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Le
differenze non contano
Il sole batteva sui
vetri delle finestre ricadendo in giochi di luce sul letto. Coperto
fino al collo, tentò di non farsi svegliare completamente
dal bagliore, borbottando qualche imprecazione sotto voce e con la voce
impacciata dal sonno.
Ebbe la peggio e perse
la sfida contro la luce, sedendosi sul letto e stropicciandosi gli
occhi, scompigliandosi i capelli fuori posto. Si guardò
intorno come se cercasse qualcosa, o meglio, qualcuno. Nowaki era
già andato al lavoro e in quel letto si sentì
maledettamente solo. Un vuoto incolmabile, nonostante cercasse di non
dimostrarlo nemmeno a se stesso. Decise di alzarsi, non avendo altre
alternative, scendendo le scale che portavano al piano di sotto e
osservando la tavola ingombrata dal cibo e sopra un biglietto: "Ci
vediamo stasera, Nowaki.", seguito da un disegnino senza
senso. Hiroki
fece una smorfia, mettendo da parte il biglietto e notando che la
tristezza venuta prima era svanita nel leggere semplicemente quella
scritta su un foglio mezzo accartocciato.
Gliela farò
pagare in un qualche modo questa sera, fosse l'ultima cosa che faccio.,
quei pensieri gli fecero un eco impressionante nella testa e gli occhi
si socchiusero in uno sguardo minaccioso.
***
Amava il suo lavoro e
ormai si era capito; non aveva ancora detto a Hiroki del viaggio in
America che doveva assolutamente fare per aumentare la sua sapienza.
Quella sarebbe stata la scusa, quando invece gli avevano offerto un
lavoro più redditizio e la reazione del compagno non sarebbe
stata delle migliori.
In passato avevano
litigato moltissime volte e l'idea di una nuovo diverbio non gli andava
giù dalla gola. Sospirò a quel pensiero,
continuando comunque il suo lavoro e tentando di sorridere, nonostante
quel giorno fosse una smorfia amareggiata e delusa. Deluso di se
stesso, deluso di dover lasciare tutto quanto e deluso di come si
sarebbero svolte le cose e sicuramente non in bene.
Hiro-san era tutto per
lui, ma voleva anche il bene per il proprio ragazzo. Ma le due cose si
sovrapponevano e contraddicevano contemporaneamente, non lasciandogli
nessuna via d'uscita. Se fosse stato capace di gestire meglio la cosa,
forse, non sarebbe stato così indeciso, ma non c'erano molte
alternative e l'unica sarebbe stata dire la verità.
Cosa alquanto
impossibile da sostenere, visto il carattere di Hiro-san...
Distolse lo sguardo da
quello che stavo facendo, ritornando di nuovo in uno stato catatonico e
non sapendo che cosa fare. La partenza si sarebbe tenuta tra
più o meno due settimane e se il volo avesse ritardato, un
mese. Avrebbe avuto il tempo, in ogni modo, di trovare una scusa
necessaria per quella partenza e scappare senza dire nulla era
improponibile. Ricordava quanto successe tempo addietro e quanta
difficoltà ci mise nel riacquistare la fiducia di Hiroki e
perderla un'altra volta per un errore di calcolo, sarebbe stato
stupido, infantile.
21.03
Riuscì
solamente più tardi, uscito dal lavoro, a capire quanto
fosse intrappolato in una gabbia dove la chiave era stata mangiata
dall'orco. Si morse il labbro inferiore con forza, fino a sentire il
sapore metallico del sangue incombrare la sua lingua e scendere per la
gola fluidamente. Non gli piaceva prendere scelte così
importanti e alle volte rischiava di fare una confusione totale,
mettendo dubbi su dubbi e... Litigando come al solito.
Ho ancora mezz'ora.
Salito sul treno prese subito posto vicino ad un anziana signora,
stravaccata su di esso per la stanchezza.
Si chinò
leggermente in avanti, appoggiando i gomiti sulle cosce e portandosi i
palmi delle mani sulle guancie, guardando il pavimento logoro della
locomotiva.
