Hilary, si era
risparmiata il concerto.
Siccome
i suoi amici stavano aumentando il volume della loro sinfonia, Rei decise
definitivamente di alzarsi, arrotolò il futon e si diresse in cucina, da dove
proveniva già un buon odorino.
- ‘Giorno nonno J…
- Ciao Rei ^-^.
- O_O?!
Mao?! Che ci fai qui? Non hai dormito da Hilary?
- Sì,
Però stamattina ci siamo alzate presto e abbiamo deciso di venire qua, ma
siccome dormivate ancora ci ha fatte entrare nonno J.
- E come mai stai preparando la colazione?
Lei sorrise
- Ieri sera io e Hilary abbiamo
preparato un bel programma d’allenamento assieme a Hitoshi: è abbastanza
pesantuccio, così ho pensato di farvi una sorpresa, giusto per non scoraggiarvi
troppo. Siccome gli altri dormono, possiamo cominciare
a mangiare io e te…
Rei sorrise. Mao versò
per entrambi una bella tazza di tè fumante, poi prese la scatola che, come le
aveva detto nonno J, conteneva i biscotti; poggiò sul
tavolo il contenitore e, sedutasi, cominciò a sorseggiare il tè.
- Hmm, come al solito, il tè che prepari tu è davvero buonissimo, Mao!
Un giorno mi dovrai dire come fai…
- Tzè, scordatelo XP! Però se vuoi posso preparartelo tutti i giorni.
Appena
ebbe pronunciato queste parole, Mao si zittì. Come al
solito, la sua lingua si era mossa prima del cervello, accidenti! Nella stanza
era sceso un certo imbarazzo e lei fissava il tavolo col viso imporporato; non
le era bastata la figuraccia fatta durante il primo torneo mondiale, quando si
era dichiarata di fronte a tutti, no, ma perché faceva sempre quelle gaffe con
Rei? La ragazza sollevò appena lo sguardo, incrociando quello del cinese: anche
lui era lievemente arrossito. Le sorrise gentile:
- Se
ti va…
La conversazione fu
interrotta dal nonno che, in tenuta da kendo, era appena rientrato dal
riscaldamento mattutino
- Ciao Mao. Oh,
buongiorno Rei!
- Nonno J. Buongiorno.
- Brrr,
stamattina fuori fa davvero freddino… Non è che è
avanzato un goccio di tè?
- Ma
certo.
- Ce n’è un po’ anche
per noi? – Max, Lai e Kei si erano finalmente alzati.
- Ciao ragazzi. Ma Takao e Daichi?
- Ovvio: stanno ancora
dormendo. – disse con fare rassegnato il biondino.
- Quell’ozioso di mio
nipote… Ma ora lo sistemo io!
Lai e Mao, che non ci erano
abituati, si scambiarono uno sguardo incerto vedendolo entrare nella palestra
armato di katana, ma lo furono ancora di più quando sentirono le urla dei loro
amici che venivano svegliati a bastonate.
- Tranquilli, fanno sempre così. Piuttosto, Mao,
non eri con Hilary?
- Giusto, dov’è sparita? Mi hai detto
che siete venute insieme.
- Aveva detto che usciva
in giardino per fare una cosa, ma a dir la verità è un po’ che è fuori; andrò a
controllare, voi mangiate pure.
Sul retro, Hilary sedeva sul piccolo portico in legno, a gambe incrociate; davanti aveva aperta la
scatola con i cacciaviti e i pezzi di ricambio per Dragoon e sembrava
concentrata su qualcosa.
- Che cosa fai?
- M-Mao! Che… che
spavento, da dove sbuchi? – chiese con voce tremolante lei, nascondendo le
braccia dietro la schiena
- Che cosa stai
nascondendo?
- Io? N-niente, cosa dici…
La ragazza dagli occhi ambrati fece un sorrisetto
di sufficienza:
- Guarda che è inutile, non sei brava a dire le bugie.
Hilary fissò ancora un po’ l’amica e poi, con fare
riluttante, tirò fuori la mano; Mao inclinò appena la testa e vide nel palmo
dell’amica una piccola trottola, di color argento.
- Un… Bey?! Hi, ma tu…
- Sì, è vero, non so nulla di bey. – ribattè lei
senza lasciarla finire, arrossendo – Ma ormai mi sento sempre più inutile per
la squadra: prima, in un certo senso, allenavo io i ragazzi, ma ora c’è
Hitoshi… Insomma, più passa il tempo e più mi sento più un elemento di troppo.