***
Quando sentì
aprire la porta chiuse immediatamente il libro di letteratura che aveva
tra le mani, fiondandosi verso di lui e rendendosi conto in un secondo
momento che si era fatto prender troppo dall'enfasi e dall'emozione,
cosa alquanto strana. Forse
è il caldo, pensò
alzando le sopracciglia e facendo una smorfia.
Potevi dirmi prima che
facevi tardi, oggi., cercò di essere
convincente.
In tutta risposta ebbe
un sorriso forzato e fece un passo indietro non appena vide il compagno
avvicinarsi lentamente e stringerlo in un abbraccio così
caldo da farlo sciogliere. Rimase un attimo basito, esitando nel
ricambiare, ma per poi farlo, chiudendo gli occhi e appoggiando la
testa sulla sua spalla, lasciando che il silenzio irrompesse nella
stanza. Un silenzio che si interruppe un secondo
più tardi con le parole di Nowaki.
Sentì il
cuore fermarsi e fare un balzo all'indietro, lo stomaco chiudersi e la
gola stretta in una morsa talmente forte da impedirgli persino di
respirare. Lo guardò con gli occhi strabuzzati dalla
sorpresa e le labbra leggermente schiuse dallo stupore, non sapendo
però che cosa dire. Sarebbe stato abbandonato, di nuovo e
questa volta per più tempo.
Pensa a qualcosa, pensa
a qualcosa... Dopo quell'attimo, serrò la
mascella e fece
una smorfia, stringendosi nelle spalle e andando in cucina, come per
dire che era libero di fare quello che voleva.
In tutta confuzione,
Nowaki corrugò il volto, confuso, non sapendo che cosa
rispondere a quel gesto muto di Hiro-san. Lo seguì come un
cucciolo dietro al proprio padrone e quel volto stanco si contrasse in
una smorfia infantile e intenerita, accarezzando i capelli del ragazzo
che in tutta replica ebbe uno schiaffo.
Infondo è il
tuo sogno e io non sono nessuno per impedire che questo si avveri.,
parole amare, che gli costarono un altro minuto di respiro. Cercava di
essere il più naturale possibile, evidentemente agitato e
innervosito, se non triste e deluso. Ma quella era la verità
e nonostante per lui Nowaki fosse importante, non poteva di certo
infrangere un sogno, no?
Hiro-san...
Va tutto bene., non
lasciò nemmeno un sorriso. Fai quello che devi fare.
Nowaki
sospirò a quelle risposte così dure, scuotendo
debolmente il capo; non sapeva dire se fosse arrabbiato o pentito di
quello che gli aveva appena detto, pensando più volte che
forse sarebbe stato meglio aspettare più tempo e dirgli
tutto con molta più calma e non così
direttamente, insensibile.
Non voglio
più sapere niente di tutto questo., quella
frase mormorata
con freddezza raggelò anche il compagno che lo guardava
sempre
più perplesso. Hiroki si girò e scostando il
compagno se ne andò in camera, sbattendo la porta.
Angolino piccolissimo della
scrittrice: Scusate l'immenso ritardo con
cui ho postato la mia FF, ma per mancanza di ispirazione
(Sì, perchè di tempo ne ho abbastanza. Non posso
mentire.), non ho potuto far altro che così. E poi ho
consumato l'intero mese per leggermi un libro stupendo, di cui ora non
scrivo il nome perchè mi devo ancora riprendere dalla
bellezza. -E allora perchè lo scrivi!?- In ogni modo,
ringrazio frangilois per la bellissima recensione e
che soprattutto ringrazio! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e
mi dispiace non farli troppo lunghi, però non mi piace
rovinare le sorprese! Un bacio!
Se
volete seguire le altre mie FF:
- We're
all in one team
, per chi piace la serie Tv di Dr. House
- La
bambola assassina
, per chi piace un po' di Horror e guerra-alternativa
- Potenti
e soldati: diario di un sopravvissuto , ispirato
alla II Guerra Mondiale (Per ricordare.)
- Choises...? , per chi piace Sekaiichi
Hatsukoi
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