Così, insomma, ho pensato che se imparavo ad usare un
beyblade…
Mao le sorrise: sapeva bene che, anche se litigava
sempre con Daichi e Takao, per lei i Bladebreakers erano importanti.
- Mi sembra una grande idea ^-^. Ma forse imparare da autodidatta non è il massimo, anche se
si migliora da soli, le basi bisogna farsele insegnare.
- Lo so, ma non posso chiederlo ai ragazzi…
- Tranquilla ;-) . Mi è
venuta un’idea…
Più tardi, arrivato Hitoshi, i
ragazzi si prepararono per cominciare l’allenamento. Anche Hilary e Mao,
che erano sparite per tutto quel tempo, si unirono al
gruppo.
- Si può sapere dov’eravate
finite? Vi stiamo aspettando da una vita.
- Spiacenti, ma è un segreto ^-^.
Takao le fissò un po’, ma non disse altro.
Come aveva detto Mao, l’allenamento programmato
dall’allenatore era davvero pesante: passarono tutto il resto della mattinata a
correre e a fare esercizi per le braccia; dopo pranzo, Hitoshi li fece tornare,
sempre di corsa, fino a casa, dove cominciarono a lanciare nuovamente i loro
bey.
- Accipicchia… certo che Hitoshi non scherza!
- Puoi dirlo forte, Hi. – le rispose Mao con un sospiro.
- Ma sembra che loro non
l’abbiano notato…
Le due fissarono gli altri, tutti coi volti stravolti ma felici mentre facevano letteralmente
volare i loro bey per tutto il cortile.
- Guardali, sono sempre
così entusiasti…
- E lo sono anch’io! A
proposito – le disse all’orecchio – stai seguendo il
mio consiglio?
La brunetta le fece l’occhiolino:
- Certo! Vedrai, presto potrò
fare anch’io come loro.
- Potrai fare cosa, Hilary?
- Niente, Takao, fatti gli affari tuoi!
- La solita gentilezza folg…
Dragoon, che stava zigzagando tranquillamente tra
una fila di lattine vuote, venne colpito in un lampo
da un bey blu notte e rispedito nelle mani del proprietario. Il bey misterioso rimase a ronzare fisso sul prato qualche istante, per poi
tornare anche lui dal suo blader.
- E tu chi sei?
Per tutta risposta, si fece avanti
un’affascinantissima blader: il fisico longilineo e dalle forme gentili era
fasciato dentro un top viola acceso e un paio di jeans
corti, ed era elegante nonostante gli scuri anfibi ai piedi e i guanti da bici
senza dita neri; la carnagione era pallida, ma di dolci tonalità rosate sulle
guance. La ragazza si passò la mano libera tra gli ondulati e lucenti capelli
neri e ripose il bey in una piccola scatolina bianca, appesa con una fascia in
diagonale ai suoi jeans; poi fissò tutti i presenti ad uno ad uno coi suoi occhi verdi:
- Piacere, sono Margot. Vi ho disturbati?
– il tono era cordiale, ma il suo sguardo sembrava incapace di un qualsiasi
tipo di gentilezza
- Ah, no,
non proprio… ‘\\\\’ - balbettò il Prof, fissandola
come se non avesse mai visto una ragazza
- Per la verità sì, ma fa lo stesso ‘\\\\’. – anche Takao aveva un’aria un po’ rincretinita:
effettivamente anche gli altri (a parte Kei, logico Nda)
l’avevano.
Il sorriso di Margot si fece più largo, la
divertiva sempre l’effetto che lasciava dietro di sé.
- Ci stavamo allenando. – disse Mao acida – Perché
sei sbucata così all’improvviso?
- Ah, vi stavate allenando? – rispose con finto
stupore - Pensavo che steste giocando.
La cattiveria con cui quell’ultima affermazione
uscì dalla sua bocca svegliò i ragazzi dallo stordimento dov’erano caduti:
- Ehi tu, ma chi credi di essere?
- Io? Solo una che sa usare il
bey meglio di te, berrettino. Non sei neanche riuscito a schivare un
attacco così leggero…
- L’ hai assalito di sorpresa, come poteva
evitarti?! – ora Mao si stava arrabbiando
- Nessuno ti ha chiesto nulla smorfiosa.
- EHI!
- Ripetilo un po’!
- Rei, Lai, aspettate, non serve reagire! – tentò
di fermarli K
- Cos’ hai detto?! Prova
ad insultare ancora la mia amica e vedrai!
- Sto parlando con questi
blader, gli spettatori devono farsi i fatti propri.
- Guarda che anch’io faccio parte dei
Bladebreakers!!
Margot fissò Hilary per qualche istante.
- Uhm… sì, in effetti ti
ho già vista… Ma certo: tu non sei quella scema che ha seguito i Bladebreakers
nello scorso mondiale?
- COSA?
- Ma sì, mi ricordo, sei quella che per tutto il
tempo non ha fatto altro che occupare il posto in panchina senza rendersi utile
né alla squadra né all’allenatore o al tecnico, o cos’era lui,
questo tipetto con gli occhiali? Ma magari mi sto
sbagliando ed eri lì semplicemente come mascotte: in fondo, tra te è un
animaletto portafortuna, la differenza è davvero poca…
- Cos’ hai detto?!? –
urlò Takao
- Rimangiati subito quello che hai detto!
Quelle parole furono per Hilary uno schiaffo in
pieno viso; per lei ricalcavano una verità che sentiva premere sempre di più,
la certezza di non servire alla squadra. La rabbia che stava provando le salì
fino in gola, smorzandole la voce:
- Come… osi… brutta…!
Ma prima che Hilary
si scatenasse, Kei si portò di fronte a Margot e, facendo segno agli altri di
tacere, la fulminò con uno sguardo duro e glaciale, da far venire i brividi:
- Non m’interessa cosa pensi di noi, se sei venuta
qua per un motivo, parla. Oppure sparisci.
Margot lo guardò stupita. Ma
il suo stupore lasciò subito spazio a quello che avrebbe dovuto essere un
sorriso, ma era un ghigno perfido:
- Sì, sei davvero come pensavo. – gli sguardi di
tutti si spostarono su di lei – vedete, io faccio parte del
PSO, ma sono un po’ una scavezzacollo. Perciò mi hanno
sempre imposto di passare ore ad osservare i duelli dei blader famosi.
Tacque un istante, scostando i capelli di lato
- Perciò vi ho sempre
seguiti e ho sempre seguito i vostri incontri, ma mi sembrate proprio come alla
tv: scarsi.
- Cosa?! Prova un po’ a
ripeterlo! – Max dovette trattenere Daichi per la maglia.
Margot l’ignorò:
- Tu invece, Kei, mi hai attirata
subito: forte, cocciuto, associale e freddo come il ghiaccio. Sei davvero
l’ideale per l’incontro dimostrativo che avverrà fra tre giorni.
- Incontro dimostrativo?
- Esatto, cinesino Lai. –
la ragazza ridacchiò – Sapete, il cap… cioè, il
“presidente” – disse quell’ultima parola con un tono alquanto strano - mi ha
detto che potevo venire a scegliere per l’incontro un concorrente a caso tra
quelli iscritti al torneo o uno che volevo io, e ho scelto te: perché vedete,
la cosa che mi diverte di più è umiliare i miei avversari, se poi questo è
qualcuno che rientra nella categoria “tipo ideale”, è il massimo.
- E credi che io
accetterò?
- FERMI TUTTI! – l’urlo di Hilary colse i suoi
amici alla sprovvista
- Cosa vuoi, mascotte?
- Per quell’incontro puoi sfidare anche un
concorrente che non fa parte del torneo, giusto? Allora ti sfido io!
Scese il silenzio: i suoi amici, Kei compreso,
guardarono Hilary a bocca aperta. Mao si mordicchiò un labbro “Hilary non
farlo, non sei ancora pronta!”
- Hilary, ma cosa stai…
- Zitto, Takao! – Hilary sapeva che doveva
fermarsi, doveva chiudere la sua maledetta boccaccia. Ma era inutile, era troppo furibonda: i suoi occhi si
fissarono in quelli verdi di Margot – Accetti?
La ragazza fece un sorriso di scherno e la guardò:
- Non ho problemi. Tra
tre giorni, al palazzotto dello sport dietro
“Beh, gli ordini del capo erano altri – pensò Margot – Ma non importa, mi divertirò lo stesso”.
La mora girò sui tacchi e se ne andò.
Hilary fece altrettanto, rientrando in casa senza dire una singola parola: “E
ora sì che sono nei guai…”
Allora allora?!
Com’è fin’ora? Come vi sembra? Commy commy commy please, che vi faccia
schifo o meno, datemi il vostro giudizio, lo aspetto ansiosa ^^. Alla prox!